Speciale I

Notte fonda. Dormitorio femminile Serpeverde.

Francine: Charley? Ehi, Charley?

ChaDo: *aprendo lentamente gli occhi* che c'è…

Francine: non riesco a dormire, forse ho trattato troppo male tuo cugino stasera…

ChaDo: eh, sì, poveretto… ma che vuoi da me?

Francine: mi racconti una storia?

ChaDo: *gocciolone* ma, adesso? Non posso continuare se non ci sono tutti…

Francine: be', allora qualche altra storia… non so, qualcosa di speciale…

ChaDo: ah, ora che ci penso, alla fine della prima parte c'è il capitolo speciale!

Francine: dai, dai, allora leggi!

ChaDo: ma è una stupidaggine, l'ho scritto così, tanto per scrivere un'americanata…

Francine: non importa, mi piacciono le americanate, mi fanno piangere!

Fuu Marie: dai, Charlotte, così ci facciamo una bella risata…

ChaDo: ma tu che ci fai qui?

Fuu Marie: è anche il mio dormitorio…

ChaDo: ma da quando sei sveglia?

Fuu Marie: ghghg…

ChaDo: okay, lasciamo perdere… allora leggerò…

Francine: Ti amo, Charley!

ChaDo: -___-… questo capitolo tratta della povera Cercatrice di Corvonero, Cho Chang… *inizia a leggere*

[Dove Cho sente una voce, da qualche parte]

Eccomi. La fioca luce della luna mi accarezzava dolcemente il viso, io, seduta sul ciglio del lago, persa nei miei sogni notturni.

Non sapevo bene perché mai mi costringessi a farlo così spesso; in realtà, non avevo la pallida idea per spiegare la mia presenza, in quel luogo e in quel momento. Semplicemente, mi trovavo lì, e lì volevo rimanere.

Faceva un po' freddo.

Mi strinsi nel mantello, il profumo devastante di calore e falsa protezione che entrava a forza nel mio capo impedendo qualsiasi tipo di libero pensiero…

Dicevano che finche ci fosse stato Silente a Hogwarts tutto sarebbe stato a posto, e noi soprattutto saremmo stati al sicuro dal pericolo che incombeva. Me lo chiedevo sempre più di frequente: quale pericolo? Perché si faceva presto a parlare di maghi pazzi e oscuri e furiosi, ma l'oscurità di certo non faceva per andarsene allo schiocco delle dita di un vecchio mago sapiente, no, neanche per sogno. Forse un tempo era così, ma adesso… adesso le tenebre regnavano.

Cinque di mattina, ancora nessun segno di sole, neanche lontano, lontano, sull'orizzonte.

No, la notte non era uno di quei pericoli alla portata di Silente, affatto. E in questo caso, di questa nostra scura signora si poteva fare ben poco: rifuggirne, da codardi, cercando il sole all'altro capo del mondo, o farne parte, lasciando che ogni cosa bella scivolasse via, senza riconoscere una vita migliore oltre queste deboli ore. Quelli consapevoli, invece, potevano anche conviverci, con la notte, accettando le conseguenze. Come facevo io.

Mi tenevo sulla sua stessa linea, tentando di andare avanti. La notte, io, il resto del mondo.

Alzai lo sguardo per cercare di nuovo la luna, le nuvole attorno a lei come una corona di luce, lei, che si specchiava in esse, come se non brillasse di luce riflessa. E lì in alto splendeva, tranquilla e placida, come se sin dai primordi nessuno avesse mai messo in discussione la sua alta magnificenza.

Guarda che bianca luna

Nel cielo, vedi

Somiglia a te

Era forse così che diceva?

Guarda che bel sorriso

Non ha paura

Vorrei andarle vicino…

Oh, sì, era proprio così che mi diceva. Anche allora la luna era alta nel cielo e illuminava la notte. Per me era tutto.

E ora, in mancanza di quella voce, non più abbastanza.

Sapevo che la mente umana è abituata a cancellare ogni dolore, anche il più profondo, così come succede a volte alle gioie più grandi. Ma come fare, per dimenticare, quando anche un'altra notte spaventosa, più di qualunque altra, aveva ospitato un simile cielo? Come fare, per guardare quella bianca luna senza provare prima felicità immensa, poi dolore straziante, e ancora devozione, e sempre devozione sarà, e tristezza infinita?

Ma tanto prima o poi passava, passava… ecco…

… ecco una nube nera

O bianca luna

Non ci sei più.

Cosa c'era di più semplice? Niente più, niente, niente più…

Ma era sempre lì, in realtà. E non mi lasciava, non mi avrebbe mai lasciato. Fin allora, almeno, così era parso, ed era una così sciocca perdita di tempo rimanere ancora fermi, aspettare, aspettare che passasse una volta per tutte, che non si facesse più vedere ai miei occhi, che le mie orecchie non potessero più sentirla… eppure ecco, che quella notte, giunta alla conclusione che da tanto aspettavo, la mia condanna… una voce si fece sentire. E non parlava di lune e nubi, no, non era più una nenia sconsolata a mezza voce.

Da qualche parte nel mondo, da qualche parte, nell'oscurità, mi stava chiamando, stava chiamando il mio nome! Forte, e chiaro, e non sapevo come rispondere, non sapevo dove andarmi a buttare… Non capivo niente, non significava niente, non volevo che significasse qualcosa, per me. Perché era stato sin troppo doloroso, andare avanti, tentando di dimenticare quando non faceva altro che tornare alla mente. Ma credo di averlo già fatto intendere, sarò noiosa, forse. Eppure non potevo fermarmi.

Somewhere in the world

Somewhere in the dark

I can hear the voice that calls my name

Might be a memory

Might be my future

Might be a love waiting for me

Ero lì, seduta sul ciglio del lago, con la notte che mi avvolgeva, e intanto, da qualche parte nel mondo, da qualche parte nell'oscurità, mi stava chiamando, stava chiamando il mio nome. Se non era un canto di trapasso, verso la mia eterna follia, cosa poteva significare? Cosa poteva essere, per la barba di Merlino? Da troppo tempo vivevo nelle memorie, eppure questa poteva essere una delle tante, così come poteva rappresentare il mio futuro, un futuro lontano e inimmaginabile.

Poteva essere il mio presente, da quanto tempo non facevo altro che vivere di sogni? Un amore che mi stava aspettando…

Rock me gently

Hug me tenderly

'Til the morning breaks, night fades away

I've spent my time in vain

Trapped inside pain

Don't let me down

Help me see the light

Ma tutto era di nuovo immaginario, perché una voce, perché non rendermene conto nella realtà, durante il giorno? Forse avevo bisogno di un risveglio, ma lasciarmi ancora nei sogni non avrebbe aiutato a portarmi via da essi.

Non ascolti più la realtà, ormai, quello è il tuo sogno…

Dov'era? Dove potevo trovarlo? Già, la realtà non significava più nulla per me. Era solo uno squallido sogno, un incubo mal riuscito, una cosa di cui si poteva ridere per non piangere. E ora, la voce che mi chiamava, mi riportava in vita, in vita come non mi sentivo da tanto, troppo tempo…

Quanto avevo bisogno di una gentile scossa per farmi svegliare?

Quanto avevo bisogno di un tenero abbraccio per poter ancora sorridere?

Infinito, infinito… e il mattino avrebbe irrotto il mio torpore, mi avrebbe riportato qui davanti a voi, viva più di un qualsiasi vegetale, forte e coraggiosa com'ero sempre stata fin allora, fino a quando non avevo smesso di lottare… e così avrebbe spazzato via la notte, una volta per sempre, dalla mia vita.

Perché non c'era notte che l'alba non potesse scacciare, e non c'era problema che l'amore non potesse cancellare… ed era quello che stavo aspettando, da così tanto tempo, mentre impazzivo nel dolore, intrappolata in esso. Stavo aspettando quella voce ignota, un segno divino, perché mi sostenesse in una nuova lotta, perché non mi lasciasse cadere nel nulla, come se poi non fossi mai esistita, perché mi aiutasse a vedere la luce, quella che splendeva oltre le nuvole, oltre la luna e le stelle, e oltre il firmamento intero…

Feeling bitter and twisted all along

Wading through an empty life too long

I close my eyes

Listen to the wind

Longing to belong to a higher place

Un venticello tranquillo era dunque giunto ad inaugurare un nuovo mattino, mentre ero ancora alla pazza ricerca di quella strana voce, in ascolto, gli occhi chiusi, le mani giunte.

Mai più sentire il peso di quelle lunghe giornate vuote passate a vagare come i fantasmi tra i corridoi, ma più sentire l'amarezza tutto intorno e la completa assurdità della situazione in ogni situazione… no, desideravo appartenere ad un posto ben più alto.

Questo capii in quel breve attimo, mentre il sole lentamente si mostrava al mondo, mentre sorgeva maestoso, quanto la luna o forse più.

E capii anche un'altra cosa.

Quello era un addio.

Let me hear your voice

Let me be with you

When the shadow falls down upon me

Like a bird singing

Like a breeze blowing

It's calling me

Somewhere in the world

Dovevo dirti addio, Cedric, fonte della mia più grande gioia e del mio più profondo dolore. Sembrava banale, ma era pur sempre successo quello che era successo, e sapevo che quella voce miracolosa mi accompagnava, gentilmente, verso un nuovo inizio. Rimanevi tu, tra i canti degli uccelli, e la dolce brezza della mattina, e anche quando le ombre cadevano attorno a me. Avrei voluto essere con te di nuovo, avrei voluto ridere, e scherzare, eppure il richiamo era intenso e irresistibile, e aveva le stesse allegre note della tua voce. Mi stava chiamando, da qualche parte nel mondo, e io ero pronta per seguirlo.

[/Dove Cho sente una voce, da qualche parte]

ChaDo: allora?

Francine: buaaaaaaaaaaaah!!!

Fuu Marie: mamma mia che bello!

ChaDo: che cosa? Il capitolo?

Fuu Marie: no! Hai fatto piangere Franz…

ChaDo: ah be'… io pensavo si sarebbe addormentata…

Dorothy Jane: quello che dovreste fare tutt'e tre…

ChaDo: anche tu sveglia?

Dorothy Jane: sai com'è, i pianti di Franz…

Fuu Marie: dai, ammetti che volevi ascoltare anche tu la toccante storia di Cho e Diggory…

Dorothy Jane: se se… ora dormiamo, vi prego…

ChaDo: okay… e domani, si continua, con la seconda parte della storia!

Fine Speciale I