Capitolo 7

ChaDo: andiamo con il settimo capitolo?

Dorothy Jane: se non c'è il corso di matematica intensivo, come ho già detto, vada per il settimo capitolo!

ChaDo: chi fa il punto della situazione? Blaise?

Blaise: io… non ho studiato, professoressa…

Francine: -__- perché ho un fratello idiota?

ChaDo: Queenie? Soren?

Queenie & Soren: ci siamo persi…

ChaDo: Franz? Dolly Jane? Fuu?

Franz, Dolly Jane & Fuu: Ehm…

ChaDo: Ray? Soren?

Ray: posso andare al bagno?

Soren: l'altra busta?

ChaDo: okay, allora tocca a-

Nathan: e a me non lo chiedi?

ChaDo: tu sei troppo disperato…

Nathan: invece no, e vi dico tutto! Allora, c'è in pratica Neville che un giorno scopre un compltto tra Malfoy e altri loschi Serpeverde, intanto Ron che ha litigato con Hermione e non si parlano, Harry che non sa più da che parte sta, e Ginny che soffre ancora per amore di Harry… e qui si parla di nuovo di Ginny.

ChaDo: *sorpresa* wow. *inizia a leggere*

[Dove Ginny si trova di nuovo a commiserarsi]

Mio fratello scomparve alla mia vista e io cominciai a dirigermi verso la classe che avrei avuto di lì a pochi minuti.

Ora mi era tutto più chiaro.

In realtà non era la prima volta che pensavo a queste cose, non la prima volta come pensavo ogni volta, ma solo una delle tante.

Eppure, nonostante ciò, sono sempre andata avanti per la stessa strada; posso sembrare stupida, sì, lo so, ma… alla fin fine non c'era tanta scelta.

Cosa credete, è forse facile cambiare la vostra essenza da un giorno all'altro? Quello che siete, le vostre idee e sogni e passioni e amori, amori infiniti… vi sembra facile?

Non c'era molta scelta davvero, poi, vedete: ero la sorella di Ron, e la migliore amica di Hermione, e fin qui tutto bene, ma per Harry, cos'ero per Harry?

Oh, per me lui era tante cose, non credo di averlo mai nascosto. Altrimenti, be', la mia vita sarebbe trascorsa tanto bene anche dai miei undici anni in su, invece dello squallido crollo che ha subito.

Per me lui era tutto… e per lui io non ero niente.

E se la cosa può sembrare tanto tragica e teatrale ad un primo impatto con il testo, questa è la sintesi di qualsiasi amore non ricambiato. Dio, qua dentro sarò di certo la più banale, a raccontare, ne?

In fondo lui non aveva neanche torto, a non guardarmi neanche in faccia quando gli passavo accanto: ero brutta e sciapa e non certo brava a Quidditch, piangevo tutto il tempo e non rappresentavo nient'altro che una brutta copia dei miei fratelli, in gonnella, però.

I miei fratelli, poi, una gran bella storia! Bill e Charlie più simili a zii, grandi e con vite tutte al di fuori della nostra famiglia; Percy una palla, e non dico altro; Fred e George a volte sin troppo insopportabili, altro bel pacchetto di regalo di compleanno, sapete, e poi Ron, Ron, la persona a me più vicina in famiglia, come la mamma, che si era venduto a Harry Potter per qualcosa come un po' di risate e avventura e che ne so, sopravvivenza.

Perché non si può andare avanti in questa scuola se non si hanno amici stretti, pensate a Hermione che si è accontentata di me.

Eppure se Ron avesse aspettato un solo anno, un anno, sarei venuta anch'io a Hogwarts e sarebbe stato tutto come prima che lui andasse a scuola, e gli sarei stata accanto, sempre e in ogni caso.

Tra tutti quelli che c'erano, poi, proprio Harry Potter… crescere in una famiglia dove quel nome viene ripetuto almeno quattro volte al giorno che fosse per il pane di ogni giorno («Signore ti ringraziamo per il pane che ci dai. Harry Potter, prega per noi!…») o per lo stipendio di mio padre, credete forse che i bambini non capiscano queste cose?

Ecco, penso realmente che se non ci fosse stata Hermione, mio fratello sarebbe passato dall'altra parte e sarebbe caduto ai piedi di Potter nel vero senso della parola.

Quel ruolo, invece, toccava a me interpretarlo, perché non si può mica lasciare una parte così importante!

E anche se non fosse stato Harry Potter, dico, se al posto suo c'era Seamus o Dean o persino Neville, era scontato che io mi dovessi innamorare del miglior amico di mio fratello.

Pare un po' un'americanata a dirlo, ma perché no, alla fine va sempre così… Dio, anche se al posto di Harry Potter c'era Draco Malfoy, seriamente, anche in quel caso tutto quello che ero sarebbe stato presentato sul suo altare sacrificale, non sarebbe stata poi una gran perdita.

Purché le mie attenzioni non fossero dirette verso Ron, qualunque altra anima sarebbe andata bene.

- Facciamo che un grande e brutto drago ti teneva prigioniera e io ero l'incantatore venuto a salvarti.

- E certo, vai a vedere che non succede niente alla fine!

Ora di Pozioni. Di nuovo. Che bello. Che bello.

- Perché scusa? – feci alla mia compagna.

Quella alzò le spalle, indicò il calderone.

- Non bolle.

Guardai anch'io, e trovai in effetti un mucchio di melma che non accennava neanche a smuoversi, stretta tutta al centro come fosse un'isola galleggiante.

- wow – la mia compagna aveva probabilmente colto la mia allusione all'isola – l'Ile de France.

Le lancia un'espressione piuttosto asciutta, come per dire "e allora?".

Io a lezione non c'ero, con la testa.

Non c'ero mai, d'altronde, perché avrei dovuto?

- Immagino che questo sia il risultato del vostro antidoto.

La voce gelida del professore ci paralizzò all'istante, e io rimasi con le mani a mezz'aria, notevolmente imbarazzata.

Quanti punti meno a Grifondoro questa volta? Dieci, venti? Quaranta?

Ma non ebbe tempo neanche di rimproverarci, perché un fumo densissimo invase l'intera aula fino quasi a non poter più respirare.

No, non eravamo le uniche incapaci di antidoti. Soren McBarris sorrideva contento, mentre Piton lo guardava torvo, una volta fuori dall'aula, ancora intenti a riprendere fiato.

- Era un esperimento, professore.

- La mia lezione –

- Lo so, ma non serve a niente lavorare sugli antidoti quando i veleni sono illegali.

Ecco la classica ignoranza di un Serpeverde qualunque. Un altro di quei bamboccioli tipo Malfoy, di buona famiglia, ricco e tutto quanto, ma fastidioso il doppio e sciocco pure.

Intanto, però, la lezione era terminata un'ora prima, perché non era proprio possibile rimettere a posto l'aula in due minuti. Il professor Piton oltretutto sembrava assai crucciato per affari suoi e non aveva una gran voglia di tirarla per le lunghe.

E poi non avrebbe mai rimproverato in maniera seria, o castigato, un alunno della sua casa. Non certo Soren McBarris.

Il professore se ne andò borbottando qualcosa sulla disintossicazione da laboratorio, e intanto il tale McBarris rideva a tutto spiano.

- Perfetto! – mormorò una ragazzina Serpeverde con un ostentato accento – niente lezione! BUCO! BUCO! Grande Sorry! Ti amo!

Certo, si perdeva un'ora di lezione e quelli erano contenti, non pensando a quanto il programma… mi fermai a questo pensiero, orripilata, era il classico intervento di Hermione, quello!

Stavo scomparendo dalla faccia della terra, lo vedevo bene. Non c'era più neanche un rimasuglio di me in me e neanche un più debole ricordo di me negli altri.

Vedere come Ron si comportava mi rincuorava, a volte, ma raramente; nessuno di noi era più lo stesso dopo essere venuti a contatto con Hogwarts, e nessuno di noi sarebbe uscito da scuola con uno dei pensieri con il quale l'aveva cominciata.

Questo vento di cambiamento, lo ammetto, m i faceva rabbrividire, e piangere, piangere al solo pensarci, come se mi avrebbe ucciso, prima o poi… un giorno, forse, sarei morta di questo.

Paura.

E ora, ora dov'era la mamma pronta ad aiutarmi, papà a proteggermi, quella branca di fratelli affamati in ogni occasione da somigliare ad un branco di orchetti, che sarebbero riusciti in un batter d'occhio ad annientare ogni male imminente, se solo avessi gridato? (battuta infelice… meglio piangere che ridere, a volte).

No, gridare, e cantare, non sarebbe servito a niente. Non era servito niente quattro anni fa, non sarebbe servito neanche adesso. Ero sola.

Tornando in Sala Comune, mi accorsi di gelare, benché fossimo alla fine dell'inverno. Non riuscivo a muovere le dita delle mani, avevo quasi paura che una volta piegate queste si rompessero, cadendo a terra e scoppiando come fossero blocchi di ghiaccio.

Non potevo fare niente, dovevo solo aspettare.

Prima o poi la paura sarebbe passata, pensai.

Prima o poi, mi dissi, sarebbe passata per sempre.

Intanto potevo ben trascorrere la metà del mio tempo a pensare alla vita degli altri e l'altra metà a piangere per la mia.

- Facciamo che un grande e brutto drago ti teneva prigioniera e io ero l'incantatore venuto a salvarti.

- Ma gli incantatori non salvano le fanciulle in pericolo!

- Però uccidono i draghi per il loro sangue!

- Allora gli incantatori sono cattivi, se uccidono i draghi.

- No, hanno soltanto altro a cui pensare.

- Tipo?

- Non lo so, ma hanno altro a cui pensare. L'ha detto zia Lynnette.

- Mamma dice di non ascoltare quello che dice zia Lynnette.

- Però racconta delle belle storie!

- Non è vero, fanno paura.

- Non fanno paura. Non andrai mai a Grifondoro, se non sei coraggiosa, poi.

- Uffa, Ron! Io mica la posso comandare, la paura mia!

- Vedi allora, la prossima volta che viene zia Lynnette ti siedi vicino a me, e se hai paura ci sarò io – vedi, la prossima volta che viene zia Lynnette!

A mamma davvero non piaceva la sorella di papà, zia Lynnette.

Non so precisamente i motivi, ma ogni volta che veniva la teneva sempre occupata perché non stesse molto a contatto con noi, ci influenzava negativamente secondo lei, qualcosa del genere.

A me zia Lynnette faceva paura, perché era vestita in modo strano e parlava con la voce altissima, acuta e tagliente.

Eppure sembrava davvero che raccontasse belle storie, e anche bene.

Frequentava giri di persone non raccomandabili, mi chiedo se mai avesse avuto qualcosa a che fare con To-, con Voi-sapete-chi.

Un giorno non venne più, e mamma cominciò a demolire ogni cosa che ci aveva passato. Per quanto lo detestasse il Quidditch, preferì che Ron vi si appassionasse piuttosto che star dietro ancora alle storie che zia Lynnette raccontava, le quali per mio fratello erano una vera fissa.

Gli incantatori, diceva mamma, se mai erano esistiti, ormai erano morti e sepolti da secoli, e non avevano mai fatto la giustizia nel mondo.

Quelli che attualmente si consideravano tali, poi, erano solo una massa di ciarlatani, perché infatti chi aveva sconfitto Voi-sapete-chi, chi l'aveva sconfitto? Harry Potter, non certo gli incantatori di zia Lynnette.

Ma mamma, e gli incantatori, e zia Lynnette, non importava niente, di quello.

Con quelle parole Ron si era aggiudicato il mio favore di sorellina minore, nella sua infantile ingenuità.

Quel giorno gli ero saltata addosso, le braccia al collo, baciandolo, sentendomi più sicura che mai della sua forza; mamma, dalla cucina, si era affacciata e aveva sorriso.

E ora che c'era Harry in mezzo, e ora che Ron non poteva farci proprio niente (ma lui era l'incantatore, e mi avrebbe salvato, sì, mi avrebbe salvato…), se fossi avessi abbracciato mio fratello così come usavo da piccola, se lo avessi fatto così come volevo, allora, allora mia madre avrebbe sorriso di nuovo?

[/Dove Ginny si trova di nuovo a commiserarsi]

Nathan: buaaaaaaaah…

Francine: buaaaaaaaaah…

Fuu Marie: e poi dici che non funzionerebbero come coppia, eh Charley?

ChaDo: sai com'è…

Queenie: povera ragazza…

ChaDo: chi? Io?

Queenie: No, Virginia Weasley!

ChaDo: perché sono così poco considerata?

Ray: perché sei un imbecille!

Soren: beccati su questa! Ehi, avete visto che compaio nel capitolo? Quel giorno ero veramente fomentato, coem diresti tu, Zabini piccola, e ho distrutto mezzo laboratorio!

Francine: infatti, sei un grande Sorry! Ti amo!

Nathan: perché non lo dici anche a me?

Francine: puoi anche sognartelo, PIATTOLA!

ChaDo: sigh… lettori, aiutatemi… vedete come mi maltrattano? Al prossimo capitolo con Neville… e un altro personaggio!

Fine Capitolo 7