ChaDo: andiamo con il quattordicesimo capitolo… spero vi piaccia. E' uno dei capitoli fondamentali di questa storia.
Soren: *sfogliando il blocco di ChaDo* uhm… a me non pare.
ChaDo: *strappandoglielo via* E DAI QUA! Ehm, che dicevo?
Blaise: capitolo fondamentale…
ChaDo: va bene, sì, pensatela come volete… *inizia a leggere*
[Dove anche Neville fa la sua parte]
Non perdo tempo a descrivere tutto quello che ho provato di lento e doloroso e straziante nel momento in cui Harry se la filava alla grande preso dai suoi pensieri da eroe. A ognuno i suoi pensieri.
Io, come da copione, ero sconsolato, e pensavo, pensavo, anche questa volta, le cose non sono riuscite a causa mia. Anche questa volta, ho rovinato tutto. Perché davvero niente si sarebbe risolto a continuare ad origliare alle porte.
Così si andava avanti, e io ero quello di sempre, tanto che ormai ci ero abituato, e mi rendevo conto che lì quella veramente depressa era il mio tutor, un'altra volta intenta nello sprecare tempo cercando di aiutarmi.
- Hermione? – chiamai.
Niente. Lei era china sul suo libro, quel libro di mille pagine dalla copertina rossa, un po' antica, quel libro che parlava di tante cose emozionanti per un topo di biblioteca come lei, quel libro che aveva tutto l'aspetto di una cosa decisamente pesante.
Quel libro che, in pratica, non stava leggendo.
Tentai di nuovo.
- Hermione? Ohi? Ci sei?
Ma niente, no, niente, sembrava presa da altri pensieri.
ERA presa da altri pensieri.
Giustamente.
- HERMIONE!
- Eeh?!
Click. Si era risvegliata, magicamente, dalla sua trance senza fine. Ora mi guardava con gli occhi sbarrati, allarmata, quasi, per essersi distratta.
- Ehm…
- Cosa… cosa volevi dirmi? – chiese gentilmente.
Gentilmente come tante altre volte, non dovete farvi un'idea sbagliata, di lei. Potrà essere una pazza isterica, a volte, petulante, ma non si è mai spazientita con me, nonostante il caso disperato che in effetti sono.
Le misi sotto gli occhi il mio foglio di pergamena, scritto malamente e con ripetute cancellature.
- Se… se volevi controllare, non so… io, avevo finito.
Hermione sospirò profondamente, questa volta non per l'esasperazione nei miei confronti, però, ma piuttosto per liberare la tensione che aveva addosso.
Non era affatto facile, e lo sapevo. Non per lei, non per lei in quella situazione.
Non erano solo i suoi occhi che si chiudevano da soli, non era solo l'aspetto stanco e stressato e assolutamente fuori fase.
Dentro.
Bisognava guardare dentro.
E io vedevo solo distruzione.
Ora, perché mai parlare di cose così drammatiche, estreme, quando era soltanto la vita di tutti i giorni?
Tendevo ad esagerare, lo so bene, ma la guardavo, la guardavo mentre lei afferrava il mio foglio, mentre scorreva le righe, con gli occhi, a balzi, però, come non avesse la forza di leggere tutto.
- Ho… ho scritto troppo male, forse? – chiesi educatamente.
Lei alzò la testa, sorrise, la scosse.
- è tutto okay – disse, la voce più grave del solito, quando di solito lei l'aveva acuta e squillante, e gli occhi spenti, tanto da far paura ad un morto.
Io, poi, lasciai completamente il controllo dall'altra parte del mondo.
- Non… non è tutto okay.
E con quello, le mie azioni non erano più volute, non da me, almeno.
- Ma hai fatto bene, davvero – disse lei, alzando il foglio all'altezza degli occhi, passando in rassegna di nuovo quesito per quesito; - okay – fece dopo qualche secondo – forse questa è un'imprecisione, ma-
La interruppi, togliendole il foglio dalle mani, serio. Dovevo avere un aspetto piuttosto ridicolo, in quel momento, ma che importanza aveva, alla fine?
- Non dico questo.
Sorrise.
A volte, davvero, dava i nervi, a far finta che andava tutto bene.
- Forse – provai – hai bisogno di lasciar perdere per un po' i libri.
Mi guardò accigliata. Non riusciva neanche a trovare le parole per rispondermi.
Avevo bestemmiato.
Però lei aveva capito, certo che aveva capito. Tanto valeva giocare a carte scoperte, doveva aver pensato, invece che continuava a fingere di non capire di cosa stavo parlando.
- Neville – sfoggiava ancora uno dei suoi spaventosi sorrisi, quelli che la rendevano irreale – io sto bene, e non ti devi preoccupare, se sono un po' stanca, davvero-
Scoppiai a ridere di rimando. Non sapevo più neanche che stava succedendo a me!
- Sai che non è così! – esclamai.
Il mio sarcasmo, per un momento, nascose una traccia di amarezza.
Conoscevo fino alla perfezione i miei limiti, l'ho già detto. Non potevo pretendere che si consolasse con me, quando i suoi problemi si trovavano tutti da un'altra parte, irrisolti.
E lei, lei che aveva spostato lo sguardo da un'altra parte, riusciva solo a non rispondere, a non rispondere con qualcosa di cattivo – si sfogava con una ciocca di capelli, invece, intorcinandola con le dita, e quest'azione ripetuta non aveva tanto l'aspetto di un gioco ma piuttosto quello di una pace mancata.
Doveva finire, però, perché tutto aveva una fine.
- Non è importante – la sentii mormorare. Non era a me che era rivolta, ma a sé stessa.
Per quanto tempo ancora voleva ingannarsi? Per quanto tempo, ancora?
- Lo è.
Si voltò di nuovo verso di me, e adesso aveva gli occhi lucidi.
- Che… che hai detto?
- Che è importante.
Sospirò.
- Non tanto per doverti preoccupare di me, sei tanto caro, bada, ma prima o poi finisce.
Ero tanto caro.
E anche lei l'aveva capito, che tutto doveva avere una fine.
- Come finisce?
E questo la prese letteralmente di sorpresa. Forse avevo alzato un po' troppo la voce, perché si guardò intorno, spaurita.
- Che dici?
Doveva essere una peculiarità del trio più famoso di Hogwarts, rimanere sempre un po' duri d'orecchie.
- Ho chiesto come finisce.
- Che cosa?
- Tutto. Te. Ron. Stai male per questo.
Patetico, il modo in cui riuscivo a tirar fuori le cose come fossero scappate fuori da una di quelle soap che vedeva mia nonna ogni tanto.
- E' solo un litigio. Neville. Passa.
- Dici che passa, però non sai dirmi come.
- Tu me lo sapresti dire?
Ah, avevo abbastanza conoscenza della situazione per poterne parlare? Be', chiunque a Hogwarts ci avrebbe potuto mettere bocca. Perché non io?
- Non avete capito un accidente.
- Un accidente?
Sbuffai. Ecco quello che la migliore studentessa di Hogwarts davvero non sapeva fare.
Aprire gli occhi.
- Cercate di credere e far credere di non poter parlare tra di voi soltanto perché una maledettissima lite vi ha messo in disaccordo per un istante, e poi continuate il gioco anche quando vi siete stufati solo perché non sapete come farla finita.
Hermione rimase in silenzio.
- Provate a chiarirvi una volta per tutte, su come vi dovete comportare, no?
Si passò una mano fra i capelli, quasi cercando le parole per rispondere.
Trovai il coraggio, dentro me stesso, per aggiungere una cosa.
- Lui, prima…
- Eh?
- Lui prima ti stava cercando. Ma tu ti eri chiusa in dormitorio e non volevi vedere nessuno, no?
Annuì. Poi parlò.
- Neville… - fece – non voglio provare, perché sarà di nuovo tutto un disastro.
- disastro? – ripetei.
- un disastro! Va sempre a finire così, e poi se anche facciamo pace, non mi accontento, perché so che tanto prima o poi litigheremo di nuovo, e di nuovo. Fa una tale male litigare con Ron, non lo puoi capire!
Si accorse immediatamente di aver sbagliato a parlare.
- Lo sai che tengo a lui, così come tengo a Harry, e a te. È solo che non siamo fatti per convivere nello stesso posto.
Bella battuta. Mi veniva da ridere, a pensarci, Persino io, che le volevo bene in una maniera molto speciale, mi rendevo conto che poteva stare solo con Ron.
E tralasciando tutte le loro affinità astrali, si trattava proprio di un fatto materiale.
Ron avrebbe ucciso chiunque avesse osato avvicinarsi a Hermione senza il permesso di lei. E anche con.
Se Voi-Sapete-Chi si fosse improvvisamente invaghito per quella ragazza Ron sarebbe diventato eroe nazionale.
Ecco tutto.
- Hai paura di farci pace?
- Non è che ho paura… ma dopo secondo te che faccio? Cosa mai ho avuto in comune con lui, se non Harry? Non riesco proprio a…
- Li riporto io su i tuoi libri alla Torre di Grifondoro - tagliai corto; - (se non li faccio cadere prima) su, che aspetti? Vai a cercarlo! Su, dai, che magari riesci anche a non trovarlo… così puoi dire che almeno ci hai provato…
Non la guardai apertamente, ma con la coda dell'occhio, la vidi alzarsi con una specie di sorriso a mo' di scusa in faccia, diamine, lei e i suoi sorrisi, e rivolgermi ancora uno sguardo dubbioso.
E lì mi venne in mente una canzoncina che cantava spesso mia nonna, quasi come ciliegina finale sulla torta.
Non hai mai sentito dire che la bellezza delle cose ama nascondersi…Senza più indugiare, uscì dalla biblioteca.
Rimasi ancora fermo qualche momento a canticchiare, poi alzai gli occhi e vidi che era sparita.
Wow. Vedere che mi ero comportato da figo che neanche Malfoy nelle migliori storie, pensai.
E in quel momento mi accorsi che anch'io avevo fatto la mia parte.
[/Dove anche Neville fa la sua parte]
ChaDo: allora?
*nessuno risponde*
ChaDo: -___- prossimo capitolo, ovvero il capitolo finale, Hermione! Non perdetevelo!
Fine Capitolo 14
