Grazie dei commenti a Dany Cornwell, Ericka Larios, MariaGpe22, Eydie Chong : Albert e Georges hanno appena avuto conferma che fare delle ricerche ulteriori potrebbe davvero salvare la vita del patriarca. Per ora, incontrare Candy potrebbe essere persino pericoloso per lei, ma Candy sarà inclusa in questa sorta di vendetta in quanto erede di parte della fortuna della zia Elroy? Di sicuro, per Albert la priorità sono le persone più deboli, quindi il bambino oltre, ovviamente, al benessere della donna che ama. Interessanti le teorie sul bambino e sulle sostanze maneggiate da Ethan! Non è detto che questo piccolo non ne abbia risentito... ma, alla fine, quanto sono stati insieme lui e Lilian, durante questa gravidanza?

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Un completino bianco

"Dita magiche, al secolo Henry Reyes. Ha combattuto a lungo in trincea come cecchino per le sue incredibili capacità di sparare con precisione: dopo la guerra pare che sia andato fuori di testa per lo scoppio della mina che gli ha amputato l'anulare della mano sinistra e ha cominciato a fare il mercenario nei bassifondi".

Albert ascoltava il commissario di polizia, seduto di fronte a lui alla scrivania presidenziale. Come un maggiordomo impeccabile, Georges era in piedi alla propria sinistra con espressione imperturbabile.

"Per cui qualcuno l'ha assunto apposta per uccidermi?", chiese senza tanti giri di parole.

"Esattamente, signor Ardlay", confermò l'uomo rubicondo giocherellando con il cappello che si era tolto quando era entrato: gli ricordava il dottor Martin, non fosse stato per la barba incipiente che sembrava non radersi da almeno due giorni.

Tamburellò con le dita sulla scrivania, lanciando un'occhiata a Georges di traverso: vide tutta la preoccupazione nel cipiglio appena accennato dell'amico.

"Quindi ora come procederete?", chiese, anche se lo immaginava.

Il commissario intrecciò le dita tra loro: "Stiamo cercando di risalire a tutti i contatti che può avere avuto Henry, ma sarà un lavoro lungo e complicato, perché dovremo interrogarli con delle prove a loro carico con cui ricattarli... capisce bene che, pur limitando le ricerche al periodo in cui ha subìto l'aggressione, stiamo andando alla cieca. È sicuro di non avere dei nemici di cui non ci ha parlato?".

Albert serrò la mascella e scosse la testa: "Nonostante la mia posizione ho sempre cercato di mantenere buoni rapporti con tutti gli investitori e così mio padre prima di me. I membri del clan sono perlopiù molto anziani e nessuno di loro si abbasserebbe a compiere un gesto tanto ignobile, né avrebbe convenienza a farlo. La maggior parte del capitale è in mano alla mia famiglia e ho comunque dei parenti prossimi che potrebbero essere miei successori".

Il poliziotto inarcò un sopracciglio: "Però ha un erede in arrivo e questo potrebbe essere visto come una minaccia da qualcuno che vorrebbe accentrare il potere. Certo, a quel punto avrebbero colpito piuttosto sua moglie, tuttavia...". Si alzò e cominciò a passeggiare per la stanza, una mano sotto al mento.

Albert cominciò ad avvertire dei brividi lungo la schiena: aveva sospettato che lo sparo non fosse stato casuale, ma saperlo dalla polizia senza più ombra di dubbio lo aveva sconvolto.

Non avvicinarti più a me, Candy. Potresti essere in pericolo persino tu.

Si alzò anche lui, con gesti lenti, gettando sul tavolo l'ultima ipotesi cui non credeva lui per primo: "Non potrebbe essere stato semplicemente il gesto di un folle? Una persona invidiosa di cui ignoro l'esistenza".

Il commissario si volse a guardarlo: "Un folle le avrebbe sparato a bruciapelo in qualunque altro momento. Qui abbiamo una pianificazione precisa di qualcuno che ha studiato le sue abitudini, prevedendo che sarebbe uscito in piena notte quasi con certezza, tanto che abbiamo trovato una barca attraccata lungo il fiume dove Henry si è gettato o è caduto. E stiamo cercando di verificare anche eventuali tracce di pneumatici sul sentiero poco distante. Una cosa troppo ben organizzata e anche ben pagata, presumo".

Albert deglutì, resistendo all'impulso di sedersi di nuovo. Lilian. Un uomo legato a lei. Il bambino...

Temendo che il poliziotto potesse leggere nei suoi occhi il proprio dilemma interiore, li distolse e incontrò quelli di Georges che sembravano gridargli, nella loro compostezza, di dire la verità e basta.

"Se il malore è stato causato dall'esaurimento psicofisico, come lo zio di quella ragazza ha confermato, la perdita di memoria è ancora più plausibile".

Le parole del dottor Martin gli rimbombarono nella mente, mandandolo ancora una volta in confusione. Si portò il pollice e l'indice agli occhi, stropicciandoli come se potesse così dissipare la nebbia che avvolgeva gli eventi di quella maledetta notte in cui la sua vita era cambiata.

Il bambino è la priorità. Ormai mancano pochi mesi. Aumenterò la sorveglianza e... poi si vedrà.

"Bene, la ringrazio per il lavoro che state svolgendo, commissario. La prego di tenermi informato di qualunque novità".

Lui lo guardò con le palpebre a mezz'asta, quasi si stesse chiedendo se davvero non nascondesse qualcosa. Anzi, era certo che ormai sospettasse proprio quello: il suo lavoro doveva avergli fatto sviluppare un sesto senso che non gli faceva sfuggire nulla. Ma Albert non poteva parlare, solo condurre le sue ricerche parallele scavalcando, di fatto, la polizia in favore di un'indagine più discreta.

Gli sembrava davvero di essere finito in un romanzo poliziesco e rimpianse amaramente l'Africa con i suoi pericoli più tangibili, come il branco di leoni cui era passato tanto vicino, una volta, da accorgersi solo all'ultimo istante di aver sbagliato strada.

Gli stava accadendo qualcosa di simile con Lilian? Quella donna era in realtà una leonessa in attesa del suo cucciolo e del maschio dominante che lo avrebbe sbranato a breve? Non lo sapeva, ma non avrebbe fatto passi falsi senza riflettere.

Il commissario gli strinse la mano e si congedò rimettendosi il cappello a mo' di saluto. Quando la porta fu chiusa, incontrò lo sguardo pieno di rimprovero di Georges.

"Non dire nulla, per favore. Va bene così. Hai già contattato qualcuno?", chiese in tono pratico.

Lui parve rassegnarsi e rilassò le spalle: "Sì, ho trovato il miglior detective sulla piazza, ho un colloquio con lui proprio questo pomeriggio".

"Molto bene, ora possiamo tornare al nostro lavoro". Cercava di simulare una calma che aveva perso da tempo e si dispose a raccogliere dei documenti da un cassetto sfogliandoli senza vederli. Non era preoccupato per se stesso, ma per le persone che lo circondavano e che rischiavano di essere coinvolte in quella che era una questione che forse non li riguardava.

"Signor William...".

"Rivediamo questi contratti, ci sono alcune clausole che non mi convincono". Georges tacque e parlarono solo di lavoro per il resto della mattinata.

Ma Albert avvertì il suo sguardo addosso in più di un'occasione.

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"La transazione dovrebbe avvenire entro un paio di giorni". Archie abbassò la tazza di tè e la guardò.

Candy annuì mettendosi a fissare la propria, ancora piena. La mano di Annie le andò alla spalla: "Non sei felice? Poi sarai libera di fare ciò che desideri".

Veglia su Albert.

"Io... veramente pensavo...". Le mani si strinsero forte, trasmettendole il calore in maniera quasi dolorosa.

Non lasciarlo solo.

"Candy...?".

Si alzò di scatto, allontanando la sedia da sé.

Gli hanno sparato... il proiettile lo ha mancato per un soffio.

"Non posso andarmene, non posso!". Stava quasi gridando e Archie e Annie la guardavano esterrefatti. Lei stessa lo era.

"Beh, questa sì che è una... grande notizia", disse Archie con titubanza, alzando un sopracciglio con aria perplessa. "Di' la verità, sei preoccupata per Albert, non è vero?".

"Sì", rispose laconica. "So di non poter fare nulla per lui, ma sarei terribilmente in pensiero se me ne andassi così lontano. Rimanderò la partenza ancora un poco".

Il suo amico non disse nulla, ma scambiò uno sguardo d'intesa con Annie e sorrise. Alzandosi dal tavolo e porgendole dei fogli, le indicò dove firmare per rendere esecutivo il testamento ed entrare il possesso del denaro.

Candy eseguì e non poté fare a meno di chiedergli delle indagini sull'attentato. Anche Annie le parve incuriosita, perché lo fissò con sguardo interrogativo. Il suo amico parve in difficoltà e prese a tormentarsi i capelli passandovi attraverso le mani, come aveva visto fare tante volte anche ad Albert.

"Beh, non so se posso riferirvi dettagli così confidenziali, ma...".

"Andiamo, Archie! Non è solo Candy a morire di preoccupazione, anche io sono in pensiero per te. Chi vuoi che venga a sapere quello che ci dirai? Io di certo non lo racconterò ai miei genitori con il rischio che mi facciano chiudere in casa per i prossimi due anni!".

"Neanche io ho intenzione di parlare con qualcuno, anche perché a parte voi ho solo i miei amici della Casa di Pony e al momento intendo rimanere a Chicago", confermò Candy.

L'amico che una volta prendeva in giro per la sua ossessione per le camicie di seta strinse le labbra e sedette di nuovo, facendo loro cenno di avvicinarsi. Lei e Annie si misero con i gomiti sul tavolo, il viso proteso verso di lui, ascoltandolo quando parlò a bassa voce: "La polizia ha indicato nell'uomo trovato morto nel letto del fiume un cecchino professionista".

Senza poterselo impedire, Candy portò una mano alle labbra e Annie soffocò un "Oh, mio Dio!" spaventato.

"Abbiamo quindi la conferma che ci sia un mandante, ma Albert non ha saputo dare dettagli maggiori alla polizia perché di fatto non ha nemici".

"Certo che ce l'ha, vive in casa con lui!", sbottò senza più riuscire a trattenersi.

Archie aggrottò le sopracciglia e Annie aggiunse: "Non posso che essere d'accordo con lei. Non ditemi che non ci avete pensato".

Il ragazzo sospirò, prese un sorso di tè e parve cercare le parole adatte. "Vi mentirei se vi dicessi che capisco perché Albert non ha nominato Lilian. In realtà ho avuto modo d'incontrarlo a villa Ardlay una volta sola, perché vive ancora in periferia con lei e non abbiamo parlato molto. Tuttavia, posso intuire le motivazioni che l'hanno portato a non tirare fuori quella storia: la principale è che non è affatto certo dei suoi sospetti e rischierebbe di mettere in cattiva luce l'intera famiglia".

"Ma sta rischiando la vita e forse anche tu...!". S'interruppe, conscia di cosa aveva detto e guardò Annie con aria di scuse. "Perdonami". La rabbia e l'agitazione si sgonfiarono e Candy chinò il capo, sconfitta.

"Non preoccuparti, Candy, la penso come te". Annie le pose una mano sulla propria e le regalò un lieve sorriso.

"Mi stupisco di voi". Il tono di Archie era davvero meravigliato. "Forse dimenticate che di mezzo c'è un bambino che deve ancora nascere! Eppure siete donne". Candy accusò il colpo e anche Annie parve rannicchiarsi su se stessa. Nessuna delle due parlò, ma dal sospiro di lui capì che aveva compreso il loro disagio. "In più di un'occasione Albert mi ha confermato di tenere molto a questa creatura, dicendomi che anche se non fosse il padre non permetterebbe che gli venga fatto del male".

Il petto le si strinse e, di contro, il cuore si allargò come davanti a una distesa verde: "Sì, è proprio da lui essere così. Mi vergogno di non aver pensato io per prima a una cosa del genere. Però, Archie, saranno al sicuro con le guardie del corpo?".

Lui si strinse nelle spalle: "Spero proprio di sì, Candy, ora la sorveglianza è massima. Io stesso ho degli uomini che mi aspettano qui fuori per scortarmi, pur non essendo direttamente coinvolto. La polizia crede che l'obiettivo principale sia il patriarca e non... i pesci piccoli".

Colta da un'agitazione senza nome, Candy si alzò in piedi: "E io non posso fare altro che stare a guardare! Mi sento così impotente... lui ha fatto tanto per me, mentre io...". Chiuse gli occhi, sconfitta.

Annie l'abbracciò: "Candy, tesoro, non rimproverarti. Il fatto che tu abbia deciso di rimanere la dice lunga sul tuo desiderio di stargli vicino e sono certa che tutto si risolverà, non è vero Archie?".

E lui annuì, confezionando per lei un sorriso quasi sincero. Candy tentò di ricambiarlo, fingendo di credere alla loro bugia a fin di bene. Ma non ci credeva. Neanche un po'.

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Lilian aveva sentimenti contrastanti: dopo l'attentato, William l'aveva appena degnata di uno sguardo, cercando solo di capire se stesse bene e si nutrisse abbastanza.

Sono l'involucro che contiene il bambino.

Le aveva dato informazioni sommarie sull'incidente, confermando di fatto quello che avevano scritto i giornali e dicendole che lo sparo era avvenuto poco prima che cadesse dal ramo dell'albero, spaventandolo e facendogli perdere l'equilibrio. Ma lei aveva letto alcune ipotesi secondo le quali chi aveva mirato lo aveva fatto con l'intento di ucciderlo.

Altrimenti perché avrebbero chiamato delle guardie del corpo? Diamine, ce n'era una persino nel corridoio delle loro stanze collegate!

La polizia si chiudeva sempre in studio con William e non era mai salita a farle domande, né lei aveva potuto così avere informazioni maggiori.

Mentre usciva dalla doccia, che le dava maggiore libertà di movimento quando voleva lavarsi, Lilian non poté fare a meno di ripensare a Ethan: il proprio cuore le diceva che era stato lui, o qualcuno a lui collegato, a compiere quel gesto.

L'idea del veleno era inapplicabile e il suo uomo aveva deciso di provvedere in maniera diretta.

L'accappatoio conteneva ancora il suo ventre, anche se riusciva a malapena ad allacciare la cintura e, ancora una volta, si stupì della relativa facilità con la quale William aveva accettato di lasciare che provvedesse da sola alla sua igiene personale, nonché a indossare gli abiti. Molto probabilmente dipendeva dal fatto che neanche lui amava quell'usanza e desiderava avere la propria privacy.

Si è rassegnato... e quando il bambino nascerà...

Lilian si pettinò i lunghi capelli, sciogliendo poco a poco i nodi: era diventata brava a farlo, anche se ci voleva tempo. Ma ne aveva molto a sua disposizione, persino troppo. A causa della morte della matriarca e di quell'attentato non era più potuta andare agli orfanotrofi, tuttavia a quel punto sarebbe stato inutile, visto che William la seguiva come un'ombra.

Frustrata, si liberò dell'accappatoio e si mise in piedi davanti allo specchio, nuda. L'immagine che vide la sconvolse al punto che quasi non aveva più freddo: non era solo il ventre, persino i seni erano più pieni, pronti di certo a produrre il latte con cui nutrire suo figlio. Chiudendo gli occhi, si passò le mani sul corpo, immaginando quelle calde e sensuali di Ethan, mormorandone il nome, ma li riaprì di scatto quando al viso di lui si sovrappose quello di William, bloccandola e trasmettendole un brivido.

Con gesti nervosi, afferrò il vestito che l'attendeva sul letto e si dispose a indossarlo senza il corsetto, cercando perlomeno di creare una barriera con la sottoveste. Ma non c'era modo di non mostrare al mondo che entro poche settimane sarebbe diventata madre.

Chissà come sarebbe stato quel bambino: avrebbe avuto i suoi occhi o quelli di Ethan? E i tratti del viso le avrebbero ricordato l'uomo che amava mandando subito a monte la sua copertura?

Stringendo i denti e tirando il tessuto sui fianchi così forte che quasi lo strappò, Lilian decise che sarebbe fuggita con il neonato, non appena si fosse ripresa: se aveva compreso bene il carattere di suo marito, le avrebbe dato modo di recuperare le forze, occuparsi di lui con qualche bambinaia e solo dopo avrebbe affrontato l'argomento.

Chiedendo il divorzio, cacciandola di casa e concedendole il minimo indispensabile per allevare quel figlio che non era suo e che non sarebbe mai stato un Ardlay. Non sapeva se quelle supposizioni si avvicinassero alla realtà, ma lo sospettava fortemente. Dopo la nascita, suo zio avrebbe potuto far crollare la propria maschera e tutto sarebbe stato rivelato.

Nella sua mente, cominciò a prendere forma un piano: quello originario prevedeva che lei sarebbe diventata quasi subito la matriarca, entrando in possesso della fortuna degli Ardlay non appena si fosse sposata, rendendole tutto più semplice. Aveva anche immaginato che alla fine lui si sarebbe arreso alla sua bellezza, tuttavia aveva preso un'altra cantonata epocale.

Suo marito non solo non aveva occhi che per quella Candy, ma aveva temporeggiato e l'aveva chiusa in casa, tranciando di netto ogni contatto.

Se lascio qui il bambino sarò più libera di muovermi: posso portare con me i gioielli che sono in casa e recarmi alla banca come moglie del patriarca per chiedere una somma adeguata. Allora posso rifarmi una vita con Ethan e riprendermi nostro figlio in un secondo momento.

Non poteva aver bloccato anche i conti impedendole di prelevare denaro, giusto?

Questo sì che potrebbe essere un problema!

Magari uno di quei giorni gli avrebbe chiesto di portarla con sé perché voleva comprare qualcosa al bambino e non poteva certo negarglielo: non aveva ancora nemmeno una culla! Era un rischio, però avrebbe affrontato l'argomento per capire se era abilitata a prelevare i soldi che le spettavano o meno.

Non sarebbe stata la prima discussione che avrebbero avuto, inoltre doveva ancora fargli sputare il rospo sull'attentato.

Ma Lilian era convinta che Ethan avesse mosso le fila di quell'incidente fallito, le pareva chiaro come il sole pallido che cercava di spuntare dalle nuvole foriere di pioggia o nevischio imminente. Lo osservò, scostando le tende candide dalla finestra e si ripeté che se quel colpo avesse centrato William, ora lei sarebbe stata libera.

E avrebbe avuto potere e rispetto da tutti.

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Walker uscì da villa Ardlay passando dal retro, come gli aveva chiesto di fare quel Georges Villers che lo aveva chiamato. Guardie del corpo, giornalisti in agguato: troppe persone che potevano notarlo.

La prudenza non è mai troppa.

La pipa stretta tra i denti, il cappello calcato sul capo e l'impermeabile ben chiuso, si mise alla guida della sua vecchia auto pensando che a breve avrebbe potuto permettersene una nuova. Diamine, avrebbe potuto comprarla già da subito, visto il lauto anticipo che aveva ricevuto!

Ma voleva essere prudente e procedere con calma, visto che le cose si erano d'improvviso fatte un po' più complesse di quanto avesse immaginato.

Il vialetto di villa Ardlay era lungo quasi come una strada principale e la natura circostante non aveva nulla da invidiare al parco naturale del centro.

Opulenza.

Margaret Moore e il patriarca degli Ardlay stavano cercando la stessa persona: se non avesse avuto anni di esperienza alle spalle e un carattere pragmatico, Walker era certo che gli sarebbe caduta la pipa dalle labbra, quando lo aveva capito.

Un ragazzo di nome Ethan che maneggia droghe.

A Villers mancava solo il nome e non aveva detto in maniera esplicita che il soggetto era legato alla signora Ardlay. "Sospettiamo che possa avere un legame con l'incidente e che frequenti la zona del centro cittadino dove sorgono i negozi o le strade più periferiche degli orfanotrofi".

Una risata roca gli salì dalla gola mentre scalava la marcia con un gran rumore di ferraglia: i luoghi erano quelli in cui Lilian Rousseau si era spesso recata, a detta della madre, facendo ritorno dopo ore. Tuttavia, lui doveva mantenere la propria facciata e aveva domandato subito come mai avessero quel sospetto.

"Temo che al momento debba farsi bastare queste informazioni, signor Walker. Confido che le sue eccellenti doti le portino comunque dei risultati". Villers aveva uno sguardo che non lasciava trapelare la minima emozione e si ritrovò a pensare che sarebbe stato un ottimo collega.

Due casi, stesso soggetto. Basta miscelare le informazioni e avrò un guadagno doppio.

Walker prese una svolta improvvisa, infilandosi in un vicolo che lo portò dritto dove voleva cominciare ad approfondire alcuni aspetti: se due delle famiglie più importanti di Chicago gli avevano indicato la medesima area, allora doveva insistere proprio lì.

A partire dal barbone che pareva sostare sempre sullo stesso marciapiede un po' defilato con il suo animale e un cappellino pieno di monete.

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Albert scese dalla macchina dopo che l'autista gli ebbe aperto la portiera e fece il giro per aiutare Lilian. La guardia del corpo li seguì quasi subito e li scortò fino all'entrata della Central Bank of Chicago, dove chiese di poter entrare da solo con sua moglie.

"Ma, signore...".

"Va tutto bene, Jeff, qui dentro ci sono guardie armate". L'uomo si mise quasi sull'attenti e, con gli occhiali scuri e il due pezzi impeccabile quasi quanto il proprio, sembrava uscito da un romanzo poliziesco.

Una volta, anche io e Georges usavamo una tenuta simile per non farci riconoscere in giro. Allora, dovetti andarmene da casa prima di compromettere Candy...

Alzò gli occhi sull'insegna e porse il braccio a Lilian, che annuì con un sorriso. Ogni volta che era al fianco di quella donna si sentiva in trappola.

"Non c'è nessuna clausola prematrimoniale per la quale possa impedirle di prelevare denaro con la sua firma, Georges?".

"Mi spiace, William, ma il matrimonio si è svolto con il chiaro intento di dare un futuro a questo bambino, quindi i poteri della signora in quanto prossima matriarca sono i medesimi che aveva lei. Impedirle di entrare in possesso dei fondi equivarrebbe ad accusarla di aver compiuto qualcosa di illecito nei suoi confronti".

Georges non aveva fatto altro che confermare i suoi sospetti, così aveva dovuto assecondare quella richiesta, cercando d'impedirsi di fare congetture di sorta. D'altronde, se non l'aveva sposato per i suoi soldi, tanto valeva credere che l'unico colpevole fosse lui.

Gli impiegati della banca li salutarono con un sorriso e ad Albert sembrò passata un'eternità da quando vi aveva messo piede. Quando si trovarono allo sportello, esordì: "Mia moglie vorrebbe ritirare del contante. Pensa che sia possibile?".

Se avesse potuto ricevere un penny per il numero di espressioni stupite che passarono sul viso rugoso dell'uomo, la sua fortuna sarebbe raddoppiata: "Certo, certo... ricordo ai signori che hanno comunque una linea di credito con tutti i maggiori esercizi commerciali del centro".

"Ne sono a conoscenza, la ringrazio molto... Benjamin", intervenne Lilian sporgendosi per leggere il nome sulla targhetta della giacca rosso scuro. "Ma vorrei acquistare una culla e altre cose per il bambino e sono estremamente interessata ad alcune botteghe artigiane un po' defilate".

"Oh, ma possiamo estendere la linea anche a tutti i negozi delle vie principali e secondarie!", s'illuminò lui sorridendo.

Albert si prese qualche istante per scrutare il volto di Lilian, che stava sedendo su una poltrona offerta da un impiegato e rifiutandone una per sé. Lei si limitò ad accomodarsi sistemandosi la borsetta in grembo e a dire con estrema educazione: "Non escludo che possa tornarmi utile, in futuro. Ma al momento ho molta fretta e vorrei utilizzare i vecchi metodi. Pensa di potermi erogare almeno cento dollari in banconote?".

Non gli sfuggì il momento in cui il poveretto fece saettare gli occhi grigi su di lui, come chiedendo conferma. Albert non poté fare altro che annuire con un cenno quasi impercettibile, abbassando per un attimo le palpebre.

"Certo, signora, mi dia solo qualche minuto", si defilò con un breve inchino sparendo sul retro del bancone.

"Con una cifra simile nella tua borsetta avrai bisogno di una guardia del corpo aggiuntiva", mormorò facendo vagare lo sguardo in modo casuale nella stanza decorata da dipinti e statue di marmo. Come sempre, si sentiva quasi soffocare e avrebbe preferito mille volte tornarsene a Lakewood.

"Pensi che oserebbero sparare anche su di me?". Fissò gli occhi in quelli nocciola di Lilian e vide reale curiosità. Che senso aveva continuare a sostenere una bugia che non si era bevuta sin dall'inizio?

"Non lo so, devo ancora capire chi diavolo possa avercela con me fino a questo punto. Ma confido nel lavoro degli agenti", rispose senza scomporsi, tentando di percepire in lei il minimo segno di agitazione.

Il suo sorriso lo irritò più di quanto fosse lecito: la sua freddezza contrastava con i momenti di debolezza cui aveva assistito e lo disorientava ogni volta.

Come possono convivere in lei personalità così differenti?

L'impiegato tornò dopo poco tempo, come promesso, e consegnò loro il denaro. Quando uscirono, Albert alzò gli occhi al cielo e vide che minacciava neve: quell'anno l'inverno sembrava volersi anticipare di parecchio.

Fare compere con Lilian non fu sgradevole come in passato, si accorse Albert entrando con lei nella maggior parte dei negozi. La donna aveva buon gusto e scelse minuscoli capi di pura lana, oltre a una culla lavorata a mano in legno scuro.

Se fosse stato un altro momento della mia vita, ne avrei costruita una con le mie mani. Invece...

In una delle botteghe, qualcosa attirò la sua attenzione e Albert si ritrovò con un cappellino bianco tra le mani, decorato con un buffo pon pon in cima: era molto semplice, ma gli evocò l'immagine di un neonato con gli occhi ancora chiusi che gridava al mondo il suo arrivo.

E si sorprese di sentirsi commosso quasi fino alle lacrime.

Scelse un cappottino dello stesso colore neutro, non sapendo se sarebbe nato un maschio o una femmina, e li mostrò a Lilian. In quel momento, il viso della donna subì una sorta di trasformazione: non era più arrogante, freddo o spaurito. Aveva assunto una sfumatura quasi... dolce.

Chi sei veramente?

Il rumore della proprietaria che tirava su col naso lo riscosse: "Siete una coppia così affiatata! Quando ho avuto il mio primo figlio, ricordo che mio marito non è venuto con me una sola volta a scegliere i vestiti per il bambino! E invece, un uomo importante come lei, mister Ardlay, trova dei capi così delicati con le proprie mani... Come sta, a proposito? Ho letto di quello sgradevole incidente e...".

"Molto meglio, la ringrazio", rispose prontamente pur di bloccare quel fiume di parole. In realtà, si sentiva un po' in imbarazzo per quei complimenti.

Se sapesse, signora... una volta facevo persino il lavapiatti.

"Mi lasci dire che sua moglie è splendida. Poche donne possono dire di essere così in forma nell'ottavo mese di gravidanza".

Albert contrasse la mascella senza quasi rendersene conto, mentre posava i capi sul bancone. Lilian si accigliò, cancellando definitivamente l'espressione intenerita di poco prima: "Non sono all'ottavo mese, ma a malapena al settimo. Il bambino nascerà all'inizio del prossimo anno".

Era urtata? Si era sentita scoperta? Albert non lo capì, ma sospettò che una donna che aveva già avuto figli avesse un buon occhio.

"Mi perdoni, signora... io...".

"Mio marito si è preoccupato tanto, durante le prime settimane in cui ero indisposta, che mi ha fatto mangiare per tre, anziché per due!". Cinguettò agganciandosi al suo braccio.

"Oh, ma ha una linea invidiabile...".

Albert chiuse la testa e le orecchie alle chiacchiere delle due donne e cercò di concentrarsi sul ventre di Lilian, che spuntava dall'abito color senape. In Africa, le donne andavano in giro seminude e senza tutta quella stoffa a coprirle fino al parto.

Sarebbe stato interessante vederla nelle medesime condizioni, ma ciò implicava cose che preferiva non portare a livello conscio. Sedurla solo con l'intento di vederla senza abiti? Se davvero si era avvicinato a lei in quel modo una sola volta, gli sarebbe bastata per tutta la vita.

Sacrificarmi solo per avere una mezza certezza. Arrivati a questo punto, che senso avrebbe?

L'impiegata del negozio aveva parlato di ottavo mese? Ebbene, se aveva ragione la verità stava per venire a galla. E il bambino avrebbe presto indossato il suo nuovo completo bianco.