Standard disclaimers: Sono nel primo capitolo.
Introduzione dell'autore: Grazie per l'incoraggiamento che mi avete dato dopo il primo stuzzichino! Sono molto felice di sapere che qualcuno mi sta seguendo in questa follia!
Prometto che mi impegnerò al meglio delle mie possibilità, perchè per me sarebbe un grande dolore deludere la fiducia di amici tanto affezionati quali voi tutti avete dimostrato di essere. In ogni caso non dimenticate che questo è cominciato e finirà come un semplice gioco che spero serva a divertire voi nella stessa misura in cui diverte me. Vi auguro una piacevole lettura, ma prima di andare a vanti, leggete quanto segue, per favore.
IMPORTANTE: Non credo che i fans di Gundam Wing necessitino di un avvertimento in tal senso, ma ritengo che sia mio preciso dovere farlo, dato che le vicende narrate potrebbero risultare inadatte ad un pubblico troppo giovane o impressionabile.
La descrizione talvolta esplicita di scene di violenza indirizza con decisione questa fiction ad un pubblico capace di sostenere la gravità del tema trattato. Tengo comunque a precisare che l'impatto emotivo di alcune scene non è fine a se stesso, ma è parte integrante tella trama, ed è da me inteso come mezzo di denuncia nei confronti della crudeltà, della barbarie e delle sofferenze che accompagnano tutte le guerre. Lasciando a voi la scelta se proseguire o meno, prometto che all'inizio di ogni capitolo indrodurrò i necessari avvertimenti.
Per quanto riguarda questo, tenete in conto che sarà descritta una battaglia.
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Ep. 1, Par. 2: 'Dunque quel mobile suit non poteva essere altro che un Gundam...'
By Darkwing
Spazio aereo federale
Settore NNE-XYZ127
Uno shuttle civile disarmato non costituiva certo un obiettivo difficile, ed infatti Heero lo teneva al centro del mirino già da alcuni istanti, ma un campanello d'allarme nella sua testa lo aveva trattenuto dal premere il pulsante di fuoco.
Senza per questo perdere la concentrazione sul bersaglio, gettò un'occhiata prudente sullo schermo del radar, proprio una frazione di secondo prima che questo segnalasse un altro contatto. Automaticamente il computer di navigazione identificò la nuova nave.
'Una corazzata terrestre.' Pensò.
"Accidenti! Mi hanno già individuato." Heero strinse gli occhi a fessura e rifletté un istante sulle opzioni di cui disponeva. Non aveva molte alternative, e doveva evitare la cattura ad ogni costo.
Il primo passo sarebbe stato tentare la fuga. L'unico problema era che per manovrare in modo efficace doveva liberarsi della copertura isolante, ma così facendo il calore causato dall'attrito con l'atmosfera avrebbe potuto danneggiare il mobile suit. Se ciò fosse accaduto sarebbe diventato pericolosamente vulnerabile e quindi una facile preda. In tal caso non avrebbe avuto altra scelta se non far detonare il dispositivo di autodistruzione e fare a pezzi il Wing. Non era ammissibile lasciarlo nelle mani di OZ, i suoi ordini erano chiari su questo punto.
Con rinnovata determinazione armeggiò sui comandi dei deflettori e si preparò mentalmente ad affrontare la nuova situazione. Strinse le dita sui joystick di controllo e si concentrò sulla guida. Era certamente una circostanza estrema, ma non poteva permettersi di fallire.
* * * * *
"Signore sta puntando sullo shuttle! Sembra che voglia attaccarlo!" Esclamò il pilota rivolgendosi al proprio superiore, seduto sul sedile posteriore. Il suo tono era molto più concitato di quanto si addicesse ad un ufficiale degli Specials, ma il tenente-colonnello Marquise sorrise indulgente. Il tenente Otto Meyer era giovane, non molto più di lui per la verità, ma sicuramente non aveva la sua stessa esperienza e fino a quel momento non aveva potuto disporre delle informazioni diramate dal Servizio Segreto. Era del tutto normale che fosse sorpreso circa la natura di quell'incontro.
Marquise si sporse sulla spalla del pilota ed esaminò i dati del computer di navigazione. "No. Non lo farà." Disse con calma. "Non può permettersi di abbatterlo proprio davanti ai nostri occhi. Non dimenticare che in teoria l'Operazione Meteora è una missione segreta."
Il tenente annuì. Se era Zechs Marquise a dirlo doveva necessariamente essere vero. Incollò lo sguardo sullo schermo e focalizzò le telecamere sull'obiettivo.
Neanche un secondo più tardi lungo lo scafo bianco del velivolo non identificato si disegnarono delle roventi linee rossastre, là dove le placche dei deflettori erano state ancorate le une alle altre. Evidentemente il pilota che viaggiava su quella navicella aveva deciso di liberarsene e, ad una tale velocità, era sufficiente l'impercettibile scanalatura che si era aperta tra una piastra e l'altra per creare una turbolenza tanto intensa da incendiare le fibre carboniose dei coibenti.
Meyer sgranò gli occhi incredulo. "Ma che fa? Vuole sacrificarsi?"
Sotto il casco Marquise aggrottò leggermente le eleganti sopracciglia, ma nessuno si avvide del suo stupore perché quando parlò la sua voce risuonò perfettamente calma e distaccata come al solito.
"Non credo. Ha fatto un lungo viaggio per arrivare fin qui. Penso piuttosto che stia cercando di fuggire."
"Ma è un pazzo suicida! Non può resistere a quelle temperature!"
"Evidentemente i nostri avversari possono contare su una tecnologia avanzata." Il colonnello liquidò l'argomento con un gesto della mano. "Intercettiamolo." Ordinò un istante più tardi, tornando ad allontanarsi dalla console di comando. Poi riprese a parlare in tono solenne. "Ricordati di questo momento, Otto. Siamo solo una piccola nave, ma siamo testimoni di un grande evento."
C'erano ancora molti aspetti che gli erano poco chiari, ma la fiducia che riponeva nel proprio comandante era tale che non esitò neppure di un nanosecondo a rispondere. "Sissignore."
Il tenente Meyer obbedì prontamente e tracciò immediatamente una rotta.
L'obiettivo era stato costretto ad un brusco rallentamento per la presenza inaspettata dello shuttle di linea lungo la sua traiettoria, perciò non impiegarono molto a raggiungerlo. Nell'arco di pochi minuti l'immagine del fuggiasco risultò chiaramente visibile dal cruscotto della cabina di pilotaggio anche ad occhio nudo.
"Mai visto niente del genere. Sembra un uccello." Commentò il secondo pilota.
"Gli riserveremo un bel salutino a suon di mitragliatori." Propose Meyer.
Il colonnello si alzò dal proprio posto ed osservò un momento il loro avversario, rimanendo in silenzio. Sapeva che l'Operazione Meteora aveva lo scopo di portare delle armi sulla Terra, ed evidentemente una di queste era quell'aereo da caccia; tuttavia c'era qualcosa che non lo convinceva. Se i ribelli puntavano su un unico uomo per dichiarare guerra alla Federazione o erano dei pazzi sognatori, o quel velivolo era più di quanto sembrasse. Il suo istinto gli suggerì a gran voce di non sottovalutarlo.
"No." Ordinò. "Gli farebbero soltanto il solletico."
Il pilota ed il suo secondo si voltarono verso di lui attoniti, ma Marquise ignorò i loro sguardi e continuò. "E' pronto il mio Leo?"
Meyer si affrettò a rispondere. "Sì, ma...non vorrà affrontarlo con un mobile suit, signore?"
L'ufficiale sorrise leggermente. "Hai proprio indovinato."
Il secondo pilota sgranò gli occhi allibito. Era una follia affrontare un nemico sconosciuto a bordo di un mobile suit da battaglia in caduta libera attraverso l'atmosfera. Tuttavia si guardò bene dal dare voce ai propri timori. Non solo non era mai prudente contraddire un superiore, ma sapeva che nel caso particolare di quello specifico individuo, preoccuparsi poteva essere inutile. Del resto non era un caso se il tenente-colonnello Zechs Marquise sul campo di battaglia si faceva chiamare Lightning Count, ed erano certamente voci fondate quelle che dicevano che sulla Terra non esistesse un altro pilota degno di competere con lui.
Il tenente Meyer però, non riuscì a nascondere del tutto le proprie perplessità ed avanzò un timido suggerimento. "In tal caso, signore, forse le sarebbe più utile la velocità di un intercettore Aries, piuttosto che la potenza di fuoco di un Leo..."
"Il mio Leo è abbastanza veloce." Risolse Marquise, accennando a voltarsi per farsi strada verso la stiva di carico.
"Intanto faccio preparare anche gli Aries, signore?"
Il colonnello tornò bruscamente a girarsi verso il pilota facendo volteggiare dietro le spalle i lunghissimi capelli sericei biondo platino. Era un'acconciatura decisamente fuori ordinanza, ma, per qualche ragione che Meyer non conosceva, nessuno aveva mai criticato quel vezzo del suo comandante.
Marquise sorrise con ponderata cortesia. "Grazie, Otto. Come sempre conto su di te."
Onorato da tanta fiducia, Meyer fece scattare la mano sulla fronte in segno di saluto ed annuì. "Buona fortuna, signore."
* * * * *
Heero maledì silenziosamente la propria sorte. Quella dannata corazzata lo stava rapidamente raggiungendo, e ormai sarebbe stata soltanto una questione di minuti, prima che gli fossero addosso.
Un leggero trillo isolato proveniente dal vid-com si sovrappose al suono ritmico dell'allarme di prossimità del radar a corto raggio. Immediatamente una finestra traslucida si aprì sullo schermo principale e vi comparve un messaggio testuale codificato dal dottor J.
"Abbattere la corazzata." Lesse a voce alta. Annuì impercettibilmente e proseguì rivolgendosi a se stesso. "Messaggio ricevuto. Procedo con la distruzione del nuovo obiettivo."
Avendo ricevuto l'autorizzazione ad agire, Heero abbandonò all'istante il piano di fuga e, con una manovra ai limiti dell'impossibile, fece avvitare il Wing su se stesso per invertire la rotta ed assumere una posizione d'attacco efficace. 'Ingaggiare il nemico ed abbatterlo.' Si ripeté, concentrando tutte le proprie risorse sulla nuova missione.
Osservò con occhio critico la traiettoria della corazzata che stava per affrontare. 'A giudicare dalla velocità sembra che ci siano dei mobile suit a bordo...dovrebbero essercene tre.' Valutò. Non era certo uno scontro come quello ciò che avevano programmato come primo passo, ma era comunque un inizio.
Spinse le mani sui controlli e diede potenza ai motori, sfrecciando a tutta velocità verso la nave nemica. Non rallentò minimamente neanche quando qualcosa uscì fuori dal ventre dell'astronave di OZ. Il computer riconobbe istantaneamente l'oggetto come un'unità di terra di tipo Leo, e gli fornì contemporaneamente una scheda sintetica con le specifiche tecniche del mobile suit.
Heero ignorò le letture e prese la mira con cura. Conosceva perfettamente il tipo di mezzo che stava per affrontare e non aveva certamente bisogno dei suggerimenti del computer per sconfiggerlo. Distruggerlo sarebbe stato un vero e proprio gioco da ragazzi. Un impercettibile sorriso perturbò la sua consueta espressione glaciale nel momento in cui si preparò a far fuoco. 'Non muoverti. Sei mio...'
* * * * *
'Sei veloce.' Disse mentalmente Zechs Marquise rivolgendosi intimamente al pilota nemico come se questi fosse stato in grado si leggergli nella mente.
Si sforzò di orientare correttamente il lanciarazzi del proprio mezzo contro l'avversario. Aveva una sola possibilità di colpirlo da quell'angolazione, e dopo sarebbe stato inutile fare un secondo tentativo. Avrebbe impiegato troppo tempo a caricare un altro colpo e nel frattempo avrebbe perso ogni vantaggio. Quello che aveva detto Otto naturalmente era vero; non poteva battere in velocità un caccia come quello con un Leo, ma era ragionevolmente sicuro che avrebbe potuto prevenire le mosse dell'altro attingendo alla propria esperienza.
Guidato unicamente dall'istinto, fece fuoco. Il missile partì ed il Leo su cui si trovava fu scagliato violentemente all'indietro per il forte rinculo che non poteva essere compensato dal contatto con il suolo.
Una frazione di secondo più tardi la sfera infuocata di una potente esplosione fiorì silenziosamente davanti a lui, saturando per un istante le riprese delle telecamere esterne. Marquise trattenne il fiato in attesa. L'aveva colpito?
La sagoma affilata del nemico emerse dalle fiamme in quel momento e lo superò sfrecciando verso la superficie terrestre. Procedeva ancora a tutta velocità lungo la traiettoria iniziale ed era apparentemente illeso. Il colonnello aguzzò la vista e studiò l'avversario con un misto di sorpresa e disappunto. Come era possibile che lo avesse mancato?
Stava già silenziosamente imprecando tra sé, quando una sottile striscia di fumo eruttò improvvisamente da sotto l'ala sinistra del caccia non identificato.
"Bel colpo, signore!" Gracchiò la voce del tenente Meyer dalla radio.
Marquise sospirò tornando a rilassarsi. Per un momento aveva temuto il fallimento.
"Grazie, Otto."
Una terza voce si intromise nelle comunicazioni. "Con il suo permesso, ora ci pensiamo noi a lui."
Zechs controllò i sensori e rilevò la presenza dei due tozzi ma estremamente agili intercettori Aries che Meyer aveva inviato in suo soccorso.
"Permesso accordato." Rispose.
Uno degli Aries regolò la propria velocità fino a portarsi alle sue spalle ed, armeggiando con gli arti superiori, applicò un paracadute sul dorso del Leo, altrimenti privo di qualsiasi dispositivo utile per l'atterraggio. Terminata l'operazione raggiunse il compagno e si lanciò all'attacco.
* * * * *
"Maledizione! Mi hanno colpito al motore sinistro." Heero aggrottò le folte sopracciglia scure. Evidentemente aveva sottovalutato quel pilota di OZ. Era stato molto più abile di quanto avesse previsto ed era riuscito a metterlo in reale difficoltà. Adesso non sarebbe più stato in grado di manovrare e sarebbe stato costretto ad inventare qualcosa o la missione sarebbe fallita sul nascere.
Ancora una volta l'allarme di prossimità tornò a suonare. 'Ecco che arrivano gli altri due suit mancanti.' Si disse, mantenendo la calma ed osservando i due puntini azzurri che lampeggiavano sul radar. 'Devo sbarazzarmi di loro.'
Alzò una mano sopra la propria testa ed afferrò la grossa maniglia incastonata nella selva di pulsanti e bottoni che tappezzavano l'abitacolo. La spinse energicamente davanti a sé e contemporaneamente agì sulla complessa pedaliera. I servomotori che articolavano le giunture del Wing si misero in movimento con un sibilo e, nell'arco di pochi secondi, convertirono il caccia alla modalità mobile suit. In questo modo sarebbe stato in grado di governare usando i retrorazzi stabilizzatori, e avrebbe potuto combattere. Naturalmente sfruttando una simile configurazione avrebbe perso la possibilità di volare e sarebbe precipitato. 'In ogni caso si può dire che sono riuscito ad arrivare sulla Terra.' Pensò con un sorriso amaro. Poi tornò a concentrarsi sul combattimento allontanando ogni distrazione dalla propria testa. Probabilmente sarebbe morto, ma non prima di aver abbattuto tutti i suoi avversari.
Inserì rapidamente i dati tattici nel computer di navigazione ed armò l'ipercannone a raggi, puntandolo al contempo verso i due intercettori. 'Venite avanti. Io sono pronto.'
* * * * *
"Colonnello! Si è trasformato in un mobile suit!" La voce concitata del tenente Meyer raggiunse Zechs Marquise attraverso la radio del Leo. L'ufficiale aggrottò le sopracciglia e non rispose al proprio assistente. Fino ad un minuto prima convinto che soltanto la Federazione ed OZ disponessero della tecnologia necessaria per costruire dei mobile suit ma, nonostante non avesse mai visto niente del genere prima di quel momento, non poteva negare l'evidenza.
"Fate attenzione a non sottovalutarlo." Raccomandò ai piloti degli intercettori.
"Lasci fare a noi, signore."
Marquise tacque, ma l'ingenuo entusiasmo di quei ragazzi non gli piacque. Aveva una sensazione inquietante a proposito di quel suit; tuttavia non poteva fare altro che rimanere semplicemente in ascolto delle comunicazioni che si sacambiavano i piloti degli Aries.
"Lo attaccherò per primo."
"Ricevuto. Ti copro."
Per pochi secondi rimasero in silenzio, finché il nemico non si mosse e puntò contro di loro il cannone che portava montato sull'arto superiore destro.
"Ma che fa...?"
"Cos'è quell.."
Le voci dei due ragazzi furono brutalmente interrotte dalla scarica di statiche che inondò la radio nel momento in cui un'esplosione di luce solida eruppe dal cannone del suit nemico cancellando i due Aries dalla faccia del cielo.
In meno di un battito di ciglia aveva annientato due suit senza alcuna difficoltà. Sotto shock, Marquise sentì il sangue congelarglisi nelle vene di fronte a tanta spietata efficienza, ed un moto di rabbia lo fece rabbrividire. Nello stesso momento in cui il nemico si voltò verso di lui, l'ufficiale di OZ sganciò gli elettromagneti che lo trattenevano al paracadute e si lasciò cadere verso l'avversario estraendo la lama laser con cui aveva equipaggiato il proprio Leo.
Acceso da una furia cieca si lanciò all'attacco. Quel dannato pilota aveva sterminato la sua squadra e distrutto i mezzi che gli erano stati affidati. Non poteva tollerare che la facesse franca.
* * * * *
Una feroce ed irriverente risata proruppe dalla bocca di Heero nel momento in cui anche l'ultimo frammento delle carcasse degli Aries si estinse all'interno del raggio d'azione del suo cannone. 'Meno due,' sogghignò. 'E adesso mi occuperò di te.'
Tuttavia quando rivolse la propria attenzione verso il Leo rimasto, l'unica cosa di lui che fece in tempo a cogliere fu il balenare vermiglio di una lama di luce laser davanti alle telecamere. Automaticamente le sue mani si mossero fulminee sui comandi, e le braccia del Wing risposero al tocco del suo pilota come fossero un'estensione del suo corpo, andando ad intercettare l'arto armato del nemico.
Con un potente clangore metallico, le corazze dei due suit si scontrarono violentemente, ed i servomotori di entrambi ingaggiarono una strenua lotta nel tentativo di soverchiare in potenza quelli dell'avversario.
Il sibilo dell'aria, che scorreva a velocità folle tra le articolazioni dei due giganti artificiali, presto crebbe d'intensità inondando la cabina di pilotaggio con un sinistro canto di morte, ed annunciando l'imminente quanto inevitabile impatto al suolo.
Heero strinse i denti ed armeggiò velocemente tra i controlli per trovare un modo di liberarsi dell'avversario, ma ogni tentativo risultò inutile. Nei recessi della propria mente riuscì quasi a sorprendersi per l'ingegno di quel pilota di OZ che era riuscito ad ingannarlo, costringendolo a difendersi da un falso attacco di spada per poi andare a sfruttare la circostanza per usare il peso del proprio suit come risorsa finale.
Controllò l'altimetro e diede una rapida occhiata ai sensori. Il computer gli comunicò con incurante freddezza che gli restavano ancora meno di due minuti prima dell'impatto. L'unica reazione di Heero fu un impercettibile indurirsi dello sguardo di fronte alle cifre luminose che rotolavano impassibili davanti ai suoi occhi e che decretavano inesorabili quanto tempo ancora gli rimaneva da vivere. Mancavano meno di due minuti alla fine di tutto. Meno di due minuti al totale fallimento dell'Operazione.
* * * * *
Un sorriso amaro curvò le labbra del tenente-colonnello Marquise, nel momento in cui fu certo di aver sconfitto il proprio avversario. Era una vittoria dal sapore sgradevole, che era costata la vita a due bravi soldati e la distruzione di tre mobile suit; ma più di ogni altra cosa era la ferita che era stata inferta al suo orgoglio ciò che rendeva quella vittoria tanto avvilente. Non aveva mai rinunciato a così tanto per battere un solo avversario. Un simile spreco non era tollerabile. Dove aveva sbagliato?
La vergogna lo assalì con un'ondata di tale violenza che quasi indossò il paracadute con riluttanza ed aprì a malincuore la basculante corazzata del suo Leo per lanciarsi all'esterno. Sarebbe sopravvissuto a quello scontro, ma avrebbe dovuto convivere con quella macchia sulla coscienza, a ricordo perenne di come aveva lasciato morire inutilmente due dei suoi uomini.
Prese un respiro profondo e saltò nel vuoto, aprendo il paracadute.
Il rumore tonante dei motori dei due mobile suit si allontanò rapidamente da lui scendendo di tono man mano che i pesanti corpi metallici si avvicinavano alla superficie terrestre. Zeches aguzzò la vista fino all'ultimo per cercare di scorgere il paracadute del suo avversario, ma non vide sbocciare alcuna vela di stoffa in prossimità del mezzo nemico.
Una confusa macchia bianca si allargò sulla superficie ingannevolmente piatta dell' Oceano Pacifico là dove avvenne l'impatto. Zeches sapeva che ad una tale velocità schiantarsi sull'acqua o su una lastra di cemento era del tutto equivalente. 'Non può essere sopravvissuto,' pensò. 'Potrebbe anche essere rimasto qualcosa del mobile suit, ma il pilota non può avercela fatta.' Segretamente si domandò perchè non si fosse lanciato, ma la voce del tenente Meyers proveniente dall'auricolare costrinse i suoi pensieri ad una svolta.
"Signore, va tutto bene?"
"Sì, Otto. Sto bene."
Dall'altra parte della connessione trapelò un breve silenzio mentre il pilota della corazzata tirava un sospiro di sollievo. "Abbiamo i dati preliminari a proposito di quel mobile suit." Proseguì infine. "Si tratta solo di una stima ovviamente, ma in base alla resistenza agli urti ed alle alte temperature dimostrati dal materiale della corazza, è ragionevole supporre che si tratti di gundanio..."
Marquise udì a malapena il resto del resoconto. Mentre scendeva dolcemente al suolo e le forti correnti d'alta quota gli scompigliavano i capelli sibilandogli nelle orecchie, Zechs si trovò nuovamente a pensare all'identità del nemico che aveva appena abbattuto.
Otto aveva detto che era rivestito di gundanio. Non era certo un esperto in materia, ma per quanto ne sapeva era un materiale speciale, ottenuto da una particolare lega di titanio e lavorata in condizioni di bassa gravità. In questo modo la microscopica struttura cristallina del materiale risultava priva delle imperfezioni accidentali provocate dalla perturbazione causata dalla presenza di un campo gravitazionale durante la fusione. Poteva essere ottenuto soltanto nello spazio e per questo i profani lo chiamavano anche titanio lunare. Era un materiale raro e molto costoso, ma il prezzo elevato veniva ampiamente ripagato dalle sue qualità ineguagliabili. La leggerezza e la resistenza alla penetrazione lo rendevano ideale per la corazzatura di mezzi da battaglia; mentre la malleabilità unita alla sua straordinaria durezza consentivano la realizzazione di strumenti da taglio tanto efficienti da rivaleggiare con i laser più sofisticati.
'Dunque quel mobile suit non poteva essere altro che un Gundam...' Pensò Zechs assorto.
"Signore, mi sente?"
"Ora ti sento, Otto. Ripetimi, per favore." Rispose l'ufficiale senza menzionare la propria distrazione.
"Ho detto che ho appena ricevuto un dispaccio dalla Marina. Dicono che hanno una flotta non lontana dal luogo dell'impatto e si sono offerti di recuperare il relitto."
"D'accordo. Comunica loro le coordinate esatte dell'affondamento."
Marquise sorrise amaramente tra sè. Era ovvio che gli avvoltoi si precipitassero immediatamente su una carcassa tanto appetitosa. A lui sarebbero toccati i rimproveri per aver perso tre unità, al comandante di quella flotta, le lodi per aver recuperato un suit di incalcolabile valore.
'Eh, già,' si disse, 'ma quale onore possono vantare i soldati che non rischiano mai niente...?'
TBC...
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AN: Allora? Che ne pensate? Non mancate di farmi avere i vostri commenti, nel bene o nel male sono sempre ben accetti! Grazie mille per aver letto e...alla prossima puntata! ^___^
