Standard disclaimers: Sono nel primo capitolo.

Introduzione dell'autore: Grazie ancora per essere qui. Mi rendo conto che per seguire insieme a me questa avventura, vi sarà richiesta una certa dose di pazienza, ma immagino che sappiate bene cosa significhino le ingerenze della vita reale. Tutto questo per dirvi che anche se andrò un pochino a rilento, un passo alla volta arriverò in fondo. Ci sono molte cose da raccontare, e molti punti da costruire dal nulla, perciò temo che ci vorrà tempo. Per adesso, grazie di cuore. Il vostro sostegno è preziosissimo per me. Ma ora veniamo alle risposte alle risposte ad alcune domande più che legittime.

Per 'servomotore' si intende un meccanismo ausiliario che coordina o coadiuva un altro dispositivo. Nel caso specifico, i servomotori di cui si fa cenno nel paragrafo precedente sono quelli responsabili del movimento delle articolazioni e delle giunture dei due mobile suit. Fermo restando che la fonte energetica dei suddetti dispositivi è comune, ed è rappresentata dalla camera in cui avvengono le reazioni nucleari che alimentano l'intero veicolo, tali motori secondari sono tra loro potenzialmente indipendenti. Tuttavia la complessità della struttura, il gran numero di articolazioni, la necessità di un movimento efficace, nonché altre problematiche quali il mantenimento dell'assetto, dell'equilibrio, e l'esecuzione di spostamenti programmati, non rendono possibile un intervento diretto e costante da parte del pilota sui singoli servomeccanismi. Per queste ragioni il governo di queste funzioni di base è sostanzialmente automatizzato ed è affidato all'elaboratore centrale del mobile suit.

Il termine 'basculante' alla lettera è un aggettivo, che indica un oggetto in oscillazione attorno ad un punto. In questo caso, è stato liberamente utilizzato come sostantivo, confondendo la caratteristica dell'oggetto a cui si riferisce con l'oggetto stesso. La basculante in questione è il portello più interno che consente l'accesso alla cabina di pilotaggio del mobile suit, che in molti modelli ruota attorno a cardini posti nella parte inferiore della cabina e che, quando aperta, svolge anche l'utile funzione di pedana d'ingresso.

Veniamo al 'gundanio' (o 'gundanium'). Dunque, è ovvio che il gundanio non esiste. (Ma del resto non esistono neppure i mobile suit né i Gundam, per cui questa rivelazione non dovrebbe sconvolgere nessuno). Questo non impedisce ad autori reali ed improvvisati di cercare di dare una parvenza di realismo ad una finzione. La tua domanda al riguardo, Ely, mi lusinga non poco, perché è vero che il gundanio non l'ho 'inventato' io, ma è vero che è mio lo sforzo di avergli dato connotati verosimili, il fatto che tu ti sia posta il dubbio significa che per una volta non ho fallito! Per la sua descrizione mi sono basata su fonti diverse. Per prima cosa un po' di 'storiografia' del mondo di Gundam (che non è nato e non morirà con la serie Wing) pescata qua e là per la rete. Secondo quanto ho raccolto fin'ora il primo Gundam della storia (parlo di anime della fine degli anni '70), il mitico RX78, non era di gundanio, ma di titanio, poi è nato il titanio lunare e poi il gundanio...ecc. Per quanto riguarda le sue caratteristiche tecniche le ho estrapolate in base al tipo di utilizzo che ne viene fatto nel corso della serie Wing. Altre nozioni, che sono state inventate da me e non hanno alcuna pretesa di verità, sono l'elaborazione fantascientifica di tecniche e problematiche vere, che i creatori di corazze per veicoli pesanti si trovano realmente ad affrontare. Da notare che, in certi tipi di corazzature, sono realmente impiegate delle leghe di titanio, che non sono efficaci e miracolose come quelle del cartone animato, ma almeno esistono.

Spero di aver chiarito tutti i dubbi. Mi scuso se il testo non era apparso leggibile o eccessivamente complicato, e invito chiunque abbia dubbi, perplessità o domande da porre a farsi avanti senza timore. Dove posso sono lieta di essere d'auto e se commetto errori sono grata a chi me li voglia far notare. ^__^

Avvertimenti per questo paragrafo: Nessuno.

~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°

Ep. 1, Par. 3: 'Ma prima, tutti gli attori devono prendere il loro posto sul palcoscenico...'

By Darkwing

Terra

Spazioporto di Odawara

In pochi minuti il pilota fece atterrare lo shuttle eseguendo una manovra impeccabile. Subito dopo, con perfetta efficienza e straordinaria cortesia, il personale dello spazioporto organizzò per gli illustri passeggeri un confortevole quanto rapido trasporto privato verso l'edificio principale della stazione.

Relena rimase in silenzio tutto il tempo, e si limitò ad osservare con vago disgusto la mielosa gentilezza che tutti riservavano a lei e a suo padre. Era piuttosto evidente che il rispetto e la stima avessero poco a che fare con tutte quelle attenzioni, invece lo era il fatto che tutti desiderassero fare una buona impressione di fronte ad un membro del governo.

Il coro di educati saluti cambiò improvvisamente di tono quando fecero il loro ingresso nella vasta hall del porto spaziale e furono assaliti da una folla di giornalisti.

"Ministro Darlian, qual'è lo stato dei negoziati?"

"Signor ministro, ci sono voci riguardo a possibili attacchi terroristici sulla Terra, le colonie sono coinvolte?"

"Lei ritiene possibile che le colonie dichiarino guerra alla Federazione?"

"Signor ministro, per favore..."

"Solo una domanda..."

"Ministro Darlian..."

"Signor Ministro..."

Relena dardeggiò un'occhiata al padre e ne studiò l'espressione impassibile e la postura orgogliosamente eretta, mentre si faceva largo nella ressa senza rispondere alle insistenti richieste dei reporters e volutamente ignorava lo scomposto agitarsi dei microfoni e delle telecamere davanti a loro.

La giovane donna si impose di fare altrettanto, e rimase al fianco del padre silenziosa, sforzandosi di non mostrare quanto trovasse irritanti l'accecante sfarfallio dei flash delle macchine fotografiche e le grida confuse. Tuttavia non appena scesero l'ultima rampa di scale mobili, ed arrivarono dinnanzi all'uscita, l'orda pacifica dei giornalisti si disperse rapidamente.

Con una punta di stupore Relena scorse un gruppo di uomini farsi largo tra la folla e spegnere silenziosamente il vociare dei cronisti con la sola presenza. Quando si fermarono di fronte a loro, le rigide uniformi verde oliva li identificarono immediatamente come ufficiali dell'esercito federale.

"Bentornato, signor Ministro." Esordì il primo, eseguendo un impeccabile saluto. "Signorina." Fece un rispettoso cenno con il capo nella sua direzione e tornò a rivolgersi a Darlian. "Il generale Septem la sta aspettando. Sono stato incaricato della sua scorta."

Darlian si schiarì la voce e guardò la figlia di sottecchi. "Veramente la ringrazio, tenente, ma in questo momento dovrei occuparmi di alcuni affari di famiglia. Devo dare delle disposizioni per il ricevimento per il compleanno di mia figlia..."

L'ufficiale non diede segno di cedimento e continuò imperterrito. "Capisco, signore, ma credo si tratti di una faccenda di una certa importanza. Se vuole posso far mandare un'auto per la signorina."

"Oh, no." Si intromise Relena. "Non è necessario. Posso anche tornare da sola, Grazie."

Personalmente soddisfatto della risposta, l'ufficiale tornò a curarsi di Darlian come se Relena non fosse mai esistita. "Bene, in tal caso la prego di seguirmi, signor Ministro."

Darlian osservò la ragazza al suo fianco per una frazione di secondo. Appariva perfettamente calma e composta ed un dolce sorriso le curvava le labbra, ma lui sapeva che quell'improvviso cambio di programma doveva averla molto delusa. La scorse annuire impercettibilmente e concedergli in questo modo il suo tacito perdono. Dal canto suo lui si limitò a risponderle con un sorriso colpevole. Poi tornò a rivolgersi agli uomini della scorta e indossando nuovamente i panni dell'uomo politico. "Faccia strada, per favore."

*          *            *            *            *

Relena aveva deciso di rinunciare ad un passaggio in automobile perchè era certa che con una bella passeggiata sarebbe riuscita a scaricare un po' di tensione. Per essere sincera ne aveva fin sopra i capelli di avere a che fare con persone che non facevano altro  che fare a gara per far colpo su di lei solo perché si chiamava Darlian di cognome. Fare una bella camminata da sola, alla piacevole luce del tramonto le avrebbe calmato i nervi.

Sbuffò e si buttò dietro le spalle la lunga ciocca dorata che la brezza marina continuava a spingerle sugli occhi. Si sentiva talmente insoddisfatta ed irrequieta; e pensare che avrebbe dovuto addirittura essere felice. Presto sarebbe stato il giorno del suo compleanno e ciò avrebbe segnato il suo ingresso ufficiale in società. Qualunque ragazza avrebbe fatto i salti di gioia di fronte ad una simile prospettiva, ma a lei non importava. Il suo unico desiderio era quello di vivere una vita tranquilla e serena, insieme a coloro che amava; ma il lavoro di suo padre li divideva costantemente.

Del resto sapeva quanto fosse importante il ruolo di un Ministro degli Esteri in un periodo storico come quello che stavano vivendo ed era egoistico e sciocco da parte sua pretendere che un uomo in una tale posizione privilegiasse il compleanno della figlia al lavoro. Erano tempi difficili, e Relena si rendeva conto di quanto la voce moderatrice di suo padre fosse importante per il conseguimento della pace. Tutti loro vivevano sul filo di un rasoio e chiunque potesse gettare acqua sul fuoco era indispensabile per evitare lo scoppio di una guerra che poteva essere catastrofica. Tuttavia sentiva la sua mancanza.

Relena si fermò lungo la recinzione che circondava il porto ed osservò il  pesante aereo da trasporto che si stava avvicinando. Il rombo sordo e potente delle turbine la sommerse fin quasi ad assordarla. Un aereo militare, pensò con rammarico. Una volta questo era un porto civile...

Improvvisamente malinconica spaziò lo sguardo sull'orizzonte e seguì con gli occhi il riflesso infuocato del sole sulle onde dell'oceano, proseguendo fino alla battigia.

D'un tratto, là dove le piccole onde della sera si estinguevano sulla sabbia, notò un oggetto scuro ed irregolare, che interrompeva il scintillante gioco della luce sull'acqua. 'Ma cos'è...?' Pensò, sporgendosi istintivamente lungo la recinzione per osservare meglio lo strano relitto. Sgranò gli occhi allarmata quando comprese di che cosa si trattasse. "Ma è un uomo!" Esclamò a voce alta.

Si guardò attorno freneticamente, in cerca di un'ispirazione; vide il leggero cancello di rete che la separava dalla spiaggia; lo aprì di slancio e si precipitò verso il corpo inerte che giaceva a faccia in giù arenato sulla sabbia.

Lo osservò attentamente senza trovare il coraggio di toccarlo.

Il suo equipaggiamento faceva pensare che si trattasse di un soldato. Indossava una tuta da pilota giallo ocra e aveva la testa coperta da un casco del medesimo colore. Era perfettamente immobile.

Nonostante fosse chiaro che lui non potesse sentirla, Relena parlò dolcemente, nel tentativo di consolarlo. "Non preoccuparti," sussurrò prima di correre via. "Ora vado a cercare aiuto."

Fu di ritorno solo pochi minuti più tardi.

L'ambulanza che aveva chiamato sarebbe arrivata da un momento all'altro, ma nel frattempo si sentiva in dovere fare tutto il possibile per aiutare quel povero malcapitato. Doveva essere stato coinvolto in un brutto incidente. Chissà come era finito lì?

Si chinò sul corpo del misterioso pilota e lo esaminò alla ricerca di qualche segno di vita, ma sembrava morto. Tuttavia la ragazza non volle darsi per vinta. Sapeva che nel qual caso il ferito avesse subito delle lesioni vertebrali non sarebbe stato prudente togliergli il casco; d'altro canto se invece aveva delle difficoltà a respirare, quell'arnese sulla faccia poteva ucciderlo. Perciò prese una decisione. Delicatamente sganciò gli attacchi e sfilò lentamente il pesante copricapo protettivo.

Per lo stupore di ciò che vide neppure terminò il movimento e rimase a fissarlo allibita, con l'elmetto in mano. "Ma è solo un ragazzo..." Si meravigliò, osservando i lineamenti contratti e vagamente esotici del giovane uomo steso ai suoi piedi incosciente, bagnato fradicio e sporco di sabbia. Valutò che non poteva essere molto più vecchio di lei.

Aggrottò le sopracciglia preoccupata; se in tutto quel tempo non aveva ancora ripreso conoscenza, doveva proprio trattarsi di una questione molto seria. Non sapeva cosa fare per lui, perciò rimase silenziosamente inginocchiata al suo fianco, in attesa dei soccorsi. Fu con grande sorpresa che pochi istanti più tardi le parve di scorgere il guizzo di un muscolo tendergli impercettibilmente la mascella. Prontamente si tese verso di lui speranzosa e attenta, decisa a non lasciarsi sfuggire neppure il minimo mutamento delle sue condizioni. Trattenne inconsciamente il fiato quando lo vide socchiudere lentamente le palpebre e ammiccare velocemente per focalizzare lo sguardo su di lei.

La giovane donna sospirò sollevata e sorrise a quell'evento inaspettato, ma in un istante il sorriso le morì sulle labbra, quando gli intensi occhi del pilota si indurirono e la fissarono con fredda quanto incomprensibile ferocia. Relena rimase pietrificata nel momento in cui quello che pochi istanti prima le era parso un ferito moribondo, scattò in piedi fulmineo, arretrando e nascondendosi il viso con una mano.

"Ha..hai visto?" La sua voce suonò simile ad un basso ruggito, ma a Relena parve di scorgervi una ingiustificata vena d'ansia.

"Visto cosa?" Chiese, troppo sorpresa perfino per spaventarsi.

Il ragazzo non rispose e piuttosto aprì il rigido scomparto che era applicato sul petto della sua tuta e premette il bottone rosso nascosto al suo interno.

Relena cacciò un gridolino stridulo e si riparò istintivamente la testa con le mani quando uno scoppio improvviso eruttò dalla tasca della tuta di volo e il pilota fu scagliato all'indietro dalla violenza della piccola esplosione. Tuttavia una manciata di secondi più tardi questi si rialzò nuovamente in piedi sotto gli occhi sgranati della ragazza ammutolita. Solo per un istante Relena scorse i segni dello shock sul volto gelido del ragazzo, perché immediatamente il suo sguardo tornò a farsi tagliente.

Paralizzata per la sorpresa, lo osservò attonita mentre, simile ad una belva ferita, si guardava attorno irrequieto in cerca di una via di fuga. L'arrivo dell'ambulanza a sirene spiegate calamitò l'attenzione di entrambi verso la strada, ma prima che Relena riuscisse a capire che cosa stesse accadendo, il ragazzo scattò verso gli infermieri appena emersi dal veicolo, li colpì con una serie di calci aggraziati quanto fulminei ed si impadronì rapidamente del mezzo di soccorso.

Senza parole la ragazza impiegò un po' di tempo per rendersi conto di cosa fosse appena accaduto.

Quasi per verificare di persona di non aver appena avuto una specie di allucinazione corse sulla strada soprastante, ma riuscì a scorgere l'ambulanza rubata che fuggiva a tutta velocità solo in lontananza. Se non fosse stato per i corpi degli infermieri svenuti a pochi passi da lei, avrebbe giurato che quell'incontro surreale non fosse mai avvenuto.

Chi era quel ragazzo? Era certamente un soldato, perché solamente un individuo ben addestrato avrebbe abbattuto tre uomini in quel modo e con una tale facilità, ma non aveva notato insegne sulla sua uniforme. E poi cos'era quel dispositivo che era esploso sulla sua tuta? Non riusciva a dare alcuna spiegazione alle proprie domande, ma se quel giovane l'aveva spaventata, nello stesso tempo aveva acceso in lei un'insana curiosità.

Sentì una voce interiore che la chiamava con urgenza ed uno strano senso d'emozione che le faceva martellare il cuore nel petto con esagerata prepotenza. Comprese che tutto ciò le stava accadendo perché senza alcuna motivazione razionale  avrebbe tanto voluto rivederlo e sapere di più sul suo conto. C'era qualcosa in lui che risvegliava in lei una sensazione familiare...Si sentì una sciocca, ma non poté fare a meno di agire seguendo i propri impulsi.

Lentamente e con grazia sollevò una mano, quasi volesse rivolgere un educato saluto ad un immaginario interlocutore. La voce le uscì spontaneamente dalle labbra, nonostante le sue parole non potessero essere udite da nessun altro se non da lei stessa. "Il mio nome è Relena Darlian," sussurrò. "Qual'è il tuo?"

*                      *                      *                      *                      *

New Tokyo

Palazzo dell'Opera

Quando finalmente cominciò il concerto, e le note potenti ed avvolgenti della musica salirono fino alla sua loggia personale, Treize Kusherenada si abbandonò sulla comoda poltrona di velluto e socchiuse gli occhi. Completamente rilassato si lasciò trasportare dalla melodia e si concesse un breve momento di commozione e stupore di fronte al meraviglioso spettacolo dato da decine di menti che lavoravano insieme come un ingranaggio perfetto. Era quella sublime armonia che rendeva l'orchestra un insieme di valore di gran lunga superiore alla somma delle parti che la componevano, ed era quell'armonia ciò che era in grado di comunicare agli ascoltatori un'emozione tanto intensa da risultare palpabile. Riflettendoci, gli parve incredibile che quei musicisti appartenessero alla stessa specie di coloro che si macchiavano di orrendi delitti e commettevano crimini efferati.

Treize sospirò, nel momento un cui la musica salì di tono con vigore e prepotenza, incendiando gli animi degli spettatori della stessa passione che secoli prima aveva acceso la mente del suo geniale compositore. 'Del resto c'è poco da stupirsi,' pensò Treize. 'Lo spirito combattivo fa parte della natura umana, e il gusto della violenza non manca mai di sedurre anche le persone più gentili ed insospettabili. Tutti noi abbiamo un lato oscuro che colora di tinte forti le nostre vite.'

Una singola, breve e discreta nota stonata spiccò fugacemente tra le altre, inducendo Treize a riaprire gli occhi con celato disappunto. Evidentemente qualcuno lo stava cercando sul suo vid-com personale, e ciò non era affatto un bene. Poche persone erano a conoscenza dei dati necessari per contattarlo, e visti gli ultimi sviluppi non era difficile immaginare chi potesse essere.

Allungò una mano elegantemente guantata di bianco verso il dispositivo posato sul tavolino accanto alla poltrona, ed abilitò la comunicazione. Non si stupì affatto di trovarsi di fronte l'immagine di un uomo dal volto coperto da un casco argenteo, vestito con un'impeccabile uniforme rosso rubino.

"Zechs." Salutò cortesemente. "La tua fama ti precede. Ho saputo che hai perso ben tre mobile suit nell'operazione di oggi." Stuzzicò con studiata noncuranza. Poi fece una pausa per osservare la reazione del proprio interlocutore e non ne rimase deluso. Marquise non diede segno alcuno di aver colto la provocazione e lo invitò a proseguire con il silenzio. "Visto che non è da te commettere certi errori...Dimmi. Cos'è successo?"

Il tenente-colonnello degli Specials prese la parola con fermezza e senza mostrare alcun disagio di fronte al proprio superiore. "Colonnello Kusherenada, ci sono indizi rilevanti per ritenere che il mobile suit che è stato abbattuto oggi sia un'unità di gundanio inviata dalle colonie."

Treize perse impercettibilmente il proprio autocontrollo, e per una frazione di secondo non fu in grado di celare la propria sorpresa. "Cosa? Gundanio hai detto?" La sua espressione stupita si fece rapidamente pensierosa. "Non sarà facile far accettare la cosa alla Federazione..."

Zechs tacque e poi riprese il proprio discorso dal punto in cui lo aveva lasciato. "Quello che sto cercando di dire è che si trattava di un Gundam..."

"Sì, capisco." La voce di Treize si riempì di pacato rammarico. Dopo una breve pausa di riflessione proseguì. "Tutto questo non sarebbe mai successo se vi fossimo stati noi al potere quindici anni fa."

Il tono composto di Treize cominciò ad urtare la pazienza di Zechs che invece stava facendo un'enorme fatica a non tradire le violente emozioni che ancora tormentavano il suo orgoglio. "La Marina federale si è offerta di occuparsi delle operazioni di recupero..." Disse, lasciando intendere la gravità delle implicazioni di quell'evento.

Treize annuì, comprendendo. "D'accordo, per adesso lascia che se ne occupino i miei uomini. Dopodiché farò entrare in azione i sommozzatori e solo allora te ne occuperai tu." Per qualche istante tacque, guardando il proprio interlocutore con intenzione. "Tuttavia non prendere iniziative troppo azzardate. Comprenderai che la situazione è troppo delicata per potersi permettere degli errori con la Federazione proprio adesso."

"Naturalmente." Zechs sorrise con maliziosa complicità ed annuì impercettibilmente prima di chiudere la comunicazione.

Treize sospirò e si appoggiò allo schienale vellutato della poltrona.

La musica del concerto aveva improvvisamente perso ogni attrattiva, e la conversazione che aveva appena tenuto con Zechs aveva innescato dentro di lui un tumultuoso flusso di pensieri.

'Un Gundam...dunque alla fine ci sono riusciti...'

Molti anni prima, quando ancora era un semplice capodivisione degli Specials, aveva sentito parlare i suoi superiori di un progetto piuttosto ardito portato avanti da alcuni istituti di ricerca spaziali che si proponevano di modificare dei mobile suit tradizionali con l'impiego di nuovi materiali e tecnologie. Allora era giovane e curioso, e senza curarsi delle conseguenze che avrebbe potuto subire era ricorso a tutti i mezzi legali e non a sua disposizione per scoprire qualcosa di più su quel programma. Era perfino riuscito a mettere le mani sul progetto preliminare di un sistema sperimentale a reti bioneurali che, secondo le intenzioni del progettista, sarebbe stato in grado di connettere direttamente il cervello del pilota con l'elaboratore centrale del mobile suit. Secondo le informazioni che era riuscito a raccogliere in seguito però, quelle ricerche d'avanguardia erano state bruscamente interrotte dal governo federale, che aveva prudentemente deciso impedire alle colonie di sviluppare qualsiasi forma di autonomia.  Così, per non correre rischi di alcun tipo, gli istituti di ricerca erano stati distrutti e con essi tutti i loro preziosi segreti.

'Beh...non proprio tutti,' pensò Treize con un sorrisetto sardonico. Lui era rimasto uno dei pochi che ancora erano a conoscenza di quel sogno che una volta era stato quel mobile suit straordinario chiamato Gundam, ed aveva condiviso quel segreto solo con i suoi collaboratori più stretti.

Adesso, se le informazioni che Zechs aveva raccolto erano esatte, si trovavano ad affrontare una minaccia a cui nessuno nel governo federale era adeguatamente preparato. Non sarebbe stato facile ma, se avesse giocato bene le proprie carte, con il vantaggio che gli concedevano le sue conoscenze avrebbe mutato il pericolo in profitto. Un sottile sorriso obliquo si disegnò sul suo volto aristocratico. Adorava le sfide, ma per il momento doveva ancora fare buon viso a cattivo gioco.

Controllò l'orologio e con una impercettibile smorfia di disappunto si alzò dal proprio seggio. Era tardi, e doveva assolutamente presenziare ad una riunione con i membri della Stato Maggiore delle forze armate federali.

Con calma si allontanò dalla loggia seguito dal leggero fruscio del lungo mantello dell'alta uniforme che indossava. Non c'era alcun motivo di affrettarsi. Anche se la seduta avesse avuto inizio senza di lui era certo che non avrebbe perso nulla di importante, e poi dal suo punto di vista, meno tempo avesse avuto a disposizione per parlare, e meno rischi avrebbe corso.

*             *                      *                      *                      *

New Tokyo

Distaccamento Stato Maggiore Federale del Settore Orientale

"Colonnello Kusherenada."

A Treize non sfuggì il tono di rimprovero che si nascondeva dietro il saluto che aveva appena ricevuto. "Vi prego di scusarmi per il ritardo." Rispose con studiata cortesia, entrando nel lussuoso ed antico salone. Sotto gli occhi degli altri membri dello Stato Maggiore dell'Esercito federale andò compostamente a sedersi nell'unico posto libero che era rimasto attorno al lungo tavolo ovale.

"Ci è stato riferito che ha perso ben tre unità nell'operazione di oggi." Cominciò seccato uno degli alti ufficiali, senza perdersi nei convenevoli di rito. "E' vero, colonnello Kusherenada?"

Treize non si scompose e mantenne un'enigmatica espressione rilassata, senza mostrare la minima sorpresa per il tono brusco con cui aveva avuto inizio la riunione. "Sì, signore." Confermò.

Alla sua destra il generale Septem raccolse la parola in tono aspro. "Ha perso ben tre unità! E solo per sedare una futile ribellione!"

Senza degnare l'uomo di una sola occhiata Trezie rispose alla domanda implicita. "Così facendo abbiamo impedito che una 'futile ribellione' diventasse qualcosa di più." Il suo tono risultò pacato, ma inequivocabilmente Treize aveva sottolineato in modo significativo le proprie parole.

Septem continuò, rosso di rabbia per la sottile mancanza di rispetto dell'ufficiale di OZ. "Non è dei risultati che sto parlando, ma del modo! E' così che spreca le risorse della Federazione?"

Treize sorrise impercettibilmente, guardando di sottecchi il proprio interlocutore con i suoi indecifrabili occhi azzurro ghiaccio. "Se mi permette una domanda, signore...Quando parla di risorse, intende dire i mobile suit o i soldati?"

Improvvisamente senza parole Septem tacque, facendo salire la tensione alle stelle tra i membri dell'assemblea. Fu a quel punto che il Comandante in Capo prese la parola. "Non è il momento di discutere di queste cose." Ammonì. "Quanto a lei colonnello, in futuro è pregato di evitare certi errori."

Treize chinò leggermente il capo in segno di rispetto. "Sì, signore."

"Bene, ora veniamo all'ordine del giorno per la riunione di oggi," riprese l'ufficiale superiore. Le luci si abbassarono e sullo schermo appeso al fondo della stanza comparve una mappa dello spazio attorno alla Terra. "Dobbiamo discutere circa le possibili azioni da intraprendere nei confronti delle colonie..."

Treize non prestò ulteriore attenzione al resto del discorso. Non ne aveva bisogno. Sapeva già perfettamente quale piega avrebbe preso quella riunione. In realtà capiva sempre in anticipo quale andamento avrebbero preso gli eventi, e per lui non era necessario entrare in possesso di molti dati per trarre delle conclusioni. Per dirla tutta, nonostante fosse un uomo ancora giovane erano veramente poche le cose che erano ancora in grado di sorprenderlo. La storia seguiva sempre dei percorsi che trovava facilmente prevedibili e, nonostante fosse il membro più giovane di quella assemblea, sembrava essere l'unico a sapere che, qualunque cosa fosse emersa da quell'incontro, non avrebbe avuto il potere di cambiare il futuro.

Treize riusciva istintivamente e senza sforzo a comprendere la complicata e naturale trama tessuta tra i rapporti di causa-effetto che portava ad una determinata conclusione, ma amava compiacersi di essere in grado di trarre le somme ricorrendo unicamente alla propria notevole capacità logica. 'L'esercito sta acquisendo troppo potere in questo tempo di pace...' Si disse, ma intimamente già sapeva che ormai la guerra tra la Terra e lo Spazio aveva avuto inizio. A lui sarebbe spettato il compito di sfruttare il conflitto più terrificante della storia dell'uomo nel modo più efficace.

'Ma prima, tutti gli attori devono prendere il loro posto sul palcoscenico...' Pensò con un vago sorriso. Per il momento doveva solo avere pazienza e aspettare di capire quale ruolo avrebbe dovuto far giocare ai protagonisti di quella vicenda.

Era sicuro che presto tutti avrebbero cominciato a far sentire la propria voce.

TBC...

~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°

AN: Nessuna nota, questa volta. Solo un abbraccio a tutti quelli che hanno letto. Un salutone, e alla prossima!! ^___^