Standard disclaimers: Sono nel primo capitolo.
Introduzione dell'autore: Ciao a tutti! Sono felice di essere di nuovo qui. Scusate le lentezza, ma vi avevo avvertiti. Spero che fino ad ora non vi siate annoiati e spero anche che quanto segue soddisfi le vostre aspettative.
Adesso....buona lettura a tutti e grazie per le review che mi avete inviato e che (spero) mi invierete in futuro! ^__^
Avvertenze: Nessuna.
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Ep. 2, Par. 1: "Quindi adesso diamoci da fare. Dobbiamo trovare quel Gundam prima di loro..."
By Darkwing
St.Gabriel Academy
Dopo aver passato una nottata affollata da sogni ossessivi e angoscianti, Relena si sentiva ancora più stanca della sera precedente. Il comportamento di Heero e soprattutto le parole con cui l'aveva lasciata il pomeriggio precedente evidentemente l'avevano scossa più di quanto non avesse voluto ammettere.
Probabilmente, se avesse potuto confidarsi con qualcuno circa l'accaduto si sarebbe sentita meglio, ma non aveva nessuno di cui potersi fidare fino a quel punto. Le sue amiche non avevano sentito le parole che lei ed Heero si erano scambiati, ma avevano visto chiaramente il modo in cui il ragazzo aveva reagito al suo gesto e già questo, a suo giudizio, non si era mostrato essere un bene. Infatti, scandalizzate ed indispettite per il comportamento del ragazzo, non avevano perso tempo e si erano premurate di diffondere rapidamente la notizia e adesso il fatto era sulla bocca di tutti. Anche se a loro avviso isolare Heero dal resto degli studenti era il minimo che questi si meritasse, Relena pensava che il silenzio sarebbe stato una condotta di gran lunga preferibile. Ormai comunque, c'era poco da fare, il danno era fatto.
Sospirando rassegnata, la ragazza si massaggiò leggermente una tempia dolente e poi si preparò per incontrarsi in palestra con le altre ragazze.
Le lezione settimanale di scherma non faceva parte del loro piano di studi ma, nonostante fosse uno sport che non amavano praticare, le altre ragazze lo ritenevano piacevole da seguire. A Relena invece non piacevano le origini violente che stavano alla base di quella disciplina, ma essendo un passatempo molto diffuso, soprattutto tra i giovani delle classi sociali più elevate, riteneva suo dovere familiarizzare con essa, anche se solo a livello teorico.
Quando Relena salì sugli spalti, le altre ragazze erano già affacciate alla balaustra intente ad osservare gli esercizi preparatori dei compagni e delle compagne sottostanti.
"Buongiorno, ragazze." Salutò sorridente.
"Ciao, Rellie" Rispose Martha in modo sinceramente affettuoso. "Dormito bene?"
Relena aveva già aperto bocca per rispondere quando una leggera gomitata di Sabine, seguita dalla sua voce squillante, richiamò la loro attenzione verso la palestra. "Ragazze! Guardate!"
Dopo che ebbero seguito con lo sguardo il dito puntato dell'amica, dovettero riconoscere che il suo stupore era più che giustificato e che quanto stava succedendo di sotto aveva in effetti poco di consueto.
Tutti gli studenti infatti, tranne due, avevano interrotto l'allenamento e si erano silenziosamente raccolti attorno alle pareti, attendendo pazientemente che uno dei due ragazzi al centro della palestra facesse o dicesse qualcosa.
Sembrava che il confronto che stava per avere luogo esulasse dal programma del giorno e a Relena parve che l'atmosfera tesa fosse più consona a quella che preludeva ad un duello piuttosto che ad un semplice allenamento.
"Ma cosa succede?" Chiese Martha, intimidita dall'evidente gravità della situazione.
Sabine agitò una mano per invitarla a tacere. "Facciamo silenzio. Alan sta dicendo qualcosa." Bisbigliò, accennando ad una delle due figure che si fronteggiavano in mezzo alla folla carica di aspettativa.
"Ho saputo che hai strappato l'invito di Relena." Esordì un giovane dagli sbiaditi capelli biondi. "Io sono un suo amico, e non mi piace affatto il modo in cui l'hai trattata. Un vero gentiluomo non si comporta così!" Concluse questi in tono risoluto.
Dopodichè, con un unico movimento fluido ed elegante, si calò sulla faccia la maschera protettiva e mise la propria arma in posizione di guardia.
Il viso impassibile dell'altro ragazzo non si scompose minimamente, anche di fronte al gesto minaccioso dello sfidante. Mantenendo la più assoluta tranquillità, Heero imitò l'avversario e si protesse il viso, aspettando poi che fosse l'altro a fare la prima mossa.
Relena impallidì. Sapeva che Alan non aveva mai nascosto il suo affetto per lei, ma non pensava che arrivasse a sfidare Heero per quello che era successo il giorno prima. Cosa sarebbe successo adesso?
Fu proprio allora che Alan si scagliò sull'avversario, brandendo il proprio fioretto con tutta l'energia di cui disponeva, e dando mostra di tutta l'abilità che lo rendeva il miglior atleta della squadra. Un affondo dopo l'altro incalzò Heero senza concedergli tregua e lo costrinse ad arretrare fino ai margini del campo di gara.
Relena trattenne il fiato. C'era qualcosa di strano nel ritmo che aveva preso quel confronto e, per quanto lei riuscisse a capire, era diverso da qualsiasi altra competizione a cui avesse mai assistito prima.
Alan attaccava senza posa e con tutta la rapidità di cui era capace, mentre il suo avversario non rispondeva ad alcuno dei fendenti che subiva e si limitava a parare i colpi. Da quanto poteva vedere, Heero si trovava in reale difficoltà visto che non riusciva a mettere a punto neppure una contromossa alle tecniche avversarie.
Eppure c'era qualcosa di strano in lui...
Nonostante il duello si stesse protraendo da alcuni minuti, Heero non dava alcun segno di cedimento, mentre Alan, nonostante potesse contare su un fisico tonico e ben allenato, cominciava ad accusare un evidente debito di ossigeno ed i suoi attacchi si proponevano ogni volta più lenti e disordinati.
Ad un certo punto, lasciando tutti di stucco, Heero abbandonò la condotta passiva che aveva tenuto fino ad allora e si mosse rapido come un fulmine, neutralzzando l'ultimo affondo dello sfidante. Con una precisione ed una rapidità disumane intercettò la punta dell'arma avversaria con quella del proprio fioretto e caricò il gesto con profondità tale che Alan non riuscì a mantenere la presa sull'elsa. La lama di Heero, provata per la tensione eccessiva, si spezzò sotto la potenza dell'attacco e schizzò in aria, roteando con un sibilo. Nonostante la sua arma fosse ormai irrimediabilmente danneggiata, Heero non esitò neppure per un istante ed invece di arrestarsi, perforò la maglia metallica che proteggeva il viso di Alan con il rimanente moncone del proprio fioretto.
Alcuni gelidi istanti, in cui tutti temettero per l'incolumità del proprio compagno, trascorsero nell'immobilità più assoluta. Poi Heero stesso fugò ogni dubbio in tal senso. Con la più sconcertante naturalezza estrasse la propria lama deturpata dalla maschera dell'altro ragazzo e, dopo essersi tolto la propria, si rivolse all'avversario attonito con voce bassa e ruvida.
"Dovevi dirmelo subito che il tuo problema era questo. Anziché strapparlo lo avrei dato a te."
Detto questo, si allontanò come se nulla fosse mai accaduto, lasciandosi alle spalle un coro di mormorii sommessi ed un Alan troppo scioccato per proferir parola.
"Santo cielo..." La voce appena percettibile di Martha, giunse a malapena alle orecchie di Relena, che continuava a fissare allibita il punto vuoto in cui pochi minuti prima si era svolto il duello.
Laura annuì ancora incredula. "Avete visto quanto è forte Heero?"
"Già." Confermò Sabine. "A vederlo però non si direbbe."
Relena sapeva che a quei primi commenti se ne sarebbero aggiunti molti altri e che si sarebbe parlato per giorni dell'episodio nonostante lei non avesse proprio nulla da dire al riguardo. Le sue amiche invece sembravano avere molte speculazioni da fare, e continuarono a commentare l'accaduto a bassa voce, anche quando all'interno della palestra tutti ebbero ripreso le loro attività. Sollevata vide Alan andarsi a sedere incolume in disparte, insieme ad alcuni amici che, a giudicare dalle loro espressioni preoccupate, continuavano a porgli domande circa il suo stato di salute.
Relena dal canto suo non era affatto stupita della forza che Heero celava in quel corpo snello. Lei aveva già avuto modo di verificare cosa fosse capace di fare quel ragazzo, e non pensava che avesse sfondato la maschera di Alan senza fargli neppure un graffio solo per un puro colpo di fortuna.
Heero doveva essere perfettamente cosciente del fatto che se avesse commesso anche solo un minimo errore, avrebbe potuto ferire molto seriamente il proprio avversario. Relena non pensava che Heero fosse pazzo o sciocco, perciò se si era spinto fino a quel punto doveva essere stato incredibilmente sicuro delle proprie azioni. Questo la riportava alla prima domanda che si era posta qualche ora addietro. Chi era veramente Heero Yuy?
* * * * *
Oceano Pacifico
Seconda Flotta Federale - Portaerei 'Chimaera'
'Un maledetto terrorista! Uno sporco assassino!' Il capitano della Seconda Flotta federale, inveì per l'ennesima volta contro il pilota del mobile suit non identificato che gli Specials avevano abbattuto alcuni giorni addietro. 'E si sta prendendo gioco di noi anche da morto!' Gridò frustrato dentro di sé.
Spazientito, si appoggiò pesantemente alla console della plancia di comando a cui aveva tenuto incollato lo sguardo negli ultimi due giorni. Scorse rapidamente le tabelle che riportavano i resoconti delle squadre di ricerca, ma ancora una volta rimase deluso.
"Ma quanto ci vuole per trovare un solo dannato mobile suit!" Gridò bruscamente, facendo sussultare l'addetto radio che gli stava accanto. "Dovè l'ufficiale di giornata? Voglio un rapporto immediato sullo stato delle ricerche!" Ordinò furioso.
Rispondendo prontamente al richiamo del suo superiore, un giovane con le insegne da tenente scattò sull'attenti ed eseguì un impeccabile saluto prima di procedere con il resoconto richiesto.
"Le squadre Sette e Nove sono rientrate poco fa, signore. Le squadre Otto e Dieci si stanno preparando alla partenza..."
"Anche un'ora fa si stavano preparando alla partenza!" Lo interruppe il capitano.
Il tono formale del giovane ufficiale vacillò leggermente per l'imbarazzo. "Signore...sul ponte hanno delle difficoltà a mettere in mare i mobile suit subacquei. Questa nave non è adeguatamente attrezzata per questo scopo e cercano di fare con i mezzi che hanno..."
Con un amaro sospiro il capitano dovette ammettere almeno con se stesso che il ragazzo aveva ragione. Gettò un'occhiata sul ponte di volo della portaerei di cui era al comando ed osservò per un instante le squadre di uomini sottostanti. Una piccola folla di tecnici e soldati si affacendava attorno alle compatte unità subacquee monoposto che in quel momento erano alloggiate sui montacarichi, originariamente destinati ai caccia e ai ricognitori. Era triste ammetterlo, ma era vero. Nella fretta di partire per quella missione, non avevano atteso l'intervento delle unità navali portamobilesuit e così avevano caricato i mobile suit acquatici sulla portaerei, contando di potersi arrangiare con quello che avevano. Non poteva certo fare una colpa di questo ai suoi uomini.
Un conciliante gesto della mano lo aiutò a smorzare i toni della propria risposta. "Lo so. Dica al responsabile del personale di organizzare dei turni supplementari. Dobbiamo accelerare i tempi."
'O tutta la Marina riderà di noi...' Aggiunse dentro di sé.
Ignorò il saluto rispettoso del tenente che aveva appena congedato e tornò ad osservare le frenetiche operazioni sul ponte di volo.
Erano giorni che stavano pattugliando quel tratto di mare e non avevano ancora trovato nulla. I piloti della corazzata che avevano abbattuto il mobile suit non identificato gli avevano fornito le coordinate del luogo dove era avvenuto l'impatto, ma fino ad allora non era servito a molto. Anche se tra la Marina e gli Specials non correva tradizionalmente buon sangue, non riteneva possibile che avessero mentito di proposito, per ridicolizzare il suo operato. Non potevano arrivare a tanto. O sì? Quei damerini arroganti e i loro gingilli tecnologici non gli erano mai piaciuti, ma meno che mai gli era piaciuto dipendere da loro per le informazioni di base dietro a quella missione.
La voce limpida del marconista richiamò improvvisamente la sua attenzione. "Signore, stiamo ricevendo una chiamata sulla frequenza riservata. Trasmissione audio e video."
"La mandi alla mia console."
Non appena si fu accomodato sulla poltrona, il suo piccolo schermo personale sfarfallò un istante prima di focalizzarsi sull'immagine trasmessa.
Non fece alcuna fatica a riconoscerlo. C'era un solo individuo tanto appariscente in tutte le Forze Armate ed era l'uomo che più di tutti gli risultava difficile sopportare. Soprattutto per il fatto che mentre lui per guadagnarsi i suoi gradi aveva vissuto in mare un vita intera, quel giovanotto pieno di sè era riuscito a raggiungere un pari livello ad un'età in cui molti frequentavano ancora l'Accademia. Decisamente quella non era la sua giornata.
"Zechs Marquise." Salutò, ignorando deliberatamente il grado del suo interlocutore.
La voce composta dell'ufficiale degli Specials accolse con falso calore il freddo benvenuto che aveva appena ricevuto. "Buongiorno, capitano." Sorrise leggermente. "Come procedono le vostre ricerche?"
L'espressione del federale mutò da fredda ad ostile. Non riusciva a capire dove volesse arrivare quel moccioso gallonato. Stava forse cercando di prendersi gioco di lui?
"Procedono benissimo." Ruggì.
"Bene." Zechs continuò a sorridere sotto il casco argenteo che gli nascondeva gli occhi. "Avevo sentito dire che avevate qualche problema con i mobile suit, ma sono lieto di sapere che non è così."
Impaziente di venire al dunque, il capitano tagliò corto. "Perchè ci ha chiamati? Cosa vuole?"
"Oh, beh...È molto imbarazzante in realtà, ma la mia è una richiesta di aiuto."
Non c'era modo di capire se Marquise stesse mentendo o parlando sul serio ma, per la prima volta da quando era cominciata, la conversazione stava prendendo una piega più gradevole. "E cosa potremmo fare per voi, colonnello?" Chiese educatamente il federale, utilizzando per la prima volta il legittimo grado dell'altro militare.
"In questo momento mi trovo a bordo del nostro nuovo sottomarino, ma sembra che il motore di dritta abbia qualche problema. Vi saremmo molto grati se poteste fornirci assistenza." Dichiarò infine Marquise. "Naturalmente, per ripagarvi del disturbo, saremmo ben lieti di aiutarvi per quanto possibile con le nostre unità subacquee."
L'anziano capitano si fregò il mento pensieroso. 'Un sottomarino nuovo che non funziona...Un altro spreco di denaro.' Infine annuì. "Una mano lava l'altra, eh colonnello?"
"Vedo che capisce cosa intendo." Fu la risposta complice. "E poi per me sarebbe davvero un grande dispiacere se il protrarsi di queste ricerche dovesse minare l'eccellente reputazione che lei gode presso il Quartier Generale."
Punto sul vivo, il capitano provò l'immediato impulso di spegnere quel mezzo sorriso sulla faccia di Marquise con un destro ben indirizzato, ma l'unica reazione che poteva concedersi in quel momento era quella di cercare di porre termine a quella conversazione il prima possibile. "D'accordo. Appena possibile darò disposizioni perchè una squadra di meccanici si occupi del vostro caso. Per adesso tenetevi alla larga e non intralciare le operazioni."
Marquise chinò elegantemente il capo e prese commiato. "Naturalmente, capitano. Passo e chiudo."
* * * * *
Oceano pacifico
Sottomarino di OZ 'Typhoon'
"Ma signore...il sottomarino non ha nulla che non va." Protestò timidamente uno dei piloti delle unità d'assalto acquatiche che Zechs aveva portato con sé sul sottomarino affidatogli da Treize.
"Lo so perfettamente. Ma loro non lo sanno e questo era l'unico modo per partecilare alle ricerche." Spiegò il tenente-colonnello di OZ. "Quindi adesso diamoci da fare. Dobbiamo trovare quel Gundam prima di loro..."
TBC...
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AN: Allora come vi sembra? Non mancate di farmi avere le vostre opinioni, sapete quanto siano preziose per me.
Un bacione a tutti e a presto!
