Standard disclaimers: Sono nel primo capitolo.
Introduzione dell'autore: Ciao a tutti! Rieccomi qui. Spero che il vostro interesse nei confronti della storia non sia scemato. Da parte mia mi sto divertendo molto a scriverla, perciò andrò allegramente avanti con questo progetto, vita reale permettendo.
Per adesso non mi resta che augurarvi una piacevole lettura!
Avvertenze: Nessuna.
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Ep. 2, Par. 2: "Sta forse leggendo un avvincente romanzo giallo, signorina?"
By Darkwing
Terra
St.Gabriel Academy
Erano già trascorsi alcuni giorni da quando aveva preso contatto con l'obiettivo, ma non aveva ancora capito se Relena Darlian fosse innocua o dovesse essere eliminata in quanto d'ostacolo alla missione. Naturalmente Heero non aveva dubbi circa il fatto che prima o poi avrebbe dovuto sbarazzarsi di lei, ma ucciderla in quel momento gli avrebbe probabilmente procurato più danni che vantaggi. Quando aveva scoperto che la ragazza era la figlia di un importante ministro, purtroppo aveva dovuto modificare i suoi piani originali dato che, per forza di cose, a quel punto farla sparire in modo discreto sarebbe stato impossibile. Per rimediare almeno in parte all'inconveniente aveva deciso di insediarsi temporaneamente al St. Gabriel e tenere il soggetto sotto controllo con discrezione.
La questione Relena Darlian comunque, non era l'unico problema su cui era costretto a lavorare. Ciò che lo tormentava maggiormente, da quando aveva messo piede sulla Terra, era stato il fatto che era stato costretto ad abbandonare il Wing sul fondo dell'oceano pur sapendo che il nemico ne era a conoscenza.
Tenere la Darlian sotto controllo era fondamentale per mantenere un sicuro anonimato, ma eliminare ogni traccia che poteva legare il Gundam alle colonie era sicuramente prioritario. Non poteva permettere che i dati contenuti nel computer di bordo cadessero nelle mani di OZ, e men che meno era ammissibile che il nemico potesse disporre di un'arma tanto potente quale era il suo Gundam. Ovviamente ciò significava che, visto che non aveva alcun mezzo per recuperarlo, doveva trovare il modo di distruggerlo.
Certamente, prima di lasciarlo, aveva inserito il dispositivo che avrebbe attivato il comando di auto-distruzione nel caso in cui qualcuno vi si fosse avvicinato troppo, ma Heero riteneva che non fosse sufficiente dato che poteva sempre essere disinnescato. Perciò quello che era necessario fare per essere assolutamente sicuri del risultato era accertarsi personalmente che venisse cancellata per sempre ogni traccia del mobile suit. Per questo però, doveva allontanarsi da lì.
Ciò che rendeva veramente difficile tale operazione era che, muoversi all'interno dell'Accademia senza farsi notare si era presentato molto più difficile di quanto avesse previsto in origine. Per qualche ragione che non era ancora riuscito a capire, la sua presenza aveva suscitato una grande curiosità tra gli studenti del college e, soprattutto quelli di sesso femminile, sembravano tenerlo costantemente d'occhio. La cosa non gli piaceva e lo metteva in qualche modo a disagio. Eppure non aveva rivolto la parola a nessuno, e aveva sempre cercato di evitare ogni coinvolgimento nelle attività mondane degli studenti. Come era possibile che questo non fosse stato sufficiente a tenerlo lontano dagli occhi di tutti? Perché, nonostante ogni suo sforzo, si era trovato al centro dell'attenzione per ben due volte in due giorni? Per quanto si sforzasse di capire dove aveva sbagliato, Heero non riusciva a darsi delle risposte. Per prudenza risolse che avrebbe dovuto agire con raddoppiata cautela ed allontanarsi senza che nessuno se ne avvedesse, ma aveva la spiacevole sensazione che in quella storia ci fosse qualcosa che esulava dal suo diretto controllo.
Sospirò e liberò la testa dalle preoccupazioni che minacciavano di distrarlo. Quella mattina probabilmente avrebbe finalmente potuto sfruttare una buona occasione.
Gli studenti sarebbero stati impegnati per diverse ore in una lezione di equitazione di gruppo e, dato che ognuno di loro avrebbe indossato degli abiti simili, sarebbero stati tutti poco riconoscibili da lontano. In breve, con un po' di fortuna nessuno avrebbe notato la sua assenza.
Uscì silenziosamente dalla propria stanza e si diresse verso le scuderie. Non erano rimasti molti cavalli nei box, segno che la maggior parte degli altri ragazzi era già impegnata sul campo scuola e che quindi molti degli allievi non erano più all'interno dell'istituto.
Sellò uno di quelli che erano rimasti e vi montò agilmente in groppa.
Non riconoscendo il proprio cavaliere abituale, l'animale diede immediatamente segno di nervosismo, ma Heero ne vinse rapidamente l'ostinazione e lo spronò al galoppo fuori dalla stalla.
Non aveva a disposizione un mezzo più veloce, ma per la breve distanza che separava la dependance degli studenti dalla villa in cui avevano sede gli uffici amministrativi andava più che bene. Inoltre, quando avesse fatto ritorno da quella piccola spedizione, sarebbe stato già pronto per mescolarsi al resto dei ragazzi.
Piantò i talloni nei fianchi della propria cavalcatura, costringendola ad aumentare il passo e percorse a tutta velocità i giardini sul retro del dormitorio. Quando giunse in prossimità dell'alta siepe d'alloro che delimitava la zona verde, incitò ancora il cavallo e lo guidò senza esitazione verso l'ostacolo che gli si parava davanti. Eccitato dalla sicurezza del ragazzo, l'animale non accennò a rallentare e, giunto in prossimità della barriera di foglie, spiccò un salto impeccabile, superandola senza difficoltà.
Con la maestria di un fantino provetto, Heero mantenne il proprio assetto in sella e proseguì la corsa forsennata verso la propria meta.
Non appena giunse sotto le finestre della Direzione arrestò il cavallo con un'impennata e studiò brevemente l'ambiente circostante. Si assicurò che non ci fossero telecamere poste a sorveglianza del perimetro e poi studiò un modo per introdursi all'interno dell'edificio senza farsi notare. Non sarebbe stato difficile. C'era una finestra aperta al secondo piano. Sarebbe passato di lì.
Si alzò cautamente in piedi sulla sella, ma il cavallo, stanco e sudato per il recente sforzo a cui lo aveva sottoposto, non mostrò alcuna intenzione di volersi spostare e lasciò al ragazzo tutto il tempo di concentrarsi sulla mossa successiva.
Heero osservò le volute degli stucchi che ornavano la facciata dell'antico palazzo e, senza neppure avvedersi della loro funzione decorativa, concluse che i dirigenti dell'istituto dovevano avere ben scarse nozioni di sicurezza se non avevano predisposto alcuna sorveglianza, nonostante la "scala" di gesso che si ritrovavano appesa alle finestre.
Senza perdere tempo in inutili riflessioni, spiccò un balzo fino a raggiungere con le mani il cornicione più basso. Si issò senza sforzo ed iniziò una silenziosa scalata verso la finestra aperta più vicina. Dopo essersi prudentemente assicurato che la stanza fosse vuota, si lasciò scivolare all'interno con la grazia furtiva di un gatto.
Per quanto fosse poco abituato a farlo, non poté evitare di sorridere compiaciuto quando si rese conto che per una volta la fortuna gli aveva dato una mano. In effetti non avrebbe potuto chiedere di meglio dato che la stanza in cui si trovava aveva tutto l'aspetto di essere un archivio.
Questo naturalmente significava che probabilmente era un luogo frequentato di rado e soprattutto che, oltre ad una polverosa montagna di inutili scartoffie, vi avrebbe trovato proprio quello che stava cercando: un computer.
Una rapida occhiata intorno fu sufficiente a confermare le sue supposizioni. Senza provocare alcun rumore, accostò una scarna sedia metallica al vecchio terminale che lampeggiava pigramente in un angolo buio, e si predispose al lavoro.
Risvegliato dal tocco del ragazzo il monitor del computer tornò ad illuminarsi, ma Heero storse il naso quando comparve il logo dell'istituto, accompagnato dal modulo telematico per la ricerca dei documenti archiviati. Era l'ultima cosa che gli serviva in quel momento. Risolse che sarebbe dovuto ricorrere a qualche trucchetto per sfruttare in modo più utile la rete informatica a cui quella macchina era connessa. Del resto quella che doveva portare avanti era sicuramente una ricerca che aveva poco di legale e non poteva aspettarsi che i computer dell'Accademia fossero predisposti per l'hacking.
Prima di veder premiati i propri sforzi però, dovette lavorare per diversi minuti e, solo dopo essersi imbattuto in una serie di vicoli ciechi e false speranze, poté permettersi di tirare un sospiro di sollievo. 'Bene,' si disse. 'Ecco finalmente qualcosa che fa al caso mio. E sono anche conservati nell'arsenale qui vicino. Non dovrebbe essere troppo difficile entrarne in possesso.'
Scorse rapidamente i dati tecnici che aveva trovato e la documentazione allegata. Fece una stampa della mappa della base federale che presto avrebbe dovuto visitare e la nascose sotto l'uniforme della scuola.
Ora che aveva le informazioni che gli servivano poteva anche preoccuparsi di rafforzare la propria copertura. Naturalmente quando aveva presentato i propri dati per l'iscrizione all'Accademia aveva dovuto costruirsi una falsa identità ma, se qualcuno avesse controllato con più attenzione il suo dossier, sarebbero inevitabilmente saltati fuori dei buchi. Non poteva permettersi fastidi o ritardi che potessero impedirgli di distruggere il Wing, perciò doveva provvedere.
Comunque non gli fu difficile infiltrarsi nell'archivio ed accedere al proprio file. Come si era immaginato era arrivato lì da così poco tempo che nessuno aveva ancora aggiornato le cartelle degli studenti, perciò non incontrò alcun problema nell'inserire le informazioni mancanti. Sorrise truce, pensando che quel piccolo atto di pirateria gli avrebbe garantito una tranquilla permanenza al St. Gabriel al sicuro da sospetti ed ingerenze economiche. Ingannare i terrestri era veramente facile.
In effetti a quel punto si era convinto che anche senza l'impiego di un mobile suit avrebbe ancora potuto fare qualcosa di utile per le colonie. Certo senza il Wing non sarebbe stata la stessa cosa, ma Heero sapeva bene che quanto gli era successo fino a quel momento non era affatto sufficiente per renderlo inoffensivo. L'operazione Meteora forse era fallita, ma non la sua missione.
A patto ovviamente che gli incontri imprevisti fossero finiti.
* * * * *
"Ragazze, ma cosa sta facendo Heero stamattina? Non si è ancora visto!" Laura si alzò in punta di pedi per cercare di scorgere il compagno di corso tra i gruppetti degli altri studenti, ma un po' per il fatto che tutti erano vestiti uguali e un po' perché i cavalli le ingombravano la vista non ebbe un grande successo. Per quanto poteva vedere comunque gli altri ragazzi erano quasi tutti in campo, ma di Heero non c'era traccia. "Tu riesci a vederlo, Relena?"
La ragazza, che era già in groppa alla propria cavalcatura, si guardò attorno ma, non riuscendo a distinguerlo, scosse leggermente la testa in segno di diniego.
Martha si preoccupò immediatamente. "Ma cosa gli sarà successo? La lezione sta per cominciare."
"Non è proprio il caso di preoccuparsi per lui, credetemi." Esordì Sabine, raggiungendo le altre in quel momento. "Avevo dimenticato i guanti in camera, e salendo indovinate un po' chi ho trovato?" Stuzzicò allegramente, finendo di legarsi il "cap" sotto il mento.
"Heero era in camera tua?"
L'espressione stupita e scandalizzata di Martha strappò a Sabine una risata genuina. "Ma no! Cosa hai capito! È passato al galoppo proprio sotto alla mia finestra e vi posso assicurare che quel ragazzo non ha affatto bisogno di lezioni!"
Relena tacque mentre le sue amiche continuavano a fare speculazioni di ogni tipo circa dove il loro compagno avesse imparato a cavalcare tanto bene. Personalmente a lei non premeva affatto di sapere dove Heero avesse preso le sue lezioni di equitazione. La domanda che invece le stava ronzando silenziosamente in testa era: perchè non era lì con loro?
Magari non c'era alcun mistero dietro la sua assenza e poteva tranquillamente essere possibile che, sapendo che si sarebbe annoiato alla lezione, avesse preferito fare una cavalcata nel parco per conto proprio. La cosa però, per qualche motivo non le risultava verosimile. Non che avesse delle ragioni valide per pensarlo, ma secondo lei Heero non si era allontanato per cercare un po' di solitudine...
"Relena? Guarda che l'istruttore ci sta chiamando."
La ragazza si riscosse alla voce squillante dell'amica che in quel momento si era affiancata a lei con il proprio cavallo. "Eh? Uh..sì scusa. Ero un po' distratta, Sabine." Sotto lo sguardo interrogativo delle amiche, spronò il cavallo al piccolo trotto e si unì al resto degli studenti sul campo scuola.
Solitamente le piaceva cavalcare insieme agli altri, ma quella mattina era troppo insofferente per riuscire a godersi la giornata e ascoltare i consigli del maestro. Sbuffando si rese conto che non era mai stata tanto distratta in vita sua come negli ultimi due giorni e la cosa non le piaceva affatto. Oppure sì?
In perfetto accordo con le premesse della mattinata, Relena passò il resto della giornata con la testa tra le nuvole. Le lezioni le scivolarono addosso senza che la ragazza neppure se ne avvedesse e concentrarsi nello studio le fu impossibile. Il cervello continuava a disobbedirle con ostinazione e la obbligava a lunghe e contorte riflessioni che finivano sempre per avere lo stesso unico, misterioso, ossessionante soggetto: Heero Yuy.
Al termine della giornata Relena aveva trascorso così tanto tempo a costruire fantasie e situazioni che vedessero coinvolto il suo nuovo compagno di corso che faceva fatica a distinguere gli episodi realmente accaduti da quelli che aveva immaginato. In breve non riusciva a toglierselo dalla testa.
Neanche quando salì sulla propria macchina per recarsi alla residenza dove avrebbe avuto luogo il ricevimento per il suo compleanno riuscì a prestare attenzione a quello che stava facendo.
"Relena?" La richiamò Laura con discrezione. "Hai capito cosa ti ho detto?"
Relena sbatté rapidamente le palpebre prima di focalizzare nuovamente la vista sulle amiche che l'avevano accompagnata. "Sì? Oh, scusa. Potresti ripetere per favore?"
Martha si accostò all'amica e la guardò in viso con fare preoccupato. "Sei sicura che vada tutto bene? È tutto il giorno che sei strana."
Relena si affrettò a rispondere. "No, no. Vi prego, ragazze, non preoccupatevi per me, va tutto benissimo."
"Forza allora!" Sorrise Sabine. "Non fare quella faccia. Sorridi! Non sei contenta che oggi è il tuo compleanno?"
"Sì, certo." Rispose Relena sorridendo poco convinta.
"Allora a stasera!" Salutò Sabine entusiasta.
"A stasera." Relena salutò con la mano le altre ragazze, mentre Peygan metteva in moto la vettura e si allontanava dal marciapiede.
Finalmente sola, Relena sospirò e si rilassò sul comodo sedile posteriore della sua Limousine. Chiuse un attimo gli occhi per tentare di dimenticare la tensione, ma quando dentro di sé rivide quello sguardo gelido e profondo che l'aveva intimamente tormentata per tutta la giornata, fu costretta a riaprirli. Aggrottò pensierosa le sopracciglia. Ma perché quel ragazzo la incuriosiva tanto? Cosa aveva di tanto speciale?
Come fossero state le immagini di un film, dentro di sé lo rivide inerte sulla spiaggia con quella anonima tuta di volo; ricordò il suo sguardo spaventato e la sua voce rabbiosa; la breve colluttazione con gli infermieri e la fuga precipitosa sull'ambulanza rubata. Per l'ennesima volta ripassò la sequenza degli eventi che si erano susseguiti dopo quel fatidico giorno: la sua presenza inaspettata al St. Gabriel e quelle parole che le aveva sussurrato sulla terrazza...il duello che aveva combattuto con Alan e....Un momento!
"Ora capisco il perché di quelle parole!" Esclamò, senza rendersi conto di aver parlato ad alta voce.
Peygan soffocò una risatina. "Sta forse leggendo un avvincente romanzo giallo, signorina?"
Relena arrossì per l'imbarazzo di essere stata colta a parlare da sola e balbettò una scusa fiacca. "Eh...sì, Peygan. È proprio così. Un giallo." 'Solo che non si tratta di un romanzo.' Aggiunse, rivolgendosi unicamente a se stessa.
Il tuffo al cuore che le tolse il fiato per un istante le mandò contemporaneamente un brivido a correre lungo la spina dorsale. D'un tratto le parve evidente che Heero nascondesse un segreto e che l'aura di mistero che lo circondava fosse qualcosa che andava ben oltre il suo carattere introverso. Era un segreto che lei aveva involontariamente messo in pericolo quel giorno sulla spiaggia ed evidentemente era tanto importante da valere più della sua stessa vita.
TBC...
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A.N. (Un po' più lunga del solito ^.^;;): Eccoci qui. Come sempre aspetto le vostre opinioni. Sono piuttosto curiosa di sapere come la pensate perché dovete sapere che, probabilmente a dispetto delle apparenze, questo paragrafo ed il precedente per me sono stati una vera sfida. Una sfida che si scrive 'sfida', ma si legge Relena Darlian. Vedete, la pupa in questione non è mai stata l'oggetto delle mie simpatie più sviscerate. (Non è che la odi - per carità! In fondo non esiste! - semplicemente è un personaggio che non trovo di per sé accattivante).
A questo punto immagino vi stiate chiedendo perché dedichi interi paragrafi ad un personaggio che non mi è simpatico. Avete tutte le ragioni.
Il fatto è che, a mio modesto avviso, la responsabilità di questa cattiva fama di cui talvolta Relena gode nel fandom è da ricercare nelle mani degli autori che l'hanno creata e non nel suo personaggio in se stesso. Nelle loro intenzioni probabilmente doveva essere un personaggio estremamente positivo ma, mentre nel delineare altri protagonisti hanno fatto centro, con lei credo abbiano fatto un grosso buco nell'acqua. Ai miei occhi il risultato che ne è uscito fuori è stato molto scarso e deludente.
Il più delle volte appare come una ragazzina viziata ed incosciente, romantica e melodrammatica, idealista ed irrazionale, e che per di più per i nostri eroi è più una palla al piede che altro. Come fa ad esserci simpatica una così? Credo sia oggettivamente impossibile. Eppure a questo punto emerge un'incongruenza.
Lei appare così agli occhi di noi osservatori, ma evidentemente non lo è dinanzi a quelli dei protagonisti della serie. Per ragioni a me non del tutto chiare, riesce effettivamente ad esercitare la propria influenza sulle persone, a plasmare gli eventi ed ad avere un peso nella storia personale degli altri protagonisti così come in quella del resto del mondo. Una qualsiasi ragazzina viziata non potrebbe riuscirvi. Che ci piaccia o no è evidente che la tanto discussa principessina sia qualcosa di più (o di meno) che una semplice reginotta coccolata. La mia sfida è scoprire che cos'è questo qualcosa che la distingue dalle altre sue coetanee.
Dato che è qualcosa di cui lei stessa sembra non essere consapevole, immagino mi ci vorrà tempo per sviluppare adeguatamente la sua personalità e fornire una base logica e verosimile alle sue azioni, a volte così incomprensibili o macchiate da eccessiva teatralità.
Non so se nella mia ricerca sono partita con il piede giusto. Questo sarete voi a dirmelo. Io posso solo promettere che farò del mio meglio.
Salutoni e alla prossima!
