Standard disclaimers: Sono nel primo capitolo.
Introduzione dell'autore: Potete gioire! Per una volta non c'è alcuna introduzione! Solo leggete attentamente le avvertenze prima dell'uso! ^_~
Buona lettura!
Avvertenze: Violenza esplicita. Vivamente sconsigliato ai bambini. Rated R.
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Ep. 2, Par. 3: "Come ho detto, non sappiamo cosa stia succedendo."
By Darkwing
Terra
St.Gabriel Academy
Nel silenzio della propria stanza, Heero si accostò alla finestra, lanciando occhiate indagatrici agli studenti che si stavano avviando verso i cancelli dell'istituto. Una stravagante Limousine rosa si accostò davanti al marciapiede e ne uscì un vecchio elegantemente vestito. Quando l'uomo si inchinò leggermente al passaggio di un gruppetto di ragazze, Heero spostò la propria attenzione sulle nuove arrivate. Riconobbe immediatamente la cascata di capelli color miele e le movenze composte ed eleganti della giovane donna cui si rivolgevano le attenzioni dell'anziano autista, ed involontariamente si accigliò. Era Relena Darlian, il bersaglio numero due della sua lista.
L'ombra di un sorriso acido si disegnò sul volto del ragazzo. Per una volta la Darlian gli sarebbe stata più utile viva che morta. Dalle voci che aveva sentito, sembrava che molti degli studenti del college si sarebbero allontanati quella sera per andare al ricevimento, organizzato per festeggiare il compleanno di quella ragazza. Questo gli avrebbe dato un ottima opportunità per allontanarsi senza dare nell'occhio. Avrebbe agito appena possibile.
Attese con pazienza per diversi minuti, sorvegliando l'uscita dell'Accademia, finché un soddisfacente numero di studenti non ebbe abbandonato l'edificio. A quel punto iniziò i propri preparativi. Si spogliò dell'uniforme scolastica la quale, nonostante fino a quel momento si fosse dimostrata un valido travestimento, sarebbe stata del tutto inadeguata per il compito che avrebbe dovuto affrontare di lì a poco. Indossò una pratica canottiera verde oliva e un paio di scuri pantaloncini attillati che gli avrebbero consentito una totale libertà d'azione senza impacciarlo. Poi si diresse verso la cassettiera e frugò sotto la biancheria senza creare disordine; dopo un istante ne estrasse una pistola e una scatola di munizioni. Caricò l'arma con uno scatto e se la infilò nella cintura dei pantaloni dietro la schiena. Fece mente locale per accertarsi di non aver tralasciato nulla e poi si diresse verso la finestra; la aprì e fece una rapida scansione a vista della zona. Accertatosi di non essere osservato saltò agilmente di sotto, atterrando con un tonfo sordo; poi scattò fulmineo verso un cespuglio fiorito e si nascose.
Una coppia di studenti gli passò davanti, ma entrambi proseguirono senza aver dato segno di averlo notato. Non appena si furono allontanati, Heero corse verso l'edificio che veniva usato come magazzino. Data l'ora, gli addetti al servizio mensa dell'istituto dovevano aver terminato il loro turno pomeridiano e nell'arco di pochi minuti se ne sarebbero andati per lasciare il posto ai colleghi del turno serale.
Heero svoltò l'angolo e si appiattì dietro una colonna. Il camioncino con cui se ne sarebbe andato era ancora posteggiato lì. 'Bene. Non mi resta che aspettare.'
Silenzioso come un gatto, Heero percorse un tratto di giardino per avvicinarsi il più possibile al camion, senza essere visto, e attese. Finalmente la sua pazienza fu premiata pochi minuti dopo, quando il guidatore e i suoi colleghi uscirono dal magazzino. Non appena tutti furono saliti, Heero sgattaiolò fuori dal suo nascondiglio in mezzo al verde e rotolò velocemente sotto il mezzo, aggrappandosi contemporaneamente al suo ventre polveroso e unto.
Quando la vettura si mise in moto, Heero rafforzò la propria presa e ignorò il calore crescente che emanavano i condotti del motore, ma non cedette di un solo millimetro ed invece chiuse gli occhi ed attese ancora.
Dopo qualche chilometro di strada, Heero riconobbe la fitta ad incolta boscaglia in cui aveva nascosto l'ambulanza con cui era fuggito, perciò decise che era il momento giusto per rinunciare al passaggio. Inclinò la testa indietro e verificò che non ci fossero veicoli alle loro spalle, poi si lasciò andare e, proteggendosi la nuca con le mani, rotolò al margine della strada non appena ebbe toccato il suolo.
Trascurando le contusioni che la manovra gli era costata, balzò in piedi e corse nella macchia, alla ricerca del veicolo di soccorso che vi aveva lasciato. Non appena lo raggiunse, si affrettò ad aprire il cofano per fare un veloce inventario di ciò di cui disponeva. Per portare avanti il suo piano aveva bisogno di diverse cose e perciò quello che mancava avrebbe dovuto procurarselo.
Oltre ad alcuni effetti personali degli infermieri e che non avrebbero avuto alcuna utilità, trovò un camice con il relativo tesserino di riconoscimento del proprietario e delle attrezzature mediche. Annuì soddisfatto: quelli gli sarebbero stati utili in un secondo tempo, per infiltrarsi all'interno del porto. Quello che gli serviva in quel momento comunque era la cassetta degli attrezzi che era legata all'interno del vano motore, perciò la sganciò e la sistemò nell'abitacolo per averla a portata di mano. Infine si sedette alla guida del veicolo e si arrestò un istante, prima di mettere in moto, per ripassare brevemente le fasi del piano che aveva studiato in ogni dettaglio.
Heero strinse gli occhi a fessura, concentrandosi. Nonostante fosse cosciente della difficoltà dell'operazione, era anche convinto di non avere altre alternative, quindi non poteva permettersi errori. Il Wing doveva essere distrutto a qualunque costo.
Ingranò la marcia e partì, dirigendosi con sicurezza verso il luogo in cui avrebbe trovato il resto del materiale che gli serviva: la polveriera della Marina.
In base ai dati che aveva raccolto, nel deposito sotterraneo situato nel settore est del golfo erano custodite le uniche testate acquatiche federali che fossero abbastanza potenti da riuscire a penetrare la corazzatura del suo mobile suit. Il primo passo sarebbe stato procurarsene un numero adeguato. Aveva valutato che tre sarebbero state sufficienti, se fossero state lanciate contemporaneamente.
Certo, entrare nel magazzino e portare fuori tre siluri non sarebbe stato banale. La polveriera era stata interamente costruita sotto la collina ed aveva due soli ingressi, uno su ogni lato del promontorio, e lui agiva solo. L'apparente inespugnabilità della struttura tuttavia avrebbe potuto anche rivelarsi vantaggiosa.
Arrivato a poche centinaia di metri dal bivio che portava al distaccamento della Marina, Heero condusse lentamente l'ambulanza fuori strada in modo che la vegetazione la mimetizzasse, e si allontanò velocemente. Evitando ogni rumore inutile, si avvicinò il più possibile all'ingresso e, rimanendo nascosto, studiò attentamente la situazione.
C'erano soltanto due soldati di piantone. Uno era nella guardiola alla sinistra dei cancelli, mentre l'altro sorvegliava il bosco dall'alto, chiuso all'interno della garitta di cemento armato che si ergeva sul lato destro.
Heero sorrise truce. Come si era aspettato, la naturale impenetrabilità di quel rifugio aveva indotto i terrestri a sottovalutare la necessità di una sorveglianza adeguata. Stando così le cose, entrare sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Facendo un ampio giro, Heero si avvicinò lateralmente all'ingresso che si apriva nel fianco della collina, riuscendo in questo modo a non farsi scorgere dalle due sentinelle. Arrivato all'angolo, si sporse quel tanto che bastava per accertarsi che le posizioni dei due soldati non fossero cambiate. A quel punto si fece scorgere per un istante dalla guardia che era al piano terra ed immediatamente si ritrasse dietro la spessa contrafforte di cemento che contornava il portone d'ingresso.
Come da manuale, il soldato si staccò incautamente dalla propria guardiola per verificare quello che gli pareva di aver visto, ma Heero non gli diede tempo di reagire. Non appena l'ingenuo federale ebbe voltato l'angolo, allontanandosi in questo modo dal campo visivo del collega, Heero si staccò dalla parete contro la quale si era appiattito e lo afferrò per la gola, spezzandogli il collo con uno schiocco prima che questi potesse emettere un singolo lamento.
Nel più assoluto silenzio, il ragazzo si caricò in spalla il corpo ancora molle del soldato e lo allontanò da lì, nascondendolo tra i cespugli. Lo perquisì in fretta, alla ricerca di qualcosa di utile, e con soddisfazione gli trovò addosso la tessera magnetica con cui presumibilmente avrebbe potuto aprire il portone d'ingresso. Prima di andarsene, prese anche il coltello da battaglia che il soldato aveva in dotazione, ma che non era servito a salvargli la vita. 'E adesso devo occuparmi del secondo.' Rifletté Heero, mantenendo la mente focalizzata sul suo scopo.
Tornò in dietro e gettò un'occhiata furtiva dietro l'angolo. Prendendo atto della situazione, scosse lentamente la testa incredulo. Tra le feritoie della garitta era ancora visibile il secondo uomo, che non si era mosso da lì nonostante l'improvvisa assenza del compagno. Probabilmente aveva pensato che il collega si fosse allontanato nella boscaglia per far fronte ad una necessità fisiologica, ma se la Federazione aveva addestrato così i suoi uomini, non c'era da stupirsi che OZ avesse acquisito un ruolo tanto importante nella politica planetaria.
Con la lama del coltello tra le dita, Heero fece un passo allo scoperto e si posizionò rapidamente di fronte alla feritoia laterale, dietro la quale era appostato il nemico, rimanendo in attesa. Non appena questi lo vide e si fu accostato al pertugio per osservare meglio, Heero prese la mira e lanciò il coltello in direzione della fessura, centrando il soldato in piena fronte. Il corpo del federale scivolò sul pavimento in silenzio, liberando la stretta apertura, e lasciando nuovamente filtrare i raggi del sole.
'Bene. Tutto sta andando come pianificato.' Heero, diede un'altra rapida occhiata in giro e poi tornò indietro di corsa. Ora poteva recuperare l'ambulanza e procedere con il secondo passo dell'operazione.
In men che non si dica condusse il veicolo di fronte ai cancelli ed usò la tessera che aveva trovato addosso al soldato per aprirli. Non appena le pesanti saracinesche corazzate del bunker sotterraneo si furono aperte, Heero condusse il veicolo all'interno del magazzino.
Il ragazzo controllò l'orologio. Dato che i turni di guardia si susseguivano ogni due ore, gli restavano ancora quarantacinque minuti prima che qualcuno venisse a sostituire le sentinelle che aveva neutralizzato. Doveva sbrigarsi se non voleva essere scoperto.
Avendo preventivamente memorizzato la mappa della struttura, non gli fu difficile trovare il settore che stava cercando. Dovette servirsi di un grimaldello che aveva trovato tra gli attrezzi dell'ambulanza per spezzare la serratura, ma i suoi sforzi furono generosamente premiati dalla vista che lo accolse. I siluri a risonanza che gli servivano salutarono il suo ingresso con lo sguardo opaco delle loro testate, perfettamente allineate sui carrelli da trasporto e già pronte per essere caricate.
Era un bene che fossero già collocate sui carrelli, ma a Heero ne servivano tre da lanciare contemporaneamente, perciò avrebbe dovuto apportare alcune piccole modifiche alla programmazione del loro sistema di guida. Dopo aver preso il resto degli attrezzi rotolò sotto un carrello carico e si mise a lavoro.
Per certi versi quei siluri erano diversi da quelli che aveva visto fino a quel momento, ma non lo erano poi così tanto. Dopo i primi momenti necessari per studiare i circuiti, Heero riuscì facilmente a collegare gli inneschi dei detonatori al sistema di acquisizione automatico dei bersagli in modo che i siluri fossero costretti a brillare insieme. Estrasse il disco che aveva preparato con i dati del Wing e caricò le coordinate del Gundam abbandonato nella memoria del sistema di guida dei siluri.
Terminato il lavoro, il ragazzo si affrettò a caricare le testate nel vano posteriore dell'ambulanza con l'aiuto di un carrello elevatore e si diede un'altra occhiata in giro.
Visto che era lì poteva procurarsi anche qualche altra cosetta. Esplorò con cura gli scaffali, come se fosse stato a fare spesa in un supermercato, e notò alcuni pacchi di esplosivo e dei fumogeni. Ne prese una cassa di ciascuno e li caricò sull'ambulanza. Non sapeva ancora con esattezza a cosa gli sarebbero serviti, ma era certo che sarebbe stato meglio averli che essere senza.
Risalito a bordo del veicolo che aveva rubato, mise in moto e uscì rapidamente del magazzino, senza curarsi di richiudere le saracinesche alle sue spalle.
Pochi minuti dopo stava già percorrendo la strada costiera a tutta velocità, diretto verso il lato ovest del golfo, dove erano collocate le strutture portuali vere e proprie della Marina. Adesso non gli restava che mettere in atto la seconda fase del piano. Infiltrarsi nel porto e riuscire ad impadronirsi di un sottomarino per quel tanto che bastava per usarne i tubi di lancio.
Avrebbe dovuto procedere per gradi, ma era sicuro di potercela fare. L'unica incognita era il tempo. Era sicuro che OZ fosse già sulle tracce del suo Gundam, ma poteva ancora arrivare prima di loro se avesse fatto in fretta.
* * * * *
Oceano pacifico
Sottomarino di OZ 'Typhoon'
Tempismo era il termine in cui Zechs Marquise indicava la fortuna. Trovarsi nel posto giusto al momento giusto non era semplicemente un fattore dettato dal caso. Il dominio delle situazioni non era un lusso che gli uomini si potessero permettere senza fatica e, secondo la sua esperienza, era necessario sfidare la sorte per tramutare una circostanza sfavorevole in un vantaggio. Nella sua vita non aveva mai guadagnato nulla senza rischiare più di quanto non intendesse acquisire, e quella volta non sarebbe stato diverso.
Era già da un pezzo che Marquise teneva lo sguardo fisso sullo schermo azzurrognolo di una console e studiava immagini del fondo marino. Non si trattava di filmati reali ovviamente, ma di simulazioni che il computer di bordo ricostruiva in tempo reale partendo dai dati del sonar. Impiegare il SAAS [1] era un metodo di gran lunga più efficace per scandagliare il fondale di quando non lo sarebbe stato l'impiego di telecamere ottiche - queste ultime infatti non avrebbero funzionato in ambienti troppo bui o sarebbero state inutili in acque torbide - ma nonostante tutto non avevano ancora trovato nulla. Avrebbero dovuto moltiplicare le loro probabilità di successo impiegando i mobile suit acquatici, anche se ciò avrebbe potuto creare degli attriti con le squadre dei federali.
"I detector rilevano la presenza di relitti metallici." Annunciò l'addetto ai sensori. "Le squadre della Marina sono già sul posto, signore."
Zechs aggrottò le sopracciglia con disappunto. 'Sono arrivati prima di noi, ma forse c'è ancora speranza...'
"Fate preparare il Cancer e i Pisces." Ordinò senza alzare lo sguardo dalla sua console.
"Con il suo permesso, signore, potrei occuparmene io."
Marquise alzò la testa per incontrare gli occhi limpidi e determinati del secondo pilota della sua corazzata. Il ragazzo aveva chiesto e ottenuto di accompagnarlo in quella spedizione, ma onestamente non pensava che si sarebbe dimostrato tanto intraprendente.
"Lo sai che là fuori non è come nello spazio, vero?" Lo ammonì con cautela.
Il giovane raddrizzò le spalle vagamente a disagio di fronte al proprio superiore. "Sì, signore, lo so. Ma vorrei farlo ugualmente."
Marquise lo osservò per un istante, come se una singola occhiata per lui fosse sufficiente a valutare l'adeguatezza del suo aiutante ed infine annuì. "D'accordo, ma fai attenzione. Prendi tu il comando della squadra e tieniti in costante contatto radio con noi. Non prendere iniziative."
"Sì, signore."
Marquise sospirò mentre il ragazzo scattava sull'attenti e si allontanava di corsa, già carico di adrenalina. Poteva capire benissimo come si sentiva quel giovanotto. Anche lui era stato un cadetto desideroso di emergere quando era uscito dall'Accademia. Sorrise leggermente. Per essere sinceri non era cambiato molto da allora. In pochi anni l'unica cosa di lui che era veramente cambiata era l'entità delle sue aspirazioni. Se le capacità di quel ragazzo si fossero dimostrate all'altezza del suo entusiasmo avrebbe fatto anche lui una rapida carriera.
Un rumore sordo risuonò e fece vibrare le spesse pareti cave del sottomarino, interrompendo la sua breve distrazione.
"Ma cos...Un esplosione!" Esclamò sorpreso, guardando interrogativamente l'ufficiale che era alla postazione sonar.
"Confermo, signore." Dichiarò il tecnico con prontezza. "Diversi mezzi della flotta federale sono scomparsi alla nostra stessa profondità."
Immediatamente Marquise fece udire la propria voce sul ponte. "Spegnere i motori!"
L'ordine venne concitatamente passato di bocca in bocca tra gli ufficiali del ponte di comando e, via radio, raggiunse la sala macchine.
"Motori spenti." Confermò l'addetto alle comunicazioni, mentre il sommesso ronzio delle turbine scemava gradualmente, fino a scomparire.
Inconsciamente tutti trattennero il respiro mentre un'altro tuono distante fece vibrare l'acqua dell'oceano.
"Cancer e Pisces sono già fuori, signore..." Avanzò sottovoce il tecnico sonar, preoccupato per la sorte dei compagni.
"Lo so." Rispose Marquise con tono ugualmente teso, ma al momento non possiamo farci niente. Dovranno cavarsela da soli."
Dopo una pausa carica d'apprensione il tecnico diede voce ad un'altro timido, ma legittimo dubbio. "Pensa che sia il Gundam, signore?"
"Non credo." Disse Zechs, non del tutto convinto. 'Ma allora cos'è?' Si domandò brevemente, mentre le esplosioni dei mezzi federali riecheggiavano nelle profondità dell'oceano.
Un sibilo acuto e sinistro accompagnò il fragore di un'esplosione più vicina delle altre, seguito immediatamente dal rombo potente e vibrante di altre detonazioni. Un colpo esplose tanto vicino allo scafo che il sottomarino perse l'assetto e si inclinò pericolosamente su un fianco, facendo cadere i membri dell'equipaggio che erano in piedi. Improvvisamente le luci si spensero, scattarono le sirene e il ponte fu inondato dall'opprimente bagliore intermittente dell'allarme rosso.
Lo scricchiolio sinistro delle strutture metalliche, sottoposte all'improvvisa tensione, percorse il sottomarino per tutta la sua lunghezza, mandando brividi di sorpresa e timore a scorrere lungo le membra dei soldati di OZ. A dispetto di tutti gli addestramenti ricevuti, molti di loro non avevano ancora ricevuto il battesimo del fuoco e certamente non si erano aspettati di subirlo nel corso di una missione di recupero.
"Spegnere gli allarmi!" Ordinò prontamente Marquise, aggrappandosi ad una console e rialzandosi in piedi. Restare in silenzio e giocare al morto era la loro unica speranza per passare inosservati e poter affrontare quella minaccia inaspettata e ancora indefinita. Le sirene si zittirono e la plancia di comando rimase sospesa in un silenzio carico di tensione, aggravato dalla luce sanguigna che continuava a lampeggiare e costituiva l'unica fonte di illuminazione per i presenti.
"Qualcuno mi dica cosa sta succedendo." Ruggì Marquise. "E poi voglio un rapporto completo dei danni e dei feriti."
"Questi erano siluri, signore." Dichiarò il tecnico sonar, portandosi una mano all'auricolare. Fece una pausa assumendo un'espressione concentrata. "Rilevo l'entrata di altri tre oggetti in acqua."
'In acqua? Ma che sta succedendo?' Marquise annuì grave. "Sparare falsi bersagli."
"Falsi bersagli fuori."
Tutti trattennero il fiato, ascoltando i rumori attutiti provenienti dall'esterno. Il sibilo sinistro dei siluri era chiaramente udibile anche senza l'ausilio della tecnologia.
"I siluri si stanno allontanando." Annunciò infine il tecnico sonar con un sospiro.
Marquise annuì teso. "Cerchi di determinare l'origine dell'attacco. Dobbiamo capire chi abbiamo di fronte." Poi alzò la voce in modo che tutti potessero udirlo. "Allora, quel rapporto danni?"
L'addetto alle comunicazioni rispose con prontezza. "È stata segnalata una leggera infiltrazione nel settore poppiero di dritta, signore. Le paratie automatiche di sicurezza l'hanno isolata e le squadre di soccorso stanno convergendo su posto. Non ci sono altri danni di rilievo."
"Bene." Assentì Marquise. "Ci sono feriti?"
"No, signore. Contusi, ma nessuno in modo serio."
Marquise sospirò concentrandosi, ma una voce concitata proveniente dalla radio calamitò la sua attenzione. "Cancer a Typhoon, rispondete."
Marquise si accostò al vid-com e prese la comunicazione personalmente. "Qui Typhoon. Condizioni della squadra?"
Il giovane pilota rispose in tono professionale. "Nessuna perdita, signore. Squadra perfettamente operativa." Dopo una timida esitazione, parlò in tono più apprensivo "Ma cosa sta succedendo, signor colonnello?"
Marquise si avvicinò al microfono e ammorbidì il proprio tono a sua volta. "Non lo sappiamo. Al momento non possiamo prestarvi assistenza, perciò cercate di non esporvi inutilmente."
"Sì, signore. Pensa...pensa che si tratti del Gundam?" La paura era evidente sul volto del pilota, ma Zechs non se la sentiva di biasimarlo. Una minaccia fantasma non era piacevole per nessuno da affrontare.
"Come ho detto, non sappiamo cosa stia succedendo."
"Capisco." Il ragazzo annuì e salutò. "Cancer, passo e chiudo."
Marquise tornò a rivolgere la propria attenzione alla postazione sonar. "Ci sono novità, tenente?"
"Altre esplosioni di mobile suit...ma non sembrano essere correlate al lancio di siluri."
"I radar segnalano qualcosa?"
"Negativo, signore. Il fondale è stato smosso. C'è troppo materiale in sospensione che riflette le onde radar perché le letture siano attendibili. I dati sonar sono tutto quello che abbiamo."
"Rilevo l'entrata in acqua di altri oggetti!" La voce concitata del soldato calamitò l'attenzione di tutti gli ufficiali in plancia. "Sono siluri! Ma..."
Marquise scosse il tecnico per una spalla. "Ma, cosa?"
Il ragazzo lo fissò incredulo, sbattendo le palpebre attonito. "È impossibile." Disse con un filo di voce. "Sono i federali che hanno aperto il fuoco, signore."
TBC...
[1] = Submarine Acustic Analyzer System. Prima che me lo chiediate, vi dico subito che non ho idea se una cosa simile esista o no. Mi sembrava carino e ce l'ho messo, tutto qui. ^.^
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AN: BWAHAHAHAHA!!!!! (Risata isterica). Lo so, che ho interrotto sul più bello...ma tanto sapete già cosa succede dopo, no? Hmm...perchè mi guardate così male? E cosa sono tutti quei forconi? Un incentivo a proseguire o un modo per mettermi a tacere? Fatemelo sapere prima del prossimo paragrafo, intesi?
Bacioni, e alla prossima! ^__^
