Standard disclaimers: Sono nel primo capitolo.
Avvertenze: Violenza esplicita. Scene di battaglia. Vivamente sconsigliato ai bambini.
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Ep. 2, Par. 5:
By Darkwing : "Ma questo...è un Gundam!"
Oceano Pacifico
Quando una luce accecante saturò senza alcun preavviso i fotorecettori del suo mobile suit, il responsabile della squadra di ricerca lanciò un gridolino di sorpresa. Il giovane uomo strizzò istintivamente gli occhi davanti ai monitor che d'un tratto avevano illuminato l'abitacolo a giorno, preparandosi mentalmente a subire l'onda d'urto di un'esplosione. Tuttavia impiegò meno di un battito di ciglia per rendersi conto di essere stato tratto in inganno. L'unità affondata era ancora intatta e non era affatto saltata in aria come aveva temuto per un momento.
La luce che aveva confuso i suoi sensori ottici, prima che questi fossero riusciti a riadattarsi alle nuove condizioni ambientali, non proveniva affatto dal relitto, ma da una boa luminosa che stava lentamente scendendo proprio sopra di esso.
Tirò un sospiro di sollievo e rise di se stesso per la paura che un oggetto tanto innocuo era riuscito a provocargli. Probabilmente era stata persa da qualcuna delle unità federali che avevano pattugliato poco prima quel braccio di mare, e non c'era niente di misterioso o pericoloso nella sua presenza. Si sforzò di calmarsi e di convincersi che non c'era alcuna ragione di preoccuparsi. Non c'era proprio nessuno nei paraggi.
Un secondo più tardi si morse la lingua, rendendosi conto che, per la seconda volta in meno di un minuto, i suoi pensieri avevano trovato smentita.
Una sagoma scura, che per forma e dimensioni poteva benissimo appartenere ad un mobile suit, si delineò inaspettatamente in mezzo al bagliore diffuso nell'acqua torbida.
Incredulo, il pilota si chinò sulla strumentazione, cercando la conferma del proprio avvistamento ma, senza alcuna ragione apparentemente valida, l'elettronica di bordo era diventata improvvisamente instabile. Cosa stava succedendo?
Armeggiò sulla strumentazione nel tentativo di ripristinarne il funzionamento, ma ogni tentativo risultò inutile. Tuttavia non gli servì l'ausilio della tecnologia per percepire le potenti vibrazioni provocate dall'esplosione dell'unità Pisces numero uno, quella più vicina al Gundam abbandonato. A quel punto, caduto in preda al panico, inorridì.
Non appena la fastidiosa luce della boa segnaletica si fu finalmente estinta, distinse più chiaramente la forma umanoide di un mobile suit nero, che si muoveva sul fondo tra i resti del Pisces che era appena stato distrutto. Come quel mostro fosse riuscito ad avvicinarsi senza aver rivelato la propria presenza prima del tempo era qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione. Tra le altre cose non aveva mai visto un mobile suit con un equipaggiamento come quello. Brandiva una lama laser verdognola, tanto rovente da far bollire l'acqua con cui entrava in contatto la quale si tramutava in una cascata verticale di minuscole bollicine di vapore scintillante. La conformazione degli arti inferiori lasciava presumere che fosse stato progettato per essere impiegato sulla terraferma, ma nonostante questo il suo pilota riusciva a farlo muovere nell'acqua con sorprendente agilità. Faceva paura.
Non riuscì a far altro che guardarlo impotente mentre si scagliava sul secondo Pisces, lo riduceva a brandelli, e riusciva al contempo ad evitare i missili che la sua preda gli aveva inutilmente scagliato contro.
Il giovane pilota di OZ strinse gli occhi nocciola a fessura, mentre dentro di lui l'odio fiorì, nutrito dalla sua paura. Rapidamente la rabbia per il massacro a cui aveva appena assistito prese il sopravvento sulla sorpresa e il timore.
Diede potenza ai motori gemelli del suo Cancer e si lanciò avventatamente all'attacco. Animato da una furia cieca, dimenticò l'invito alla prudenza che aveva ricevuto dal tenente-colonnello Marquise e, con un grido feroce, caricò l'avversario investendolo in pieno con il proprio mezzo.
Evidentemente colto di sorpresa, il pilota nemico non ebbe il tempo di mettere a punto una contromossa e finì preda delle potenti ganasce che circondavano i tubi di lancio del Cancer.
"Ti ho preso, maledetto!" Gridò trionfante il giovane ufficiale di OZ. "Adesso assaggia questo!"
Tra lo stridore raccapricciante delle lamiere il pilota del Cancer tenne salda la presa sul nemico ed armò i siluri, pronto ad aprire il fuoco. A quella distanza le detonazioni avrebbero potuto danneggiare il suo stesso mezzo, ma non se ne curò neppure per un istante. Determinato a vincere a qualunque costo, premette in successione tutti gli interruttori, tempestando di colpi l'altro mobile suit. Sopportò stoicamente le violente sollecitazioni che seguivano l'esplosione ravvicinata di ogni testata; era troppo furioso per curarsi delle conseguenze.
Strizzò gli occhi con una smorfia e cercò di ignorare il morso dell'ansia allo stomaco e lo squillo insistente di tutti gli allarmi che erano scattati improvvisamente nell'abitacolo. Quando finalmente li riaprì la visione che lo accolse lo gratificò di ogni sacrificio.
Il nemico, sfuggito alla presa ferrea del Cancer in seguito alla gragnola di colpi che aveva subito, stava affondando come un inerte peso morto. Con gioia il pilota di OZ notò che aveva perso la presa su quella dannata falce laser, ora spenta e innocua, e che parte dei sensori ottici anteriori erano gravemente danneggiati.
"Ho vinto!" Gridò quasi incredulo. "L'ho abbattuto. L'ho abbattuto!" Si entusiasmò.
Con grande sorpresa si avvide che l'elettronica di bordo aveva immediatamente ripreso a funzionare non appena l'unità non identificata era stata liquidata. 'Questo maledetto ha smesso di giocare al fantasma!' Ghignò intimamente.
Esaltato come mai lo era stato in vita sua inizializzò una scansione a sensori dell'unità che aveva appena sconfitto, pregustando l'onore e la fama che avrebbe ottenuto per la sua vittoria.
Una traccia termica anomala in prossimità dell'articolazione superiore sinistra del mobile suit nemico gli fu immediatamente segnalata dal computer di bordo e catturò la sua attenzione, ricaricandolo di adrenalina. Che non fosse ancora finita?
Alzò nuovamente lo sguardo sul monitor principale e soffocò un singhiozzo, sgranando gli occhi. Un proiettile di qualche tipo si era appena staccato dal braccio del nemico e puntava dritto verso di lui, seguito da un turbinio di bolle d'acqua. Un lampo di luce giallo-verde guizzava al suo interno come un fuoco freddo.
Non ebbe il tempo per dolersi di essere stato smentito un'altra volta.
Stordito e ai limiti della soglia della coscienza, Duo si portò una mano sulla fronte e si massaggiò leggermente una tempia. Sbatté più volte le palpebre per rimettere a fuoco la vista e si sforzò di leggere i dati del computer di bordo. Riuscì a distinguere il diagramma di stato del Deathscythe e vide che lo scudo perforante era stato a lanciato ed aveva già fatto ritorno al suo alloggiamento.
Lui non si era accorto di niente. Evidentemente doveva aver perso conoscenza per qualche istante perché non si ricordava affatto di averlo fatto partire. In qualche modo però era andata così; le registrazioni parlavano chiaro. Se era ancora vivo lo doveva solo al sistema automatizzato di guida che, seguendo fedelmente le impostazioni con cui lo aveva programmato, aveva fatto tutto da solo.
Ancora intontito, tentò di scandagliare la zona circostante per orientarsi, ma si rese presto conto che il Deathscythe si trovava in posizione supina sul fondo del mare e che parte dei sensori ottici erano andati distrutti.
"Accidenti." Imprecò a voce alta, rimpiangendo di non aver indossato il casco prima di partire. Affondò una mano tra le lunghe ciocche sudate e si massaggiò la testa, frastornata ed indolenzita per i colpi che aveva appena subito. "Certo che queste macchine di OZ sono davvero resistenti. Quello che va detto va detto."
Sforzandosi di riguadagnare lucidità, armeggiò sui comandi e fece raddrizzare il mobile suit più in fretta che poté. Dopo una rapida analisi con i sensori ancora attivi si tranquillizzò e si rilassò sul seggiolino. "Solo rottami." Sospirò. Batté affettuosamente una mano sul quadro comandi e sorrise. "Per questa volta ci è andata bene, vecchio mio. Per poco quel bruto non trasformava in mangime per pesci anche noi due!"
Duo continuò a parlare al suo mobile suit come faceva sempre quando aveva bisogno di scaricare la tensione e riprendere il contatto con la realtà. "Adesso che ne dici di dare un'occhiatina in giro? Non mi aspettavo tutti questi Ozzie a spasso da queste parti oggi. Sono proprio curioso di sapere cosa facevano qui."
Face svolazzare le dita su una tastiera e riprogrammò in fretta il computer, in modo da approntare un by-pass provvisorio sui circuiti che erano andati distrutti. Si ritrovò a sogghignare amaramente sotto i baffi mentre, facendo il calcolo di tutte le componenti che aveva fritto, si rese conto che le riparazioni gli sarebbero costate un bel gruzzolo di crediti. Nonostante non avesse neppure un centesimo in tasca, riuscì in qualche modo ad apprezzare l'ironia della situazione.
"Questa volta Howard e i suoi ragazzi avranno un bel daffare per tirarti a lucido, amico. Credo che per farmi perdonare dovrò procuragli qualche bel souvenir o il caro e arzillo vecchietto mi metterà a pulire le latrine della piattaforma per il resto dei miei giorni!"
Per tutta risposta il Deathscythe si limitò a focalizzare le immagini e i suoni che le telecamere rimaste in funzione avevano appena ripreso a trasmettere.
"Okay, vedo che sei d'accordo," disse Duo. "Prima però sarà meglio spegnere questo dannato allarme che mi fischia nelle orecchie. Ne ho abbastanza di fracasso per oggi."
Il ragazzo diede una rapida occhiata alle console, ma non riuscì a riconoscere l'origine del suono familiare. Perplesso, aggrottò le sottili sopracciglia alla ricerca della fonte del rumore, ma ben presto arrivò alla conclusione che dovesse trattarsi di qualcosa che era all'esterno. Eppure era un suono che conosceva...
Con una breve esplorazione del fondo marino finalmente identificò la sorgente dell'allarme.
"Che mi venga un colpo!" Esclamò allibito. "Ma questo..."
Un mobile suit che portava i colori tipici di un prototipo sperimentale giaceva riverso sul fondo, coperto da un sottile strato di polvere che non era affatto sufficiente a schermare il lampeggiare delle luci rossastre, accoppiate al segnale sonoro.
"Ma questo...è un Gundam!" Riuscì infine a dire. In realtà non credeva ai propri occhi. Credeva che il Deathscythe fosse l'unico. G non gli aveva mai parlato dell'esistenza di una seconda unità. 'Ma che significa?' Si domandò brevemente. Duo si impose di non lasciarsi distrarre dallo stupore. Per i dubbi e riflessioni ci sarebbe stato tempo dopo.
In ogni caso ora capiva cosa stessero facendo i federali e OZ in quella zona. Era una vera fortuna che lui fosse arrivato prima che i terrestri avessero avuto il tempo di mettere le zampe sopra a quel suit. Non sapeva perché o come fosse finito lì, ma era ragionevolmente certo che, nonostante alcune caratteristiche peculiari, non ci fosse una grossa differenza strutturale con quello che stava pilotando lui in quel momento. Se quel suit fosse caduto nelle mani di OZ per lui avrebbe significato solo una montagna di guai.
"È in fase di autodistruzione." Commentò pensieroso, riconoscendo sul dorso del suit affondato un dispositivo simile a quello che era montato sul suo. Si corrucciò di fronte all'inaspettata scoperta, di cui non sapeva darsi una spiegazione, ma che almeno dava un senso alla sensazione familiare che aveva provato dell'udire quel suono. Comunque per il momento non c'era ragione di distruggerlo. Se fosse stato in buone condizioni avrebbe potuto usarlo di tanto in tanto al posto del Deathscythe, altrimenti avrebbe potuto sfruttarlo per i pezzi di ricambio.
Duo raccolse la sua lancia dal fondo dell'oceano e la accese, regolandone con cura la potenza ad un livello sufficientemente basso dopodiché, presumendo che l'impianto del dispositivo di innesco fosse simile al suo, la adoperò con infinita prudenza per tagliare i collegamenti del detonatore. Immediatamente la sirena dell'allarme si estinse.
Il giovane pilota sorrise. Con un bottino simile Howard gli avrebbe eretto un monumento, altro che fargli fare lo sguattero! Magari per qualche giorno sarebbe riuscito a mandare al diavolo la ricerca dei preziosi rottami con cui si garantiva i servizi dell'ingegnere, e ciò si sarebbe potuto facilmente tradurre con il fatto che avrebbe passato le prossime ore con la rara certezza di arrivare vivo a sera.
Compiaciuto, fece accostare il Deathscythe al mobile suit abbandonato e manovrò gli arti superiori in modo da raccoglierlo in una solida presa. Dovette ricorrere a tutta la potenza dei retrorazzi per riuscire a staccarlo dal fondo e trascinarlo via, ma Duo non si lasciò distrarre dal sibilo delle turbine. Gli strumenti indicavano senza ombra di dubbio che erano sovraccariche, ma se Duo non avesse saputo distinguere i segnali di protesta del proprio mezzo a prescindere dalle letture, non sarebbe sopravvissuto fino a quel giorno. Era sicuro che i motori avrebbero retto lo sforzo di caricare un peso approssimativamente doppio anche con l'attrito dell'acqua. Ciò di cui si preoccupava invece era un'altra cosa: il carburante.
Il Deathscythe poteva essere pericoloso e letale grazie alla velocità e alla manovrabilità che dimostrava in quasi tutti gli scenari, ma questo era anche un grosso punto debole. Per non appesantire la struttura infatti, il professor G aveva deciso di non dotarlo di armi convenzionali e proiettili esplosivi - che perciò erano ridotti al minimo indispensabile - ma di armarlo con dispositivi laser.
Personalmente Duo era contento così, ma doveva riconoscere che non era affatto piacevole fare i conti con l'eterno 'appetito' del Deathscythe. Le armi laser erano una gran cosa, ma se durante una battaglia non si faceva attenzione al livello dell'energia si rischiava di rimanere a piedi nel bel mezzo di una situazione poco igienica. Per questa ragione, nel gergo colorito di Duo, il segnale di riserva aveva preso il nome di 'campanello del diavolo', ovvero il 'suono-che-non-devi-mai-sentire-se-vuoi-riportare-la-pelle-a-casa'. In quel momento l'indicatore dell'energia era pericolosamente vicino al famigerato punto di non ritorno.
Se non avesse dovuto caricare con sé un secondo mobile suit, sarebbe riuscito a ritornare sano e salvo alla piattaforma di Howard, ormeggiata lungo la costa orientale del Pacifico, ma in quelle condizioni non c'erano speranze.
Duo aprì una mappa sul monitor principale e studiò la propria posizione. Era molto più vicino alle coste asiatiche che a quelle americane, il che complicava non poco la situazione. Un'opzione sarebbe stata chiamare aiuto e farsi venire a prendere, ma non era una prospettiva sicura. Non poteva restare ad aspettare pacificamente proprio sul posto dove aveva affondato una flottiglia. L'unica soluzione sarebbe stata trovare un posto sicuro per entrambi i mobile suit ed escogitare il modo di fare il pieno. Possibilmente gratis.
Le labbra del giovane pilota si curvarono in un sorrisetto obliquo quando finalmente gli si presentò sotto gli occhi una soluzione accettabile. Proprio vicino allo spazioporto di Odawara, nel settore federale Orientale, c'era un'importante base aero-navale di OZ. Sarebbe stato carino da parte loro provvedere alle sue necessità visto che in fondo era stato a causa dei loro mobile suit che aveva consumato tutta quell'energia.
Tracciò rapidamente una rotta che lo conducesse quanto più possibile vicino alla base e con una smorfia contrariata valutò che sarebbe stato piuttosto difficile far passare inosservati i due suit. Tuttavia non era venuto sulla Terra per darsi per vinto e in fondo, sapeva di avere anche delle buone ragioni per sentirsi sicuro di se stesso. Quando avesse raggiunto un posto sicuro sarebbe sceso a terra, avrebbe nascosto i mobile suit sott'acqua e avrebbe cercato un modo per procurarsi ciò che gli serviva. I dettagli li avrebbe curati sul posto. Non era bravo a fare piani a lunga scadenza e poi non pensava di averne bisogno. Come sempre avrebbe improvvisato.
TBC...
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AN: Yup! Mi sono divertita un sacco a scrivere questa parte!...Sì, insomma, ho scoperto che le scene d'azione mi acchiappano oltre misura! ^_^;;
Ma non solo...Nei prossimi paragrafi i nostri eroi saranno costretti giocoforza ad interagire e...Personalmente sono un po' curiosa di sapere come se la caveranno. Voi? ^_~
Non mancate di farmi avere le vostre opinioni, per favore. Una parola a voi non costa nulla, ma per me fa una grande differenza.
Un affettuoso abbraccio!
