Introduzione dell'autrice: Grazie di cuore a tutti coloro che hanno letto! *Abbraccio collettivo*. In particolare ad I-Chan a Mary e a Stefy, che mi hanno dato un grandioso incoraggiamento con il loro sostegno. Siete speciali, ragazze! ^__^
Standard disclaimers: Sono nel primo capitolo.
Avvertenze: Violenza esplicita.
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Ep. 2, Par. 6: "Quello è il mio mobile suit!"
By Darkwing
Residenza Darlian
Prima di scendere in giardino, Relena si diede un'ultima occhiata allo specchio e si assicurò che tutto fosse in perfetto ordine.
Sua madre le aveva fatto capire quanto tenesse a quella serata e la ragazza non voleva deluderla. Le aveva lasciato organizzare tutto come aveva voluto e non aveva avanzato proteste neppure quando la donna aveva insistito per scegliere personalmente l'abito che avrebbe dovuto indossare. Relena sapeva che la madre lo aveva fatto a fin di bene, perché temeva che lei si sarebbe presentata con un vestito troppo modesto e, dato che intimamente non si era sentita capace darle torto, non aveva posto obiezioni riguardo alla scelta fatta.
E così aveva indossato il vestito di seta blu, che suo padre le aveva portato dalla Cina, e gli orecchini di lapislazzuli, che sua madre giurava avessero lo stesso colore dei suoi occhi. Doveva ammettere che l'immagine che la stava osservando nello specchio le piaceva, ma era anche vero che quell'abbigliamento la faceva apparire più vecchia di quanto in realtà non fosse e soprattutto più vecchia di quanto non si sentisse.
La collana di perle che le cingeva il collo avrebbe fatto invidia a sua nonna, ma ancora una volta non aveva potuto rifiutarsi di indossarla, dato che si trattava del regalo che sua madre le aveva fatto per l'occasione. Era bella, ma oggettivamente molto severa.
Ma perché non poteva festeggiare il compleanno come tutte le altre ragazze della sua età, con una mangiata di dolci e di panini insieme alle amiche, con un giro al luna park o una serata a ballare? Perché non poteva semplicemente mettere una bella maglietta invece di un costoso vestito di seta?
Relena sospirò e si aggiustò i lunghi capelli color miele dietro le spalle. Realizzò che purtroppo la risposta le stava davanti, nell'immagine che la stava osservando rassegnata attraverso lo specchio. Era nata sotto quella stella e non poteva farci niente. Poteva solo sperare che il futuro fosse più prodigo di sorprese per lei.
Sospirò ancora. Tutti gli invitati erano già in giardino attorno al buffet che era stato allestito in suo onore e stavano aspettando solo lei. Doveva andare.
Non appena ebbe sceso la prima rampa di scale che conducevano al giardino, un groppo le strinse la gola. Era pieno di gente che non aveva mai visto in vita sua, e che sua madre aveva invitato non si sa bene per far piacere a chi. Sospirò ancora. Sarebbe stata una giornata lunga.
Quando tutti gli occhi dei presenti si posarono su di lei, si ricordò improvvisamente di ciò che avrebbe dovuto dire e di cosa tutti si aspettassero da lei. Ignorando il senso di disagio, raccolse un lembo della lunga gonna e mimò un aggraziato inchino.
"Sono davvero felice di avervi tutti qui." Esordì con voce limpida. "Grazie di cuore per essere venuti alla festa del mio compleanno."
Uno scroscio di applausi si levò dalla piccola folla festante, intramezzato da parole di buon augurio e felicità. In qualche modo Relena si sentì nauseata dall'ipocrisia di quella gente, che non la conosceva affatto eppure era lì a cercare di conquistarsi le sue attenzioni. Era disgustoso. 'Se Heero fosse qui sono certa che non si comporterebbe in questo modo.' Pensò, dardeggiando occhiate furtive tra gli invitati.
"Relena?"
La ragazza si voltò in direzione del richiamo e sorrise. "Sabine!" Salutò. Per fortuna c'era anche qualcuno dei suoi amici...
"Fatti vedere! Ma sei bellissima!" Esultò l'altra.
Laura batté le mani eccitata. "È vero! Sembri una principessa!"
"Uh...grazie, ragazze." Relena arrossì mentre scendeva dalle scale. In realtà non si sentiva affatto all'altezza di competere con la luminosa bellezza di Sabine, l'eleganza di Laura e la dolcezza di Martha.
"Tanti, tanti e tanti auguri, Relena." Aggiunse l'ultima.
"Grazie. Sono davvero felice di avervi qui con me." Disse la festeggiata sorridendo, con tutta la sincerità di cui era capace in quel momento.
La voce composta e dolce della madre d'un tratto la distrasse. "Non puoi proprio fermarti un altro pochino? Lo sai, a Relena farebbe piacere." La donna stava parlando con qualcuno proprio dietro il passamano delle scale. Relena si allontanò brevemente dalle amiche e si sporse, riconoscendo che l'interlocutore.
"Devi andare via?" Domandò al padre, interrompendo la conversazione.
L'uomo abbassò lo sguardo con aria colpevole. "Mi dispiace. È subentrato un imprevisto e non posso fermarmi oltre..."
"Vai pure." Rispose la ragazza con un sorriso amaro e rassegnato. "Ormai credo di essere cresciuta abbastanza per capire quanto il tuo lavoro sia importante per tutti noi, papà."
In qualche modo sollevato dalla dichiarazione della ragazza, l'uomo si accostò al passamano di marmo e lasciò che Relena si chinasse su di lui per consegnargli in affettuoso bacio sulla guancia. Nel farlo alcuni fogli, che erano custoditi nella sua cartellina, gli sfuggirono, svolazzando a terra.
L'uomo si chinò in fretta a raccoglierli, ma Relena fece in tempo a distinguere i particolari di una fotografia. Nel vederla per poco rimase senza fiato. Era un'immagine di quello shuttle che aveva visto durante il suo rientro dalle Colonie. E per di più doveva essere stata scattata proprio quel giorno, perché era esattamente come lei se lo ricordava. Sembrava una stella cadente con quella scia infuocata che eruttava dai motori.
Relena fissò per un momento il padre come se questi le avesse appena rivelato di essere un extraterrestre, ma l'uomo non se ne avvide, perché la sua attenzione era stata catturata da qualcos'altro.
Relena seguì il suo sguardo improvvisamente accigliato fino al tavolino sul quale riposava una radiolina portatile. Fu solo allora che si rese conto del contenuto del notiziario.
"...appena ricevuto conferma che le meteoriti precipitate sulla Terra si sono disintegrate al contatto con l'atmosfera. Il governo ha quindi ufficialmente smentito le voci secondo le quali si sarebbe trattato di astronavi. Questa era l'ultima notizia. Adesso vi lascio alle previsioni del tempo. Grazie per averci seguito e buo...". Qualcuno cambiò la stazione e sintonizzò la radio su una stazione musicale.
Relena neanche sentì le note melodiose del concerto di musica da camera che aveva preso il posto del radiogiornale. Non si era neppure accorta del momento in cui suo padre si era allontanato in silenzio. Il cuore aveva cominciato a batterle tanto forte che per l'emozione quasi le erano salite le lacrime agli occhi. 'Ma non è vero!' Pensò con la mente in subbuglio. 'Non erano meteoriti. Erano astronavi!'
Scioccata, staccò le mani dal passamano di marmo e fece un passo indietro, rischiando di cadere dalle scale. Cosa stava succedendo veramente? Cos'erano tutti quei segreti?
Tra tutti i pensieri che le turbinavano nella testa riuscì a metterne a fuoco soltanto uno. Forse cominciava a mettere insieme le tessere del mosaico.
"Heero..." Non aveva alcuna prova, ma per qualche ragione era sicura di averci visto giusto. Heero doveva essere stato a bordo di quell'astronave. Ma c'era dell'altro. Qualcosa che le sfuggiva. 'Qual'è il tuo segreto, Heero?'
"Relena! Ma cosa fai ancora appollaiata lassù?" Sabine la raggiunse e la prese sotto braccio, trascinandola giù dalle scale per condurla in mezzo agli altri invitati. "Andiamo a divertirci! E poi ho visto che hai preparato proprio tante cosine deliziose!"
Relena si sforzò di sorridere, sperando in questo modo di mascherare il proprio turbamento, e si lasciò condurre dall'amica accanto al buffet delle tartine. "Spero che ti piacciano. Peygan ci ha lavorato tutto il giorno." Disse timidamente.
Sabine la ripagò con un ampio sorriso. "Allora dovrò complimentarmi con lui di persona. Vorrei che il maggiordomo di casa nostra fosse altrettanto bravo in cucina. Tu non sai di quella volta che..."
Nonostante i suoi sforzi, Relena non riuscì a prestare attenzione al resto del discorso. Era più forte di lei, ma non riusciva a togliersi dalla testa quella serie di eventi che, nei suoi pensieri, si presentavano tutti come indizi relativi allo stesso rompicapo. Il sesto senso le suggeriva a gran voce che Heero fosse qualcosa di più di una semplice pedina del gioco. Anzi, forse era addirittura la chiave. Avrebbe dato qualunque cosa per sapere cosa stesse facendo in quel momento.
* * * * *
'Accidenti. Sono in ritardo per la festa!' Alan imprecò silenziosamente contro se stesso e diede gas alla moto che stava cavalcando. Strinse a sé il mazzo di fiori che aveva scelto pensando a Relena e si augurò di non averlo rovinato troppo. Dopodiché si abbassò sul veicolo, acquisendo una posizione più aerodinamica. Il completo immacolato che aveva indossato per l'occasione non era quanto di più adatto per un'escursione in moto, ma dato che era partito tardi da casa, aveva dovuto ripiegare su un mezzo più veloce della macchina di suo padre, con la quale sarebbe rimasto intrappolato nel traffico cittadino.
A testa bassa, si concentrò sulla guida, sfrecciando a tutta velocità sulla strada costiera. Con una serie di manovre non molto lecite, sorpassò una serie di macchine che procedevano con ragionevole prudenza lungo la strada tortuosa, e raggiunse una velocità ancora maggiore. Fu con non poca sorpresa che, poche curve più tardi, si trovò a subire un sorpasso.
Per poco non perse il controllo della moto quando, gettando un'occhiata al suo fianco, realizzò che era stato ingaggiato da un'ambulanza. Questa non aveva affatto segnalato la propria presenza con le sirene, ma procedeva come se fosse stata chiamata per un'emergenza di primo livello. L'entità dello stupore raddoppiò quando gli parve di riconoscerne il guidatore. "Heero...?"
Alan ammiccò allibito ed incerto, ma non riuscì a distinguere meglio i lineamenti dell'autista perché, contro tutte le sue aspettative, l'ambulanza accelerò ulteriormente e lo superò, proseguendo in una corsa forsennata. 'No, devo essermi sbagliato. Non può essere Heero. È assurdo.'
Accantonando i propri pensieri, Alan tornò a preoccuparsi della strada. Sarebbe stato assurdo fare un incidente per essere stato distratto in quel modo.
Solo pochi minuti più tardi fece il suo ingresso alla residenza dei Darlian, accolto dal fedele maggiordomo della famiglia. Con sollievo si rese conto di essere arrivato giusto in tempo per la torta e per l'apertura dei regali. Relena era già seduta di fronte ad una splendida torta illuminata da una corona di candeline colorate e, attorno alla sua amica, nella sala grande del palazzo, erano raccolte tutte le persone a lei più care.
"Sono arrivato giusto in tempo per farti gli auguri, Relena. Sono mortificato per il mio imperdonabile ritardo." Cominciò Alan, porgendole i fiori.
Alan era sempre molto galante con lei e Relena si ritrovò ad arrossire. "Grazie, Alan. Non preoccuparti. L'importante è che tu non abbia avuto gravi problemi e che tu sia qui adesso." Rispose, con cortesia.
Il ragazzo annuì e le sorrise timidamente. "Anch'io sono contento di essere qui." Rivelò. Poi diede una rapida occhiata in giro, riconoscendo qualcuno degli ospiti più giovani. "Non vedo Heero. Alla fine non è venuto davvero." Commentò con innocenza. "Allora forse era proprio lui quello che ho visto..." Terminò, rivolto più che altro a se stesso.
All'udire il nome del ragazzo che le aveva tormentato i pensieri per tutto il giorno, Relena scattò in piedi come una molla. "Hai visto Heero? Dove?"
Un po' sorpreso per la reazione della ragazza, Alan balbettò una risposta fiacca. "Beh...a dire il vero non sono certo che fosse lui. Ho solo incontrato l'autista di un'ambulanza che gli somigliava, ma ovviamente non poteva essere lui."
A quel punto Relena non aveva bisogno di altre conferme. "Mi sapresti dire da che parte andava questa ambulanza?"
"Uh...certo. Era sulla strada costiera. Andava in direzione del porto."
"Grazie per l'informazione." A quel punto Relena decollò, lasciandosi dietro una folla di ospiti allibiti.
Sabine la rincorse e la raggiunse. "Ma dove vai?"
"Devo assentarmi per qualche minuto." Disse concitata. "Voi continuate pure senza di me."
"Senza di te? Ma..." Vedendo che l'amica si era già voltata per andarsene, Sabine tentò un altro approccio. "Possiamo accompagnarti, se vuoi."
A quel punto Relena si girò nuovamente. "No." Ordinò, con una risolutezza inaspettata. "Voi restate qui. Io tornerò subito." Terminò in tono più dolce. Dopodiché si allontanò in tutta fretta, ignorando i richiami di madre e amici.
"Peygan...accompagnami al porto militare, per favore." Relena superò il suo anziano amico e si diresse di corsa verso il garage.
Il vecchio maggiordomo, abituato a non mettere in discussione i desideri della sua protetta, si sforzò di seguire il passo rapido della ragazza. Quando raggiunse la macchina, Relena era già seduta nel sedile posteriore della macchina e sembrava chiusa in un cocciuto silenzio. Il vecchio era curioso di sapere cosa le stesse passando per la testa, visto che non le aveva mai visto un'espressione tanto preoccupata sul volto, ma sapeva bene che fare domande indiscrete non faceva parte della sua etica professionale. Senza porre interrogativi, guidò l'auto fuori dalla proprietà del Ministro e la diresse verso la destinazione che gli era stata richiesta.
In pochi minuti raggiunsero la strada panoramica che si affacciava sul golfo e che costeggiava il perimetro dell'installazione militare della Marina. Non sarebbero mai riusciti ad avvicinarsi più di così al porto. Relena scese dalla macchina e si affacciò sul ciglio della strada guadagnando una vista migliore delle strutture portuali sottostanti. 'Avanti Heero...dove sei? Lo so che sei qui da qualche parte...'
Come a volerle rispondere, il tuono di un'esplosione si udì distintamente provenire dal settore orientale del porto. Immediatamente ne seguirono una seconda ed una terza, e delle fiamme azzurre si levarono da un magazzino, eruttando dal tetto. Istintivamente, Relena lanciò un gridolino e fece un passo indietro, nonostante fosse consapevole che quando stava accadendo era troppo lontano per nuocerle.
Ripresa confidenza sulla sicurezza della situazione, osò riaffacciarsi di sotto. Era sicura che Heero fosse in qualche modo coinvolto in quello che stava accadendo.
Aguzzò la vista e si sforzò di distinguere i singoli uomini che accorrevano da ogni parte della base per far fronte all'emergenza. Fu allora che lo vide, in una zona isolata, all'estremità opposta del luogo dell'incidente. Lo avrebbe riconosciuto in mezzo ad una folla, con quei capelli arruffati e il passo fluido ed energico. Stava uscendo dal boccaporto principale di uno dei sottomarini che erano ormeggiati proprio sotto di lei.
Lasciando Peygan a bocca aperta, Relena raccolse la lunga gonna e si ingegnò per scavalcare la recinzione di rete. In quel punto non era molto alta, visto che la conformazione scoscesa della collina costituiva una sorta di barriera naturale e così, nonostante le sue scarse capacità atletiche, la ragazza riuscì in qualche modo a superarla.
"Signorina Relena! Ma dove va?" Il vecchio maggiordomo indicò preoccupato l'incendio che si stava propagando nel settore logistico. "È vietato l'ingresso ed è...pericoloso!"
"Stai tranquillo, Peygan. Torno subito."
Ignorando deliberatamente le ammonizioni dell'uomo, Relena si lasciò scivolare lungo il pendio erboso e penetrò all'interno della base.
Con lo svolazzante abito azzurro che indossava, la ragazza si rendeva conto che la sua figura spiccava nel grigiore del circondario come quella di un prete in mezzo ad una pista da sci, ma nessuno si avvide di lei. Apparentemente erano tutti troppo impegnati a domare l'incendio del capannone e a fuggire dalle piccole, ma letali esplosioni che continuavano a dilaniare i magazzini adiacenti.
Mentre correva, Relena poteva sentire i battiti del proprio cuore fischiarle nelle orecchie, ma li ignorò e continuò a dirigersi verso il molo. Doveva fermare Heero, qualunque cosa stesse cercando di fare, e poi voleva delle risposte.
Quando raggiunse il sottomarino su cui lo aveva visto dalla strada, si arrestò, intimidita dalla imponente sagoma scura e affusolata della nave da guerra. Non era mai salita su in mezzo militare ed in qualche modo era una cosa che la attraeva e la ripugnava allo stesso tempo. Per un istante si chiese cosa stesse facendo lì, ma la sensazione di incertezza durò solo un momento. Si fece coraggio e percorse con cautela la passerella. Sul ponte liscio e sgombro del sottomarino individuò Heero immediatamente.
Il ragazzo le dava le spalle ed era accucciato, intento a lavorare su una centralina retrattile, connessa ai comandi di una piccola mancina. Relena vide con un misto di apprensione e sorpresa che, appese al braccio della gru, erano state caricate tre testate esplosive di qualche tipo, ancora alloggiate sul loro carrello da trasporto.
Negli istanti in cui era rimasta a fissarle attonita, Heero doveva essersi accorto della sua presenza, ma non aveva fatto il minimo cenno nei suoi confronti e aveva continuato a lavorare sul groviglio di cavi che gli stava davanti. Per lui in quel momento non c'era altro al mondo.
Relena decise che ancora una volta sarebbe stato compito suo rompere il silenzio. "Heero...?"
Nessuna reazione.
"Heero...Cosa sta succedendo qui?" Relena fece una pausa in attesa, ma in risposta ottenne solo un cocciuto silenzio. "Sono siluri quelli, non è vero?"
Ancora una volta l'altro tacque. Sentirsi così deliberatamente ignorata era una sensazione che Relena non aveva mai provato in vita sua. Lo trovava inaccettabile. Nessuno le aveva mai negato la parola o le risposte alle sue domande senza un motivo valido.
"Insomma! Chi sei veramente, Heero?" Con la voce incrinata per la frustrazione repressa, Relena strinse i pugni. Se in quel momento accanto a lei ci fosse stato qualcosa da colpire, probabilmente avrebbe fatto una brutta fine. "Ma perché non vuoi parlarmi?" Pronunciò l'ultima frase con tutta la veemenza di cui era capace, rivolgendola più a se stessa che all'altro ragazzo, il quale continuava a trattarla come se fosse stata trasparente.
Per questo quasi rimase di stucco quando invece Heero sospirò. "Oh...Relena..."
Alla ragazza parve di scorgere un velo di rammarico nel tono della sua voce. C'era forse qualcosa che non andava in lui? Si preoccupò immediatamente e si avvicinò lentamente alle sue spalle. "Sì? Dimmi, Heero. Cosa c'è?"
Per tutta risposta l'altro scattò in piedi e la fronteggiò per la prima volta. Uno sguardo feroce accompagnò le sue parole, dure e taglienti, in aperto contrasto con l'apparente tristezza che Relena aveva scorto nel suo sospiro un istante prima. "C'è che adesso ci sei dentro fino al collo!"
In meno di un battito di ciglia la ragazza si ritrovò a fissare la canna di una pistola dalla parte sbagliata. Sbalordita, sgranò gli occhi e sentì il cuore perderle un colpo. Con lo sguardo magnetizzato dalla bocca scura dell'arma, riuscì a malapena a cogliere il senso delle parole che Heero le stava sputando in faccia come veleno.
"Puoi dirmi addio, Relena."
Gli occhi freddi e affilati del ragazzo la fissarono come se avessero potuto distruggerla con un semplice battito di ciglia. Relena deglutì. Un brivido di terrore la rese dolorosamente consapevole della propria fine imminente. Heero non scherzava affatto: stava per ucciderla.
Lo schiocco metallico tipico di una pistola che viene armata le risuonò nella testa. Se avesse avuto la possibilità di farlo, era sicura che avrebbe potuto ricordare quel rumore per tutta la vita. Fu l'ultima cosa che udì prima che il frastuono di uno sparo dilaniasse il silenzio.
Quando aprì gli occhi, impiegò qualche secondo per rendersi conto di essere ancora viva e del tutto illesa. Relena non ricordava di averlo fatto, ma evidentemente si era buttata a terra e aveva anche trovato il tempo di mettersi le mani sugli occhi. Con il cuore in gola ed il fiato corto riuscì in qualche modo a rialzarsi. Era completamente confusa. Cos'era successo? Dov'era Heero? Le girava la testa.
"Da quello che ho potuto vedere, mi sembra evidente che sei tu il cattivo della situazione, amico." Esordì una giovane voce maschile. "Tutto a posto, bellezza?"
Relena si voltò di scatto in direzione del nuovo venuto; gli occhi sgranati ed attenti. Rimase a bocca aperta, trovandosi di fronte un altro ragazzo. I suoi abiti erano perfettamente neri e, dato che non avevano l'aspetto di un'uniforme, era evidente che non fosse un soldato. Eppure anche lui, come Heero pochi istanti prima, impugnava una pistola con consumata naturalezza, quasi fosse stata un'estensione del proprio braccio.
Lo sconosciuto le sorrise. Quello che ricevette fu un sorriso sfrontato e obliquo, che le parve ben poco rassicurante, e non solo perché lo sconosciuto stringeva un'arma in pugno. Seminascosti dalla visiera scura di un cappellino, i suoi occhi divertiti celavano una scintilla che prometteva guai.
Il ragazzo emise un fischio compiaciuto e con un soffio si scostò una lunga ciocca ribelle dagli occhi. "Hey, sembra proprio che sia arrivato al momento giusto, eh, piccola?"
Incerta, Relena rimase prudentemente in silenzio, intenta ad osservare le mosse dell'altro. Notò per la prima volta la lunga e stravagante treccia in cui portava raccolti i capelli e realizzò che, nonostante quella fosse un'acconciatura tipicamente femminile, su di lui aveva piuttosto l'effetto di accentuare l'aspetto selvatico.
Forse quel tipo non era lì per farle del male, ma non era certo qualcuno di cui si sarebbe fidata ad occhi chiusi.
Il sorriso strafottente del ragazzo in quel momento si estinse. Per un momento Relena temette per se stessa, ma ben presto costatò che lo sconosciuto non stava indirizzando a lei quell'occhiata torva, ma a qualcuno alle sue spalle. Non appena si fu voltata, comprese con orrore il perché.
Heero era accucciato a terra. Era immobile e respirava affannosamente, mentre con una mano contratta cercava inutilmente di tamponare il sangue che fuoriusciva da una profonda ferita al braccio destro.
Relena si portò una mano alla bocca scioccata. Non aveva capito quasi nulla di quello che era successo, ma a questo punto cominciava a credere che quello sconosciuto avesse sparato ad Heero prima che questi avesse avuto il tempo di aprire il fuoco su di lei. Se le cose stavano così, quello strano tipo le aveva indubbiamente salvato la vita.
Tuttavia si sentiva tutt'altro che sollevata. Come poteva sentirsi meglio se con l'intento di preservare la sua esistenza ne era stata messa a repentaglio un'altra?
D'impulso si avvicinò al ragazzo ferito, ma non riuscì a raggiungerlo. Smentendo le sue aspettative, Heero spiccò un balzo verso la propria arma, che aveva lasciato cadere quando era stato colpito.
Relena si sentì gelare il sangue nelle vene quando due spari in rapida successione le riecheggiarono nelle orecchie. Un istante dopo vide la pistola di Heero schizzare via sotto l'impulso di un proiettile e il ragazzo accasciarsi nuovamente al suolo con un gemito di dolore.
Il tono di scherno dello sconosciuto la ferì come se le pallottole fossero state indirizzate contro di lei. "Hey, amico. Ti consiglio di non strafare. Ti ricordo che sei ferito."
Sull'orlo delle lacrime Relena corse verso di lui. "No!"
Senza pensare alle conseguenze che avrebbe potuto subire si piazzò saldamente davanti all'arma che questi teneva ancora puntata contro Heero e alzò le mani implorandolo di fermarsi. "No! Ti prego! Non fargli del male! Ma perché ce l'hai tanto con lui? Che cosa ti ha fatto?"
Senza aspettare la sua risposta, si chinò di slancio accanto a Heero e ne studiò le condizioni. Identificò una ferita al braccio ed una alla coscia, ed in entrambi i casi sembrava che il proiettile avesse attraversato gli arti da parte a parte. Non sembravano ferite mortali, ma lo sarebbero diventate facilmente senza un intervento medico immediato. Stava perdendo molto sangue.
Relena cercò di ricordare le rudimentali nozioni di pronto intervento che aveva imparato. La prima cosa da fare sarebbe stata arrestare l'emorragia. Con decisione afferrò un lembo della gonna e la stracciò, sotto lo sguardo incredulo dei due ragazzi. Per la prima volta da quando lo possedeva, Relena si rallegrò per la lunghezza di quel vestito: con tutta quella stoffa avrebbe presto avuto a disposizione tutte le bende necessarie.
Per tutta la durata dell'operazione Heero non oppose resistenza, né emise un solo lamento. Relena non perse tempo a chiedersi se il suo docile silenzio fosse un buon segno. Mentre lavorava su di lui, poteva quasi sentire lo sguardo del ragazzo strisciarle sulla pelle, ma non ebbe mai il coraggio di guardarlo di nuovo negli occhi. L'odio che vi aveva scorto pochi istanti prima, quando le aveva puntato contro quella pistola, costituiva ancora una ferita aperta dentro di lei e non aveva intenzione di buttarci sopra del sale. Soltanto quando ebbe terminato di fasciare le ferite, più per caso che per volontà, incontrò il suo sguardo.
Relena avrebbe potuto immaginare mille emozioni diverse infestare quelle iridi scure, ma non quelle che le stavano attraversando in quel momento. Per una frazione di secondo, stupore, sgomento e qualcosa di simile alla paura balenarono negli occhi del ragazzo il quale, con ogni probabilità, avrebbe manifestato una sorpresa inferiore se Relena si fosse trasformata in un drago a tre teste sotto i suoi occhi. Evidentemente non era l'unica ad avere le idee confuse quel giorno.
"Oh, no!"
Relena si voltò contemporaneamente a Heero verso l'altro ragazzo, che aveva appena emesso un gemito di angoscia. Mentre si era occupata del ferito, si era completamente dimenticata di lui. Non si era mosso da dove aveva sparato a Heero pochi minuti prima, ma adesso stava fissando un punto sul mare in cui sembrava stesse affiorando qualcosa.
"Accidenti a me! È già qui!" Imprecò questi, spegnendo l'allarme elettronico che aveva preso a suonare sul suo orologio da polso. "Ho calcolato male le correnti e la marea! E adesso come faccio?"
Relena seguì lo sguardo allarmato del ragazzo e si alzò in punta di piedi per vedere meglio. Con non poca sorpresa le parve di riconoscere le appendici superiori di un mobile suit. "Ma quello..."
"Non guardare, signorina!" L'ordine, diretto e perentorio le giunse dal ragazzo misterioso.
Questi estrasse da chissà dove una torcia e gliela puntò dritta contro gli occhi, accecandola completamente. "Sono sicuro che avrai le tue buone ragioni per trovarti qui, ma segui il mio consiglio. Vattene adesso, finché puoi. Ti risparmierai un bel mucchio di sofferenze."
Relena arretrò, intimidita dalla minaccia strisciante nella voce dell'altro, ma non seguì il suo consiglio. Non ne ebbe il tempo in realtà, perché gli eventi precipitarono un'altra volta.
Mentre questi era intento a parlare con Relena, Heero aveva raccolto tutte le sue forze per alzarsi.
Non appena l'altro ragazzo ebbe scorto il suo movimento non perse un solo secondo. Spinse Relena da parte ed iniziò a scaricargli addosso l'intero caricatore della pistola. "Ma allora non ne hai avute abbastanza!" Imprecò, maledicendo la cocciutaggine del proprio avversario.
Con tutte le energie rimaste Heero spiccò un salto e riuscì in qualche modo a raggiungere il carrello su cui erano caricati i siluri. Infine, sottoponendo se stesso ad uno sforzo disumano, si issò sopra di essi prima di essere colpito da altri proiettili.
"Quello è il mio mobile suit!" Gridò furioso, sopra l'eco degli spari. Con un grugnito assestò un pugno al dispositivo di sicurezza applicato sui siluri e li fece partire manualmente.
Questi, ancora ingabbiati nel loro carrello, si staccarono dalla gru, sradicando il cavo a cui erano appesi, e precipitarono in mare, trascinando Heero tra le onde. Privi di programmazione, si limitarono a proseguire in linea retta, appena sotto il pelo dell'acqua, e sfrecciarono senza controllo verso il mare aperto.
Relena trattenne il fiato, fissando la traccia che le testate lasciavano sotto le onde. Nel breve silenzio che seguì, udì il ragazzo al suo fianco emettere un singhiozzo. Relena notò che, offrendo un notevole contrasto con gli abiti scuri, il suo volto era diventato d'un tratto pallido come cera.
Lo vide muovere le labbra senza emettere alcun suono come se, lanciando quei siluri, Heero gli avesse in qualche modo rubato la parola.
"No..." Riuscì infine a balbettare. "Oh, diavolo! No!" Il boato di un'esplosione subacquea soffocò il suo grido di disperazione.
I siluri di Heero avevano evidentemente incontrato un bersaglio su cui scaricare la loro potenza distruttiva, ma Relena, al contrario del suo stravagante compagno, ne ignorava totalmente la natura. Tra gli spruzzi e le onde che avevano squarciato il mare poco fuori dell'entrata del porto, la ragazza riuscì per un momento a distinguere le articolazioni spigolose di due mobile suit. La visione le fu offerta solo per un istante perché, immediatamente dopo, questi scomparvero irrimediabilmente sott'acqua.
Relena indirizzò uno sguardo interrogativo al ragazzo sconosciuto, ma l'unica reazione che ottenne da parte sua fu un'occhiata triste e amara. A dispetto di tutta la sua evidente pericolosità, in quel momento appariva come un cucciolo vulnerabile e sconsolato. Tutta la sua tracotanza si era apparentemente dissolta insieme a quell'esplosione. Se non avesse dimostrato di essere la canaglia che era, Relena avrebbe potuto perfino provare pena per lui. Sembrava veramente abbattuto.
Relena si morse un labbro e abbassò lo sguardo. A dire il vero non era certo il solo a sentirsi a pezzi. Lei era venuta lì per soddisfare le sue infantili curiosità, e non solo non aveva ottenuto alcuna risposta - anzi adesso era ancora più confusa e spaventata di prima - ma probabilmente Heero era morto affogato a causa sua. Era ferito, era precipitato in mare, e chissà dove lo avevano trascinato quegli ordigni! Stava già per mettersi a piangere quando le parve di distinguere un oggetto affiorante nell'acqua lurida del porto.
"Heero!" Si sporse sulla battagliola che circondava il ponte del sottomarino e, quando riconobbe il corpo inerte che galleggiava, si rivolse concitata allo sconosciuto che aveva contribuito a causare tutti quei pasticci. "Presto! Forse possiamo ancora salvarlo! Aiu...Oh." Relena rimase di sasso. Non c'era più nessuno sul ponte. Il ragazzo misterioso si era volatilizzato, silenzioso come un ombra.
TBC...
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AN: Fine del secondo episodio! Grazie per la pazienza che avete dimostrato fino ad ora. So che sono piuttosto lenta ad aggiornare. Spero che questa storia continui ad essere di vostro gradimento. Aspetto sempre con ansia i vostri commenti! ^_^
