Il sole completamente perpendicolare del mezzogiorno di inizio estate, entrò dapprima nella tipica angolazione del primo pomeriggio, poi cominciò a scendere tingendo le nuvole di rosa e, infine, di arancione sé stesso. Shisui realizzò le effettive ore che aveva trascorso lì soltanto quando lo vide nascondersi dietro i tetti dei palazzi più alti della città creando un suggestivo controluce. Shisui adorava i contrasti delle sagome scure sullo sfondo dai colori brillanti, rammentò il giorno in cui Izuna gli aveva spiegato i trucchi per far risaltare tutto al meglio dal momento che lui, come fotografo, era negato persino al cellulare. In pratica bisognava fare in modo che ogni tinta risultasse più netta possibile, nero compreso. Si chiamava esposizione e in un caso come quello andava impostata al massimo.
Il sole sembra più grande adesso ma si tratta un'illusione ottica, lo sto semplicemente confrontando con gli oggetti che ho intorno.
Appena finito di formulare quella considerazione pensata con il solo scopo di distrarsi, Shisui sollevò i gomiti dalle cosce lasciate scoperte dai pantaloni corti della tuta sportiva blu accorgendosi delle chiazze rosse che avevano lasciato sulla pelle e di quanto gli si fossero indolenzite le spalle.
E se le illusioni ottiche a cui va incontro il sole nei vari orari della giornata ci fossero anche nella vita? Se io pensassi al peggio con considerazioni catastrofiche anche quando non esiste un motivo valido? Potrebbero essere solo congetture.
Per uno estroverso come Shisui era davvero inverosimile passare la giornata libera e completamente in solitudine fissando il mare da una panchina. In realtà era partito da casa con le migliori intenzioni, pensava che correre nel grande parco situato subito dopo il porto potesse schiarirgli le idee in modo da valutare nel migliore dei modi una decisione importante come quella. Più che altro non riusciva a stabilire se prenderla o no.
Aveva sempre adorato percorrere correndo il viottolo che costeggiava la banchina, non esisteva nessun tipo di parapetto e Shisui aveva l'impressione di volare direttamente sulla superficie dell'acqua. La stagione migliore per questa attività aveva sempre pensato che fosse l'autunno, gli piaceva essere circondato dalle foglie che scendevano stanche e leggere dai maestosi alberi del parco. Tuttavia, se ne sentiva il bisogno, Shisui non disdegnava gli altri periodi dell'anno. Quel posto si trovava dalla parte opposta rispetto a dove abitavano tutti loro e trasmetteva a Shisui una pace assoluta forse anche per questo motivo.
Mi fa piacere essere circondato dagli amici, ma quando sento la necessità di staccare lo devo fare in modo totale.
Aveva sempre funzionato, bastava un'ora di sport per conto proprio per tornare a casa con le batterie cariche e la testa sgombra. Sebbene Shisui non lo avesse fatto spesso visto che di solito preferiva risolvere i problemi condividendoli con qualcuno, era rimasto un metodo assolutamente collaudato almeno fino a quel giorno. Forse stavolta era stata la consapevolezza di aver sbagliato a farlo isolare, la vergogna di non aver saputo ben gestire la tanto sospirata affermazione di sé stesso. Aveva cercato il consenso degli altri sin da piccolo senza avere il coraggio di chiederlo direttamente alle persone che aveva davanti, per questo, quando era arrivato all'improvviso e inaspettato, la gioia era stata talmente tanta da renderlo letteralmente ubriaco.
A volte vorrei avere il carattere di Deidara, lui si prende sempre quello che vuole senza porsi tanti scrupoli avendo sempre ben chiare le situazioni in cui ne ha il diritto. La maggior parte delle volte ottiene quello che desidera, tuttavia anche se non fosse così non si lascia certo abbattere.
Shisui sospirò addrizzandosi sulla panchina di legno ma rimanendo comunque in una posa piuttosto sbieca, a correre non ci aveva nemmeno provato. Nonostante si fosse preparato di tutto punto indossando divisa, scarpe, e la fascia per impedire ai boccoli di scendergli negli occhi, l'intensa stanchezza mentale lo aveva costretto a restare lì osservando il mare per più di metà giornata. Altri occhi avevano fissato lui per tutto quel tempo sconfinato, li aveva alle spalle, il loro rimprovero di vetro, plastica e metallo, Shisui aveva l'impressione di sentirlo gridare.
Non posso farla la revisione, in un modo o nell'altro.
E questo non era l'unico problema. Ancora doveva finire di pagare il completo rinnovamento della cucina e del bagno, quel titanico lavoro che avrebbe dovuto fare per mettere in regola la macchina non poteva certo permetterselo. All'inizio delle propizie vendite di Milky Way la vettura era nuova e non aveva avuto bisogno di niente, ma adesso i nodi erano iniziati a venire al pettine senza che Shisui ci avesse minimamente pensato in precedenza.
Beh, Itachi, a te non sarebbe accaduto, sei sempre stato il campione mondiale di previsione del futuro.
Questo pensiero ebbe il solo potere di far sentire Shisui ancora più a terra, per indovinare un'eventualità facente parte della vita quotidiana come quella non era necessario essere eroi. Ecco perché Shisui si vergognava a esternare tutto questo con Yahiko, i cugini e gli amici. Aveva fatto un misero scivolone accecato dalla felicità travolgente e della conseguente distrazione.
Un appiglio in mezzo a tutto quel marasma gli era arrivato da una persona sconosciuta, come spesso accade in situazioni come queste. Attaccarsi a un estraneo che non conosce tutti i tuoi sbagli ti fa sentire molto più libero di agire, quel Danzo Shimura che lo aveva contattato tramite mail non poteva certo sapere da cosa erano stati generati i suoi problemi economici e perché non potesse sistemare la macchina se Shisui non glielo avesse rivelato di sua iniziativa. Dal momento che Danzo si era presentato come un broker finanziario, il suo scopo era guadagnare e non certo giudicare gli errori delle persone o fare lo psicologo non richiesto o il professore di filosofia improvvisato. Era il caso di dire che sulle questioni private e personali si sarebbe sicuramente fatto gli affari suoi.
Onestamente il metodo che Danzo gli aveva proposto appariva decisamente bizzarro, riassumendo tutto Shisui aveva capito che poteva avere tutte le macchine che voleva senza dover mai fare revisioni e manutenzione varia. In pratica si trattava di rivederle dopo appena due anni dall'acquisto per prenderne un'altra e così via, Danzo si era proposto per fare da intermediario in modo totale, anche sulla ricerca degli acquirenti e rivenditori migliori con cui trattare. In pratica Shisui non doveva fare altro che lasciare tutto nelle sue mani. L'unica cosa che Danzo gli aveva chiesto era quella di lasciare una piccola caparra, dopodiché si sarebbe occupato lui di tutto lavorando rigorosamente on line. A Shisui tutto questo sembrava strano ma doveva anche ammettere di avere delle conoscenze praticamente nulle delle dinamiche dell'economia. Comunque il broker lo aveva rassicurato anche su questo dicendo che lui stava lì apposta per occuparsi di ciò in cui le persone non erano esperte. Altra frase che aveva alleggerito l'imbarazzo di Shisui, il disagio ormai sembrava essere presente solo al cospetto delle persone care piuttosto che di fronte a uno sconosciuto. Siccome Danzo gli aveva assicurato che l'adesione alla sua proposta era senza impegno e che Shisui avrebbe potuto rinunciare in qualunque momento riavendo indietro l'anticipo, adesso che il buio iniziava a farsi strada sull'acqua che aveva davanti, si era deciso a prendere il telefono per rispondere affermativamente a quella mail. Prima di sedersi sulla panchina si era informato su chi fossero il broker finanziari e che mansioni avessero, nonostante quella fattagli da Danzo fosse una proposta decisamente singolare, l'aver letto come questi professionisti si adattino alle esigenze dei singoli clienti personalizzandole completamente lo aveva tranquillizzato.
Shisui sorrise finalmente rinvigorito alzandosi dalla panchina, aveva risposto alla mail di Danzo accettando di fare una prova, se non fosse stato soddisfatto avrebbe chiuso subito il rapporto, in fin dei conti cosa poteva esserci di male nel fare un tentativo? Nel caso peggiore non sarebbe riuscito a sistemare la macchina, in una situazione così estrema avrebbe chiesto una mano agli amici. Ma solo nella circostanza della famosa ultima spiaggia.
Si fece roteare le chiavi intorno all'indice destro prima di avviare il motore per tornare a casa e cenare con Yahiko, questa volta in orario.
Mi dispiace, vecchia carriola, ma ci dobbiamo separare.
Se c'era qualcosa che la terribile estate di due anni prima aveva insegnato a Kisame, era che qualunque dubbio e problema può solo ingigantire se lo si tiene nascosto sotto il tappeto. Quando diventa talmente grosso da non entrare più in qualunque posto scelto per insabbiarlo, esplode alla massima potenza senza che ci siano possibilità di arginarlo. Ecco perché, questa volta, Kisame aveva deciso di parlare dei suoi turbamenti con un amico fidato prima che potesse essere troppo tardi. Certo, la cosa migliore sarebbe stata parlarne con Itachi, la persona amata deve essere sempre il primo confidente, ma visto che il soggetto dei suoi dubbi era proprio lui, forse si poteva fare un'eccezione. E se poi questo strappo alla regola aveva occhi di oceano, capelli biondi ed era il sindaco più amato del mondo, si poteva anche procedere senza timore. Kisame non aveva comunque intenzione di tenere Itachi all'oscuro di quel discorso per sempre, una volta ottenuti i preziosi consigli di Naruto avrebbe reso partecipe il marito di ogni cosa.
"Kisame, mi spieghi come ti è saltato in mente questo pensiero? Non è da te" Naruto, con la punta della lingua, si leccò i granelli di zucchero che gli erano rimasti appiccicati alle labbra sorseggiando il suo Margarita alla fragola "D'accordo che Itachi ormai è un cyborg, ma perché secondo te le sue emozioni sarebbero diventate una sorta di mera imitazione di quelle altrui? Non è mica un robot."
Kisame sospirò guardando Nagato che insegnava ad Akira a giocare a biliardino poco distante. Il rosso li aveva accompagnati unicamente per badare al bambino, quando aveva saputo che Naruto e Kisame avevano bisogno di parlare in privato, non aveva fatto una piega e si era offerto proponendo il suo aiuto in modo autonomo. Nagato era interamente a suo agio con sé stesso, lo si percepiva al primo impatto dal modo di vestire, la canottiera azzurra in microfibra con le spalline che si univano sulla schiena diventando un solo pezzo, era completamente aderente al corpo. Era sempre magro ma in modo sano e i mirati allenamenti che Kisame aveva studiato per lui contribuivano a tenerlo tonico e forte. Nagato aveva modificato anche i gesti e il modo di muoversi che erano diventati molto più incisivi e sicuri.
Kisame sentì una piccola ondata di malinconia che gli si riflesse nello sguardo, in quello stesso pub avevano festeggiato Akira quando ancora lui stesso non sapeva di esistere. Lì Kisame era scivolato con Madara. Ma sempre in quel posto si erano conosciuti tutti mentre Konan e Neji entravano a far parte del gruppo. A quello stesso biliardino Sasuke e Sakura si erano divertiti un mondo con Izuna e Hinata come se fossero tornati ragazzini mentre Akamaru li osservava non aspettando altro che l'occasione buona per rubare loro la pallina.
Grazie, Nagato, era così che eri destinato ad essere. E invece tu, Itachi? Come saresti stato? Come avresti reagito davanti a un tramonto, per esempio a settant'anni ? O incrociando lo sguardo di Akira? Non sai nemmeno che luce ha. Cosa abbiamo perso?
"Hai fatto bene a parlarmene se questa idea ti tormenta, Kisame." Naruto gli afferrò una grossa mano attraverso il tavolo attirando di nuovo la sua attenzione "Ma perché, invece di concentrarti su quello che credi di aver perso, non provi a focalizzare l'attenzione sulle nuove e straordinarie cose che Itachi sa fare?"
Dal viso di Naruto, Kisame passò ad abbassare lo sguardo sulla sua birra.
"Lui e Madara sono stati capaci di creare uno stile tutto nuovo di Taekwondo, per dirne una" continuò il biondo sorridente "È così caratteristico e bello da vedere che Madara si è deciso a inserirlo nei miei spettacoli di addio. Me ne parlava questa mattina e io naturalmente ho accettato, Itachi si esibirà anche con lui dopo i tessuti aerei. E poi guarda che miracolo è stato capace di fare con Sasuke in un solo giorno."
Naruto tornò serio dopo aver fatto una pausa e aver stretto più forte la mano di Kisame: "La sua salute è perfetta adesso, non dovete fare altro che godervi una lunga e felice vita insieme."
Kisame sorrise ma la sua espressione apparve tirata, il sole del tramonto rese ancora più limpidi i suoi occhi di ghiaccio : "Ovviamente hai ragione su ogni cosa, Naruto, ma lo sai come sono fatto. Non mi piace starmene con le mani in mano, di solito prima di gettare la spugna almeno un tentativo lo faccio. Se esiste una minima possibilità di aiutare Itachi io ho il dovere di provarci."
"Non posso biasimarti, Kisame, chiunque farebbe di tutto per la persona che ama" Naruto, senza perdere la serenità, fece un altro sorso di Margarita appoggiandosi con la schiena alla sedia. La camicia bianca sempre rigorosamente con le maniche arrotolate. Quella posa significava che stava per dire qualcosa di importante "Se proprio lo desideri così tanto, l'unico che mi viene in mente è Kabuto, alla fine ha aiutato egregiamente Itachi già una volta e non si può negare che sia un genio nel suo campo. Se vuoi, in quanto sindaco, posso organizzarti facilmente un appuntamento, tuttavia sono anche al corrente di ciò che pensi di lui. Ora sta a te decidere, Kisame. Ti prego comunque di fare attenzione e di non rovinare tutto facendo intuire a Itachi che non riesci ad accettarlo per quello che è. Se imbocchi questa via ti servirà il massimo tatto."
I ricordi che si affacciarono nella mente di Kisame assunsero l'aspetto di un rimprovero. Rivide sé stesso, Sasuke e Shisui nello studio di Tsunade poche ore dopo il risveglio di Itachi dal coma.
"Deve pur esserci qualcosa che possiamo fare, siamo riusciti a strapparlo dalle grinfie della morte per un pelo e non è possibile curare i suoi occhi?"
Kisame aveva affermato questo ancora prima che il marito si alzasse da qual maledetto letto, invece di essere felice che Itachi fosse rimasto con lui, si preoccupava dei cambiamenti che avrebbero dovuto affrontare da lì in avanti. Il primo effetto prodotto da quella frase fu quello di far disperare Sasuke.
"Se solo avessi saputo lo avrei costretto ad andare a controllarsi a calci nel sedere. Ha perso la sua luce per averla data a me."
Sasuke piangeva a causa delle sue parole.
Tsunade era tempestivamente intervenuta spiegando a tutti e tre che, se davvero volevano aiutare Itachi, dovevano imparare ad accettarlo e ad amarlo nella sua nuova forma.
"È tutto nelle vostre mani, adesso."
Sasuke si era asciugato le lacrime sgorgate a causa di Kisame.
"Va bene, io sono pronto. Itachi ha dimostrato di amarci in modo incondizionato, adesso tocca a noi."
A quel punto si era fatta avanti la saggezza di Shisui tanto per far sentire Kisame ancora più riprovevole.
"Dobbiamo accettarlo per quello che è. È sempre lui, si tratta sempre della persona che amiamo."
Cosa avrebbe potuto fare il Kisame di allora se non accettare tutte quelle giustissime parole? Erano consapevoli che non sarebbe stato facile ma era l'unica strada, lo dovevano a Itachi. Che poi questo percorso non era stato nemmeno così in salita come Kisame aveva pensato, Itachi era tornato praticamente quello di sempre, faceva tutto e aveva acquisito addirittura molte abilità in più, soprattutto nello sport. Si esprimeva meglio con le parole dal momento che non poteva più usare lo sguardo per comunicare.
A me però manca quella bellissima lingua che capivo solo io. Era la cosa più dolce del mondo.
Kisame aggrottò la fronte ancora più pensieroso, non aveva ancora assaggiato la bevuta che aveva davanti: "Io non te lo so spiegare per quale motivo Kabuto non mi piace, è così e basta. Mi ha dato un sensazione negativa già dalla prima liceo. Itachi non sa che la protesi che gli permette di vivere è una sua invenzione, lo sai che non gliel'ho voluto dire. Tuttavia il problema principale adesso non è questo, Naruto. Itachi si ricorda il mio inveire contro di lui quando ancora era in coma, mi ha confessato di sognare le mie parole quasi ogni notte. Io ho tergiversato dicendogli che probabilmente si tratta solo di un incubo. Itachi non ha riconosciuto la mia voce in quel ricordo, ma francamente non so come potrebbe evolvere la situazione."
"Perché non gli dici la verità, Kisame? Cosa ci sarebbe di male? Itachi aprì gli occhi pochi minuti dopo averti sentito così disperato, secondo me se sapesse ti sarebbe immensamente grato e finirebbe tutto con un abbraccio. In pratica è come se tu lo avessi salvato. E lui impedì a te di fare una sciocchezza, quella sera vi siete aiutati inconsapevolmente a vicenda."
"Non voglio rischiare che Itachi venga sbattuto su riviste o addirittura in televisione per essere trattato come un trofeo o un esperimento" lo sguardo di Kisame riprese fermezza mentre finalmente faceva il primo sorso di birra.
"Credi davvero che Kabuto possa arrivare a tanto? Non ti sarai fatto delle idee un po' sbagliate, per caso?" Naruto sorrideva comprensivo.
"Zio Sean, eccomi!" Akira corse verso di loro non vedendo l'ora di saltare in braccio a Kisame che al momento era eletto come il suo sportivo preferito tra tutti loro.
Kisame ricordò, con un sorriso divertito, come Akira avesse fatto ridere tutti chiedendogli, qualche mese prima, per quale motivo il suo corpo fosse pieno di bozzi. Rin, prima di rispondere al figlio, aveva riso talmente tanto che tutti i presenti l'avevano creduta sul punto di svenire. Ma la faccia del bambino si era fatta solenne e compunta, l'espressione quasi offesa mentre si chiedeva cosa ci fosse da sbellicarsi tanto, alla fine la sua era una domanda seria.
"Amore, sono muscoli. Non vedi come Zio Sean si allena ogni giorno?" alla fine Rin era riuscita a rispondere al figlio tra asciugarsi le lacrime e aggiustarsi i capelli.
"Sono diventato bravo a biliardino, Zio Sean. Un campione. Adesso ho i muscoli come i tuoi?" Akira saltellò sulle gambe di Kisame facendo il gesto di mettere in mostra i bicipiti.
"Beh, non ancora ma manca poco" affermò Kisame tastandogli le piccole braccia e dandogli un bacio sulla fronte.
Akira iniziò a giocherellare sorridente con i bottoni della polo rossa di Kisame, li agganciava e sganciava di continuo.
"Bevete senza avere ordinato qualcosa di buono da mangiare? Naruto, non ti riconosco più" Nagato baciò il marito prima di sedersi in loro compagnia.
"Adesso rimediamo subito, stavamo aspettando che voi due finiste la partita. Allora, chi ha vinto?"
"Io!" Akira balzò esultante in piedi sulle gambe di Kisame.
"È vero, mi ha stracciato" Nagato gli fece l'occhiolino.
In pochi minuti il tavolo si riempì di delizie una più buona dell'altra. Akira, rapito dall'imbarazzo della scelta su cosa mangiarsi per primo, dimenticò ben presto sia i muscoli che le partite a biliardino per mescolare dolce e salato direttamente nella sua bocca. Naruto non poté che essere soddisfatto vedendo come, quella che era partita con degli atroci dubbi e turbamenti, era finita come una splendida serata tra amici.
"Kisame, il mio consiglio spassionato definitivo è quello di tirare fuori il meglio da quello che si ha senza pensare alle varie possibilità che non si sono realizzate, quando la vita cambia direzione non possiamo fare altro che scoprire le nuove strade che ci propone senza voltarci indietro. Siamo fortunati, abbiamo tutto e va bene così."
Il biondo suggellò quella frase con un brindisi collettivo sperando di aver trovato le chiavi giuste anche questa volta.
