Standard disclaimers: Sono nel primo capitolo.

Introduzione dell'autrice: Grazie infinite per le entusiastiche review! Mentre leggevo i vostri commenti, ragazze, vi assicuro che non credevo ai miei occhi! So bene che siete dei giudici severi ed esigenti, perciò il vostro sostegno mi rende felice più di ogni altra cosa! Spero che questo capitolo non vi deluda, anche se vi anticipo che il vostro umore, nel corso dell'avventura, sarà spesso altalenante...A voi il giudizio, come sempre!

Un bacio enorme e buona lettura!

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Parte prima

Quatre si sforzò di rilassarsi sul sedile dello shuttle che lo stava conducendo sulla Terra, ma fallì prima di cominciare. Era troppo impaziente di arrivare per riuscire a sentirsi intimamente tranquillo, come invece la sua espressione lasciava intendere.

Estrasse per l'ennesima volta la lettera che Duo gli aveva inviato pochi giorni prima. Ormai aveva letto quel biglietto cento volte, e su di lui sortiva sempre lo stesso effetto: un improvviso incremento delle pulsazioni cardiache. Certo non era la cura migliore se voleva veramente rilassarsi, ma non riusciva a farne a meno.

'P.S. Indovina chi ho incontrato quaggiù! Avanti non è difficile...E' una tua vecchia conoscenza. Forza, per aiutarti ti do un indizio e vediamo se riesci a risolvere il problema. Vediamo...Faccia-d'angelo più coda-di-diavolo è uguale a...? Ok, non far finta di non saperlo, c'è solo la cara vecchia Dorothy che risolva l'equazione, no?

L'ho incontrata qualche giorno fa nell'ultimo posto al mondo in cui mi sarei aspettato di trovarla. All'aeroporto di Spalato. Io ero andato lì per visionare del materiale e lei era appena arrivata per una vacanza. Andava sulla costa, in un posto...oddio, aspetta che non mi ricordo il nome, ma l'ho annotato...ecco...Mürter. Se non ha raccontato frottole, rimarrà lì per un mesetto a godersi il mare...da sola...

Sì, insomma, le manca un cavaliere da fare a fettine e, visto che tu hai una certa esperienza nel settore, ho subito pensato a te. Naturalmente non mi offenderò troppo, se invece di fare un viaggetto sulla nostra accogliente piattaforma - attualmente in navigazione al largo delle coste dell'amena Terra del Fuoco - farai una piccola deviazione sul Mediterraneo...'

La lettera si concludeva con lo schizzo di una faccetta ammiccante con il pollice alzato. Quatre pensò che probabilmente, se Duo avesse avuto dei trascorsi diversi, sarebbe potuto diventare un disegnatore di talento. In quello scarabocchio c'erano tutta la malizia e l'entusiasmo che si celavano dietro la sua rivelazione. In ogni caso, nonostante la sfacciata evidenza delle allusioni, doveva riconoscere che Duo aveva fatto centro.

Gli era costata non poca fatica annullare tutti gli impegni e convincere la signora Bates che doveva assolutamente partire, e per di più senza darle troppe spiegazioni circa la natura di quel viaggio.

Natura che peraltro non era del tutto chiara anche a lui. Che cosa sperava di ottenere? Perché stava affrontando quel viaggio di quasi un milione di chilometri per incontrare una donna che, dopotutto, aveva cercato di ucciderlo?

Se Rashid avesse saputo la verità, non sarebbe mai riuscito a sganciarselo di dosso. Già era stato abbastanza impegnativo convincerlo che non avrebbe corso alcun rischio, andando a trovare Duo. Ma il coriaceo guerriero era convinto che il fatto che loro due fossero insieme avrebbe semplicemente raddoppiato il numero di guai in cui si sarebbero cacciati. E così era stata un'impresa non da poco ricordargli che entrambi avevano ampiamente dimostrato di essere in grado di badare a loro stessi. Tanto che per fargli promettere che sarebbe rimasto lì su L4, a portare avanti il proprio lavoro, aveva dovuto ricorrere a tutta la sua dialettica e a qualche velata minaccia.

Tuttavia doveva dare atto a Rashid che, quando aveva dichiarato che sarebbe andato sulla piattaforma di Howard, aveva detto solo una mezza verità, visto che aveva pianificato di passare là solo un paio di giorni, prima di ripartire per lo spazio. Del resto aveva avuto bisogno di una scusa valida prima di piantare in asso tutti quanti, perciò gli era parsa una buona idea dire almeno che avrebbe unito l'utile al dilettevole e che avrebbe colto l'occasione per ponderare le possibilità di un'attività comune.

Comunque, alla fine era riuscito a partire per quella vacanza. 'Beh...Vacanza...Non so se alla fine sarà la parola giusta.' Si disse Quatre.

Duo aveva ragione, naturalmente. La bellezza angelica di Dorothy poteva essere una trappola mortale per chi non fosse stato in grado di leggere tra le righe dei suoi sguardi felini. Lui lo sapeva bene purtroppo...Istintivamente si portò una mano al fianco, là dove l'indelebile cicatrice della lama di Dorothy aveva marchiato il loro confronto con il fuoco del sangue.

Forse era per quello che voleva incontrarla nuovamente. Voleva vedere se anche lei, dopo tutto quel tempo, portava ancora dentro di sé la cicatrice di quel sangue con cui aveva dissetato il proprio dolore.

Non poteva nascondere a se stesso che l'idea di ritrovarsi faccia a faccia con lei, dopo tutto quel tempo, lo rendesse piuttosto nervoso. Non sapeva bene come avrebbe dovuto comportarsi, anche perché non era mai riuscito a definire con esattezza quale fosse il modo in cui si erano lasciati: se da amici o da nemici. Risolse che scoprirlo sarebbe stato l'obiettivo primario di quel viaggio. Quatre sorrise, pensando a cosa avrebbe detto Heero a quel punto.

'Missione accettata!' Ripetè scherzosamente nella propria mente.

*          *            *            *            *

Dopo un'altra mezza giornata di shuttle, due scali aeroportuali ed un paio d'ore d'automobile, finalmente Quatre poté tirare un sospiro di sollievo.

Saltò giù dal fuoristrada che aveva noleggiato e si stiracchiò i muscoli irrigiditi dal lungo viaggio. Inspirò profondamente il vento speziato e carico di salsedine e, come per incanto, tutta la tensione accumulata nei giorni e nelle ore precedenti si dissolse nel sole della sera.

Ancora lievemente stordito per la fatica, cercò di farsi una rapida idea del posto in cui avrebbe trascorso - sperava piacevolmente - i giorni successivi.

Doveva riconoscere che Dorothy aveva avuto un gran buon gusto nel scegliere una tale meta per le proprie vacanze. Jezera era un paesino incantevole. Situato in una baia raccolta dall'articolata isola di Mürter, era nato e si era sviluppato grazie alla pescosità del mar Adriatico. Col tempo, l'entroterra scarsamente abitato e la bellezza incontaminata dell'habitat marino avevano favorito il turismo.

La quantità ed il tipo di imbarcazioni da diporto ormeggiate nella marina fornivano un indizio sicuro circa il considerevole numero di villeggianti, ospitati dei pescatori del luogo. Ma bastava dare un'occhiata alle essenziali abitazioni intonacate e ai negozietti di alimentari del porticciolo, per capire che gli abitanti avevano conservato la genuina semplicità di chi ancora doveva contare sulla natura per vivere.

Improvvisamente entusiasta, scaricò in fretta i bagagli dalla macchina e varcò la soglia della piccola pensione in cui aveva prenotato una stanza.

Una bimbetta scalza e abbronzata sbucò da chissà dove e lo investì, prima di uscire in strada di corsa.

"Ivana!" Fu l'unica parola che Quatre capì del richiamo concitato che le rivolse il vecchio alle sue spalle.

Per tutta risposta la piccola si voltò e fece una sfrontata boccaccia verso di loro, scuotendo il caschetto di capelli biondi che le incorniciavano il sorriso sdentato. Agitò in aria un pezzo di carne cruda ed un piccolo secchiello e corse via, veloce come era comparsa.

Il vecchio sospirò e scosse la testa, borbottando qualcosa in croato che Quatre non riuscì a capire. Poi questi si rivolse a lui con aria di scusa. "E' Ivana, mia nipote. Non c'è versi di farla stare seduta a tavola per tutta la durata della cena. Per lei evidentemente è tempo perso. Deve sempre fare qualcosa...e naturalmente andare a pesca è sempre in cima alla sua lista. Ma del resto non è colpa sua. E' tutta suo padre! Evidentemente ce l'ha nel sangue."

Quatre sorrise ed annuì . "In effetti è difficile sfuggire al proprio retaggio e forse...Beh, non è neanche giusto tentare di farlo."

Il vecchio lo guardò vagamente stupito dalla dichiarazione, e lo osservò come se lo stesse mettendo a fuoco solo allora. Poi annuì. "Sai che ti dico, figliolo? Hai proprio ragione! E poi se Ivana ne prenderà abbastanza, ci faremo una bella frittura!"

Quatre rise. L'atmosfera famigliare di quel posto era rigenerante.

Il vecchio fece il giro del banco della reception ed inforcò un paio di occhialetti. "Ma non stare lì impalato con i bagagli in mano. Hai prenotato una stanza, ragazzo?"

"Due giorni fa. Mi chiamo Winner."

Il vecchio controllò sul registro ed accettò i documenti di Quatre. Dopo avergli dato una scorsa alzò lo sguardo allibito. "Winner? Quel Winner? Quello della Winner Corporation?"

Quatre si morse un labbro imbarazzato, ma era meglio essere riconosciuto come imprenditore che come ex pilota di Gundam, come invece era successo a Duo. "Temo di sì."

Il vecchio fece immediatamente il giro del bancone e prese uno zaino dalle mani di Quatre. "E' un onore averla qui, signor Winner. La prego lasci che l'aiuti..."

Quatre raccolse nuovamente lo zainetto dalle mani dell'albergatore e scosse pacatamente la testa. E' vero che essere Quatre Winner, l'industriale di L4, era forse preferibile che essere Quatre Winner, il pilota ribelle, ma era certo che se la gente avesse saputo chi era stato, almeno avrebbe smesso di trattarlo come una bambola di porcellana. "Non c'è nessun signor Winner qui." Disse. "Mi chiamo Quatre, e lei mi era più simpatico quando mi chiamava figliolo, signor...?"

"Dinko." Il vecchio gli tese la mano. "E non c'è nessun signore neppure qui."

Quatre restituì una stretta calorosa. Era felice. Era certo che sarebbe stata una vacanza memorabile!

*          *            *            *            *

Teoricamente avrebbe dovuto essere a pezzi, dopo tutte quelle ore di viaggio, ma da quando era arrivato non aveva provato altro desiderio che precipitarsi in spiaggia e fare una nuotata.

Dinko aveva insistito perché, data l'ora, si fermasse a cena con loro, ma lui aveva gentilmente declinato l'invito, dicendo che aveva già preso qualcosa in aereo e perciò non aveva fame. Così si era messo un asciugamano in spalla e si era diretto là dove aveva visto correre la piccola Ivana.

In meno di cinque minuti raggiunse il mare e rimase senza fiato. Poche volte gli era capitato di vedere di persona un panorama tanto bello. Il sole era basso e dardeggiava raggi dorati ed obliqui sulle onde, solo leggermente increspate dalla brezza della sera. All'orizzonte, le miriadi di isole dell'arcipelago di Kornat nascondevano bracci di mare e disegnavano articolati percorsi di blu in un paesaggio che pareva in continuo, impercettibile mutamento.

La spiaggia in realtà non esisteva, e consisteva in ruvidi scogli bruniti che scendevano gradualmente nell'acqua. La profumata pineta alle sue spalle era la verdeggiante cornice della costa. Le dolcezze e le asperità di quel luogo si mescolavano nell'armonioso silenzio della sera. Non c'era più nessuno. Era perfetto.

Poco lontano scorse la testolina dorata di Ivana, china tra due scogli. Incuriosito la raggiunse.

"Ciao!" Salutò, chinandosi al suo livello.

La bimba non lo degnò di un'occhiata e continuò a fissare una fessura muschiosa nel bagnasciuga, con la concentrazione tipica di tutti i bambini. Quatre non vedeva proprio nulla di interessante in quell'anfratto ma poi, scorse qualcosa muoversi.

Con un movimento fluido e rapido della piccola mano, Ivana afferrò la sua preda e la tirò fuori della tana, sorridendo soddisfatta. Con un lungo discorso che probabilmente sarebbe risultato poco comprensibile anche ad un croato madrelingua, sventolò sotto il naso di Quatre un granchio tanto grosso che sarebbe stato in grado ti troncarle un ditino senza il minimo sforzo.

"Non posso crederci...Ma come hai fatto?"

Ivana gli sorrise, dando bella mostra dei piccoli incisivi che le stavano appena ricrescendo. Poi cacciò il granchio in un secchiello dove già si trovava un altro esemplare più piccolo. Lo porse a Quatre e lo prese per mano. Evidentemente voleva mostrargli le sue tecniche di caccia. Non le importava affatto se non sarebbero mai riusciti ad intendersi a parole.

'Ma forse non sarà necessario parlare per capirsi.' Pensò Quatre, seguendola obbediente.

Si fermarono pochi passi più avanti, accanto ad una fessura apparentemente identica a mille altre, che però aveva catturato l'interesse della piccola. Ivana si perse nuovamente in un fiume di spiegazioni incomprensibili, mentre esplorava l'interno del pertugio. Quatre notò che aveva cura di fare in modo di non proiettare la propria ombra all'interno. Era impressionante vedere con quanta professionalità una bambina così piccola riuscisse a pianificare le proprie mosse. Era certo che se ci avesse provato lui, o avrebbe fatto un buco nell'acqua o l'unica cosa che avrebbe assaggiato del granchio sarebbero state le sue chele.

Uno sciaguattio improvviso, proveniente da uno scoglio poco lontano, lo distrasse dalla lezione di caccia, facendogli mancare il momento clou di tutto il processo, proprio quando, dando orgogliosamente sfoggio di tutta la propria abilità, Ivana catturò un'altra preda.

"Non posso crederci..." Ancora una volta fu tutto quello che Quatre riuscì a dire in quel momento.

Ma quando Ivana gli mostrò la creatura che stringeva tra le dita, rimase delusa nel notare che stavolta non era lei l'oggetto dello stupore sul viso del suo nuovo compagno di giochi, ma una signora che faceva il bagno.

Quatre si alzò in piedi, quando vide la figura riemergere dall'acqua. In quel momento seppe perché gli antichi greci avevano immaginato che Afrodite fosse nata dalla spuma del mare. In effetti lui stesso come avrebbe potuto pensare che fosse andata in modo diverso, quando l'antico mito si stava concretizzando nuovamente proprio sotto i suoi occhi?

Una cascata di capelli biondi, che rilucevano nonostante fossero appesantiti dall'acqua, aderiva ad un corpo flessuoso, morbido ed elegante, perfetto come quello di una statua immacolata. Non era forse così che la dea più bella dell'Olimpo doveva essere emersa dalle acque dell'Egeo una manciata di millenni prima?

Ivana fissò con stupore e disappunto lo sguardo ipnotizzato di Quatre, mentre scrutava la donna che risaliva la riva e posava a terra la maschera subacquea, le pinne ed una piccola sacca di rete. Perché quella signora era più interessante dei suoi granchi? Poi le venne in mente la favola che la sua mamma le raccontava sempre, quella che parlava di una sirenetta che era scappata di casa perché si era innamorata di un principe...e allora sorrise. Era la sua storia preferita. Magari era anche quella del suo nuovo amico!

Quatre continuò ad osservare le movenze aggraziate della creatura più bella che avesse mai visto in vita sua. Non gli sfuggì la cura amorevole con cui le dita sottili riposero il lungo coltello, legato al polpaccio affusolato; così come non poté evitare di lasciar scivolare lo sguardo sul ritmico salire e scendere del seno, ancora coperto di gocce d'acqua, cristallina come il grigio-azzurro dei suoi occhi.

"Dorothy Catalonia..." Sussurrò, con tono udibile unicamente da lui stesso.

Quasi avesse urlato ai quattro venti, la giovane donna rivolse gli occhi allungati verso di lui. Simile ad un gatto sorpreso nella notte dai fari di un'auto, lo fissò pietrificata, incerta. Avrebbe voluto fuggire? Quatre non avrebbe saputo dirlo, ma riuscì a distinguere il proprio nome sulle sue labbra rosee. Dunque non si era dimenticata di lui...

*          *            *            *            *

Lui invece si era completamente dimenticato della lezione di caccia al granchio. Aveva abbandonato sullo scoglio il secchiello con tutto il suo prezioso contenuto e, dopo aver borbottato qualcosa tra sé e sé, l'aveva lasciata lì impalata, con il suo ultimo trofeo in mano. Ma ad Ivana dopotutto la cosa non dispiaceva. Si allontanò di poco e si nascose dietro ad un cespuglio di rosmarino, che cresceva selvatico al limitare della pineta. Da lì avrebbe potuto osservare tutta la scena indisturbata e, soprattutto, non vista. Certo, non avrebbe sentito quello che si sarebbero detti, ma tanto che importava? In ogni caso non avrebbe capito. Però se il principe avesse dato un bacio alla sirenetta...

Si acquattò e rimase in attesa, ad osservare Quatre mentre si avvicinava alla signora, studiando la situazione con la pazienza di una cacciatrice provetta.

"Quatre Raberba Winner." Esordì Dorothy, con un mezzo sorriso che cancellava completamente lo stupore di pochi istanti prima. "E' un dono di voi piloti di Gundam, quello di piombare alle spalle delle persone quando meno se lo aspettano?"

Quatre sorrise educatamente, sforzandosi di non lasciare trapelare la propria emozione. Certamente era venuto fin lì per vederla, ma credeva che avrebbe dovuto cercarla. Di certo non aveva pensato neppure per un minuto che sarebbe stata la prima persona che avrebbe incontrato. Era del tutto impreparato ed oltretutto...che razza di modo era per salutarlo dopo anni che non si vedevano? Cosa voleva dire? Che trovava sgradevole la sua presenza? Cercò di dare una risposta vaga. "Può essere una dote utile in certe circostanze."

Dorothy raccolse i lunghi capelli con indifferenza e li afferrò con entrambe le mani, portandoli sul davanti per liberarli dall'eccesso di acqua. Quatre non poté fare a meno di fissare i sottili rivoli lucenti che così facendo le rotolarono lungo tutto il corpo.

"Ah, sì? E di quali circostanze si tratta...in questo caso?"

Gli occhi traditori di Quatre tornarono ad incontrare quelli di lei. Era un'altra domanda. Era un colpo di avvertimento? Qual'era la risposta giusta? Possibile che avesse mangiato la foglia e avesse capito che era stato Duo a indirizzarlo lì, e non il caso? Si sentiva come Edipo davanti allo sguardo della Sfinge: una risposta sbagliata e...Zack! Game over.

Doveva studiare in fretta una contromossa. Nei pochi istanti a sua disposizione gliene venne in mente solo una. "Beh...La caccia, per esempio. Ero qui a caccia di granchi con..." Quatre indicò qualcosa alle proprie spalle che, a giudicare dal modo in cui inarcò un sopracciglio, Dorothy non riuscì a vedere.

Quatre si voltò e, quando vide che Ivana era sparita, capì che la sua scusa, già di per sé piuttosto fiacca, doveva essere apparsa veramente ridicola alle orecchie di Dorothy. 'Ma che modo fantastico di cominciare! Questo sì che si chiama un colpo da maestro!' Si disse. Mentalmente si diede uno schiaffo che avrebbe steso un mammuth.

"Forse dovrei stringerti la mano, sai?" Dorothy rise, riportando l'attenzione del ragazzo su se stessa. "Di tutte le risposte che potevi darmi, questa è certamente la più fantasiosa."

"Come si dice...La verità supera sempre l'immaginazione." Disse Quatre, cercando di nascondere l'imbarazzo dietro un tono scherzoso.

Dorothy lo guardò di sbieco, con quei suoi occhi apparentemente freddi e indecifrabili. "Non è che ultimamente stai frequentando Maxwell un po' troppo assiduamente?" Fece una pausa lunga quel tanto per dare il giusto peso alla propria allusione. Poi riprese a parlare, con calma. "Lo sai? Questo potrebbe avere delle serie ripercussioni su un 'bravo ragazzo' come te..."

'Oh, no! Altre domande!' Quatre si sentì scoppiare la testa. Per di più Dorothy stava aggiustando il tiro, ed era certo che alla prossima bordata lo avrebbe centrato in pieno. Urgeva una manovra evasiva. Sorrise. "Temo che neppure con tutta la pratica di questo mondo riuscirei a raggiungere i livelli di Duo. E poi è tanto che non lo vedo..."

"Ah, sì?"

Quatre sapeva bene che lo stupore nello sguardo grigio di Dorothy era sincero esattamente come la propria innocenza, perciò tacque.

"Che combinazione, allora. Pensa che l'ho incontrato proprio qualche giorno fa, non appena sono arrivata qui."

"Ma davvero? Che combinazione!"

"Decisamente." Disse Dorothy quasi tra sé, lasciando cadere il discorso. Si chinò a raccogliere le proprie cose con l'evidente intento di tornare al proprio alloggio. Quatre tirò un sospiro di sollievo. Per il momento era salvo.

"Però è molto lusinghiero sapere che hai fatto un viaggio tanto lungo solo per vedermi."

Quatre non seppe se sbiancò o arrossì. Quello di cui fu certo fu di aver cambiato colore. 'Accidenti! Colpito e affondato al primo round!'

Dorothy rise. Una scintilla luminosa nei suoi occhi divertiti. "Non sei cambiato molto in questi anni, Quatre. Arrossisci troppo facilmente, ma è sempre divertente confrontarsi con te. Spero di incontrarti ancora, uno di questi giorni." La giovane donna si avvolse un foulard colorato attorno ai fianchi, prima di accennare ad avviarsi verso il villaggio.

 Quatre ingoiò la saliva e si affrettò a risponderle. "Felice di sentirti parlare così, Dorothy. Anche se devo ammettere che non si capisce sempre a quale gioco ti piaccia giocare."

Lei si voltò, lasciando volteggiare le lunghe ciocche umide dietro le spalle. "E' strano che sia proprio tu a farmi questa domanda, Quatre. Sai meglio di me quali siano le partite migliori."

Quatre tirò ad indovinare. "Quelle più combattute?"

Lei gli sorrise con malcelata malizia e scosse la testa. "Tutte quelle che valga la pena vincere, naturalmente."

TBC...

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AN: Ed eccoci alla fine anche di questo. Allora? Cosa pensate dei personaggi? Sono davvero curiosa di raccogliere opinioni e pronostici. Non so perchè, ma mi sono affezionata parecchio a questo raccontino!

Come sempre, grazie per aver trovato il tempo di leggere!