Introduzione dell'autrice: Grazie aoncora a tutte voi, per aver letto e replicato. Spero che anche questo capitolo soddisfi le vostre aspettative, anche se, forse, non è accurato come i precedenti. Mi scuso per non aver avuto il tempo di correggere gli eventuali errori di battitura. (La vita reale è implacabile talvolta). Magari lo farò in un secondo tempo. Per adesso, eccolo qui.
Buona lettura! ^_^
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Parte terza
Al mattino, la strisciante malinconia della sera precedente si era trasformata in pigra sonnolenza. Quatre avrebbe voluto dormire di più ma, vuoi per il letto a cui non era abituato, vuoi per i sogni che lo avevano tormentato, non aveva riposato bene.
Da quando suo padre era morto, non gli era più capitato di sognarlo, ma la notte appena trascorsa lo aveva riportato in vita, seppur per poche ore. In una successione ossessiva di eventi, aveva percepito lo stesso senso di perdita del tragico giorno in cui se ne era andato per sempre. Quasi il tempo si fosse congelato a quell'istante nella sua testa. Perché quella notte avesse rivissuto proprio quei momenti, era qualcosa che non era certo di voler sapere. Probabilmente si era lasciato suggestionare troppo dai discorsi della sera precedente sui bambini e sul valore della famiglia, col risultato che adesso, invece di sentirsi rilassato, era teso ed ansioso.
Si vestì pigramente e scese in veranda per la colazione. Mentre consumava in solitudine il proprio pasto a base di yogurt e miele, si ritrovò a fissare la sedia, ora vuota, dove Dorothy aveva sostato insieme alla piccola Tonka.
Gli aveva fatto una strana impressione, vederla tanto a proprio agio con la bimba in braccio. Intimamente aveva sempre creduto che, dietro quella facciata polare, Dorothy nascondesse un animo gentile; ma era stato bello veder confermate le proprie intuizioni. Finalmente pareva che avesse accettato come parte di sé quella grazia e quella dolcezza che tanto l'avevano tormentata ai tempi della guerra.
"Posso sedermi qui?"
Quatre ammiccò, colto di sorpresa. Alzo lo sguardo ed incontrò il sorriso enigmatico della donna oggetto dei suoi pensieri.
"Sì…Sì, naturalmente." Si affrettò ad alzarsi per assisterla con la sedia, ma lei non gli consentì di completare il gesto galante e si accomodò ancora prima che il ragazzo riuscisse a muoversi. Posò sul tavolino una macedonia di frutta e del succo d'arancia.
"Dormito bene, allora?" Cominciò lei, con studiata naturalezza, mentre sorseggiava l'aranciata.
"Non c'è male, grazie."
Quatre si fermò un istante, studiando gli occhi di lei. Non gli aveva creduto, naturalmente. E non c'era da stupirsene. Tra loro la comprensione era sempre stata così: luci abbaglianti, lacerate da momenti di buio inespugnabile. Non si sarebbe stupito se anche Dorothy avesse sofferto di momenti di empatia, visto che la menzogna tra loro era sempre stata sottile come una cortina di fumo. Un battito di ciglia sarebbe stato sufficiente a disperderla o a renderla impenetrabile.
Improvvisamente si sentì a corto di parole.
Dorothy parve non notare il suo disagio e continuò a gustare la propria frutta con totale noncuranza. "Allora hai già deciso cosa farai oggi?"
La semplice domanda della donna gli parve un quesito troppo complicato da districare, essendo il suo cervello totalmente assorbito da altri pensieri. Quatre indugiò con lo sguardo su quelle labbra rosee ed umide per il succo dolce della frutta. 'Mi chiedo se si renda conto di quanto sia bella…'
"Quatre?" Dorothy si sporse sul tavolo, guardandolo dritto negli occhi. "Va tutto bene?"
"Uh! Sì, scusa...Stavo pensando."
La ragazza gli sorrise, uno di quei mezzi sorrisi tra il divertito e l'arrogante. "Lo so." Disse.
Quatre ingoiò la saliva. Aveva la sgradevole sensazione di aver innescato nuovamente la miccia della sfida che Dorothy aveva implicitamente minacciato. Forse era tempo per una manovra evasiva.
"Non ho ancora deciso cosa fare, e tu?"
La ragazza si strinse nelle spalle. "Veramente no. Di solito improvviso."
Il cuore di Quatre prese la rincorsa. Forse avrebbe potuto invitarla a passare il resto della giornata con lui...Ma se avesse rifiutato, o peggio, gli avesse riso in faccia? Insomma, in fondo lei non aveva mai nascosto di provare un certo disprezzo nei suoi confronti. Molto probabilmente se le avesse proposto una gita insieme, avrebbe danneggiato ulteriormente l'immagine che si era fatta di lui. D'altro canto...Non era venuto lì proprio per poter riallacciare i contatti?
Risolse che in fondo, visto che i loro rapporti difficilmente avrebbero potuto essere peggio di così, non avrebbe avuto nulla da perdere nel tentativo. E poi sapeva per esperienza che era meglio affrontare le situazioni, anche quelle più difficili, piuttosto che illudersi che si risolvessero da sé.
Si schiarì leggermente la voce e cominciò, con lo stesso tono che usava quando sedeva al tavolo delle trattative con soci e clienti. "Beh, in tal caso...Vista l'apparente difficoltà che entrambi sembriamo avere nello studiare un piano efficace, propongo di unire le nostre forze per incrementare le probabilità di successo dell'impresa."
Dorothy posò nella coppetta il cucchiaino e studiò perplessa la sua espressione. "Cos'è questo? Un invito, signor Winner?"
Quatre resse lo sguardo indagatore e sorrise con inconsueta malizia. "Che ne dice di: un ingegnoso compromesso, signorina Catalonia?"
La donna sorrise. "Dico che non sei affatto cambiato, Quatre Winner. Hai sbagliato mestiere, dovevi fare il politico."
Quatre accettò la dichiarazione con un'alzata di spalle."E' un sì?"
"E' un sì."
Il ragazzo annuì. "Bene. Finiamo la nostra colazione, allora. Ci ritroveremo qui tra qualche minuto, intesi?"
"Intesi."
* * * * *
Mentre aiutava Dorothy a salire sul motoscafo che avevano noleggiato, Quatre ancora non riusciva a credere che stesse accadendo veramente. Non solo la ragazza aveva accettato immediatamente, ma si era mostrata entusiasta della gita in barca che le aveva proposto. Personalmente non si sentiva un gran 'lupo di mare', ma se era riuscito a pilotare il Sandrock, era certo che non avrebbe dovuto soffrire troppo per capirci qualcosa. In ogni caso, prima di partire, una piccola ispezione del quadro comandi era d'obbligo. Non voleva fare una brutta figura.
"Allora dove si va, capitano?" Dorothy accavallò le gambe affusolate e si accomodò sul sedile imbottito del passeggero.
Quatre interruppe la propria indagine per voltarsi verso di lei. Si era già liberata del proprio abito ed era pronta a godersi il sole. Il suo costume intero, di un tenue color lillà che faceva apparire ancora più biondi i suoi capelli, non lasciava molto all'immaginazione. Fasciando il suo corpo snello le dava un'aria finemente sensuale. Quatre si chiese brevemente se avesse scelto di proposito di indossare una scollatura tanto profonda, perché se era così, doveva riconoscere almeno a se stesso, che era riuscita a centrarlo in pieno.
Ancora una volta lei decise di ignorare deliberatamente il suo senso di disagio.
'Sono certo che lo faccia apposta! Che mi venga un colpo se non è così!' Quatre si sforzò di stare al gioco e di passare sopra ai propri picchi ormonali. Era confuso da morire, ma a quel punto non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura. Era lui quello che era venuto lì per incontrarla e ora, come se niente fosse, lei stava cercando di...Di che cosa? Di vincere una partita al suo gioco preferito: 'gatto contro topo'? Di divertirsi a prenderlo per il naso? Oppure non stava facendo niente, ed era lui che si stava lasciando mandare il sangue in ebollizione da una semplice carenza localizzata di tessuto? Stava perdendo il filo.
"Cos'è? Hai perso il filo un'altra volta, Quatre?" Chiese lei, in tutta naturalezza.
Quatre trasalì. Cos'è? Gli leggeva nel pensiero?
"Mi sembri un po' distratto, Quatre. Sei sicuro che vada tutto bene? Se non ti senti, possiamo fare un altro giorno."
Il ragazzo si ricompose in fretta. "No, no. Assolutamente no. Sto benissimo, grazie. Stavo solo raccogliendo le idee sul funzionamento del motore. Hai qualche idea su dove potremmo andare?"
"Mi hanno detto che sul retro dell'isola ci sono delle baie incantevoli, e sono raggiungibili solo via mare..."
"Perfetto allora! Direi che la rotta è tracciata!"
Ringraziando il cielo per non dover più reggere ulteriormente lo sguardo tranquillo della ragazza, Quatre si dedicò alle manovre necessarie alla partenza. Accese il motore e mollò in fretta gli ormeggi. Poi si mise alla guida e, con cautela, diede potenza. Il motoscafo obbedì dolcemente, guadagnando in fretta una velocità superiore a quella che Quatre si aspettava di dover controllare. Tuttavia, non si lasciò sopraffare dalla sorpresa e, senza eccessiva difficoltà, riuscì a domare il mezzo, conducendolo rapidamente fuori del porticciolo.
Non impiegò molto per rilassarsi alla guida. In effetti trovò che il motoscafo fosse piuttosto semplice da governare: una manetta per la velocità, una per la marcia anteriore e posteriore e il timone, che non era molto diverso dal volante di un'automobile, erano i soli dispositivi necessari. Se poi si aggiungeva che il mare era straordinariamente tranquillo, la crociera era quanto di più confortevole potessero desiderare.
"Non si può andare più veloce?"
Quatre alzò le sopracciglia, scoccando un'occhiata perplessa alle letture del log [2]. "Più di così?"
Dorothy si alzò e lo raggiunse, accostandosi alla postazione di guida. I lunghi capelli, sbattuti dal vento, gli accarezzarono le braccia. "E' più divertente, no?"
Gli occhi raggianti della ragazza gli trasmisero l'entusiasmo. "Okay. Tieniti forte allora!"
Portò la manetta a fine corsa ed automaticamente lo scafo si impennò sulle onde, accelerando alla massima velocità.
Dorothy rise e Quatre la imitò. Era una sensazione liberatoria sentire il vento sferzare i capelli e gli spruzzi di acqua fredda sulla faccia. Senza distrarsi dalla guida, saettò una rapida occhiata alla ragazza al suo fianco. Era meraviglioso vederle quell'espressione felice sul viso. Era certo di non averla mai vista così.
Tra il frastuono del motore ed il sibilo del vento, Dorothy gli accarezzò il braccio per richiamare la sua attenzione, del tutto inconsapevole dell'interesse che stava già suscitando. "Da quella parte!" Indicò un sottile promontorio roccioso.
Quatre corresse la rotta, seguendo l'indicazione. Solo pochi minuti più tardi doppiarono la punta ed allora rallentò. "E' questo il posto?"
Dorothy batté le mani eccitata. "Non è bellissimo?"
"E' davvero meravigliosa." Disse, non del tutto certo se si stesse riferendo alla baia incontaminata o all'espressione sognante della ragazza.
"Avviciniamoci di più! Non vedo l'ora di fare un tuffo!" Apparentemente incapace di rilassarsi, Dorothy rimase in piedi al suo fianco, appoggiandosi alla console per mantenere l'equilibrio.
Quatre condusse lentamente il motoscafo all'interno dell'insenatura deserta. Adesso avrebbe dovuto ancorare. Beh, ma non sarebbe stato difficile. In fondo avrebbe solo dovuto buttare l'ancora in acqua, no? Non del tutto sicuro circa l'ordine migliore in cui svolgere tutte le operazioni, fermò il mezzo, pensando al da farsi.
Questa volta Dorothy intervenne. "Spostati da quella parte o, una volta ancorati, la corrente ci spingerà contro quegli scogli."
"Sì, hai ragione." Quatre si fermò dove gli aveva suggerito la ragazza e manovrò il salpa-ancora, lasciando scorrere la catena. "Ecco ha toccato il fondo." Annunciò soddisfatto, spegnendo il dispositivo.
Dorothy lo guardò scioccata. "Devi dare più catena! Almeno un rapporto tre a uno tra lunghezza della catena e profondità del fondo, o l'ormeggio non sarà sicuro."
Quatre alzò un sopracciglio ammirato. "Non sapevo che fossi tanto esperta."
"Non lo sono, infatti, ma quando ero più piccola mio padre mi portava spesso sul suo yacht."
Quatre le sorrise, seguendo il suo consiglio. Non la aveva mai vista tanto rilassata e radiosa. Francamente, non si aspettava neppure che fosse capace di tanto entusiasmo. Perciò fu una sorpresa per lui quando estrasse dalla borsa pinne, maschera e coltello e si preparò in fretta per il bagno.
"Dove vai?"
Dorothy rise. "Perché non si vede? In acqua!"
"Sì, questo l'ho capito, ma...Tutto questo armamentario?" Il ragazzo indicò il coltello che si stava finendo di legare al polpaccio.
"Vado a pesca." Annunciò, con quello sguardo predatorio che la contraddistingueva. Ormai pronta si avvicinò al bordo dell'imbarcazione e si tuffò di spalle, per evitare l'impatto dell'acqua sulla maschera. "Passami quella reticella, per favore." Ordinò, quando riemerse.
Quatre obbedì, raccogliendo il sacchetto di rete che pendeva dalla borsa della ragazza. "A pesca di che?"
"Ostriche." Raccolse la rete dalle mani del ragazzo e se la legò rapidamente in vita. "Allora che aspetti? Vuoi rimanere lì tutto il giorno?"
"Uh...No, arrivo. Aspettami."
Liberatosi in fretta dei vestiti, prese rapidamente le proprie attrezzature e si tuffò a sua volta. L'acqua era frizzante e calda. Una meraviglia! "Sono pronto." Annunciò riemergendo.
"Allora andiamo!" Esultò Dorothy. "Su quest'isola ci sono più ostriche che margherite su un prato!"
Senza commentare oltre, nuotarono verso la riva, dove l'acqua era più bassa.
Quatre aveva già visto il fondo del mare altre volte, ma solo nei documentari. Per di più i paesaggi marini che erano solitamente oggetto delle trasmissioni culturali erano quelli di esotiche isole tropicali, straordinariamente pittoreschi per i colori sgargianti della loro flora e della fauna. Attorno a loro era molto diverso.
Tinte naturali e terrose si sfumavano sugli scogli sommersi, completamente coperti di piccole alghe brune, spirografi dalle branchie rosate, e minuscoli molluschi e crostacei di centinaia di specie diverse. Branchi di castagnole nere, simili a piccole rondini acquatiche, nuotavano praticamente ovunque, sospese nell'acqua limpida come se il tempo per loro non avesse alcun significato. Ogni tanto, tra uno scoglio e l'altro, guizzava spaventato qualche pesce più grosso, dalle sfumature argentee, che Quatre dubitava avrebbe saputo riconoscere. Il silenzio dell'acqua e l'assenza apparente di gravità, gli ricordarono la sensazione di leggerezza e vuoto che talvolta si sperimentava nello spazio. Era piacevole provare un'impressione familiare in un luogo a lui tanto alieno.
Un rumore sordo, apparentemente omnidirezionale, distrusse improvvisamente il silenzio del fondo marino. Il rumore si ripeté. Quatre si guardò attorno, curioso, alla ricerca della causa. Solo allora notò che Dorothy era scomparsa dalla sua visuale. In preda al panico intensificò i propri sforzi alla ricerca della ragazza, ma in superficie non c'era. Avrebbe voluto urlare e chiamarla, ma sott'acqua non era possibile. 'Oh, mio Dio, Dorothy!'
Cosa era successo? Improvvisamente la pace che aveva provato pochi istanti prima si trasformò in subbuglio. Era scomparsa! Cos'era successo? 'Dorothy...Dorothy!'
Ripetere il richiamo silenzioso nella propria mente non fece altro che aumentare il suo senso di angoscia. Nuotò freneticamente, senza seguire una direzione particolare, scandagliando il fondo alla ricerca della giovane donna. Poche volte si era sentito tanto in ansia per la sorte di qualcuno. Quando suo padre era stato ucciso, forse; e quando aveva sparato a Trowa, sotto l'influenza dello Zero System. Allora non aveva potuto fare nulla per correre in salvo delle persone che amava - sua sorella Iria e Heero lo avevano trattenuto con intenti opposti - ma questa volta nessuno avrebbe potuto impedirgli di tirare Dorothy fuori dai guai. Di qualunque tipo di guai si trattasse.
Qualcosa lo afferrò per una caviglia con forza. Pronto ad affrontare il misterioso assalitore, si voltò su se stesso, sperando che lo svantaggio per essere stato colto di sorpresa non portasse con sé un prezzo troppo alto. Non aveva idea di come avrebbe potuto lottare sott'acqua, ma se la sparizione di Dorothy era opera di qualche malintenzionato...
"Dorothy?" Ingoiò una boccata d'acqua, quando per la sorpresa lasciò scivolare il boccaglio dalle labbra. Tossì, per evitare il soffocamento.
La ragazza guizzò al suo fianco e si spostò la maschera sulla fronte per parlare liberamente. Lo guardò come se fosse stato un folle...'o meglio, un idiota!' Quatre si corresse mentalmente.
"Che succede? Ti sei messo a nuotare come un pazzo." Commentò lei. Poi assunse un'aria tra il malizioso e l'irriverente. "Cos'è? Stavi cercando di far colpo su di me?" Rise.
"No, ecco. Io veramente ti avevo persa di vista." Confessò, sentendosi goffo all'inverosimile con quella maschera che gli chiudeva il naso.
Lei si morse un labbro. "Scusa, mi dispiace." Dichiarò, inaspettatamente. "E' solo che ho trovato un buon territorio di caccia e...Beh, non sono abituata a seguire gli spostamenti di altri."
Quatre volle rassicurarla. "Non fa niente. L'importante è che vada tutto bene."
Gli parve di vederla arrossire, ma non ne fu certo, anche perché l'entusiasmo di pochi minuti prima si impossessò nuovamente di lei. "Vieni. Ti faccio vedere."
Deciso a non lasciarsela sfuggire un'altra volta, la seguì da vicino. Non fecero che pochi metri, prima di incontrare un grosso scoglio sommerso che era spaccato verticalmente in due tronconi. Tra i due enormi frammenti, si apriva una fessura sufficientemente larga da lasciar passare un uomo. Dorothy agitò una mano indicando l'apertura e poi si immerse, non prima di aver estratto il proprio coltello. Quatre ne ammirò le movenze fluide totalmente incantato. Si muoveva con la stessa grazia e la stessa naturalezza di una sirena. L'immersione pareva non costarle alcuna fatica.
Raggiunto l'interno della fessura, la vide armeggiare con il coltello sul bordo della roccia, come se stesse cercando di spaccarla. Il rumore che produsse risuonò identico a quello che aveva udito un istante prima. Quatre rimase di stucco, quando una piccola scheggia irregolare si staccò sotto i pochi, precisi colpi sferrati dalla ragazza. Non solo era stata straordinaria la facilità con cui aveva sbriciolato quel macigno da sola, ma...Cosa se ne sarebbe fatta adesso di quel pezzetto di sasso?
Con un battito di pinne Dorothy riemerse. "Visto?" Ansimò. "Ora prova tu."
Quatre alzò un sopracciglio perplesso. "Provare io...A fare cosa?"
Lei rise di gusto. "Come a fare cosa? Quatre, mi chiedo se a volte tu ti renda conto di come sei buffo."
Terribilmente a disagio, lui scosse la testa. "Probabilmente no." Rispose con candore.
Evidentemente mossa a pietà dall'idiozia che lo aveva colpito da quando aveva messo piede sulla Terra, Dorothy si avvicinò, mostrandogli il sasso muschioso che aveva raccolto. Fu allora che Quatre capì che il 'sasso' non era affatto tale.
"Vedi," cominciò Dorothy, "qui è dove la conchiglia si attacca alla roccia." Indicò il punto dove il coltello aveva messo a nudo la madreperla dell'ostrica. "Se è attaccata su tutta la superficie puoi anche lasciarla dov'è: non riuscirai mai a staccarla senza romperla. Ma se, come in questo caso, la valva inferiore non è completamente inglobata nella roccia, col coltello puoi staccarla."
Quatre rise imbarazzato. "L'avevo scambiata per un sasso." Ammise.
Al che anche Dorothy ridacchiò. "Devi avermi presa per una pazza, allora!"
Quatre accettò il coltello di Dorothy e si preparò all'immersione. "Devo ammettere che mi hai confuso un po' le idee." Disse, prima di addentare il boccaglio.
Con una capriola si immerse. Al suo fianco comparve immediatamente la fluttuante chioma dorata della ragazza, che lo superò in fretta fino a sfiorare con il ventre la roccia sommersa. Gli indicò un punto nella roccia, dove evidentemente aveva visto una preda succulenta e poi si allontanò. I labbri madreperlacei di un'altra conchiglia si aprivano sulla pietra, mimetizzati dalla ruvida vegetazione brunastra. Non appena il mollusco ebbe riconosciuto la presenza dell'intruso, chiuse rapidamente le valve in un tentativo disperato, e spesso efficace, di difesa. Quatre non si diede per vinto e cercò una fessura nella quale infilare la lama d'acciaio, esercitando leva. Dopo un paio di colpi, la conchiglia si staccò dal giaciglio roccioso in cui era nata per cadere tra le mani del ragazzo.
"Sembra che tu abbia pescato la tua prima ostrica." Annunciò Dorothy, non appena Quatre riemerse.
Riprendendo fiato, questi le consegnò la preda, che lei infilò nella reticella. "Se non me l'avessi mostrata, non credo l'avrei trovata."
"Lo so."Annuì lei. "Ma una volta che ci hai fatto l'occhio è facile. E poi qui ce ne sono davvero tante."
"Allora c'è speranza anche per me." Scherzò Quatre.
Lei sorrise leggermente."Non fare il modesto. Per essere uno che ha visto il mare sì e no due volte nella vita, non te la cavi affatto male. Tieni tu il coltello. Io userò una pietra per scalzarle." Propose.
Tanto preoccupato per il fatto che Dorothy avrebbe potuto ferirsi maneggiando una pietra tagliente, Quatre non registrò neppure il complimento che aveva appena ricevuto. "Non se ne parla neppure. Se vuoi continuare, userai questo." Si rigirò la lama tra le dita e la mise in mano alla ragazza.
Sbalordita dalla determinazione del compagno, Dorothy accolse l'ordine in modo insolitamente passivo. Dopo che Quatre si fu tuffato alla ricerca di una pietra per sé, osservò la lama lucente, afferrandone saldamente l'impugnatura. Un brivido la scosse da capo a piedi, quando ripensò alla sensazione che aveva provato quell'istante in cui, un giorno ancora troppo vicino, aveva affondato una lama nel fianco di Quatre.
L'acqua del mare inghiottì la lacrima silenziosa che le sfuggì.
TBC...
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[2] Log, detto anche solcometro. Dispositivo che si monta sulle imbarcazioni per misurarne la velocità relativa all'acqua. Sulle imbarcazioni da diporto consiste in un sensore a forma di rotellina applicato sotto lo scafo, che viene messo in rotazione tanto più rapida quanto maggiore è la velocità di spostamento della barca sull'acqua. Tale sensore è poi collegato ad un ricevitore (spesso digitale) che fornisce il valore della lettura, tradotto nell'unità di misura desiderata. (Generalmente 'nodi', definiti come 'miglia marine all'ora').
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AN: Come sempre grazie per aver letto. Spero di avere presto vostre notizie.
Baci,
Darkwing
