- Scusami… è stata tutta colpa mia, – sussurrò Severus – non avrei dovuto sfidarti… tu però… -
- Sei tu che devi perdonarmi… mi sono veramente comportata come una sciocca…. Per fortuna… tu sei veramente bravo a volare. - mormorò Rhoxane con aria contrita.
Lui scosse la testa guardandola. Aveva veramente avuto paura di perderla… e non era neppure riuscito a sgridarla… nemmeno un po'!
- E' nuovamente ora di scendere in Sala Grande. - disse lei.
- Già – sorrise lui di rimando – e dopo quel bacio nel parco…. Oooooh dove mai sarà andata a finire la mia reputazione di "terribile" professore??? – continuò, fingendo di singhiozzare.
- Potresti sempre cominciare a costruirti una… ben diversa e più piacevole reputazione…. Anche se io ne sarei un po' gelosa! -
Lui inarcò un sopracciglio e tentò di farle il broncio.
- Bene, cominciamo dai tuoi abiti allora. – esclamò la maga prendendo la bacchetta e puntandogliela contro – Non sopporto più quel tuo lungo pastrano!-
E l'austera e lunga casacca del mago si trasformò in un corto giacchino, sempre nero, aperto davanti e dal quale usciva una raffinata camicia bianca a morbide pieghe. Gli aderenti pantaloni neri, gli alti stivali ed il lungo mantello completavano il tutto.
- Ecco, così è tutta un'altra cosa! – affermò soddisfatta, rimirando l'opera.
- Non è male… - approvò lui – solo questa camicia … un po' frivola. -
- Mmmm… se proprio vuoi… eliminerò qualche piega. – acconsentì lei, prendendolo poi a braccetto ed avviandosi a cena.
* * *
Dopo un primo, iniziale silenzio, immediatamente successivo alla loro entrata nella Sala Grande, subito si levò un notevole brusio fatto di commenti incrociati, sospiri, sussurri, bisbiglii, esclamazioni stupite, stridio di sedie che strisciavano sul pavimento e scalpiccio di piedi che correvano.
Severus notò immediatamente che il solito posto di Rhoxane era occupato da Sinistra, l'insegnate di Astronomia, che di solito sedeva invece accanto a lui. Incrociò per un istante lo sguardo sorridente di Silente che gli fece cenno di proseguire: l'ultra decennale assegnazione dei posti alla tavola degli insegnanti era stata modificata.
La cena, seduto accanto a Rhoxane, fu certo più piacevole del pranzo, anche se nella sala c'era un rumorio molto più forte del solito, ma lui si sentì perfino disposto a sorridere a Sibilla Cooman, che lo guardava sconcertata con quei suoi enormi occhi spalancati dietro le lenti.
Ma la serata e la notte… quelle sì che furono splendide, di nuovo con la sua incantevole donna fra le braccia… da amare con tutto se stesso.
E il futuro si prospettava meraviglioso.
* * *
Il mattino dopo, Piton entrò nell'aula di Pozioni con il suo consueto passo deciso, il mantello svolazzante e lasciando che, come sempre, la porta sbattesse violentemente dietro di lui.
Quindi salì alla cattedra, vi si appoggiò con le braccia tese e si rivolse repentinamente alla classe, 5° anno Grifondoro e Serpeverde, mentre un silenzio assoluto era nel frattempo piombato nell'aula.
Indossava ancora una corta giacca nera con sotto una liscia camicia di seta bianca. Il suo volto era serio e severo e stava scrutando ad uno ad uno i visi dei suoi allievi. Malfoy lo stava fissando con fare accigliato mentre Tiger e Goyle avevano la normale faccia ebete, la Granger lo guardava con un'aria insolitamente curiosa, Potter sembrava vicino all'infarto, Weasley era come il solito a bocca aperta e Paciock aveva la consueta espressione terrorizzata…. Ma Cali Patil, Lavanda Brown e persino Pansy Parkinson… avevano un languido sguardo adorante… e lui le avrebbe volentieri strozzate. Va bene, se quello era lo scotto da pagare per la felicità… lo avrebbe pagato, fino in fondo. In ogni modo, ne valeva sicuramente la pena.
- Qualcuno ha forse intenzione di farmi delle domande? - e le sue parole sembravano fucilate.
Il silenzio persisteva, carico d'interrogativi inespressi.
- Bene, allora possiamo cominciare la lezione. - affermò serafico, avvicinandosi al gran calderone centrale.
– Signorina Brown e Signorina Patil, volete per favore avvicinarvi e darmi dimostrazione che, nonostante l'inqualificabile espressione del vostro volto, siete ancora in grado di preparare una pozione quasi decente? -
Le due ragazze divennero paonazze mentre Piton le trafiggeva con i suoi occhi penetranti.
* * *
Finalmente, quella interminabile giornata stava volgendo al termine: pochi minuti ed anche quell'ultima lezione sarebbe finita. Rhoxane gli mancava da morire… i suoi occhi sorridenti, la sua allegria… i suoi baci.
Alla fine la campana suonò ed i ragazzi sciamarono fuori. Piton guardò con disgusto il disordine che c'era sulla cattedra: avrebbe dovuto rimettere tutto a posto negli armadietti, con la sua consueta meticolosità… ma non ne poteva proprio più di rimanere in quel buio e freddo sotterraneo… domattina sarebbe arrivato in anticipo e avrebbe sistemato tutto.
Dei rapidi passi leggeri echeggiarono alle sue spalle e Rhoxane fu tra le sue braccia nel breve volgere di un istante: gli occhi nei suoi occhi, le labbra sulle sue labbra e il cuore che batteva forte.
- Quanto mi sei mancata amore mio! Ci si è messo anche Silente che mi ha bloccato per tutto il tempo dell'intervallo. -
- Cosa voleva? -
- Mi ha sollecitato affinché prendessi contatto con Voldemort. Ma io ho già fatto tutto quello che potevo. Ora devo aspettare che sia lui a chiamarmi. - e tornò a baciarla.
- E quando ti chiamerà? - chiese preoccupata.
- Non lo so… qualunque momento è buono. -
- Ma cosa succederà? - ed il suo viso era angosciato - Tu andrai da lui… e… -
- Dovrò riuscire a convincerlo di essergli sempre stato fedele… non ho altre possibilità. E, soprattutto, dovrò fornirgli qualche tangibile prova di essergli ancora fedele. Ed è questa la parte che mi preoccupa di più. - e l'ansia era palpabile sul volto teso di Severus.
- Povero amore mio… - mormorò stringendosi a lui ed accarezzandogli i lunghi capelli neri, che, ribelli come il solito, gli erano scesi sul viso.
– Ed io dovrò restare qui, ad aspettarti senza poter fare nulla…. Impazzirò! Se tu non tornassi… io…io… -
- Tornerò amore… te lo prometto. Ora andiamo nel mio studio: ho un'idea! - e s'incamminò tenendola per mano.
- Tempo fa avevo lavorato ad una pozione molto particolare: cercavo qualcosa che raggiungesse lo scopo di un filtro della verità, senza però dover essere somministrato alla "vittima" ed ho cominciato a pensare a qualcosa che fosse in grado di acuire le capacità di "ascolto" dell'inquisitore. –
Intanto Severus aveva aperto la teca di cristallo magico e ne aveva tratto un'ampolla contenente un liquido trasparente, di un intenso colore turchese.
- Alla fine ho invece creato questa pozione che ha la capacità di ampliare le potenzialità di empatia e di creare una sorta di "contatto psichico" con un'altra persona che abbia bevuto la stessa pozione. -
Rhoxane lo stava guardando sbigottita:
- Quella roba permetterebbe di leggere il pensiero di un altro? -
- No, non di leggere il pensiero. Ma permette di percepire gli stati d'animo ed i sentimenti che una persona prova. E se due persone bevono la stessa pozione, l'effetto, fra loro, è fortemente ampliato e funziona anche a grande distanza. Sostanzialmente è come se le due persone fossero vicine e potessero comunicarsi a parole le reciproche sensazioni ed emozioni. -
Gli occhi di Severus brillavano d'orgoglio.
- Solo che non ho mai potuto effettivamente testarla con un'altra persona. Avevamo provato io e Silente: l'effetto sembrava ottimo, tanto che entrambi ne siamo stati intimoriti e turbati ed abbiamo interrotto la sperimentazione. -
Ora il mago guardava Rhoxane con aria interrogativa.
- Vuoi sapere se io… sono disposta a provare? - chiese titubante.
Lui annuì.
– Se funziona tu dovresti poter percepire se sono vivo, qual è il mio stato d'animo, le mie emozioni…. Ed io potrei fare lo stesso con te. Ci vorrebbe un po' di tempo per padroneggiare la tecnica, trovare le dosi appropriate… ma credo proprio che potrebbe funzionare. -
Rhoxane lo guardava ammirata:
- E' una cosa… strabiliante, ma anche un po' spaventosa! Comunque, è ovvio che intendo provarci. Adesso? -
- Ogni momento va bene. – disse Severus, inarcando un sopracciglio, mentre stappava l'ampolla. Ne versò dieci gocce in un bicchierino e lo bevve immediatamente.
– E' solo leggermente amara. -
Quindi versò altre dieci gocce per Rhoxane e glielo porse.
- Funziona in pochi minuti. All'inizio ti sembrerà tutto molto strano e confuso: ti parrà di non riuscire più a capire te stessa. Ma è solo perché le mie sensazioni si confonderanno con le tue. Poi comincerai a distinguere nuovamente tra le due. Ci vorrà un po' di tempo e di pratica per percepire bene gli stati d'animo: possiamo aiutarci l'uno con l'altro spiegandoceli a vicenda. L'effetto è di circa 24 ore. -
- Quindi quando faremo l'amore, stasera, io sentirò le tue sensazioni di piacere e tu le mie? -
- Non esattamente. – sorrise il mago - Percepirai solo se, e quando, sto provando una sensazione o un'emozione piacevole. Ma non proverai il "mio" piacere. -
- Vorresti baciarmi un'ultima volta, per favore, prima che quest'affare ti faccia effetto e quindi tu possa scoprire quanto mi piace essere baciata da te? – sussurrò maliziosa.
Severus le sorrise, obbedendo prontamente, e le sue labbra cominciarono a sfiorare quelle di Rhoxane, dolci e delicate come sempre, per poi schiudersi sulla bocca di lei, che a sua volta si apriva alla sua, per permettere il soave intreccio delle loro lingue che potevano così cominciare il loro tenero ed intenso discorso d'amore… così difficile, poi, da interrompere…
- Mi sa che sta cominciando ad avere effetto su di me. – sussurrò infine, porgendole di nuovo il bicchierino.
Rhoxane ne bevve il contenuto e poi tornò a richiedergli un bacio, un lungo bacio d'incoraggiamento, per quella strana prova cui aveva deciso di sottoporsi.
- Non devi avere paura tesoro mio…. - disse Severus, stringendola più forte a sé dopo il bacio durante il quale aveva cominciato a percepire le emozioni di Rhoxane – Vedrai, sarà molto bello… quasi come se fossimo una persona sola, ma ognuno mantenendo la propria completa individualità. Era questo che aveva bloccato me e Silente: questo filtro permette un'eccessiva intimità emozionale, di norma non accettabile fra persone tra loro estranee. Ma tra innamorati… -
E la strinse di nuovo dolcemente a sé, cercando di sopire i timori che la stavano assalendo:
- In ogni caso, non siamo obbligati a ripetere l'esperimento, se ti mette a disagio. -
Rimase quindi in silenzio, quasi cullando la sua donna che sentiva ora così turbata dalle nuove sensazioni che la stavano inondando. Ma sapeva che erano sensazioni piacevoli.
* * *
Nei giorni seguenti continuarono a ripetere il loro esperimento, diventando sempre più bravi ad individuare in modo corretto gli stati d'animo dell'altro e l'esatto significato delle sue sensazioni.
Inizialmente, Rhoxane si era stupita dell'ira che percepiva in Severus, mentre ora sapeva che era semplicemente dovuta a qualche grossolano errore commesso dai suoi allievi nella preparazione di qualche pozione; quando avvertiva del disagio, questo era quasi sempre provocato dagli sguardi adoranti che spesso diverse allieve gli dedicavano… oppure stava parlando con Silente; quando coglieva della felicità… significava che Severus stava pensando a lei; quando sentiva della sofferenza, voleva dire che stava rivivendo qualcosa del suo passato; se invece era preoccupazione, stava pensando a Voldemort ed a ciò che lo aspettava. Certo era una situazione molto strana, ed a volte le sensazioni di lui la pervadevano con tale intensità che quasi faceva fatica a distinguerle dalle proprie.
Severus, intanto, lavorava tenacemente per migliorare gli esiti della pozione, sia per aumentarne il periodo d'effetto, sia per ampliarne l'efficacia a distanza, giacché questi erano i punti deboli. E quando aveva qualche buona idea, o riusciva ad ottenere dei risultati positivi, anche Rhoxane beneficiava di una piacevole sensazione di compiacimento e soddisfazione.
Una sera, Rhoxane fu colpita da un'improvvisa sensazione d'infastidito imbarazzo, subito seguita da disagio e malumore. Severus avrebbe dovuto essere nel suo studio a lavorare alla pozione… cosa accidenti stava succedendo?
* * *
Selene era appena entrata nello studio di Piton, richiudendosi accuratamente la porta alle spalle. Era tornata da poche ore, ma era già perfettamente al corrente di quanto era accaduto in sua assenza, grazie a Draco… e voleva verificare di persona.
Il mago era intento a leggere, con diversi testi aperti sulla sua scrivania, mentre il calderone borbottava sul fuoco. Indubbiamente sapeva che Selene sarebbe tornata dal suo congresso… ma il tempo era letteralmente volato. Ed ora era lì, davanti a lui, con aria notevolmente… bellicosa.
- Vedo che è bastato lasciarti solo per qualche giorno… e tutta la tua ritrosia è miseramente svanita e sei finito nel letto di quella… di quella… paladina di babbani! –
Il disprezzo sul volto della donna era evidente:
– Confesso che… da uno come te, il Capocasa di Serpeverde… un Mangiamorte forse… non me lo sarei proprio aspettato. E allora spiegami… cos'ha lei… che io non ho? Che io non posso darti?- ed una gelida ira riempiva i suoi chiari occhi azzurri.
Severus rimaneva fermo a contemplarla. Era senza dubbio una donna veramente bellissima… ma anche del tutto odiosa! Si chiese quali potevano essere le sensazioni che in quel momento stavano piombando addosso a Rhoxane. E si chiese cosa dovesse dire a Selene: una donna gelosa era una donna pericolosa… e lui non aveva certo bisogno di altri nemici in quella delicata circostanza.
Lei lo guardò e notò anche i cambiamenti nel suo abbigliamento: il mantello e la giacca erano appoggiati sulla sedia, l'immacolata camicia bianca era sensualmente aperta sul petto, mentre i pantaloni aderenti accentuavano il resto del suo attraente corpo.
- Vedo che hai cambiato anche il tuo look: dal bel tenebroso all'uomo esplicitamente seducente…. Sarà un'ecatombe di cuori… nelle tue classi. E non mi dire che non te ne sei accorto! –
Ora Selene stava veramente faticando a contenere la sua rabbia. Avrebbe voluto… graffiarlo, farlo sanguinare, pestarlo sotto i piedi… avrebbe voluto…. Desiderava tanto che lui la stringesse a sé e la baciasse…. Mentre le lacrime cominciavano a rigarle il volto, si precipitò tra le braccia del mago esclamando appassionatamente:
- Oooh Severus… ma io ti amo! -
Quindi gli buttò le braccia al collo, lo attirò forte a sé… e cominciò a baciarlo con ardore.
Severus rimase per un attimo immobile, quasi impietrito dalla sorpresa. Poi cercò di liberarsi dall'abbraccio assillante di Selene e dalle sue labbra invadenti.
Esattamente in quell'istante entrò Rhoxane: Severus stava baciando Selene.
Le sensazioni di Rhoxane, in quel momento, erano così travolgenti che annullavano completamente anche quelle, altrettanto intense, che le pervenivano dall'uomo.
Non poteva credere a quello che vedeva: Severus era di spalle e stava baciando appassionatamente la bionda Selene…. No, cercava di allontanarla da sé… ma cosa, cosa stava provando lui in quel momento? Repulsione, disgusto… Severus era… semplicemente furente con Selene. E nessuno dei due si era ancora accorto della sua presenza.
- Lasciami Selene… come ti permetti? – gridò il mago riuscendo infine a respingerla.
- Ti voglio Severus… ed io ottengo sempre quello che voglio. -
- Questa volta dovrai invece rassegnarti. Io amo Rhoxane… infinitamente. -
La sensazione che colpì Rhoxane, con immane forza, inizialmente le parve sconosciuta. Ma poi capì: era amore, un amore totale e incontaminato. L'immenso amore di Severus per lei.
- Mi spiace per te… ma non intendo averti fra le braccia, né baciarti. Per nessun motivo al mondo, né ora, né mai. Sei una donna molto bella, Selene, attraente e terribilmente seducente. Ma è un'altra la donna che io amo… ed il mio cuore, come il mio corpo, sono solo per lei. Oggi e per sempre. -
In quell'istante, Selene si accorse della presenza di Rhoxane e la guardò con esplicito odio sibilando:
- Dunque sarebbe quella la mia rivale? -
Mentre Severus si girava verso di lei, Rhoxane percepì con forza il senso di liberazione che il mago stava provando… che era la sua stessa sensazione. Si precipitò fra le sue braccia e lui la strinse forte, senza parlare. Anche quando Selene uscì dal suo studio minacciando:
- Me la pagherete… entrambi. Mi vendicherò! -
Il loro intenso e silenzioso abbraccio perdurò a lungo, fin quando una reciproca sensazione di calma e felicità tornò in loro.
Severus la guardò, con un sorriso esitante. Rhoxane lo ricambiò con un radioso sorriso rassicurante. In quel momento non avevano alcun bisogno della nuova pozione per comprendersi completamente.
- Mi dispiace. - sussurrò Severus, lievemente imbarazzato. – Non sono riuscito a capire in tempo le sue intenzioni e… e me la sono ritrovata tra le braccia. -
- Aaaahh Severus… hai vissuto troppo a lungo fuori del mondo. - e continuò, sorridendogli soavemente. - Ma sei un uomo troppo affascinante ed attraente, perché io possa sperare che nessuna donna metta, mai, i suoi occhi su di te! Ma non permetterò loro altro che di ammirarti… da lontano. - e lo attirò a sé con gran determinazione.
- E ora baciami, con quei tuoi baci così dolci e struggenti ed appassionati… che mi fanno impazzire di desiderio… baciami Severus… e dimmi che mi ami… -
Lui si chinò sulle sue labbra sussurrandole, mentre gliele sfiorava: - Ti amo, ti amo, ti amo… - e le parole si confusero nell'ardore del suo bacio.
Un improvviso rumore richiamò la sua attenzione: il contenuto del calderone stava riversandosi fuori. Per la prima volta nella sua vita… Piton guardò desolato il disastro che alcuni dei suoi allievi commettevano giornalmente: ma quella pozione, ormai, era da buttare. Quindi era inutile farsi distrarre oltre: con un cenno elegante della mano spense il fuoco… e riprese a baciare Rhoxane.
* * *
Dopo cena la nuova versione della pozione era finalmente terminata e, dopo quasi una settimana di sperimentazioni, si poteva forse trattare di quella definitiva. Ora ne sarebbero bastate tre sole gocce per assicurare un effetto di almeno una settimana e la distanza non avrebbe più dovuto frapporre problemi. Sorridendo fra sé e sé bevve le sue tre gocce: a richiesta di Rhoxane era anche riuscito a renderne più gradevole il gusto… che cosa non avrebbe mai fatto per lei…. Ognuno di loro avrebbe sempre avuto con sé una fialetta di pozione e ciò avrebbe permesso di non interrompere mai il loro contatto.
Si incamminò verso la camera, la loro nuova e più spaziosa sistemazione che Silente aveva assegnato loro il giorno prima, e cominciò a salire le scale verso la torre sud: Rhoxane aveva fatto di tutto per ottenere da Silente proprio quell'appartamento.
L'ultima settimana era stata veramente eccezionale e la sua vita era completamente cambiata; gli sembrava che fosse passata un'infinità di tempo da quando le sue giornate trascorrevano tutte monotonamente uguali e, soprattutto, nessuna speranza gli arrideva per il futuro. Ora quella giovane maga, la sua Rhoxane, era vicino a lui e gli regalava un'infinita felicità. Ma, soprattutto, era riuscita a restituirgli la fiducia in se stesso, la voglia di vivere e la capacità di credere nuovamente nel futuro.
Ed ogni volta che prestava ascolto alle sensazioni che provenivano da lei, era pervaso da tanta allegria, ottimismo, voglia di vivere e desiderio… di lui.
Non avrebbe potuto essere più felice di così.
Se solo non fosse stato nell'attesa della chiamata di Voldemort e di tutto ciò che poteva conseguirne….
Ormai mancava solo l'ultima rampa di scale e sentiva che il desiderio di Rhoxane per lui stava irrompendo prepotentemente nella sua mente.
Severus socchiuse un attimo gli occhi: era stata una giornata dura, era tardi ed era stanco. Ma anche la mente di Rhoxane, in quel momento, doveva essere pervasa dal suo irresistibile desiderio per lei.
Non fece in tempo a bussare che già lei gli aveva aperto la porta ed era tra le sue braccia, sorridente e bellissima, in una seducente camicia da notte di pizzo nero. Il suo profumo evocava lontane e calde notti orientali. Improvvisamente tutta la sua stanchezza sembrava essere svanita: sollevò in aria Rhoxane tra le braccia facendola girare e poi la posò nuovamente a terra, sullo spesso tappeto davanti al caminetto acceso, caldo, luminoso e scoppiettante. Cominciò a baciarla con infinito ardore e desiderio… e ad ogni bacio ne seguiva un altro, senza fine, senza interruzione, senza riposo… e non c'era posto per le parole in quella passione inesauribile che consumava entrambi. E le fiamme, negli occhi di Severus, erano più ardenti di quelle del fuoco del caminetto. Fu un amplesso caldo, travolgente ed appassionato, illuminato solo dal guizzo impetuoso delle fiamme. E poi seguirono lunghi e languidi baci… e tenere carezze… e dolci promesse d'amore sussurrate tra gli ultimi bagliori delle fiamme che, lentamente, si estinguevano. E poi ci fu solo il buio della notte che avvolgeva i loro corpi ancora intrecciati.
* * *
Il mattino seguente, per fortuna, era sabato: avrebbero finalmente avuto due giorni tutti per loro. Mentre le accarezzava i lunghi capelli, Severus disse:
- Per la prima volta dopo tanti anni non ho più voglia di restare a Hogwarts, durante il fine settimana: ti va di andare a casa mia? E' sul mare, sulla costa sud. -
- Sì, che bell'idea! Sì, sì... lo voglio. - esclamò Rhoxane col suo consueto e contagioso entusiasmo, saltando subito su dal letto – Andiamo, andiamoci subito! -
Lui sorrise felice mentre le sussurrava:
– Ti amo, mia adorabile e pazza bambina! -
Lei lo ricambiò, con un veloce bacio e lo spronò a vestirsi.
In men che non si dica Rhoxane era pronta e già fremeva d'impazienza:
- Come ci andiamo? –
- Smaterializzazione! – annunciò Severus.
- Io non ci sono mai stata, quindi non posso smater… - ma le parole le morirono in bocca.
- Non penserai che sia un problema per me, vero? – ribatté sorridendole.
- Nuove tecnologie? – ammiccò maliziosa.
- Mmmm… meglio gli antichi e possenti poteri di un giovane Mago Oscuro. -
Gli intensi occhi neri sfolgoravano di luce mentre con voce ferma pronunciava quelle parole ed il suo sorrise non venne meno: per la prima volta, un ricordo del passato era tornato alla sua mente, senza portargli il solito carico di angosciose sofferenze. Rhoxane comprese e si strinse forte a lui.
Quindi lo trascinò, quasi correndo, fuori dall'appartamento, fino al limitare della Foresta Proibita. Severus le sfiorò le labbra e chiese: - Pronta? –
Quindi l'avvolse nel suo protettivo abbraccio e la baciò languidamente.
Pochi istanti dopo erano su una grande terrazza: davanti a loro solo il mare infinito, che con forza impetuosa mandava le sue grandiose onde ad infrangersi contro le alte rive scoscese. Il vento freddo soffiava forte, carico del profumo del mare, e scompigliava i lunghi capelli di Rhoxane sollevandoli in alto, vorticosamente. Il sole, ancora basso sull'orizzonte, era da poco sbucato dalle colline alle loro spalle ed illuminava le onde traendo riflessi iridescenti dagli alti spruzzi. Alle loro spalle, un castello, maestoso e possente, si ergeva sullo sperone di roccia a difesa della costa.
Severus strinse a sé Rhoxane, avvolgendola nel suo caldo mantello per ripararla dal vento pungente. Ma lei si liberò dalla sua stretta protettrice e corse verso la balaustra, sporgendosi a guardare il mare e la spiaggia sottostanti e ridendo degli spruzzi d'acqua gelida che la bagnavano. Poi si girò per tornare dal mago e lo vide, in controluce tra i raggi del sole, stagliarsi regale sullo sfondo del suo maniero, col mantello sollevato nel vento ed i lunghi capelli neri in parte sul viso. Corse di nuovo a rannicchiarsi fra le sue braccia, a farsi riscaldare e proteggere, mentre ascoltava il calmo battito del suo cuore perdersi tra gli ululati del vento.
Lui scosse la testa lentamente e baciò soavemente quell'adorabile bambina, riservando la passione per la sua incantevole donna.
Infine la giudò verso l'ingresso posteriore del castello gridando, per farsi sentire nel vento:
- Ti amooooo! -
Una volta al chiuso, Rhoxane cercò di districarsi dai suoi capelli ma fu subito distratta dal maestoso salone in cui si trovava, dagli splendidi affreschi che ne istoriavano le pareti ed il soffitto… scene bucoliche affiancate a grandi battaglie, incoronazioni di re accostate agli dei dell'Olimpo, foreste sconfinate, mari in burrasca e cieli tempestosi. Tutto, in quel luogo, emanava una forza vigorosa, una tranquilla sicurezza, una risoluta determinazione ed una nobile dignità. Lì era nato e cresciuto il piccolo Severus, che ne aveva respirato ed assorbito l'essenza nutrendo la sua anima. Il mago si sentì quasi in imbarazzo quando percepì le sensazioni d'orgoglio e ammirazione che provenivano da Rhoxane. Abbandonò il mantello e la prese per mano, conducendola a visitare il castello; l'imponente sala da pranzo, con un'interminabile tavolata ed un gigantesco camino; i lunghi ed ovattati corridoi con tutti i loro innumerevoli quadri; la sala della musica, al piano superiore, con un'immensa vetrata che immetteva sulla verde terrazza affacciata sul parco; la grandiosa biblioteca, circolare, situata nella torre nord; il suo studio, ripieno di libri, provette, ampolle ed alambicchi; infine la sua camera da letto, calda ed accogliente, col caminetto acceso ed un ampio letto a baldacchino con vellutate lenzuola di seta.
Rhoxane era ancora estasiata da tutto quanto aveva visto e riuscì soltanto a mormorare:
- Severus come t'invidio… è magnifico questo posto, sembra emanare un'aura d'energia e pace che ti riempie il cuore… -
Lui la strinse a sé, sussurrando nel gran silenzio che li avvolgeva:
- E' vero, è un luogo incantevole che ti dà ristoro. Sono tanti anni che non vengo più qui, ma i primi tempi, dopo aver lasciato Voldemort, ci venivo spesso per carpire un po' di forza, ritrovare la calma, attendere il ritorno della speranza. Ma poi mi sono rassegnato e non sono più tornato qui.–
Negli intensi occhi neri di Severus era sceso un velo di tristezza mentre continuava:
- Era troppa la sofferenza per il rimpianto di tutto ciò che avrebbe potuto essere… ma che mai più sarebbe stato…. Perché io avevo inesorabilmente distrutto ogni possibile futuro con la mia insensata avventatezza e con le mie scelte irrimediabilmente sbagliate. -
Rhoxane gli accarezzò il volto triste.
- Ma ora è diverso. – tornò a sorridere lui, con gli occhi che nuovamente risplendevano di luce.
– Ora tu sei qui con me e riesco nuovamente ad assorbire la potente energia della mia terra ed a lasciarmi pervadere da questa secolare quiete… e tu, tu sei la mia speranza ed il mio futuro. E l'amore che saprò darti non sarà mai sufficiente a ripagarti per ciò che tu hai fatto per me! -
L'interminabile bacio che le diede conteneva tutta la sua gratitudine, la sua felicità, il suo amore ed il sempre forte desiderio per lei.
E la visita del maniero, per il momento, fu interrotta da una lunga ed assai piacevole ed appassionata sosta.
* * *
Pranzarono in una piccola e confortevole saletta, attigua alla stanza da letto, magnificamente serviti dagli elfi del castello che si rallegrarono di avere di nuovo, dopo tanti anni, dei padroni per i quali prodigarsi.
- Ora ti porterò a visitare i giardini ed il parco. Però il mese di novembre non è il più adatto per questo giro… voglio che tu li veda nel loro massimo splendore, come sono a giugno. -
Non appena furono all'aperto, Severus estrasse la bacchetta, si concentrò a lungo e poi pronunciò un complesso incantesimo: non era magia nera, ma neppure bianca. Era una magia molto più antica, una magia quasi perduta, ma che poteva piegare il tempo…. E l'aria si fece calda, gli uccelli cinguettarono nel cielo ed il giardino spoglio davanti a loro si riempì di vita.
Era un grande e luminoso giardino all'italiana, con tantissimi fiori multicolori che riproducevano delicati disegni e strutture geometriche. Mentre percorrevano i vialetti, Severus coglieva per lei i fiori più belli. Alla fine del giardino, dietro il labirinto arboreo, si stendeva un enorme prato che digradava lentamente verso l'ampia valle. Rhoxane lo afferrò per mano e si mise a correre nell'erba folta fino ad arrivare ad un piccolo torrente, a tratti impetuoso ed in parte con acque calme e placide, che attraversava un bosco aperto e soleggiato. Fu Severus, ora, che la sospinse dentro, ad ammirare alberi e cespugli pieni di fiori dai petali delicati, che la brezza leggera spargeva per ogni dove, quasi come fossero neve. La guidò in una riparata radura, dove tanti uccelli coloratissimi cantavano, volando intorno alle colonne di un antico, piccolo tempio greco.
- Questo bosco l'ha creato mia madre: era una donna bellissima, leggiadra e sognatrice… veniva qua a suonare la sua arpa ed io, bambino, giocavo tra l'erba. - sospirò impercettibilmente Severus.
Al riparo della loggia, le perfette statue greche sorridevano olimpiche, mentre la vegetazione s'inchinava loro, tracciando delicati e leggiadri abiti verdi sui loro corpi.
Ma qua e là, il bosco cominciava a farsi intricato e scuro ed i rovi quasi impedivano il passaggio, mentre i grandi alberi secolari, con le loro folte fronde, oscuravano quasi del tutto il sole. Il bosco si stava trasformando in foresta:
- Questa, invece, l'ha creata mio padre: un uomo fiero e coraggioso. – sorrise orgoglioso Severus. – Vieni, proseguiamo! - disse inoltrandosi tra la vegetazione incolta e selvaggia, dove i rampicanti si aggrovigliavano tra gli alberi contorti ed una visione da sogno si prospettava, a tratti, quando un raggio di sole riusciva a penetrare ed illuminare con la sua luce dorata le splendide orchidee che crescevano rigogliose.
- Guarda laggiù! – sussurrò Severus indicando con la mano: in controluce, tra le ombre, Rhoxane carpì la fuggevole visione degli animali incantati che popolavano quella foresta ammaliata.
- Vieni ora, là in fondo, dietro quei grandi massi ricoperti di muschio e di felci. C'è ancora qualcosa che voglio farti vedere. -
Il passaggio era angusto e chiuso da un impenetrabile incantesimo di protezione che Severus dissolse con un gesto elegante. Cominciarono ad arrampicarsi con fatica. Poi Rhoxane sentì forte il rumore dell'acqua. Erano quasi in cima… ecco…
Rhoxane rimase senza fiato: uno splendido arcobaleno si stagliava tra il cielo e la grande cascata che scrosciava impetuosa, mentre una miriade di piccole goccioline iridescenti volava per ogni dove e bagnava i loro visi.
Severus la strinse a sé e disse:
- Questo l'ho creato io… non sapevo per chi sarebbe stato. – ed i suoi occhi ardevano d'amore.
– Ora lo so. L'ho creato per te… e tu sei la prima persona, oltre a me, che lo ammira. - e l'avvinse forte a sé baciandola con impeto.
Poco più in basso, le acque si calmavano e si raccoglievano in un laghetto e là in fondo, verdi raganelle saltavano da una ninfea all'altra.
- Vieni ora, ho ancora una sorpresa per te. Guarda bene tra l'acqua che scroscia dall'alto… e seguimi! –
Avanzò saltando sui massi che affioravano dall'acqua, in mezzo agli spruzzi, seguito da Rhoxane, finché s'infilò in un'apertura tra la cortina d'acqua…. Dentro c'era un'immensa caverna, un meraviglioso giardino di roccia, con stalattiti e stalagmiti che s'incontravano formando poderose colonne a sostegno della volta. L'aria era pervasa da una musica dolce ed una debole luce dorata creava giochi d'ombra tra le infiorescenze rocciose….
Severus, ancora una volta, sfiorò le dolci labbra di Rhoxane e poi la baciò con trasporto e passione. Ed era felice, immensamente felice… con la sua donna, nelle sue terre e nel suo mondo di sogno!
CAPITOLO VII VoldemortCenarono nella grande sala da pranzo, scaldati dalle alte fiamme dell'enorme camino e venerati dagli elfi domestici, felici come non mai. Il numero delle portate sembrava infinito e c'era un continuo andirivieni dei piccoli esserini, che continuano ad incrociarsi, scontrarsi ed urtarsi, tutti presi dalla loro frenesia di fare bella figura coi gentili padroni.
Finalmente Severus riuscì a congedare tutti gli elfi ed a restare solo con la sua "castellana".
- Ti stupirebbe molto se… se ti chiedessi di ballare con me? -
- Ballare? Ma tu non odiavi… -
- Sapresti perdonarmi quella piccola menzogna? -
Il suo sorriso era deliziosamente imbarazzato mentre le cingeva la vita e le carezzava i lunghi capelli sussurrandole:
- Vieni, andiamo nella sala della musica… suonerò per te e poi balleremo... -
- Questa sala l'ha voluta mia madre. – ed indicò i vari strumenti sparsi in giro.
- Quella è la sua arpa… era bravissima, ne traeva una musica così dolce e struggente… ed io rimanevo a lungo ad ascoltarla da bambino, rapito da quella leggiadria! - mormorò Severus con gli occhi leggermente lucidi.
– Quello, invece, lo suonava spesso mio padre. - ed indicò un grande pianoforte a coda – Ed anche io, qualche volta. Ed ora lo suonerò per te. – sussurrò sorridendole con tenerezza, prima di baciarla ancora una volta.
Mentre lui suonava con gran maestria per lei, Rhoxane lo guardava estasiata, pensando a come fosse meraviglioso essere lì con lui, nel suo regno straordinario, attorniata da quei suoi ricordi… di un lontano passato… finalmente piacevole.
Severus aveva finito di suonare e lei si riscosse all'improvviso dalle sue fantasticherie quando lui la baciò con trasporto, prima di invitarla a ballare.
Un elegante movimento delle dita di Severus… e tutti gli strumenti presero a suonare un armonioso valzer lento.
Un altro suo raffinato gesto e Rhoxane si trovò avvolta in un largo e vaporoso abito rosso: un abito da ballo di tempi lontani. Ed anche Severus era vestito… come un principe delle fiabe e la faceva volteggiare leggera tra le sue braccia, seguendo la magia delle note….
Al variare della musica Severus mutava i loro abiti: l'oro imperiale, di una veste di broccato, per la regina incontrastata del suo cuore; il verde smeraldo e rilucente della seta per avvolgere la sua dea; l'intenso azzurro turchese di soffici veli sovrapposti per volare con lei nell'infinito; un profondo blu, cangiante in indaco, per il caldo velluto di una notte di sogno…. E per ogni abito c'era un bacio, soave, venerante, appassionato, infuocato di desiderio… nel crescendo della musica.
Infine non ci furono più abiti ma solo l'incontro esultante dei loro desideri….
* * *
Il mattino successivo, il vento si era placato ed il mare ondeggiava pigramente sotto la terrazza. Scesero sulla spiaggia, a raccogliere le conchiglie ed a guardare il mare, così calmo e tranquillo, con la spuma delle piccole onde che rifulgeva alla luce del sole.
Camminarono a lungo, chiacchierando e facendosi promesse d'eterno amore. Le ore passavano liete mentre la reciproca conoscenza cresceva, colmando ogni lacuna, e scoprirono, piacevolmente, quanto i loro gusti fossero assai simili e le idee convergenti.
Dopo pranzo, Severus distese il suo mantello sulla fredda ed umida sabbia e si sdraiò di fianco a Rhoxane, cominciando a sfiorarle lievemente il viso ed i capelli con le dita. Lei sorrise e lo ricambiò. Poi, come colta da un improvviso pensiero che oscurò il suo sorriso, s'interruppe e gli domandò:
- Devi aver avuto un'infanzia felice in questo posto meraviglioso…. Ma cos'è accaduto ai tuoi genitori?-
- E' successo tanti anni fa… avevo sedici anni ed ero a scuola. Tutti affermarono che si era trattato di una terribile disgrazia… e che il mare non restituì mai i loro corpi. –
Un'ombra scura passò negli occhi di Severus che diventarono ancora più neri e profondi… come un baratro.
- Solo dopo oltre cinque anni scoprii cos'era realmente successo: durante i processi ai Mangiamorte… il loro assassino confessò. I miei genitori erano sempre stati contro Voldemort e lui li aveva fatti uccidere… e dei loro corpi era rimasto ben poco. - il sospiro di Severus fu lungo e profondo - … e questo è un altro conto che intendo saldare con Voldemort! -
Rhoxane baciò i suoi profondi occhi neri, la sua fronte, le sue labbra… ed il mago la ricambiò con ardore appassionato, avvincendola forte a sé. Come sempre, fu stupita dalla forza del desiderio di lui e la sua mano corse giù, sul ventre di lui, fino in mezzo alle gambe… quasi a controllare. Lui ebbe un lieve sussulto, inarcò il suo solito sopracciglio e chiese con aria fintamente stupita:
- Cosa… cosa vorresti fare ora? -
Lei stava già slacciandogli i pantaloni:
- E' proprio necessario che te lo spieghi a parole? -
Ma lui le fermò le mani:
- No, non qui. Non potrei ricambiarti come vorrei… avresti freddo! - ed il sorriso di Severus era, a dir poco, angelico.
Rhoxane sospirò mentre lui si riallacciava i pantaloni e si alzava.
- Vieni… torniamo al castello! - e le tese la mano per aiutarla a sollevarsi da terra.
Quindi le prese il viso tra le mani e, coprendolo di delicati e teneri baci, sussurrò:
- Sei bella, bellissima. Ti amo e ti desidero, sempre, continuamente. Non appena finisco di fare l'amore con te… riprendo a desiderarti, intensamente e infinitamente… -
All'improvviso il suo volto si contrasse in una smorfia di dolore e si strinse il braccio sinistro sibilando:
- Voldemort… mi sta chiamando! -
Si scoprì l'avambraccio: il marchio era perfettamente nitido sulla sua pelle e sembrava fremere e pulsare quasi fosse animato di vita propria.
La paura passò sul volto teso di Rhoxane.
La strinse forte a sé, ancora una volta per un lungo ed intenso bacio e poi le disse, con aria decisa e tranquilla:
- Torna subito a Hogwarts ed avverti Silente. Io devo andare… l'Oscuro Signore non ama attendere i suoi servi. Ma promettimi una cosa. -
La prese per le spalle e la guardò dritta nei suoi limpidi occhi verdi:
- Non dovrai mai lasciarti abbattere da ciò che percepirai in me: saranno sensazioni violente e travolgenti, penose e cupe emozioni, sentirai la mia angoscia e la mia sofferenza. Ma tu dovrai continuare a sperare e ad aver fiducia, con tutta la tua vitalità ed il tuo ottimismo. Dovrai farlo per me, affinché io possa percepire la forza della tua speranza e nutrirmene. Perché ne avrò bisogno… molto bisogno. -
Gli occhi di Severus erano brace incandescente.
- Te lo prometto… sì, qualunque cosa accada… avrai la mia speranza Severus! -
- Ti amo Rhoxane… immensamente. Ma ora devi andare… ti prego... -
Rhoxane gli rubò ancora un piccolo, dolce bacio a fior di labbra… e si smaterializzò.
Severus si recò nello studio, prese alcune fialette che ripose nelle tasche del mantello insieme con un piccolo libricino, scritto fitto con la sua fine calligrafia, con un inchiostro verde brillante. Quindi bevve un sorso da un'ampolla contenente un liquido quasi nero… poi ne bevve un altro.
Solo un lieve sospirò sfuggì dalle sue labbra contratte, mentre il pensiero volava a Rhoxane… e si smaterializzò.
* * *
Quando alzò il capo vide Voldemort, solo, in piedi davanti a lui.
Si trovava in un'antica e cupa chiesa e vedeva il sole filtrare da una larga fenditura sulla piccola cupola centrale. Regnava un silenzio assoluto.
Il viso di Voldemort era immutato, come se quei quattordici lunghi anni non fossero mai trascorsi per lui. Il viso piatto, di un pallore mortale, le labbra sottili ed esangui e gli occhi infossati… rossi e rilucenti come rubini: quegli occhi lo stavano fissando intensamente. Il volto di Voldemort, come sempre, era assolutamente imperscrutabile. Quali pensieri passassero per la sua mente… ai comuni mortali non era dato saperlo. Sentiva che il suo sguardo, duro e penetrante, stava frugando dentro di lui cercando di annientare ogni sua difesa. Si augurò di essere abbastanza forte da riuscire a resistergli.
Si avvicinò e s'inginocchiò davanti a lui, prostrandosi poi fino a baciare l'orlo della sua veste nera e disse:
- Grazie, mio Oscuro Signore, per esserti degnato di chiamarmi al tuo cospetto. –
La sua voce ferma rimbombò nella chiesa vuota.
Voldemort continuava ad osservarlo senza proferire parola, mentre Piton sosteneva, impavido, il suo impassibile sguardo.
Il silenzio durò ancora a lungo mentre i due uomini si osservavano. Infine, Voldemort parlò e la sua voce era esile e indolente, totalmente indifferente:
- Lucius Malfoy pensa che tu sia ancora un mio servo fedele. -
- E tu cosa pensi, mio Signore? -
- Non hai risposto al mio primo richiamo Severus Piton… e questa potrebbe essere un'imperdonabile colpa. -
- Ho già spiegato tutto al confratello Lucius… e lui certo ti avrà riferito… -
Un imperioso gesto di Voldemort lo fece tacere.
- Parole, solo vane parole… non m'interessano. –
Voldemort parlava con una lentezza esasperante:
- Io voglio mettere a nudo il tuo animo e conoscere i tuoi più reconditi segreti. -
Piton era certo che Malfoy avesse riferito integralmente la loro conversazione; quindi Voldemort doveva essere particolarmente interessato alle sue nuove pozioni, ai vecchi incantesimi recuperati ed alla fiducia che Silente aveva in lui. Erano questi i segreti ai quali si stava riferendo? O erano invece altri? Ad ogni buon conto, quelle erano le uniche carte che aveva in mano per giocare quell'azzardata partita, dall'esito quanto mai incerto.
- Sono qui, mio Oscuro Signore, al tuo cospetto ed alla tua mercé. – rispose senza mai distogliere lo sguardo dai rossi riflessi degli occhi dell'altro. – Puoi fare di me ciò che vuoi. Non ho valide difese contro il tuo sconfinato potere che ha saputo vincere anche la morte. -
Voldemort guardò il mago che faceva mostra di volersi affidare completamente a lui.
- Sei stato uno dei miei migliori allievi, forse quello che mi ha dato maggiori soddisfazioni…. Ma ora ti sento distante… - e c'era come un velo di rimpianto nella sua voce inespressiva.
- Sono passati molti anni Lord Voldemort ed io non sono certo più il ragazzo che conoscevi… ma la mia fedeltà è rimasta immutata. - disse Piton con voce ferma e determinata. – Ma so anche che qualsiasi cosa io possa dire, o fare, non servirebbe a convincerti. Sei tu che devi decidere se credere ancora in me. –
E Piton sperò, ardentemente, che l'interesse di Voldemort per le sue nuove cognizioni fosse sufficiente a salvargli la vita, almeno in quel loro primo incontro.
Voldemort estrasse lentamente la bacchetta e la puntò sul mago. Il suo volto era sempre imperscrutabile e la voce era metallica:
- Io credo solo in me stesso. –
Piton chinò il capo e si chiese cosa dovesse fare… tutto era ormai perduto? Avrebbe avuto ancora la possibilità di estrarre, tempestivamente, la bacchetta ed ingaggiare un'ultima e letale sfida con colui che era stato un tempo il suo Padrone? Quali speranze aveva di vincere? Quanto potente era Voldemort adesso? Troppe domande, alle quali non era in grado di dare una risposta… così si aggrappò disperatamente alla speranza che, in un luogo molto distante da lì, Rhoxane stava rappresentando per lui.
- Imperio! – ordinò Voldemort.
Imperius? L'Anatema Imperius si chiese Piton allibito? Voldemort avrebbe potuto ucciderlo e si limitava invece a quello stupido anatema che su di lui non aveva mai avuto presa? No, non era possibile…
Sollevò il capo con offesa dignità e sibilò:
- Questo anatema è inutile con me, mio Oscuro Signore, e tu dovresti ben rammentarlo. Io mi sono sempre inchinato a te di mia volontà e così faccio anche ora. - e di nuovo fece per inginocchiarsi, ma Voldemort alzò ancora, rapidamente, la bacchetta.
- Crucio! -
Un'infinità di tempo era passata dall'ultima volta che era stato sottoposto alla Maledizione Cruciatus, ma era difficile dimenticare quell'illimitato dolore, quella sofferenza smisurata, quell'interminabile tormento…. La pozione, che aveva bevuto prima di materializzarsi al cospetto di Voldemort, poteva fornirgli solo una fievole difesa, e solo per pochi minuti.
Rimase in piedi, affrontando con fiera dignità il dolore che lo assaliva. Strinse i denti e serrò strettamente le labbra affinché neppure un lieve gemito potesse uscirne.
Quindi fissò gli occhi iniettati di sangue di Voldemort e disse, con grande sforzo:
- Anche il dolore non ti servirà, Oscuro Signore. So sopportarlo a lungo e non riesce a piegarmi. E dovresti ben ricordare anche questo. Ma se hai deciso di punirmi… per una colpa che non ho commesso… o che non so di aver commesso… tu solo puoi deciderlo. -
Piton non riusciva più a parlare: sapeva che anche quella minima protezione, fornitagli dalla pozione, l'aveva ormai abbandonato. Era rimasto solo quell'abisso infinito di dolore, dove, alla sofferenza fisica, si stava sommando anche l'angoscia provocata dai ricordi del suo passato, col tormentoso rimorso per i crimini commessi….
Il tempo continuava a passare con crudele e spietata lentezza e lui stava per scivolare, irrimediabilmente, in quell'agghiacciante vortice di tormento che straziava il suo corpo e gli torturava la mente, portandola vicina alla disperazione. Ma c'era qualcosa che lo stava trattenendo dal precipitare in quel baratro… Rhoxane. Lei non lo aveva abbandonato, stava combattendo con lui… e aveva fiducia, un'illimitata fiducia in lui. E la sua speranza ed il suo amore erano più forti di qualunque altra cosa. Severus non ne aveva più la forza, ma desiderava tanto poterle sorridere….
All'improvviso il dolore cessò: Voldemort lo aveva liberato dalla maledizione.
Si ritrovò in ginocchio, e, con uno sforzo supremo, si rialzò in piedi incrociando nuovamente lo sguardo, perplesso e curiosamente divertito, di Voldemort.
- Mai nessuno aveva resistito così a lungo… il sole ormai sta tramontando e tu ancora sei orgogliosamente in piedi Severus Piton. Quale pozione hai scoperto, che ti sostiene e ti permette di sopportare così quest'insostenibile tortura che sa piegare ogni uomo al mondo? -
- Nessuna pozione, Lord Voldemort, – disse lentamente – ma se hai intenzione di usare spesso questa maledizione con me… credo proprio che sarà il giusto stimolo che mi costringerà a scoprire il filtro adeguato. -
Piton cercava, faticosamente, di respirare e di recuperare al più presto l'energia e la lucidità mentale necessarie.
Ancora ansimante, continuò:
- Io ti offro la mia conoscenza Lord … -
- Io ti ho dato tutto il tuo sapere! - lo interruppe irato Voldemort.
- Certo, mio Oscuro Signore, ma io ho continuato a coltivarlo in questi quattordici anni di forzata inattività! E l'ho ampiamente accresciuto e potenziato. Ho studiato e perfezionato nuove pozioni, ho trovato altri antichi libri da studiare, nella biblioteca di Hogwarts, ed ho approfondito i tuoi libri Signore. - terminò ormai senz'altro fiato.
- Quindi mi offri la tua fedeltà ed il tuo sapere? E il tuo braccio Severus Piton? E' sempre al mio servizio il tuo pugnale di Mangiamorte? - chiese perfidamente.
- No. Io non intendo più uccidere a sangue freddo per te. Sai bene cosa mi è costato in passato provarti la mia fedeltà in quel barbaro modo. –
Gli occhi neri di Piton ardevano nell'oscurità della chiesa e la sua voce vibrava d'orgoglio.
- Io sono un uomo… non una bestia selvaggia. – disse con coraggiosa dignità – Puoi uccidermi se vuoi, adesso. Ma io non ti dimostrerò più la mia lealtà assassinando persone inermi. -
Quindi rimase in silenzio ad attendere la reazione di Voldemort. E sarebbe voluto essere stato meno temerario.
- Sei pericoloso per me, Severus Piton. - disse Voldemort con un tono insolitamente interessato.
- E' imprudente tenerti al mio fianco. Ma mi piace giocare d'azzardo. Sarà un gioco avvincente ed eccitante, molto pericoloso… per entrambi. – e la luce rossa dei suoi occhi sfolgorava.
- Ora dimmi… cosa pensa di te Silente? Cosa si aspetta da me? -
- Silente mi crede a lui fedele, dopo tutti questi anni in cui mi ha visto ripiegarmi su me stesso ed assoggettarmi ad ogni suo insulso volere. Ma la notizia del tuo ritorno, riportata da quello stupido di Potter, l'ha considerevolmente allarmato. –
Più parlava e più riacquistava sicurezza:
- Teme che i tuoi Mangiamorte ritornino presto a te e che il tuo potere torni in poco tempo a dominare il mondo. Sta cercando di stringere nuove alleanze, ma il Ministro Caramell non gli crede e gli mette i bastoni fra le ruote. Un tuo attacco adesso li prenderebbe in contropiede. -
- Mi piacerebbe, ma non sono ancora pronto. Riguardo a Caramell, non è un problema: è un burattino nelle mie mani. Presto molti altri maghi, che hanno accesso ai punti cardine del sistema, saranno al mio servizio. - disse Voldemort con disprezzo – Ed i miei fedeli servitori, imprigionati ad Azkaban, saranno presto nuovamente liberi. -
Piton osservava Voldemort senza che alcuna emozione trapelasse dal suo volto: era certo di essere riuscito a vincere la prima battaglia, ma la guerra sarebbe stata ancora lunga, molto lunga. Doveva stare attento a non sbagliare nessuna mossa, mai. O avrebbe pagato con la vita. Voldemort non era ancora certo della sua lealtà: ma trovava divertente giocare con lui. E questa situazione gli avrebbe permesso, finché fosse durata, di ottenere preziose informazioni.
- Bene, mio quasi fedele Piton. Per ora puoi andare. Ho altri pressanti impegni adesso. Ma presto ti richiamerò a me: voglio conoscere le tue nuove pozioni. -
Piton s'inginocchiò nuovamente, sfiorando col capo il terreno davanti ai piedi dell'Oscuro. Quindi si augurò d'avere ancora sufficiente energia per smaterializzarsi.
* * *
Dopo aver riferito a Silente della chiamata di Voldemort, Rhoxane era tornata in camera sua e non si era più mossa di là. Era rimasta in trepida attesa, tutta concentrata sulle sensazioni che le pervenivano da Severus.
Inizialmente le era sembrato molto calmo e padrone della situazione; poi, però, una grande incertezza aveva cominciato lentamente ad impadronirsi di lui aprendo la strada alla paura. Quindi, sembrava essersi nuovamente ripreso. Infine c'era stata… una strana sensazione di… stupore.
E poi dolore, dolore, dolore… infinito e sconfinato dolore…. Per ore interminabili percepì solo l'incessante sofferenza di Severus, alla quale non riusciva più ad opporsi. Ma gli aveva promesso d'avere fiducia in lui… di continuare a sperare. E lo avrebbe fatto… doveva farlo… per lui. Anche se la speranza sembrava ormai così esile e lontana… irraggiungibile… ma il suo amore avrebbe saputo ridare fiato anche alla speranza… e Rhoxane sorrise a Severus, come se lui fosse lì vicino a lei….
All'improvviso il dolore cessò. E ci fu solo il coraggioso orgoglio e la nobile dignità di Severus. Infine, lentamente, tornò la sicurezza e la calma.
Ora sentiva che lui stava tornando ed era già vicino. Si precipitò giù per le scale e poi fuori nel parco. Nella notte, illuminata dalla luna, una figura nera stava lentamente uscendo dalla Foresta Proibita, proprio dietro la capanna di Hagrid. Gli corse incontro e gli volò tra le braccia:
- Severus, Severus, Severus… amore mio! Sei qui, sei tornato! Ti amo, ti amo… quanto ti amo! -
Lui si accasciò tra le sue braccia, quasi svuotato da ogni energia. La maga lo sostenne e gli fece bere un sorso della Pozione Rigeneratrice che aveva portato con sé. Quindi lo aiutò a tornare in camera e lo fece distendere sul letto.
Severus la guardava dolcemente senza parlare ed i suoi occhi la ringraziavano.
- Non ho fatto nulla io. – disse lei – Tu, solo tu hai saputo resistergli! –
- La tua speranza… la tua fiducia in me… - mormorò a fatica - … sono diventate la mia speranza e la mia fiducia in me stesso… e solo questo mi ha permesso di resistere! –
Lei si chinò ad accarezzargli il viso ed i lunghi capelli neri, sfiorandogli le labbra con un delicatissimo bacio.
- Dormi ora, amore mio. –
Poi rimase in silenzio, stringendogli una mano e sorridendogli amorevolmente, mentre contemplava i suoi profondi ed appassionati occhi neri ancora colmi di sofferenza, che, lentamente, si chiudevano in un sonno sereno.
Rimase a lungo distesa vicino a lui per vegliare il suo sonno, finché la stanchezza, finalmente, vinse anche la sua resistenza.
* * *
Il mattino dopo Piton si svegliò molto tardi e balzò giù dal letto, preoccupato per le lezioni che dovevano essere già cominciate da un pezzo.
- Fermati! – esclamò Rhoxane – Non abbiamo lezione stamani. Silente ha modificato gli orari perché vuole parlarti. –
Severus si riadagiò mollemente sul letto.
- Subito? – chiese inarcando un sopracciglio.
- Quasi subito. – sorrise Rhoxane – Hai tempo almeno per fare un'abbondante colazione – e, con un colpo della bacchetta magica, fece apparire sul letto un grande vassoio carico di mille leccornie.
- E se io invece volessi impiegare in un altro, e ben più gradevole modo, il tempo che mi è stato concesso? – ammiccò Severus, facendo lievitare il vassoio con un gesto elegante della mano per spostarlo sul tavolino.
Lei gli volò tra le braccia per un lungo, intenso ed appassionato bacio.
- Mmmm… - sospirò lievemente il mago – mi pare che fossimo circa a questo punto quando è arrivata la chiamata di Voldemort. Ma voglio sperare che, quella di Silente, non sarà altrettanto inopportuna… - sussurrò attirando Rhoxane sul letto.
Fare di nuovo l'amore con Rhoxane, gli sembrò la cosa più soave e meravigliosa del mondo.
* * *
L'incontro con Silente fu breve: giusto il tempo di riferire succintamente, e con distacco, l'accaduto.
- Voldemort non smentisce mai la sua fama: intelligenza e crudeltà. – bisbigliò Silente.
- Ma non è ancora pronto ad attaccarci. – gli ricordò Piton.
- Se Caramell non toglie presto di mezzo i Dissennatori da Azkaban, fra breve Voldemort riavrà tutti i suoi Mangiamorte, o quello che n'è restato di loro. - disse Silente preoccupato.
- Caramell non farà nulla, se è vero che è manovrato da Voldemort. Piuttosto dovrò riuscire a scoprire quali altri importanti personaggi sta cercando di plagiare ed in quale nuovo modo. -
Silente sospirò ed il suo viso sembrava all'improvviso molto stanco.
- Invece le nostre alleanze stentano a decollare. Hagrid per ora non ha avuto alcun successo con i giganti: solo una loro informale promessa di non schierarsi per nessuna delle due parti, al momento. Ma non so proprio quale affidamento farci. E Lupin non ha ancora concluso niente coi nostri vecchi amici del sud: sono molto restii a rimettere in discussione la loro decisione. -
Silente sospirò:
- Voldemort è potente Severus, molto potente. A volte mi chiedo se riusciremo mai a fermarlo! –
- Lo fermeremo Albus. Anche la tua magia è grande… -
- Sono vecchio Severus… - lo interruppe il preside – forse troppo vecchio per continuare a combattere…. E tu, forse, dovresti cominciare ad ammettere, con te stesso almeno, quale mago realmente potente tu sia. - la voce di Silente era solo un sussurro ed i suoi occhi erano ridotti ad una sottilissima feritoia – Certo superiore a me, ormai… e forse anche più potente di Voldemort. -
Severus lo stava guardando stupito.
- E' solo questione di fiducia Severus. Io credo in te… ed anche Rhoxane. Ora devi solo convincertene anche tu. –
CAPITOLO VIII Maghi potenti e filtri d'amoreErano di nuovo soli. Severus guardava fuori della finestra, perso nei suoi pensieri.
Rhoxane gli si avvicinò e gli carezzò i lunghi capelli neri. Lui si girò e l'abbracciò, affondando il viso tra i capelli di lei.
- Che cosa intendeva dire Silente? Tu sei più potente di Voldemort? –
- Se solo sapessi cosa passa nella mente di quel vecchio…: voi avete fiducia in me… è solo questione di fiducia… devo ammettere con me stesso… lui è troppo vecchio… - sbuffò Severus inarcando un sopracciglio – Se almeno per una volta dicesse chiaramente quel che pensa! -
- Certo che, in quanto a fiducia in te stesso… non hai brillato molto in questo campo negli ultimi anni! - esclamò lei – Ed anche adesso… forse… – e lo guardò fisso nei suoi profondi ed intensi occhi neri.
- Ti sbagli. Se non avessi fiducia in me stesso non sarei mai riuscito ad affrontare Voldemort… ed a sopravvivere. Ma da qui a pensare di essere più potente di lui… il passo è lungo! -
La strinse più forte a sé e la baciò dolcemente.
- Eppure la tua aura magica è fortissima. Lo era già quella notte che hai riportato mio padre. E' stata mia madre a notarlo, allora. Ma adesso… lo è molto di più. – e fece un gesto ampio con le mani, intorno a lui, come a volerla individuare.
- Sì, lo so di essere un mago potente. Me lo diceva anche mio padre. Fin da bambino. Ma Voldemort è tutta un'altra cosa… in lui… in lui c'è…. Maledizione, non lo so cosa c'è in lui. Per anni ho pensato che fosse un… un… quasi un Dio. Anche se è solo un mago… come me. Eppure è riuscito a tornare in vita, più potente di prima, dopo lo scontro col piccolo Potter, che avrebbe invece dovuto distruggerlo… -
- Forse è questo che voleva dire Silente. Tu e Voldemort siete entrambi maghi… entrambi potenti… e tu devi credere in te stesso… fino in fondo… -
- Già… credere in me stesso… con tutti gli errori che ho fatto… - e Severus abbassò gli occhi.
- Gli errori erano nel passato. Ora siamo nel presente, per costruire il nostro futuro. Quegli errori non hanno alcuna valenza oggi. – e lei gli passò di nuovo le mani sulla fronte e poi fra i capelli, in una lunga ed amorevole carezza.
Severus alzò di nuovo lo sguardo sulla sua donna… cosa avrebbe fatto senza di lei, senza la sua forza ed il suo sostegno? Le sorrise, in silenzio. E le strinse forte le mani. Poi le portò alle labbra e gliele baciò teneramente.
Quindi rimasero abbracciati a lungo… in silenzio, lasciandosi reciprocamente pervadere dalle forti sensazioni dell'altro.
* * *
Quel pomeriggio, la Prof. Delair sembrava distratta e la sua lezione non era interessante come il solito, pensava Draco. E se la stava prendendo ancora con i Maghi Oscuri e le tre Maledizioni senza Perdono. Come se tutti sapessero farle…. Ecco, questa era una bella domanda, per risvegliare l'interesse. Draco alzò la mano.
Rhoxane fu quasi felice di quell'interruzione:
- Dimmi Signor Malfoy. –
- Lei sta parlando delle tre Maledizioni senza Perdono come se tutti potessero lanciarle… così! – e schioccò le dita in aria.
Neville Paciock si nascose tremebondo sotto il banco mentre Harry Potter deglutiva a fatica.
- Benché sia risaputo che i Maghi Oscuri sono più potenti degli altri, solo dei maghi molto potenti possono lanciare l'Avada Kedavra. -
Il terrore di Paciock era al massimo mentre Potter guardava Malfoy sempre più fisso.
Rhoxane socchiuse gli occhi e valutò bene Draco: nonostante fosse solo un ragazzino emanava già un'aura magica più che discreta. Ed il discorso della potenza di un mago… innegabilmente era particolarmente importante, quel giorno, per lei.
- Hai in parte ragione, Signor Malfoy: non tutti i Maghi Oscuri sono in grado di lanciare quella maledizione. – e risparmiò a Neville di ascoltarne ancora il nome. – Ma è solo relativamente vero che i Maghi Oscuri siano più potenti degli altri. – e dicendo questo guardò bene in faccia i suoi studenti, soprattutto i Serpeverde. Poi continuò:
- Forse nessuno vi ha mai parlato organicamente della "potenza" di un mago. Credo sia venuto il momento di farlo… allora. –
Ed alzò di nuovo lo sguardo sulla classe. Bene, questa volta aveva nuovamente tutta la loro attenzione… ed anche lei si era scossa da quel suo strano torpore.
- Chi sa dirmi da cosa s'individua la potenza di un mago? –
La mano di Hermione già svettava nella classe prima ancora che la domanda fosse stata completamente formulata. La Professoressa le fece cenno di parlare.
- La potenza è individuata dall'Aura Magica che circonda il mago in questione. Che a sua volta dipende dalla quantità d'energia magica che il mago stesso possiede. Solo che io non riesco a vedere nessun'aura intorno alle persone… - concluse sconsolata la ragazza.
Draco sghignazzò con disprezzo e sibilò sottovoce, all'indirizzo di Tiger e Goyle:
- Per forza… è una mezzosangue babbana... cosa non vuol mai capire d'Aure Magiche… -
Rhoxane, invece, sorrise:
– Brava, Signorina Granger, cinque punti a Grifondoro per la correttezza della risposta ed altri cinque punti per avere ammesso quella che ritieni essere una tua debolezza. -
Draco, sempre rivolto a Tiger e Goyle, fece mostra di fulminare con lo sguardo la professoressa. Ma in cuor suo attendeva con ansia la spiegazione: anche lui non riusciva ad individuare alcuna Aura nelle persone!
- Anche visualizzare l'Aura Magica dipende dalla potenza di un mago: ed un mago quindicenne, come siete voi, di norma non è ancora in grado di farlo. Anche se alcuni maghi, molto poco potenti, non riescono a farlo neppure dopo aver completato il ciclo di istruzione, né da adulti. -
Un sospiro di sollievo si diffuse per la classe: l'incapacità di Hermione e Draco era comune a tutti.
Rhoxane continuò nella spiegazione.
- La potenza di un mago dipende quindi dalla quantità d'energia magica che c'è, naturalmente, in lui. Questa è una qualità intrinseca di quella persona, che ce l'ha dalla nascita, e, salvo casi molto particolari, non può perderla. Però è una qualità che può essere incrementata dallo studio approfondito, dall'esercizio continuo e… dalla fiducia in se stessi. Certo, chi è naturalmente poco dotato di energia, non potrà mai diventare un mago molto potente: ma a parità di quantità d'energia naturale, due maghi possono sviluppare nel tempo una potenza molto diversa l'uno dall'altro. -
L'interesse dei ragazzi era alle stelle.
- L'energia magica è utilizzata per compiere gli incantesimi. Certo occorre conoscerli molto bene, pronunciarne in modo esatto le formule, fare, ove necessario, i corretti gesti e nella dovuta sequenza. Ma nessun incantesimo potrà riuscire se non si possiede la necessaria quantità di energia o se non la si sa indirizzare nel modo corretto. Questo è il motivo per il quale è necessario, per ogni mago, frequentare una buona scuola di magia … e applicarsi duramente. -
- E la bacchetta magica a cosa serve allora? – chiese Hermione.
- La bacchetta è uno strumento inventato per convogliare più facilmente l'energia magica. Per questo è necessario che ogni mago scelga, o meglio, venga scelto, dalla sua particolare bacchetta. Tramite quell'esclusivo rapporto tra il mago e la sua bacchetta, l'incanalamento dell'energia è agevolato e si possono correttamente compiere anche incantesimi più complessi. Inoltre, ad un mago potente serve una bacchetta adeguata, che possa reggere il gran flusso d'energia magica che la percorrerà… senza rischiare di bruciarsi. Ecco perché esistono tantissimi diversi tipi di bacchette e perché la sua scelta è così importante. –
L'interesse dell'intera classe era tale che nessuno si era reso conto che era suonata la campana di fine lezione… e quella era l'ultima ora del pomeriggio. Così, nessuno si accorse che qualcuno era entrato ed era silenziosamente rimasto vicino alla porta, nemmeno la professoressa.
- Naturalmente, un mago molto potente potrà compiere incantesimi anche senza l'ausilio della sua bacchetta. Gli basterà un cenno della mano o del capo… a volte anche solo con il pensiero. Ovviamente si consuma molta più energia senza usare la bacchetta… ma se la si ha in abbondanza…. Anche se, per certi incanti particolarmente difficili, l'uso della bacchetta è sempre consigliato per la migliore riuscita dello stesso! Anche la smaterializzazione è questione d'energia magica, oltre che di studio approfondito. Per questo motivo si comincia a studiarla solo dal 5° anno, ma non la metterete in pratica prima dell'ultimo. Qualcuno di voi non riuscirà mai a smaterializzarsi… o gli costerà così tanta energia che deciderà di non farlo. -
- Non c'è bisogno che ci parli della smaterializzazione. La Prof. Prickle ne sa molto di più di Lei su quest'argomento. - insinuò Draco con disprezzo.
- Certo Signor Malfoy, certo. – rispose duramente Rhoxane – Ma la Prof. Prickle ancora non sa smaterializzarsi portando con sé un'altra persona. Sicuramente lo imparerà con quelle sue nuove "metodologie" con cui si riempie tanto la bocca. Ma ora non lo sa fare perché non è una maga abbastanza potente… resterebbe senza energia a metà strada… -
Il tono della sua voce si era rabbiosamente alzato e la figura nera, silenziosamente appoggiata alla porta, sorrideva.
- Io invece conosco una persona che lo sa fare… e che lo sapeva fare anche a vent'anni… Signor Malfoy! - ed i suoi occhi brillavano d'ira e d'amore.
- Che cosa succede se si consuma tutta l'energia? – chiese Harry Potter.
- E' molto improbabile che un mago possa consumarla tutta. Del resto, sarebbe anche una cosa molto stupida, giacché… niente energia, niente magie. – il suo tono di voce stava tornando normale.
- L'energia consumata quotidianamente, infatti, si rigenera continuamente, anche se trascorre un certo intervallo tra il consumo e la nuova produzione. Si può trattare di pochi minuti, di ore o anche di giorni. Dipende dall'intrinseca potenza del mago e da quanta energia gli è rimasta. Più potente è il mago, più veloce è il recupero. Ma se la quantità d'energia rimasta è molto bassa, il processo di rigenerazione è rallentato, anche in un mago potente. In estrema ipotesi: se un mago dovesse perdere in un colpo tutta la sua energia non sarebbe più… un mago. -
- Questo… questo è quello che è quasi successo a… Voldemort? – balbettò Potter.
- Sì. Voi-sapete-chi ha dovuto usare quasi tutta la sua energia per respingere l'Avada Kedavra che aveva lanciato su di te, e che gli è rimbalzata contro grazie all'amore di tua madre, Harry, che ha sacrificato la sua vita per te. Un altro mago, meno potente di lui, ne sarebbe rimasto ucciso. Lui, invece, è riuscito a convogliare in una forma quasi immateriale quella minima energia magica che gli era rimasta… ed è così riuscito a sopravvivere. Poi, poco per volta, ha incrementato la sua energia e… -
- Questa è la dimostrazione che i Magi Oscuri sono più potenti degli altri. – la interruppe ancora Malfoy.
- No! Questo dimostra solo che Voi-sapete-chi è un mago veramente possente. Ma questo non è certo mai stato messo in discussione da nessuno. No, i Maghi Oscuri non sono per nulla più potenti degli altri, non in assoluto, per lo meno, e certamente non tutti. Naturalmente, si può affermare che siano più determinati a riuscire, laddove gli altri non intendono neppure provare. Le Arti Oscure sono ritenute più difficili degli altri normali incantesimi, ma solo perché c'è molta ignoranza, e paura, su questa materia. Studiandola ed approfondendola, la Magia Nera non è poi più complessa di quella Bianca. E mi vorrai dare atto, Signor Malfoy, che in questo campo, l'esperta sono io! – sibilò Rhoxane fulminando Draco.
La figura nera si stava avvicinando alla cattedra.
Poi aggiunse:
- Silente è un Mago la cui potenza è unanimemente riconosciuta. Anche il Prof. Piton è un mago molto potente… -
Ma Piton era lì, quasi di fronte a lei, come se si fosse materializzato fra i banchi…. Da quanto tempo la stava ascoltando? Rhoxane si senti molto stupida quando si rese conto che stava arrossendo.
- Prendo atto degli apprezzamenti che la Prof. Delair mi sta rivolgendo… - disse sorridendole apertamente di fronte a tutta la classe, mentre i suoi scintillanti occhi neri le mandavano mille dolci messaggi d'amore. – Anche se qualcuno potrebbe pensare che non lei sia la persona più adatta a giudicare proprio me… – aggiunse squadrando con attenzione il giovane Malfoy, che sostenne fermamente il suo sguardo.
- Io ero solo venuto per avvertire che la campanella è suonata… e le lezioni sono finite da un pezzo! -
E' difficile dire se gli studenti fossero più stupiti dalle parole pronunciate dal loro temuto Professore di Pozioni… o non, piuttosto, dal suono inusitatamente gradevole della sua voce… ovvero, da quell'incredibile, e mai visto prima, suadente sorriso che continuava a persistere sulle sue labbra. Per non parlare della luminosità dei suoi profondi occhi neri. Fatto sta... che nessuno si mosse.
- Allora… ve ne volete tornare ai vostri dormitori o vi ci devo accompagnare io, uno per uno? -
"Magari…" fu il pensiero di diverse ragazze.
Il tono usato da Piton, ora, non ammetteva il minimo indugio ed in pochi secondi l'aula fu vuota.
Rhoxane gli volò tra le braccia.
- Maledetto… da quanto tempo stavi ascoltando? -
- Da molto… molto tempo… - rise lui – Abbastanza tempo da capire che sei ancora gelosa di Selene… e questo mi piace… - sussurrò appena, prima di baciarla con passione.
- Sciocchina… sai che non riesco a starti lontano. Mi ero precipitato qui non appena ho finito la mia lezione…. Ti amo, ti amo, ti amo… - e la baciò ancora e poi ancora… e non si era nemmeno curato di chiudere la porta dell'aula.
Selene era entrata e stava battendo le mani, in un gelido ed offensivo applauso.
- Bene, vedo che non sai resistere un istante senza strusciarti addosso a quella… -
Piton si voltò di scatto:
- Attenta Selene… non mi provocare… -
- E' quella che mi provoca. Si mette anche a parlare di smaterializzazione durante le sue lezioni adesso! -
Rhoxane pensò che Draco era veramente veloce come il lampo, quando si trattava di andare a riferire qualcosa a Selene.
- Oltretutto, offendendomi esplicitamente e raccontando un sacco di frottole agli studenti! - aggiunse Selene sempre con maggiore ira.
- Ti avrei offesa se avessi detto il falso. Ma tu non sei capace di smaterializzarti con un'altra persona… me l'hai detto tu stessa. Quindi… di cosa ti lamenti? – rispose duramente Rhoxane - E non ho raccontato nessuna falsità agli allievi. Non me lo permetterei mai! –
- Smaterializzarsi con un'altra persona al seguito a vent'anni, Rhoxane!!! E' una grossa invenzione questa… ci possono credere solo degli stupidi ragazzini. – ripeté con gran disprezzo la giovane maga.
- Rhoxane stava parlando di maghi potenti, Selene, molto potenti. Più di quanto tu non possa mai neppure immaginare… - sibilò Severus con voce gelidamente agghiacciante, mentre i suoi penetranti e minacciosi occhi neri la trapassavano da parte a parte. – Quindi attenta, a prendertela con lei, perché forse sei tu che non sai di cosa stai parlando! -
Selene li guardò entrambi, mentre la sua ira furiosa si mescolava a paura e a sospetto. Poi si voltò di scatto ed uscì quasi di corsa… senza proferire parola.
Rhoxane allungò una mano a cercare quella di Severus.
- A volte… mi fai quasi paura… -
Ecco, sembrava ancora una bimba spaventata, ancora una volta per colpa sua.
La strinse a sé. Avrebbe voluto stringerla forte, quasi fino a farle male, per farle sentire tutto il suo immenso amore. Ma forse l'avrebbe spaventata ancora di più. Le accarezzò la nuca ed i capelli e la baciò dolcemente sulla fronte… poi rimase in silenzio, a lungo, ancora con le labbra appoggiate sulla fronte di lei.
- Grazie. – sussurrò Rhoxane dopo alcuni minuti – Grazie dell'amore che mi stai mandando… prima il tuo odio era stato così forte! -
Lui non sapeva cosa dire… avrebbe voluto, avrebbe voluto non aver mai imparato ad odiare in quel modo… avrebbe voluto non aver desiderato uccidere Selene. Ma l'aveva fatto, anche solo come un fugace pensiero di un istante, ma Rhoxane l'aveva percepito. Così mormorò:
- Sei diventata bravissima a capire le mie emozioni. Perdonami, quando mi sentirai ancora così. Perché temo che accadrà ancora. Tutte le volte che qualcuno ti minaccerà o cercherà di farti del male…. E finché dovrò combattere Voldemort… io ho bisogno di coltivare l'odio per lui e farlo crescere…. E con lui anche il mio potere s'ingrandirà. -
- No Severus. Non è quello il modo. Quello è il percorso dell'odio che ti ha insegnato Voldemort. Ma non è quello giusto. Devi trovarne un altro… quello del rispetto per te e per gli altri, quello che permette di costruire un mondo, e non di distruggerlo. Se la tua potenza di mago si amplierà nell'ostilità e nel disprezzo… non arriverai a nulla: Voldemort sa odiare meglio di te. E se tu potessi odiare più di lui… tu saresti il novello Voldemort! -
Gli occhi di Rhoxane erano seri, terribilmente seri.
- Ma non è quello l'uomo che io amo. Non sei più tu, quell'uomo. Forse, un tempo hai rischiato di diventarlo. Ma non l'hai fatto. Allora hai saputo fare la scelta giusta, Severus, da solo. Ora sei molto più forte di quel tempo… e non sei più solo. Io sono al tuo fianco. E sono sicura che troverai il vero ed unico modo per vincere Voldemort. -
Ora gli occhi di Rhoxane, come il cuore, erano pervasi da una grande speranza che traboccava e invadeva anche lui. Ma non era solo speranza... era anche un'immane, meravigliosa fiducia nelle sue forze… e immenso amore.
Ancora una volta… rimase senza parole. E la strinse a sé, forte. Ma ora sapeva che non le avrebbe fatto più male, né paura. Ora stava solo provando amore e fiducia. In lei… ed in se stesso.
C'era un'altra strada, oltre a quella dell'odio. Ed era il cammino che lui avrebbe percorso. Con l'aiuto di Rhoxane. Ed avrebbero vinto.
* * *
Quella sera, per la prima volta, il Prof. Piton cominciò a desiderare d'essere se stesso, il nuovo se stesso che stava così faticosamente cercando di costruire. E di esserlo di fronte a tutti. Fingere gli stava diventando sempre più penoso. Ed aveva già sofferto troppo. Inoltre, gli era ormai assolutamente impossibile stare vicino a Rhoxane senza avere almeno un minimo contatto fisico con lei: tenerle una mano, un breve abbraccio, un fuggevole bacio sui capelli…. In fondo… non aveva nulla da perdere, se non dei nemici. Mentre aveva tanto da guadagnare.
Così entrò nella Sala Grande mano nella mano con Rhoxane, sorridente come nessuno l'aveva mai visto prima. La Professoressa Sinistra, la più giovane e carina fra le insegnanti di Hogwarts prima dell'arrivo di Selene e Rhoxane, che per anni aveva mangiato al suo fianco ed aveva dovuto sopportare i suoi antipatici sorrisi, si rammaricò ora di non poter beneficiare di quel sorriso così attraente e seducente. Anche la Prof. McGranitt, di solito così marmorea e rigorosa, sembrava contagiata da Piton e sorrideva benignamente. Silente era al settimo cielo… già, ma lui i sorrisi non li aveva mai lesinati a nessuno. Selene, invece, era una rigida statua di ghiaccio, che emanava un odio smisurato. Gli studenti? Beh… quelli si stavano evidentemente divertendo un mondo, alle sue spalle, e Piton si chiese se non sarebbe mai più riuscito ad ottenere la disciplina in classe. Del resto se l'era proprio cercata: l'impassibile e altezzoso mago che disdegnava la compagnia di chiunque… ed ora… non riusciva a resistere un pomeriggio senza la sua Rhoxane.
Lei, invece, sembrava perfettamente a suo agio ed era… il ritratto della felicità. Era evidente che si beava del suo sorriso e di quelle piccole attenzioni, della sua mano che cercava quella di lei… per stringerla sotto il tavolo, degli intensi sguardi d'amore.
Finita la cena, il desiderio di abbracciarla e baciarla, fu tale che non riuscì ad aspettare di arrivare in camera… ed in un corridoio, nascosto in parte da un'armatura, quasi come fosse un ragazzino, la strinse tra le braccia per baciarla con una bramosia che non riusciva a dominare oltre. Ma Colin Canon era in agguato… e scattò loro un perfetto primo piano di quel bacio appassionato.
Quando Piton, disorientato dal flash, lo fissò sbalordito… il ragazzo parve pietrificato dalla paura e gli tese, con mano tremante, la macchina fotografica.
Il Prof. Piton rise, rise di gusto in una prolungata e spensierata risata liberatoria e poi disse:
- Signor Canon, pensi di poter fare due copie anche per me e la Prof. Delair… se la foto è venuta bene ovviamente… - e riprese a ridere, abbracciando felice Rhoxane.
Pochi istanti dopo, Colin Canon ricevette la richiesta di un'altra copia della foto: ma la Prof. Prickle non faceva nemmeno finta di sorridere. E se anche avesse sorriso, non sarebbe cambiato nulla: l'odio glaciale che emanava dai suoi occhi sarebbe rimasto inalterato.
* * *
Il mattino dopo, Colin Canon arrivò in Sala Grande con un gran fascio di carte e le appoggiò sul tavolo, sotto lo sguardo attento del fratello Dennis, che rimase a fare la guardia. Prese due fogli dalla pigna e si diresse al tavolo degli insegnanti, augurandosi che il Prof. Piton avesse lo stesso fantastico e gioviale umore della sera precedente. All'apparenza era così: stava imburrando il pane per la Prof. Delair…. Con pensiero comune a tutti gli altri studenti, Colin si chiese cosa diavolo stesse succedendo al Professore di Pozioni. Tutti gli uomini diventavano così quando s'innamoravano? Però Piton era senza dubbio meglio adesso; forse avrebbero dovuto ringraziare la Prof. Delair… se la cosa fosse durata sufficientemente a lungo.
Piton lo aveva visto avvicinarsi con i fogli in mano e lo stava scrutando, con attenzione. Fu pago di notare che continuava ad incutere un certo timore, poiché Colin Canon aveva subito rallentato l'andatura, appena accortosi dello sguardo del Professore. Attese che il ragazzo arrivasse, sempre più lentamente, davanti a lui e chiese gentilmente, trattenendo a stento un sorriso mentre richiamava l'attenzione di Rhoxane:
- Allora, Signor Canon, sei riuscito a fare un buon lavoro ieri sera? -
Rhoxane sorrise, incoraggiante, anche per conto di Piton.
Il ragazzo farfugliò poche ed incomprensibili parole e tese i due fogli che aveva in mano.
I due professori li esaminarono rapidamente, con divertita curiosità e, dai soavi sguardi che si scambiarono subito dopo, parvero più che soddisfatti della sua opera. Anche se il Prof. Piton sembrava, inequivocabilmente, imbarazzato.
- Grazie Colin… sono foto molte belle. - ed il sorriso di Rhoxane avrebbe potuto illuminare l'intera Sala Grande.
Il ragazzo rimaneva immobile.
- Puoi andare, Signor Canon. Ma la prossima volta che intendi scattarmi una foto, mi aspetto che tu mia chieda il permesso. Chiaro? - sibilò Piton.
- Certo Professore… mi scusi. – mormorò Colin fuggendo velocemente via.
Per quella volta gli era veramente andata bene! Tornato al suo posto ebbe parecchio da fare, durante la colazione, per distribuire le altre copie della foto. Ma la Prof. Prickle aveva avuto la sua per prima, quella mattina.
* * *
Severus aveva accompagnato Rhoxane fino alla sua aula e l'aveva salutata con un affettuoso abbraccio, mentre gli studenti entravano in classe. Poi si diresse a lunghi passi veloci verso il sotterraneo: era tempo di affrontare quella nuova realtà… ed i suoi studenti. Chi c'era alla prima ora? Quinto anno Grifondoro e Serpeverde. Chissà se il figlio di Lucius aveva ancora quell'atteggiamento impertinente… e se avrebbe fatto vedere a suo padre la foto. Ecco, questo sì che era un pessimo pensiero, carico d'antiche preoccupazioni.
Entrò nell'aula, facendo sbattere la porta ancora più forte del solito, se mai fosse stato possibile, e salì alla cattedra: anche il minimo sussurro era cessato… ma non il fruscio delle diverse fotografie che passavano di mano in mano, sotto i banchi.
Aveva una gran voglia di ridere e di confessare a quei ragazzi quanto era felice. E di guardare un'altra volta quell'imbarazzante fotografia. E se le avesse sequestrate tutte? Non sarebbe servito a nulla. Avrebbe dovuto requisire la macchina fotografica di Canon, la sera prima. Ormai era tardi.
Continuò a scrutare le facce degli allievi. Ignorò quella delle ragazze: l'unica con un'espressione decente, ma curiosa, enormemente curiosa, era la Granger. Le altre… meglio stendere un velo pietoso sui loro sorrisi e, soprattutto, sui loro sospiri: forse Rhoxane si divertiva un mondo ma lui no, nemmeno un po'. Gli sguardi delle ragazze dell'ultimo anno poi... erano anche peggio, molto peggio. Lei sosteneva che, alla fine, si sarebbe abituato: ma che a quel punto, non si sarebbe più tanto divertita lei. Intanto rideva bellamente del suo disagio. Sulle facce dei ragazzi notò invece curiosità, stupore, imbarazzo (meno male!), invidia forse. Poi si fermò su quella, fermamente sprezzante, di Draco Malfoy.
Il giudizio negativo del ragazzo nei suoi confronti era più che evidente. Piton era certo che avrebbe subito mostrato quella fotografia a suo padre. Doveva trovare il modo di parlargli da solo.
- Signor Malfoy, ho finto di correggere la tua ricerca sulle Acridole Mefitiche e la voglio discutere con te, non appena finite le lezioni del pomeriggio. - esclamò all'improvviso Piton.
- Certo Professore. - rispose Draco. Poi soggiunse, lentamente:
- Avrei una domanda da farle… -
Mille occhi si girarono verso il ragazzo.
Piton, nonostante il tumulto del suo animo, rispose impassibile:
- Dimmi Malfoy. -
- Non ci ha mai parlato dei Filtri d'Amore, Professore. Perché? -
Sussurri e risatine si diffusero nuovamente per la classe, insieme a stropiccii di fotografie.
- Silenzio! – tuonò Piton, ottenendolo immediatamente – I Filtri d'Amore non fanno parte del programma del quinto anno, Signor Malfoy. Come tutte le altre pozioni e misture illegali saranno trattati solo nel corso dell'ultimo anno. -
- Nonostante siano fuori legge… mi risulta che circolano parecchio, Professore, forse in questa stessa scuola… - insinuò Draco subdolamente.
Lo sguardo fulminante che Piton roteò sugli allievi fu in grado di mantenere un perfetto silenzio.
- Dubito alquanto che la tua affermazione possa corrispondere a verità, Signor Malfoy. Perché se così fosse, tutti ce ne saremmo ormai ampiamente accorti. - rispose quindi senza scomporsi.
- Perché? – la curiosità del ragazzo, ora, era genuina.
- Perché un Filtro d'Amore, tra le mani di un ragazzo incosciente, recherebbe un tale danno che in pochi giorni l'intera scuola sarebbe in subbuglio. - chiarì pacatamente Piton.
- E se fosse una donna ad averlo tra le mani? – replicò il ragazzo.
Piton non riuscì proprio a trattenere una risatina: Draco stava pensando che Rhoxane gli avesse propinato un filtro d'amore. Chissà se c'era anche lo zampino di Selene. Guardò il ragazzo con aria di sfida, mentre i suoi occhi scintillavano pericolosamente e chiese, in tono imperturbabile:
- E dimmi, Signor Malfoy, avresti per caso in mente un nome preciso? -
Il silenzio era di tomba. Piton si chiese se i suoi studenti stessero ancora respirando.
Attese a lungo… ma nessuno ruppe quel silenzio.
- Bene. Allora vi spiegherò alcune cose sui Filtri d'Amore e sul perché sono stati dichiarati illegali. Esistono due tipologie di filtri: i veri Filtri d'Amore e gli Infusi d'Innamoramento. L'effetto del Filtro è così evidente che solo la "vittima" non si accorge d'essere tale: ogni sua volontà è annullata ed il suo solo interesse diventa la predefinita persona "amata". Ma l'Amato spesso perde interesse per la "vittima", diventata ormai una persona vuota, totalmente disinteressata alla vita. -
Gli occhi dei ragazzi erano incollati ai suoi e nessuno fiatava. Né si muovevano le fotografie. Questo era già un buon successo.
- L'effetto del Filtro è invece di lunga durata, a volte anche irreversibile, e può anche essere letale se sono sbagliate le dosi o le misture degli ingredienti, cosa che spesso accade, in considerazione della stupidità delle persone che di norma ne fanno ricorso. Mi sembra quindi ovvio quali siano stati i motivi morali, prima, e di tutela della salute in seconda battuta, che hanno portato a dichiarare fuori legge l'uso di queste particolari pozioni già da centinaia d'anni. -
Piton passò di nuovo in rassegna i volti dei suoi studenti, soffermandosi poi su Draco.
- Dopo queste brevi spiegazioni, Signor Malfoy, sono certo che converrai con me che la Prof. Delair non mi ha somministrato alcun Filtro d'Amore, altrimenti non sarei assolutamente in grado di tenere questa lezione. –
- E gli Infusi d'Innamoramento? – ribatté prontamente Draco.
Piton sbuffò.
- Anche gli Infusi sono vietati. Sono stati sviluppati solo di recente ed il loro effetto è molto più blando del Filtro, ma più subdolo: inducono una sorta di "dipendenza" fisica o psichica, e talvolta anche entrambe. Agiscono come una droga che s'insinua lentamente nella mente e nel corpo e rende dipendente la vittima, che cercherà, di propria iniziativa, di soddisfare il suo intenso desiderio, artificialmente creato, verso una determinata persona. Ma naturalmente… - e fissò intensamente Draco - … io non sarei così stupido da bere un Infuso senza riconoscerlo al primo sorso, o addirittura dall'odore stesso! – terminò pacatamente Piton.
La delusione negli occhi di Draco era evidente: forse avrebbe preferito credere alla versione del Filtro magico. Ma più tardi gli avrebbe parlato….
- Se ora non ci sono altre sciocche domande, vorrei finalmente iniziare la mia lezione. – concluse serenamente Piton – E chiedervi, di grazia, di voler riporre quelle fotografie, almeno fino alla fine della mia ora. -
E, finalmente, Piton si concesse un divertito sorriso, mentre osservava i volti soffusi di rossore delle sue allieve. Con quella classe era sicuro che non avrebbe avuto ulteriori problemi. Doveva solo sistemare le cose col figlio di Lucius.
Nel pomeriggio, alla fine delle lezioni, Draco si recò come concordato dal Prof. Piton che lo aspettava nel suo studio.
- Eccomi Professore. Voleva parlarmi della mia ricerca. Ci sono dei problemi? – chiese dubbioso.
- Vieni Draco. Non è della ricerca che voglio parlarti. - dichiarò Piton spazzando subito il campo dagli equivoci. - … ma della Prof. Delair. -
Draco sospirò: si era proprio cacciato nei guai.
- Ti sembra così strano il mio comportamento… da credere che potessi essere sotto l'effetto di un Filtro o di un Infuso? - gli chiese gentilmente.
- Io… non so Prof. Piton, ma…. Il suo comportamento negli ultimi giorni… non mi sembrava regolare… cioè non è consono all'idea che io ho di lei… Professore. Lei… lei è anche un… - Draco balbettava non sapendo più come finire la frase.
- Un Mangiamorte. Proprio per questo, Draco, credi che non saprei riconoscerli a prima vista… che non saprei resistere ed oppor loro la mia suprema volontà? – bisbigliò Piton.
- Ma… ma lei, Professore, sembra… sembra perdutamente innamorato! – esclamò il ragazzo arrossendo lievemente.
Piton sorrise:
- Non hai mai pensato quanto mi è utile essere l'amante della Delair, considerato il rilievo che ha suo padre nell'organizzazione contro Tu-sai-chi? - continuò senza scomporsi - Inoltre mi garantisce, ulteriormente, la fiducia di Silente. Quella donna… non è poi niente male… - e gli strizzò l'occhio, con un sottinteso da uomo ad uomo.
- Ma, soprattutto, lei è molto interessata alle Arti Oscure… e a Tu-sai-chi. Non escludo che, presto, il Signore Oscuro possa avere un nuovo adepto. -
- Credo di capire ora. – mormorò Draco – Mi scusi Professore. -
- Non hai nulla di cui scusarti. Sei un ragazzo in gamba. Vai ora! -
Draco non se lo fece dire due volte e scomparve in un attimo.
- Sono io che devo scusarmi con te Draco. – mormorò sottovoce Piton, ormai solo.
– Perché ti sto ancora usando per i miei fini. Deve essere molto pesante, per te, essere il figlio di Lucius Malfoy. Ma sei un ragazzo intelligente Draco. Usa la tua testa… ti prego. Non commettere anche tu il mio errore! -
I suoi occhi erano lucidi. Avrebbe voluto poter fare qualcosa per quel ragazzo… e invece stava rendendo la sua scelta ancora più tormentata.
CAPITOLO IX Finzioni pericoloseRhoxane stava guardando fuori della finestra: la luna, molto luminosa quella sera, stava facendo capolino dalle nubi che, scure e cariche di pioggia, si rincorrevano veloci nel cielo notturno.
Severus le era arrivato silenziosamente alle spalle ed ora la teneva abbracciata, sfiorandole i capelli con le labbra.
Era bello, ogni sera, rimanere solo con la sua donna. Dopo cena, a volte passeggiavano per il parco, oppure percorrevano lentamente i corridoi solitari del castello. Un paio di volte erano anche usciti con le scope, ma ormai il tempo era troppo rigido per continuare quei giri eccitanti.
Fare l'amore, quasi ogni sera, alla luce del caminetto, oppure restare a lungo abbracciati in silenzio, come stavano facendo in quel momento, o, ancora, parlare per ore: del suo oscuro passato, dei felici e tranquilli ricordi di lei, del loro presente e del futuro.
Certamente stava trascurando molto i suoi doveri di Direttore della Casa di Serpeverde e si faceva vedere raramente nella loro Sala Comune, forse anche perché Selene era quasi sempre là. Quella donna aveva uno strano ascendente sul giovane Malfoy. Già, il figlio di Lucius.
All'improvviso ruppe il silenzio:
- Sono preoccupato per Draco Malfoy. Quel ragazzino è sottoposto a forti pressioni da parte di suo padre. Lucius ha grandi attese su di lui… e lo sta inesorabilmente spingendo tra le braccia di Voldemort. –
Severus sospirò:
- Anch'io poi… mi ci sono messo, a rendergli più difficile la vita… dicendogli esplicitamente che sono un Mangiamorte. - e le raccontò dell'aiuto chiesto a Draco per fissare l'incontro con Lucius e poi del filtro d'amore.
- E' un ragazzo in gamba, Severus, abbi fiducia in lui. -
- Anch'io lo ero… eppure ho sbagliato. Il giovane Malfoy è su una brutta china. Vorrei tanto poterlo aiutare… indirizzare… ma non so… -
- Non puoi intervenire, non sarebbe giusto. E' solo lui che deve decidere del suo futuro. -
- Tu non capisci Rhoxane. Quale scelta non potrà mai compiere se conosce solo una verità! E quella sbagliata, tra l'altro! -
Severus scosse la testa, poi continuò, sempre con voce preoccupata:
- Abbiamo anche un altro problema: Voldemort. Presto saprà di noi… e la cosa non gli piacerà. Per questo ho raccontato a Draco quel mucchio di falsità su noi due. -
- Voldemort controlla anche la vita amorosa dei suoi adepti? Bisogna avere il suo permesso per avere una donna? – domandò sorpresa.
- Voldemort ambisce a conoscere ogni fatto ed emozione della vita dei suoi servi, per penetrare profondamente in loro e possederli, vivendo così, in parte, la loro esistenza. Anela ad un controllo totale, ma inavvertibile per le loro coscienze, tramite il quale può indirizzare e controllare scelte ed azioni, per essere certo che i suoi fini siano sempre perseguiti e premessi a qualsiasi altra aspirazione. -
Rhoxane lo stava guardando sconcertata.
- Non ho bisogno d'alcun permesso per fare l'amore con te. Ma dovrei avere il suo implicito consenso per amarti. Perché questo sentimento, coinvolgendomi profondamente, potrebbe distrarmi dai traguardi che lui ha preordinato per me. Inoltre, potrebbe valutare che tu, per qualche motivo, non sia adatta a me. -
- Quindi hai deciso di mentirgli… e intanto fai avere il messaggio a Malfoy tramite suo figlio. - rispose scettica Rhoxane.
- Esatto. Per ora non ho idee migliori. – sibilò Severus, con occhi di brace ed alquanto insoddisfatto di sé.
Lei lo abbracciò, accarezzandogli i lunghi capelli neri e sussurrò semplicemente:
- Ti amo. –
- Anch'io ti amo. Solo, temo che il mio amore possa non essere sufficiente a proteggerti da Voldemort. Stando al mio fianco corri degli enormi rischi... - mormorò sottovoce, con voce roca - … ed ho tanta paura! -
- Io non ho paura… e so che tu mi proteggerai. In ogni caso… sono disposta a pagare qualsiasi prezzo in cambio del tuo amore. E non mi tirerò indietro, quando sarà il momento. –
Il tono di Rhoxane era deciso ed i suoi occhi verdi erano pieni della luce della luna… e di uno spirito battagliero.
- Come sei bella! – mormorò. Poi si chinò a sfiorarle le labbra, i capelli, il viso… e cominciò lentamente a spogliarla, con languida lentezza, sfiorando e baciando la sua pelle a mano a mano che emergeva dai pesanti abiti. Piano piano si trovò in ginocchio, davanti a lei, ormai completamente nuda. Lei aprì gradualmente le gambe offrendosi al suo bacio… a quel bacio intimo e profondo che sapeva trascinarla in quell'intensa estasi…
* * *
Pochi giorni dopo giunse, certo non inaspettata, la seconda chiamata di Voldemort.
Severus stava terminando la sua ultima ora di lezione quando l'intenso bruciore del marchio lo colpì all'improvviso: liberò gli allievi in anticipo e si precipitò da Rhoxane, interrompendone l'insegnamento. Rhoxane già lo stava attendendo e le bastò incrociare per un istante quegli ardenti occhi neri per capire tutto. Il mago la strinse forte a sé, davanti agli stupefatti studenti, poi la trascinò fuori dell'aula.
L'interminabile bacio di Severus, spiato e condiviso anche da tutti gli allievi, accalcati dietro la porta, conteneva tutto il suo appassionato ed intenso amore… e la sua paura. Rhoxane rispose con la sua fiducia e la speranza. Gli accarezzò quindi i lunghi capelli neri, sistemandogli quella ciocca sempre ribelle e sussurrò, con amore:
- Ti aspetto… torna presto. -
Ma i loro occhi, messaggeri dei cuori, si dissero molto di più…
* * *
Voldemort lo stava aspettando nel suo nuovo rifugio, che Severus non aveva mai visto. La potenza del richiamo dell'Oscuro Signore era tale da permettere, ai suoi servi, di materializzarsi anche in luoghi a loro sconosciuti. Sembrava essere la sala centrale di un'antica fortezza, con i suoi possenti e freddi muri di pietra grigia ed il pavimento quasi levigato dagli incalcolabili passi che l'avevano calcato nei secoli. Alcune torce, dall'ambigua luce verdognola, erano infilate nei sostegni infissi nel muro massiccio, mentre nel grande braciere centrale infuriava un fuoco rosseggiante che non riusciva neppure ad intiepidire il gelido ambiente, ma creava lunghe ed inquietanti ombre che serpeggiavano, intricate e contorte, sulle pareti e sul soffitto.
Severus avanzò fino ad inchinarsi, come dovuto, davanti all'Oscuro, baciando l'orlo della sua veste.
Quindi rimase in ginocchio, sollevando gli occhi nel sanguigno sguardo di Voldemort che, con lentezza, si rivolse a lui con tono indolente:
- Stavo pensando al tuo pugnale Severus… dovrà quindi rimanere inutilizzato? –
- Non ho detto questo Signore: solo che non intendo più dimostrarti la mia fedeltà uccidendo a freddo, o torturando, dei babbani innocenti… -
- Nessun babbano è innocente. - sibilò Voldemort, accentuando ogni parola.
Piton non abbassò gli occhi e rimase, silenzioso, in attesa. Ma Voldemort non aggiunse altro.
- In ogni caso, non lo farò! – disse infine con fierezza, rialzandosi.
Un vago sorriso aleggiò sulle labbra sottili di Voldemort:
- Mi ricordo, Severus, di quanto tu sappia essere ostinato… e, per ora, non te lo chiederò! Vediamo cos'altro hai da offrirmi. -
- Informazioni… ed altre forme di conoscenza. -
- Professore di Pozioni a Hogwarts…. Mi piacerebbe assistere ad una tua lezione. -
- Non è ai miei allievi che regalo quel tipo di conoscenza. – disse Piton fissando intensamente i rossi occhi infossati di Voldemort, che brillavano d'interesse. Estrasse un piccolo involucro di velluto cremisi da una tasca nascosta del suo mantello e lo poggiò sul ripiano vicino al braciere. Quindi cominciò lentamente a svolgerlo, sotto lo sguardo attento dell'Oscuro, finché ne emersero alcune provette. Ne sollevò due tra le mani, una contenente un opaco liquido nero e l'altra un liquido rosso intenso, e le esaminò alla luce del braciere.
- Ecco la mia conoscenza… cinque gocce della nera elargiranno ad un uomo l'ingannevole sonno della morte, ma tre gocce della rossa, se date in tempo, lo restituiranno alla vita. Ecco il filtro della Morte Apparente ed il suo Antidoto. Nessuno potrà mai distinguerla dall'irrevocabile e immutabile morte. E sonno eterno sarà, solo se l'antidoto non sarà somministrato entro un'ora. Altre formulazioni della stessa pozione possono dilatare questo tempo fino ad un massimo di ventiquattro ore. Non credo sia necessario spiegarti, Oscuro Signore, l'utilizzo che puoi farne, soprattutto tenendo conto che la persona in preda alla Morte Apparente conserva, perfettamente integre, tutte le capacità mentali, e i suoi cinque sensi. –
Così dicendo Piton pose le due preziose provette tra le lunghe e sottili dita che Voldemort aveva teso, avido, verso di lui, mentre gli ingiungeva:
- Voglio una dimostrazione, adesso! -
- Chiama uno dei tuoi servi e te ne fornirò la prova. -
- Tu, sei un mio servo. Ed è su te stesso che la sperimenterai. - disse brutalmente.
Piton inarcò un sopracciglio studiando l'imperscrutabile viso dell'altro: se avesse voluto ucciderlo, quello sarebbe stato un modo alquanto stupido; inoltre si sarebbe giocato la possibilità di ottenere da lui la formula e di conoscere le funzioni delle altre pozioni che erano rimaste sul ripiano. No, Voldemort voleva solo metterlo, ancora una volta, alla prova. E, magari, giocare con lui, attendendo fino all'ultimo istante prima di somministrargli l'antidoto. Un divertimento pericoloso e crudele, ma pur sempre un gioco, al quale lui era obbligato a giocare, volente o nolente. Ringraziò di aver portato la formulazione più blanda di quella pozione… e di averla minuziosamente e correttamente testata.
Si avvicinò risoluto a Voldemort che già aveva il contagocce pronto nella mano… ed ingoiò le cinque gocce nere. Quindi cadde a terra di schianto, privo di sensi.
Quando rinvenne, Voldemort era chino sopra di lui e stava controllando ogni suo segno vitale… e sembrava soddisfatto, molto soddisfatto. Quindi gli rivolse un piatto sorriso indicandogli la clessidra. Infine se ne andò e lo lasciò solo.
Piton sapeva che se si fosse concentrato su quell'immagine sarebbe stato peggio, così cercò di mettere a fuoco su un piano più lontano… e scoprì che non era solo: Lucius Malfoy era appena entrato nella grande e fredda sala e si stava dirigendo verso di lui, con un sorriso crudele sul suo bel volto.
- Severus, amico mio. Il nostro Signore vuole che ti tenga compagnia in questa tua ultima ora. Anzi... - e Lucius prese in mano la clessidra – ormai saranno poco più di quaranta minuti! - e gliela mise davanti agli occhi.
La polvere dorata scendeva vorticosamente, trascinando inesorabilmente con sé il suo tempo.
Avrebbe voluto poter chiudere gli occhi, o guardare altrove, ma Lucius riempiva completamente il suo campo visivo.
Lo guardava, cercando di trovare un indizio, seppur minimo, che lui fosse ancora vivo. Poi scosse la testa ed esclamò:
- Per me, sei realmente morto. Se invece sei vivo, e puoi sentirmi, ti faccio i miei complimenti: sei sempre stato veramente in gamba con filtri e pozioni. -
Lucius andò quindi a curiosare tra le provette sul ripiano.
Il tempo sembrava non trascorrere, eppure aveva paura a mettere a fuoco la clessidra, che era sempre davanti ai suoi occhi. Lucius era uscito dal suo campo visivo, ma era rimasto nella stanza: dal fruscio che sentiva, probabilmente, stava leggendo.
Ancora un interminabile lasso di tempo… o erano solo pochi minuti? Sentiva freddo, su quel gelido pavimento… ed era anche orribilmente scomodo: propinare quella pozione per la durata di molte ore poteva essere un supplizio molto peggiore di quanto non avesse mai supposto.
Poi il fruscio della carta cessò. I passi si diressero di nuovo verso di lui ed il viso di Lucius, col suo sorriso beffardo, fu di nuovo nel campo visivo.
- Non perderò altro tempo a parlare con te: questa volta credo proprio che tu abbia commesso un errore. Peccato, eri un rivale interessante, l'unico alla mia altezza, e sarebbe stato bello sfidarti… per dimostrarti, alla fine, che sono io il migliore. -
Osservò la clessidra:
- Il tuo tempo è ormai alla fine. Mi chiedo se sia il caso di andare a chiamare Voldemort… oppure… -
Lucius Malfoy si bloccò repentinamente ed osservò attentamente gli occhi di Piton: per un fugace istante aveva avuto l'impressione di cogliere un lampo d'odio in quei vacui occhi spalancati.
- No… mi sono sbagliato. - mormorò sottovoce mentre usciva rapidamente dalla stanza.
Un istante dopo Piton vide di nuovo la clessidra: ora era nelle mani di Voldemort, chino su di lui, insieme alla provetta col liquido cremisi. Su quel volto era dipinto un ghigno crudele mentre osservava, con calma, gli ultimi granelli di polvere dorata scorrere via velocemente… e poi, con lento indugio, apriva la provetta… lasciando infine cadere le tre agognate gocce sulle sue labbra riarse.
Piton si trovò, per alcuni istanti, a lottare con forza per riuscire a respirare, mentre una nebbia scura sembrava avvolgerlo ed ottenebrare i suoi sensi. Poi tutto cessò all'improvviso e fu nuovamente in possesso delle sue facoltà, fisiche e mentali.
- Spero che tu sia soddisfatto di questa dimostrazione, Lord Voldemort. - disse freddamente.
L'Oscuro lo stava studiando accuratamente, mentre un sorriso compiaciuto si delineava sul suo pallido volto.
- Come sempre, Severus. Sai che apprezzo questa tua sottile arte… l'unica cosa che non sono stato io ad insegnarti! Così come riconosco e valuto il tuo coraggio e, soprattutto, la tua intelligenza. Tu sapevi a priori che non ti avrei lasciato morire. –
- Anch'io ammiro la tua intelligenza, Signore, e la tua sottile crudeltà. – rispose Piton con fierezza.
- In quanto a te, Lucius, – disse sarcastico, voltandosi adagio verso di lui – volevo ringraziarti dei complimenti che mi hai fatto, prima, e ricordarti che, quando vorrai sfidarmi, io sarò pronto. -
- Lucius, Lucius…. - mormorò blandamente Voldemort – Ti avevo chiesto di tenere compagnia a Severus… non di provocarlo! Io voglio che voi siate amici… molto amici… -
- Lo sai che i tuoi desideri sono ordini per me. – sibilò Malfoy mentre si avviava all'uscita.
Voldemort tornò ad osservare Severus mentre i suoi occhi riprendevano a luccicare come rubini:
- Quale altra interessante pozione vuoi mostrarmi ora… e potresti anche provarla su Lucius, se vuoi… - e la sua voce era un flautato sussurro d'indifferenza.
Piton sorrise fra sé: chissà perché, ma il senso dell'umorismo dell'Oscuro non si accordava mai alle espressioni del suo volto. Quindi spiegò, con tono impassibile:
- La provetta col liquido verde chiaro contiene un Veritaserum molto più potente e veloce di quello del Ministero. -
"Intanto è inutile… già quella del ministero scioglie la lingua a chiunque, questa almeno non lascia strascichi di mal di testa."
- Ti consiglio di provarlo su Lucius, mio Signore. Forse potresti… trovarne divertente l'esito. O su di me, per esser certo della mia fedeltà. E' molto concentrato e ne basta una sola goccia. - e gli porse la provetta.
Era quella la pozione che aveva sperato che Voldemort avrebbe voluto testare su di lui. Sarebbe stata un'ottima idea: perché per quella pozione esisteva un antidoto. E ne aveva appositamente bevuta un'abbondante dose.
- Avremo tempo per fare questi esperimenti Severus. – rispose l'altro, imperturbabile – Ora continua. –
- Il liquido turchese è ancora in via di sperimentazione: amplifica le capacità ricettive e di empatia. Dieci gocce danno un effetto per circa 24 ore. Quando il mio lavoro sarà terminato, avrò creato un filtro per leggere nel pensiero. -
Quella però era la prima versione del filtro, non certo quella evoluta che stavano usando adesso lui e Rhoxane. Ma avrebbe ugualmente attratto Voldemort che, infatti, ascoltava rapito: nessun incantesimo, mai, aveva permesso tale facoltà.
- Il liquido trasparente, infine, è un'evoluzione della Pozione Rigenerante. Va però utilizzata prima, e non dopo l'evento che logora l'energia magica. In pratica è una Pozione Protettiva che permette un'efficace riduzione del consumo di forza magica. -
"Ma questo solo se si trattasse della vera pozione… e non questa che ha solo un effetto molto blando…ma ci vorrà del tempo per accorgervi che non funziona…"
Così dicendo, Piton consegnò a Voldemort tutte le provette contenute nell'involucro di velluto.
- Raccontasti a Malfoy anche di antichi incantesimi ritrovati, Severus. – incalzò Voldemort mentre faceva sparire le provette con un cenno delle sue lunghe dita.
- Diverso tempo fa avevo trovato antichi libri di Magia Nera, Signore, a Nocturn Alley. Però mancavano alcune pagine e contenevano un'oscura e dimenticata lingua. Recentemente ho invece trovato, nella biblioteca di Hogwarts, uno strano libretto, pieno di icone e segni visivi. Ho scoperto che può quasi fungere da traduttore per quell'antico idioma. Ci sto lavorando, ma avanzo lentamente… un solo piccolo errore, nella traduzione, potrebbe essere fatale. - rivelò Piton con voce tesa, verificando l'effetto delle sue parole su Voldemort. Se lo conosceva bene… doveva essere assai esaltato da quanto gli raccontava: nuovi incantesimi sconosciuti significavano nuovo terrore ed era la paura ad aprire la strada al potere ed al controllo di Voldemort sul mondo.
- Che tipo d'incantesimi e quale magia? –
- Una magia antica di cui si è persa la memoria, anteriore ancora all'aleatoria separazione fra Magia Bianca e Magia Nera. Sono incantesimi di morte e d'invisibilità. - precisò Piton con voce sempre più profonda e cupa. - Ma vi è anche uno strano Incantesimo d'Accrescimento, che permette di far sviluppare i pensieri, i sentimenti e le emozioni ad un'incredibile velocità. Basterebbe gettare un minuscolo seme di odio e poi farlo germogliare e crescere a vista d'occhio nel cuore di una persona… o nel mondo! -
Piton tornò a controllare l'esito delle sue parole: nonostante il viso di Voldemort restasse imperscrutabile, lui notò una vena che pulsava leggermente sulla tempia, mentre le labbra erano appena schiuse e le narici lievemente dilatate. Tutti indizi dell'interesse e dell'eccitazione di Voldemort.
- Infine, un ultimo incantesimo, di grand'utilità nella smaterializzazione: serve a visualizzare preliminarmente il luogo dove materializzarsi e dovrebbe renderla possibile anche quando il mago non sia mai stato prima in quel posto. Ma tu, forse, non hai bisogno di quest'espediente, Signore. – soggiunse Piton accennando un lieve inchino. – Ma, come ti ho accennato prima, devo ancora perfezionare la traduzione di quell'antico linguaggio, prima di poter completare le formule. –
Voldemort si avvicinò ed emise un impercettibile sospiro, mentre gli appoggiava una mano sulla spalla:
- Sono contento che tu sia nuovamente con me, Severus. Mi mancava la tua colta e raffinata compagnia ed avevo nostalgia delle nostre erudite ed eccellenti discussioni. Mi aspetto che tu, presto, riporti qui i miei preziosi libri… -
- Quelli che ho potuto salvare dalla furia degli Auror, Lord Voldemort, dopo che hanno depredato e distrutto i tuoi rifugi. –
Il gesto d'irritazione dell'Oscuro prometteva vendetta e castighi, ma la sua voce era piatta:
- Ricostruirò tutto il mio sapere, col tuo aiuto. E la mia potenza sarà tale… che oscurerà quella di qualsiasi mago prima di me. Tu mi sarai molto utile in quest'incarico: apprezzerò la tua intelligenza ed il tuo sapere più del tuo braccio. Ma ci sarà un tempo, Severus, in cui ti chiederò di usare ancora il tuo pugnale per me. Avrai il coraggio di farlo? –
- Il coraggio, Lord Voldemort, non mi è mai mancato, né mi mancherà! – rispose orgogliosamente.
"Questo è certo. E' sulla mia volontà, che avrei seri dubbi, se fossi in te."
- Ci sarà anche la tua volontà, Severus, al mio servizio, in quel momento? – chiese con voce sempre immutabile.
Gli occhi di Voldemort non gli erano mai sembrati così purpurei ed accecanti: era in quei momenti che provava sgomento davanti a lui. Ma era certo che Voldemort non avesse accesso ai suoi pensieri. Anche lui era un uomo, solo un mago. Un mago molto intelligente, acuto e penetrante. Ma solo un uomo. E lui sapeva, e doveva, reggerne il confronto.
- Sì, ci sarà, Mio Signore. – affermò con voce risoluta, mentre chinava il capo in un rispettoso inchino che gli permetteva di sottrarsi a quei severi occhi inquisitori.
- Me lo auguro, Severus. E, soprattutto, lo auguro a te. – Ed ora, la voce di Voldemort era molto minacciosa.
- Tu sai bene di godere, di aver sempre goduto, di un inusitato grado di libertà, tra i miei adepti. Perché non voglio offendere la tua intelligenza imponendoti quel totale controllo che, invece, pretendo di avere su tutti gli altri esseri inferiori, come sono i miei servi. Manovrare i loro sentimenti e le loro emozioni è un gioco piacevole e stimolante. Solo a te e Lucius, e a pochi altri, concedo ed ho concesso il diritto di pensare, scegliere e decidere. Tu e Lucius siete due maghi molto potenti e non siete mai stati veramente amici. Certo, non è stata tua, la colpa: l'ambizione di Lucius gli fa vedere in te solo un rivale. Questo è il pericolo che corre Lucius: d'essere accecato dalla sua stessa ambizione e dal desiderio del potere. Perché è al potere, per il potere stesso, che lui anela. E' il mio posto, che vuole. Ma non si rivolterà mai, contro di me. Non fin quando io sarò sufficientemente potente da servire ai suoi scopi, per ricoprirlo di onori e ricchezze, dandogli la necessaria copertura ed attirando su di me l'odio dei più. –
Voldemort si era interrotto, all'improvviso, e lo stava scrutando.
Non gli aveva mai parlato così apertamente. Non che quanto gli stesse dicendo gli fosse sconosciuto, tutt'altro. L'aveva capito, da solo, ormai da tanti anni.
- Lucius non è cambiato per nulla in questi anni. Ma tu, Severus… tu mi sembri molto cambiato… forse troppo. – sussurrò pericolosamente.
- Sono un uomo ora… non più un ragazzo. – rispose tranquillo Piton.
- A quel tempo, tu cercavi il sapere e la conoscenza. Non era il potere che t'interessava. Che cosa cerchi, ora? Perché sei tornato da me? – ed il tono piatto ed indifferente della sua voce era smentito dallo scintillio degli occhi.
- I miei motivi non sono mutati. – rispose senza esitazione.
- E' la tua conoscenza che è mutata, Severus Piton. – disse Voldemort con voce tagliente – Ora, forse, mi rimane ben poco… da insegnarti. –
- Forse. Ma possiamo imparare ancora molto, insieme, unendo le nostre conoscenze e intelligenze. Insieme, possiamo forse arrivare dove tu, da solo, ancora non sei arrivato. –
- Il sapere totale è… potere. Ed io non intendo condividerlo con nessuno. – sibilò l'Oscuro.
- Con Malfoy hai deciso di correre il rischio… e non lo temi. Non posso credere che tu abbia paura di me! – Affermò con voce sicura. Poi soggiunse, quasi in un sussurro:
- Quando saremo ad un passo dal supremo sapere… potrai sempre chiedermi di usare il mio pugnale… e forse vorrai che io lo rivolga contro di me… -
Voldemort tornò a studiarlo, gli occhi ridotti ad una fessura d'intensa luce rossa.
- Forse…forse… -
Seguì un lungo silenzio. Infine, Voldemort lo congedò.
- Se non hai altro da aggiungere… puoi andare. Ti chiamerò presto. –
Non poteva andar via senza dirglielo. Certo, lui già sapeva di Rhoxane… ed era questo che aspettava.
- Una cosa, ancora. C'è una maga, la figlia di Esprit Delair. E' la mia amante. – disse con voce inespressiva, augurandosi che anche il suo volto lo fosse altrettanto.
Voldemort annuì lentamente, imperscrutabile come sempre.
- E' molto interessata alle Arti Oscure… e a te, Signore. Suo padre è un grande amico di Silente ed è sempre alla guida dei tuoi oppositori. Quella donna… mi piace, ma, soprattutto, mi può essere molto utile. Anche Silente mi crede… innamorato. – ed un beffardo sorriso obliquo attraversò per un istante il suo viso.
L'Oscuro rimaneva chiuso nel suo impassibile silenzio.
"Parla, maledizione… dì qualcosa!"
- Bene Severus. Puoi andare, adesso. Ma attento a quella donna: per troppo tempo sei rimasto solo con te stesso… -
- I sentimenti offuscano la ragione, Lord Voldemort. Io, invece, sono perfettamente lucido. E tale rimarrò. –
Così dicendo s'inchinò un'ultima volta, prima di smaterializzarsi.
* * *
In fondo alla sala, dietro gli imponenti archi, Lucius Malfoy stava meditando sulla conversazione che aveva appena carpito. Non si era affatto sbagliato: Piton era un rivale molto pericoloso, il suo unico avversario. Ma avrebbe presto trovato il modo per liberarsene: Draco gli aveva già parlato di quella donna… forse, quella, era la via da percorrere. Ciò che Voldemort pensava di lui, invece, non era una novità: ciò che gli bruciava, infinitamente, era invece la stima che l'Oscuro Signore sembrava provare per Piton!
