Quando le levarono il cappuccio dalla testa, il sole era ormai tramontato da un pezzo. Aveva freddo, anche se un gran fuoco crepitava tra l'erba diffondendo intorno lunghe ombre minacciose.
Rhoxane alzò gli occhi, ma solo per avere la conferma che uno dei suoi peggiori incubi si stava avverando: il cerchio dei Mangiamorte di Voldemort si stava chiudendo, opprimente, intorno a lei.
Sentì che la paura, che fino ad allora era rimasta ad uno stato di latenza, ora stava per attanagliarla inesorabilmente.
"Severus… Severus dove sei?" pensò. Sentiva il persistere del contatto con Severus, che non si era mai allentato e che ora si era fatto ancora più forte. Severus doveva essere lì, vicino a lei e, come sempre, l'avrebbe protetta. Dietro ad una di quelle lugubri e impenetrabili maschere d'argento gli occhi di Severus scintillavano mentre la stavano di certo osservando. Ma quale, quale di loro?
Un uomo venne lentamente verso di lei… e si tolse la maschera.
Voldemort la guardò a lungo e poi disse, con un tono quasi triste:
- Allora sei tu la donna che Piton ama... -
E la guardò intensamente, scorrendo con gli occhi tutto il corpo ed avvolgendola e stringendola nel suo sguardo. Il corpo di Rhoxane fu percorso da un fremito… inspiegabile.
- E' vero, sei molto bella. Sì, posso perfettamente capire Severus. -
Voldemort le girò intorno, si fermò proprio alle sue spalle e le sibilò all'orecchio:
- Del resto, era rimasto per troppo tempo senza una donna, io glielo avevo detto…. Sarà stato fin troppo facile per te farlo capitolare. Perché non sei solo bella… devi essere anche intelligente… e… cos'altro? -
Voldemort aveva completato il giro ed era di nuovo di fronte a Rhoxane il cui terrore cresceva ad ogni istante che passava. Il suo tono ora si era fatto duro e tagliente.
- E così Severus mi ha tradito… per te, per l'amore di una donna. Severus Piton, uno dei miei migliori servitori, la mia fidata spia presso Silente… no, questo "tipo" di tradimento non l'avevo proprio previsto da parte sua. -
Uno spiacevole sorriso comparve sul volto di Voldemort e la sua voce divenne un acuto stridio metallico.
- Ma io non posso permetterlo; io voglio tutto dei miei devoti servitori: corpo, mente, anima e cuore! Piton invece ha regalato il suo cuore ad una donna… senza chiedere il mio consenso, prima. E pensare che, se solo me l'avesse chiesto… certo non glielo avrei negato! -
Voldemort avvicinò ulteriormente il suo viso, privo di alcun'espressione, a Rhoxane e le sussurrò:
- Ed ora che tu sei qui… ora io voglio anche te. -
Rhoxane chiuse gli occhi; uno smisurato terrore si stava impadronendo completamente di lei: ma doveva resistere. Sentiva che Severus era lì, da qualche parte… vicino.
- Imperio! - gridò improvvisamente Voldemort puntando la bacchetta contro Rhoxane, mentre arretrava di qualche passo. – Vieni, vieni e inginocchiati davanti a me. - le ordinò.
Rhoxane lo guardò attraverso la nebbia che si era diffusa nel suo cervello. Mosse un passo… e poi si fermò, salda nella sua determinazione, mentre i pensieri affioravano lentamente nella mente.
"No, io non ti ubbidirò. Io sono forte. Mio padre mi ha insegnato a resistere all'Imperio fin da quando ero solo una ragazzina". Infine esclamò con decisione:
- No, io non mi inchinerò davanti a te! -
Stizzito dalla resistenza vittoriosa della maga, Voldemort la liberò dalla maledizione e sibilò con voce minacciosa:
- Tu credi di potermi contrastare…. Illusa! Anche tu t'inchinerai davanti a me, e bacerai l'orlo della mia veste. -
Mentre si allontanava, lasciando il cerchio dei suoi Mangiamorte, Voldemort fece un cenno a due di loro.
Immediatamente un uomo fu trascinato nel centro del cerchio: indossava l'abito nero dei Mangiamorte, aveva il volto interamente coperto dal cappuccio e le mani strettamente immobilizzate dietro la schiena. Come lo lasciarono l'uomo cadde a terra contorcendosi dal dolore, mentre i suoi deboli gemiti erano soffocati dal bavaglio che aveva sulla bocca. Rhoxane riconobbe subito gli effetti della Maledizione Cruciatus e capì anche che l'uomo era ormai allo stremo delle sue forze.
In quel preciso istante, Rhoxane si rese conto che il contatto con Severus era debole, sempre più debole: da quanto tempo aveva cominciato ad affievolirsi?
Quell'uomo… Severus… stava morendo!
- Severus…… noooooo! -
L'urlo di Rhoxane lacerò la notte mentre le lacrime scendevano irrefrenabili sul suo volto.
Dopo un ultimo spasimo di dolore, l'uomo cessò di contorcersi.
Ed anche il contatto di Rhoxane cessò di esistere.
Ora non piangeva più. Era ferma, immobile, curva su se stessa, sola nella sua immensa disperazione.
Sola con la sua enorme paura.
Sola.
Voldemort improvvisamente fu di nuovo vicino a lei e con voce languida le sussurrò:
- Vieni Rhoxane, vieni da me, io saprò consolarti e tu non sarai più sola. -
Lei si raddrizzò e guardò il freddo scintillio di quegli occhi rossi.
- No. - rispose lentamente Rhoxane, scandendo bene ogni singola parola, quasi come per convincersene meglio. – Non cederò e non verrò da te. Severus non avrebbe voluto che io mi piegassi. E io non mi piegherò. -
Ancora una volta una lacrima silenziosa luccicò nei suoi occhi che, ancora, stavano fermamente sostenendo lo sguardo di Voldemort. Ma questa lacrima non scese.
Fu Voldemort a distogliere lo sguardo per primo e, stizzito, alzò la bacchetta ordinando:
- Mobilcorpus! -
Il corpo di un altro uomo fluttuò a mezz'aria, sotto l'effetto dell'incantesimo di Voldemort, fino a adagiarsi ai piedi di Rhoxane. L'uomo sembrava morto.
Lei abbassò gli occhi, poi li rialzò sbarrati e spalancò la bocca per parlare. Ma la voce non uscì.
Solo un pensiero bruciava nella sua mente e nel cuore: quell'uomo era Severus.
La gelida risata di Voldemort echeggiò nella notte senza stelle.
- Quanta poca fede hai, donna. Già l'avevi creduto morto una volta. Ed ora… no, Severus non è morto, è solo l'effetto di Morte Apparente dovuta ad una pozione… una formidabile invenzione di Piton. Non la trovi divertente anche tu… questa strana combinazione? Ma morirà tra poco, se non gli darò l'antidoto in tempo. -
Voldemort si avvicinò ancora a Rhoxane e le prese la mano sinistra. Scostò l'ampia manica dell'abito e scoprì il braccio della donna. Quindi mormorò sommessamente:
- Sii mia Rhoxane, accetta il mio Marchio e lui sarà salvo… giurami fedeltà e, quando sarete entrambi miei… potrete continuare liberamente ad amarvi…. Perché io, in fondo, sono generoso e so anche… perdonare un piccolo errore di un servo… fedele! -
"E' vivo, è vivo… Severus è vivo." Questo era l'unico pensiero di Rhoxane, l'unica cosa che riusciva a comprendere, l'unica cosa che realmente contava.
Voldemort le strattonò il braccio, impaziente di ottenere la sua risposta e sibilò velenosamente:
- E' vivo semplicemente perché io ho voluto che restasse vivo. Anche se mi aveva taciuto la reale importanza del suo rapporto con te. Ma qualcun altro ha invece voluto raccontarmelo… in ogni particolare. - ed additò l'uomo che era morto poco prima davanti a loro.
- Avanti! - ordinò Voldemort – Dammi il tuo braccio… in cambio della vita di Severus Piton! -
Rhoxane guardò l'uomo che amava sopra ogni altra cosa, che era ai suoi piedi, sospeso fra la vita e la morte, con gli occhi sbarrati nel nulla. Eppure quei profondi occhi scuri sembravano guardarla, sembravano implorarla…. Lentamente, cominciò ad avanzare verso Voldemort, tendendo il braccio.
Voldemort l'attendeva, pregustando la sua piccola, banale, inutile vittoria su quella donna.
All'improvviso Rhoxane si fermò: qualcosa era risuonato nella sua mente… una voce, un pensiero estraneo… il contatto empatico con Severus. Si voltò repentinamente a controllare quegli occhi: ora era sicura che la stessero guardando… e l'imploravano di non cedere a quel ricatto.
"No, no, no, lui non vuole che io ceda."
- Vai al diavolo Voldemort… che tu sia maledetto. Non avrai nulla da me, neppure il mio braccio! -
Un'ira furente si dipinse sul volto cadaverico di Voldemort.
- Se non vuoi cedere a me… allora qualcun altro mi aiuterà. E tu cederai… o se cederai! - così dicendo Voldemort sollevò un braccio.
E le tenebre si fecero ancora più buie. Il cerchio dei Mangiamorte sembrò dilatarsi fino quasi a scomparire.
- Ecco il tuo uomo allora… quello che credi sia ancora un uomo. Ora è libero dal maleficio di morte. -
Così dicendo anche Voldemort sembrò dissolversi.
E rimase solo il silenzioso nulla intorno.
E poi quella voce.
- Smettila di pensare a me in quel modo. Perché quello non sono io. Non è quello che vorrei io. -
La voce avanzava lentamente alle sue spalle.
- Io vorrei fare a pezzi te e quel poco di anima che ti ritrovi. -
La voce, quella voce, quel particolare timbro di voce. Era sempre stata molto brava a riconoscere le voci… ma quella voce… non poteva essere la sua. Non se pronunciava quelle parole… non con quel ghigno sprezzante e malevolo sulle sue meravigliose, morbide labbra.
- Girati e guardami! - ordinò seccamente la voce.
No, non voleva girarsi. Non voleva guardarlo. Non voleva perdere la speranza.
Ma poi si girò, e lo guardò. Solo per un breve istante.
Suo fratello gemello: ecco Severus aveva un gemello. Un gemello orribile che aveva pronunciato quelle atroci parole. Sì, era così… doveva essere così… doveva….
- Ti ho ordinato di guardarmi.- ripeté freddamente la voce mentre la sua mano sgarbata sollevava il mento della donna. E poi continuò, sempre più dura e tagliente.
– Guardami negli occhi Rhoxane… sono io, Severus. Mi riconosci ora? -
Lei alzò gli occhi… nello sguardo duro, sprezzante e pieno d'odio dell'uomo… nello sguardo di Severus.
Una lacrima tracimò dai suoi occhi, contro la sua volontà, e scese a rigarle il volto. Una delle tante lacrime che si affollavano nei suoi occhi e che le inondavano i pensieri… che non le permettevano più di ragionare.
Ma cosa stava succedendo… com'era possibile che… Severus…. Non riusciva neppure a formularlo… quel pensiero folle.
- Sei testarda. – sibilò allora Severus – Sei sempre stata maledettamente testarda! - e si avvicinò ancora di più, attirandola a sé con una luce maligna negli occhi che scintillavano nel buio totale.
- Non vuoi proprio capire! Non vuoi ammettere che finora io ti abbia ingannato. Ma io sono un ottimo attore… il migliore. Non ho mai tradito Voldemort… anche se tanti l'hanno creduto, tu… soprattutto tu! -
Mentre parlava Severus la stringeva strettamente a sé, fino a farle veramente male.
- Ma mi piaceva il tuo corpo… e lo bramavo, lo volevo solo per me. Ma dovevo avere anche il tuo cuore e la tua anima. Dovevo possedere tutto di te, come mi ha sempre insegnato il mio Oscuro Signore. –
C'era una sconosciuta luce nera, adesso, negli occhi di Severus. Quegli occhi meravigliosi nei quali lei si era perduta e dove, un tempo, aveva letto l'amore, la passione, la dolcezza ed il rispetto.
Le lacrime ora scendevano copiose a bagnare il suo volto disperato.
- Ma ho commesso un errore ed ho grandemente offeso il mio Signore tenendoti solo per me, nascosta a lui. Ma l'Oscuro Signore è grande ed ha concesso al suo umile servo di riscattarsi. Io ora ti donerò al mio Signore e poi, dopo, potrai essere nuovamente, e solamente, mia. -
Così dicendo Severus si chinò sulle sue labbra… e la baciò.
Rhoxane chiuse gli occhi. Ora non piangeva più. Non oppose alcuna resistenza alle sue labbra, lasciò che la lingua dell'uomo le invadesse, famelica e irrispettosa, la bocca, come a cercare di succhiarle via l'anima in un bacio brutalmente appassionato.
Poi Severus, l'uomo che lei un tempo aveva amato, fu travolto dal desiderio impetuoso per il corpo di quella donna… quella donna che ancora lo amava.
Le mani del mago corsero a frugare il suo corpo ed a stracciarle furiosamente le vesti. Poi la spinse a terra e le s'inginocchiò a lato. Estrasse il suo pugnale di Mangiamorte e glielo puntò alla gola dicendo con freddo disprezzo:
- Ecco, questo è quello che ho sempre anelato farti, questo è il modo in cui voglio possederti! -
Il corpo di Rhoxane fu percorso da un brivido… quegli occhi pieni di fiamme nere, quelle labbra che fremevano, quelle mani che frugavano voracemente ovunque…. Se quel pugnale le avesse trafitto il cuore… ora, subito, immediatamente, prima… prima che… prima che il suo amore per Severus venisse meno!
Severus fece scorrere con decisione la lama sulla delicata pelle del collo, poi scese tra i seni ed infine sul ventre, sempre più giù… lasciandosi dietro una sottile, calda, fremente striatura rossa. Poi chinò il suo viso sulla donna e, con la punta della lingua, seguì quella graffiatura… fino in fondo.
- No, no, no… uccidimi, ti prego uccidimi ora… - gemette lei.
- Non ho nessuna intenzione di ucciderti! - ghignò Severus – Io ti voglio amare… adesso! -
Così dicendo Severus si liberò velocemente dei suoi abiti e in pochi istanti le fu sopra: le aprì rudemente le gambe, poi pose le sue mani ardenti di desiderio sui seni e li strinse forte, fino a strapparle un gemito di dolore; frugò ancora per un istante il suo corpo con mani irriverenti e gesti svergognati e, poi, noncurante di tutto, entrò violentemente in lei col perfido appagamento di chi sta profanando una cosa sacra.
Rhoxane sussultò e aprì gli occhi. Guardò l'uomo che, come un animale, stava ritraendo piacere dal suo corpo.
Non c'erano più lacrime, ora, nei suoi occhi. Nella sua mente c'era il vuoto: solo il nulla della disperazione. Severus, l'uomo che lei amava immensamente; l'uomo che per amor suo, e con il suo aiuto, aveva saputo tornare bambino e riconquistare l'innocenza anteriore alla colpa; l'uomo che sapeva amarla a lungo con dolce e tenera passione; l'uomo nei cui profondi occhi scuri ardeva il fuoco della passione d'amore per lei; l'uomo le cui mani eleganti e delicate l'avevano tante volte languidamente accarezzata; l'uomo che la rispettava e sapeva prevenire ogni suo desiderio; l'uomo che per tutta la vita aveva desiderato… quell'uomo ora la stava brutalmente violentando sotto gli occhi dei Mangiamorte e di Voldemort, occhi perversi, che la deridevano e la disprezzavano.
E lei lo amava ancora. Sì, innegabilmente e inspiegabilmente… ma continuava ad amarlo
Com'era possibile tutto questo, come… come?
Allora era stato tutto inutile… vana era stata la sua resistenza; tanto valeva avere accettato subito il marchio di Voldemort….
Un movimento di Severus, un po' più brutale dei precedenti, le strappò ancora un altro lamento… e la riportò alla realtà.
No, non era possibile, non era assolutamente possibile.
NO, NO, NO.
La sua mente dichiarava la ferma opposizione a credere ai messaggi che i suoi sensi, così profondamente turbati e scossi, le stavano trasmettendo.
Lei conosceva Severus, lo aveva conosciuto in profondità in quei pochi mesi del loro meraviglioso amore, aveva percepito bene la sua intima essenza, era quasi riuscita a sfiorarne l'anima. E l'anima di Severus era pura, era sempre rimasta integra ed incontaminata nonostante il suo terribile passato.
No, quello che stava accadendo era come in quei terribili ricordi che Malfoy le aveva inserito… erano le stesse tenebre di quel sotterraneo… lo stesso freddo. Lucius aveva alterato i suoi ricordi e Voldemort, ora, stava alterando, terribilmente, il suo presente.
Ma lei ne era più che certa: Severus non aveva mai fatto, né avrebbe mai fatto quello che le stava facendo. Né a lei… né ad un'altra qualsiasi donna.
No, o quello non era Severus, oppure quello che stava accadendo, era un incubo, doveva essere un'allucinazione, una visione indotta da qualche maleficio di Voldemort. Non c'erano altre spiegazioni.
Lei, ad ogni modo, non intendeva più prestare fede a ciò che stava accadendo.
All'improvviso la tenebra profonda di quella notte senza stelle, la cupa oscurità che l'aveva avvolta fino a quel momento si dissolse e Voldemort era di nuovo davanti a lei, opprimente e pieno di un'ira furiosa, a stento repressa. Le sua voce era un sibilo sottile e freddo.
- Sei una donna molto forte, vedo. Del resto se Severus ha scelto te… un motivo doveva ben esserci. Sei riuscita a comprendere il mio artificio e sei stata in grado di liberartene. Ma io voglio ancora apporre il mio marchio su di te, ora lo voglio più di prima. –
Il volto di Rhoxane era completamente sconvolto, così come la sua mente era confusa e disorientata. Guardò Voldemort quasi senza capire, poi notò il corpo di Severus a terra, ancora sospeso in quella morte apparente: era veramente stata tutta un'illusione, un terribile inganno dei sensi e della mente….
Fece per avvicinarsi a Severus, al suo adorato Severus, ma il gesto imperioso di Voldemort glielo impedì.
L'Oscuro Signore estrasse una minuscola provetta dalle pieghe del suo lungo mantello e versò alcune gocce del liquido color cremisi tra le labbra di Piton.
Quindi borbottò alcune incomprensibili parole ai due Mangiamorte più vicini e si smaterializzò.
Rhoxane si precipitò vicino a Severus e gli sollevò delicatamente il capo da terra: l'uomo muoveva le labbra in un rantolo incomprensibile, che mano a mano diventava sempre più chiaro. Infine aprì gli occhi e le sorrise: un sorriso dolce e rassicurante, che, all'improvviso, illuminò quella notte interminabile e riscaldò il corpo e l'anima di Rhoxane.
La sua voce era quasi un sussurro, ma era una musica sublime per la donna.
- Amore mio… mi dispiace, non ho potuto fare nulla per te, per proteggerti. Non ho saputo mantenere la mia promessa…. Ho visto e sentito tutto quello che è accaduto… ma non potevo, non riuscivo a fare nulla! -
- Severus, amore, amore mio! Non parlare, non sprecare energie. -
E mentre parlava ricopriva il volto di Severus di piccoli e delicati baci.
Lui si sollevò lentamente e faticosamente a sedere, la guardò con amore e le sorrise ancora, facendole cenno di avvicinarsi. Quindi avvicinò le sue labbra, delicatamente, a quelle di lei, la baciò con tenera passione e poi sussurrò:
- Ti amo Rhoxane, ma non ho neppure la forza di baciarti come vorrei. -
- Perché il contatto tra noi era cessato Severus, perché? Proprio quando quell'uomo stava morendo… non ho potuto fare altro che pensare che fossi tu! - chiese Rhoxane tra i singhiozzi.
- Credo che sia stato a causa della pozione: inizialmente ho perso completamente conoscenza ed il contatto si deve essere interrotto. Poi ho ripreso coscienza di me e di ciò che mi stava attorno. Vedevo tutto ciò che accadeva ma ero completamente impotente. Potevo solo pensare, intensamente, a te. Questo deve avermi permesso di ripristinare il contatto mentale, credo… - rispose lui.
- Chi è il morto allora? -
- Non so... un uomo qualunque. Credo si sia trattato solo di un loro macabro, casuale, divertimento che hanno poi utilizzato per confonderti. - rispose Severus stringendola a sé.
- E' stato Malfoy a spiegare a Voldemort di noi… con l'aiuto di Selene, credo. - mormorò Severus accarezzandole delicatamente il viso.
- Perché Voldemort ci sta facendo questo? - chiese ancora Rhoxane mentre si abbandonava all'abbraccio forte e rassicurante dell'uomo che amava.
- Voldemort non vuole solo controllare ed indirizzare la volontà dei suoi adepti… lui vuole condividere tutto di loro. L'Oscuro Signore non ha alcun'espressione sul suo volto, oppure le ha tutte, o, ancora, ne ha solo una… ma indecifrabile. E allora i suoi servi devono usare maschere dall'espressione imperscrutabile perché lui li vuole simili a sé. Voldemort sembra non avere una sua, propria, vita umana ed allora vive le vite di tutti i suoi servi… e le modifica e guida a suo piacimento. Quasi come una madre, che trattiene i suoi figli in uno stadio d'eterna adolescenza e non li lascia mai crescere, non li lascia allontanare da sé perché teme che non tornino più a lei… e lei li avrà perduti. No, io non riesco proprio a comprendere Voldemort! -
La strinse forte fra le braccia e poi continuò:
- Certo Voldemort sapeva di noi due, ma non gli avevo mai confidato il valore che tu avevi per me, cosa realmente tu significassi per me. Gli avevo solo raccontato che bramavo di possedere il tuo corpo, che questo avrebbe anche potuto fornirmi un ottimo schermo per continuare ad avere la fiducia di Silente. -
- Ma ora dov'è Voldemort? - chiese Rhoxane.
- Mi fai domande alle quali solo lui può rispondere. - rispose Severus accarezzandole con tenerezza il viso e tornando a baciarla con delicata passione.
- Non so, potrebbe anche aver deciso di lasciarci parlare tranquillamente per un po', mentre magari sta architettando qualche macabro modo per ucciderci dolorosamente. Non so, ma lui lo sa: ogni sua singola azione ha sempre una profonda motivazione, che sfugge ai più. In ogni caso non intendo sprecare il tempo che ci sta benignamente concedendo. -
E tornò a stringere ed a baciare appassionatamente la sua donna.
Improvvisamente Voldemort fu ancora tra loro.
Piton si frappose tra lui e Rhoxane. I suoi occhi, ora, fiammeggiavano fieramente ed un furore inimmaginabile animava ogni fibra del suo essere mentre urlava:
- Non ti permetterò più di toccare la mia donna! -
Voldemort sghignazzò con disprezzo.
- Sei patetico Severus. Guarda in che stato ti ha ridotto quella tua pozione: quasi non sei in grado di reggerti in piedi ed hai l'ardire di difenderla? -
Quindi si rivolse a Rhoxane con tono secco e minaccioso.
- Non hai voluto accettare il mio marchio? Bene, allora adesso io mi divertirò a torturare il tuo uomo. Se lo conosco bene, ed io lo conosco, resisterà a lungo! Ma io lo porterò lentamente e dolorosamente alla morte. Salvo che tu decida di porgermi il tuo braccio. Oppure… - e si volse verso Piton con fare glaciale – Visto che hai deciso di difenderla a tutti i costi… te ne darò la possibilità: finché la tua fronte resterà alta… io non toccherò la tua donna. Ma quando abbasserai la fronte… tu la perderai! E farò in modo che tu sia ancora vivo per vedere quello che le farò! -
Quindi Voldemort estrasse la bacchetta e la puntò su Piton:
- Crucio! -
Ad un cenno di Voldemort anche gli altri Mangiamorte si unirono in quella maledizione levando alte le loro bacchette.
Severus chiuse gli occhi ed alzò la fronte preparandosi ad affrontare, ancora una volta, ciò che già alcuni mesi prima aveva a lungo sopportato per convincere Voldemort della persistenza della sua fedeltà. Si chiese quanta energia gli era mai rimasta dopo quella dannata pozione: ma questa volta la vita di Rhoxane dipendeva solo da lui… e lui non avrebbe mai chinato la fronte, per nulla al mondo… mai!
Migliaia d'invisibili venature stavano propagandosi per il suo corpo, diffondendosi in ogni singola fibra del suo essere. Erano le infinite strade che il dolore avrebbe percorso.
Ed il dolore, come sempre, arrivò all'improvviso: una moltitudine di taglienti cristalli di ghiaccio era ovunque nel suo corpo e lo straziava, lo lacerava, lo squarciava, lo tagliava e lo incideva profondamente… mentre il freddo inesorabile congelava poi la sofferenza in ogni singola cellula, ognuna divisa, dolorosamente, dalle altre; poi era il tempo del calore devastante del fuoco che bruciava tormentosamente ed in profondità la sua pelle e la sua carne e che lo privava dell'aria, impedendogli di respirare a poco a poco, lentamente… opprimendolo e soffocandolo; infine arrivava la più profonda disperazione che portava con sé l'angoscia ineluttabile dei suoi ricordi, il tormento ossessionante dei suoi rimorsi e lo sconforto estremo dell'impossibilità del perdono. Ecco, questa era la parte peggiore, quella che ancora non aveva imparato a contrastare, ciò dal quale non riusciva minimamente a difendersi, ciò che lo abbatteva, lo prostrava, lo distruggeva lentamente e progressivamente. Il suo passato tornava vivido ed attuale davanti ai suoi occhi e lui continuava a replicare e reiterare, impotente e stremato, quei terribili gesti di orrore e di morte… ed il sangue di quegli innocenti scorreva di nuovo davanti ai suoi occhi, lordandogli le mani, e scendeva come lacrime immonde sul suo volto impuro.
Severus scivolò lentamente in ginocchio e un lamento pieno d'infinita sofferenza sfuggì dalle sue labbra strettamente contratte.
Rhoxane era rimasta immobile per tutto il tempo, guardando fisso davanti a sé. Ma quanto tempo? Da quanto tempo Severus stava resistendo alla Maledizione Cruciatus? Suo padre le aveva spiegato che era possibile resistere al dolore, che era possibile opporsi e contrastare la maledizione… ma le aveva anche detto che non era possibile vincerla!
Troppo tempo era passato ormai ed il sole stava quasi per sorgere, là in fondo, dietro gli alberi neri.
Il corpo di Severus scivolò gradualmente verso terra, lui si sostenne faticosamente sulle braccia… ma la sua fronte era ancora fieramente alta.
Voldemort si avvicinò al viso dell'uomo che stava strenuamente combattendo contro il suo passato e gli disse, mentre un ghigno beffardo si spandeva sul suo volto senza espressione:
- Oggi voglio dimostrarti che posso piegarti, completamente. China la fronte Severus e chiedimi pietà. -
- NO! – ruggì il mago.
- Sei sempre stato un ottimo allievo Severus, il migliore, forse. Ma nonostante la tua intollerabile resistenza… oggi io ti umilierò! -
Rhoxane assisteva alla scena sempre in piedi, assolutamente immobile, a pochi passi da Severus. L'atroce tormento dell'uomo che amava si riversava continuamente nella sua mente, con grandi e distruttive ondate alle quali era impossibile resistere. E lei percepiva che lui era allo stremo delle forze, che non avrebbe potuto resistere oltre, che non ce la poteva più fare da solo. Così si avvicinò lentamente a Severus, s'inginocchiò davanti a lui e, sotto lo sguardo perplesso di Voldemort, gli prese una mano e la strinse forte tra le sue.
Un vortice di luce e di tenebra la avvolse e Rhoxane fu sommersa dall'immenso dolore che stava devastando e piegando Severus. Tormento, angoscia, disperazione e desolazione furono intimamente condivisi e, per un lungo, indimenticabile e sconvolgente istante, furono una persona sola. Poi lei vide il dolce viso di Severus, rigato da innumerevoli lacrime, che si apriva in un soave sorriso rassicurante mentre le sue braccia l'avvolgevano con tenerezza.
Il sole stava sorgendo dietro gli alberi e la luce dorata dei suoi primi raggi illuminò le due figure abbracciate…che avevano trovato l'unico modo per vincere la maledizione: saper condividere, fino in fondo, il dolore dell'altro.
Le bacchette dei Mangiamorte sfrigolarono, bruciando loro le mani che si aprirono lasciandole cadere a terra. La bacchetta di Voldemort tremò tra le sue mani ma lui la tenne salda e disse, con tono sinistro:
- Oggi avete vinto. Ma io tornerò a distruggervi. E' la mia promessa! -
Improvvisamente Rhoxane e Severus si ritrovarono ai confini di Hogwarts.
- Ma che gentile… ci ha rimandato a casa! - cercò di sdrammatizzare Rhoxane.
Era ancora tra le braccia di Severus, che era però totalmente esausto e quasi del tutto privo d'energia.
"Grazie amore mio. Grazie. Volevo difenderti ed invece tu hai salvato me" pensò il mago senza neppure avere la forza per tradurre il pensiero in parole.
Ma all'improvviso fu chiaro ad entrambi che le parole non servivano… non più, fra di loro. Nel momento di completa fusione che c'era stata quando lei gli aveva preso la mano… era successo qualcosa, qualcosa che andava oltre ogni magia da chiunque conosciuta, oltre ogni inimmaginabile desiderio di due persone che si amano: non avevano più bisogno di parlare perché ognuno leggeva il pensiero dell'altro e lo poteva comprendere a fondo, senza più alcun fraintendimento… bastava loro sfiorarsi e l'incanto si sarebbe ripetuto per sempre!
Per un interminabile istante si guardarono… e l'uno conobbe tutto dell'altro… lo comprese e lo accettò.
Poi Severus sorrise allarmato e disse:
- No, non ci provare. Volare in due su una scopa fino alla finestra dell'infermeria??? Ma tu voli come una pazza ed in due ci schianteremo! -
- Accio Nimbus 2001! - e la scopa fu tra le mani di Rhoxane che rideva gioiosamente.
Poco dopo Madama Chips li vide entrare dalla finestra dell'infermeria mediante una spericolata sterzata.
Madama Chips fece tutto quanto possibile per rimettere in sesto, al meglio, Severus.
Quando finalmente se ne fu andata Rhoxane si sedette sul bordo del letto dove giaceva Severus: il suo viso denotava ancora una grande stanchezza ma ora sorrideva. Ed era il sorriso più radioso e spensierato che Rhoxane non gli avesse mai visto.
Lui le prese la mano per ristabilire il contatto tra i loro pensieri… e le permise di entrare nei ricordi del suo passato. E lei vide tutto… tutto: le azioni, i pensieri ed i sentimenti che lo avevano animato in quel suo oscuro e lontano passato; osservò i rimorsi che lo avevano tormentato ed angosciato nel recente passato. Scoprì che, finalmente, il passato era solo… passato. Ma non dimenticato. No, era stato finalmente accettato ed assimilato, quindi interrato per costruire e sostenere le fondamenta di un nuovo presente. Il loro presente.
Severus le passò una mano davanti agli occhi per riportarla alla realtà e le disse amorevolmente:
- Quello che ci è stato dato oggi è un dono inestimabile: non solo riusciamo a leggere reciprocamente i nostri pensieri ma possiamo anche entrare nei più reconditi meandri della mente. Ma un conto è leggere i pensieri invece di ascoltare le parole, altro è invece entrare nell'anima di una persona. Per questo occorre un reciproco consenso, nel profondo rispetto l'uno dell'altro… -
- Sì Severus… sarà necessario chiederci il mutuo permesso. E questa è la mia promessa: quando me lo chiederai io te lo consentirò. -
- Amore, ti giuro che non abuserò mai di questo privilegio! Ed io altrettanto prometto a te. -
Severus si abbandonò sui cuscini dicendo debolmente:
- Sono stanco… molto stanco. Credo proprio che dormirò ora.-
Ma non era quello il suo vero pensiero.
Rhoxane sorrise avvicinandoglisi ancor di più:
- Pazzo insensato… io vedo cosa c'è nei tuoi pensieri… tu vuoi fare l'amore con me! -
- Le tue capacità di lettura del pensiero devono ancora essere affinate mio dolce amore. Leggi bene: io vorrei fare l'amore con te per tutto il giorno… ma, visto che sono a pezzi, più sensatamente mi accontenterò di un semplice bacio. -
Però fu un interminabile bacio… indimenticabile, come sempre.
Poi Rhoxane gli accarezzò la fronte e rimase con lui aspettando che si addormentasse. Non dovette aspettare a lungo. Rimase a guardarlo mentre dormiva. Poi gli prese una mano e gliela strinse… come davanti a Voldemort. E la sua felicità fu completa. Finalmente potevano essere una persona sola: bastava che lo volessero!
CAPITOLO XV Via la maschera!
Nella Sala d'Ingresso c'era una gran confusione. I ragazzi si stavano accalcando intorno alla bacheca dove erano esposti, come sempre, gli articoli della Gazzetta del Profeta e di altri quotidiani. Nel vociare indistinto si potevano cogliere solo spezzoni di frasi, ma una cosa era chiarissima: il terrore si era ormai propagato tra gli studenti. Perché Voldemort era tornato!
Nonostante il Ministero si affannasse, con ogni mezzo, ad affermare che non c'era nessuna certezza in merito. Nonostante cercasse di sviare l'attenzione, di dare spiegazioni alternative, di camuffare e nascondere… i fatti ormai parlavano da soli: Voldemort era tornato alla guida dei suoi Mangiamorte ed il Marchio Nero era tornato a troneggiare nel cielo, portando il terrore dovunque apparisse. E continuava ad apparire, ripetutamente, nei posti più disparati, sempre più spesso… portando con sé l'orrore di morti agghiaccianti.
E portando con sé anche il tremendo ed insopportabile peso dei suoi errori di tanti anni prima.
Piton era solo, in Sala Professori. Aveva appena finito di leggere la sua copia della Gazzetta del Profeta, che ora giaceva malamente accartocciata sulla poltrona. Era in piedi, rivolto verso la finestra socchiusa: era una splendida giornata di sole e l'aria tiepida della primavera ormai inoltrata entrava nella stanza. Ma i suoi occhi neri erano cupi ed il suo sguardo era velato. La sua mente era tornata a vagare nel passato… e nel dolore. Sapeva che sarebbe successo… eppure, eppure aveva tanto sperato di poter riuscire ad impedirlo. Ma non c'era riuscito. Ed ora tutto stava ricominciando di nuovo… tutto quell'orrore… ancora. Si sentiva impotente… tutti i suoi sforzi, i rischi che aveva corso… inutile, tutto inutile. Caramell non aveva mai creduto né a lui, né a Silente. Ed ora… l'inevitabile era accaduto: i Dissennatori si erano uniti a Voldemort ed i Mangiamorte imprigionati ad Azkaban erano di nuovo liberi e stavano dando ampio sfogo al loro odio. Una nuova era di terrore stava abbattendosi sul loro mondo… e sui Babbani che, per primi, stavano nuovamente cadendo quali vittime innocenti ed inconsapevoli. resto sarebbe toccato anche ai maghi… non solo a coloro che si opponevano a Voldemort… ma anche a chiunque sarebbe piaciuto a lui, o ai suoi Mangiamorte. Le prime vendette erano già avvenute… già i primi Auror erano caduti. Lui sapeva bene in quale atroce modo erano morti quegli uomini… e ne sentiva di nuovo la terribile responsabilità sulle spalle: la sua pozione, la sua perfetta e calibrata pozione, il maledetto filtro che tanti anni prima aveva distillato per Voldemort… stava di nuovo seminando strazianti sofferenze, al cui confronto la morte poteva solo apparire come una liberazione.
L'aveva creata su precisa richiesta di Voldemort: una pozione che fosse in grado di ottenere gli stessi effetti della Maledizione Cruciatus… ma col vantaggio di poter essere usata da chiunque… con nefasta leggerezza. Quella, forse, era stata la sua colpa più grave. La pozione, infatti, non aveva alcun costo in termini d'energia magica: non richiedeva, come invece la Maledizione Cruciatus, alcun dispendio d'energia, né per scagliarla né, soprattutto, per mantenerla in essere a lungo. Non richiedeva, in chi la somministrava, alcuna feroce determinazione a voler infliggere dolore… e neppure era necessario trarne piacere…. Ecco, quella pozione aveva messo la Maledizione Cruciatus a comoda disposizione di tutti: proprio quello che voleva Voldemort.
Il suo filtro, poi, andava anche oltre: non si limitava ad infliggere dolore… ma portava anche la morte. L'effetto era strettamente collegato alla quantità: poche gocce per torturare ed estorcere segreti… mezzo bicchiere per una lenta e straziante morte…. Il destino degli Auror che venivano catturati… il destino del padre di Rhoxane se lui….
E non esisteva alcun antidoto.
Troppo grave la sua colpa, troppo pesante la sua responsabilità… così lacerante il tormento del suo rimorso. Chiuse gli occhi e si appoggiò allo stipite della finestra, quasi come se gli fosse impossibile, da solo, riuscire a sostenere tutto quel peso.
Ma Rhoxane fu presto al suo fianco. Ne avvertiva la presenza, anche senza vederla. Allungò un braccio dietro di sé… cercando, alla cieca, la sua mano. Una stretta discreta, eppure rassicurante, di chi sa sempre essere al tuo fianco… quando ne hai disperatamente bisogno. Un lungo e silenzioso abbraccio, seguito da uno sguardo intenso e doloroso.
Una domanda muta bruciava nella mente della sua donna.
"Lasciami entrare nei tuoi pensieri… "
Ma lui non voleva… era troppo… troppo…
"Ti prego… "
Una promessa fatta da così poco tempo… ma una responsabilità così pesante da condividere… troppo pesante…
Le sorrise, faticosamente, ed infine permise che la mente della maga si confondesse, e si unisse completamente, con la sua.
Un lungo attimo di intima e suprema condivisione: ora lei conosceva anche questa sua altra colpa. Quante altre, ancora, avrebbe dovuto confessargliene?
Le mani di Rhoxane tremarono lievemente per un solo, brevissimo istante. Poi lei gli strinse ancora, con fermezza, le mani… e gli sorrise. Era al suo fianco, a condividere la colpa ed il peso insostenibile dei rimorsi. Era lì a condividere la sua paura per il futuro… ed a costruire con lui la speranza per un futuro diverso.
Non esistevano parole per ringraziarla… così continuò a guardarla in silenzio, con quell'unica promessa luminosa nella mente: un futuro diverso, un futuro libero, un futuro felice. L'avrebbe costruito con lei… e per lei.
Le sorrise e la strinse forte a sé.
* * *
- Sì Albus, hai capito benissimo. – ribadì Piton, seccamente - O trovi un supplente, oppure sospendi le lezioni di Pozioni. Io devo trovare un antidoto per quella maledetta pozione che ho creato per Voldemort. Sono a buon punto… ma non posso più perdere neppure un minuto. –
Ed il mago se n'andò, sbattendo la porta, diretto al suo studio.
Silente si rivolse a Rhoxane con sguardo interrogativo.
- Lo conosci Albus… non avrà pace finché non avrà trovato quell'antidoto… e ne avrà consegnata una fialetta ad ogni oppositore di Voldemort. –
Silente scrollò le spalle: era stanco, molto stanco. E cominciava a sentirsi… vecchio.
Fu così che le lezioni di Pozioni furono temporaneamente sospese, con gran gaudio degli studenti.
* * *
La notte era ormai inoltrata e la luna era già tramontata. Rhoxane aveva perso la speranza che Severus venisse a dormire: quella sarebbe stata la terza notte consecutiva. Ed era veramente troppo. Non avrebbe concluso nulla pretendendo, come il solito, l'impossibile da se stesso.
Decise quindi di scendere nei sotterranei, nel suo studio.
La porta era socchiusa e lei entrò senza far rumore. Severus era chino su un calderone, ad annusarne attentamente il contenuto, prendendo nota su una pergamena. Un altro paiolo sobbolliva lentamente di fianco al primo, mentre da un terzo sprizzavano scintille violacee. Una fila di provette era allineata in bell'ordine sulla scrivania, insieme a diversi rotoli di pergamena. Molti libri erano aperti su due nuove scrivanie comparse da un paio di giorni nello studio del mago. A terra, fra le scrivanie, vi era il vassoio col cibo che lei stessa gli aveva portato diverse ore prima: non lo aveva neppure toccato, se non per spostarlo in modo da far posto ai libri.
Era troppo intento nel suo lavoro per rendersi conto che lei lo stava osservando. Aveva il volto stanco e tirato. I capelli erano in disordine e gli scendevano sugli occhi, la fronte era sudata. Ora stava rimestando il contenuto del secondo calderone, mentre con occhio attento valutava la tonalità di colore delle scintille che uscivano dal terzo. Tornò a dare una scorsa ad un libro, verificò qualcosa su una pergamena, quindi prese una provetta e si avvicinò al calderone con le scintille: versò goccia a goccia l'intera provetta mentre un fumo acre e denso si sprigionava e lo avvolgeva, facendogli lacrimare gli occhi. Appuntò altre note sulla pergamena. Infine travasò il contenuto del primo calderone, filtrandolo, nel secondo: era stanco e le mani gli tremarono leggermente mentre sollevava il pesante paiolo. Uno schizzo del liquido bollente gli finì su un braccio e lui imprecò con rabbia.
Rhoxane aveva visto abbastanza. Il mago era troppo concentrato per prestare attenzione alle percezioni della sua mente, quindi lei urtò intenzionalmente una sedia per rendergli avvertibile la sua presenza.
Severus alzò il capo, di scatto.
- So che non uscirai da qua finché quell'antidoto non sarà perfetto. – disse Rhoxane – Spiegami quindi, esattamente, che cosa posso fare per aiutarti. -
Un lieve sorriso rasserenò, per un attimo, il suo volto teso.
- Comincia a fare un po' d'ordine, per favore. – e si chinò nuovamente sul calderone fumante.
Poco dopo, lo studio di Piton aveva ripreso il suo perfetto aspetto pulito ed ordinato e Rhoxane era di fianco a lui.
- Questa volta ci sono… credo proprio di esserci riuscito… finalmente! – esclamò Severus passandosi il dorso della mano sulla fronte, per asciugarsi il sudore e scostare i capelli. – Sono due antidoti diversi, il cui effetto si cumula e riesce ad annullare, quasi completamente spero, l'azione di quella mia pozione… ma anche l'effetto della Maledizione Cruciatus. –
C'era orgoglio ed ammirazione negli occhi di Rhoxane, mentre gli sorrideva stringendogli una mano.
- Ora devo testarlo… per l'ultima volta, spero! –
Rhoxane lo guardò spaventata.
- Stai tranquilla… non mi sono mai avvelenato! – mormorò con un sorriso tirato.
- Ma… se non funzionasse? –
Gli occhi di Severus erano molto stanchi… e tristi:
- Ricomincerò tutto da capo… finché non ci riuscirò! – esclamò con voce roca, stringendo poi le labbra.
- Non intendevo questo… non solo, almeno! Se non funzionasse… l'effetto di quella tua pozione si manifesterebbe in pieno su di te! – esclamò Rhoxane preoccupata.
Severus le sorrise. Un sorriso molto stanco, quasi sofferente.
- Già… uno spiacevole effetto collaterale… che si è verificato molto spesso in questi giorni. – mormorò a denti stretti. – Per questo ho ridotto il tempo d'effetto della Pozione del Dolore… così me la cavo con pochi minuti. –
Rhoxane rabbrividì, gli strinse la mano e chiuse gli occhi.
- Ma questa volta funzionerà amore mio… funzionerà! Non so quante ne ho provate in questi tre giorni… ma adesso funzionerà. E vincerà anche la Cruciatus. – ed ora i suoi occhi sprigionavano scintille d'orgoglio.
Immerse una pipetta nel primo calderone e ne sorbì tre gocce. Quindi prelevò una goccia dall'altro paiolo.
- Ecco… ora sono invulnerabile al dolore… spero! –
Si diresse alla scrivania ed aprì una fialetta, bevendone l'intero contenuto prima che Rhoxane potesse fermarlo. Poi rimase in attesa… un minuto… due minuti… tre… quattro….
Infine sorrise, pienamente soddisfatto di sé.
- Perfetto… il dolore indotto da quella mia maledetta pozione è ora così lontano e soffocato da essere sopportabilissimo per un Auror, anche per ore. E nessuno morirà più per mano mia! – sospirò Severus.
- Ora passiamo alla Cruciatus. – disse, facendole cenno di prendere la bacchetta.
- Non vorrai che… - Rhoxane non riuscì neppure a concludere la frase, tanto le appariva assurda quella richiesta.
- Non posso lanciarmi quella maledizione da solo. Ma devo testare la pozione. E non vedo proprio su chi altro potrei testarla… –
Un sorriso divertito balenò per un istante sul suo volto:
- Mmmm, un'idea ce l'avrei… ma non credo che Lucius sia disposto a collaborare. –
- Ma io… non sono in grado… non su di te… - mormorò la maga, gli occhi sbarrati all'orrore di quel pensiero.
Severus la guardò con grande serietà.
- So che sei in grado di scagliarla. – affermò lentamente. – L'hai già fatto. E poi… sarà solo per un breve istante… -
Rhoxane continuava a scuotere la testa… inorridita.
- Ad ogni modo, se non lo farai tu… lo chiederò a Silente. – concluse con tono che non ammetteva replica.
Rhoxane scosse ancora il capo, ma estrasse la bacchetta: Severus era terribilmente testardo… ma in quel momento aveva anche pienamente ragione. Puntò la bacchetta su di lui, raccolse con indicibile sofferenza tutta la sua determinazione e, con voce tremante, ordinò:
- Crucio! –
Severus le stava sorridendo, rassicurante.
E continuò a sorriderle… sempre più faticosamente.
Levò subito la bacchetta per togliere la maledizione.
- Aspetta un momento… lasciami valutare bene… - mormorò stentatamente Severus, indicando la seconda pozione - … forse le dosi… vanno aumentate. –
Rhoxane volò al calderone ed intinse la pipetta, passandola quindi immediatamente al mago che ne sorbì un'altra goccia.
Passarono ancora altri lunghi ed interminabili minuti. Mantenere attiva la maledizione era ancora più difficile e le costava sempre più angoscia ed energia. Vedeva Severus rimanere immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto e le labbra contratte nello sforzo di trattenere i gemiti di dolore…. Quindi lo osservò sorbire ancora altre gocce dalla pipetta… altri istanti interminabili… le sue labbra sempre strettamente contratte…
- Basta… basta… ti prego… - implorò Rhoxane alzando la bacchetta.
Lui la fermò ancora, con un deciso cenno della mano, mentre un lieve sorriso si disegnava a fatica sul suo volto sofferente:
- Questa volta funziona… non è affatto perfetta… ma adesso so esattamente cosa devo fare. Levami la maledizione ora. –
Rhoxane eseguì, con un prolungato sospiro, e si gettò quindi tra le sue braccia… che la accolsero, forti e protettive come sempre.
E, finalmente, Severus lasciò il suo studio.
* * *
Il Prof. Piton aveva ripreso a tenere le lezioni di Pozioni. Ma gli allievi avevano ben altro cui pensare e così non si rammaricarono neppure che la sua assenza fosse durata solo poco più di una settimana. Perché quello era stato un periodo di terrore. Ogni giorno i quotidiani riportavano notizie agghiaccianti. Loro si trovavano al sicuro, protetti nel caldo guscio delle possenti mura di Hogwarts… ma fuori del castello, di là dai suoi potenti incantesimi protettivi… la tranquilla quotidianità del loro mondo era stata tragicamente incrinata da Voldemort.
Anche il Prof. Piton aveva difficoltà a continuare le sue normali lezioni, in quel clima così agitato e continuamente turbato dalle notizie provenienti dall'esterno. Silente aveva rassicurato tutti quanti in merito alla loro sicurezza, grazie all'inviolabilità del castello. Ma non era solo questo che preoccupava gli studenti: i loro genitori, i loro fratelli, i loro amici… erano fuori, erano là in quel mondo dove tutte le certezze ed i punti fermi stavano crollando in un mare di sangue. E non erano più solo i Babbani a morire, ma anche Auror, uomini del Ministero… e maghi qualsiasi… senza alcun ruolo, senza alcun nome… senza alcuna colpa. Uccisioni senza alcun motivo, se non creare il terrore ed alimentarlo sempre più al fine di destabilizzare il loro mondo.
Era difficile tenere le normali lezioni in quel clima… con gli studenti che non aspettavano altro che l'arrivo dei gufi con la posta, il mattino, per sapere se i loro cari erano ancora in vita!
Piton doveva riuscire ad essere dovunque, vedere contemporaneamente tutte quelle mani che affettavano, sminuzzavano e polverizzavano gli ingredienti, intervenire qua e là affinché l'introduzione dei vari componenti avvenisse nel corretto ordine, badare che il fuoco sotto i calderoni non fosse né troppo alto, né troppo basso. Ma quel giorno era un'impresa veramente impossibile e, nonostante avesse assegnato una pozione di semplicissima esecuzione, la distrazione dei suoi allievi continuava a causare piccoli disastri, con pozioni che spesso fuoriuscivano dai calderoni, mentre piccole esplosioni costellavano ogni angolo dell'aula ed improvvisi sbuffi di fumo denso e puzzolente ammorbavano l'aria in punti sempre diversi. E lui doveva continuare ad intervenire per riparare i danni e prevenire guai peggiori. Ma ora la situazione stava cominciando a sfuggirgli di mano…. Con la coda dell'occhio notò un movimento dall'altro capo dell'aula:
- Signorina Granger! – tuonò Piton all'improvviso precipitandosi verso di lei – Non aggiungere le radici di Euphorbia Handiensis adesso, o la tua pozione esploderà! –
Ma era troppo tardi. Con un boato sordo, il liquido nel calderone di Hermione, dove la temperatura era salita troppo rapidamente, cominciò a sollevarsi verso l'alto non appena venne in contatto con l'ultimo ingrediente, sprizzando scintille incandescenti per ogni dove.
- Via di lì Granger… subito! – urlò Piton.
Con un gran balzo si piazzò tra Hermione ed il suo calderone, mormorando velocemente a fior di labbra un Incantesimo di Scudo. L'esplosione del liquido incandescente s'infranse contro lo scudo di luce tremolante che, all'ultimo istante, era apparso davanti a Piton ed Hermione.
Lo sguardo del Professore si posò, indagatore e preoccupato al tempo stesso, sulla ragazza che era finita in ginocchio al suo fianco.
- Tutto a posto Signorina Granger? – e la sua voce era gentile.
- Mi… mi dispiace Prof. Piton! Non so cosa… cosa… - balbettò Hermione, spaventata dall'esplosione ma, soprattutto, dall'aspettativa della reazione del Professore… e di conoscere il numero dei punti che avrebbe tolto ai Grifondoro.
Ma Piton, incredibilmente, le stava sorridendo e le porgeva la mano per aiutarla a rialzarsi. Hermione non riusciva a credere ai suoi occhi.
Quindi Piton fece un ampio gesto con la mano… ed il fuoco si spense istantaneamente sotto ad ogni calderone. Non ce la faceva proprio più a star dietro, contemporaneamente, a tutti quanti… né poteva permettere che qualcuno si facesse del male. Se anche la Granger era così distratta dagli avvenimenti esterni da sbagliare tanto grossolanamente… non c'era proprio possibilità alcuna di continuare la lezione in modo proficuo.
Nel totale silenzio, carico d'attesa, che era calato improvviso sull'aula, Piton si diresse lentamente verso la cattedra, approfittandone per sistemare pazientemente i piccoli disastri che incontrava sul suo cammino. I suoi allievi non l'avevano mai visto così… tranquillo. Si sedette dietro la cattedra ed ammise, più con se stesso che con gli studenti:
- Oggi è impossibile tenere lezione: è troppo pericoloso a causa della vostra distrazione. Ci rinuncio! –
La classe continuò a rimanere in silenzio e nessuno si mosse.
Piton guardò i suoi studenti e ripeté, con calma:
- Ho appena annunciato che la lezione è finita. Potete andare. Capisco le vostre paure e preoccupazioni… e le condivido. E ciò rende del tutto inutile, per ora, continuare questa lezione. –
Quindi il Professore di Pozioni si alzò e, volgendo loro le spalle, cominciò a riordinare la cattedra. In completo ed incredulo silenzio, gli allievi uscirono alla spicciolata, lentamente, dall'aula.
* * *
- Non capisco proprio perché insisti ad affermarlo, Neville! – esclamò Hermione.
- Ti ripeto che il Prof. Piton non è per nulla preoccupato. – affermò ancora Paciock con voce stridula. – Altro che paura… lui è contento! –
- Ti sbagli… è palesemente teso e preoccupato anche lui… come tutti noi del resto! – rispose nervosamente Hermione.
- No! Ti dico di no. Io lo so! – strillò Neville con voce sempre più acuta, attirando l'interesse degli altri Grifondoro.
- E che cosa sai… allora? – s'intromise Ron, preoccupatissimo.
- Lui… lui è… è… un Mangiamorte! – bisbigliò Neville tremante, con un filo di voce, quasi impercettibile.
Dopo un istante di terrorizzato silenzio, Hermione disse, scuotendo la testa:
- No Neville… ti sbagli. Il Prof. Piton sta dalla nostra parte… è… è un amico! – completò la frase, quasi stupendosi della parola utilizzata.
Neville la guardò sospettoso, poi aggiunse, con voce sempre più bassa, mentre gli altri ragazzi si stringevano intorno a loro per ascoltare:
- E' un Mangiamorte. Io lo so… me l'ha detto la nonna… -
Il terrore serpeggiava tra il gruppo di ragazzi… lo si poteva leggere chiaramente riflesso nei loro occhi: Neville aveva espresso a parole il timore di tutti loro. Solo Hermione scuoteva ostinatamente la testa, mentre Ron la colpiva con una gomitata, mormorando:
- Te l'avevo sempre detto io! –
In quel momento anche Draco, con gli immancabili Tiger e Goyle, si avvicinò al gruppo che, in un angolo della Sala d'Ingresso, stava attirando sempre più curiosi.
- … Piton è un Mangiamorte… e ci ucciderà tutti… tutti… - continuava a piagnucolare Neville, ripetendo quella frase come un disco rotto.
- Stai zitto Neville! – sibilò Malfoy.
- Ci ucciderà… ci ucciderà… -
- Se non stai zitto… lo farò io! – urlò Malfoy.
Neville sbiancò e prese a tremare. Poi, in un impeto irrefrenabile, indicò Draco ed i suoi inseparabili compagni e strillò terrorizzato:
- Mangiamorte… anche i vostri genitori…. - e la sua voce tremava – Io lo so… lo so. Per questo mi ucciderete… -
Quindi raccolse ogni sua residua forza e si girò per fuggire.
Malfoy estrasse la bacchetta ed urlò:
- Ora ti farò stare zitto io! –
- Fermo Malfoy! –
Piton era improvvisamente comparso dal corridoio dietro l'angolo, da dove stava ascoltando la loro conversazione. La fuga di Neville s'infranse miseramente contro il petto del Professore. Malfoy s'immobilizzò.
Ora la tensione era alle stelle e gli sguardi di tutti i ragazzi saettavano dal professore a Neville… e c'era chi scommetteva ben poco sulla possibilità di Paciock d'essere ancora vivo di lì ad un minuto.
Piton guardò fisso Neville, tremante davanti a lui, incerto sul da farsi. Poi il suo sguardo si perse per un momento nel vuoto. Ormai ogni legame con Voldemort era stato brutalmente troncato ed era evidente ad entrambi che erano definitivamente schierati l'uno contro l'altro. Non aveva più alcuna possibilità di tornare dall'Oscuro per continuare a spiarlo… se non strisciando come un verme. Era finalmente venuto il momento di togliersi la maschera. Anche se Silente ancora non voleva… che andasse al diavolo, una buona volta. Ora avrebbe fatto tutto di testa sua… ne aveva abbastanza di prendere ordini!
Quindi tornò a guardare il ragazzo con… tenerezza ed allungò una mano per accarezzargli la testa. Neville si ritrasse terrorizzato e Piton sorrise tristemente… ritirando la mano. Ovvio. Chi poteva credere ad un gesto d'affetto da parte del disgustoso e crudele Prof. Piton… il supposto Mangiamorte?
Con voce roca mormorò, scuotendo lento il capo e guardando mestamente lo studente:
- E' per questo che hai sempre avuto così paura di me, Signor Paciock? Perché sei convinto che io sia un Mangiamorte? E' per questo motivo che non credi che io condivido le vostre paure? –
Neville annuiva terrorizzato.
Piton guardò i volti dei suoi studenti… lentamente, ad uno ad uno. Volti increduli, spaventati, tesi e preoccupati… per lo più. Ma anche pensosi, come quelli del Trio…. Del resto loro già sapevano da quale parte stava lui… e sul viso di Hermione cominciava ad aleggiare un vago sorriso di comprensione. O volti duri ed impassibili… come quello del giovane Malfoy, che rimaneva in spasmodica attesa, certo di sapere quale fosse la risposta. E sicuro, anche, di quale fosse la parte giusta con la quale schierarsi. Draco, Draco… chissà se era ancora in tempo per salvare quel ragazzo, per impedirgli di compiere il tremendo errore che lui stesso aveva compiuto tanti anni prima….
Tornò a guardare Paciock, con un lieve sorriso incoraggiante, e disse con voce chiara:
- Allora mettiti tranquillo, Sig. Paciock. Perché io non sono un Mangiamorte. –
Il terrore continuava ad albergare sul volto rotondo di Neville, mentre un'espressione di stupita incredulità si diffuse sul viso pallido di Draco… ma il peggio, per quel ragazzo, doveva ancora venire.
- Lo sono stato, è vero, ma tanti anni fa. Ero giovane, ingenuo, idealista… ed ho irrimediabilmente sbagliato… –
Piton s'interruppe un istante, scuotendo amaramente la testa:
- Ho creduto che Voldemort potesse essere la soluzione ai problemi della nostra società… Voldemort sembrava avere una risposta logica e coerente per tutto… pareva potesse rinnovare questa nostra società che si ripiega su se stessa… -
Ogni volta che pronunciava il temuto nome dell'Oscuro… il silenzio si faceva sempre più cupo ed opprimente.
- Avevo solo un paio d'anni più di voi… - sospirò Piton - … e non voglio che anche voi commettiate il mio stesso errore, non voglio che voi roviniate la vostra vita… come io ho fatto con la mia. Non posso permettere che vi macchiate delle mie stesse atroci colpe… –
I pallidi occhi azzurri di Draco lo fissavano: stupore, incredulità, timore e rabbia si alternavano sul suo volto teso.
- Ero ambizioso, volevo conoscere tutto, anche la magia proibita. Volevo il potere che solo la conoscenza può dare… e Voldemort era l'unico che potesse, e fosse disposto a darmela. Ma quella conoscenza, quel potere… avevano un prezzo immenso: la vita di tanti, troppi innocenti. –
La voce di Piton si ridusse ad un roco sussurro:
- …e le mie mani si sono troppe volte sporcate di quel sangue innocente… prima che io capissi il mio terribile sbaglio… -
Piton guardò Draco negli occhi, in profondità, e continuò con voce forte e chiara:
- Troppo tardi ho capito chi era Voldemort… in realtà. Ed allora ogni mia illusione è… miseramente crollata ed ho finalmente compreso quale era il suo vero, ed unico, scopo: il potere assoluto sugli uomini. Voldemort non era affatto un Dio, era solo un mago, molto potente sì, su questo non c'era discussione alcuna, ma era solo un misero uomo che si riteneva superiore a chiunque altro e che amava giocare con le persone come se fossero… cose. E le cose si possiedono, si usano, si consumano, si distruggono e poi si buttano, senza rimpianti. Questo era ciò che faceva l'Oscuro Signore dei suoi devoti servitori, dei babbani e di chiunque altro gli veniva a tiro. Sapeva tenere in pugno e manovrare gli esseri umani nel più infido e spregevole dei modi, sfruttando fino in fondo, per i suoi scopi, le loro debolezze, le paure, i difetti, i vizi, le perversioni, gli errori, le presunzioni, … insomma tutti i lati peggiori dell'umanità. Ma sapeva sfruttare ad arte anche tutto ciò che di bello era negli uomini: i loro sogni, i desideri, gli ideali, le aspirazioni, i buoni sentimenti… per poi annientarli, calpestarli, svalutarli ed infine piegarli ancora ai suoi fini. –
Durante tutto il suo discorso, Piton aveva sempre mantenuto lo sguardo fisso su Draco, che sembrava sempre più smarrito e confuso. Ora, invece, i suoi occhi saettavano da un volto all'altro:
- Ecco, questo era, ed è, Voldemort. –
- Ma Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato… -
- Basta! – tuonò Piton con occhi infuocati – Basta con questa presa in giro. E' solo un mago, un uomo maledetto… ed ha un nome: Voldemort. E dovete tutti imparare a pronunciare quel nome… si ha paura di ciò che non si conosce… e non pronunciare il suo nome non fa altro che alimentare la paura. –
Un lento e sonoro applauso si levò dallo scalone. I ragazzi si voltarono e Piton alzò di scatto gli occhi fiammeggianti. Non si era reso conto che la campana di fine lezione era suonata da un pezzo, e che la Sala d'Ingresso si era riempita di studenti che si stavano recando a quella successiva. Ma la sua voce ferma e decisa, e le sue parole, avevano richiamato l'attenzione di tutti, che si erano assiepati intorno al piccolo gruppo iniziale. Ora Silente si stava dirigendo, sorridente, verso di lui, seguito dalla McGranitt:
- Vedo che hai deciso di gettare la maschera, Severus! –
- Era una maschera inutile, ormai, Albus. – rispose sicuro Piton, gli occhi ancora fiammeggianti.
- Forse avresti ancora… -
- No! – lo interruppe Piton con decisione. – Ora basta. Voldemort ha ormai chiaramente capito da che parte mi sono schierato. Era da sedici anni che lo sospettava… ed ora ne ha la certezza. La mia odiosa carriera di spia… è finalmente terminata! –
Il sorriso di Silente rimase imperturbabile, mentre un vago stupore si dipingeva sul volto, di solito impassibile, della McGranitt.
- E finalmente potrò combattere contro Voldemort a viso scoperto… e a testa alta! – concluse Piton con fierezza.
Silente si avvicinò, gli pose un braccio sulla spalla e disse, pacatamente:
- Grazie Severus, per tutto quello che hai fatto per me in questi anni. –
Il Professore di Pozioni inarcò un sopracciglio, guardandosi intorno, quasi incredulo delle parole che aveva sentito pronunciare.
Silente posò il suo sguardo calmo e sorridente su tutti, studenti e professori, e continuò:
- Grazie Severus, per aver rischiato la tua vita per tutti noi. E grazie, anche, per avere sopportato in silenzio ed in solitudine il disprezzo che per tutti questi anni ti ha circondato… per aver tollerato l'infamante sospetto che ogni giorno leggevi negli occhi dei tuoi colleghi e dei tuoi studenti. Proprio tu, che, tra tutti, maggiormente meritavi il rispetto e l'ammirazione di tutti noi. –
Ora i brillanti occhi azzurri di Silente erano tornati a fissarlo da dietro le lenti a mezzaluna:
- Grazie… per non avermi mai mandato al diavolo, Severus… in tutti questi lunghi anni in cui ti ho costretto a portare questa maschera che hai sempre detestato. –
Grazie… grazie…. Quella parola gli rimbombava nelle orecchie e nella mente, mentre Silente iniziava ad applaudire, imitato dalla McGranitt e seguito, poco per volta, dagli studenti e dagli altri professori. Grazie per aver rinunciato a vivere per sedici anni… grazie per aver sofferto, da solo, trattato da tutti peggio di un cane rabbioso…. Grazie… grazie. Si passò una mano sul volto, coprendosi gli occhi per un istante…. Non l'aveva fatto per essere ringraziato da loro… ma solo per coloro che, ormai, non potevano più ringraziare… né perdonare le sue colpe….
Riaprì gli occhi guardando tutta quella gente che ora lo applaudiva, ma che fino a pochi istanti prima aveva avuto paura di lui o che lo aveva disprezzato… o aveva fatto entrambe le cose. Il giovane Malfoy era immobile e lo guardava sospettoso… eppure quasi… contento e sollevato. Rhoxane era là in fondo, enormemente distante… eppure vicina… avrebbe tanto voluto poterle stringere la mano… invece poteva solo sorridere al suo dolce e rassicurante sorriso.
Alzò rabbiosamente una mano, per zittire quegli stupidi, insulsi ed offensivi applausi, quindi cercò tra la folla gli occhi sgranati ed ancora increduli di Paciock e cominciò a parlare, in tono sommesso:
- Come vedi, Neville, hai avuto inutilmente paura di me in questi cinque anni. Ora puoi smettere di aver paura. E tutti noi dobbiamo smettere di avere stupidamente paura di Voldemort! –
Ora la voce di Piton risuonava forte e sicura nella Sala d'Ingresso.:
– Perché è la paura e la vigliaccheria di tutti noi che permette a lui di essere l'Oscuro Signore… sono le nostre insensate divisioni che lo fanno diventare sempre più potente… è il nostro disinteresse per gli altri, la nostra meschinità che alimenta il terrore che ogni giorno attanaglia sempre più il nostro mondo. –
Le parole di Piton cadevano pesanti ed opprimenti come macigni, mentre i suoi occhi sfavillavano e sembravano trafiggere chiunque si trovava nella Sala:
- Smettiamo d'essere terrorizzati e reagiamo! Voldemort è solo un mago e tutti insieme, uniti e consapevoli della nostra forza, possiamo sconfiggerlo… per sempre! –
Quindi Piton si voltò verso Silente e, con occhi infuocati, sibilò:
- Da questo momento le mie lezioni di Pozioni sono sospese. E che tu sia d'accordo o meno, Albus, io insegnerò a questi ragazzi non solo a difendersi, veramente, dalle Arti Oscure… ma anche a conoscere la Magia Oscura… perché non puoi combattere contro ciò che non conosci e che non capisci. Ed al Ministero possono dire tutto quello che vogliono: ma non è mettendo al bando dei libri che si elimina il pericolo insito nella Magia Nera! Non è la Magia ad essere Oscura… ma coloro che se ne servono! E' il rispetto per ogni essere umano, mago o babbano che sia, che occorre insegnare; è il grande valore della libertà che dobbiamo spiegare ai nostri figli; è l'amore per la conoscenza che è necessario infondere in loro. Se sapremo comunicare loro questi valori… non dovremo temere alcun uso distorto della Magia Nera! –
Ed il Professor Piton, senza neppure attendere la reazione del Preside, fendette la folla dirigendosi verso lo scalone, seguito dagli sguardi sconvolti ed eccitati dei suoi studenti. Rhoxane gli tese la mano, pienamente orgogliosa del suo uomo. Lui l'afferrò, trascinandola via, velocemente, senza proferire più una sola parola.
Solo alcuni piani più in alto, finalmente, si fermò. Ansimante, agitato ed esaltato dal suo stesso lungo discorso… lui che per anni era sempre stato così schivo e taciturno… che per anni aveva combattuto nell'ombra la sua personale battaglia….
Rhoxane si strinse forte a lui, gli accarezzò teneramente il viso e sussurrò:
- Arriva sempre il momento, nella vita d'ogni uomo, in cui tutte le maschere devono cadere… in cui occorre sapersi schierarsi senza incertezze… e prendere coraggiosamente in mano le redini della propria esistenza e, talvolta, anche di quelle altrui. –
Un lungo sguardo… un dolce sorriso, prima di continuare:
- E non è certo il coraggio che ti difetta, Severus. Ma in questa tua nuova scelta io sarò al tuo fianco… e tu, finalmente, non sarai più solo. Sappi che la mia ammirazione per te cresce ogni giorno… e sono sempre più orgogliosa d'essere la tua donna… -
Severus chiuse gli occhi stringendola forte a sé e sussurrando dolcemente:
- Quest'uomo non esisterebbe… se non fosse stato per te… e per il tuo amore! –
Un lungo bacio… appassionato ed adorante… ed una porta che si chiude… lentamente.
CAPITOLO XVI Il duelloSilente non solo diede la sua piena approvazione all'idea del Prof. Piton, ma andò ben oltre. Sospese tutte le lezioni che non erano d'immediata utilità nell'immane scontro che si stava prospettando e preparò personalmente un nuovo piano di studi adatto allo scopo. Così il piccolo Prof. Vitious si limitò all'insegnamento di Incantesimi appropriati in vista della prossima lotta, la Prof. McGranitt si concentrò a far trasfigurare pochi e scelti oggetti utili alla bisogna, la Prof. Prickle intensificò le sue lezioni di smaterializzazione cercando di ottenere risultati concreti ed infine la Prof. Sprite si dedicò a richiamare alla mente degli allievi tutti gli utili rimedi delle erbe in caso di ferite od altri traumi. Il Prof. Piton decise di dedicare ancora qualche ora all'insegnamento di pozioni che riteneva particolarmente preziose, ma per la maggior parte del suo tempo, insieme alla Prof. Delair, insegnava, con gran passione e maestria, Difesa Contro le Arti Oscure. Non solo gli studenti seguivano le sue lezioni, ma anche i professori che erano rimasti senza altri impegni scolastici. Tutti dovettero subito ammettere che a Hogwarts non s'era mai visto un professore così competente in… Arti Oscure, come presto fu ribattezzata la materia. Le sue lezioni erano prevalentemente pratiche e spesso, alla fine di qualche duello, Madama Chips doveva intervenire con urgenza… mentre il Prof. Piton ne approfittava per pungolare gli studenti ad imparare anche un po' d'arte medica. Sorprendentemente, già solo dopo tre settimane, gli studenti, almeno quelli delle ultime classi, erano realmente in grado di duellare… ed anche con sufficienti possibilità di sopravvivenza. Certo, Piton non aveva insegnato loro ad uccidere… ma c'erano così tanti altri modi per togliere di mezzo un avversario!
* * *
Gli ultimi raggi dorati del sole accarezzavano gli alberi della Foresta Proibita mentre Piton si concedeva un po' di meritato riposo sulla terrazza del loro appartamento. Rhoxane sorrideva felice tra le sue braccia, quasi dimentica di ciò che stava accadendo fuori delle mura di Hogwarts. Era facile scordarsi di tutto… quando quelle mani l'accarezzavano, percorrendo il suo corpo con dolce passione. Nulla più esisteva oltre a quegli occhi scintillanti d'inesauribile desiderio… se non le sue brucianti e tenere labbra che già le sfioravano, con delicato ardore, le spalle. Fare l'amore con Severus era sempre diverso… eppure dolcemente e serenamente uguale, con quelle estasianti sensazioni che si ripetevano… si protraevano… così a lungo, così intensamente…. A volte era la sua inesauribile ed infuocata passione che la sconvolgeva… altre volte era la sua infinita ed impareggiabile dolcezza che la conquistava….
- Severus… Severus… - sussurrò nell'estasi dei suoi baci.
Lui la sollevò tra le braccia, portandola nella tranquilla ed intima penombra della loro camera:
- Ti amo Rhoxane… ti amo… -
* * *
Era ormai notte fonda e le ombre dei primi alberi, al limitare della Foresta Proibita, si allungavano sul prato sotto il riverbero della luna argentea. Ma un'altra ombra si muoveva furtiva in direzione della Foresta. Severus, che si stava godendo il fresco della notte sulla terrazza con Rhoxane, strizzò gli occhi cercando di individuare l'esile figura, mentre gliela indicava. Era senza dubbio uno studente… e neppure uno dei più grandi! La figura si voltò un istante, per controllare che nessuno l'avesse notata… ed un bagliore biondo-argenteo balenò per un attimo, sotto il cappuccio, illuminato da un raggio di luna.
- Malfoy! – sussurrò Piton a fior di labbra. – Ma dove diavolo sta andando? –
Fece cenno a Rhoxane di restare ad attenderlo e, silenziosamente, uscì dalla camera per seguire il ragazzo nella foresta. In poco tempo lo raggiunse e gli si parò improvvisamente davanti:
- Dove vai Draco? –
Il ragazzo s'immobilizzò, col terrore nello sguardo. Dopo un istante, un sospiro di sollievo sfuggì dalle sue labbra contratte: aveva riconosciuto il Prof. Piton. Ma perché diavolo ne era… quasi felice? Piton era un traditore… un nemico…. Ora l'avrebbe riaccompagnato al dormitorio… l'avrebbe severamente punito… e, soprattutto, gli avrebbe impedito di incontrarsi con suo padre: la resa dei conti, per quella notte almeno, era rinviata. Ecco perché era così contento che Piton l'avesse intercettato.
Sorrise spavaldo, forte della sua momentanea felicità.
- Sto aspettando la tua risposta. Con chi devi incontrarti? – chiese Piton mentre i suoi occhi penetranti analizzavano attentamente il ragazzo.
Silenzio.
- Con tuo padre? –
Draco non riuscì ad evitare di sussultare. Il Prof. Piton lo stava guardando con un'espressione strana, sembrava quasi… preoccupato per lui… addirittura dispiaciuto, forse…. Non ricordava di aver mai visto quell'espressione sul volto di suo padre.
- Draco… - sospirò Piton, scrollando lentamente la testa. – Non intendo fermarti… non con la forza… almeno! –
Il ragazzo socchiuse gli occhi e studiò con attenzione l'espressione del suo professore. Cosa c'era nei suoi occhi che scintillavano inaspettatamente nella notte?
- Ma se non hai ancora preso la tua decisione… - mormorò Piton con voce roca - … se le mie parole ed i miei insegnamenti di queste ultime tre settimane sono riusciti ad instillarti il dubbio… come io credo e spero… -
Piton guardò Draco con… affetto, come un padre, ed allungò quindi la mano verso il ragazzo:
- … Draco, aggrappati alla mia mano, ti prego…. Sei ancora in tempo per scegliere, per decidere con la tua testa… e col tuo cuore…. Non commettere anche tu il mio sbaglio… -
Anche gli occhi di Draco luccicavano nella notte, colmi della sua paura del presente e del futuro. Carichi di tutti i pesanti vincoli dell'essere un Malfoy. Bloccati da tutte le grandiose attese di suo padre. Che non avrebbe mai voluto deludere… ma che sentiva di aver già, profondamente, e forse irrimediabilmente, deluso.
- Ma io… a me non è permesso scegliere… sono un Malfoy! – esclamò il ragazzo con voce stridula.
- Tutti noi possiamo scegliere, Draco. Anche se, a volte, ci vuole molto coraggio… per fare la scelta giusta. E le conseguenze, talvolta, possono inizialmente apparire… intollerabili! – sospirò Piton appoggiandogli una mano sulla spalla.
- Io… non so… ancora… qual è la scelta giusta…. Io… non sono ancora pronto! – e la sua voce era incrinata dal pianto. – Io… non valgo nulla… sono un codardo… indegno del nome che porto! –
- Non è vero Draco: il tuo valore è nei dubbi, nel tormento interiore, nelle tue laceranti incertezze. Non sei un vigliacco Draco… sei solo un ragazzo che, faticosamente, sta diventando un uomo. – esclamò Piton stringendogli la spalla.
Un fruscio, fra gli alberi alle sue spalle, richiamò immediatamente la sua attenzione. Si girò di scatto, coprendo il ragazzo col suo corpo, e la bacchetta pronta in mano. Ma l'uomo era già di fronte a lui, a pochi passi di distanza:
- Togli le mani di dosso da mio figlio… lurido traditore! – urlò Lucius Malfoy.
- Papà… - esclamò Draco con un filo di voce, impallidendo.
- Stai lontano da mio figlio… ho detto. Non voglio che lo contamini. – sibilò ancora Lucius.
- Invece io voglio che Draco possa scegliere, consapevolmente, da quale parte schierarsi. – rispose Piton.
- Lui è un Malfoy… e sa benissimo cosa deve scegliere. Togliti di mezzo, ora, Draco… e guarda come uccido un traditore. – urlò Lucius.
Il ragazzo si allontanò velocemente da Piton.
- A noi due, ora, Severus. -
Lo sguardo di Piton avrebbe potuto incenerire:
- Maledetto bastardo! – sibilò a denti stretti – Ora pagherai per ciò che hai fatto a Rhoxane! –
La risata acuta di Malfoy precedette solo di una frazione di secondo il fascio di luce rossa che scaturì dalla sua bacchetta. Piton si buttò a terra mentre l'albero alle sue spalle, colpito in pieno dalla maledizione lanciata da Lucius, sfrigolò in una nube di scintille. Dalla bacchetta di Piton fluì rapido un luminoso raggio verde che Lucius riuscì a deviare. Ora i due maghi erano l'uno di fronte all'altro.
Draco assisteva al duello, poco distante, protetto dagli alberi.
Lampi luminosi schizzavano veloci dalle loro bacchette, riempiendo l'aria di luci colorate in rapida successione. Appena dopo aver lanciato un incantesimo, Piton tentava di guadagnare terreno, arretrando in direzione del castello per cercare di attirare Lucius allo scoperto. Certamente Rhoxane doveva essersi resa conto che un pericoloso duello magico era in corso nella foresta!
- Ho sempre sospettato che tu ci avessi traditi… verme schifoso! – lo insultò Malfoy prendendo la mira tra le piante.
Piton era scomparso dietro un albero. Con un sordo crepitio, la bacchetta di Lucius eruttò una sottilissima radiazione di luce incandescente che perforò il grosso tronco come se fosse stato di burro. Ma Piton era già altrove e stava scagliando la sua maledizione. Lo scudo di protezione, subitaneamente evocato da Malfoy, assorbì il colpo… e lo rimbalzò verso l'avversario con forza amplificata. Una serie di crepitanti esplosioni rischiarò la notte a pochi centimetri da Piton. Il forte risucchio d'aria lo sbilanciò e la maledizione lanciata dalla sua bacchetta si perse nel cielo. Arretrò ulteriormente, senza mai perdere di vista il suo contendente.
- Scappi Severus? Hai paura di me? – lo schernì beffardo Malfoy.
Lucius era così accecato dal suo odio… che stentava a ragionare. E lui continuava, lentamente, ad arretrare, scagliando malefici per tenerlo occupato: il limitare della Foresta Proibita era ormai a pochi passi. Presto Malfoy non avrebbe più avuto la possibilità di fuggire smaterializzandosi. Ed allora lo avrebbe attaccato… e colpito. Piton sogghignò: il freddo ed abile stratega di Voldemort stava perdendo la sua sfida più importante… accecato dalle emozioni. Quindici interminabili anni passati a controllare e reprimere perfettamente tutti i suoi sentimenti ed emozioni… ora davano i loro frutti e giocavano completamente a suo favore.
- Non ho paura Lucius… e lo sai… perché sono io il migliore! – lo provocò apertamente Piton. Ormai era arrivato sul terreno scoperto e doveva distrarre il suo avversario, anche con le parole. Dalla sua bacchetta uscì una parabola infuocata ed il fogliame, alle spalle di Lucius, prese fuoco, costringendolo ad avanzare sul prato: ora era all'interno del perimetro di Hogwarts… e non ne sarebbe più uscito… vivo! Piton scagliò un'altra potente maledizione che investì in pieno lo scudo di protezione evocato da Malfoy, polverizzandolo all'istante. Quindi approfittò dell'attimo di disorientamento per aggirarlo e porsi alle sue spalle, chiudendogli la via di fuga verso la Foresta Proibita.
I rumori della lotta, uniti ai bagliori dei loro incantesimi, erano arrivati al castello e numerose finestre illuminate brillavano nella notte. Rhoxane era scesa nel parco ed osservava il duello tenendosi a distanza di sicurezza… ma pronta ad intervenire.
Malfoy si rese finalmente conto di essere insensatamente caduto nella trappola in cui Piton l'aveva attirato con fine astuzia.
- Bene Lucius, siamo finalmente arrivati alla nostra… sfida finale! –
I due maghi si studiarono in silenzio: era giunto il momento, a lungo atteso, della resa dei conti.
Nella mente ambiziosa di Malfoy avvampavano l'odio ed il risentimento verso Piton, col quale aveva sempre dovuto condividere la stima dell'Oscuro Signore… senza mai riuscire a provare d'essere lui il migliore. La bramosia di ucciderlo, di liberarsi per sempre del rivale più pericoloso, colmava i suoi occhi di una cupa luce malvagia.
Piton scrutava il suo vecchio amico… no, non erano mai stati amici. Lucius aveva fatto perfidamente sprofondare Rhoxane in un incubo di terrore. Avrebbe pagato con la vita, per questa e per le sue altre colpe… che erano però le sue stesse… colpe. Forse… non aveva il diritto di pronunciare la sentenza di morte… né di eseguirla. Non con le sue mani che si erano macchiate di quello stesso sangue. Non doveva, non… voleva ucciderlo. Ma non gli avrebbe permesso di andarsene impunemente.
Ruppe gli indugi e lanciò il suo attacco: il terreno sotto i piedi di Malfoy tremò con violenza, squilibrandolo ed impedendogli di rispondere a dovere. La successiva maledizione scagliata da Piton lo colpì quindi quasi in pieno, catapultandolo a parecchi metri di distanza. Per alcuni istanti la sua figura sembrò scomparire, tremolando, nel buio della notte. All'improvviso un bagliore di luce illuminò il campo di battaglia, sostenuto dalla bacchetta che Rhoxane aveva levato in aria. I contorni della figura di Lucius cominciarono a riapparire a qualche metro di distanza, mentre una serie di piccoli globi di fuoco verde erompeva dalla sua bacchetta. L'incantesimo di Piton li frantumò in tante minutissime schegge… ma non frenò la loro corsa. Si gettò di lato, evitando la maggior parte di quell'incandescente grandine verde e, mentre rotolava a terra, evocò uno scudo di protezione contro la successiva maledizione scagliatagli da Malfoy. Ora erano nuovamente in piedi, l'uno di fronte all'altro, illuminati dal cono di luce prodotto da Rhoxane. Lucius ansimava e zoppicava vistosamente e la sua aura magica appariva seriamente intaccata. La camicia di Piton era stata lacerata sulla spalla e sul braccio sinistro dalle minutissime schegge infuocate ed il marchio di Voldemort spiccava, ben visibile, sulla sua pelle chiara, solcata ora da piccole e fitte bruciature.
Repentino, un getto d'intensa luce rossa saettò dalla bacchetta di Piton, scontrandosi con uno analogo di Malfoy, a pochi centimetri dal volto di quest'ultimo. In un rapido susseguirsi, numerose folgori argentee balenarono ancora dalla sua bacchetta riversandosi sullo scudo nuovamente evocato da Lucius… trapassandolo in più punti.
- Nooooo… -
Uno strillo acuto echeggiò nell'aria ed un'esile figura s'insinuò veloce nel cono di luce.
- Papà… - mormorò Draco avvicinandosi a lui.
Negli occhi grigi di Lucius balenò una luce intensa… ed un sorriso increspò le sue labbra mentre cercava di rialzarsi da terra, aggrappandosi al figlio.
Piton aveva bloccato il suo attacco per non rischiare di colpire Draco.
Malfoy, parzialmente coperto dal figlio, stava pronunciando una formula… e si accingeva a levare la bacchetta….
- Attento! – urlò Rhoxane slanciandosi in avanti.
Un rombo sordo circondò i Malfoy, quindi l'aria intorno a loro fu risucchiata e compressa in un vortice che si scagliò con immane violenza verso il punto in cui si trovava Piton. Ma una frazione di secondo prima che quel turbine lo investisse lui era… scomparso.
- Stupeficium! – gridò Rhoxane all'indirizzo di Draco.
Lucius diresse la sua bacchetta sulla maga, con ira.
Ma Piton era ricomparso a pochi metri di distanza e bloccò facilmente la sua maledizione, ritorcendogliela contro.
- Porta via il ragazzo. – le urlò, mentre Lucius ruzzolava a terra.
Rapidamente Rhoxane puntò la sua bacchetta su Draco ed il corpo schiantato del ragazzo fluttuò nell'aria allontanandosi dal luogo dello scontro, sotto il controllo della maga.
Ora Piton poteva nuovamente attaccare senza timori… e Lucius appariva molto provato dalla lotta: l'ultimo incantesimo gli aveva assorbito molta energia, ma era pur sempre un mago potente.
Mentre il duello riprendeva, un altro intruso s'inserì tra loro: la bella Selene si mise davanti a lui impedendogli di prendere la mira.
- Togliti di mezzo! – sibilò Piton.
- Non gli permetterò di ucciderti! – esclamò la ragazza.
Piton sbuffò… ci mancava anche quella stupida, che non si rendeva neppure conto che lo stava solo ostacolando. E rischiava di rimetterci la vita. Riuscì fortunosamente a deviare la maledizione mortale che Malfoy aveva lanciato, indifferente alla presenza della maga, quindi l'afferrò per un braccio spingendola fuori della traiettoria. Ma perse secondi preziosi e non riuscì ad annullare completamente il successivo maleficio che lo colpì con forza, facendolo rotolare a terra dolorante. Selene era di nuovo, stupidamente, davanti a lui. Non poté evitare che il fascio di luce verde emesso dalla bacchetta di Malfoy colpisse in pieno la ragazza: riuscì solo a diminuirne l'intensità evitando quindi che il contatto fosse mortale. Senza neppure un grido… Selene cadde a terra davanti a lui.
Pieno d'ira furiosa, scavalcò con un balzo il corpo della maga e si parò davanti a Malfoy che rideva beffardo.
- Ti si è intenerito il cuore, Severus? – chiese mentre gli indirizzava un'altra maledizione mortale.
- No. – sibilò furioso, assorbendo con la sua bacchetta quell'ultima maledizione – E' un difetto che ho sempre avuto… -
Con tutta la forza del suo odio, Severus scaricò contro Lucius una raffica d'incantesimi paralizzanti, potenti e dolorosi… ma non mortali. E questa volta centrò in pieno il suo obiettivo.
- …ed è solo grazie a questo mio difetto… che tu vivrai Lucius… - aggiunse a denti stretti mentre il mago si accasciava davanti a lui, privo ormai dell'energia necessaria per contrastare le maledizioni che invadevano il suo corpo, paralizzandone perfino il respiro.
- … ma al tuo posto… io avrei preferito morire! – terminò infine con un sorriso sprezzante.
Finalmente si guardò intorno: Madama Chips era china su Selene, mentre la Prof. McGranitt si stava occupando di Draco. Rhoxane si avvicinò a lui, gli occhi colmi d'orgoglio. Le sorrise, stringendole silenziosamente la mano. Quindi si rivolse a Silente che si stava accostando a Malfoy:
- E' ancora vivo…. Deve solo ringraziare Rhoxane… ed una sua frase di tanto tempo fa… che gli ha salvato la vita oggi. Ma fai qualcosa per lui oppure presto soffocherà. –
Tornò quindi a guardare Rhoxane sussurrandole:
- Come vedi ho saputo trovare un percorso diverso dall'odio… per costruire, e non per distruggere. –
- Non avevo mai avuto alcun dubbio in proposito… – sorrise lei – e tu lo sapevi benissimo. – concluse, gettandogli le braccia al collo e stringendosi forte a lui.
Severus sussultò quando Rhoxane premette contro la spalla ed il braccio colpiti dalle schegge incandescenti, ma la trattenne a sé quando lei cercò di scostarsi:
- Ti amo. – sussurrò dolcemente, sfiorandole la fronte ed i capelli con le labbra – Ti amo… -
Rhoxane osservò il braccio ferito, poi con un gesto lento e graduale passò la bacchetta sulle piccole ferite che scomparvero all'istante. Il Marchio di Voldemort tornò a spiccare, solitario, sulla pelle.
- Vorrei conoscere la magia appropriata per farlo scomparire… - disse in un sussurro.
- E' figlio dell'odio… e si dissolverà solo quando Voldemort, ed il suo odio, saranno stati sconfitti per sempre! – mormorò Severus, attirandola ancora a sé per un lungo bacio.
- Non ho mai assistito ad un duello come questo. L'energia magica si disperdeva nell'aria con profusione incredibile! – esclamò poi Rhoxane.
- Vedrai quello con Voldemort… questo è stato solo un allenamento! – cercò di scherzare lui, avvicinandosi poi a Draco.
Il ragazzo era ancora a terra e la McGranitt stava cercando di calmarlo.
- No, il Prof. Piton non ha ucciso tuo padre… - lo rassicurava Minerva.
- E non lo avrei ucciso comunque… anche se tu non ti fossi messo in mezzo, Draco. – assicurò Piton. – Ma hai corso un bel rischio…. E non è certo stato un comportamento da codardo… anzi. –
Il Professore s'inginocchiò di fianco al ragazzo e continuò:
- Non sono molte le persone che hanno il coraggio di intromettersi in un duello tra due potenti Maghi Oscuri. –
- Ma Lei non è un Mago Oscuro, Professore… solo mio padre lo è. – mormorò Draco flebilmente.
- E' sempre tuo padre… -
- Certo. Ma io non sarò più suo figlio… dopo che avrò fatto la mia scelta – sospirò il ragazzo con voce disincantata.
- Se le mie parole ed i miei insegnamenti sono… -
- L'esempio di stanotte è valso più di mille insegnamenti. – lo interruppe il ragazzo – Lei si è fermato quando io sono stato in pericolo… mentre mio padre ha approfittato della mia presenza per cercare di ucciderla… e non si è certo fatto scrupolo di colpire Selene! Mio padre, invece, è vivo. Anche se forse… sarebbe meglio fosse morto… – concluse sconsolato.
Una lacrima gli rigò la guancia mentre i suoi occhi amareggiati fissavano quelli di Piton:
- Questa notte ho capito la differenza che c'è tra essere un Mago Oscuro… e conoscere la Magia Oscura e sapersene servire. - terminò il ragazzo, totalmente disilluso.
Piton gli tese nuovamente la mano. Il ragazzo vi si aggrappò ed il Professore lo aiutò a rialzarsi:
- Sì. Credo che tu abbia capito… la reale differenza… anche se sarà sempre un peso per te. In questa notte infausta sei diventato un uomo, Draco. Ed ora… puoi scegliere. – esclamò Piton ed i suoi occhi rilucevano nell'oscurità mentre stringeva fra le sue la mano del ragazzo. – E so che farai la scelta giusta, perché, nonostante tutto… hai cercato di salvare la vita di tuo padre! –
Il suo sorriso era aperto e sincero:
- Ed io sarò sempre qui… quando avrai bisogno di me. –
- Grazie… -
Silente stava parlando con Madama Chips, accanto a Selene:
- La prima passaporta disponibile per l'Ospedale di S. Mungo si aprirà solo tra quattro ore. –
- Tra quattro ore la Prof. Prickle sarà irrimediabilmente… morta! – rispose sicura la maga.
Il Preside alzò gli occhi ed incrociò il nero sguardo del Prof. di Pozioni:
- Madama Chips non può far nulla per Selene… è troppo grave. – sospirò Silente – Tu sei la sua unica speranza, Severus. - gli propose incerto il Preside.
- Vorresti che mi smaterializzassi con lei, fino all'ospedale? –
- E' molto lontano, lo so. E tu sei reduce da un lungo duello. Io, solo ti chiedo, se puoi… se vuoi… -
Rhoxane intervenne, preoccupata:
- Non puoi farlo… potresti non avere sufficiente energia! –
Severus sospirò… non ne era del tutto sicuro:
- Io credo… di potercela fare. Del resto… non possiamo stare qui a guardarla morire. Un generoso sorso della mia Pozione Rigenerante… potrebbe essere molto utile. –
Rhoxane scrollò il capo… e si avviò sconsolata verso lo studio del mago per prendere quella pozione. Era testardo… ma sapeva sempre quello che faceva. E, nonostante quel terribile duello, la sua aura magica sembrava ancora notevole….
Piton si chinò su Selene, che sembrava in stato di quasi incoscienza, e le sollevò il capo da terra:
- Stai tranquilla… ora ti porterò all'ospedale. E presto starai di nuovo bene! –
Selene vedeva il bel viso di Severus avvolto in una spessa nebbia, mentre le sua voce gentile proveniva da molto lontano… ma aveva perfettamente capito ciò che stava per accadere. Lei, l'orgogliosa e sprezzante insegnante di smaterializzazione. Lei e quel maledetto congresso in cui era saltato fuori che smaterializzarsi con un altro essere umano era ancora, di fatto, quasi impossibile. Ed invece Severus, che già le aveva salvato la vita, ora stava per smaterializzarsi con lei fra le braccia… per coprire il non indifferente tragitto fino al S. Mungo. Quale paradossale coincidenza… quale beffa per tutti quegli stupidi maghi… arroganti. Rhoxane aveva ragione… lei conosceva veramente un mago così potente da saperlo fare. Avrebbe voluto piangere, liberare il suo dolore nelle lacrime… ma stava troppo male… e non ne aveva la forza. Lasciò che lui la sollevasse tra le braccia e chiuse gli occhi… abbandonandosi al suo abbraccio. Non aveva mai amato nessun altro uomo… ed ora sapeva perfettamente il perché. Ma era troppo tardi. Inutilmente troppo tardi.
CAPITOLO XVII L'eredità
Il mare era liscio come l'olio e l'aria, tersa e tranquilla, era precorsa solo da una leggera e tiepida brezza. Tutto, intorno a lui, era l'emblema della pace e della serenità.
Ma non erano certo la calma e l'armonia che albergavano nel suo animo, in quel momento. Era seduto sul muretto dell'antica terrazza, con il possente maniero alle spalle e lo sguardo perso sull'infinita distesa d'acqua… dalla quale il sole morente traeva, solo ai suoi occhi, cupi riflessi sanguigni.
Ancora una volta era tornato a casa… ma non cercava più la quiete ed il silenzio. Ora era tornato esclusivamente per appropriarsi della vigorosa forza di quel luogo, per carpire tutta la potente energia dispersa da millenni in quell'aria. Se Lucius Malfoy era finalmente fuori gioco, rinchiuso ad Azkaban… Voldemort stava senza dubbio preparandosi allo scontro finale. E lui sarebbe stato perfettamente pronto.
Questa volta, infatti, era venuto per concludere ciò che non aveva mai avuto il coraggio di condurre a termine prima di allora: tornare alle sue origini ed accettare la sua pesante eredità… quella lasciatagli da Salazar Serpeverde.
La sua famiglia non poteva certo vantarsi di essere l'unica in cui scorreva ancora il sangue di quel grande mago, ma la sua antica nobiltà, e la ricchezza, le avevano permesso di poter conservare gli scritti di Serpeverde e la sua antica collezione di libri. E la vera eredità di Salazar consisteva, più che nei legami di sangue, in quelle antiche conoscenze.
Suo padre non avrebbe voluto che lui lo scoprisse quando era ancora un ragazzino, ma ci aveva pensato il nonno a dirglielo, appena prima che iniziasse a frequentare Hogwarts. Il vecchio Duca era un mago imponente ed irascibile, oltremodo orgoglioso di essere il discendente del grande Serpeverde… ed era molto amico di Voldemort. Il periodo del terrore di Voldemort era iniziato proprio quando lui aveva cominciato a frequentare Hogwarts… ed era stato un vanto che il Cappello Parlante lo avesse assegnato a Serpeverde. Ma, soprattutto, era stata la logica conseguenza connessa agli insegnamenti del nonno… che i suoi genitori non approvavano per nulla.
Tutto ciò che conosceva, compresi gli incantesimi proibiti, che già sapeva praticare al suo ingresso a Hogwarts, glielo aveva insegnato il vecchio Duca. E, sempre dal nonno, aveva ereditato la passione, e la predisposizione, a preparare complesse pozioni ed a sperimentarne sempre di nuove. Ricordava bene ogni singolo pomeriggio trascorso nel laboratorio del nonno ad imparare a distillare pericolose e potenti pozioni, usando estratti d'erbe magiche ormai estinte… sperimentando filtri che avrebbero permesso di controllare non solo il corpo ed i pensieri, ma anche la volontà ed i desideri. Tornava con la mente alle lunghe serate passate nella biblioteca ad esaminare preziosi, perché unici, antichissimi libri che ancora tramandavano conoscenze che il mondo dei maghi credeva perdute. Una magia potente ed antica, preesistente alla distinzione tra Magia Bianca e Magia Nera; una magia che non era fatta solo di complesse formule, in un'arcana lingua dimenticata, e di complicate sequenze di aulici gesti… occorreva anche una particolare predisposizione dell'animo, una profonda concentrazione che liberasse la mente da ogni pensiero materiale. Era ancora un bambino quando il nonno aveva incominciato, di nascosto dai suoi genitori, ad impartirgli questa particolare istruzione, convinto che in nessuna scuola al mondo gli avrebbero fornito quelle conoscenze. E lui aveva assorbito tutto, con facilità, dimostrando d'essere un allievo perfetto… addirittura superiore ad ogni più elevata aspettativa del nonno. E con l'aumentare delle sue conoscenze… aumentava la sua potenza e l'energia magica in lui si espandeva velocemente.
Ricordava lo sguardo pieno d'orgoglio di suo padre, che ancora era all'oscuro delle macchinazioni del vecchio Duca, quando indicava a sua madre l'incredibile ampiezza dell'aura magica di un bambino di dieci anni! Risuonavano ancora nel castello le sue orgogliose parole:
- Diventerai un mago potente Severus… molto più potente di chiunque io non abbia mai conosciuto. -
- Ma dovrai usare bene il tuo potere… - gli ricordava la mamma – con attenzione e discrezione… -
- Nel completo rispetto degli altri maghi… e dei babbani. Con giustizia e lealtà. – aggiungeva suo padre - E, se fosse necessario, dovrai mettere il tuo potere al servizio degli altri… e condividerlo con loro. –
Lui annuiva… ma poi ascoltava anche il nonno, che, nella penombra scura del laboratorio, pronunciava ben altre frasi… parole che lo esaltavano, che lo facevano sentire importante… che gli piacevano più di quelle dei suoi genitori. E mentre loro erano spesso lontani dal castello… il nonno era quasi sempre con lui. E gli parlava sempre più spesso di Lord Voldemort… un altro potentissimo mago. Che non piaceva per niente a suo padre.
Durante le vacanze di Natale del suo primo anno a Hogwarts aveva assistito, ovviamente non visto, ad una lunga discussione tra suo padre ed il nonno, che avrebbe dovuto essere illuminante… ma lui era ancora troppo giovane.
- Tom Riddle non metterà mai piede nel nostro castello papà. Possibile che tu ancora non voglia capire quale sia il suo unico interesse? –
- Dimmelo tu Roger, allora! – lo sfidò il nonno.
- Riddle è esclusivamente interessato alle antiche conoscenze custodite dalla nostra famiglia. Quello che vuole sono i nostri preziosi libri… ma dovrà passare sul mio cadavere… prima di poterci mettere le mani sopra. –
- Tu non usi quei libri, Roger. Li conosci bene… ma non hai mai voluto servirti del loro immenso potere. –
- Non c'è solo quel tuo maledetto… potere là dentro, papà. C'è molto… molto di più. Ma guarda dove ti ha portato la ricerca del "potere"… quasi confinato nei tuoi possedimenti. E solo perché al Ministero si fidano di me… ed io mi sono fatto tuo garante. – sospirò suo padre.
- Ma ti rifiuti di insegnare a Severus qualsiasi cosa sia contenuta in quei libri! –
- E' ancora un bambino. E' troppo presto… non capirebbe. Sarebbe troppo pericoloso per lui… come lo è stato per me, a suo tempo… - sospirò ancora suo padre.
- Se tu non avessi sposato Marianne… ora saresti un mago ben diverso. E saremmo entrambi al fianco di Lord Voldemort. – esclamò rabbiosamente l'altro.
- Ringrazio il cielo di aver incontrato Marianne sulla mia strada. Solo grazie a lei ho capito in quale guaio mi stavo cacciando… - sorrise tristemente il giovane mago. Quindi aggiunse, con voce piena d'irato disprezzo:
– Anch'io conosco molto bene Tom, forse meglio di te, papà. Che sia maledetto il giorno in cui ti ho presentato il miglior studente di Hogwarts… il mio modello! Ma è mai possibile che tu non ti renda conto che quel magoè semplicemente pieno d'odio e desiderio di vendetta? Ha esteso verso tutti i babbani l'odio che prova per suo padre… e per colpa di uno vuole eliminarli tutti. Vuole vendicare la sua infanzia infelice e miserevole imponendosi su ogni essere vivente per sottometterlo al suo volere… -
Ma il vecchio Duca gli aveva ormai girato le spalle esclamando:
- E questa verità chi te la ha svelata… quella santa donna di tua moglie? Non voglio più stare ad ascoltarti… -
Il giovane Severus aveva capito ben poco di tutti quei discorsi… ed aveva continuato a seguire gli insegnamenti del nonno, anche durante tutta la lunga estate, quando i suoi genitori non erano mai a casa. Lavoravano per il Ministero della Magia, gli aveva detto il nonno, ed il Ministero aveva gravi problemi in quel momento… veramente grossi.
Poi le cose erano cambiate e nelle successive vacanze di Natale aveva trovato il nonno reduce da una lunga malattia, improvvisamente vecchio e stanco. Ora non litigava più col papà, sembravano andare perfettamente d'accordo… e sorrideva perfino alla mamma, cosa che non gli aveva mai visto fare prima d'allora. Aveva anche sigillato l'accesso del suo laboratorio mediante un impenetrabile incantesimo… una perfetta barriera che lui era riuscito a vincere solo molti anni più tardi. Il Duca aveva cercato di spiegargli il motivo di quel cambiamento… ma lui, forse, non aveva voluto capire.
Quelle furono le ultime vacanze passate col nonno che lo esortava, con voce flebile e stanca, ad ascoltare i nuovi insegnamenti di suo padre… ed a dimenticare tutto quanto gli aveva sempre ripetuto fin da bambino….
- Ho sbagliato Severus… ho sbagliato tutto. Ascolta tuo padre… è quella la verità… dimentica tutto ciò che io ti ho insegnato… quello era solo Male. Tuo padre ha ragione… ha sempre avuto ragione… -
Alcuni mesi più tardi era tornato al castello per assistere al funerale del nonno. Suo padre non gli raccontò mai cos'era successo, gli disse solo che avrebbe sempre dovuto onorarne la memoria… perché se il Duca aveva compiuto molti errori nella sua vita… aveva poi saputo riscattarsi completamente ed onorevolmente.
L'estate successiva suo padre cominciò ad occuparsi della sua istruzione e lui poté riprendere a frequentare la sezione riservata della biblioteca di famiglia. Certo che gli insegnamenti di suo padre erano ben diversi da quelli del nonno… impostati su basi diametralmente opposte. I libri sui quali studiavano erano gli stessi… ma ben differenti erano le conclusioni. E finalmente gli raccontò integralmente la storia della loro famiglia, un'antichissima famiglia di maghi, le cui radici affondavano in un tempo ed un mondo ormai dimenticati. Gli confermò che anche la loro famiglia poteva vantarsi di affermare che nelle loro vene scorreva il nobile sangue di Salazar Serpeverde, e che nel loro maniero erano custoditi terribili segreti, protetti e tramandati nel tempo, anche a prezzo della vita, da innumerevoli generazioni di maghi che quei segreti avevano saputo usare… nel Bene o nel Male. Perché non c'era nulla che fosse solo Bene o solo Male, solo Luce o Tenebra: c'era solo la conoscenza, pura ed illimitata, racchiusa in quella collezione di libri, così preziosa perché unica. In ognuno di quegli inestimabili ed antichi libri era racchiuso un frammento di sapere… una goccia di potere. Ed il Bene ed il Male non erano nel sapere e nel potere… erano solo nell'animo di coloro che di quelle conoscenze facevano uso e che quel potere esercitavano. Da quelle pagine poteva stillare un veleno mortale… o l'antidoto a tutti i mali. Dipendeva da lui… solo da lui.
E lui non aveva che quattordici miseri anni. Ma tanti, troppi anni d'insegnamenti sbagliati alle spalle. Ed era una responsabilità troppo grande da affrontare da solo quando, due anni dopo, i suoi genitori morirono in circostanze misteriose.
Quando tornò al castello, dopo la loro morte, il laboratorio del nonno era sempre irrimediabilmente sigillato, ma la sezione riservata della Biblioteca… era desolatamente vuota. La sua rabbia fu tanto grande quanto vana…. Quali sole, terribili conseguenze, la sua ira furiosa cancellò il dolore per la perdita di suo padre, che stava finalmente imparando a conoscere ed annullò il ricordo dell'amore per sua madre….
E si ritrovò irreparabilmente solo… e totalmente confuso. Troppo giovane e troppo potente. Pieno di un'ira furibonda contro… contro qualunque cosa gli impedisse di approfondire le sue conoscenze… e di incrementare il suo potere!
A quel punto, Lord Voldemort gli aveva teso una mano amichevole: aveva il potere ed il sapere… come poteva rifiutare il suo aiuto?
Avrebbe potuto capire tutto l'inganno fin dal primo momento… ma non aveva voluto farlo, aveva chiuso gli occhi e si era tappato le orecchie. Era tornato al laboratorio del nonno e, grazie ai suggerimenti di Voldemort, era riuscito ad infrangerne i sigilli. Aveva riaperto il simbolo degli errori del vecchio Duca che, un tempo, aveva distillato per l'Oscuro Signore le sue potenti e letali pozioni. Ne aveva raccolto totalmente l'eredità, continuandone l'opera e perseverando in quel tremendo errore.
Aveva rivisto tra le mani di Voldemort, gelosamente custoditi, anche alcuni libri della biblioteca di famiglia. Un regalo di suo nonno, aveva sostenuto Voldemort. Ma lui sapeva che non era così: aveva studiato su quei libri con suo padre… dopo la morte del nonno. Eppure aveva voluto convincersi che si era confuso… che si trattava di altri testi….
Il tempo degli inganni trascorreva veloce e le sue mani avevano cominciato a tingersi di sangue. Il sapere ed il potere, fini a loro stessi, erano stati inebrianti, all'inizio. Ma tutto era diventato ben presto insensato e le parole di sua madre tornavano nella sua mente, come un incubo ricorrente:
- Il Bene ed il Male non esistono senza l'uomo… risiedono solo nel tuo animo. Il sapere ed il potere non sono né positivi né negativi: dipende solo dall'uso che farai di quelle conoscenze e di quel potere. Dipende da te… solo da te… solo dalla tua scelta. –
E lui ora sapeva di aver fatto, irrimediabilmente, la scelta sbagliata. Le tenebre erano scese, per sempre, sulla sua vita.
* * *
Il sole era ormai tramontato e Severus si riscosse: le tenebre erano solo intorno a lui, ma non erano più nella sua vita. Aveva cominciato a scacciarle tanti anni prima, quando l'aveva fatta finita con Voldemort… anche se loro erano rimaste a lambire la sua anima. Fino a quando era arrivata Rhoxane, con la luce della sua speranza. E lei era sempre lì, al suo fianco… ed aveva condiviso fino in fondo i ricordi che aveva rivissuto fissando il riverbero del sole nel mare.
Trasse un lungo sospiro, le strinse delicatamente la mano e mormorò:
- Grazie per essermi sempre vicina. –
- Condividere tutto, il presente ed il passato. Costruire insieme il futuro. Questa era la mia promessa d'amore. Ricordi? – rispose lei con dolce pacatezza.
- Ti sei scelta un compito ben difficile… col mio passato! – sorrise lui attirandola fra le braccia.
- Non che il presente… sia facile! Vorrà dire che punterò tutto sul futuro! –
- Ti prometto un futuro meraviglioso… te lo sei proprio meritata! – sussurrò chinandosi a sfiorarle le labbra mentre l'avvolgeva forte fra le braccia.
Rhoxane gli sorrise dolcemente… e poi pretese un piccolo acconto sul futuro… un lungo bacio, pieno di dolce passione.
- Non sono sicura di aver capito una cosa. Tuo nonno… è stato Voldemort ad ucciderlo? – chiese titubante.
- Mio padre non me l'ha mai detto esplicitamente. Ma il nonno, ad un certo punto, deve aver capito chi era Voldemort… e cosa realmente volesse da lui: i suoi libri. Gli ha detto di no… ed ha immolato la sua vita per quei libri che tanto amava. – sospirò Severus – Ma Voldemort non ha desistito dal suo proposito: del resto, quei libri erano essenziali per lui. Mio padre però lo conosceva bene e lo combatteva ormai da anni. Così non fu possibile alcun altro epilogo a questa storia: Voldemort uccideva chiunque gli sbarrasse il cammino… ed i miei genitori furono solo due vittime in più. –
- E poi rubò tutti i libri? –
- Non tutti. Papà aveva selezionato e nascosto alcuni testi, più importanti di altri… o più pericolosi. Io stesso li ho scoperti solo molti anni dopo. Su quelli Voldemort non è mai riuscito a metterci le mani… e questo è tutto il vantaggio su cui posso contare! –
Severus scrollò le spalle, con atteggiamento disincantato. Poi continuò:
- Ma dopo la caduta di Voldemort ho ritrovato tutti i libri della mia famiglia nel suo rifugio segreto e, prima che gli Auror distruggessero tutto, li ho riportati al loro posto… qui nel castello. E mi sono nuovamente immerso nel loro studio. Avevo ormai ventidue anni ed una terribile esperienza alle spalle: i miei occhi, ora, erano diversi ed l'animo non era più oscurato dalle brame del sapere e del potere. Ed in quei libri trovai, per la prima volta, quello che vi avevano sempre visto i miei genitori: la travolgente bellezza e la sublime poesia degli incanti usati da mia madre per il bosco e la sua radura… da mio padre per la sua foresta…. Ed io li ho usati per creare il mio giardino incantato. Ho riscoperto le magie che mutano il tempo, che sanno sottrarre il calore al sole e la luce alle stelle… - ed il sorriso brillava negli occhi neri di Severus mentre stringeva dolcemente a sé la sua donna.
Poi continuò, cupamente:
- Ma ho trovato anche terribili maledizioni di morte ed altre… che vanno ben oltre la morte…. Quei libri, quella magia, sono splendidi e maledetti, insieme. Mio padre diceva che la nostra società non era ancora pronta per conoscere nuovamente quell'antico sapere che tutti credono ormai perduto da tempo immemorabile. –
Rhoxane lo guardava, scossa e turbata dal tono cupo e dalla gravità delle sue parole.
- Ciò che il nonno mi aveva insegnato, quello che mio padre avrebbe saputo spiegarmi approfonditamente, ciò che Voldemort mi ha mostrato in modo distorto… era tutto in quei libri. L'ho capito col passare degli anni, nella mia disperata solitudine. Là c'era tutto ed il contrario di tutto, il principio e la fine, la vita e la morte, la felicità e l'oblio. Per tutti… tutti i maghi… che non sono ancora pronti per quell'eredità, quel sapere così pericoloso… l'immenso potere del sapere. Ma la mamma sosteneva che occorreva insegnare anche quel sapere, che bisognava condividerlo fra tutti… ed è questo lo spirito col quale ho spiegato i principi delle Arti Oscure in queste ultime due settimane… -
- E' rischioso… - sussurrò Rhoxane.
- Così diceva mio padre… ed aveva tenuto nascosti i libri. Ma la mamma ribatteva che se tutti, indistintamente, conoscessero quei libri… il malvagio potere in loro contenuto si dissolverebbe: se tutti potessero diventare come Voldemort… non ci sarebbe più alcun Voldemort. E di quel potere, alla fine, i maghi finirebbero per usare solo la parte buona! – terminò con un soave sorriso sulle labbra.
- Un'inguaribile ottimista… tua madre! – esclamò la maga.
- Proprio come te, amore mio. – rise Severus stringendola di nuovo tra le braccia – Ed è per questo che avrò bisogno del tuo aiuto! –
Un lungo bacio suggellò quel loro nuovo accordo.
- Ora rientriamo nel castello. Domattina tornerai a Hogwarts mentre io riaprirò il laboratorio… e quei libri. –
- No. Non ti lascerò solo. Per nulla al mondo. –
Severus sorrise: lo sapeva benissimo che non se ne sarebbe andata… non subito, almeno. E ne era felice.
* * *
Il mattino dopo, per prima cosa, scesero nei sotterranei dove si trovava il laboratorio. L'aria diaccia era umida e le pareti del lungo corridoio, male illuminato da torce che irradiavano una fredda luce verdognola, trasudavano acqua che scorreva lentamente, goccia dopo goccia, scavando cupi arabeschi tra la muffa scivolosa del pavimento.
- Ora capisco il tuo amore per i sotterranei di Hogwarts… dopo aver passato l'infanzia qui… - esclamò Rhoxane rabbrividendo.
- A dir la verità… non fosse stato per le pozioni che distillavo col nonno… ho sempre odiato questo sotterraneo. Ne ero terrorizzato, addirittura. Ricorda che ero un ragazzino di neanche nove anni! –
Erano arrivati davanti alla massiccia porta del laboratorio. Un grande stemma di bronzo brunito la sovrastava. Quando Severus pronunciò, in una lingua sconosciuta, il complesso incantesimo d'apertura, i serpenti intrecciati parvero animarsi di vita propria e lo stemma rifulse di una brillante ed intensa luce verde. La pesante porta cominciò lentamente a muoversi sui cardini con uno stridio cupo. Rhoxane fu percorsa da un brivido e Severus le cinse le spalle col braccio.
Mentre entravano, il laboratorio s'illuminò di un'intensa luce bianca che creava un forte contrasto con l'ambiente circostante… ma lei sapeva che la luce era essenziale per valutare la riuscita di una pozione, il colore, la consistenza…. Il laboratorio era in perfetto ordine e non c'era neppure un filo di polvere sulle ampolle perfettamente allineate negli scaffali che tappezzavano interamente due pareti contigue, né sui barattoli di vetro che contenevano i vari ingredienti. Alcune file di provette scintillavano sotto la luce mentre diversi libri erano ordinatamente disposti in due piccole librerie a lato della porta. Due grandi tavoli, col piano di marmo percorso da profonde venature di un verde cupo, occupavano la parte centrale del laboratorio, mentre da un lato vi era un ampio focolare con quattro paioli di dimensioni diverse. Un grosso armadio di legno, con le ante intagliate con complessi disegni, occupava lo spazio restante di quella parete.
Ad un cenno di Severus il fuoco si accese nel camino, mentre lui apriva l'armadio che conteneva altre ampolle, ricolme di liquidi di diversi colori, ed antichi libri e pergamene. Verificò con attenzione le ampolle e spuntò la lista su una pergamena: era tutto perfettamente a posto. Prese tre ampolle e cominciò ad armeggiare con due di loro, versando poche gocce in altrettanti bicchieri dove le diluì. Quindi bevve i due preparati, in un sorso.
- Le ho distillate con il nonno. La prima aumenta la potenza magica individuale… e Voldemort l'ha usata per anni. La seconda rafforza e vivifica la memoria… devo compiere un "ripasso" molto intenso in pochi giorni! – spiegò sorridendo, mentre inarcava leggermente il sopracciglio. – Questa invece è la base per preparare la Pozione dell'Invisibilità. E poi dobbiamo preparare la Pozione di Scudo… che permette all'aura magica di bloccare le maledizioni dell'avversario e la Pozione Protettiva, che permette un'efficace riduzione del consumo d'energia magica nel corso di un duello. –
Gli occhi neri di Severus scintillavano mentre si beava dello stupore che si stava diffondendo sul bel viso di Rhoxane. Quindi le diede precise disposizioni sul lavoro da farsi e, in silenzio, cominciarono a preparare le pozioni.
I calderoni sobbollivano lentamente sul fuoco mentre Severus stava rileggendo un libro. Rhoxane terminò di riordinare e venne poi a sedersi in braccio a lui… che, ben presto, si rassegnò e smise di leggere. Chiuse gli occhi e l'abbracciò, dolcemente, poi rimasero in silenzio ad ascoltare i battiti dei loro cuori ed il ribollire dei calderoni.
* * *
Passarono l'intero pomeriggio nella biblioteca, nella parte nascosta, dove erano conservati gli antichi libri della sua famiglia. Sfogliò con attenzione vari libri e, grazie alla pozione bevuta il mattino, riuscì velocemente ad imprimere indelebilmente nella mente le diverse formule degli incantesimi che potevano essergli utili in un duello, all'ultimo sangue, con Voldemort. Formule complesse, in un'arcana lingua dimenticata da secoli, ma vivide nelle lettere magistralmente effigiate sui libri.
Rhoxane, dal canto suo, era sprofondata in una poltrona e divorava un libro dietro l'altro, trattenendosi a fatica dal chiedere spiegazioni a Severus: non doveva assolutamente interromperlo nel suo lavoro.
Dopo cena si concentrò nella lettura di quei libri che Voldemort non aveva mai avuto a disposizione, quei libri che suo padre aveva occultato con particolare attenzione. Lì, forse, avrebbe potuto trovare qualcosa che poteva dargli un vero vantaggio contro il Signore Oscuro. Quel potente Incantesimo di Barriera, ad esempio, o quello che permetteva di assorbire l'energia dell'avversario… pericolosissimo se non fosse poi riuscito a controllare l'energia negativa di Voldemort.
Era ormai notte fonda quando Rhoxane chiuse il suo libro. Guardò Severus e fu quasi spaventata dallo sguardo esaltato del suo uomo. Aveva bevuto un'altra dose del Filtro di Potenza e la sua aura magica sembrava quasi… solida ora. I suoi occhi, arrossati dallo sforzo della lettura, erano pervasi da una luce di delirio mentre si concentrava e ripeteva a fior di labbra la cantilena di quel nuovo incantesimo che poteva dilatare a piacere il tempo soggettivo. Per un attimo, fu avvolto da una tremolante luce opalescente, quindi ogni suo movimento assunse un'incredibile velocità.
- Severus… Severus… fermati! – gridò lei.
Ancora un riverbero lattiginoso… ed i movimenti di Severus tornarono alla velocità normale. Nei suoi occhi ardeva ancora un barlume di luce esaltata. Ma il suo sorriso era molto soddisfatto: quello era proprio un incantesimo… interessante. Si rese immediatamente conto che Rhoxane era molto scossa e la tranquillizzò:
- E' tutto sotto controllo, stai tranquilla. Però è molto tardi, ora, sarai stanca. -
- Tu no? – chiese lei.
- Mmmm… non direi. Sono piuttosto… esaltato dai miei progressi… credo. Ma anche molto più sicuro di me. E determinato… a vincere. – esclamò fieramente.
Rhoxane sorrise e con una mano gli scompigliò i lunghi capelli neri:
- Non sono poi così… stanca. – sussurrò con dolce malizia.
Severus sorrise mordicchiandosi un labbro.
- Mi piacerebbe scoprire se quel Filtro di Potenza ha altri effetti collaterali… piacevoli… - aggiunse lei.
In quegli occhi scuri, ora, brillava solo la luce intensa del desiderio:
- Non saprei… ma mi sembra una sperimentazione importante… improrogabile… – sussurrò con ardore mentre la stringeva contro il suo corpo.
* * *
Il mattino dopo, quando Rhoxane si svegliò, non trovò più nel letto accanto a sé Severus. Lo raggiunse, più tardi, in biblioteca. Nuovi libri erano appoggiati sul tavolo e lui era assorto nella lettura. Doveva essersi alzato all'alba, perché era già passato anche in laboratorio, giacché due nuove ampolle erano inserite nell'apposito contenitore. Ed una nuova dose di quel Filtro faceva probabilmente scorrere impetuoso il potere nelle sue vene.
Si chiese se Severus fosse realmente pronto per quella prova, l'ultima e quasi impossibile sfida. Che era il confronto col Potere e con l'Odio che Voldemort rappresentava. Non dubitava sull'esito dello scontro con il mago Voldemort: Silente aveva ragione quando aveva detto che Severus era ormai più potente del Signore Oscuro… e che doveva solo avere fiducia in se stesso. E quella fiducia, ora, lui l'aveva pienamente.
Si chiedeva però, con gran timore, se era realmente pronto ad affrontare la sfida con l'Odio: con Malfoy aveva dimostrato di poter controllare l'odio che c'era in lui… ma con Voldemort? Anche di fronte all'assassino dei suoi genitori… alla causa della sua lunga infelicità… alla radice dei suoi tremendi rimorsi… avrebbe saputo padroneggiare l'odio ed indirizzare la sua ira?
Ma ancor più temeva la prova con il Potere… ne sarebbe uscito indenne? O avrebbe ceduto alle sue ingannevoli lusinghe? Dopo quello scontro… sarebbe stato ancora il suo dolce Severus?
In quell'istante lui alzò gli occhi dal libro… e nel suo sguardo brillava limpida la risposta. Ancora non si era abituata alla loro possibilità di captare reciprocamente i pensieri.
Severus si alzò dalla poltrona, sorridente, e corse ad abbracciarla sussurrandole dolcemente nell'orecchio:
- Sì… sì… sì. Ecco la mia dolce risposta. –
Un lungo, dolcissimo bacio, intriso d'amore e di passione.
- Vincerò Voldemort, rifuggirò dall'odio e non cederò al fascino del potere. E poi tornerò a stringerti tra le braccia… e a baciarti. Come adesso. – sussurrò cominciando a sfiorarle le labbra – e non ti libererai mai di me… mai… -
La giornata era ormai al termine ed era stata molto fruttuosa. Nuove pozioni erano ordinatamente disposte su uno dei tavoli del laboratorio e molti altri potenti incantesimi affollavano, ordinatamente, la mente del mago. Ma per Rhoxane era arrivato il momento di tornare a Hogwarts.
- Ti prego… - scongiurò lei – lasciami restare con te. –
- Mi dispiace… non è possibile. Domani è lunedì e devi tenere le lezioni di Difesa. Io tornerò appena possibile… non mi manca poi molto… -
- Almeno questa notte… giuro che me ne andrò via prestissimo domattina. – chiese lei con quella sua irresistibile aria da bambina.
Severus scosse la testa e sussurrò:
- Sai sempre come prendermi… -
Lei gli sorrise abbracciandolo.
CAPITOLO XVIII L'ultima sfidaEra rimasto solo.
Una volta terminata la lettura degli ultimi libri e distillate le nuove pozioni… rimaneva la parte più difficile. Doveva far appello all'antica meditazione… e trovare la profonda concentrazione necessaria a liberare la mente da ogni pensiero contingente. E quando anima e mente si fossero fuse in un unico insieme, allora avrebbe potuto utilizzare, al massimo della loro potenza, quegli straordinari incantesimi. Quello era il suo obiettivo.
Ora era concentrato su quell'ultima pozione, forse la più complicata che non avesse mai preparato in vita sua: un filtro per rafforzare la fiducia in se stessi. Rise tra sé, pensando se occorresse anche berlo… o se bastasse la semplice preparazione a fare effetto: chi riusciva a preparare correttamente quell'astrusa pozione… doveva per forza aver maturato, approntandola, un'enorme fiducia in sé. Ecco… finalmente era pronta. Scostò i capelli dalla fronte sudata e valutò il risultato: sì, il filtro era perfetto. Accostò le labbra al bicchierino e ne sorbì un piccolo sorso. Quindi rimase in attesa.
La percezione arrivò gradualmente mentre cominciava ad avvertire il delicato potere del liquido che scorreva nelle vene… a rafforzare la volontà, ad accrescere la sicurezza, a potenziare il coraggio. Una meravigliosa sensazione di poter fare completo affidamento sulle proprie forze lo pervase, mentre la certezza della reale possibilità di raggiungere l'obiettivo si diffondeva nella sua mente. La forza della speranza invadeva il suo animo, sostenuta dall'intima fiducia in se stesso.
Una pozione indubbiamente pericolosa… che poteva portare facilmente alla morte se non sostenuta da reali capacità. Ma, in casi disperati, poteva rappresentare l'ultima possibilità di salvezza. Un'altra provetta da nascondere nelle pieghe del suo mantello.
Rivolse infine l'attenzione al suo pugnale di Mangiamorte, il maledetto simbolo degli atroci misfatti che aveva perpetrato in quegli anni oscurati dalle tenebre. Sollevò l'arma, dalla sottile ed affilata lama… un brivido di orrore gli percorse la schiena mentre spietate immagini riempivano la sua mente. Ricacciò il brivido nel profondo della spina dorsale ed immerse il pugnale nel liquido tiepido del calderone. Si concentrò e pronunciò una lunga formula: il potente veleno si agitò, la superficie s'increspò e si ricoprì di una densa e cupa schiuma rossa… ed un odore acre di sangue penetrò nelle sue narici. Le sue mani tremarono… ma non lasciarono l'arma. Nessun filtro, nessun incantesimo mai… avrebbero più potuto purificare quella lama. Ma ora, quel pugnale, si sarebbe rivolto solo verso coloro che quel sangue innocente avevano versato, senza mai provarne orrore e disprezzo per sé.
In quei due giorni di totale solitudine, trascorsi nel suo antico e possente maniero, Severus aveva applicato gli arcani metodi di meditazione che il nonno gli aveva insegnato ed ora era in grado di fondere anima e mente al semplice schioccare delle dita. Gli innumerevoli incantesimi che reputava utili alla sfida con Voldemort erano lucidamente conservati nella sua memoria, mentre diverse fialette di pozioni erano inserite all'interno della sua cintura, pronte ad essere utilizzate alla bisogna. Il pugnale da Mangiamorte era infilato a sinistra, mentre a destra ne infilò un altro, più lungo e pesante. Dal fodero d'argento, sul quale si attorcigliavano sottili serpenti di smeraldi, spuntava l'elsa scintillante sulla quale era inciso il nome di Salazar Serpeverde… e con quello avrebbe definitivamente annientato il demone dell'odio di Voldemort. Aveva fatto grande uso, in quei giorni, della Pozione che aumentava la potenza magica… e la sua aura magica rifulgeva più palese e tangibile che mai.
I suoi occhi neri brillavano di determinazione: era ineluttabilmente pronto alla sfida finale.
Scese per un'ultima volta sulla terrazza: il sole era a picco e sfolgorava sul mare, pieno di forza e di calore. E così si sentiva lui… impavido in quell'aria immobile.
Una sensazione di terrore lo colpì all'improvviso. Si guardò alle spalle ed estrasse repentinamente la bacchetta, pronto alla lotta. Ci vollero alcune frazioni di secondo per comprendere che stava percependo le sensazioni di Rhoxane: paura, sconforto, disperazione. E dolore… un tremendo dolore. Poi, solo il nulla.
Chiuse gli occhi e si smaterializzò.
Il sole era oscurato sopra al castello di Hogwarts. Mentre correva veloce, al limitare della Foresta Proibita, dirigendosi verso il parco del castello, alzò gli occhi al cielo. L'enorme Marchio Nero troneggiava nella volta celeste, oscurando con le sue tenebre anche il possente sole.
Urla disperate provenivano dalla scuola ed una torre era in fiamme. Una folla disordinata di ragazzini urlanti usciva dall'ingresso principale, mentre alcuni professori cercavano di arginare il loro terrore.
In pochi istanti fu davanti al portone: la Prof. McGranitt aveva un'aria sconvolta ed assisteva impotente all'esodo disordinato dei ragazzi, la bacchetta ancora levata fra le mani, mentre Hagrid singhiozzava in un angolo, reggendo il corpo esanime del piccolo Prof. Vitious.
- Cos'è successo Minerva? – urlò Piton.
La McGranitt lo guardò ed i suoi occhi si riempirono improvvisamente di lacrime.
- Voldemort… Albus… - singhiozzò la Vice-Preside.
- Dov'è Albus? – chiese, cercando di moderare il tono di voce.
Minerva fece un cenno disperato in direzione del Marchio Nero e poi si accasciò tra le sue braccia.
Piton la sostenne e mormorò:
- No… non può essere… -
- … morto… - terminò singhiozzando disperata la maga.
- Com'è possibile? Com'è potuto penetrare Voldemort? – poi si guardò intorno ed una sensazione di insopportabile angoscia lo assalì – Dove… dov'è Rhoxane? –
Minerva continuava a singhiozzare disperata.
- Rubeus! – urlò Piton – Dov'è Rhoxane? –
Ma anche da lui non ottenne risposta alcuna.
- Basta! – urlò nuovamente scrollando la maga – Smettila di piangere Minerva… devo sapere esattamente cos'è successo. Subito! –
Una gran folla di studenti si era riunita attorno a lui. Sembrava che i prefetti ed i capiscuola, dopo averlo visto, cercassero di riprendere, coraggiosamente, il controllo della situazione.
- Voldemort è apparso all'improvviso in Sala Grande. – mormorò la McGranitt con un filo di voce. – Pensavamo che volesse Potter. Rhoxane si è alzata, insieme a Silente, per proteggere il ragazzo. C'è stato un enorme lampo di luce e diversi studenti di Grifondoro si sono accasciati a terra, mentre un'agghiacciante risata riempiva la sala. –
- Potter? – chiese Piton, inarcando un sopracciglio.
Minerva scrollò la testa, poi continuò:
- Diversi Mangiamorte sono entrati dalla porta a lato del tavolo dei professori… e sono cominciati i duelli…. La Sala Grande è un lago di sangue… il loro… ed il nostro. –
Piton notò che anche la McGranitt sanguinava abbondantemente da un profondo taglio sul braccio sinistro.
- Silente ha affrontato Voldemort, mentre Rhoxane metteva in salvo Potter ed i suoi amici. – continuò Minerva, che pareva stesse riprendendosi. – E' stato un lungo duello, senza esclusioni di colpi…. Albus avrebbe potuto ucciderlo… ma ha esitato, temendo di uccidere anche degli studenti. Ed è stata la fine. –
Il racconto di Minerva s'interruppe bruscamente mentre la maga ebbe un cedimento: stava perdendo molto sangue. Piton si diede dello stupido per non averci pensato prima e, con un rapido gesto della mano, fece richiudere la profonda ferita. Lei gli sorrise, senza alcuna espressione nel volto pallido. Poi, con grande sforzo, continuò:
- Rhoxane è tornata, quando era troppo tardi per Albus, mentre noi professori eravamo ormai perdenti nello scontro con i Mangiamorte ed i ragazzi fuggivano disperati da tutte le uscite. Ha coraggiosamente affrontato Voldemort… e gli ha dato filo da torcere… quasi quanto Albus… -
Un istante di penoso silenzio, mentre Minerva sfuggiva allo sguardo di quei penetranti occhi neri.
- E poi? – mormorò Piton con voce spezzata.
- I Mangiamorte l'hanno accerchiata e catturata. Voldemort l'ha toccata… e lei ha disperatamente urlato…. Poi è svenuta… e l'hanno portata via con loro. – un lungo sospiro sfuggì dalle labbra contratte della maga. – Poi sono scomparsi… all'improvviso, come erano arrivati. –
Piton rimase immobile, continuando a sostenere Minerva che si era abbandonata tra le sue braccia, lo sguardo fisso davanti a sé, gli occhi scintillanti di gelido e controllato odio. Sembrava avesse smesso di respirare ed il suo cuore batteva lento mentre il sangue gli pulsava, dolorosamente, nelle tempie.
Pochi istanti d'incommensurabile strazio… poi la consapevolezza che Rhoxane era ancora viva bruciò acuta nella sua mente. Era solo un'esca: Voldemort l'aveva presa solo per attirarlo nella sua trappola mortale.
Prese Minerva per le spalle e la scrollò:
- Torna in te… la scuola ha bisogno della tua guida, almeno fino a quando gli uomini del Ministero non arriveranno. Sgombrate la torre e le zone limitrofe. Portate fuori i feriti ed occupatevi di loro. –
Si rivolse ai prefetti, ai capiscuola ed ai professori sopravvissuti e disse loro, con voce calma:
- Voldemort non tornerà… non temete. Ora, io andrò a riprendere Rhoxane. –
- Severus… - esclamò Minerva atterrita.
- Tornerò… con Rhoxane. E non sentirete mai più parlare di Voldemort. –
Si diresse verso la Foresta Proibita. Poi si fermò. Con la morte di Silente i potenti incantesimi da lui evocati a protezione della scuola dovevano essersi dissolti. Poteva smaterializzarsi anche nel parco. Doveva solo individuare il rifugio dell'Oscuro. Si concentrò: se Lui poteva chiamare a sé i suoi Mangiamorte tramite il legame col Marchio… allora sarebbe riuscito, sempre tramite il Marchio, a localizzare il luogo dove si trovava Voldemort. Aprì la fibbia che fermava il mantello e lo lasciò scivolare a terra. Sollevò quindi la manica della camicia e vi infilò sotto la mano, fino a sentire il Marchio sotto le dita. La concentrazione era completa… il Marchio cominciò a bruciare dolorosamente sulla pelle… e si smaterializzò pronunciando l'Incantesimo d'Invisibilità.
* * * * * * * *
I suoi occhi si abituarono lentamente all'oscurità, rotta solo dai bagliori purpurei che si levavano da un grande braciere. Si trovava in un antico tempio sotterraneo… dedicato ad un culto di cui la memoria stessa era ormai dimenticata da secoli. Un'arena semicircolare circondata da tre ordini di gradini sui quali erano schierati i Mangiamorte. Immense e scure colonne sostenevano la volta di nera pietra. Al centro vi era un vecchio altare, semi diroccato, con una pietra sacrificale. Di fianco c'era Rhoxane, immobile. Indossava una lunga tunica bianca, completamente trasparente e molto scollata. Era l'unica figura illuminata dai rossi bagliori delle fiamme.
Voldemort osservava, gli scintillanti occhi di rubino fissi sulla maga. Lo stava aspettando. Sapeva che all'Oscuro Signore erano sempre piaciute quelle cupe e tragiche scenografie. Ma, quella volta, si sarebbe trattato di una tragedia con un unico atto… e sarebbe stato lui il regista.
Studiò rapidamente la situazione, mentre scendeva con cautela i tre alti scalini. Estrasse quindi il piccolo e micidiale pugnale incantato ed avvelenato… per ogni sua vittima innocente ora sarebbe caduto un carnefice. L'arma bruciava e vibrava nelle sue mani mentre col pensiero indirizzava con precisione la lama… che infine si scagliò veloce, quasi invisibile, a compiere la sua vendetta. Ed i Mangiamorte cominciarono a cadere a terra, quasi senza un grido, uno dopo l'altro, mentre il loro sangue macchiava l'antica pietra colando dai gradini in lenti rivoli.
Gli occhi di Voldemort avevano rapidamente percorso tutta la sala e, mentre anche l'ultimo dei suoi Mangiamorte si accasciava silenziosamente a terra, dalla sua bacchetta si era già irradiata una leggera nebbiolina che saturò, in un istante, l'intera sala… rivelando l'invisibile presenza che risaltò, quale macchia scura, tra il vapore. L'Incanto d'Invisibilità era ormai superfluo… ma aveva dato il suo prezioso contributo.
Piton apparve al centro del semicerchio: era arrivato il momento della sfida suprema.
- Ti aspettavo. – disse Voldemort con fredda voce metallica, indicando Rhoxane. – Del resto, ti avevo invitato io! –
Quindi prese a battere lentamente le mani, mentre un sorriso beffardo stirava le sue labbra sottili:
- Meriti i miei applausi, Severus. Non avevo previsto questa tua singolare entrata in scena… veramente degna del primo attore. Del resto, ho sempre potuto contare su di te: un ottimo servo… ed ora un degno avversario. Ed io m'inchino alla tua bravura! –
Così dicendo, Voldemort s'inchinò leggermente… mentre dalla sua bacchetta partiva veloce la prima maledizione… facilmente deviata da Piton che non si era certo lasciato distrarre da quelle melliflue parole.
Rhoxane era sempre immobile, vicino all'altare, bloccata da un incantesimo di Voldemort.
- Non ti sei inchinato davanti a me, oggi, Severus. Non hai baciato l'orlo della mia veste. Forse non te ne ho dato il tempo? – e le labbra dell'Oscuro Signore si incurvarono in un sorriso maligno.
- Tu non sei più il mio signore… - rispose Piton con voce sicura.
- Io credo che tu ti stia sbagliando Severus. – sussurrò Voldemort con voce suadente – Stai commettendo un errore… un grave errore. –
- Il mio unico errore l'ho commesso tanti anni fa… quando per la prima volta mi sono inchinato davanti a te. -
Un getto d'intensa luce rossa scaturì nuovamente dalla bacchetta di Voldemort, immediatamente seguita da sottili lingue di fuoco. Piton deviò il raggio contro una parete e trasfigurò le fiamme in velenosi rampicanti che rispedì contro Voldemort. Mentre quest'ultimo si liberava da quell'attacco, osservò Rhoxane cercando di individuare l'incanto che la teneva prigioniera. Un sibilo l'avvertì che l'Oscuro stava nuovamente attaccando: una serie di micidiali serpentelli si stava abbattendo su di lui. Con la bacchetta creò una barriera di fuoco davanti a sé, nella quale i serpenti s'immersero sfrigolando… per essere sbalzati indietro quali minuscoli dardi infuocati.
- Vedo che hai studiato a fondo gli arcani e fantasiosi incanti Severus… - sorrise Voldemort, facendo apparire un antico scudo di bronzo contro il quale i darsi s'infransero.
- Volevo offrirti un ultimo duello… alla tua altezza. – rispose, mentre ancora i suoi occhi scintillanti stavano studiando l'aria attorno a Rhoxane.
- La tengo prigioniera nella mia mente, Severus. E' lì che dovrai andare a riprendertela… se ne avrai il coraggio… e la capacità! Ma prima di poter violare la mia mente… dovrai battermi in questo gioco… - e la sua risata risuonò fredda nella sala cupa.
Piton inarcò il sopracciglio e smise di osservare Rhoxane. Avrebbe dovuto aspettarselo: l'Oscuro sapeva sempre stupirlo.
Dalla bacchetta di Lord Voldemort ora i malefici uscivano in veloce sequenza, concentrati nell'area intorno a lui. Ne deviò alcuni con la bacchetta, altri con la mano libera ed altri ancora s'infransero sullo scudo di protezione che aveva evocato… quell'attimo di distrazione avrebbe potuto essergli fatale. Voldemort si stava slanciando verso di lui ed una maledizione ben più potente dell'Avada Kedavra era già uscita dalle sue labbra. Il pensiero di Piton fu fulmineo ed una Barriera Nera, rievocata da una magia ormai da tempo dimenticata, si materializzò davanti a lui. La fredda risata di scherno morì sulle labbra dell'Oscuro mentre quella barriera di fitta tenebra avvolgeva la luce viola della sua maledizione e gliela rifletteva contro, ancora più intensa e veloce: Voldemort scomparve per alcuni lunghi istanti e ricomparve alle spalle di Rhoxane.
- E' bella la tua donna, Severus. Forte, intelligente e coraggiosa. – sussurrò facendo scorrere le affusolate e pallide dita lungo il viso di Rhoxane. – Ha combattuto a lungo… poi ho dovuto essere crudele con lei… l'ho fatta soffrire… - Continuò a far scendere languidamente la mano sul seno della donna - … anche in questo momento sta soffrendo atrocemente… ma non vuole cedere… -
Gli occhi di Severus erano due crateri ribollenti di magma infuocato, mentre le sue labbra erano strettamente serrate. Si mosse di lato affinché Voldemort non fosse più coperto dal corpo di Rhoxane, quindi si avvicinò mormorando a fior di labbra la lunga nenia dell'Incanto di Dilatazione Temporale. Infine scagliò, con millimetrica precisione, il suo raggio mortale. La rapidità dei suoi movimenti fu tale che raggiunse Rhoxane ben prima dell'arrivo del suo maleficio e la strappò dalle mani di Voldemort, rotolando infine a terra con lei. Rimasto senza il suo scudo, l'Oscuro riuscì solo in parte a contrastare il potere della maledizione e fu sbalzato con violenza contro la parete.
Nell'abbracciarla, Severus si era reso conto che il corpo di Rhoxane era terribilmente freddo ed un orribile sospetto si fece strada nella sua mente: in qualche modo Voldemort le stava risucchiando tutta l'energia. Doveva fare presto.
Fu di nuovo in piedi, di fronte a colui che un tempo era stato il suo Signore… ma che ora non temeva più.
- Vedo che sei finalmente diventato il potente mago che tuo nonno aveva sempre sognato… peccato che neppure tuo padre possa più ammirarti. – lo schernì Voldemort sogghignando.
Piton strinse ancor più fermamente le labbra… non doveva assolutamente lasciarsi trascinare dalle parole di Voldemort, doveva rimanere perfettamente lucido e distaccato.
- Mi dispiace Severus, ma ho dovuto farlo… capisci? Non avevo alternative e quei libri erano troppo importanti per me. Ed anche tu eri diventato importante… ora che tuo nonno non poteva più distillare le pozioni che mi servivano. Non ero mai riuscito a convincerlo a darmi le formule. Con te è stato tutto più facile… giovane e ingenuo com'eri! -
Strinse con forza i pugni mentre sentiva che l'odio e la bramosia di vendetta cominciavano a vorticare violentemente nella sua mente. S'impose di continuare a rimanere in silenzio… ma i battiti del suo cuore acceleravano sempre più.
- Tu eri indeciso… troppo giovane per scegliere. Ed i tuoi genitori erano un ostacolo… ti trattenevano dalla loro parte…. Ma la loro morte è stata orribile… non è rimasto nulla dei loro corpi… ed era così bella tua madre… -
- NOOOO… - un urlo disperato… era sua anche la responsabilità della morte dei suoi genitori.
Un'onda di fuoco emerse dal nulla, immensa e veloce gli si dirigeva contro. E Rhoxane era a terra dietro di lui…. Con gesto fulmineo estrasse una provetta dalla cintura e la gettò a terra davanti a sé: una barriera di solido ghiaccio si frappose subitanea al fronte delle fiamme. Se fosse riuscito ad arginare l'odio verso Voldemort, così come aveva controllato l'avanzare delle fiamme… avrebbe potuto vincere. Non doveva cedere all'odio.
Riprese a scagliare potenti malefici a raffica contro Voldemort… doveva farlo stare zitto. L'Oscuro arretrava, difendendosi con una certa fatica. Un ultimo colpo lo fece rotolare ai piedi dei gradini dove, in una conca tra le pietre, si era raccolto il sangue dei suoi Mangiamorte. Voldemort lo raccolse con una mano e lo portò alla bocca… bevendo avidamente
- Vedi Severus… io qui ritrovo tutta la mia energia! – esclamò voracemente, mentre il sangue gli colava sul mento e sulla tunica nera.
- Ed anche tu potresti rigenerarti… se solo sapessi abbandonarti all'odio. Ma non ti è mai piaciuto il sangue… per il sangue. Tu volevi il sapere, anche le antiche ed oscure conoscenze che una società ipocrita aveva ripudiato e occultato… perché temeva l'immenso potere che ne poteva scaturire. – Voldemort si era nuovamente levato in piedi. – Ma tu volevi solo il sapere per il sapere… non t'interessava il potere. Anche se avresti saputo usarlo bene tu… puro e incorrotto com'eri. Io ti diedi quel sapere, ma lo contaminai col sangue… -
L'Oscuro si chinò ed immerse nuovamente le mani nel sangue e poi le levò in alto, sopra il capo, in una sorta di macabra doccia:
- Eri giovane Severus… ed io ti ho ingannato. Ed il sangue e l'odio sono ormai connaturati in te… e tu sei mio: quel marchio che brucia intensamente sulla tua pelle ne è la prova inconfutabile: la prova della tua schiavitù! –
Piton si portò la mano all'avambraccio: un dolore lancinante si stava propagando da quel maledetto emblema dell'odio e gli serrava lo stomaco. Doveva controllare ogni muscolo per non tremare vistosamente… mentre l'odio cercava di penetrare nella sua mente. Ondate di panico lo assalirono all'improvviso, con una sensazione così dolorosamente incontrollabile che si sentì sprofondare nelle tenebre… non riusciva più a muoversi… a controllare il suo corpo. Sentì la bacchetta scivolargli lentamente dalla mano mentre l'odio della mente dell'Oscuro lo avvolgeva completamente conducendolo nel regno sconfinato dell'orrore.
E l'odio crebbe in lui, mentre la rabbia esplodeva e la smania di vendetta lo trascinava con sé, in quel pozzo senza fondo popolato solo dall'orrore dei suoi incubi. Ora camminava in quelle tenebre cedevoli, che si deformavano al suo passaggio… e lo sospingevano ad avanzare. Il Passato lo premeva alle spalle e le sue mani grondavano sangue… e davanti a lui si ergeva l'essenza del Male pronta a ghermirgli definitivamente l'anima. Non era più l'incubo delle colpe del passato a soffocarlo ed a schiacciarlo adesso… ma l'orrore per il futuro…. Un futuro che lui non aveva scelto, un futuro che lo atterriva… un futuro che rifiutava recisamente. Un vortice di pensieri e di parole era intorno a lui, echeggiava tra le tenebre e rimbombava nella sua mente:
- Il Bene ed il Male, di per sé, non esistono… prendono vita da te, dai tuoi pensieri, dalle tue scelte… e tu puoi sempre scegliere… hai diritto di scegliere… nessuno può importi il Male se tu lo rifiuti! –
- Il percorso dell'odio è solo la distruzione… nulla sopravvive. L'odio alimenta solo se stesso cibandosi di ogni altro sentimento… intorno all'odio vi è solo desolazione estrema… e non c'è futuro nell'odio! –
L'eco di quelle parole si stava diffondendo tra le tenebre, quasi respingendole ed indicandogli la via da seguire. Ora però il cammino era impervio e mille ostacoli gli si paravano davanti, mille terribili ricordi cercavano di trattenerlo, di farlo affondare nel fango. Sguainò il lungo pugnale di Salazar Serpeverde e recise quei legami, con forza e decisione… per sempre. Aveva già fatto la sua vera e libera scelta tanti anni prima… e avrebbe continuato a tenervi fede.
All'improvviso, l'oscurità cominciò a diradarsi ed in fondo ad un cunicolo intravide una pallida luce verde. Vi si diresse velocemente, sempre col pugnale sguainato. Rhoxane giaceva a terra ed il corpo era sempre più freddo. Si chinò sul suo viso e le sfiorò le labbra… respirava. Scorse un'altra sagoma confusa in lontananza: probabilmente era Voldemort. Non aveva molto tempo a disposizione: prese Rhoxane tra le braccia e le fece trangugiare un'intera fialetta di Pozione Rigenerante, mentre le frizionava energicamente il corpo per cercare di riportarvi almeno un filo di calore. Un lieve gemito lo avvertì che stava riprendendo conoscenza. Mano a mano che la sagoma scura si avvicinava la luce intorno a loro si affievoliva.
- Sei debolissima, amore mio. Ma sei viva. –
Lei sorrise debolmente.
- Ora ti darò un po' della mia energia. Guardami solo negli occhi e non pensare a nulla… ti prego. –
Un lieve cenno di assenso fu la sola risposta… e due limpidi occhi verdi nei quali vedeva il riflesso infuocato dei suoi. Si concentrò profondamente in quegli occhi e, lentamente, sentì fluire l'energia magica dalla propria mente… abbandonare il suo corpo e trasferirsi in Rhoxane. Nonostante il duello con Voldemort, era conscio di avere ancora a disposizione una notevole quantità di energia, mentre Rhoxane era allo stremo. L'Oscuro ormai era chiaramente visibile e stava portando il freddo e le tenebre intorno a loro. Pensò che, anche se avesse avuto molto meno energie… le avrebbe comunque condivise con lei… fosse anche stato l'ultimo suo gesto.
- Ti amo Rhoxane… sei tu il mio futuro. –
- Basta… interrompi il trasferimento. Non devi indebolirti… Voldemort… - implorò lei.
Lord Voldemort ormai incombeva possente sopra di loro e per un attimo il buio assoluto li avvolse. Poi una luce sfolgorante dissipò le tenebre… quasi accecandoli. Gli occhi dal riflesso di rubino non sembravano in grado di reggere tutta quella luce… e l'Oscuro arretrò. Infine il bagliore svanì lentamente e si trovarono ancora nell'arena semicircolare, di fianco all'altare.
Si alzò per affrontare Voldemort, con l'antico pugnale in mano al posto della bacchetta, in tempo per intuire l'arrivo di una maledizione mortale che, come un torrente di fuoco, annientava ogni cosa davanti a sé. Riparò col suo corpo Rhoxane, concentrando tutta l'energia sulla propria aura magica, augurandosi che la Pozione di Scudo l'avesse veramente resa impenetrabile…. Il fuoco della maledizione lo avvolse per un istante… poi si disperse in una pioggia d'innocue scintille.
Piton si rese improvvisamente conto che Voldemort cominciava ad apparire provato dal lungo duello. Ma, soprattutto, appariva sbalordito dalla sua capacità di resistergli, che lui ostentava con tanta tranquillità, ora che era riuscito a sottrargli Rhoxane ed era uscito indenne dall'assalto dell'Odio. Era venuto il momento di attaccare.
- Ora non sei più tanto sicuro di sé… vero Voldemort. Ora che ho violato indenne la tua mente pervasa di odio… - sussurrò Piton, mentre raggi di luce sprizzavano dalla sua mano in rapida successione, per sfrecciare veloci nell'oscurità ed infrangersi con potenza contro lo scudo protettivo dell'Oscuro, che sembrava indebolirsi sempre più.
Voldemort arretrò… per un fugace istante Piton lesse la paura nei suoi rossi occhi infossati, mentre il vecchio mago faceva appello a tutta la sua energia per colpire nuovamente… inviando malefici razzi infiammati in direzione di Rhoxane.
- Attaccare Rhoxane non ti servirà a nulla! – ruggì il giovane mago, deviando facilmente i razzi dal loro obiettivo.
Poi Piton avanzò, risoluto, verso il suo antico padrone, mormorando piano le arcane parole dell'incantesimo col quale lo avrebbe definitivamente sconfitto. Un'intensa cortina di luce lo avvolse, mentre Voldemort arretrava. Piton lo incalzò e la luce sembrava seguirlo ed obbedire ai suoi comandi: roteò il pugnale di Salazar Serpeverde affondandolo nella luce e dirigendola quindi contro Voldemort, contro i suoi occhi indifesi ed ormai privi d'alcuno schermo protettivo. Ed un'antica magia, che nessuno dei due maghi aveva mai sperimentato prima… si compì davanti a loro. L'energia di Piton stava attraendo su di sé quella dell'Oscuro, una forza potente e malvagia, una luce nera satura d'odio che si scontrò con quella abbagliante comandata dall'antico pugnale. Piton sussultò violentemente mentre l'energia irrompeva impetuosamente in lui, quasi ad occupare il posto di quella che aveva ceduto a Rhoxane pochi istanti prima. Per un breve, doloroso istante, l'odio avvolse di nuovo la sua mente… poi l'amore riprese saldamente il sopravvento.
Piton si avvicinò a Voldemort, gli occhi socchiusi ed il respiro ansimante:
- Guardami bene ora… ed ascoltami. Io mi sono lasciato ingannare da te, e la mia giovane età di allora non è scusante sufficiente. Ma io non sono mai stato un tuo schiavo… ed ora né tu né il tuo marchio avete più alcun potere su di me. Io ora posso modificare ciò che tu hai fatto… ed in te non è rimasta una sola briciola di potere magico che possa impedirmelo. –
Voldemort rabbrividì, mentre il gelo lo assaliva ed entrava in ogni fibra del suo essere.
Piton strappò violentemente la manica della camicia giù dalla spalla sinistra ed appoggiò la mano sul marchio… un bruciore intenso… per un istante. Afferrò l'emblema dell'odio e del dominio dell'Oscuro e lo gettò al vento. Ma nulla volò nell'aria… come nulla era più sul suo braccio.
- Ecco. Io sono finalmente e completamente… libero! – sorrise Severus. – Mentre tu sei finito Tom Riddle… - aggiunse con voce lenta e calma - … non c'è più energia in te… non c'è più odio… non c'è più Male perché tu non hai più la possibilità di scegliere. Sei diventato un Babbano… un anziano e debole babbano. Non credo che ti resti molto da vivere… ma sei libero di andare. Io non ti ucciderò. –
Ormai totalmente privo dell'energia magica, il corpo di Riddle si ripiegò su se stesso, sostenuto solo dalla sua eccezionale volontà. Piton impugnava ancora il prezioso pugnale di Serpeverde. Un mormorio indistinto uscì dalle labbra esangui del vecchio:
- Il tuo… braccio… Severus… un'ultima volta al mio servizio… -
E Tom Riddle con un ultimo, grandioso sforzo, spinse il suo petto ad incrociare l'affilata lama… fino in fondo. Non un gemito… non un sospiro…. Poco sangue uscì dalla profonda ferita quando Piton estrasse il lungo pugnale…. Un ultimo, intenso brillio di quegli orgogliosi occhi rossi… prima che il nulla li sovrastasse per sempre in quel silenzio irreale.
Severus tese la mano a Rhoxane e la strinse a sé, sostenendola. Chiuse gli occhi e furono nuovamente all'aria aperta.
Il mago immerse il pugnale nelle acque limpide di un pigro ruscello… ed il sangue scivolò via… lontano…
- E' finita… finalmente… - sospirò Severus stringendola a sé.
- No Severus… ora sta cominciando il nostro futuro… e ci sono tante cose da fare. -
Un sole rosso, enorme, stava calando lentamente all'orizzonte… a concludere quel giorno… a chiudere un'era. Ad est, le prime stelle già brillavano tremule nel blu indaco del cielo… e la notte si annunciava serena.
Severus posò le labbra su quelle di Rhoxane.
Il futuro era già incominciato.
- Ora dobbiamo chiamare gli Auror. –
- E quando avranno visto cosa c'è la sotto… il Ministro non potrà certo negarti l'Ordine di Merlino, Prima Classe! –
Il mago sorrise, silenzioso.
- E poi c'è la scuola… ora che Silente è… - Rhoxane abbassò gli occhi per un lungo istante, poi proseguì, con gli occhi lucidi:
- Minerva sarà la nuova Preside. Non vedo chi altri potrebbe essere il Vice-Preside… all'infuori di te. Avrai un anno molto impegnativo… – sorrise Rhoxane.
Severus inarcò un sopracciglio e rimase in attesa.
- Il programma del corso di Difesa contro le Arti Oscure subirà sostanziali integrazioni… è al Vice-Preside che spetta la definizione dei contenuti tecnici… se non ricordo male. –
- Il Ministero non lo permetterà… - obiettò il mago.
- Mmmm… difficile opporsi all'eroe del giorno! Dovrai approfittare della tua momentanea forza e affermare il concetto dell'autonomia dell'istruzione: dovrai solo convincere il Consiglio della scuola… facile ora che non c'è più Lucius! –
- A me piacerebbe anche inserire un corso avanzato, magari solo per gli studenti più grandi… sulla Magia Antica… - vagheggiò Severus.
- Ottimo. Così lascerai a me Difesa… ed avrai il tempo per continuare a tenere il corso di Pozioni… non esiste professore migliore di te in quel campo. – sorrise ancora Rhoxane, dolcemente.
- Ti amo! – sussurrò il mago, ricambiando il sorriso ed avvicinandosi a Rhoxane.
- Un momento… non ho finito. – esclamò la maga, bloccandolo con un gesto della mano. – I testi della tua biblioteca… -
- Li porterò a Hogwarts… a disposizione di chi seguirà Magia Antica… ammesso che il Ministero non li sequestri prima… -
- Sempre ottimista… - scherzò Rhoxane.
- Di ottimista in famiglia… ne basta una! Ma, a proposito di famiglia… pensi che nei tuoi programmi ci sarà tempo anche per… sposarmi? –
Gli occhi di Severus scintillavano come non mai mentre la stringeva a sé… e sorrideva al futuro.
FINE
