Capitolo 2 – mano nella mano
Scesi a colazione e mi guadagnai un'occhiataccia da parte di mio padre. Ero in ritardo di ben due minuti. Mia madre, come al solito, evitò di guardarmi.
- Allora, Draco, spero che la notte ti abbia portato consiglio – disse ironico mio padre, con il chiaro intento di umiliarmi.
Non ho libero arbitrio su nulla, a cosa servirebbe un consiglio? Tanto devo fare quello che vuole lui, sempre e comunque.
- Si, padre – non ho mai avuto il coraggio di contraddirlo.
- Bene. A proposito della tua punizione, tanto per cominciare, non avrai il permesso di andare a Hogsmeade, quest'anno. Così forse dedicherai un po' più di tempo allo studio –
- Va bene – dissi chinando la testa e assumendo l'aria più abbattuta che potevo.
Certo, mi dispiaceva non poter andare in gita, ma non era certo la fine del mondo. Non era male, però, che credesse di avermi fatto chissà quale torto, così forse si sarebbe sentito appagato e avrebbe smesso di tormentarmi.
"Dì agli altri quello che vogliono sentirsi dire" è il mio motto. Uno dei tanti miei motti.
Funziona, però. Mio padre è un sadico, infatti alla mia risposta si esibì in un sorriso crudele.
- Ma prima – continuò – metterai a posto la soffitta da solo, e senza magia, visto che non la sai usare – di sicuro alludeva ai miei GUFO
- La voglio così pulita da risplendere, chiaro Draco? –
Deglutii, preso dal panico. E questa volta non era una finzione. La nostra soffitta è una cosa immensa, ci avrei messo secoli a pulirla tutta.
- Bene. Puoi cominciare subito dopo colazione –
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Non posso dire tutto questo a quei tre. Passerei per un debole sfigato piagnone. Vediamo…
- Tutto è cominciato l'estate scorsa. Un giorno, per puro caso mi trovavo a fare un giro in soffitta… -
[ragazzi, io si che ho il dono della sintesi! NdDraco!]
- … quando, da sotto un pesante baule, ho visto spuntare l'angolo di un vecchio libro… -
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Era ormai pomeriggio inoltrato. Avevo messo tutto in ordine, spolverato, pulito il pavimento. Lavoro da schiavi! Bah! Pregai che nessuno di mia conoscenza lo venisse mai a sapere.
Insomma, avevo quasi finito, quando da sotto un pesante baule vidi spuntare l'angolo di un vecchio libro. Incuriosito, spostai la cassa e lo raccolsi. Aveva una spessa copertina verde di velluto, e recava incisa la scritta "Photo". Un album fotografico, dunque.
Presi a sfogliarlo. C'era una foto del matrimonio dei miei genitori, che stavano ritti e composti sorridendo moderatamente. Che schifo, tutto questo self-control al proprio matrimonio!
Girai la pagina, c'era una foto di mia madre incinta, che si accarezzava la pancia. Aveva un ventre enorme. Ero davvero così grande? Eppure sono nato settimino.
A pagina tre c'era sempre mia madre, seduta sul divano in salotto, che teneva in braccio un bimbo di circa un anno (dovevo essere io). E allora… di chi era quella mano?
Con il braccio destro mi stringeva a sé, ma il sinistro era teso verso l'angolo in basso a destra della foto. Poco prima del margine incontrava una candida manina paffuta, la mano di un bambino.
La figura era immobile, e la forma della foto era un po' più corta del solito, come se fosse stata tagliata. Ma si, doveva essere così. Chiunque fosse l'altro bambino, qualcuno non voleva che comparisse. Di lui si vedeva solo quella mano.
Sfogliai velocemente l'album alla ricerca di qualche altro particolare che segnalasse la sua presenza, ma non ne trovai.
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- … a quel punto, decisi di andare da mia madre a chiederle spiegazioni, e mi disse che…-
mi fermai – promettete di non dirlo a nessuno? –
- si, si, promettiamo. Cosa ti disse? –
abbassai lo sguardo, incerto se proseguire o meno. Ma avevo promesso la verità, e sarei andato fino in fondo.
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Ok, questo capitolo finisce qui! Non è difficile intuire come andrà avanti, no?
A presto cari lettori ^_^
