Capitolo 8 – Attraverso lo specchio

Draco

E così, decisi di fare un altro tentativo: armato di carte geografiche e pendolino, provai a individuare il luogo dove si trovava mio fratello con la radioestesia. Già non era facile di suo, trovare qualcuno senza particolari abilità magiche (in questo caso nulle), ma era anche peggio se il soggetto in questione non disponeva della sua anima. E se a questo aggiungiamo tre Grifondoro che ti fissano come beoti chiedendoti ogni due per tre "ce la fai?"… beh, diciamo che non è il massimo.

Dopo l'ennesimo vano tentativo mi costrinsi a cedere. Rassegnato, lasciai cadere la catenina e appoggiai i gomiti sul tavolo.

- e va bene. Così non funziona, ci vuole un potere maggiore, a quanto pare –

- possiamo fare qualcosa? – si offrì Potter

- beh, si… non hai idea di quanto mi costi ammetterlo, Potter, ma… credo che tu abbia un grande potere latente. Forse potresti riuscire – "dove io ho fallito" aggiunsi mentalmente.

Chissà perché, questo ragazzo aveva su di me lo stesso effetto deprimente di un Pogrebin.1

All'inizio sembrava un po' imbarazzato, ma acconsentì comunque a provarci. Fece oscillare il cristallo su una mappa della Gran Bretagna, ma senza ottenere granché; poi, senza preavviso, il pendolino si mise ad indicare la tasca di Harry.

Sempre più confuso, il ragazzo tirò fuori un vecchio pezzo di pergamena. Lui e i suoi amici si guardarono in un modo strano, che non riuscii ad interpretare: sapevano qualcosa che io ignoravo?

- cos'è quella? – provai a chiedere

- è una… una mappa di Hogwarts – disse in tono vago

- ma è solo un vecchio foglio consunto – feci perplesso – come fai a leggerlo? –

sembrava indeciso sul da farsi, come se quella pergamena fosse un tesoro inestimabile e non volesse mostrarmelo (beh, mica possiamo biasimarlo). Dopo un po' si decise a rispondere.

- è magica – picchiò sul foglio con la bacchetta sussurrando qualcosa di cui capii solo "solennemente" e "…tenzioni".

Alle sue parole comparve sulla carta una minuziosa e dettagliata mappa del castello di Hogwarts.

- Forte! – esclamai

- Guai a te se lo dici a qualcuno – mi minacciò Weasley. Che pauuura!! Per poco non gli ho riso in faccia.

- Jaime dev'essere qui a scuola – disse la Granger, come se non lo avessimo già capito tutti – ecco perché il pendolino non funzionava, l'intera area del castello è stata resa indisegnabile2 –

Ancora una volta, il cristallo descrisse un ampio circolo sulla mappa prima di fermarsi su… "no" pensai "non è possibile"; il cristallo indicava chiaramente la Sala Comune di Serpevarde.

Potter, Granger e Weasley mi guardarono in modo strano, come con sospetto.

- davvero non ne sapevi niente, Malfoy? – scossi la testa in segno di diniego.

- Beh, ora che sappiamo dov'è potremmo andarlo a recuperare – faci cenno di si

- Hai perso la parola? –

- Ti piacerebbe, eh? – mi ripresi

In silenzio, scendemmo verso la mia Sala Comune, loro nascosti dal mantello, io facendo finta di nulla. Una volta dentro, consultammo ancora la Mappa ma, sebbene indicasse tutte le persone presenti, non riportava traccia di Jaime.

- e adesso? – chiesi più a me che a loro

la risposta non tardò ad arrivare. Il pendolino che tenevo ancora in mano cominciò ad agitarsi indicando una parete. Anzi, uno specchio appeso alla parete. Ci avvicinammo con circospezione, cercando di non farci notare da nessuno. Toccai la superficie dello specchio, imitato dal mio riflesso; era liscia e fredda, e non sembrava nascondere niente di particolare… ma allora dov'era mio fratello? Come avrei fatto a trovarlo?

Provai a usare l'incantesimo Alohomora contro il vetro, ma non accadde nulla. Una famigliare sensazione di smarrimento mi invase impregnando ogni mio pensiero, e spingendomi verso un attacco di panico e isterismo. "no," mi dissi "non davanti a Potter. Pensa, Draco. Calma e sangue freddo. Pensa"

Dovevo rompere lo specchio? E se così facendo avessi chiuso per sempre il passaggio – se davvero c'era? Come potevo fare? Come?

In preda allo sconforto, battei un pugno sul muro e bisbigliai tra le lacrime – Jaime –

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Jaime

Oh no! Sta tornando. Devo nascondermi, scappare, non deve trovarmi. Ma è inutile, lui mi trova sempre, lui, il mio incubo, con la sua voce fredda e il suo sguardo colmo d'odio, mi troverà sempre. Sta arrivando. Lo sento. Come ieri, come il giorno prima ancora, e come sempre da che ho memoria; sento i suoi passi, il suo respiro, lo sento mentre gira la chiave e fa scattare il lucchetto. Lo sento che entra nella mia prigione. So cosa vuole da me, e lui sa che non potrà mai averla, ma ci gode a tormentarmi, perché mi odia.

La fioca luce della lanterna illumina il suo volto, e di nuovo mi tocca incrociare il suo sguardo, che mi mette i brividi.

- allora, vogliamo riprovare? – chiede con falsa cortesia

- è inutile, io non riesco… - ma le mie parole riescono solo a farlo infuriare. Quando imparerò a stare zitto?

- ALLORA IMPEGNATI DI PIU'! Cristo, sei mio figlio! Non puoi permetterti di essere un Magonò! –

Con una mano estrae dalla tasca una bacchetta magica, che mi porge. Io la prendo (che altro dovrei fare?) anche se so che non servirà a niente. Come al solito.

- avanti, fammi vedere che non sei un incapace totale. Crucius! –

Un dolore intenso, infuocato, mi attanaglia il corpo e la mente "basta, basta" desidero solo che finisca, voglio morire, piuttosto. Ma non avrei urlato, no, non gli avrei dato questa soddisfazione.

Dopo alcuni secondi di tortura, mi risveglio steso sul pavimento di pietra, inerme. La bacchetta giace dimenticata a qualche passo da me, ma non riesco ad allungare il braccio e prenderla. E poi, sarebbe inutile.

- non l'hai capito? – sussurrai – è inutile, non sono in grado di fare magie –

- ma si che lo sei – sorride crudele – ti manca solo una giusta motivazione. Crucius! –

E ancora, ancora, non so per quante volte mi ha inflitto la maledizione. Ma ora se ne sta andando, finalmente, e fino a domani avrò un po' di pace. Prima di uscire si volta verso di me e con tono rassegnato mi sospira: – se tu fossi come tuo fratello –

Mio fratello. Io non l'ho mai visto, ma so che c'è. Quell'uomo me ne parla sempre. A questo punto, mi piacerebbe incontrarlo.

"Draco" pensai debolmente, come se potessi chiamarlo

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Ron

Secondo me, tutta questa storia è una gran perdita di tempo. E poi non vedo perché dovremmo aiutare Draco Malfoy, dopo tutto quello che ci ha fatto. Harry e Hermione me l'hanno detto mille volte che non lo facciamo per lui, ma comunque questa storia non mi piace.

La Sala Comune di Serpeverde è vuota, più lugubre di quanto me la ricordassi; nemmeno il fuoco nel camino riesce a scaldare l'aria nel seminterrato. Malfoy sta dirimpetto allo specchio cercando qualche indizio che ne svelasse il funzionamento.

Ma non c'è niente da fare. Io l'avevo detto, perché nessuno mi dà mai retta? Perché sono solo Ron, alias il-migliore-amico-di-Harry-Potter, è così che tutti mi vedono. Harry fa sempre di testa sua, e io che lo seguo sempre come un cagnolino… che scemo che sono, se non voglio fare una cosa non devo farla per far piacere a Harry, o a Hermione, o per mantenere la reputazione di ombra-vivente-del-mitico-Harry-Potter. Non volevo essere coinvolto in questa storia. Ma ormai è troppo tardi. Sento che sta per succedere qualcosa…

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Draco

Toccai ancora una volta lo specchio, senza però nutrire grandi speranze: eppure, questa volta sentii qualcosa… come un battito, un rumore, proveniente dall'altra parte. E poi, senza quasi che me ne rendessi conto, venni "risucchiato", anche se forse non è il termine più adatto per descrivere cosa accadde:  la superficie liscia del vetro divenne quasi liquida, e al tocco della mia mano si richiuse su di essa, intrappolandola. Poi mi sentii tirare con forza e un attimo dopo ero stato completamente "inglobato" dallo specchio, ed ero passato dall'altra parte. Mi trovavo ora in una piccola stanza fredda e scura, senza alcuna via d'uscita, a parte quella da dov'ero arrivato. Sulla cornice dello specchio c'era incisa una scritta: Specchio delle Apparenze. Dall'altra parte, vidi Potter e gli altri (riuscivo a vederli anche da invisibili?! Doveva essere uno dei poteri dello Specchio delle Apparenze). Osservavano attoniti la superficie di nuovo solida, cercando di capire cos'era successo; non ero certo che potessero vedermi.

Ma non avevo tempo in quel momento di riflettere sul come ero arrivato lì, perché un altro particolare attirò subito la mia attenzione; non ero solo nella stanza. Accasciato ai miei piedi, c'era il corpo di un ragazzo pallido, magro e biondo, che mi assomigliava in modo impressionante. Non riuscii a reprimere un sorriso; l'avevo trovato. Jaime.



1 Pogrebin: demone russo che si diverte a pedinare gli umani, restando nella loro ombra. Se si consente a un Pogrebin di pedinare un umano per molte ore, un senso di grande inutilità sopraffa la sua preda, che alla fine sprofonda in uno stato di letargia e disperazione. Quando la vittima smette di camminare e cade in ginocchio piangendo per l'inutilità di quanto la circonda, il Pogrebin la assale e tenta di divorarla. [da "gli animali fantastici – dove trovarli" di J.K. Rowling]

2 Quando una zona di terra viene resa indisegnabile, è impossibile riprodurla su mappe o cartine [da "gli animali fantastici – dove trovarli" di J.K. Rowling]