Capitolo 9 – Incubi
Harry
Ma che diavolo era successo? Perfino Hermione non aveva una spiegazione logica per l'accaduto, cosa che mi preoccupò non poco. Non tanto per il nostro "amico", quanto per il fatto che nella Sala Comune di Serpeverde c'era un oggetto in grado di risucchiare le persone. Forse aveva ragione Ron, non avremmo dovuto immischiarci in questa faccenda.
Ma come aveva fatto Malfoy a passare dall'altra parte? Provai anch'io a toccare la superficie fredda del vetro, ma non ottenni lo stesso risultato. - Come cavolo funziona quest'affare?! – sibilai rivolto a Hermy, che in tutta risposta scrollò le spalle – te l'ho detto, non lo so –
Ok. Ragioniamo. Ci dev'essere un modo per… fare cosa? Dovremmo entrare anche noi? O tirare fuori lui?
- oh, raga, è la grande occasione! Lasciamolo lì e chi s'è visto s'è visto – disse Ron entusiasta, quasi mi avesse letto nel pensiero.
- Uhmm… la tentazione è forte, ma ti ricordo che il nostro obiettivo era un altro. –
- Uff… e va bene, tu hai un'idea? –
- Prima di tutto dovremmo capire come ha fatto a passare. –
Mi appoggiai di nuovo allo specchio, chiedendomi "chissà dov'è finito Malfoy?". È l'ultima cosa che ricordo di aver pensato, prima di essere risucchiato
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Draco
Non era una bella situazione. Intrappolato qui, con mio fratello in "coma", senza sapere come uscire. Non sarei nemmeno riuscito a risvegliarlo, da solo, non avevo abbastanza potere… avrei avuto bisogno di qualcun altro… per quanto mi seccasse ammetterlo, non potevo farcela senza almeno uno di loro. La Granger, magari, o Potter.
In quel momento desiderai che ci fosse anche lui. E, in quel momento, lui attraversò lo specchio venendomi quasi addosso.
- Potter! Che diavolo ci fai qui? Come hai fatto a passare? –
- E che ne so! Speravo che me lo dicessi tu! –
Poi anche lui notò il ragazzo steso a terra. Si inginocchiò e lo girò sulla schiena.
- è questo tuo fratello? –
annuii – credo di si –
- come si fa per risvegliarlo? –
- beh, bisogna… ehm… entrare nel suo incubo e tirarlo fuori. –
- e-e tu sai come si fa, giusto? –
- si, lo so, ma non ci riuscirei da solo. Poco fa stavo pensando che forse col tuo aiuto avrei potuto… -
- aspetta – mi interruppe – stavi pensando che avrei dovuto venire qui, per aiutarti? –
- beh, si, credo di si –
- allora, forse ho capito: tu, da questa parte, mi hai "richiamato", e io, che stavo toccando lo specchio, sono stato risucchiato. Mi stavo proprio chiedendo dove fossi finito. Magari, se ognuno stava pensando all'altro nello stesso momento, lo specchio ha agito da varco e… –
- si, ma allora si potrà uscire? –
- secondo me si. Basta che da fuori ci "chiamino" –
- ah, bene, è più facile di quanto temessi – dissi sarcastico
- a questo penseremo dopo. Ora dobbiamo riportare lui nel mondo dei vivi – disse indicando il ragazzo a terra
- ok. Allora, è necessario il contatto fisico. – presi una mano di Jaime, e vidi che Potter faceva altrettanto. Non so se sapesse quanto era pericoloso, ma io non ne feci parola.
Cominciai a recitare l'incantesimo, e presto la mia vista cominciò ad annebbiarsi, mentre un'altra visione si sovrapponeva alla realtà. Un'altra stanza, ma più piccola e umida, con ragnatele che pendevano dal soffitto. Jaime era ancora steso accanto a me, ma respirava lentamente, come se stesse dormendo.
Potter era seduto a poca distanza, e strizzava gli occhi per abituarsi all'oscurità. Presi la bacchetta e la puntai contro mio fratello, bisbigliando – Innerva! –.
Lentamente, questo aprì gli occhi, e mi fissò stralunato in viso. Poi lanciò un grido, terrorizzato.
Con le braccia, si trascinò fino all'angolo più lontano da me.
- co-cosa vuoi da me, lo sai, io non posso… v-vattene, ti prego – balbettava
- Jaime – dissi con il tono più rassicurante che potevo – calmati, non voglio farti del male – cercai di calmarlo e zittirlo al tempo stesso
- No – scoppiò a piangere – vattene, lasciami stare, ti prego. Io non posso, lo sai che non posso… -
Poi mi balenò in mente un'idea: forse, nell'oscurità, mi aveva scambiato per qualcun altro.
- Lumus! – dalla mia bacchetta scaturì un alone di luce, che illuminò la piccola stanza. Sul mio volto balenarono scintille azzurrine. Il ragazzo si coprì gli occhi con una mano, accecato. Poi, lentamente, mi guardò di sottecchi.
- Tu… tu non sei lui. Chi sei? –
- Mi chiamo Draco –
- Draco? Tu sei… mio fratello? – per un attimo, scorsi una strana espressione, un misto fra stupore e rabbia.
- Si, sono io. Sono venuto a prenderti –
Senza smettere di fissarmi, scosse la testa
- non ce la farai. Lui non te lo permetterà –
- lui chi? – Jaime tremò, ma non rispose. Lo presi per le spalle – Jaime, chi è lui? –
mio fratello si divincolò e si appiattì contro il muro
- lui viene sempre – disse in un sussurro – viene qui, e mi fa male, e io non posso reagire. Ho paura… -
- non devi aver paura. Ti porterò via. Tutto questo non è reale, è solo un incubo. E tu devi svegliarti –
- ma… ma come faccio? –
- devi sconfiggere le tue paure. Sai perché ti trovi qui? –
- perché – azzardò – sono un… Magonò –
- infatti. Penso che se tu avessi dei poteri, l'incubo si dissolverebbe –
Ci pensò su un attimo, poi rispose
- sarà anche come dici tu, ma come faccio? Non sono un mago, punto e basta –
Harry Potter si avvicinò a mio fratello e lo prese per un braccio, facendolo alzare
- non preoccuparti, troveremo un modo –
- e tu chi sei? – chiese Jaime perplesso – un amico di Draco? –
- ehm… più o meno – ridacchiai all'idea
Mentre Potter parlava con mio fratello, mi trovai a dover affrontare una scelta che temevo da tempo. Conoscevo la formula per trasferire i poteri da una persona a un'altra: avrei potuto usarla su di lui. Avrei aiutato mio fratello, e mi sarei sbarazzato del mio rivale. Gli avrei fatto pentire di avermi umiliato, insultato, e non avrei più dovuto vederlo e sopportarlo. Sarebbe rimasto intrappolato qui, nell'incubo. Un incantesimo di memoria ai suoi amici, e nessuno avrebbe sospettato il mio coinvolgimento nella scomparsa del mitico ragazzino sopravvissuto. Nessuno sarebbe venuto a salvarlo.
Meccanicamente, alzai la bacchetta alle sue spalle. Le parole dell'incantesimo mi stavano salendo alle labbra.
Ma non era giusto, e lo sapevo. Non sarei qui se non fosse per Harry. Sono davvero così marcio da colpire qualcuno alle spalle, dopo che mi aveva aiutato? E poi, non c'entra in questa storia. È un affare di famiglia.
No, non potevo farlo. Abbassai la bacchetta.
- spostati, Potter – lo scansai con una spallata. Presi la mano di Jaime e recitai la formula.
Prima ancora di finire, mi sentii come svuotato da una parte di me. Stavo perdendo i miei poteri.
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Jaime
Era venuto. Era venuto davvero! Per aiutarmi…
Quando l'ho visto per la prima volta, l'avevo confuso con suo padre; ci somiglia un casino. Chissà se anch'io gli somiglio tanto… rabbrividii al pensiero.
Non so cosa intendesse fare Draco, ma lo vidi alzare la bacchetta alle spalle del suo amico. Poi, abbassò gli occhi e mi venne incontro, scansando l'altro. Mi prese per mano e iniziò a recitare una strana formula. Dopo pochi istanti, cominciai a sentire qualcosa… qualcosa che usciva da lui, ed entrava in me. Mi sentivo ogni secondo più potente. Quando la nenia finì, avevo capito tutto. Mi aveva passato i suoi poteri! Boccheggiai come un cretino per qualche minuto, poi lo guardai negli occhi – grazie – dissi abbracciandolo – grazie, mi hai salvato dall'incubo –
A quelle parole, la cella cominciò a svanire, la vista mi venne meno, e poco dopo mi trovavo sdraiato sul pavimento di una stanza un po' più grande e meno scura. Mio fratello e l'altro ragazzo si stavano svegliando vicino a me.
- dobbiamo uscire – disse il moretto toccando lo specchio. Qualcosa lo risucchiò e sparì alla vista.
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