Capitolo 8

"Ma cos'hanno sempre da ridere?" sussurrò Lily a Gwen e Samantha; erano sedute su alcune poltroncine della Sala Comune, e James, Sirius, Remus e Peter non facevano che ridere da più di dieci minuti, sfogliando un grosso libro polveroso poggiato su un tavolino in un angolo della stanza, e agitando di tanto in tanto le bacchette, dalle quali fuoriuscivano piccoli sbuffi di fumo colorato. L'unico che sembrava, come al solito, in difficoltà era Peter, che continuava a sbattere con ostinazione la propria bacchetta sul tavolo, senza ottenere alcun risultato. "Se cercavi un modo facile e veloce per distruggere la tua bacchetta, Codaliscia, l'hai appena trovato." lo canzonò James. "Sei proprio un testone, Peter, è la decima volta che provi questo incantesimo, non mi sembra tanto difficile." considerò Sirius, facendo uscire l'ennesima nuvoletta di fumo rosso dalla propria bacchetta; le guance grassocce di Minus diventarono dello stesso colore. "Non è colpa mia, è la bacchetta che non va." cercò di giustificarsi Peter, agguantando goffamente il legno, con aria priva di speranza. "Da qua" fece Sirius, in tono sbrigativo, afferrando la bacchetta del ragazzo "è il tuo cervello che non va, Codaliscia" e, così detto, la agitò in aria con fare disinvolto, facendone fuoriuscire immediatamente leggeri sbuffi di fumo rossastro. Peter rimase a bocca aperta mentre Sirius gli restituiva la bacchetta, con un ghigno soddisfatto. "Ma. come hai fatto?" chiese Minus, sbalordito, come se avesse appena assistito ad un prodigio. "Prova ad usare questo, Codaliscia" rispose Sirius, schietto, picchiettandosi la tempia con l'indice "magari funziona." Peter si zittì all'istante. "Vorrei proprio sapere cosa diavolo stanno combinando" proseguì a bassa voce Lily, rivolta alle due ragazze, continuando ad osservare attentamente i Malandrini "sarà l'ennesimo scherzo, ne sono sicura! Ora ne ho davvero abbastanza." "E lascia che si divertano un po'!" esclamò Gwen, allargando le braccia. "Non li sopporto quando fanno così." "Allora non li sopporti mai." commentò Samantha. "Infatti, hai centrato il concetto, Sammy!" "Dai, Lily, levati quella maschera seria! Tu non sei così, è inutile continuare a fingere!" le suggerì Gwen. "Sai come la penso, Gwen. la discussione è chiusa!" "Per me, esageri. dovresti rilassarti un po'." "Già, Lily, dovresti prenderti una pausa." aggiunse Samantha. "Ma. ma dico, vi siete messe d'accordo, per caso?!" strilllò Lily con voce isterica. "Direi proprio di no" rispose Gwen, tranquillamente "tu che dici, ci siamo messe d'accordo, Sammy?" "No, non credo. almeno, non me lo ricordo." rispose l'altra scherzosamente, fingendo di ponderare la questione. "Oh! Un giorno o l'altro mi farete impazzire, voi due!" "Io l'ho detto che dovrebbe prendersi una pausa." commentò Samantha, rivolta a Gwen, ma in modo che anche Lily potesse sentire. "Anche due." osservò Gwen. "Una pausa da cosa?!" "Da questo momento di serietà in cui stai affogando, Lily! Rilassati!" proseguì Gwen, in tono concitato "Non è da te essere così seria." "Sei quasi nevrotica!" aggiunse Samantha. "Senza il 'quasi'." la corresse Gwen. "Oh, adesso basta!" esclamò la ragazza, con una punta di esasperazione nella voce "Non so cosa abbiate in mente voi due, ma." Un'esplosione proveniente da un angolo della sala la interruppe. Una piccola nube di fumo giallo avvolgeva le teste dei quattro Malandrini che, pur tossicchiando, continuavano a sbellicarsi dalle risate. "La volete smettere?!" strillò Lily, nervosa, chiudendo con uno schiocco il libro di Trasfigurazione e rivolgendosi direttamente ai quattro ragazzi "Volete spiegarmi cosa state combinando stavolta?" "Un nuovo scherzetto per il caro Snivellus." rispose Remus, senza smettere di ridere. "Oh, davvero molto divertente!" lo rimbeccò Lily, indignata "Quando la finirete di fargli scherzi?" "Beh, direi. mai!" replicò Sirius, lanciandole un'occhiata divertita. Lily posò il suo sguardo glaciale su James, che stava letteralmente soffocando dalle risate. Almeno metà delle persone presenti nella sala si voltarono a guardarli, alcuni con espressioni divertite, altri con un'aria di rimprovero terribilmente simile a quella di Lily. Un brusio intenso crebbe nella stanza, diventando sempre più forte e fastidioso, eppure i quattro Malandrini sembravano non riuscire a frenare le risate. A quel punto, Lily decise prontamente di intervenire. "Crescere è un'opportunità così remota per il tuo cervello depravato, James?" disse la ragazza ad alta voce, in un tono gelido, che non ammetteva replica. Un silenzio glaciale piombò tra gli studenti, i cui sguardi erano ora fissi su Lily. James si irrigidì, pietrificato da quell'affermazione, con un' espressione improvvisamente cupa stampata in volto. Anche gli altri sembravano diventati incapaci di parlare. Sirius, che era sull'orlo di scoppiare a ridere, un po' per l'epressione serissima di Lily e un po' per quella attonita di James, stava cercando disperatamente di trattenersi, sforzandosi di guardare da un'altra parte; Remus non sembrava in condizioni migliori, perché continuava a fissare con ostinazione il pavimento, dando l'impressione che, appena avesse risollevato la testa, si sarebbe messo a ridere a crepapelle. Peter, invece, fissava alternativamente Lily e James, a bocca aperta, con espressione vuota. James sostenne lo sguardo severo della ragazza per qualche istante, poi si rivolse agli altri tre. "Andiamo, ragazzi". Con evidentissimo imbarazzo, gli altri lo seguirono in silenzio fuori dalla sala, seguiti da molti sguardi curiosi. "Lily, ti è così difficile essere un po' meno severa nei suoi confronti?" le disse Gwen, in tono calmo, non appena i quattro ebbero oltrepassato il buco del ritratto. "È solo uno stupido, piccolo idiota, non è cambiato neanche un po'." rispose Lily, sbuffando, con uno sguardo furente ancora fisso sul tavolo degli esperimenti dei quattro Malandrini. La nuvoletta iniziava a dissolversi lentamente, lasciando un pallido alone giallognolo nell'aria. "Ha sedici anni, Lily. lascia che si diverta un pochino." commentò Samantha. "Non ho detto che non deve scherzare; ho detto che non dovrebbe farlo sempre, e soprattutto non con me. È questo che non va." "Ma lui non scherza affatto con te!" "Oh, sì, invece! Si prende gioco anche di me, come fa con tutti gli altri!" "Questa è una sciocchezza bella e buona, Lily, lasciatelo dire." rispose Samantha, schiettamente. "Niente affatto, Sammy, è la pura verità!" "Finiscila, Lily, lo sai meglio di noi che non è vero!" continuò Samantha, convinta. "E allora spiegatemi perché si comporta in questo modo idiota anche con me!" "A me non sembra proprio. anzi, è proprio quando parla con te che diventa serio!" ribatté Gwen. "Se il suo comportamento lo chiami serio." "Tu gli interessi, Lily!" esclamò infine Gwen "Lo vuoi capire?" "A giudicare da come si comporta, direi quasi di no." rispose lei, acida, tornando a leggere il libro di Trasfigurazione.

"Ehi, Ramoso. Miss Serietà ti ha proprio stracciato, stavolta, eh?" esclamò Sirius, dando una pacca sulla spalla di James, che non parlava da quando erano usciti dalla Sala Comune. "Direi proprio di sì, Felpato." rispose tristemente James, torturando per l'ennesima volta un pezzo di arrosto che aveva nel piatto da quasi mezz'ora. "Ragazzi, è proprio distrutto." osservò Remus, ridacchiando "Dai James, non è successo niente di grave!" "Il solito insulto quotidiano." commentò Peter. "Grazie a tutti, eh. che c'è, avete fatto un corso accelerato su come 'rivoltare il coltello nella piaga'?" replicò James. "Eddai, Ramoso, stavamo scherzando!" ribatté Sirius allegramente "Non puoi prendertela così tanto." "Secondo voi il mio cervello è davvero così depravato?" chiese James, in tono serio. "Beh, che non sei tanto normale te l'ho sempre detto, Felpato." rispose Remus tranquillamente, sollevando le spalle. "Depravato. sì, direi che stavolta la cara Lily ha colpito nel segno." commentò Sirius, grattandosi il mento e fingendo di assumere un'aria pensierosa. "Comunque ti giuriamo che ti accetteremo per quello che sei, James, fino alla fine dei nostri giorni!" continuò Remus in tono solenne, con uno sguardo stranamente profondo. "Grazie, ragazzi, siete commoventi." "Ti seguiremo lungo la nobile via della depravazione." proseguì Sirius, nello stesso tono, portandosi una mano al petto. "Allora siete già sulla buona strada." ribatté James, suscitando le risate degli altri tre. "Parliamo d'altro, Ramoso" disse a un tratto Sirius, in tono più serio, cambiando bruscamente argomento "che facciamo di Piton?" "Ma non era ancora in infermeria?" domandò Peter, curioso, ingoiando un grosso pezzo di torta. "No, il piccolo Sniv è è stato dimesso oggi pomeriggio" rispose James, con una punta di rabbia nella voce. "Si merita ancora qualcosa quel viscido guastafeste di un Serpeverde" ringhiò Sirius "così impara a ficcare il naso nelle pozioni altrui." "A proposito, cosa ha preso Gwen di quel compito di Pozioni?" chiese Remus, preoccupato. "Rotfeld le ha dato 2. si meriterebbe uno scherzetto anche lui, quel vecchio rognoso." continuò Sirius, infervorato, scagliando una lunga serie di epiteti contro il professore. "Beh, Felpato, non puoi lamentarti così tanto con il vecchio Rotty" rispose Remus, guardando l'altro di sottecchi, con un ghigno malizioso "la punizione non è andata poi così male." "Poteva andare molto meglio." commentò Sirius amaramente. "Beh, se Gazza è rimasto lì a controllarvi per tutto il tempo non è mica colpa di Rotfeld." continuò Remus, sempre con il solito sorrisetto. "Lo so, Lunastorta, lo so, non me lo ricordare. o mi verrà voglia di fare uno scherzo anche a Gazza, un giorno o l'altro." In quel momento, Lily, Gwen e Samantha entrarono nella sala. Passando affianco al tavolo di Grifondoro, Gwen e Samantha salutarono tutti e quattro, mentre Lily, come al solito, rivolse il saluto a tutti eccetto James. Remus non degnò Samantha di uno sguardo, ma si costrinse a fissare un punto fuori da una delle alte e imponenti finestre. Sirius incrociò lo sguardo di Gwen, e rimase a fissarla con aria sognante mentre lei prendeva posto dall'altra parte del tavolo. James, ancora colpito dall'ultimo insulto della ragazza, non ebbe nemmeno la forza di arruffarsi i capelli come faceva puntualmente ogni volta che la vedeva; per quanto si sforzasse, non riusciva a distogliere gli occhi da Lily, aspettando invano che lei si voltasse a guardarlo. Lei, però, prese posto vicino a Samantha, ed evitò accuratamente di voltarsi dalla sua parte. Anche Peter lanciò un'occhiata furtiva alla ragazza, poi continuò a fissare ostinatamente il proprio piatto, sconvolto mentre una valanga di pensieri irrompeva con forza nella sua mente. James era tutto ciò che Peter avrebbe voluto essere; era piuttosto alto, aveva un bel viso e, anche se i suoi capelli erano costantemente in disordine, aveva in ogni modo un certo fascino; inoltre era uno dei ragazzi più brillanti della scuola, ed era un campione a Quidditch. E poi, aveva Lily. Già, perché anche se i due litigavano continuamente e lei non faceva che insultarlo, era chiaro come il sole che alla fine si sarebbero messi insieme. E questo a Peter non andava proprio giù. Infatti, anche se lui faceva di tutto per non darlo a vedere, era Lily il suo vero problema: i suoi capelli ramati, lisci come seta, e i suoi occhi. quegli occhi che erano soltanto per James, e per nessun altro, meno che mai per lui, il goffo, grassoccio e mediocre amico di Ramoso. Ma perché James doveva avere sempre tutto, e lui nulla, neppure le briciole? Aveva passato gli ultimi cinque anni della propria vita pavoneggiandosi della gloria del suo amico, di quella gloria che invidiava, e che giorno dopo giorno lo distruggeva dentro, come un virus, un fungo, un parassita del quale non avrebbe certo avuto bisogno, ma di cui non si riusciva a liberare. E pensare che lui stesso si sentiva un parassita. non vedeva nessun'utilità nella propria vita, era consapevole di essere un completo incapace, e ciò lo infastidiva sempre di più, accrescendo in lui una rabbia incontenibile, una gelosia sfrenata verso quelli che avrebbero dovuto essere i suoi migliori amici, primo fra tutti, verso James. sentì che non avrebbe potuto sopportare l'idea di vedere lui e Lily, insieme, eppure sentiva, sapeva che quel momento era sempre più vicino. Lily. ma perché proprio lei? Sapeva bene di non avere uno straccio di possibilità con quella ragazza; era stupido, ma non sino a quel punto; aveva già capito da tempo che non avrebbe mai potuto averla per sé; ormai, quella era una questione che non lo riguardava più. In quel momento, la sola cosa che gli importava, era allontanare lei da James. Ramoso poteva avere ogni cosa, l'intelligenza, la popolarità e tutto il resto, ma non Lily. non l'amore della ragazza che gli piaceva. Peter sentì che non sarebbe riuscito a resistere; avrebbe ostacolato il loro rapporto con tutte le sue forze, e l'avrebbe fatto in modo intelligente, astuto, così che nessuno si sarebbe mai accorto che era stato proprio lui la vera causa della loro rovina. Peter si meravigliò: era la prima volta nella sua vita che metteva in moto la propria astuzia; a dire la verità, prima di allora non aveva mai nemmeno creduto di possederla, quella qualità. Quest'idea da una parte lo sorprese non poco, dall'altra lo fece sentire importante e relativamente sicuro di sé, suscitando in lui un sentimento di odio non nuovo, ma molto più forte di prima, che sentiva nascere dentro di sé come qualcosa di oscuro e pericoloso, che temeva e bramava allo stesso tempo. Avrebbe convinto James a non stare con Lily, oppure avrebbe convinto lei a non stare con lui. perché sforzarsi tanto con Ramoso, i cui sentimenti verso la ragazza erano ormai forti e radicati, mentre poteva usare Lily, che forse era ancora insicura sulla decisione da prendere riguardo a James? L'ultima ipotesi era decisamente più allettante e, se non altro, molto più facile da raggiungere. Sentì una stranissima sensazione sorgere dentro di sé, una sorta di trionfo represso, che ora cresceva sempre più: un giorno, il mediocre Peter si sarebbe vendicato; se nella vita non poteva compiere nulla di buono, almeno avrebbe fatto qualcosa di terribile, che lui solo avrebbe saputo, ma di cui si sarebbe potuto vantare interiormente; sarebbe riuscito a separarli, in un modo o nell'altro, per sempre.

"Hei, ragazze, la sapete la notizia?" chiese Samantha allegramente, saltellando in direzione di Lily e Gwen, che stavano sedute pigramente su un divano della Sala Comune "Il prossimo è il primo finesettimana a Hogsmeade!" "Non è un po' presto? Non è nemmeno finito ottobre" commentò Gwen, un po' sorpresa. "Magari hanno deciso di lasciarci un po' più di libertà, quest'anno." propose Lily, in tono speranzoso. "O forse hanno capito che le nostre scorte di scherzi di Zonko finiscono troppo in fretta." disse Remus, comparendo dietro di loro "Su, Lily, cos'è quella faccia depressa?" continuò lui, arruffando leggermente i capelli dell'amica. Lei sorrise. "Vedrai che mi passerà, Remus. mi passa sempre." "Quanta tristezza, ragazza mia. dov'è finito il sorriso?" "Se n'è andato per un po'. ma prima o poi tornerà." rispose lei, tristemente. "Avanti, levati quel broncio! Se continui a fare la seria, James finirà per non guardarti più!" "Ne dubito, Remus." commentò correttamente Gwen, ridacchiando. "James o no, voglio vederti sorridere, Lily!" insistette il ragazzo con convinzione. "Lascia che faccia come vuole, Remus!" disse la sottile voce di Peter, che era appena sgusciato dalle scalette a chiocciola dei dormitori "Se crede che sia meglio agire così, deve fare come si sente, no?" "Ben detto, Peter!" dichiarò Lily "Finalmente una persona che mi capisce!". Impercettibilmente, gli angoli della bocca di Peter si arricciarono in un ghigno sottile; era straordinario quanto potere potessero avere alcune semplici parole. "Oh, non mi interessano tutti questi discorsi! Lily, per la prossima settimana vedi di farti passare l'irritazione. non vorrete rinunciare alla nostra compagnia a Hogsmeade!" continuò Remus, scoccando un'occhiata significativa anche a Samantha, che si ostinò a fissare con profondo interesse il camino, arrossendo furiosamente. "Certo che no, Remus. Ma sarà meglio che anche James si decida a collaborare, altrimenti non mi smuovo da questa posizione!" "Messaggio ricevuto, Lily. lo faccio ragionare io, quel suo cervello delle dimensioni di un boccino. ci vediamo, ragazze!" Così detto, Remus e Peter si allontanarono. "Beh, a questo punto, direi che siamo a posto!" disse Samantha, con lo stesso tono allegro. "Non ancora, Sammy. devo ancora essere certa di aver colpito nel segno." rispose Lily, decisa. "Beh, credo che questa volta quel 'cervello depravato' gli abbia messo un po' a posto le idee. come commento non era niente male, sai, Lily?" disse Gwen, in tono convinto. "Mi è venuto proprio spontaneo. erano settimane che volevo dirglielo." "Perché hai aspettato così tanto?" domandò Samantha, incuriosita. "Beh, vedi, ultimamente devo ammettere che era un po' migliorato. non mi sembrava giusto insultarlo così, dopo tutto si stava impegnando, poverino." "Ma oggi ti è proprio scappata." "Non sono riuscita a trattenermi" disse Lily, in tono sincero "era quello che sentivo, gliel'ho detto e basta!" "È la prima volta che lo fai" commentò Gwen, in tono pungente. "Che faccio che cosa?" "Che gli dici quello che senti!" "Perché devi ricordarmelo tutti i santi giorni, Gwen?" "Perché spero che ti deciderai a cambiare atteggiamento; e direi che inizia a funzionare." "Non è successo nulla di speciale, ho fatto solo quello che sentivo, tutto qui" "Appunto per questo." replicò Gwen, con una punta di insistenza. "Battibecchi a parte, direi che il tuo commento stavolta ha davvero fatto effetto, Lily" continuò Samantha, ponendo fine alla discussione. "Lo spero proprio, Sammy."

Le tre ragazze continuarono a chiacchierare per un po'; infine, dopo più di mezz'ora, Lily e Samantha salirono in dormitorio. Gwen, come al solito, non aveva molto sonno, e con la scusa di mettersi avanti con lo studio, restò in Sala Comune. La verità era che sperava che Sirius si avvicinasse, e rimanendo lì da sola c'erano più probabilità che ciò accadesse. Aspettò quasi venti minuti; la sala si svuotò progressivamente, mentre gli studenti assonnati salivano sbadigliando alle rispettive camere, finché Gwen non si accorse che, oltre a lei, erano rimaste soltanto altre due persone; con la coda del'occhio, cercò di capire chi fossero, anche se avrebbe scommesso che non potevano che essere loro: James e, naturalmente, Sirius. Un ampio sorriso le si dipinse in volto; si costrinse a continuare a fissare il proprio libro, mentre le sue orecchie erano pronte a captare ogni minimo rumore proveniente dall'angolo della stanza dove si trovavano loro. Dopo pochi minuti di attesa, che però le sembrarono infinitamente lunghi, sentì i due ragazzi alzarsi dalle sedie, e dirigersi verso il dormitorio; udì distintamente i passi di uno che salivano le scalette a chiocciola, mentre era certa che l'altro, e sapeva bene chi, era ancora lì, alle sue spalle. Volutamente, non si voltò, ma continuò a fingere di leggere il proprio libro di Pozioni, attendendo che fosse lui ad agire. Sentiva il cuore batterle in gola; si sistemò più comodamente sul divano e sfogliò una pagina con fare disinvolto, cercando di non mostrarsi consapevole di avere lo sguardo del ragazzo fisso su di sé. Sirius era immobile, pochi metri dietro di lei. Il silenzio più completo regnava nella sala comune, tanto che Gwen poteva sentire il proprio respiro; l'unico suono udibile era quello degli ultimi tizzoni che si stavano spegnendo nel camino, scoppiettando debolmente. Si stava ancora chiedendo perché lui esitasse tanto a farsi avanti quando, con un tuffo al cuore, sentì le mani di Sirius posarsi sulle proprie spalle, e la sua voce che le sussurrava all'orecchio: "Allora non mi sbaglio quando dico che sei una secchiona.". A quel punto lei si voltò, e si accorse che il volto di lui era molto più vicino di quanto avesse immaginato, tanto che il naso del ragazzo quasi sfiorava quello di lei; si sentì arrossire leggermente. "Ciao Sirius" disse la ragazza, cercando di non mostrarsi eccessivamente sorpresa di averlo trovato così vicino a sé. "Cosa facevi di bello, Gwen? Non mi dirai che studiavi davvero Pozioni." commentò lui, con un sorriso malizioso, lanciando un'occhiata al libro. Lei lo chiuse con calma, e lo ripose ordinatamente sul tavolo. "Non esattamente, Sirius. e tu, invece, che ci fai ancora qui?" "Indovina." rispose lui, con un sorriso, appoggiandosi con i gomiti allo schienale del divano; un nero ciuffo di capelli gli ricadde elegantemente sul viso. Gwen sentì qualcosa sprofondarle nello stomaco, mentre lo sguardo calamitante di Sirius rimaneva fisso su lei. "Non so." replicò la ragazza, con aria apparentemente ingenua "c'è qualcosa che ti trattiene qui, per caso?" "No, qualcosa no." rispose lui, in un tono vagamente enigmatico "ma qualcuno forse sì.". Si passò una mano tra i capelli, scostandoli dal viso, e la squadrò negli occhi. Lei si sentì affondare nel divano, ormai completamente avvolta dallo sguardo del ragazzo. "E tu, invece?" le chiese lui. "Beh, diciamo che. anch'io aspettavo qualcuno." rispose lei, sentendo che non sarebbe più riuscita a staccare il suo sguardo da lui. Sirius sembrò accorgersi della situazione, ma Gwen non fece neppure in tempo a rendersene conto; lui le prese dolcemente il viso tra le mani, e la baciò delicatamente. Lei rispose al bacio, gli afferrò il collo della divisa e lo trascinò verso di sé; lui superò agilmente lo schienale del divano, e si sdraiò accanto a lei, mentre il loro bacio diveniva più intenso.