"Che ne è di Naruto? Hai detto che in questo momento è preda dei suoi stessi incubi" a pochi millimetri dalle sua labbra, la mia voce tremò privata di quella credibilità che avrei voluto attribuirle.

"Ho io le chiavi di tutte le stanze, ricordi Kakashi?" non perdeva il controllo nemmeno sussurrandomi sulle labbra "Sta a te trasformare gl'incubi in bellissimi sogni."

Irresistibile.

Malgrado ancora non avesse mosso un solo muscolo a parte le labbra, quel bisbiglio ipnotico mi fece esplodere un'ondata di calore dal cuore lungo il collo. L'apprensione per Naruto e gli altri era solo un velo sottile, una persona con un cuore immenso come il suo non solo sarebbe stata incapace di fare loro del male, ma quasi certamente questa stanza in cui li teneva rinchiusi non era così terrificante, ero certo che servisse loro per capire ostacoli mentali e poterli superare meglio che se avesi cercato di insegnare io tutto questo. Io ero sicuro che lui volesse loro bene e che desiderasse salvarli e proteggerli tirando fuori il meglio, avevo sempre intuito tutto ma non avevo mai potuto dirlo. Decisi di lasciarlo fare, i miei ragazzi ne avrebbero tratto soltanto vantaggio.

Non ho mai detto a nessuno la verità su ciò che penso di te. Non la dirò, non mi crederebbero. Sei solo da amare.

Smisi di tremare diventando completamente padrone del miei gesti, senza smettere di guardarlo negli occhi rossi e cristallini, gli ghermii con decisione la vita sottile stringendomelo forte addosso. Non si mosse, nessun gemito o cambio di espressione, solo le lisce ciocche di capelli che gli incorniciavano il viso ondeggiarono a causa dell'energia da me usata.

Spiccai un balzo sollevandolo e portandolo con me a diversi metri di distanza, mi addentrai dove il bosco era più fitto affinché nessuno ci potesse vedere, sempre se esisteva anima viva in quel palazzo di cui lui controllava ogni porta. Inaspettatamente, non oppose la minima resistenza assecondando il movimento, i suoi meravigliosi capelli volarono come seta fondendosi con l'aria e la luce del sole. Ebbi l'impressione che il tempo si fosse dilatato e che il nostro volo abbracciati, morbido e leggero, durasse in eterno. Forse era stato lui a volere che fosse così, fu un bellissimo sogno già soltanto da quello.

I nostri sguardi non si sciolsero mai mentre lo appoggiavo di schiena al tronco di un grosso albero, stavolta gli sfuggì un lieve gemito dalle labbra leggermente socchiuse nell'istante in cui le spalle collisero con impeto contro la corteccia ruvida e spaccata, forse gli avevo fatto male a causa della mia eccessiva spinta, ma non potevo contenere l'immensa gioia di essere davvero me stesso per la prima volta nella mia vita. Lui mi lasciò fare come se si fosse aspettato quell'istante già dal primo momento in cui i nostri sguardi si erano incrociati, forse lo attendeva da anni. Forse no. Dal bellissimo volto che avevo a pochi millimetri dal mio non trapelava ancora nessuna risposta a tutte le mie valanghe di domande.

Nonostante fossi lacerato dal dubbio su cosa rappresentassi io per lui, decisi che almeno avrei potuto finalmente comunicargli ciò che lui era sempre stato per me. Prendendolo a contrasto tra il mio corpo e il tronco, iniziai ad impadronirmi avidamente delle sue labbra vellutate afferrandolo dietro la nuca con una mano e con l'altra alla vita, potevo sentire il calore sprigionato dalla sua bellissima pelle di marmo anche attraverso gli strati di stoffa che ancora lo coprivano, il profumo inebriante del suo corpo si fece più intenso investendomi improvvisamente le narici. Il sangue mi esplodeva nelle vene come mai aveva fatto prima, come mai avrei creduto fosse possibile. Non mi sentivo più vulnerabile, adesso, ma sicuro e fiero di essere me stesso. Felice di fare qualcosa per me e per una persona alla quale avevo sempre voluto bene pur non avendolo mai detto.

Per la prima volta, la sua immagine cambiò, chiuse gli occhi, le lunghe e folte ciglia arrivarono a sfiorargli gli zigomi. Non solo il mio di respiro stava impazzendo, questa volta, ma anche il suo.

Un segnale.

Qualcosa ero per lui, quella non poteva essere certo indifferenza. Qualcosa ero sempre stato.