Quella sera c'era il novilunio. E novilunio vuol dire Rito. Mentre la Sacerdotessa, nelle sue stanze, si preparava, nella torre grigia il panico serpeggiava tra i prigionieri. Chi avrebbero preso? Chi invece, sarebbe vissuto ancora un mese? O due? La decisione spettava al Re.

Di solito, i primi ad essere scelti erano i prigionieri politici, i ribelli, per "avvertimento" a tutti quelli ancora in libertà. Ma in mancanza d'altro, andavano bene anche ladruncoli e poveracci.

Al tramonto, la pesante porta di metallo si aprì, lasciando filtrare un raggio di luce nell'unica grande stanza. Un carceriere reggeva una candela e camminava in testa al gruppo. Dietro di lui, un pugno di guardie lo seguivano pronti a prendere in custodia gli sfortunati di turno.

Uno di loro srotolò una pergamena con il marchio reale e cominciò ad elencare dei nomi, come un macabro prof che chiama gli alunni alla cattedra. Le altre guardie intanto, liberavano dalle catene i prescelti e li mettevano in fila fuori dalla porta, strettamente sorvegliati.

Ogni volta, chiamavano sette persone. Poi, finalmente, se ne andavano, lasciando un terribile senso di sollievo nel cuore dei sopravvissuti.

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E' affascinante la violenza? Per alcuni, si. Ci desensibilizza la violenza? Certo. Ci aiuta a tollerare la violenza? Naturalmente. Ottunde la nostra empatia per gli altri esseri umani? Senza dubbio.

"Dieci anni. Sono dieci anni che una volta al mese devo assistere a quello stupido Rito!"

Precisamente, da quando aveva otto anni, da quando era stato giudicato abbastanza grande per vedere. All'inizio, l'aveva spaventato, aveva riempito i suoi incubi di morte, ma col passare del tempo il Rito era diventato parte della sua routine. E poi, quattro anni prima, Pansy aveva preso il posto della vecchia Sacerdotessa. Quella ragazza piaceva ai suoi genitori, di conseguenza non piaceva a lui. È una cosa matematica.

Perso nei suoi pensieri, il principe non si accorse di essere arrivato alle porte del Tempio. Non era ancora mezzanotte, il grande orologio del campanile segnava le undici e quaranta. A quell'ora, Pansy e le vergini del tempio stavano di certo recitando l'evocazione, un processo lungo che richiedeva diversi minuti.

Sospirando, Draco tornò sui suoi passi. Non poteva farsi vedere in giro senza la sua scorta.

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Giunse infine la mezzanotte, e le porte del Tempio si spalancarono per lasciare entrare la famiglia reale (unici spettatori). Draco prese posto accanto a suo padre, e attese. "Tutto come al solito" pensò. "Un altro bello spettacolo"

Poco dopo, fecero entrare i prigionieri, vestiti per l'occasione di una lunga tunica bianca. La Sacerdotessa fece segno di avvicinarsi alla statua del Dio, una specie di mostro umanoide con la faccia tipo serpente seduto a terra. Lei benedisse ciascuno di loro con gesti rituali e parole arcane, poi si inchinò e si fece da parte. Rispondendo alla sua evocazione, la statua prese vita e spalancò l'enorme bocca.

Pansy cadde in trance – grande Voldemort, accetta la nostra offerta – proclamò con una voce di qualche tono più bassa

Un impercettibile brivido corse lungo la schiena di Draco.

Le vittime si mossero automaticamente verso la statua; ovvio che erano stati tutti drogati, e non sapevano quello che facevano. Salirono in fila indiana su una lunga scalinata di marmo e precipitarono nelle fauci del Dio.

Nessuno sapeva cosa ci fosse al di là di quel varco buio – o almeno, nessuno era mai tornato per raccontarlo.

Veloce com'era cominciato, tutto finì e le candele che illuminavano il Tempio si spensero in un alito di vento. Dei servi accesero lanterne per far luce ai sovrani, e fecero strada fino al grande portone.

"questi rituali sono così macabri!" rifletteva il principe "servissero a qualcosa, poi"

- il Rito serve a propiziare il raccolto e a proteggerci dalle epidemie – disse una voce alle sue spalle

- Ah, Pansy. Lo sai che mi da fastidio quando mi leggi nel pensiero – disse in tono distratto

La ragazza non era molto brava a dissimulare rabbia e frustrazione

- chiedo scusa, mio principe – fece un piccolo inchino coreografico

- comunque sei stata impeccabile –

- grazie, mio principe – il suo tono era decisamente sollevato, ora

- bene… puoi andare, ora – si costrinse a dire, pur intendendo "levati dai piedi"

"macchè raccolto… sono tre mesi che non cade una goccia d'acqua! Tutte sciocchezze!"

Si costrinse a scacciare dalla mente questi pensieri; se qualcuno l'avesse saputo… tremò, nonostante fosse una notte tiepida. Se qualcuno l'avesse saputo, principe o non principe, sarebbe stato condannato per alto tradimento ed eresia.

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Da giorni, ormai, in città si stavano riversando le migliori famiglie del regno e di quelli confinanti, attirate come mosche al miele dalla promessa della lussuosa festa da ballo. Mai come allora la differenza tra l'aristocrazia e il popolo era stata così marcata. Inoltre, mai come allora ladri e truffatori si erano arricchiti tanto in così poco tempo.

Il traffico era moltiplicato e vistose carrozze circolavano intasando le vie già strette, correndo a rotta di collo senza curarsi troppo dei pedoni. E, un giorno, inevitabilmente…

- hey tu! Attento! –

Una mano bloccò la spalla di Harry appena in tempo per evitargli di essere calpestato da un grosso cavallo da guerra.

- e stai più attento, lurido straccione – gridò la voce irata del cavaliere

Harry stava per ribattere, ma il tizio che l'aveva salvato lo trascinò via dalla campana di folla che si era formata

- dì, ti sei bevuto il cervello? –

Il giovane si voltò per fronteggiarlo – ma è lui che mi è venuto addosso! –

L'altro ragazzo era più alto di lui, aveva i capelli rossi e un vestito vecchio pieno di toppe.

- Lo so, c'ero anch'io, sai? – disse con una vena di sarcasmo – ma è pericoloso mettersi contro certa gente –

Harry sbuffò infastidito – quel pallone gonfiato non mi faceva nessuna paura. –

Il rosso non aprì bocca.

- a proposito, non ti ho ancora ringraziato –

- per cosa? –

- mi hai salvato la vita –

- ah, beh… ma figurati. Io sono Ron Weasley –

Gli porse la mano, e Harry la strinse

- Harry Potter –

Era la nascita di una grande amicizia. Qualcosa che avrebbe sconvolto per sempre la vita del piccolo regno.

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