04. La Stamberga Strillante.
Negli ultimi tempi, Harry, Ron ed Hermione non si parlavano neanche un po'. Hagrid sembrava preoccupassimo per la situazione, ma le terribili ispezioni della Umbridge lo tenevano così occupato, che non solo le sue lezioni andavano a rotoli, ma dimenticava completamente di parlare ai ragazzi quando li vedeva. La classe rimpiangeva la Caporal. Hagrid era un facile bersaglio per i Serpeverde e anche per Gray, che non trovava simpatico neanche lui.
- Ma secondo te aveva degli amici, quella lì? - bisbigliavano fra loro le ragazze. Loro non lo sapevano, ma effettivamente la risposta era pressoché negativa.
I Serpeverde cominciavano a trovare più simpatica Gray ora che non poteva più togliere loro punti: infatti si accaniva contro Grifondoro, un po' come faceva Piton. Lei aveva la differenza, però, che toglieva punti solo quando era giusto, ma ne stroncava così tanti insieme che ad un tratto i Grifondoro si trovarono vicini allo zero. Tassorosso subiva la stessa sorte, mentre Corvonero aveva un trattamento un po' più amabile.
- Non si può dire che non faccia favoritismi, comunque - disse Hermione, alzando accuratamente la voce in modo che Harry e Ron la sentissero.
Stavano iniziando a pensarla come lei.
- E pensare che dopo lo scherzo alla Umbitch mi era così simpatica. - piagnucolò Fred.
- E' la mia preferita, - dichiarava invece con orgoglio Luna Lovegood.
- E' sospetta - dichiarò Lavanda Brown - Pix ha paura di lei. Non è strano? -
Harry, qualunque fosse l'idea degli studenti, cercava di seguirla ad ogni occasione. Gray però spariva sempre nel suo ufficio e Harry non aveva occasione di seguirla anche lì. Aveva proposto a Fred e George di usare le Orecchie Oblunghe, ma loro riferirono che dovevano costruirne altre, perché le avevano già vendute tutte.
Così Harry si rassegnò. Pensò con sollievo al fine settimana ad Hogsmeade, nonostante sapesse che avrebbe dovuto viverlo col pensiero dei compiti che lo aspettavano su al Dormitorio. Naturalmente Ron non sarebbe mai andato per Hogsmeade insieme a Ron o a Hermione: erano ancora ai ferri corti. Quindi decise di aspettare che entrambi avessero già lasciato la Sala Comune, prima di recarsi anche lui all'uscita.
E fu mentre attraversava i corridoi che la vide: Gray si avviava al terzo piano con passo leggero e aria furtiva. Harry non poteva perdere una simile occasione, anche a costo di sacrificare Hogsmeade: aveva tutto l'anno per andarci. Scattò a prendere il Mantello dell'Invisibilità, e fece appena in tempo prima di perderla di vista.
Harry seguì Gray per i corridoi di Hogwarts, mentre i quadri lo osservavano con disapprovazione. Gray si fermò in vista di un lungo corridoio ad Harry molto familiare. Ma dove stava andando? Non ci passavano in molti in quel corridoio. non c'era niente da vedere. non portava da nessuna parte, solo al quarto piano, perché Gray si fermava? Harry la vide bloccarsi di colpo, e pensò che fosse prudente nascondersi dietro un'armatura. Non si sentiva sicuro, sotto il Mantello dell'Invisibilità. Gray riusciva anche a vedere il Quartier Generale dell'Ordine, dopotutto.
Gray si avvicinò alla statua della strega orba. Si guardò intorno, all'erta, poi alzò la bacchetta, pronunciò "Dissendium!", e sparì dietro la gobba.
In condizioni normali, Harry si sarebbe precipitato da Ron e Hermione a raccontare loro tutto. Ma non voleva sorbirsi le lagne infantili di Ron e l'aria da saputella di Hermione, così decise di non dire niente. Dopotutto non era niente di particolare. Gray sapeva solo un passaggio segreto. Uno dei tanti. Ma era certo che, senza la Mappa del Malandrino, nessuno sarebbe mai andato a dire "Dissendium" di fronte alla statua di una strega orba.
Harry si diresse comunque ad Hogsmeade, e fece appena in tempo prima che Gazza non se ne andasse. Non gli sarebbe piaciuto usare il passaggio segreto: meglio recarvisi onestamente col permesso, dopo quello che era successo quando Malfoy aveva visto la sua testa galleggiare a mezz'aria, due anni prima. Decise di andare a Mielandia: era nel suo scantinato che sbucava il passaggio segreto preso da Gray.
Ma era troppo tardi. La folla lo soffocava, e Gray era senz'altro già andata via. Aveva un gran vantaggio su di lui, il passaggio non era così lungo. Harry però si sbagliava. Era già lontano da Mielandia quando vide, appena in tempo, un corvo nero e piuttosto magrolino librarsi in volo da una finestra del negozio. Era lei. Harry vide benissimo gli occhi rossi e la sfumatura ramata delle piume, ed era certo che non si trattasse di coincidenza.
Facendo finta di niente, lasciò che il corvo volasse avanti a lui: si dirigeva alla Stamberga Strillante.
Harry si mise a correre come un forsennato, e andò a sbattere contro altre persone diverse volte. Oltrepassò in un lampo Zonko, l'Ufficio Postale, e l'affollato Ai Tre Manici di Scopa. Se Hermione e Ron erano da quelle parti, non aveva nessuna intenzione di raccontar loro tutto affinchè lo seguissero.
E finalmente giunse alla Stamberga Strillante. Gray aveva fatto bene a trasformarsi in Animagus: se qualcuno l'avesse vista aggirarsi nei pressi di quella casa sinistra, avrebbero potuto pensare qualsiasi cosa, e di certo non benevola. Con Harry il discorso non era diverso, però: avrebbe potuto mettersi il Mantello dell'Invisibilità, che portava ancora nella borsa, ma non era sicuro che sarebbe servito a qualcosa. Forse Gray lo vedeva comunque. C'era una spaccatura nel vetro di una finestra del piano più alto: il corvo rallentò e vi passò attraverso con molta facilità.
Che ci faceva nella Stamberga Strillante? Come faceva a sapere del passaggio segreto? Da quanto tempo conosceva Sirius, Lupin e il padre di Harry? Il ragazzo era convinto che le risposte a queste domande combaciassero: ma per scoprirlo doveva entrare nella Stamberga Strillante, e non sarebbe stato facile passare dal portone principale. Per prima cosa era inchiodato, e poi chiunque avrebbe potuto vederlo. Harry decise che sarebbe passato da una porta sul retro. Ogni grande villa doveva avere almeno due entrate, e la Stamberga non faceva eccezione.
Dopo una lenta e circospetta circumnavigazione della casa, Harry trovò un'apertura nel muro che faceva proprio al caso suo: anche un animale di grossa taglia avrebbe potuto passarci. Sembrava che il legno in quel punto fosse stato scorticato da cose simili ad artigli.
Harry vi passò senza difficoltà. Dentro tutto era silenzioso, ma di tanto in tanto qualche rumore turbava la quiete: cigolii, scricchioli, e il rumore di qualcosa che veniva rosicchiato. Del resto, lì intorno, tutto era pieno di tarli. I mobili erano completamente bucherellati, ma la maggior parte di essi non si era retta in piedi: il tavolo e la credenza erano crollati, ma Harry riuscì a dedurre di essere nella cucina. Un terribile tonfo ritmico lo faceva sobbalzare ad ogni passo. Doveva trattarsi di una finestra che sbatteva al vento.
Harry aveva il cuore in gola. Sapeva bene che Gray non sarebbe stata felice di trovarlo lì. L'aveva seguita. L'aveva spiata. E se si andava a cacciare in un posto del genere, doveva avere un terribile segreto. E se invece così non fosse stato?
E se Gray fosse andata lì per caso? Tanto per fare un giro? O magari si trovava nella vecchia villa per motivi tutt'altro che clamorosi. Ma allora perché tutta quell'accortezza in corridoio, perché quella circospezione? Harry ne era sicuro: Gray aveva qualcosa da nascondere. Sentì dei passi sopra la sua testa. Gray stava camminando. E sembrava piuttosto nervosa. Magari c'era qualcun altro con lei. E se fosse stato un Mangiamorte?
O Voldemort. forse Voldemort si era rifugiato lì. forse da lì preparava un attacco a Silente. Harry raccolse tutta la cautela che aveva in corpo, perché avrebbe dovuto salire le scale evitando di farle cigolare. Se lo avessero scoperto. Ma quando arrivò nel grande salotto, non poté rimanere impassibile. La villa un tempo doveva essere stata un'abitazione grandiosa. Tutto era caduto sotto l'assedio della polvere, molti mobili erano distrutti, ragnatele che sembravano fatte di seta avvolgevano ogni cosa, come soffici tende. Harry ripensò alla casa in Grimmauld Place. Gli ricordava un po' quell'edificio, in effetti, ma la Stamberga Strillante un tempo doveva essere stata molto, molto più bella e sontuosa. Non sembrava in rovina da molto tempo. Harry sapeva che il professor Lupin la utilizzava per limitare le sue crisi nelle notti di luna piena, e quindi non si stupì delle terribili unghiate che avevano ridotto a brandelli la maggior parte della stanza.
Le travi, che inchiodavano porta e finestre, lasciavano delle fessure molto grandi attraverso le quali la luce filtrava in aspre falciate, evidenziando tutta la polvere che c'era, e che faceva venir voglia di starnutire. Harry resistette. Aveva la sensazione di essere osservato, e non solo da una persona. Tutta la casa lo osservava. Tutto sembrava scrutare con sguardo severo il visitatore. Se un quadro si fosse messo a gridare Harry non si sarebbe stupito. A terra c'era un lampadario distrutto, che aveva aperto una voragine sul pavimento. Doveva essere stato enorme, prima di cadere dall'altissimo soffitto.
Le tende erano strappate. Il tessuto che ricopriva i divani ottocenteschi non aveva incontrato una sorte migliore. Sì, era proprio una villa ottocentesca. Si capiva dal mobilio. Harry guardò in alto e rimase strabiliato. Tutto il soffitto era ricoperto da un affresco che lo faceva somigliare ad una chiesa, perché era stato dipinto anche con l'oro massiccio. Era un albero Genealogico. Harry vide che tutti i volti erano offuscati, come cancellati da un colpo di spugna. Alcuni nomi erano rimasti, ma non i cognomi. La grandissima quercia sopra la quale erano stati dipinti tutti quei volti aveva il tronco avvolto di catene, e degli strani esseri scheletrici, vagamente antropomorfi, si levavano dalla terra rossastra intorno alle radici. Harry strizzò gli occhi: la quercia prese fuoco. Urla tremende piovevano addosso a lui e sembravano circondarlo fino a soffocarlo. Harry non sopportò quella visione atroce. Gettò lo sguardo sul parquet, e quando alzò di nuovo la testa, l'albero era un normalissimo albero, senza fiamme, senza catene, senza demoni scheletrici.
Harry credeva di impazzire e tornò a guardare il pavimento.
Macchie di sangue vecchio vi erano sparse, e c'era una puzza molto forte ad impregnare ogni parte della stanza. Harry si avvicinò al caminetto. Era un grandissimo camino, che sicuramente bastava a riscaldare tutto il piano terra. Per la maggior parte era franato, essendo un camino di pietre, Harry non vedeva che cenere e macerie. Sopra la cappa, sul muro, c'era un grosso quadro dalla sfarzosa cornice in oro. Era stato anch'esso vittima di artigli, ma Harry riuscì a distinguere: un tempo c'era disegnato il busto di un nobile. Come i volti nell'albero genealogico sul soffitto, però, era stato cancellato dalla tela, era tutto sbafato. Sulla cornice c'era una targa d'ambra con un'incisione: Demetrius Gray.
Harry si lasciò possedere dal silenzio. Gli sembrava che una voce scura gli stesse raccontando una triste storia, ma appena distolse gli occhi se l'era già dimenticata. Al muro erano attaccati tantissimi quadri e trofei di caccia. La statua di un drago, che aveva un corvo e un serpente sulle lunghe corna, era caduta in terra, ma non si era rotta.
Harry osservò poi quella che un tempo era una grossa vetrina per soprammobili, e adesso era caduta a terra: il vetro si era infranto e tutto ciò che conteneva era riversato sul pavimento. Harry vide delle bacchette magiche tagliate di netto - probabilmente perché non fossero più usate -, gioielli di ogni tipo, boccette che un tempo dovevano aver contenuto dei veleni, perché il legno attorno a loro era eroso e sbiadito.
Ma quello che terrorizzò Harry abbastanza per scappare dal salotto furono delle reliquie umane attaccate sotto ogni quadro, in grosse bottiglie lavorate contenti un liquido azzurrino. Scilla aveva sotto di sé un barattolo con un avambraccio, sul quale era impresso il Marchio Nero, Harry ne era sicuro. Sulla cornice di Scilla c'era scritto: "Seduzione".
Odino si ergeva sopra un barattolo contente due zampe di corvo mozzate, e la sua cornice diceva "Violenza". Sotto Baal stavano dei bulbi oculari rosso fuoco, e c'era scritto sulla cornice: "Guerra".
Seymour aveva lasciato solo due canini lunghi e appuntiti. La sua cornice diceva "Notte". Ancora molti altri quadri e molte altre reliquie, fin quando Harry non vide un quadro vuoto. Era una tela senza disegno. Sotto, il liquido azzurrino non conteneva niente. Sulla cornice c'era scritto: "Morte".
Harry era sconvolto. Non aveva mai notato quella stanza della Stamberga Strillante: il passaggio sotto il Platano Picchiatore conduceva dalla parte opposta dell'edificio. Sapeva che quella notte non avrebbe dormito ma, vedendo quanto pericolosamente vicino fosse il tramonto, decise di muoversi. Si infilò il mantello dell'invisibilità, ignorò le voci che raccontavano della tragedia della loro famiglia, e si preparò a salire le scale. Aveva paura, tanta paura. una paura incontrollabile.
Perché i volti erano stati cancellati, così come il loro cognome? Chi era quella famiglia? E quel quadro bianco? Harry decise di non pensarci. Soltanto a guardare indietro verso il salotto gli sembrava che un demone sorgesse dalla polvere: quella casa era stregata. Ora ne era certo. Non erano dicerie. Era una casa piena di spiriti del male.
Harry si trovava ad un passo dalla porta dietro la quale, presumibilmente, c'era Gray. e chissà chi altro. ormai aveva il cuore in gola, pensava di poterlo sputare da un momento all'altro. Non aveva quasi la forza di reagire. Sentì il rumore di una lama che esce dalla sua custodia. Fu allora che si precipitò dentro.
Gray era lì, impalata, gli dava le spalle e aveva l'aria di aver qualcosa in mano. Si trovava nella stessa stanza dove Harry aveva incontrato Sirius la prima volta. Non si voltò subito, ma era chiaro che aveva sentito Harry, perché aveva aperto la porta con molta violenza. Gray nascose l'oggetto che aveva in mano e poi si girò verso Harry così lentamente che lo fece rabbrividire. Harry era sul punto di svenire. Gray aveva due grossi squarci sul viso, perdeva sangue come un rubinetto, aveva i vestiti strappati, i capelli unti di sudore. Il Marchio Nero era diventato enorme. Gray avanzò verso di lui come uno zombie. Harry non fu in grado di muoversi. Gray lo stava afferrando alla gola. Era la sua ora. Harry cercò di gridare. nessuno lo avrebbe sentito.
- Allora sei qui, Potter. - disse una voce alle sue spalle.
Gray sparì. Si dissolse in una nube di fumo. Sparì il sangue, così come il suo odore, e i brandelli di vestiti per terra. Harry non capiva: Gray era alle sue spalle, la pelle liscia, i capelli pettinati, i vestiti esattamente come al solito. Harry si tolse il Mantello. Non capiva cosa stesse succedendo.
- Allegro, allegro. Non ti strangolo, per oggi. Hai abbastanza gatte da pelare. -
- Gray. tu. tu. lei. tu eri. - Harry ci rinunciò e sospirò. - Era un'illusione? -
- In parte. - rispose Gray.
Harry non riuscì a decifrare la sua espressione. Sapeva solo che la sua paura stava sgonfiandosi, per lasciare il posto alla confusione mentale.
- Che diavolo ci fai qui, Harry? Pensavo che tu ne avessi avuto abbastanza di questo posto! - - Ho visto. il corvo. e ho pensato. -
- E hai pensato, che avrà in mente quella pazza? Seguiamola un po'! Cosa speravi, che ti accogliessi a braccia aperte e magari ti offrissi il gelato? - Harry era immobile. Non sapeva cosa rispondere. Era la prima volta che il suo coraggio si annullava così di colpo. - Ti comunico che il Mantello dell'Invisibilità non è una sacra veste. C'è chi può vedere cosa c'è sotto. -
- Solo gli occhi magici e i Dissennatori posso vederlo! -
- Bene, vedo che sei rinsavito. - Gray gettò un'occhiata nervosa fuori dalla finestra.
- Gray. tu. perché sei qui.? -
- Affari tuoi? -
- No. -
- Appunto. - Gray tossì violentemente - Harry, te lo chiedo per favore. - Gray sapeva che, anche senza aggiungere altro, Harry aveva capito cosa intendeva dire. Ma preferì continuare comunque. - Non so cosa ti sia venuto in mente, ma non dire mai a nessuno cosa hai visto qua dentro. Ti guardo da quando sei passato da quel buco. -
- Ma. allora, i passi su nell'atrio. chi. -
- . e ti assicuro che se qualcuno lo venisse a sapere non faresti una bella fine. Harry, ti prego, tutto questo deve restare tra noi. Non dire mai chi o cosa hai visto e sentito qui dentro, non riferire che c'ero anch'io, e soprattutto. nessuno deve sapere dei quadri. Nessuno, Harry. Mi hai capito? -
Harry annuì e Gray tossì ancora più violentemente di prima.
- Però. tu che ci fai qua dentro? -
- Le domande a dopo. Io sono qui perché sono qui. Sei tu che non dovresti esserci. -
- Io. devo chiederti tante cose, Gray! Non puoi scappare così! -
- Shh! -
Gray lo zittì di colpo. Un sibilo incontenibile faceva tremare tutte le pareti. E poi ci fu uno schiocco. E un colpo, un immenso colpo, Harry fu assordito per qualche istante. Gray chiuse gli occhi con noncuranza, cercando di rimanere ferma, e poi li riaprì.
- Che cos'è stato? - Harry tirò fuori la bacchetta.
- Non ti servirà, quella. - rispose Gray. - E' solo caduto il lampadario di cristallo di diametro due metri che si trova nel salotto. L'avrai visto, immagino. -
- No. non l'ho visto. Cioè. era sul pavimento!... -
- Allora l'hai visto quand'era già caduto. - Harry strizzò gli occhi, incredulo. - Capisci, cade almeno due volte alla settimana, ormai ci sono tutti abituati. Allora, Harry, promettimi che farai tutto quello che ti ho detto. Anche perché se non lo fai, sarai tu quello che sarà espulso, non io. -
Harry annuì.
Gray sembrava ben disposta verso di lui: si era aspettato che l'avrebbe ucciso, squartato, o qualcosa del genere. Harry sorrise. Era una delle poche volte in cui si sentiva felice che Gray fosse lì, forse perché aveva accolto come una buona notizia il non essere solo nella Stamberga Strillante.
- E adesso posso chieder. -
- Potter! Lo sappiamo che sei lì dentro! Esci subito fuori! -
Gray si voltò per tutta la stanza, quasi con un salto, da quanto era stata colta alla sprovvista. Harry invece non si stupì più di tanto, per una volta. Ormai i suoi nervi erano troppo flaccidi per sobbalzare.
- E' Piton! - disse. - Come diavolo. -
- La mia lunga esperienza in fughe e punizioni mi suggerisce che tra poco Mocciosus butterà giù la porta. - disse tranquillamente Gray - Harry, nella stanza accanto, da quella parte. c'è una cassapanca. Aprila, scendi le scale, e aspettami laggiù. Non muoverti assolutamente. Ci vediamo tra un minuto. -
Gray si fiondò giù per le scale. Harry era riluttante a seguire il consiglio, ma decise di non restare oltre in quella casa. Aprì la cassapanca, scacciò i ragni e gli altri insetti e si buttò giù per la vecchia scalinata di pietre. Nel frattempo, Gray era già arrivata nel salotto. Si bloccò davanti al portone. Piton continuava ad urlare, e si distinguevano anche le voci di Malfoy e della professoressa Umbridge. Gray tese la braccia dinanzi a lei. le sue palpebre di restrinsero.
- Lontani da qui. -
Fuori sentì delle grida. Piton e gli altri avevano appena visto uscire da sotto la porta una nube rossastra, che si tramutò lentamente un gigantesco Ungaro Spinato. Ben presto tutta Hogsmeade fu nel panico. Il drago sputava fuoco ovunque.
E poi gli occhi di Gray tornarono normali. Si ritenne soddisfatta del proprio lavoro e, dopo aver lanciato un incantesimo pronunciandolo molto a bassa voce, si affrettò a raggiungere Harry.
Si trovavano dentro uno stretto corridoio scavato nella terra, dal quale di tanto in tanto era necessario usare degli incantesimi per bruciare le radici che bloccavano il passaggio. Era composto quasi unicamente di scale, e tutto il pavimento era rivestito di pietra, a sua volta coperta di muschio. Harry seguiva Gray fiducioso, o quasi.
- Che cos'hai fatto? Ho sentito gridare! -
- Sono convinti che ci sia un Ungaro Spinato. - ridacchiò Gray. Harry ricordò con ben poca simpatia il giorno in cui aveva visto un Ungaro Spinato. - E se ne convinceranno ancora per una decina di minuti. Nel frattempo noi dobbiamo correre. Sbucheremo dietro la gobba della strega orba, al terzo piano, poi devieremo verso un passaggio ben nascosto, e arriveremo al Dormitorio del Grifondoro, se non è crollato niente. -
- Ma non è segnato sulla Mappa del Malandrino! - si lasciò scappare Harry.
- Che. cosa? - Gray sembrò quasi rallentare - Tu hai la Mappa del Malandrino? -
- Non in questo momento. - rispose Harry a voce bassa. Ci capiva sempre meno.
- Ah, bè, pazienza. La so a memoria. -
- Ma perché non è segnato questo percorso? -
- Lo scoprii io al terzo anno. Molto comodo per ritrovarsi tutti a fare baldoria una volta che si usciva dalla Stamberga Strillante. Non lo aggiungemmo sulla cartina perché era già successo che fosse quasi scoperta. ci sono tanti passaggi di Hogwarts che non sono segnati. Basta ricordarseli. -
- Allora tu. -
Gray tossì così forte che per poco non cadde - Dammi il Mantello. -
- Co. cos. perchè? -
- Mica lo mangio! Dopo la storia dell'Ungaro Spinato, temo che Piton non sarà dei più soavi con te. Se ti trovasse il Mantello dell'Invisibilità saresti proprio a posto. Te lo ridò alla prossima lezione di Difesa, sempre che non ti espellano stasera. -
- Potevi aspettare prima di creare quell'Ungaro! Sono nei guai!-
Gray si mise a ridere come se la cosa la divertisse immensamente, e nel frattempo bruciò un'altra grossa radice. Sembrava già stanca. Harry le consegnò il Mantello e lei se lo mise in borsa.
- Scusa, Harry, se ti ho salvato le penne e ti ho conferito un trenta per cento di possibilità di cavartela con Piton. Credevi che l'avresti fatta franca a buon prezzo dopo che comunque sei entrato nella Stamberga, quando non avresti dovuto farlo? -
Harry notò che Gray rallentava sempre di più.
- Ah, che palle. - disse lei. Il corridoio si fece più basso: poteva passarci a fatica Harry, ma Gray era più alta di lui di più di dieci centimetri. - Stammi dietro, pivello. -
Gray si trasformò in un corvo, non prima di aver tossito ancora abbondantemente. Cominciò a volare così velocemente che Harry faceva fatica a seguirla. Batté la testa diverse volte. Alla fine si trovarono di fronte ad una botola, sul soffitto. Harry l'aprì e ci passarono senza troppe difficoltà. Harry scoprì con stupore di essere finito proprio di fronte alla porticina sulla gobba della signora orba, nella parte interna, naturalmente. Non appena la chiusero, la terra inghiottì la botola.
Gray tornò umana. Frugò a lungo nel punto in cui la botola era scomparsa, fin quando non trovò la maniglia e l'aprì di nuovo. - Si riparte. Muoviti Harry. -
- Ma perché torniamo indietro? Per disorientarli? -
- Perché devi sempre parlare a vanvera? Come facciamo a disorientarli se non sanno nemmeno se ci stanno seguendo o no? Harry, questa strada può essere percorsa solo in un verso, ricordatelo bene, o non sai più dove finisci. Forza. -
Gray non ebbe bisogno di tornare corvo, perché fece cenno ad Harry di andare. Il ragazzo scese dalla botola e, con sua grande sorpresa, era atterrato esattamente nella sua stanza, picchiando una discreta botta al sedere. Gray lo fissava da sopra la botola.
- Posso farti solo una domanda? -
- Se ci metti meno di cinque secondi direi di sì. - disse Gray.
- Perché hai usato il passaggio della strega orba e non quello sotto il Platano Picchiatore? -
- Pensavo che quello del Platano tu non lo conoscessi. - Gray alzò un sopracciglio, e prima che Harry potesse ribattere, si affrettò ad aggiungere: - Tu non sai dell'Ungaro, la casa forse è stregata, tu non c'eri e non hai visto nessuno, intesi? -
- Intesi. -
- Ciao, Harry. - Gray sorrise e richiuse la botola. Immediatamente essa sparì, diventando sempre più trasparente sul soffitto. Harry si dette una rassettata prima di prendere un libro e recarsi in Sala Comune, fingendo di studiare.
Negli ultimi tempi, Harry, Ron ed Hermione non si parlavano neanche un po'. Hagrid sembrava preoccupassimo per la situazione, ma le terribili ispezioni della Umbridge lo tenevano così occupato, che non solo le sue lezioni andavano a rotoli, ma dimenticava completamente di parlare ai ragazzi quando li vedeva. La classe rimpiangeva la Caporal. Hagrid era un facile bersaglio per i Serpeverde e anche per Gray, che non trovava simpatico neanche lui.
- Ma secondo te aveva degli amici, quella lì? - bisbigliavano fra loro le ragazze. Loro non lo sapevano, ma effettivamente la risposta era pressoché negativa.
I Serpeverde cominciavano a trovare più simpatica Gray ora che non poteva più togliere loro punti: infatti si accaniva contro Grifondoro, un po' come faceva Piton. Lei aveva la differenza, però, che toglieva punti solo quando era giusto, ma ne stroncava così tanti insieme che ad un tratto i Grifondoro si trovarono vicini allo zero. Tassorosso subiva la stessa sorte, mentre Corvonero aveva un trattamento un po' più amabile.
- Non si può dire che non faccia favoritismi, comunque - disse Hermione, alzando accuratamente la voce in modo che Harry e Ron la sentissero.
Stavano iniziando a pensarla come lei.
- E pensare che dopo lo scherzo alla Umbitch mi era così simpatica. - piagnucolò Fred.
- E' la mia preferita, - dichiarava invece con orgoglio Luna Lovegood.
- E' sospetta - dichiarò Lavanda Brown - Pix ha paura di lei. Non è strano? -
Harry, qualunque fosse l'idea degli studenti, cercava di seguirla ad ogni occasione. Gray però spariva sempre nel suo ufficio e Harry non aveva occasione di seguirla anche lì. Aveva proposto a Fred e George di usare le Orecchie Oblunghe, ma loro riferirono che dovevano costruirne altre, perché le avevano già vendute tutte.
Così Harry si rassegnò. Pensò con sollievo al fine settimana ad Hogsmeade, nonostante sapesse che avrebbe dovuto viverlo col pensiero dei compiti che lo aspettavano su al Dormitorio. Naturalmente Ron non sarebbe mai andato per Hogsmeade insieme a Ron o a Hermione: erano ancora ai ferri corti. Quindi decise di aspettare che entrambi avessero già lasciato la Sala Comune, prima di recarsi anche lui all'uscita.
E fu mentre attraversava i corridoi che la vide: Gray si avviava al terzo piano con passo leggero e aria furtiva. Harry non poteva perdere una simile occasione, anche a costo di sacrificare Hogsmeade: aveva tutto l'anno per andarci. Scattò a prendere il Mantello dell'Invisibilità, e fece appena in tempo prima di perderla di vista.
Harry seguì Gray per i corridoi di Hogwarts, mentre i quadri lo osservavano con disapprovazione. Gray si fermò in vista di un lungo corridoio ad Harry molto familiare. Ma dove stava andando? Non ci passavano in molti in quel corridoio. non c'era niente da vedere. non portava da nessuna parte, solo al quarto piano, perché Gray si fermava? Harry la vide bloccarsi di colpo, e pensò che fosse prudente nascondersi dietro un'armatura. Non si sentiva sicuro, sotto il Mantello dell'Invisibilità. Gray riusciva anche a vedere il Quartier Generale dell'Ordine, dopotutto.
Gray si avvicinò alla statua della strega orba. Si guardò intorno, all'erta, poi alzò la bacchetta, pronunciò "Dissendium!", e sparì dietro la gobba.
In condizioni normali, Harry si sarebbe precipitato da Ron e Hermione a raccontare loro tutto. Ma non voleva sorbirsi le lagne infantili di Ron e l'aria da saputella di Hermione, così decise di non dire niente. Dopotutto non era niente di particolare. Gray sapeva solo un passaggio segreto. Uno dei tanti. Ma era certo che, senza la Mappa del Malandrino, nessuno sarebbe mai andato a dire "Dissendium" di fronte alla statua di una strega orba.
Harry si diresse comunque ad Hogsmeade, e fece appena in tempo prima che Gazza non se ne andasse. Non gli sarebbe piaciuto usare il passaggio segreto: meglio recarvisi onestamente col permesso, dopo quello che era successo quando Malfoy aveva visto la sua testa galleggiare a mezz'aria, due anni prima. Decise di andare a Mielandia: era nel suo scantinato che sbucava il passaggio segreto preso da Gray.
Ma era troppo tardi. La folla lo soffocava, e Gray era senz'altro già andata via. Aveva un gran vantaggio su di lui, il passaggio non era così lungo. Harry però si sbagliava. Era già lontano da Mielandia quando vide, appena in tempo, un corvo nero e piuttosto magrolino librarsi in volo da una finestra del negozio. Era lei. Harry vide benissimo gli occhi rossi e la sfumatura ramata delle piume, ed era certo che non si trattasse di coincidenza.
Facendo finta di niente, lasciò che il corvo volasse avanti a lui: si dirigeva alla Stamberga Strillante.
Harry si mise a correre come un forsennato, e andò a sbattere contro altre persone diverse volte. Oltrepassò in un lampo Zonko, l'Ufficio Postale, e l'affollato Ai Tre Manici di Scopa. Se Hermione e Ron erano da quelle parti, non aveva nessuna intenzione di raccontar loro tutto affinchè lo seguissero.
E finalmente giunse alla Stamberga Strillante. Gray aveva fatto bene a trasformarsi in Animagus: se qualcuno l'avesse vista aggirarsi nei pressi di quella casa sinistra, avrebbero potuto pensare qualsiasi cosa, e di certo non benevola. Con Harry il discorso non era diverso, però: avrebbe potuto mettersi il Mantello dell'Invisibilità, che portava ancora nella borsa, ma non era sicuro che sarebbe servito a qualcosa. Forse Gray lo vedeva comunque. C'era una spaccatura nel vetro di una finestra del piano più alto: il corvo rallentò e vi passò attraverso con molta facilità.
Che ci faceva nella Stamberga Strillante? Come faceva a sapere del passaggio segreto? Da quanto tempo conosceva Sirius, Lupin e il padre di Harry? Il ragazzo era convinto che le risposte a queste domande combaciassero: ma per scoprirlo doveva entrare nella Stamberga Strillante, e non sarebbe stato facile passare dal portone principale. Per prima cosa era inchiodato, e poi chiunque avrebbe potuto vederlo. Harry decise che sarebbe passato da una porta sul retro. Ogni grande villa doveva avere almeno due entrate, e la Stamberga non faceva eccezione.
Dopo una lenta e circospetta circumnavigazione della casa, Harry trovò un'apertura nel muro che faceva proprio al caso suo: anche un animale di grossa taglia avrebbe potuto passarci. Sembrava che il legno in quel punto fosse stato scorticato da cose simili ad artigli.
Harry vi passò senza difficoltà. Dentro tutto era silenzioso, ma di tanto in tanto qualche rumore turbava la quiete: cigolii, scricchioli, e il rumore di qualcosa che veniva rosicchiato. Del resto, lì intorno, tutto era pieno di tarli. I mobili erano completamente bucherellati, ma la maggior parte di essi non si era retta in piedi: il tavolo e la credenza erano crollati, ma Harry riuscì a dedurre di essere nella cucina. Un terribile tonfo ritmico lo faceva sobbalzare ad ogni passo. Doveva trattarsi di una finestra che sbatteva al vento.
Harry aveva il cuore in gola. Sapeva bene che Gray non sarebbe stata felice di trovarlo lì. L'aveva seguita. L'aveva spiata. E se si andava a cacciare in un posto del genere, doveva avere un terribile segreto. E se invece così non fosse stato?
E se Gray fosse andata lì per caso? Tanto per fare un giro? O magari si trovava nella vecchia villa per motivi tutt'altro che clamorosi. Ma allora perché tutta quell'accortezza in corridoio, perché quella circospezione? Harry ne era sicuro: Gray aveva qualcosa da nascondere. Sentì dei passi sopra la sua testa. Gray stava camminando. E sembrava piuttosto nervosa. Magari c'era qualcun altro con lei. E se fosse stato un Mangiamorte?
O Voldemort. forse Voldemort si era rifugiato lì. forse da lì preparava un attacco a Silente. Harry raccolse tutta la cautela che aveva in corpo, perché avrebbe dovuto salire le scale evitando di farle cigolare. Se lo avessero scoperto. Ma quando arrivò nel grande salotto, non poté rimanere impassibile. La villa un tempo doveva essere stata un'abitazione grandiosa. Tutto era caduto sotto l'assedio della polvere, molti mobili erano distrutti, ragnatele che sembravano fatte di seta avvolgevano ogni cosa, come soffici tende. Harry ripensò alla casa in Grimmauld Place. Gli ricordava un po' quell'edificio, in effetti, ma la Stamberga Strillante un tempo doveva essere stata molto, molto più bella e sontuosa. Non sembrava in rovina da molto tempo. Harry sapeva che il professor Lupin la utilizzava per limitare le sue crisi nelle notti di luna piena, e quindi non si stupì delle terribili unghiate che avevano ridotto a brandelli la maggior parte della stanza.
Le travi, che inchiodavano porta e finestre, lasciavano delle fessure molto grandi attraverso le quali la luce filtrava in aspre falciate, evidenziando tutta la polvere che c'era, e che faceva venir voglia di starnutire. Harry resistette. Aveva la sensazione di essere osservato, e non solo da una persona. Tutta la casa lo osservava. Tutto sembrava scrutare con sguardo severo il visitatore. Se un quadro si fosse messo a gridare Harry non si sarebbe stupito. A terra c'era un lampadario distrutto, che aveva aperto una voragine sul pavimento. Doveva essere stato enorme, prima di cadere dall'altissimo soffitto.
Le tende erano strappate. Il tessuto che ricopriva i divani ottocenteschi non aveva incontrato una sorte migliore. Sì, era proprio una villa ottocentesca. Si capiva dal mobilio. Harry guardò in alto e rimase strabiliato. Tutto il soffitto era ricoperto da un affresco che lo faceva somigliare ad una chiesa, perché era stato dipinto anche con l'oro massiccio. Era un albero Genealogico. Harry vide che tutti i volti erano offuscati, come cancellati da un colpo di spugna. Alcuni nomi erano rimasti, ma non i cognomi. La grandissima quercia sopra la quale erano stati dipinti tutti quei volti aveva il tronco avvolto di catene, e degli strani esseri scheletrici, vagamente antropomorfi, si levavano dalla terra rossastra intorno alle radici. Harry strizzò gli occhi: la quercia prese fuoco. Urla tremende piovevano addosso a lui e sembravano circondarlo fino a soffocarlo. Harry non sopportò quella visione atroce. Gettò lo sguardo sul parquet, e quando alzò di nuovo la testa, l'albero era un normalissimo albero, senza fiamme, senza catene, senza demoni scheletrici.
Harry credeva di impazzire e tornò a guardare il pavimento.
Macchie di sangue vecchio vi erano sparse, e c'era una puzza molto forte ad impregnare ogni parte della stanza. Harry si avvicinò al caminetto. Era un grandissimo camino, che sicuramente bastava a riscaldare tutto il piano terra. Per la maggior parte era franato, essendo un camino di pietre, Harry non vedeva che cenere e macerie. Sopra la cappa, sul muro, c'era un grosso quadro dalla sfarzosa cornice in oro. Era stato anch'esso vittima di artigli, ma Harry riuscì a distinguere: un tempo c'era disegnato il busto di un nobile. Come i volti nell'albero genealogico sul soffitto, però, era stato cancellato dalla tela, era tutto sbafato. Sulla cornice c'era una targa d'ambra con un'incisione: Demetrius Gray.
Harry si lasciò possedere dal silenzio. Gli sembrava che una voce scura gli stesse raccontando una triste storia, ma appena distolse gli occhi se l'era già dimenticata. Al muro erano attaccati tantissimi quadri e trofei di caccia. La statua di un drago, che aveva un corvo e un serpente sulle lunghe corna, era caduta in terra, ma non si era rotta.
Harry osservò poi quella che un tempo era una grossa vetrina per soprammobili, e adesso era caduta a terra: il vetro si era infranto e tutto ciò che conteneva era riversato sul pavimento. Harry vide delle bacchette magiche tagliate di netto - probabilmente perché non fossero più usate -, gioielli di ogni tipo, boccette che un tempo dovevano aver contenuto dei veleni, perché il legno attorno a loro era eroso e sbiadito.
Ma quello che terrorizzò Harry abbastanza per scappare dal salotto furono delle reliquie umane attaccate sotto ogni quadro, in grosse bottiglie lavorate contenti un liquido azzurrino. Scilla aveva sotto di sé un barattolo con un avambraccio, sul quale era impresso il Marchio Nero, Harry ne era sicuro. Sulla cornice di Scilla c'era scritto: "Seduzione".
Odino si ergeva sopra un barattolo contente due zampe di corvo mozzate, e la sua cornice diceva "Violenza". Sotto Baal stavano dei bulbi oculari rosso fuoco, e c'era scritto sulla cornice: "Guerra".
Seymour aveva lasciato solo due canini lunghi e appuntiti. La sua cornice diceva "Notte". Ancora molti altri quadri e molte altre reliquie, fin quando Harry non vide un quadro vuoto. Era una tela senza disegno. Sotto, il liquido azzurrino non conteneva niente. Sulla cornice c'era scritto: "Morte".
Harry era sconvolto. Non aveva mai notato quella stanza della Stamberga Strillante: il passaggio sotto il Platano Picchiatore conduceva dalla parte opposta dell'edificio. Sapeva che quella notte non avrebbe dormito ma, vedendo quanto pericolosamente vicino fosse il tramonto, decise di muoversi. Si infilò il mantello dell'invisibilità, ignorò le voci che raccontavano della tragedia della loro famiglia, e si preparò a salire le scale. Aveva paura, tanta paura. una paura incontrollabile.
Perché i volti erano stati cancellati, così come il loro cognome? Chi era quella famiglia? E quel quadro bianco? Harry decise di non pensarci. Soltanto a guardare indietro verso il salotto gli sembrava che un demone sorgesse dalla polvere: quella casa era stregata. Ora ne era certo. Non erano dicerie. Era una casa piena di spiriti del male.
Harry si trovava ad un passo dalla porta dietro la quale, presumibilmente, c'era Gray. e chissà chi altro. ormai aveva il cuore in gola, pensava di poterlo sputare da un momento all'altro. Non aveva quasi la forza di reagire. Sentì il rumore di una lama che esce dalla sua custodia. Fu allora che si precipitò dentro.
Gray era lì, impalata, gli dava le spalle e aveva l'aria di aver qualcosa in mano. Si trovava nella stessa stanza dove Harry aveva incontrato Sirius la prima volta. Non si voltò subito, ma era chiaro che aveva sentito Harry, perché aveva aperto la porta con molta violenza. Gray nascose l'oggetto che aveva in mano e poi si girò verso Harry così lentamente che lo fece rabbrividire. Harry era sul punto di svenire. Gray aveva due grossi squarci sul viso, perdeva sangue come un rubinetto, aveva i vestiti strappati, i capelli unti di sudore. Il Marchio Nero era diventato enorme. Gray avanzò verso di lui come uno zombie. Harry non fu in grado di muoversi. Gray lo stava afferrando alla gola. Era la sua ora. Harry cercò di gridare. nessuno lo avrebbe sentito.
- Allora sei qui, Potter. - disse una voce alle sue spalle.
Gray sparì. Si dissolse in una nube di fumo. Sparì il sangue, così come il suo odore, e i brandelli di vestiti per terra. Harry non capiva: Gray era alle sue spalle, la pelle liscia, i capelli pettinati, i vestiti esattamente come al solito. Harry si tolse il Mantello. Non capiva cosa stesse succedendo.
- Allegro, allegro. Non ti strangolo, per oggi. Hai abbastanza gatte da pelare. -
- Gray. tu. tu. lei. tu eri. - Harry ci rinunciò e sospirò. - Era un'illusione? -
- In parte. - rispose Gray.
Harry non riuscì a decifrare la sua espressione. Sapeva solo che la sua paura stava sgonfiandosi, per lasciare il posto alla confusione mentale.
- Che diavolo ci fai qui, Harry? Pensavo che tu ne avessi avuto abbastanza di questo posto! - - Ho visto. il corvo. e ho pensato. -
- E hai pensato, che avrà in mente quella pazza? Seguiamola un po'! Cosa speravi, che ti accogliessi a braccia aperte e magari ti offrissi il gelato? - Harry era immobile. Non sapeva cosa rispondere. Era la prima volta che il suo coraggio si annullava così di colpo. - Ti comunico che il Mantello dell'Invisibilità non è una sacra veste. C'è chi può vedere cosa c'è sotto. -
- Solo gli occhi magici e i Dissennatori posso vederlo! -
- Bene, vedo che sei rinsavito. - Gray gettò un'occhiata nervosa fuori dalla finestra.
- Gray. tu. perché sei qui.? -
- Affari tuoi? -
- No. -
- Appunto. - Gray tossì violentemente - Harry, te lo chiedo per favore. - Gray sapeva che, anche senza aggiungere altro, Harry aveva capito cosa intendeva dire. Ma preferì continuare comunque. - Non so cosa ti sia venuto in mente, ma non dire mai a nessuno cosa hai visto qua dentro. Ti guardo da quando sei passato da quel buco. -
- Ma. allora, i passi su nell'atrio. chi. -
- . e ti assicuro che se qualcuno lo venisse a sapere non faresti una bella fine. Harry, ti prego, tutto questo deve restare tra noi. Non dire mai chi o cosa hai visto e sentito qui dentro, non riferire che c'ero anch'io, e soprattutto. nessuno deve sapere dei quadri. Nessuno, Harry. Mi hai capito? -
Harry annuì e Gray tossì ancora più violentemente di prima.
- Però. tu che ci fai qua dentro? -
- Le domande a dopo. Io sono qui perché sono qui. Sei tu che non dovresti esserci. -
- Io. devo chiederti tante cose, Gray! Non puoi scappare così! -
- Shh! -
Gray lo zittì di colpo. Un sibilo incontenibile faceva tremare tutte le pareti. E poi ci fu uno schiocco. E un colpo, un immenso colpo, Harry fu assordito per qualche istante. Gray chiuse gli occhi con noncuranza, cercando di rimanere ferma, e poi li riaprì.
- Che cos'è stato? - Harry tirò fuori la bacchetta.
- Non ti servirà, quella. - rispose Gray. - E' solo caduto il lampadario di cristallo di diametro due metri che si trova nel salotto. L'avrai visto, immagino. -
- No. non l'ho visto. Cioè. era sul pavimento!... -
- Allora l'hai visto quand'era già caduto. - Harry strizzò gli occhi, incredulo. - Capisci, cade almeno due volte alla settimana, ormai ci sono tutti abituati. Allora, Harry, promettimi che farai tutto quello che ti ho detto. Anche perché se non lo fai, sarai tu quello che sarà espulso, non io. -
Harry annuì.
Gray sembrava ben disposta verso di lui: si era aspettato che l'avrebbe ucciso, squartato, o qualcosa del genere. Harry sorrise. Era una delle poche volte in cui si sentiva felice che Gray fosse lì, forse perché aveva accolto come una buona notizia il non essere solo nella Stamberga Strillante.
- E adesso posso chieder. -
- Potter! Lo sappiamo che sei lì dentro! Esci subito fuori! -
Gray si voltò per tutta la stanza, quasi con un salto, da quanto era stata colta alla sprovvista. Harry invece non si stupì più di tanto, per una volta. Ormai i suoi nervi erano troppo flaccidi per sobbalzare.
- E' Piton! - disse. - Come diavolo. -
- La mia lunga esperienza in fughe e punizioni mi suggerisce che tra poco Mocciosus butterà giù la porta. - disse tranquillamente Gray - Harry, nella stanza accanto, da quella parte. c'è una cassapanca. Aprila, scendi le scale, e aspettami laggiù. Non muoverti assolutamente. Ci vediamo tra un minuto. -
Gray si fiondò giù per le scale. Harry era riluttante a seguire il consiglio, ma decise di non restare oltre in quella casa. Aprì la cassapanca, scacciò i ragni e gli altri insetti e si buttò giù per la vecchia scalinata di pietre. Nel frattempo, Gray era già arrivata nel salotto. Si bloccò davanti al portone. Piton continuava ad urlare, e si distinguevano anche le voci di Malfoy e della professoressa Umbridge. Gray tese la braccia dinanzi a lei. le sue palpebre di restrinsero.
- Lontani da qui. -
Fuori sentì delle grida. Piton e gli altri avevano appena visto uscire da sotto la porta una nube rossastra, che si tramutò lentamente un gigantesco Ungaro Spinato. Ben presto tutta Hogsmeade fu nel panico. Il drago sputava fuoco ovunque.
E poi gli occhi di Gray tornarono normali. Si ritenne soddisfatta del proprio lavoro e, dopo aver lanciato un incantesimo pronunciandolo molto a bassa voce, si affrettò a raggiungere Harry.
Si trovavano dentro uno stretto corridoio scavato nella terra, dal quale di tanto in tanto era necessario usare degli incantesimi per bruciare le radici che bloccavano il passaggio. Era composto quasi unicamente di scale, e tutto il pavimento era rivestito di pietra, a sua volta coperta di muschio. Harry seguiva Gray fiducioso, o quasi.
- Che cos'hai fatto? Ho sentito gridare! -
- Sono convinti che ci sia un Ungaro Spinato. - ridacchiò Gray. Harry ricordò con ben poca simpatia il giorno in cui aveva visto un Ungaro Spinato. - E se ne convinceranno ancora per una decina di minuti. Nel frattempo noi dobbiamo correre. Sbucheremo dietro la gobba della strega orba, al terzo piano, poi devieremo verso un passaggio ben nascosto, e arriveremo al Dormitorio del Grifondoro, se non è crollato niente. -
- Ma non è segnato sulla Mappa del Malandrino! - si lasciò scappare Harry.
- Che. cosa? - Gray sembrò quasi rallentare - Tu hai la Mappa del Malandrino? -
- Non in questo momento. - rispose Harry a voce bassa. Ci capiva sempre meno.
- Ah, bè, pazienza. La so a memoria. -
- Ma perché non è segnato questo percorso? -
- Lo scoprii io al terzo anno. Molto comodo per ritrovarsi tutti a fare baldoria una volta che si usciva dalla Stamberga Strillante. Non lo aggiungemmo sulla cartina perché era già successo che fosse quasi scoperta. ci sono tanti passaggi di Hogwarts che non sono segnati. Basta ricordarseli. -
- Allora tu. -
Gray tossì così forte che per poco non cadde - Dammi il Mantello. -
- Co. cos. perchè? -
- Mica lo mangio! Dopo la storia dell'Ungaro Spinato, temo che Piton non sarà dei più soavi con te. Se ti trovasse il Mantello dell'Invisibilità saresti proprio a posto. Te lo ridò alla prossima lezione di Difesa, sempre che non ti espellano stasera. -
- Potevi aspettare prima di creare quell'Ungaro! Sono nei guai!-
Gray si mise a ridere come se la cosa la divertisse immensamente, e nel frattempo bruciò un'altra grossa radice. Sembrava già stanca. Harry le consegnò il Mantello e lei se lo mise in borsa.
- Scusa, Harry, se ti ho salvato le penne e ti ho conferito un trenta per cento di possibilità di cavartela con Piton. Credevi che l'avresti fatta franca a buon prezzo dopo che comunque sei entrato nella Stamberga, quando non avresti dovuto farlo? -
Harry notò che Gray rallentava sempre di più.
- Ah, che palle. - disse lei. Il corridoio si fece più basso: poteva passarci a fatica Harry, ma Gray era più alta di lui di più di dieci centimetri. - Stammi dietro, pivello. -
Gray si trasformò in un corvo, non prima di aver tossito ancora abbondantemente. Cominciò a volare così velocemente che Harry faceva fatica a seguirla. Batté la testa diverse volte. Alla fine si trovarono di fronte ad una botola, sul soffitto. Harry l'aprì e ci passarono senza troppe difficoltà. Harry scoprì con stupore di essere finito proprio di fronte alla porticina sulla gobba della signora orba, nella parte interna, naturalmente. Non appena la chiusero, la terra inghiottì la botola.
Gray tornò umana. Frugò a lungo nel punto in cui la botola era scomparsa, fin quando non trovò la maniglia e l'aprì di nuovo. - Si riparte. Muoviti Harry. -
- Ma perché torniamo indietro? Per disorientarli? -
- Perché devi sempre parlare a vanvera? Come facciamo a disorientarli se non sanno nemmeno se ci stanno seguendo o no? Harry, questa strada può essere percorsa solo in un verso, ricordatelo bene, o non sai più dove finisci. Forza. -
Gray non ebbe bisogno di tornare corvo, perché fece cenno ad Harry di andare. Il ragazzo scese dalla botola e, con sua grande sorpresa, era atterrato esattamente nella sua stanza, picchiando una discreta botta al sedere. Gray lo fissava da sopra la botola.
- Posso farti solo una domanda? -
- Se ci metti meno di cinque secondi direi di sì. - disse Gray.
- Perché hai usato il passaggio della strega orba e non quello sotto il Platano Picchiatore? -
- Pensavo che quello del Platano tu non lo conoscessi. - Gray alzò un sopracciglio, e prima che Harry potesse ribattere, si affrettò ad aggiungere: - Tu non sai dell'Ungaro, la casa forse è stregata, tu non c'eri e non hai visto nessuno, intesi? -
- Intesi. -
- Ciao, Harry. - Gray sorrise e richiuse la botola. Immediatamente essa sparì, diventando sempre più trasparente sul soffitto. Harry si dette una rassettata prima di prendere un libro e recarsi in Sala Comune, fingendo di studiare.
