07. Non capisco la pietà.

- Cioè. devi starci sempre alle costole come un segugio? - ripeté Fred, scandendo le parole, una volta che Gray gli ebbe raccontato quello che le aveva detto Silente. Si erano riuniti tutti per la cena, il caminetto era acceso e faceva entrare, se non altro, un po' di calore; fuori imperversava una terribile tormenta, e il cielo era così rannuvolato che non si riusciva nemmeno a vederlo.

- Esattamente. Vai a ringraziare Santa Claus, comunque, è lui che me l'ha chiesto, - rispose Gray, e la signora Weasley la guardò con una delle sue espressioni peggiori. Non era mai contenta di sentir parlare male di Silente, anche solo vagamente. - Sembra che sia una copertura per via della Umbridge -

- Ma siamo in vacanza! - protestò George - Non dovresti comunque! -

- In tutta franchezza, non più tardi di ieri, mi è arrivata questa. Harry, immagino che dovresti leggerla tu. -

Gray, sempre sotto lo sguardo vigile e torvo di Molly, passò uno striminzito foglio di pergamena a Harry, che lo afferrò senza curiosità. Ma, lette le pochissime righe che lo componevano, cambiò subito idea, e l'indifferenza mutò in rabbia.

Non nascondo che quando tornerai passerai dei guai molto seri. A parte ciò, suppongo che tu ti trovi con i Weasley e Potter. Tieni d'occhio soprattutto lui. Voglio che, quando ti degnerai di tornare a lavoro, mi venga riferito tutto. È ancora più disturbato di te. Non mostrare a nessuno questa lettera. E' un ordine.

La lettera non era firmata. Harry cominciava decisamente a scaldarsi. Anche la Umbridge aveva deciso di tenerlo sotto controllo? Non che se ne fosse stupito, naturalmente. Ma da quando aveva saputo che era stato tenuto d'occhio per tutto quel tempo, non tollerava più niente. Sapeva che Gray, comunque, non avrebbe mai tradito il segreto del Quartier Generale. O forse l'avrebbe fatto?

Forse era una spia del Ministero fin dall'inizio. forse tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento non era nient'altro che un'orribile macchinazione. Chi aveva detto che poteva fidarsi di Gray? C'erano prove che stesse veramente dalla loro parte? Non aspettava forse il momento giusto per consegnare tutti loro al Ministero, con tutte le notizie che aveva accumulato? Forse era proprio come Peter Minus, le accuse che si era rivolta da sola potevano avere un senso. Magari non erano state dette a caso.

- Ti preoccupi per questo, nanerottolo? - disse Gray con una smorfia divertita. Harry trasalì. - Niente in contrario alla frustrazione adolescenziale, ma non credi che dovremmo preoccuparci di ben altro? -

- Per esempio? - disse Ron, che evidentemente non aveva capito.

Gray aveva letto i pensieri di Harry.

- Non capisci? Un gufo è arrivato qui. -

- E allora? -

Ma tutto il resto dei presenti, o almeno coloro che non avevano già capito da prima, ebbero un brivido ansioso. Come scosso da un'improvvisa illuminazione, anche Ron capì. A regola, nessuno avrebbe dovuto trovare la casa al numero dodici di Grimmauld Place. Gray osservava con noncuranza gli sguardi degli altri. Era comodamente affondata sulla sedia, aveva le braccia incrociate e lo sguardo serio, con le sopracciglia molto basse. Harry aveva ancora il biglietto stretto in mano, e lo stritolava con tanto furore che lo strappò quasi.

Al diavolo la Umbridge e i suoi ordini idioti: ora si sarebbe alzato.

- .per buttarlo nel fuoco. Pessima idea. Mi serve, quel coso. - lo anticipò Gray. Harry, turbato, si irrigidì sulla sedia, lentamente. Molti sembravano aver capito, ma altri, come la maggior parte dei Weasley, erano ancora piuttosto perplessi. - Penso di doverlo esaminare. Non credo che la Umbridge abbia quella grafia (orribile), anche se non ne sono sicura. Forse lei scrive con molti più fronzoli. -

Harry finse di rileggere il messaggio.

- Il gufo potrebbe essere un Animagus. L'Ordine ha tanti membri. - grugnì Moody. - Controllato. - rispose Gray pigramente - Ci ho fatto tutti gli esperimenti possibili su quella povera bestia. Non credo che sia un Animagus. -

- Da dove viene? Hai controllato.? -

- Certo. Ha il tatuaggio con il simbolo dell'Ufficio Postale di Hogsmeade. -

- Potrebbe essere tornato indietro! -

- Ormai è morto. -

Alla signora Weasley per un pelo caddero i piatti di mano, e con uno scatto improvviso riuscì ad evitare che si rompessero sul pavimento.

- Come. come sarebbe a dire morto? È solo un povero gufo! -

- E allora? - rispose Gray con indifferenza - Te l'ho detto, ho dovuto fare degli esperimenti per essere sicura che non fosse un Animagus, o altre diavolerie del genere, così gli ho lanciato qualche stregoneria. Ma è morto poco dopo, non era molto resistente, perciò è un normalissimo animale. Cioè, insomma. lo era. - Hermione era totalmente disgustata. I suoi occhi sembravano quasi dire: "non ho convinto i miei genitori a farmi venire qui per sentire di queste atrocità", e Ron temeva che di lì a poco, oltre al CREPA, avrebbe fondato un comitato per la tutela dei rapaci. Gray non si guadagnava facilmente la simpatia di qualcuno, naturalmente, ma Hermione sembrava averla definitivamente segnata sulla lista delle persone spregevoli. - Naturalmente poteva anche trattasi di un essere umano. Ma doveva essere piuttosto deboluccio, in questo caso; comunque, meglio morto che vivo. -

- Ancora non riesco a crederci! - esplose Hermione - Meglio morto che vivo! Gray tu. tu hai. tu forse hai ucciso un essere umano! Te ne rendi conto?! -

- Sì. - disse tranquillamente Gray.

- E.. e allora.. -

- Avrebbe potuto spiarci. - disse Moody.

- E poi non poteva essere un Animagus. vero? Sono molto rari e credo che non sia tanto facile trovarne un'altro di cui il Ministero non abbia preso nota. - incoraggiò Tonks. Harry non poteva far altro che darle ragione: Gray aveva agito in modo molto inaspettato, ma dopotutto se la Umbridge sfruttava un gufo Animagus, il Ministero lo sapeva senz'altro, e Harry ricordava la lista che gli aveva mostrato la McGranitt tempo prima: non c'era nessun Animagus civetta in quegli anni.

Però la lettera non era firmata.

Hermione aprì bocca per ribattere, ma Sirius la interruppe.

- Qualcuno poteva venire a sapere di questo posto. Non ha tutti i torti. -

- Già! - gridò Hermione - per te, lei non ha mai tutti i torti! -

Harry era certo di non essere il solo in tensione. Di lì a poco sarebbe senz'altro scoppiata la lite. Lo leggeva negli sguardi di tutti. Decise di uscire definitivamente dalla conversazione, ma si sentiva tremendamente a disagio, gli era quasi impossibile pensare liberamente. Gray poteva scrutare i suoi pensieri da un momento all'altro, e senza che lui se ne accorgesse, tra l'altro. Doveva stare attento, tremendamente attento, ogni volta che pensava.

Ma in fondo non gli importava che Gray gli leggesse il pensiero. O forse questo lo rendeva ancora più sospettoso, perché con un potere del genere avrebbe potuto essere benissimo una spia del Ministero.

Peggio ancora: una spia di Voldemort.

- Dai, Hermione, - disse Tonks, cercando di calmare la ragazzina - Gray stava solo facendo delle prove. Non aveva nessuna intenzione di uccidere quel povero gufo, no.? - aggiunse, volgendo a Gray un'occhiata innocentemente speranzosa. - Vero che non. - - Mettila così, riccioli d'oro, - interruppe Gray rivolta a Hermione, anticipando qualche altra urlata - Ho ucciso una civetta, un gufo, o quel che fosse. Forse era un umano. Ma se tu avessi la certezza che era proprio un animale, te la saresti presa così tanto? -

Hermione per qualche istante sembrò non trovare le parole adatte.

- Per l'amor del cielo, Gray! Un uomo ha... ha una coscienza! Ha un'anima! -

- Non è detto. - rispose Gray, e il suo tono dava l'idea che non avrebbe detto una parola di più. Hermione se ne accorse e, stroncata nelle idee, si abbandonò di nuovo sulla sedia e finì di mangiare in silenzio.

Capendo che era meglio non toccare più argomenti simili, Tonks fu la prima ad attaccare bottone, cercando di parlare di cose che non c'entravano niente. La conversazione fu smorta e priva di interesse, perché quasi tutti erano alquanto a disagio.

- A letto, adesso. - disse seccamente Molly, dopo un po'.

- Ma, mamma.! - cercò di protestare Ginny.

- A letto. -

I ragazzi si avviarono a letto grufolando, offesi: era molto presto, ma la signora Weasley fu irremovibile. Nella sua voce c'era tutta la durezza di cui fosse capace, ed Harry era certo di non averla mai sentita così secca. Solo Hermione sembrava estremamente felice di andarsene di lì, mormorando a sé stessa con tono irato.

Lentamente, mano a mano che passavano le ore, la stanza si svuotò. Gray guardava indifferente le fiamme del camino, e sembrava essersi trasformata in una statua, visto che non si muoveva da un'ora intera. Molly uscì in pattuglia per i corridoi, per assicurarsi che tutti dormissero, e soprattutto che Fred e George non tentassero di usare le Orecchie Oblunghe; in cucina erano rimasti solo Sirius, Gray e Lupin.

Rimasero comunque in silenzio, una quiete rotta solo dalla violenta tosse di Gray. Tutti e tre sembravano persi in chissà quale pensiero, ma a differenza degli altri, non si sentivano affatto a disagio. Gray non avrebbe comunque mai letto nei loro pensieri.

- Non è che sei stata un po' troppo dura con Hermione? - disse Lupin, rompendo il silenzio. Gray sembrò scuotersi da un profondo torpore.

- Forse. - rispose lei, evasiva.

- Non te la sarai presa perché ha giudicato così i tuoi. metodi! - disse Sirius, cercando di adottare una voce allegra.

- No. - disse Gray, alzando la testa, - è che non capisco tutta questa pietà. - - E' difficile capirla. - disse Sirius, guardando altrove.

- Lo so. Ma loro sono ancora. bambini, possiamo dire, - ribatté Lupin.

- Andiaaamo. Non credo che rappresentino ancora la voce dell'innocenza, con tutto quello che hanno passato. E comunque, che ho detto di così sbagliato? La penso così e basta. Anzi, penso di averle fatto anche un favore ad uccidere quel gufo. -

- Bhe, hai capito benissimo che non stiamo parlando di questo, - la interruppe Sirius, e Gray fu costretta ad annuire. In effetti, era chiaro che la morte di quella civetta era stata solo una stupida scintilla per far scattare tutte le asprezze che erano germogliate da tempo. Scese, per un po', un silenzio sepolcrale. Gray sospirò e, dopo di lei, chi prima e chi dopo, sospirarono tutti almeno tre volte.

- Non devi per forza farti la colpa di tutto quello che è successo, - disse Lupin - Ma Hermione. e anche gli altri, naturalmente. non lo sanno. Dobbiamo tenerne conto. - - . prima di parlare con chiunque. - concluse Gray, fosca.

Remus si toccò la testa, come nel tentativo abbozzato di impedire che Gray ci guardasse dentro, ma sorrideva. - La puoi piantare? -

- Bhe, è meglio se andiamo a letto. - concluse Sirius, non particolarmente felice dell'argomento al quale si stavano avvicinando. Del resto, neanche gli altri ne sembravano molto lieti. - Domani è la vigilia. -

- Già - Gray si alzò, sfiorandogli le spalle, e uscì. Aveva il passo così leggero che sembrava svolazzare. Evidentemente non desiderava altro che mettersi a dormire.

Hermione era stesa a pancia in su, sul letto, ignorando il peso di Grattastinchi che le si era acciambellato sullo stomaco. Si sentiva divorare dall'ira e dalla sfiducia. Non riusciva ancora a credere a tutto ciò che, in due frasi, Gray era riuscita a dirle.

Si chiese se fosse davvero umana. Si chiese se fosse possibile essere così piatti. Certo, era vero, Animagus o no, il Ministero avrebbe potuto scoprire la casa dei Black. ma questo non giustificava una morte.

Hermione ripensò all'ultima frase che Gray le aveva detto. ". Forse era un umano. Ma se tu avessi la certezza che era proprio un animale, te la saresti presa così tanto?"

Come poteva ragionare in questo modo?

Hermione aveva la spiacevole sensazione che tutti le stessero nascondendo qualcosa. Era fermamente convinta che Gray, soprattutto, avesse qualcosa di terribile che non poteva rivelare. E Harry non aveva detto niente riguardo alla Stamberga Strillante. ma allora per quale motivo si era trovato lì?

Bhe, certo, le aveva detto di quelle reliquie. ma Hermione non poteva credere che fosse andato lì apposta per vederle.

Gray, c'entrava qualcosa Gray, ne era sicura.

Non avrebbe potuto essere altrimenti. Ormai Hermione attribuiva ogni colpa, ogni cosa poco chiara, a lei. Era dal primo anno che seguiva attivamente La Gazzetta del Profeta, per quanto poco affidabile fosse: quando si era saputo dell'aggressione a Caramell, c'era stato un riassunto di tutto quello che Gray aveva combinato, e non era una buona lista.

Hermione non aveva mai creduto al Ministero della Magia, ma ora era diverso.

Non poteva fare a meno di crederci. Gray aveva tutta l'aria di una che compie davvero tutti i crimini che le si attribuiscono. E il Ministero l'aveva perdonata.

Hermione era sola contro tutti.

Ron le diceva che era gelosa, Harry invece non diceva proprio niente, e nessuno nell'Ordine sembrava intenzionato a prendere le parti di Hermione, a parte qualche volta la signora Weasley. E naturalmente Sirius era sempre dalla parte di Gray, e anche Lupin sembrava dello stesso avviso. Com'era possibile che non capissero?

Era una pazza violenta.

Prendeva in giro Silente, aveva una bacchetta così strana, e soprattutto, era una Mangiamorte. Aveva il Marchio Nero in una posizione molto insolita. Leggeva nel pensiero. Si tirava fuori i sogni dal cervello.

Hermione non si stupì che fosse stata una Serpeverde in passato. E come mai nessuno sapeva niente di lei e della sua famiglia? Perché tutti la chiamavano per quello che sembrava essere soltanto il cognome?

E a scuola era sempre strana. sempre pronta a tormentare. o a sparire.

Hermione si drizzò così di colpo che Grattastinchi finì a terra, miagolando irritato. La ragazza decise: non le importava se Gray era infallibile, se era impossibile fregarla.

Avrebbe fatto delle ricerche.

Sarebbe riuscita a dimostrare che stava dalla parte del Ministero, o anzi, ancora peggio, dalla parte di Voldemort.

E allora Silente avrebbe deciso cosa fare.

L'Ordine avrebbe dovuto liberarsi di lei, così come lei si era liberata di quel povero gufo.

Improvvisamente, sentì bussare alla sua porta. Non aveva idea di chi potesse essere, ma non rispose: magari era Gray che veniva a chiederle scusa? Era tutta fatica sprecata.

- Avanti. - disse infine Ginny, con voce flebile. Hermione non riuscì a detestarla abbastanza per dirle qualcosa, era troppo stanca. Si alzò dal letto, e scoprì meravigliata che era entrato Sirius. Dopo qualche istante, prima ancora che lui potesse parlare, le sembrò di avere intuito che cosa era venuta a dirle. Decise che non lo avrebbe ascoltato, non avrebbe sentito nemmeno una parola da una persona così inaffidabile. Sirius era a mala pena distinguibile nell'oscurità della stanza di Hermione e Ginny.

- Possiamo parlare? -

Hermione annuì senza rispondere e Sirius si sedette sul letto vuoto di fronte a lei, guardandola, con i gomiti sulle ginocchia. Aveva tutta l'aria di uno che non sa come iniziare un discorso, e l'espressione della ragazza non lo aiutava di certo. Hermione comunque era anche un po' stupita: era la prima volta che parlavano a quattrocchi, e la cosa l'aveva non poco incuriosita.

- Bhe. senti. - esordì Sirius - Lo so che tu e Gray siete come il giorno e la notte. quindi non sarà la prima volta che sarete in disaccordo come stasera. -

- Non è questione di carattere e di disaccordi. - lo interruppe Hermione - E' questione di. di. insomma, di umanità. E lo so che nessuno di voi mi prende sul serio per questa storia del CREPA, cosa credete. ma io ci credo, e anche se nessuno mi ascolta. -

- Non è affatto vero che nessuno ti ascolta, Hermione. - disse Sirius, e stavolta toccò a lui interrompere il discorso. - Lo sai che non è così, ma adesso stiamo parlando di un'altra cosa. Vedi, insomma, hai visto qual è il carattere di Gray. Non fa amicizia tanto facilmente, cioè. è un po' stronza, posso dirlo. - aggiunse sorridendo. Ginny ascoltava in silenzio, e per un attimo Hermione si dimenticò della sua esistenza come di quella di Grattastinchi. - Ma davvero, non è colpa sua. Devi conoscerla com'è da sola, e ti assicuro che è una persona adorabile. -

- Adorabile! - ripeté Hermione, quasi scandalizzata. - Scusa, non credo proprio che possa esserlo. -

- Anche lei, come molte persone, ha una doppia faccia. Vedi. anch'io una volta la pensavo come te. Cioè, tutti la pensavano come te. O anche peggio. Gray era una di quelle persone che sarebbero dovute andare in giro con un sacchetto di carta in testa, capisci quello che voglio dire? -

- Cioè. che anche tu la detestavi? - chiese Ginny.

- Era un bersaglio facile per ogni genere di tiri mancini. - rispose Sirius abbassando leggermente la testa - Se ti raccontassi le cose in dettaglio immagino che mi ammazzerebbe, comunque. lei ha sempre vissuto a Hogwarts. Silente la trovò da qualche parte quando aveva otto anni. - A Diagon Alley, pensò Hermione, e le tornò in mente il sogno che aveva visto nella sfera di gelatina. - Silente non perdeva occasione di difenderla quando le succedeva qualcosa, e così tutti cominciarono a chiamarla "la cocca del preside". Da allora lei odia Silente. - Aggiunse con un sorriso amaro. - Tutti la trovavano strana. In effetti lo era, ma vedi, non era colpa sua. Il fatto che fosse malata le rendeva la vita ancora più difficile. -

- Non riesco a capire come una malattia possa emarginare una persona, - ribatté Hermione, decisamente poco convinta.

- Gray aveva tutti i requisiti per essere tormentata. - rispose Sirius - Dai, Hermione, era così pallida, così gracilina, e poi aveva quegli occhi rossi. a chiunque davano fastidio, e dopo qualche settimana da quando la misero a Serpeverde cominciarono a diffondersi le voci che parlasse il Serpentese - e non era vero - e che fosse una visionaria. A volte parlava da sola, si comportava in modo molto strano, eccetera. Per un anno intero riuscì a tenercelo nascosto, ma poi lo venimmo a sapere: aveva il Marchio Nero. Era troppo piccola, aveva undici o dieci anni, capisci? La stava facendo impazzire. Voldemort ci teneva particolarmente al fatto che lei fosse dalla sua parte e così non faceva che tormentarla. Anche Remus lo sapeva, lo aveva capito un giorno che l'aveva vista tagliarsi. Ma neanche lui ce lo disse. -

- Al primo anno Silente decise di insegnarle personalmente l'Incanto Patronum, - proseguì Sirius, - e lei non produceva altro che fumo nero dalla bacchetta. Sentimmo che Silente diceva alla McGranitt che Gray non aveva nessun bel ricordo in testa, neanche uno, e se lo dice lui ti puoi fidare. Poi dopo il Marchio Nero stava ancora peggio. E' per questo che ha deciso di crearsi una legge: "gli esseri umani fanno tutti schifo". Così decise di costruirsi un carattere più duro che l'aiutasse a sopravvivere alla gente. -

Hermione non si sarebbe mai immaginata tutto quello che le era appena stato detto, e ammutolì, sbiancata: ma la cosa non bastava a dissuaderla. Il fatto che Sirius si fosse sforzato di parlare con lei di quell'argomento la rendeva ancora più irritata. Hermione era convinta che Gray non fosse dalla loro parte, ma era evidentemente che tutti ci erano cascati. Volontariamente o no, stava facendo qualcosa che non avrebbe dovuto fare, stava facendo la doppia faccia, Hermione se lo sentiva.

- Comunque se l'è cavata in modo nobile. - concluse Sirius.

- Nobile? - sillabò Hermione, incredula.

- In modo molto più nobile di quanto mi sarei aspettato da una Serpeverde. E' difficile superare situazioni simili senza scaricare le cose sugli altri, invece che su sé stessi. - Hermione lo guardò senza capire e, per un istante, le parve che una specie di soddisfazione gli attraversasse gli occhi: forse soltanto perché era la prima volta che lei sembrava veramente intenzionata ad ascoltarlo.

- E' autolesionista. - rispose Sirius, e poi si fermò, ascoltando il silenzio totale che era germogliato da quelle parole. - Non ne è affatto fiera, naturalmente. Porta sempre vestiti lunghi apposta. ma ha le gambe e le braccia piene di tagli, e non so proprio da quanto tempo le cose vadano avanti così. Probabilmente da quando ha messo piede a Hogwarts, se non ancora prima. - Hermione stavolta abbassò gli occhi fino a che lo sguardo non precipitò sul pavimento. Pareva molto interessata alle righe del pavimento, dall'ostinazione con la quale le seguiva, senza alzare lo sguardo. Ginny sembrava inghiottita dal buio da quanto stava zitta. - Ha sempre creduto che qualsiasi cosa facesse fosse colpa sua, e non sempre ha avuto torto, certo. sì, lo so. - aggiunse, frettolosamente, controllando le espressioni delle due ragazze, - sembra che non abbia senso. Prima sbaglia e poi se ne dà la colpa fino all'inverosimile. Forse si sta tagliando anche in questo momento. Mi ha detto che, quando i Dissennatori la presero, faceva così perché il dolore non le facesse pensare ad altro. Io comunque penso che odi farlo, e odia anche il sangue. E' il suo modo per punirsi. Sono anni che provo a dirle di smettere, ma lei non vuole ascoltarmi. -

- Sirius, - disse Hermione con voce stranamente ferma. Sirius non le rispose ma la guardò e fece un cenno con la testa. - Perché mi dici tutto questo? -

Per un attimo sembrò che Sirius non sapesse bene cosa fosse giusto rispondere, ma recuperò poco dopo la parola. - Bhe, così. insomma, non vorrei che vi trovaste a litigare per una stupidaggine. Volevo solo dirti che non devi avercela con Gray, perché. cioè, andiamo, hai sentito quello che ho detto. È. normale che sia così. -

Hermione lo squadrò di sotto in su.

- Non mi sembrava che avessimo litigato per una stupidaggine. - e prima che Sirius, ribattesse, aggiunse, con tono sempre più cupo. - E se sei venuto qui per dirmi che lei è la protagonista della tragedia e devo fare la brava ragazza. -

- Pensala come vuoi, - disse Sirius, alzandosi, e facendosi di colpo più duro. - Mi sto solo preoccupando per lei, ma immagino che quella che si roderà di più per questa storia sarai tu. -

Hermione avrebbe voluto gridargli una quantità innumerevole di cose, ma fece fatica a metterle in fila, e così dovette guardarlo uscire richiudendosi la porta alle spalle, e sentendo di colpo che stava cominciando veramente a odiare anche lui.

- Non ti è parso che Hermione stia diventando sempre più acida con Gray? - bisbigliò Ron, e Harry sentì affiorare la sua voce da qualche parte, nell'oscurità. Era decisamente impossibile dormire, ma nel silenzio al quale si era abituato, quel mormorio gli sembrava un rumore fastidiosamente forte. - Voglio dire, Gray non è proprio innocente come un agnellino, ecco, ma quel gufo poteva essere pericoloso. per l'Ordine, voglio dire. tu che ne pensi? - aggiunse, notando che non otteneva risposta.

- Non credo che sia solo colpa di Hermione. Io l'ho vista. - disse, senza riflettere, e se ne pentì immediatamente.

- Hai visto. chi? -

Harry tacque. Sperava che Ron non insistesse, ma non fu così, e fu costretto a liquidarlo con qualche scusa improbabile, della quale l'amico sembrò assai poco convinto. Harry comunque non gli avrebbe mai raccontato di aver incontrato Gray alla Stamberga Strillante, aveva già rivelato fin troppe cose riguardo a quell'episodio, nonostante quello che aveva promesso. già, ma in fondo che gli importava di quella promessa?

Avrebbe potuto benissimo non mantenerla e andare a sbandierare la sue scoperte direttamente al preside - a parte il fatto che non avrebbe mai parlato volentieri con lui. Ma c'era qualcosa in Gray che gli incuteva un certo timore.

Qualcosa che lo riempiva di sensi di colpa, colpe di cui non era il responsabile. Ron continuava a parlare, ma Harry non lo ascoltava. Annuiva e mugolava di tanto in tanto, senza sapere a cosa stesse rispondendo.

Finalmente, si misero entrambi a dormire, un sonno del tutto privo di sogni, ma considerati i precedenti, la mattina dopo Harry si disse che era molto meglio così. Almeno non avrebbe visto qualcun altro venire morso da un serpente.

La vigilia di Natale passò ancora peggio, se possibile, della sera precedente. Hermione era sempre più taciturna, e ancora più irritabile, soprattutto con Ron. Harry non aveva nessuna voglia di sopportare i loro litigi, così trascorse quasi tutta la giornata da solo. Nonostante questo, tutto il resto degli ospiti era impegnato con le decorazioni natalizie. Ora che le pulizie e le disinfestazioni della casa l'avevano resa di nuovo abitabile, il Quartier Generale si stava riempiendo di ghirlande e decorazioni.

Sembravano tutti allegri, persino Gray sorrideva sempre e sembrava anche meno malata, nonostante continuasse a tossire molto spesso.

A Hermione tutto questo sembrava dare molto fastidio, cosa che, a quanto pareva, faceva saltare i nervi alla maggior parte dei presenti nella casa.

Arthur Weasley era stato totalmente dimesso dal San Mungo, con la promessa fatta a sua moglie di non tentare più "simili azzardi", definizione naturalmente riferita alle cure Babbane che il signor Weasley aveva insistito per provare, e che naturalmente il veleno del serpente aveva reso vane. Comunque, essendosi ristabilito, tutti i Weasley erano molto più sollevati. Restava solo un peso sulla coscienza: Percy.

Non era mai andato a trovare suo padre, non aveva mai dato in nessun modo sue notizie; Fred e George immaginavano che avrebbe rimandato indietro il regalo di Natale senza troppi complimenti, e preferirono non immaginarsi la reazione dei loro genitori.

La sera tardi, Gray come al solito non era ancora a letto, ma era nella stanza di Fierobecco per dargli da mangiare dei topi morti.

L'ippogrifo le dava degli affettuosi colpetti sulla spalla con la testa ma, visto che questa non era piccolissima, ogni volta rischiava di slogargliela. Gray era talmente immersa nei suoi pensieri che continuò a gettare topi morti, fin quando non si accumularono sul pavimento perché Fierobecco ne aveva mangiati veramente troppi.

Si era accorta di come si sentiva Hermione e aveva scoperto di non esserne affatto dispiaciuta. Dopotutto aveva solo detto quello che pensava, e anzi si sentiva fin troppo di buon cuore a non averle letto nel pensiero nemmeno una volta.

Era abituata a trattenersi, mentre quando andava a scuola non ci riusciva proprio. A volte non poteva fare a meno di sentire dei pensieri confusi, quando una persona vicino a lei immaginava qualcosa di molto intenso. E Hermione, infatti, provava una rabbia molto intensa, e anche se non se ne accorse, Gray fu costretta a sforzarsi per rispettare la sua privacy. Soddisfatta di quell'insolita buona azione, decise che sarebbe andata a dormire con una preoccupazione in meno sull'anima.

Stava pensando a così tante cose contemporaneamente che non si accorse dell'aprirsi della porta, se non quando Harry fu definitivamente dietro di lei.

- Immagino che tu voglia parlare di Hermione, - disse Gray, senza neanche leggergli la mente, e sforzandosi di non apparire troppo stupita.

- Non proprio, - rispose il ragazzo, sedendosi anche lui davanti a Fierobecco.

- Allora sputa il rospo. -

- Voglio sapere cosa facevi alla Stamberga Strillante. -

- Come sei insistente, - sbuffò Gray - Ti ho detto che sono affari miei. -

- Sono anche miei, dal momento che devo tacere. - replicò Harry, ormai deciso ad andare fino in fondo. Gray era preparata a parlare di ben altro, conoscendo Harry, ma visto che l'aveva colta di sorpresa, non ebbe il tempo di prepararsi delle scuse convincenti.

- Ero lì perché il Marchio Nero stava tornando in superficie, - rispose Gray di malavoglia.

- E cosa c'entra? -

- L'unico modo per impedirlo -, continuò Gray ignorandolo, - E' questo. -

Si allargò la scollatura della maglietta, in modo che il Marchio fosse visibile, ma Harry rimpianse quasi di averglielo chiesto.

Un grosso intreccio di cicatrici giaceva, orribile, nel punto in cui il Marchio Nero si stava lentamente riformando: ne erano visibili, infatti, solo poche linee sottili.

- Cioè. strappandosi la pelle a coltellate? -

- Praticamente sì. Non che serva a molto, naturalmente. E' un po' come i morsi di vampiro o di lupo mannaro, non esiste una cura. Puoi soltanto evitare che succeda il peggio. Non cambia niente, è solo che se continuo a tirarci coltellate, Voldemort non può prendere il controllo delle mie azioni. E naturalmente è anche molto doloroso, per questo vado alla Stamberga Strillante. A Hogwarts mi sentirebbero. -

- Da quant'è che fai così? - chiese Harry, lentamente.

Gray guardava da tutte le parti, nella stanza, alla ricerca di una via di fuga per la sua mente affollata. - Da quando ce l'ho. Avevo dieci anni, e facevo il primo anno. -

Harry sbiancò - Dieci anni? -

Gray annuì. - Nessuno parlava ancora così tanto di Voldemort, in quel periodo. Solo una parte di persone sapeva quanto fosse pericoloso. Possiamo dire che il suo regno di terrore non era ancora iniziato, e infatti durante quell'anno il Marchio Nero non mi dava tutti i problemi che ho adesso. Però ero ancora troppo debole. Non sapevo come fare per respingerlo e non ero abituata a tutto quel dolore. Diciamo che non avevo ancora la pelle dura, così mi rinchiudevo in qualche aula vuota all'ultimo piano e cercavo di sopportare. E poi, verso metà anno mi ricordai di quello che avevo sentito dire a Silente a uno studente che ancora non conoscevo: il passaggio sotto il Platano Picchiatore non lo conosce nessuno, potrai andare lì ogni notte di luna piena. -

- Il professor Lupin! - disse Harry.

- Infatti fu lui a trovarmi, e per poco non mi morse. Era una sera in cui il Marchio mi faceva particolarmente male e sentivo tantissime voci nella testa. Ogni volta che mi passava accanto qualcuno mi veniva voglia di ucciderlo, di farlo a pezzi, capisci? Mi sono ricordata di quella frase e sono scappata nella Stamberga Strillante, dove ho cominciato a tagliarmi la pelle. Può sembrare strano, ma ad un certo punto non ho sentito più dolore, anzi stavo molto meglio. Sono svenuta e mi sono svegliata la notte dopo perché avevo sentito dei versi atroci. Non avevo la forza di fare niente, neanche di trasformarmi in corvo e di scappare, così sono rimasta lì, ma lui non mi ha morsa. -

- Ma dopo tutti quei tagli. dovresti aver perso tantissimo sangue. -

- Le ferite sul Marchio si rimarginano facilmente. Il sangue ti ritorna in corpo, abbastanza per non rimetterci la pelle. -

- E ti hanno messo ad Azkaban perché eri una Mangiamorte? Che avevi fatto? -

- Non mi sembra che questo ti cambi le cose. Vai a letto, Molly tra due minuti salirà le scale e verrà a controllare. -

- Ma. -

- Vai. -

Harry obbedì, senza una parola di più. Si mise a letto immediatamente, e Ron come previsto non si accorse di lui, perché dormiva come un sasso. Harry si sentiva profondamente scosso, e sapeva che non si sarebbe addormentato tanto facilmente. Due minuti dopo, sentì i passi della signora Weasley per le scale.

*

Harry avrebbe evitato volentieri di tornare a Hogwarts, sapendo che, oltre alle ispezioni della Umbridge, lo attendevano lezioni extra con Piton. Ma il giorno venne, e, insieme a Lupin, Gray e Tonks, i ragazzi si prepararono per prendere il Nottetempo diretto a Hogsmeade. Nessuno sembrava entusiasta di partire.

Come previsto, non appena il Nottetempo giunse a destinazione, Gray fu la prima a sparire, dopo qualche brevissimo saluto. Adesso che Harry sapeva la verità, ogni volta che la vedeva sparire a quel modo non poteva fare a meno di farsi prendere dall'inquietudine.

- Ha fretta di incontrare la Umbridge? - chiese Hermione, sarcastica.

Ron e Harry alzarono gli occhi al soffitto.

- Non tutti amano i professori quanto te, Hermione, - ribatté George.

Harry ascoltò con scarso interesse le ultime raccomandazioni, e poi si diresse con gli altri verso il castello. La sera successiva lo aspettava una lezione sicuramente affatto entusiasmante di Occlumanzia, e se Malfoy fosse venuto a saperlo, lui avrebbe dovuto dire che prendeva ripetizioni di Pozioni: non si azzardò ad immaginarsi la reazione.

Quello non era certo il suo cruccio principale. Prima di ogni altra cosa, si chiedeva come mai Silente non gli desse lezioni di persona, o meglio, perché era così urgente per lui studiare Occlumanzia.

Se Voldemort controllava le menti, allora tutta la scuola era in pericolo. Harry voleva illudersi di non essere l'unica vittima probabile, ma sapeva benissimo che non era così.

Salutati gli altri, il gruppo si diresse lontano, nella neve, mentre con un sonoro bang il Nottetempo spariva nel nulla. Camminavano nello strato altissimo di coltre bianca, cercando di raggiungere il castello senza affondare. La visibilità era molto ridotta: c'era nebbia ovunque, e piccoli fiocchi di neve cadevano lentamente, formando un fitto intreccio di puntini bianchi. Sembrava quasi di galleggiare nel vuoto: il freddo assaliva le gambe come una tagliola, tanto da far perdere loro la sensibilità. Mancava ancora molto per i grandi portoni di quercia di Hogwarts, una lunga strada scivolosa tutta in salita.

Hermione, adesso che si trovava lontana da Gray, sembrava essere tornata quella di sempre, e progettava a voce alta di preparare altri indumenti per gli elfi domestici da lasciare in giro. Anche la sua voce tremava di freddo, sembrava tagliare il silenzio come una lama, visto che intorno la nebbia assorbiva ogni rumore.

Era una situazione piuttosto sgradevole. Ognuno si limitava a seguire gli altri, convinto che sapessero da che parte andare. In realtà non c'era uno solo che badasse al percorso, e con quella visibilità sarebbe stato molto facile perdersi. Intorno giaceva il silenzio. Sarebbe stato così facile per un assassino sorprenderli lì, e metterli a tacere per sempre. forse Harry stava diventando troppo pessimista.

- Ma quanto manca al castello? - protestò Ginny, esausta.

- Siamo sicuri che non ci siamo persi? - disse Ron, inquieto - Harry? -

- Non ne ho idea, non so neanche in che direzione stiamo andando! - ribatté lui, alzando le spalle. - Hermione? -

Hermione fu interrotta nei suoi progetti per il CREPA. - Sì? - A quel punto tutti gli sguardi erano puntati su di lei, convinti che fosse la più affidabile anche per quando riguardava l'orientamento.

- Tu sai dove stiamo andando. - disse George, sgranando gli occhi.

- Certo che no! Non si vede neanche il sentiero. Pensavo lo sapeste voi. - rispose con semplicità.

E, di comune accordo, tutti si guardarono negli occhi, angosciati. Le bacchette magiche accese, a questo punto, non servivano a niente, anche perché la piccola nevicata stava volgendo in tormenta.

- No, no, no, non ci credo. - gemette Ron - Ci. siamo. persi! -

- E'. è tutto sotto controllo. emh. penso che dobbiamo proseguire verso nord. Hogsmeade è proprio a sud di Hogwarts. - borbottò Hermione, un po' in colpa.

- Ma dov'è il nord, genio? - chiese Fred. Ormai il freddo era insopportabile. Nessuno seppe rispondere alla domanda di Fred.

- Bhe, sto congelando - disse Ginny in tono pratico - Continuiamo a camminare. Proseguiamo in questa direzione e cerchiamo il lago. -

- Sarà già congelato e sommerso di neve. - disse Ron - O sei forse in grado di fiutarlo? -

Comunque, tutti seguirono il consiglio di Ginny. Grattastinchi si nascose, tremante, sotto la veste di Hermione, e sulle gabbie dei gufi erano state gettate delle coperte per impedire che si trasformassero in ghiaccioli. Hermione propose di spegnere le bacchette, e di usarle piuttosto per riscaldarsi: con un colpetto leggero, fece uscire del vapore caldissimo dalla sua bacchetta, e gli altri la imitarono.

Proseguirono in quel modo, avvolti nel silenzio e nel gelo totale.

Sembrava di vagare in un mare di ombre grigio - bluastre. Uno dopo l'altro, tutti si fecero possedere dall'ansia: non avevano idea di dove fossero, e con ogni probabilità, come diceva Ron, non avrebbero mai trovato il lago. Inoltre non vedevano ad un palmo di naso. Ogni tanto qualche verso agghiacciante risuonava nel gelido silenzio sepolcrale, segnalando che si stavano avvicinando alla Foresta Proibita. Si sarebbero accontentati di girare in tondo fino a tornare a Hogsmeade, avrebbero chiesto ospitalità e sarebbero ripartiti la mattina dopo, prima che si levasse il sole. O magari avrebbero potuto trovare la capanna di Hagrid, e restare lì per riscaldarsi le ossa fino alla fine della tormenta. Erano ipotesi piuttosto allettanti, ma né Hogsmeade né la capanna si vedevano in lontananza.

- Stiamo camminando da almeno due ore. -

Hermione non ebbe bisogno di aggiungere altro. tutti erano stanchi, morti di freddo e in quelle condizioni anche la fame si faceva sentire terribilmente. Gli animali si lamentavano, e d'altra parte non erano i soli. Tutti ripensavano con nostalgia agli scossoni allarmanti del Nottetempo che, a confronto di quella nottata odiosa, era il più bel luogo del mondo.

- Dobbiamo trovare un riparo. Ormai non possiamo continuare, la tormenta sta peggiorando. Quando si sarà calmata manderemo in giro i gufi per vedere se riescono a trovare il castello. -

Il suggerimento di Hermione fu accolto come la salvezza. Tuttavia trovare un riparo non era così semplice. Ad un tratto incapparono in una vasta distesa d'alberi, dalle fronte così alte e fitte che la neve riusciva a stento a passare. Poteva trattarsi di una parte alquanto remota della Foreste Proibita, così come di un'innocente gruppo di piante, ma nessuno fece troppe storie: vi si inoltrarono e accesero uno stentato fuoco incendiando quei pochi sterpi rimasti asciutti. Erano nel bel mezzo di una radura. L'area intorno al piccolo fuoco - che si avviava inesorabilmente alla fine dopo solo un quarto d'ora - era bene illuminata, ma intorno tutto era così opaco che tutti cedettero di essere diventati miopi.

Passarono interminabili quarti d'ora.

A Hogwarts nessuno si preoccupava per loro? No, pensò Harry. Silente era certo "impegnato in affari più importanti" e, se quella notte avessero fatto una brutta fine, chissà quando l'avrebbe scoperto.

Harry non sapeva che i suoi sospetti si stavano probabilmente avviando alla concretizzazione.