08. Morsmordre.
Il freddo era lacerante e penetrava nella ossa così profondamente da paralizzarle. Il vento frusciava attraverso le fronde, strette fra loro come se potessero a loro volta sentire tutto quel gelo. Lo strato di neve, a terra, era ormai paurosamente alto e, quel che era peggio, la tormenta non accennava a finire. Di quel passo, sarebbe arrivata la mattina, e loro non sapevano neanche dove si trovavano. Come avrebbero fatto a tornare a Hogwarts?
Ci sarebbero mai tornati? E cosa avrebbero detto i professori?
Cercavano tutti di chiacchierare più animatamente possibile, nella speranza di poter respingere il freddo straziante. Alla fine, anche la fame divenne una tortura. Da quanto tempo erano in giro per quei campi desolati?
- Dobbiamo mangiare qualcosa, non riusciremo ad andare avanti, sennò. - disse Ginny, pensierosa.
- D'accordo, ma cosa mangiamo? Hai un frigobar? - disse Ron, scettico. - O forse speri che il caro Michael Corner spunti dal nulla con un bel tacchino arrosto? -
Ginny lo fulminò con la peggiore delle sue occhiate, ma nessuno le badò.
- Dividiamoci e andiamo a cercare qualcosa. - propose George
- Non saranno accettate radici, - aggiunse immediatamente Fred.
Piuttosto di malavoglia, ognuno si separò dagli altri e si addentrò nelle scure fauci del bosco. Nessuno era molto contento di dover girare da quelle parti completamente solo, ma non c'era uno solo di loro che osasse dirlo altri. Hermione si offrì di accompagnare Ginny, ma questa era ancora così inacidita verso Ron che drizzò il naso e camminò spedita verso una direzione a caso. Ogni tanto qualcuno andava a sbattere contro degli alberi, sia perché la nebbia era molto spessa, sia perché i rumori inquietanti che risuonavano lì intorno li facevano distrarre. Tutti erano tesi come corde di violino: si aspettavano un attacco da un momento all'altro, ma, nello stesso tempo, erano certi che non sarebbe successo niente e che tutto si sarebbe concluso per il meglio.
Hermione volgeva intorno lo sguardo inquieto. Per la verità non sapeva bene cosa fare, e la situazione era così opprimente che le impediva di agire razionalmente. A lottare contro la fame c'era in timore di proseguire: cosa c'era oltre quel cespuglio?
Ad ogni fruscio le si drizzavano i capelli, ma non riusciva mai a capire quale fosse la fonte. Il vento ululava attraverso la nebbia, ai rami erano appese ragnatele gigantesche e cespugliose, e nell'aria aleggiava uno strato lattiginoso di umidità.
Hermione si sarebbe aspettata qualsiasi cosa. Non doveva abbassare la guardia.
Un tonfo. Un ramo che si spezza. Che cos'era quel rumore? C'era qualche creatura poco rassicurante lì intorno. Un ramo appuntito al quale non aveva fatto caso la ferì appena sotto l'occhio. Sangue. avrebbe attirato i Thestral, che lei non poteva vedere. ed erano carnivori.
Hermione rabbrividì. Ripensò con orrore a tutte le lezioni di Cura delle Creature Magiche cui aveva assistito. Una volta sarebbe rimasta affascinata dalle proprietà letali che possedevano alcune creature, ma adesso che avrebbe potuto trovarsene di fronte una da un momento all'altro, ne era molto meno affascinata.
- Non dovresti girare da sola nella tormenta a quest'ora di notte, Mezzosangue. -
Hermione trasalì. Non era la voce di nessuno che lei conoscesse. O che fosse felice di conoscere. Non capiva da dove fosse venuta la voce. Forse se l'era immaginata... la paura causa suggestioni, pensò.
Ma appena vide che una figura umana emergeva dalla nebbia, a pochi passi da lei, il cuore le schizzò quasi via dal petto. Voleva gridare. ma il vento portava via la sua voce, la disperdeva, nessuno l'avrebbe sentita.
Hermione riuscì a mettere a fuoco l'individuo. L'aveva visto nella libreria di Diagon Alley, al secondo anno, e se lo ricordava ancora molto bene. Aveva la stessa espressione di allora e lo stesso vago ghigno perverso, che ad Hermione non era mai piaciuto.
Era Lucius Malfoy.
- C. che. che cosa volete? - balbettò, cercando di avere un tono di voce minaccioso.
- Dimmi dov'è Harry Potter e ti lascerò andare a piangere da Silente. -
Hermione non rispose: anche se lo avesse saputo, non gliel'avrebbe mai detto. Cercava di arretrare, aspettando l'occasione per fuggire, ma per ogni passo che lei faceva indietro, Malfoy avanzava sempre di più, la bacchetta levata, l'espressione minacciosa.
- Ti ho ordinato di dirmi dove si trova Potter, - sibilò Malfoy, proprio come un serpente.
- E lei. lei mi dica perché lo cerca. - Hermione aveva la bacchetta dritta di fronte a sé. Mai, nemmeno per sogno, sarebbe stata utile ad un servo di Voldemort. a un Mangiamorte.
- Il tuo acume non è così elevato come i professori lo dipingono, dunque, - sogghignò l'altro. - Proprio degna del tuo sangue ibrido. - Hermione si sentì avvampare d'odio, ma il terrore era così gelido che le impediva di reagire. - Una bastarda. -
- Expelliarmus! - gridò Hermione con tutta la rabbia che aveva in corpo. La bacchetta volò un aria, poco lontana da Lucius Malfoy, che riuscì a recuperarla senza troppe difficoltà.
- Sembra che dovrò farti tacere -
Hermione si sentì gelare. Gridò. Ma, lo sapeva già, nessuno la stava sentendo.
- Stupeficium! - Hermione riuscì a scansarsi, ma cadde a terra, ferita, incapace di alzarsi di nuovo in piedi. - Devo continuare, Mezzosangue? -
- Expecto Patronum! -
Hermione non ebbe neanche il tempo di stupirsi. Da un punto imprecisato della bufera, un grosso Patronum si parò fra lei e Lucius Malfoy. Hermione ne restò abbagliata: dopo quasi un minuti riuscì a distinguere un rettile dalle piccole ali, il corpo serpentino e quattro tozze zampe dotate di artigli possenti. Sembrava un drago cinese. La sua stazza gli faceva distruggere due alberi per volta ogni volta che si spostava, ma i suoi movimenti erano così rapidi che sembrava una strana vipera troppo cresciuta. Hermione cercò di mettere a fuoco la zona intorno a sé, e dato che ora l'ambiente era abbagliato dalla luce del Patronum, riuscì a vedere Gray, in piedi sul ramo di un albero, con la bacchetta levata in direzione del Mangiamorte.
Saltò giù dall'albero e, ignorando completamente Malfoy, l'aiutò ad alzarsi.
- Stai bene? - chiese, tossendo.
- Sì. io. io credo. di sì. -
Gray la spinse leggermente da una parte e tornò a fronteggiare Malfoy con lo sguardo inviperito.
- Guarda chi si vede, - disse l'altro, - il Ministero adesso ti ha ingaggiata anche come guardiana notturna? -
- E tu, Malfoy? -, ghignò Gray - Voldemort si fida così tanto di te che ti manda ad aggredire ragazzine sole nelle foreste? -
Malfoy corrugò la fronte a scrutò Gray con occhi terribili; sembrava che volesse ucciderla da un momento all'altro. Hermione osservava la scena, paralizzata e aggrappata al tronco di un albero. Fissava il maestoso Patronum di Gray, che apriva le sue ali in direzione della sua evocatrice, come se avvertisse il pericolo mortale. Gray era immobile nella tormenta, e la luce d'argento la faceva sembrare ancora più spenta.
- Notevole bestiola, - disse Malfoy inarcando le sopracciglia, guardando il dragone serpentiforme, che sibilava in sua direzione. - Immagino che tu mi abbia scambiato per un Dissennatore, da quanto ne sei ossessionata. -
- Suppongo che se ti tirasse una zampata non saresti felice lo stesso, Dissennatore o no. E' solo la mia ipotesi, naturalmente. - aggiunse Gray alzando le spalle - Cosa diavolo ci fai qui? -
- Piuttosto evidente. -
- Sì, lo so. E' che volevo sentire qualche bella scusa delle tue. - Gray si voltò verso Hermione, probabilmente captando nell'aria la vibrazione del duello imminente - Scappa. Adesso. - Hermione non riusciva ad obbedire. - Hermione! - sibilò la ragazza. Cominciava a sentire un vociare lontano. Forse gli altri si erano incuriositi vedendo la luce sfavillante del Patronum. Alzò le spalle e si rifiutò di insistere.
- Cosa credi di fare, Gray? Mi hanno detto che a scuola eri terribilmente scarsa. -
- Ah, ah, ma guarda, allora perché Voldemort mi ha scelta come Mangiamorte molto prima di te? - Malfoy aveva un'espressione così minacciosa che si stava quasi spiaccicando la fronte tra le sopracciglia. - Adesso perché non vai a riferire che hai fallito miseramente? Voldemort non ne sarebbe felice. - Hermione notò che anche Malfoy trasaliva a solo sentire quel nome.
Malfoy sembrava incapace di non guardare gli occhi di Gray. erano un abisso di lava.
Sì: sarebbe andato da Voldemort a riferire che aveva fallito.
Gridò selvaggiamente e girò la testa dall'altra parte. - Attenta a quello che fai, Gray! -
- A quello che tu stavi per fare, perché danno sempre tutti la colpa a me? -
Malfoy scansò il mantello dal braccio, pronto a combattere.
Gray invece non si mosse di un millimetro. Il vociare dei ragazzi era sempre più vicino, e se non avessero concluso in tempo sarebbe avvenuto un bel caos.
- E va bene. Se non sbaglio avevo un conto in sospeso con te, Gray. -
- Non ne ho idea. Te ne inventi uno alla settimana. -
Prima ancora che Gray potesse ribattere, Malfoy tuonò "Crucio!", e Gray strillando di dolore cadde a terra, contorcendosi terribilmente nella neve. Hermione gridò, terrorizzata. La Cruciatus era una delle Tre Maledizioni Senza Perdono. com'era possibile che Malfoy la usasse così facilmente in un posto abbastanza in vista come Hogwarts?
Gray si rialzò poco dopo, perché il Patronum, prima di sparire, sferrò una possente codata a Malfoy, che sbattè contro il tronco di un grosso albero, aprendosi un taglio sulla fronte e interrompendo la Cruciatus.
- Questa era la tua Maledizione, Malfoy? Temibile. - sorrise Gray - Se volevi spettinarmi ci sei riuscito in pieno. - Malfoy stava per ribattere ma Gray gli restituì il colpo senza esitare neanche un secondo - Crucio! -
Malfoy piegò le braccia così bruscamente che Hermione credette stessero per rompersi. Ma un attimo dopo, gridò un incantesimo che lei non conosceva e non riuscì a capire, e una spada di fuoco apparve al posto della bacchetta. - Ti taglierò quell'inutile testa! -
- Fila via, se non vuoi che sia io a tagliarti qualcos'altro! - Gray ripeté il medesimo incantesimo e al posto della sua lunga bacchetta apparve una lunga e sottile spada di ghiaccio.
- Cosa vorresti fare con quel ghiacciolo? -
- Far sì che tua moglie rimanga vedova! -
In un attimo le spade magiche si incrociarono, e ben presto il duello divenne così rapido che Hermione faceva fatica a seguirlo. Ma non poteva stare con le mani in mano. doveva fare qualcosa. e se Gray avesse avuto la peggio? Non se la sarebbe mai perdonata. Guardò nervosamente in ogni direzione, alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, che potesse aiutare Gray. Doveva fare un incantesimo, ma la sua bacchetta era molto lontana da lei, proprio nel punto in cui Gray e Malfoy stavano duellando.
Quando Hermione si voltò, un grosso taglio era aperto sul braccio e sulla guancia di Gray, e da quel poco che si vedeva, sembrava che la pelle, intorno, fosse bruciata.
Le lame di ghiaccio e di fuoco si incrociarono ancora una volta, entrambe tentando di attaccare. - Dove si nasconde il cagnolino, Gray? -
- Attento alle palle, Malfoy, - ringhiò la ragazza, sferrando un fendente così forte che Malfoy sbattè di nuovo la schiena contro l'albero. Aveva tentato di schivare, ritraendosi, ma la spada di Gray era più lunga e più tagliente. Un taglio profondo si aprì sulla pancia di Malfoy. Entrambi ignorarono Hermione che sgattaiolava verso di loro, mirando alla sua bacchetta.
- Chi è la più scarsa della scuola? - disse Gray. La sua voce non era affatto spiritosa.
- Mi correggo, - disse Malfoy rialzandosi, - I tuoi amici erano di gran lunga peggiori di te -
Gray balzò in avanti cercando di ferirlo di nuovo ma non riuscì a colpirlo. Le due spade tornarono a roteare nell'aria, frusciando e stridendo come aquile ferite.
Hermione era a un passo dalla sua bacchetta.
- Mi hai stancato, mocciosa, - abbaiò Malfoy - Questa è l'ultima volta! Cru. -
- Expecto Patronum! -
Hermione si voltò, col viso raggiante.
Un cervo d'argento galoppo verso Malfoy sferrandogli un poderoso colpo di corna. Non fu sufficiente per metterlo al tappeto, ma la mossa era riuscita a spiazzarlo. Gray si ritrasse verso un albero, tossendo violentemente e premendo le mani contro le ferite incandescenti e la pelle incenerita.
Hermione raccolse immediatamente la sua bacchetta, e gridò: - Petrificus Totalus! -.
Malfoy era colto alla sprovvista, e cadde a terra lungo disteso.
Harry e i Weasley correvano, atterriti, verso la radura dove era appena avvenuto il duello.
Gray approfittò di quell'istante, prima che Lucius Malfoy si alzasse. Avanzò verso di lui, conficcandogli il tacco a spillo dello stivale nella ferita che gli aveva provocato la spada di ghiaccio. Malfoy non poté evitare che lo guardasse negli occhi: vide le sue pupille restringersi fino a sparire, così che le sue iridi furono solo due cerchi minacciosi color sangue.
Vide con terrore una crepa aprirsi sul terreno. La crepa divenne sempre più grande, in un insieme di schianti fragorosi, fin quando non si trasformò in una vera e propria voragine. Vedeva solo quella, dietro le sue spalle, tutto il resto era confuso e indistinto, come in un sogno, un terribile sogno. Avrebbe voluto scappare, ma Gray lo tratteneva con quel suo diabolico tacco. ma Gray non c'era più. La cosa appuntita che bucava nella ferita era l'unghia di un immenso dragone, che lo tratteneva, soffiando, minaccioso, fuoco e fiamme.
La voragine dietro di lui emise uno sbuffo di vapore bollente, come un geyser.
E poi dal vapore, come se niente fosse, emerse una figura di Malfoy conosceva bene. Un volto orrendo da rettile, sciupato, scarno, e un serpente avvinghiato attorno alle spalle. spietati occhi rossi scintillavano sotto il cappuccio del manto nero.
Lord Voldemort. L'Oscuro Signore.
- Mio Signore. Pietà. abbiate pietà di me, mio Signore. -
- Taci, inetto. - sibilò Voldemort. - Vattene di qui. e non tornarci mai più. -
- Ma. Mio Signore. Siete stato Voi a ordinarmi. -
- Vattene immediatamente, servo! -
Malfoy corse via, un attimo prima che Voldemort potesse lanciare una terribile Maledizione Senza Perdono. Da qualche parte nella sua testa confusa, Malfoy sentì Gray ridere, sfacciata.
*
- Era proprio ridicolo, vero? - scherzò Ron con un'allegria da funerale - Continuava a implorare il vuoto e poi è scappato via come un coniglio. -
- Ha visto Voldemort, idiota, certo che non implorava al vuoto. - disse Gray, cercando di ignorare il dolore delle ferite.
- Ma non c'era! - protestò Ron.
- Certo che no. - ribatté Gray con un sorriso perfido - Ha visto una specie di filmino. Ho sempre voluto fare la regista. -
Hermione sembrò la prima a capire, e dopo di lei tutti gli altri.
- Hai. hai creato un'illusione? -
- Una cosa simile, sì. Naturalmente ho dovuto aspettare il momento giusto. Ci ho provato per tutto il duello, dato che non sono proprio portata per combattere, ma un mago di quel livello (abominevole) non si lascia fregare così facilmente. Tutto sta nella padronanza dell' Occlumanzia, - aggiunse, guardando Harry per un attimo, - E bisogna cogliere i momenti in cui la mente è più spossata o vulnerabile. Con voi ovviamente funzionerebbe anche quando vi concentrate al massimo, visto che il vostro livello è ancora più infimo. -
I ragazzi non risposero neanche. Erano rimasti ammutoliti dalla scena che avevano appena visto. Hermione ferita, che tentava disperatamente di recuperare la sua bacchetta, e Gray, addossata contro il tronco di un albero, ferita anch'essa, con una lunga spada di ghiaccio in mano. Di fronte a lei Malfoy, stupito dal Patronum di Harry, reggeva una spada di ghiaccio ed era anche lui ferito. E un attimo dopo, in un turbine di incantesimi, si trovò per terra, ad implorare affinchè Voldemort gli risparmiasse la vita.
Ginny era ancora terrorizzata e, in verità, gli altri non stavano meglio di lei. Fu Gray a parlare: - Che vi salta in testa di girare nei boschi con questa tormenta? -, disse, fra i colpi do tosse, - Era chiaro che ne avrebbero approfittato. Harry, soprattutto tu, lo sai benissimo qual è il loro scopo. - Harry lo sapeva, sì, il loro scopo... volevano ucciderlo. o forse avevano bisogno di lui per fare qualcosa. Harry si rese conto che, il loro scopo, non lo conosceva affatto. Ma non poteva comunque dare torto a Gray. Lei che prima aveva salvato Hermione con tanta naturalezza, adesso sembrava pronta ad una formidabile ramanzina. - Andrei a far scrivere un bell'articolone sulla Gazzetta del Profeta giusto per dispetto, così almeno butterebbero fuori Silente che non si accorge mai di nulla. -
- E allora perché non lo fai? - la sfidarono Fred e George.
- Forse perché anch'io sono una Mangiamorte? Fatemi pensare. -
I due gemelli decisero di tacere.
- Adesso tornate subito al castello. Tra due ore sarà l'alba. Il primo che dice una parola su quello che è successo. - e non ebbe bisogno di proseguire.
- Ma la tormenta. -
- La tormenta non vi farà niente. Andate sempre a dritto e scoprirete con rammarico che le porte del castello sono a meno di trenta metri da qui. -
Harry e gli altri si guardarono, perplessi.
- Non è possibile! Noi abbiamo girato per ore. -
- Senza accorgervi che Malfoy vi depista per tutto questo tempo? -
- Co.. cosa? -
- E' cosa facile, suppongo, anche per chi non ha poteri mentali, quella di illudere uno di girare in tondo, mentre magari sta andando nella direzione giusta. Mirava a cogliervi separati, per non attirare troppo l'attenzione. Ha trovato Hermione e non gli è parso vero di potersene sbarazzare, visto che non l'ha molto in simpatia, anche grazie ai racconti del suo bravo pargolo. Naturalmente, dopo, avrebbe cercato Harry. -
- . e che cosa avrebbe fatto? - incalzò Harry.
Gray alzò un sopracciglio, fissandolo, e sembrò piuttosto divertita.
- Ha scelto proprio una bella notte. Il vento impedisce che le urla si sentano, la nebbia riduce la visibilità e c'è molta neve. sarebbe stato estremamente difficile (per lui) illudervi di aver sbagliato strada, se fosse stato bel tempo. -
Consapevoli che Gray non avrebbe elargito una spiegazione di più, gli altri si rassegnarono a prendere i loro bagagli per tornare a scuola.
- Dobbiamo avvertire Silente! - disse immediatamente Hermione
- Oh, Malfoy per un po' non si farà vivo. Ma ci penserò io ad avvertire Silente. In un modo che penso non dimenticherà tanto facilmente. -
La scrutarono tutti con sospetto, ma Gray strizzò l'occhio, come per dire che non c'era niente di preoccupante.
- Morsmordre - sussurrò Gray, con la bacchetta rivolta al cielo.
Hermione si portò una mano alla bocca. Il Marchio Nero, un grosso teschio con un serpente che gli usciva dalla bocca, era apparso nel cielo avvolto di scintille verdi; le nubi temporalesche, ormai impregnate del colore dell'alba si sfacevano intorno ad esso. E il Marchio, grande e imponente, svettava su quel palco di nubi gettandosi intorno una nebbia di avvertimento.
Si trattennero dal gridare: comunque non sarebbe servito a niente. E poi non era morto nessuno quella notte, non c'era di che preoccuparsi, anche se quando a scuola tutti avessero visto il Marchio, i primi sospettati sarebbero stati loro, che si erano persi nella tormenta di quella notte.
- Non ha senso. non è morto nessuno. -
- Non ancora. - rispose Gray in tono neutro. Poi si voltò in direzione di Harry, guardandolo fisso negli occhi. Harry non ebbe neppure il tempo di trasalire. - A terra. - ordinò Gray, e Harry si buttò immediatamente lungo disteso sulla neve. Ron, che gli era accanto, notò che gli occhi di Gray sembravano completamente vuoti. - Chi ti ha mandato qui? Che sei venuto a fare? -
- G. Gray. non essere ridicola. - balbettò Hermione.
- Il padrone. mi ci ha mandato. - mormorò Harry con una voce sepolcrale. - Ha bisogno del Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto per. -
- Lo so benissimo - lo interruppe Gray, che sembrava soddisfatta della spiegazione. Fred e George provarono a replicare, ma a quanto pareva dovevano avere intuito che dentro il corpo di Harry non c'era affatto il suo legittimo proprietario.
- Lo tengono sotto controllo, Gray. - disse Ginny
- Non puoi. non puoi farlo. - Hermione sembrava averlo intuito.
- In piedi. - sibilò Gray, e il corpo di Harry si alzò, di fronte a lei, annaspando nella neve. Tuttavia, sembrava sogghignare.
- Che cosa vuoi fare? - rise, - Se fai del male a me, farai del male anche al corpo del ragazzo. -
- E allora? -, ribatté Gray, implacabile, controllandosi le unghie con noncuranza.
L'essere dentro Harry sembrò stupito, ed esitò; il ghigno sparì dal suo volto e anche la voce cambiò. - Se vuoi uccidermi dovrai anche uccidere Potter. -
- Ci sono altre persone che immagino se ne dispiacerebbero un po', sicché mi dispiace, ma dovrò prima tirarti fuori. -
Di colpo il riso maligno tornò sul viso della creatura - o meglio sul viso di Harry - ma Gray non ci fece caso e continuò a fissarlo.
Tutta la sicurezza che aveva negli occhi sembrava imprimere sui presenti la garanzia che non stava affatto scherzando. La sua espressione era anche un po' stupita, come se si stesse chiedendo perché Voldemort avesse mandato il peggiore dei suoi tirapiedi per compiere un compito relativamente arduo. Tutti levarono le bacchette, ma non era questo a preoccupare l'intruso; dopotutto non potevano attaccarlo finché era dentro il corpo di Harry, non potevano ferirlo in modo pericoloso. potevano solo cercare di fermarlo con i loro incantesimi da scolaretto. Era Gray che lo preoccupava. Non aveva avuto modo di vederla eseguire un ordine di Voldemort, neanche una volta, ma sapeva che avrebbe potuto benissimo ucciderlo, dentro o fuori il corpo di Harry.
- Fuori. - sibilò Gray. L'intruso cercava di distogliere lo sguardo dagli occhi di Gray; senza neppure accorgersene, era tornato a perdersi in quello strano rosso magma, che sembrava una calamita. Non aveva potuto evitarlo.
Non uscì. Non sarebbe mai uscita. Aveva un ordine da eseguire.
Voldemort la avrebbe punita.
- Ho detto fuori, - ripeté Gray.
Non riusciva a resistere. doveva uscire.
Una strana forza sembrava ordinarle di andarsene immediatamente, e non poteva ribellarsi, anche se non sapeva perché. Sentiva che doveva ubbidire.
- Non fissarmi. -
Le bacchette fremevano nelle mani dei ragazzi.
Sì. sarebbe uscita. immediatamente.
Sentì come un turbine nella testa, mentre la pelle tremava come se sotto ci fossero state delle gelatine. In un attimo il corpo di Harry era sparito, e una Mangiamorte era in piedi al suo posto, di fronte a Gray, più furibonda del fatto che quest'ultima la avesse vinta, che di aver fallito il compito.
- Hai fallito, genio. - fece presente Gray. Aveva la fronte aggrottata: le sembrava che quella Mangiamorte avesse qualcosa di familiare, ma non riusciva a capire cosa.
- Che cosa vuoi fare? Rimandarmi dall'Oscuro Signore con questa vergogna? Farti promettere di lasciarti in pace in cambio della mia vita? - ansò la Mangiamorte.
- Niente di così difficile. Temo che faresti fatica ad elaborare l'ordine. - rispose Gray, alzando le sopracciglia. Alzò la spada di ghiaccio insanguinata, che ancora reggeva nella mano sinistra. Vide gli occhi della Mangiamorte sconosciuta spalancarsi così tanto che sembravano due cerchi perfetti. Non si lasciò commuovere. In un secondo la Mangiamorte si afflosciò a terra, affondando pesantemente sulla neve, con la spada di ghiaccio conficcata nel cuore, trapassata da parte a parte. Una chiazza rossa si allargava sulla neve, mentre Ron, Hermione e gli altri scagliavano a Gray rapidi sguardi atterriti.
La spada sembrò sciogliersi, ed infine tornò ad essere bacchetta. Tremò e si agitò, fin quando Gray non la prese in mano. La Mangiamorte sparì: la chiazza di sangue che aveva lasciato diventò verde e formò di nuovo il Marchio Nero.
- Forse Voldemort se l'è ripresa per farla a pezzi. - rifletté Gray, piuttosto indifferente, anche se al pronunciare di quel nome rabbrividirono tutti, e non certo per il freddo. - La Mangiamorte si era sostituita a Harry. Lo troverete nella radura, suppongo. E' da dopo il Patronum che fingeva. -
- E tu come te ne sei accorta? - chiese Ron.
Gray sorrise e si diresse verso il castello, che ora svettava molto chiaramente sulla distesa di neve che riluceva all'alba. Il Marchio Nero era ancora nel cielo. Stagliato tra le falci di luce color pastello, ben presto tutta la scuola si sarebbe accorta di quella presenza. E Silente per primo, ne era sicura.
Era altrettanto sicura di averla fatta troppo grossa. Tutti si sarebbero insospettiti, tutti forse le avrebbero affibbiato la colpa, a partire da Dolores Umbridge, che non vedeva l'ora di dimostrare a Caramell che era ora di togliersela dai piedi. Almeno anche Silente sarebbe stato screditato. Gray pensò che dopotutto era davvero lei la colpevole dell'unica morte avvenuta quella mattina, e quindi se l'avessero incolpata non avrebbero avuto torto al cento per cento. Se non altro, con un po' di fortuna, Silente sarebbe stato allontanato da Hogwarts.
Gray sapeva a cosa andava incontro la scuola senza di lui: il fatto che la Umbridge avrebbe, molto probabilmente, preso il suo posto, era il minimo. Hogwarts non si sarebbe più ritenuto un posto sicuro.
Voldemort voleva Harry, e Gray sapeva perché; era troppo presto per ucciderlo e non era detto che la cosa fosse necessaria. Il fatto che Harry gli si fosse opposto involontariamente, quando Voldemort aveva ucciso James e Lily, non significava che sarebbe stato in grado di tenergli testa. L'unico che poteva opporre una qualche resistenza consistente a Voldemort era Silente. Gray non sapeva come sarebbero dovute andare le cose, ma Harry, continuando a farsi sorprendere dai Mangiamorte così facilmente, non era certo sulla buona strada per sopravvivere all'Oscuro Signore.
Scegliere quella notte era stato furbo: non capitava spesso di poter trovare Harry da solo nella foresta, a quell'ora, con quel tempo terribile. E Voldemort aveva inviato un Mangiamorte dopo l'altro. Che fretta doveva avere.
Non capiva però come mai Voldemort avesse mandato una Mangiamorte così scarsa, che si era fatta scoprire troppo facilmente, dalla voce strana, dall'andatura e dal colore degli occhi. Ma Gray doveva ammettere che era stata molto tenace, nonostante la tenesse sotto controllo mentale, senza neanche bisogno della maledizione Imperius. La avrebbe uccisa anche se fosse stata nel corpo di Harry, lo avrebbe fatto comunque, ma sapeva che Harry aveva degli amici che gli volevano bene, e che era molto importante per Sirius.
Gray, comunque, si sarebbe aspettata molto di più l'arrivo di Bellatrix. Non aveva mai avuto paura di un Mangiamorte come aveva paura di Bellatrix Lestrange, e aveva i suoi buoni motivi per farlo. Ricordava ancora con ira a quello che era successo anni prima, dopo la sua fuga da Azkaban. la vita le era peggiorata di colpo, sorprendentemente, perché Gray pensava non ci fosse più niente da peggiorare.
Ricordava la voce nella sua testa. la sagoma di Tom Riddle, come doveva essere stato prima di diventare Voldemort. quando aveva aperto la Camera.
Quel fulmine. sembrava averla incenerita. ma era solo un'impressione, si era rialzata, e al suo risveglio non sapeva più chi era, nessuno sapeva chi era.
Era soltanto un'assassina.
Senza nemmeno accorgersene, Gray era arrivata al suo letto. Tossiva così forte da farsi tremendamente male alla gola. Si buttò fra le coperte, vestita com'era, coperta di neve e ferita, senza pensare più a niente.
Non le importava cosa le avrebbero detto l'indomani, non le importava cosa avrebbero pensato tutti, voleva soltanto dormire e dimenticarsi di qualsiasi cosa.
Il freddo era lacerante e penetrava nella ossa così profondamente da paralizzarle. Il vento frusciava attraverso le fronde, strette fra loro come se potessero a loro volta sentire tutto quel gelo. Lo strato di neve, a terra, era ormai paurosamente alto e, quel che era peggio, la tormenta non accennava a finire. Di quel passo, sarebbe arrivata la mattina, e loro non sapevano neanche dove si trovavano. Come avrebbero fatto a tornare a Hogwarts?
Ci sarebbero mai tornati? E cosa avrebbero detto i professori?
Cercavano tutti di chiacchierare più animatamente possibile, nella speranza di poter respingere il freddo straziante. Alla fine, anche la fame divenne una tortura. Da quanto tempo erano in giro per quei campi desolati?
- Dobbiamo mangiare qualcosa, non riusciremo ad andare avanti, sennò. - disse Ginny, pensierosa.
- D'accordo, ma cosa mangiamo? Hai un frigobar? - disse Ron, scettico. - O forse speri che il caro Michael Corner spunti dal nulla con un bel tacchino arrosto? -
Ginny lo fulminò con la peggiore delle sue occhiate, ma nessuno le badò.
- Dividiamoci e andiamo a cercare qualcosa. - propose George
- Non saranno accettate radici, - aggiunse immediatamente Fred.
Piuttosto di malavoglia, ognuno si separò dagli altri e si addentrò nelle scure fauci del bosco. Nessuno era molto contento di dover girare da quelle parti completamente solo, ma non c'era uno solo di loro che osasse dirlo altri. Hermione si offrì di accompagnare Ginny, ma questa era ancora così inacidita verso Ron che drizzò il naso e camminò spedita verso una direzione a caso. Ogni tanto qualcuno andava a sbattere contro degli alberi, sia perché la nebbia era molto spessa, sia perché i rumori inquietanti che risuonavano lì intorno li facevano distrarre. Tutti erano tesi come corde di violino: si aspettavano un attacco da un momento all'altro, ma, nello stesso tempo, erano certi che non sarebbe successo niente e che tutto si sarebbe concluso per il meglio.
Hermione volgeva intorno lo sguardo inquieto. Per la verità non sapeva bene cosa fare, e la situazione era così opprimente che le impediva di agire razionalmente. A lottare contro la fame c'era in timore di proseguire: cosa c'era oltre quel cespuglio?
Ad ogni fruscio le si drizzavano i capelli, ma non riusciva mai a capire quale fosse la fonte. Il vento ululava attraverso la nebbia, ai rami erano appese ragnatele gigantesche e cespugliose, e nell'aria aleggiava uno strato lattiginoso di umidità.
Hermione si sarebbe aspettata qualsiasi cosa. Non doveva abbassare la guardia.
Un tonfo. Un ramo che si spezza. Che cos'era quel rumore? C'era qualche creatura poco rassicurante lì intorno. Un ramo appuntito al quale non aveva fatto caso la ferì appena sotto l'occhio. Sangue. avrebbe attirato i Thestral, che lei non poteva vedere. ed erano carnivori.
Hermione rabbrividì. Ripensò con orrore a tutte le lezioni di Cura delle Creature Magiche cui aveva assistito. Una volta sarebbe rimasta affascinata dalle proprietà letali che possedevano alcune creature, ma adesso che avrebbe potuto trovarsene di fronte una da un momento all'altro, ne era molto meno affascinata.
- Non dovresti girare da sola nella tormenta a quest'ora di notte, Mezzosangue. -
Hermione trasalì. Non era la voce di nessuno che lei conoscesse. O che fosse felice di conoscere. Non capiva da dove fosse venuta la voce. Forse se l'era immaginata... la paura causa suggestioni, pensò.
Ma appena vide che una figura umana emergeva dalla nebbia, a pochi passi da lei, il cuore le schizzò quasi via dal petto. Voleva gridare. ma il vento portava via la sua voce, la disperdeva, nessuno l'avrebbe sentita.
Hermione riuscì a mettere a fuoco l'individuo. L'aveva visto nella libreria di Diagon Alley, al secondo anno, e se lo ricordava ancora molto bene. Aveva la stessa espressione di allora e lo stesso vago ghigno perverso, che ad Hermione non era mai piaciuto.
Era Lucius Malfoy.
- C. che. che cosa volete? - balbettò, cercando di avere un tono di voce minaccioso.
- Dimmi dov'è Harry Potter e ti lascerò andare a piangere da Silente. -
Hermione non rispose: anche se lo avesse saputo, non gliel'avrebbe mai detto. Cercava di arretrare, aspettando l'occasione per fuggire, ma per ogni passo che lei faceva indietro, Malfoy avanzava sempre di più, la bacchetta levata, l'espressione minacciosa.
- Ti ho ordinato di dirmi dove si trova Potter, - sibilò Malfoy, proprio come un serpente.
- E lei. lei mi dica perché lo cerca. - Hermione aveva la bacchetta dritta di fronte a sé. Mai, nemmeno per sogno, sarebbe stata utile ad un servo di Voldemort. a un Mangiamorte.
- Il tuo acume non è così elevato come i professori lo dipingono, dunque, - sogghignò l'altro. - Proprio degna del tuo sangue ibrido. - Hermione si sentì avvampare d'odio, ma il terrore era così gelido che le impediva di reagire. - Una bastarda. -
- Expelliarmus! - gridò Hermione con tutta la rabbia che aveva in corpo. La bacchetta volò un aria, poco lontana da Lucius Malfoy, che riuscì a recuperarla senza troppe difficoltà.
- Sembra che dovrò farti tacere -
Hermione si sentì gelare. Gridò. Ma, lo sapeva già, nessuno la stava sentendo.
- Stupeficium! - Hermione riuscì a scansarsi, ma cadde a terra, ferita, incapace di alzarsi di nuovo in piedi. - Devo continuare, Mezzosangue? -
- Expecto Patronum! -
Hermione non ebbe neanche il tempo di stupirsi. Da un punto imprecisato della bufera, un grosso Patronum si parò fra lei e Lucius Malfoy. Hermione ne restò abbagliata: dopo quasi un minuti riuscì a distinguere un rettile dalle piccole ali, il corpo serpentino e quattro tozze zampe dotate di artigli possenti. Sembrava un drago cinese. La sua stazza gli faceva distruggere due alberi per volta ogni volta che si spostava, ma i suoi movimenti erano così rapidi che sembrava una strana vipera troppo cresciuta. Hermione cercò di mettere a fuoco la zona intorno a sé, e dato che ora l'ambiente era abbagliato dalla luce del Patronum, riuscì a vedere Gray, in piedi sul ramo di un albero, con la bacchetta levata in direzione del Mangiamorte.
Saltò giù dall'albero e, ignorando completamente Malfoy, l'aiutò ad alzarsi.
- Stai bene? - chiese, tossendo.
- Sì. io. io credo. di sì. -
Gray la spinse leggermente da una parte e tornò a fronteggiare Malfoy con lo sguardo inviperito.
- Guarda chi si vede, - disse l'altro, - il Ministero adesso ti ha ingaggiata anche come guardiana notturna? -
- E tu, Malfoy? -, ghignò Gray - Voldemort si fida così tanto di te che ti manda ad aggredire ragazzine sole nelle foreste? -
Malfoy corrugò la fronte a scrutò Gray con occhi terribili; sembrava che volesse ucciderla da un momento all'altro. Hermione osservava la scena, paralizzata e aggrappata al tronco di un albero. Fissava il maestoso Patronum di Gray, che apriva le sue ali in direzione della sua evocatrice, come se avvertisse il pericolo mortale. Gray era immobile nella tormenta, e la luce d'argento la faceva sembrare ancora più spenta.
- Notevole bestiola, - disse Malfoy inarcando le sopracciglia, guardando il dragone serpentiforme, che sibilava in sua direzione. - Immagino che tu mi abbia scambiato per un Dissennatore, da quanto ne sei ossessionata. -
- Suppongo che se ti tirasse una zampata non saresti felice lo stesso, Dissennatore o no. E' solo la mia ipotesi, naturalmente. - aggiunse Gray alzando le spalle - Cosa diavolo ci fai qui? -
- Piuttosto evidente. -
- Sì, lo so. E' che volevo sentire qualche bella scusa delle tue. - Gray si voltò verso Hermione, probabilmente captando nell'aria la vibrazione del duello imminente - Scappa. Adesso. - Hermione non riusciva ad obbedire. - Hermione! - sibilò la ragazza. Cominciava a sentire un vociare lontano. Forse gli altri si erano incuriositi vedendo la luce sfavillante del Patronum. Alzò le spalle e si rifiutò di insistere.
- Cosa credi di fare, Gray? Mi hanno detto che a scuola eri terribilmente scarsa. -
- Ah, ah, ma guarda, allora perché Voldemort mi ha scelta come Mangiamorte molto prima di te? - Malfoy aveva un'espressione così minacciosa che si stava quasi spiaccicando la fronte tra le sopracciglia. - Adesso perché non vai a riferire che hai fallito miseramente? Voldemort non ne sarebbe felice. - Hermione notò che anche Malfoy trasaliva a solo sentire quel nome.
Malfoy sembrava incapace di non guardare gli occhi di Gray. erano un abisso di lava.
Sì: sarebbe andato da Voldemort a riferire che aveva fallito.
Gridò selvaggiamente e girò la testa dall'altra parte. - Attenta a quello che fai, Gray! -
- A quello che tu stavi per fare, perché danno sempre tutti la colpa a me? -
Malfoy scansò il mantello dal braccio, pronto a combattere.
Gray invece non si mosse di un millimetro. Il vociare dei ragazzi era sempre più vicino, e se non avessero concluso in tempo sarebbe avvenuto un bel caos.
- E va bene. Se non sbaglio avevo un conto in sospeso con te, Gray. -
- Non ne ho idea. Te ne inventi uno alla settimana. -
Prima ancora che Gray potesse ribattere, Malfoy tuonò "Crucio!", e Gray strillando di dolore cadde a terra, contorcendosi terribilmente nella neve. Hermione gridò, terrorizzata. La Cruciatus era una delle Tre Maledizioni Senza Perdono. com'era possibile che Malfoy la usasse così facilmente in un posto abbastanza in vista come Hogwarts?
Gray si rialzò poco dopo, perché il Patronum, prima di sparire, sferrò una possente codata a Malfoy, che sbattè contro il tronco di un grosso albero, aprendosi un taglio sulla fronte e interrompendo la Cruciatus.
- Questa era la tua Maledizione, Malfoy? Temibile. - sorrise Gray - Se volevi spettinarmi ci sei riuscito in pieno. - Malfoy stava per ribattere ma Gray gli restituì il colpo senza esitare neanche un secondo - Crucio! -
Malfoy piegò le braccia così bruscamente che Hermione credette stessero per rompersi. Ma un attimo dopo, gridò un incantesimo che lei non conosceva e non riuscì a capire, e una spada di fuoco apparve al posto della bacchetta. - Ti taglierò quell'inutile testa! -
- Fila via, se non vuoi che sia io a tagliarti qualcos'altro! - Gray ripeté il medesimo incantesimo e al posto della sua lunga bacchetta apparve una lunga e sottile spada di ghiaccio.
- Cosa vorresti fare con quel ghiacciolo? -
- Far sì che tua moglie rimanga vedova! -
In un attimo le spade magiche si incrociarono, e ben presto il duello divenne così rapido che Hermione faceva fatica a seguirlo. Ma non poteva stare con le mani in mano. doveva fare qualcosa. e se Gray avesse avuto la peggio? Non se la sarebbe mai perdonata. Guardò nervosamente in ogni direzione, alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, che potesse aiutare Gray. Doveva fare un incantesimo, ma la sua bacchetta era molto lontana da lei, proprio nel punto in cui Gray e Malfoy stavano duellando.
Quando Hermione si voltò, un grosso taglio era aperto sul braccio e sulla guancia di Gray, e da quel poco che si vedeva, sembrava che la pelle, intorno, fosse bruciata.
Le lame di ghiaccio e di fuoco si incrociarono ancora una volta, entrambe tentando di attaccare. - Dove si nasconde il cagnolino, Gray? -
- Attento alle palle, Malfoy, - ringhiò la ragazza, sferrando un fendente così forte che Malfoy sbattè di nuovo la schiena contro l'albero. Aveva tentato di schivare, ritraendosi, ma la spada di Gray era più lunga e più tagliente. Un taglio profondo si aprì sulla pancia di Malfoy. Entrambi ignorarono Hermione che sgattaiolava verso di loro, mirando alla sua bacchetta.
- Chi è la più scarsa della scuola? - disse Gray. La sua voce non era affatto spiritosa.
- Mi correggo, - disse Malfoy rialzandosi, - I tuoi amici erano di gran lunga peggiori di te -
Gray balzò in avanti cercando di ferirlo di nuovo ma non riuscì a colpirlo. Le due spade tornarono a roteare nell'aria, frusciando e stridendo come aquile ferite.
Hermione era a un passo dalla sua bacchetta.
- Mi hai stancato, mocciosa, - abbaiò Malfoy - Questa è l'ultima volta! Cru. -
- Expecto Patronum! -
Hermione si voltò, col viso raggiante.
Un cervo d'argento galoppo verso Malfoy sferrandogli un poderoso colpo di corna. Non fu sufficiente per metterlo al tappeto, ma la mossa era riuscita a spiazzarlo. Gray si ritrasse verso un albero, tossendo violentemente e premendo le mani contro le ferite incandescenti e la pelle incenerita.
Hermione raccolse immediatamente la sua bacchetta, e gridò: - Petrificus Totalus! -.
Malfoy era colto alla sprovvista, e cadde a terra lungo disteso.
Harry e i Weasley correvano, atterriti, verso la radura dove era appena avvenuto il duello.
Gray approfittò di quell'istante, prima che Lucius Malfoy si alzasse. Avanzò verso di lui, conficcandogli il tacco a spillo dello stivale nella ferita che gli aveva provocato la spada di ghiaccio. Malfoy non poté evitare che lo guardasse negli occhi: vide le sue pupille restringersi fino a sparire, così che le sue iridi furono solo due cerchi minacciosi color sangue.
Vide con terrore una crepa aprirsi sul terreno. La crepa divenne sempre più grande, in un insieme di schianti fragorosi, fin quando non si trasformò in una vera e propria voragine. Vedeva solo quella, dietro le sue spalle, tutto il resto era confuso e indistinto, come in un sogno, un terribile sogno. Avrebbe voluto scappare, ma Gray lo tratteneva con quel suo diabolico tacco. ma Gray non c'era più. La cosa appuntita che bucava nella ferita era l'unghia di un immenso dragone, che lo tratteneva, soffiando, minaccioso, fuoco e fiamme.
La voragine dietro di lui emise uno sbuffo di vapore bollente, come un geyser.
E poi dal vapore, come se niente fosse, emerse una figura di Malfoy conosceva bene. Un volto orrendo da rettile, sciupato, scarno, e un serpente avvinghiato attorno alle spalle. spietati occhi rossi scintillavano sotto il cappuccio del manto nero.
Lord Voldemort. L'Oscuro Signore.
- Mio Signore. Pietà. abbiate pietà di me, mio Signore. -
- Taci, inetto. - sibilò Voldemort. - Vattene di qui. e non tornarci mai più. -
- Ma. Mio Signore. Siete stato Voi a ordinarmi. -
- Vattene immediatamente, servo! -
Malfoy corse via, un attimo prima che Voldemort potesse lanciare una terribile Maledizione Senza Perdono. Da qualche parte nella sua testa confusa, Malfoy sentì Gray ridere, sfacciata.
*
- Era proprio ridicolo, vero? - scherzò Ron con un'allegria da funerale - Continuava a implorare il vuoto e poi è scappato via come un coniglio. -
- Ha visto Voldemort, idiota, certo che non implorava al vuoto. - disse Gray, cercando di ignorare il dolore delle ferite.
- Ma non c'era! - protestò Ron.
- Certo che no. - ribatté Gray con un sorriso perfido - Ha visto una specie di filmino. Ho sempre voluto fare la regista. -
Hermione sembrò la prima a capire, e dopo di lei tutti gli altri.
- Hai. hai creato un'illusione? -
- Una cosa simile, sì. Naturalmente ho dovuto aspettare il momento giusto. Ci ho provato per tutto il duello, dato che non sono proprio portata per combattere, ma un mago di quel livello (abominevole) non si lascia fregare così facilmente. Tutto sta nella padronanza dell' Occlumanzia, - aggiunse, guardando Harry per un attimo, - E bisogna cogliere i momenti in cui la mente è più spossata o vulnerabile. Con voi ovviamente funzionerebbe anche quando vi concentrate al massimo, visto che il vostro livello è ancora più infimo. -
I ragazzi non risposero neanche. Erano rimasti ammutoliti dalla scena che avevano appena visto. Hermione ferita, che tentava disperatamente di recuperare la sua bacchetta, e Gray, addossata contro il tronco di un albero, ferita anch'essa, con una lunga spada di ghiaccio in mano. Di fronte a lei Malfoy, stupito dal Patronum di Harry, reggeva una spada di ghiaccio ed era anche lui ferito. E un attimo dopo, in un turbine di incantesimi, si trovò per terra, ad implorare affinchè Voldemort gli risparmiasse la vita.
Ginny era ancora terrorizzata e, in verità, gli altri non stavano meglio di lei. Fu Gray a parlare: - Che vi salta in testa di girare nei boschi con questa tormenta? -, disse, fra i colpi do tosse, - Era chiaro che ne avrebbero approfittato. Harry, soprattutto tu, lo sai benissimo qual è il loro scopo. - Harry lo sapeva, sì, il loro scopo... volevano ucciderlo. o forse avevano bisogno di lui per fare qualcosa. Harry si rese conto che, il loro scopo, non lo conosceva affatto. Ma non poteva comunque dare torto a Gray. Lei che prima aveva salvato Hermione con tanta naturalezza, adesso sembrava pronta ad una formidabile ramanzina. - Andrei a far scrivere un bell'articolone sulla Gazzetta del Profeta giusto per dispetto, così almeno butterebbero fuori Silente che non si accorge mai di nulla. -
- E allora perché non lo fai? - la sfidarono Fred e George.
- Forse perché anch'io sono una Mangiamorte? Fatemi pensare. -
I due gemelli decisero di tacere.
- Adesso tornate subito al castello. Tra due ore sarà l'alba. Il primo che dice una parola su quello che è successo. - e non ebbe bisogno di proseguire.
- Ma la tormenta. -
- La tormenta non vi farà niente. Andate sempre a dritto e scoprirete con rammarico che le porte del castello sono a meno di trenta metri da qui. -
Harry e gli altri si guardarono, perplessi.
- Non è possibile! Noi abbiamo girato per ore. -
- Senza accorgervi che Malfoy vi depista per tutto questo tempo? -
- Co.. cosa? -
- E' cosa facile, suppongo, anche per chi non ha poteri mentali, quella di illudere uno di girare in tondo, mentre magari sta andando nella direzione giusta. Mirava a cogliervi separati, per non attirare troppo l'attenzione. Ha trovato Hermione e non gli è parso vero di potersene sbarazzare, visto che non l'ha molto in simpatia, anche grazie ai racconti del suo bravo pargolo. Naturalmente, dopo, avrebbe cercato Harry. -
- . e che cosa avrebbe fatto? - incalzò Harry.
Gray alzò un sopracciglio, fissandolo, e sembrò piuttosto divertita.
- Ha scelto proprio una bella notte. Il vento impedisce che le urla si sentano, la nebbia riduce la visibilità e c'è molta neve. sarebbe stato estremamente difficile (per lui) illudervi di aver sbagliato strada, se fosse stato bel tempo. -
Consapevoli che Gray non avrebbe elargito una spiegazione di più, gli altri si rassegnarono a prendere i loro bagagli per tornare a scuola.
- Dobbiamo avvertire Silente! - disse immediatamente Hermione
- Oh, Malfoy per un po' non si farà vivo. Ma ci penserò io ad avvertire Silente. In un modo che penso non dimenticherà tanto facilmente. -
La scrutarono tutti con sospetto, ma Gray strizzò l'occhio, come per dire che non c'era niente di preoccupante.
- Morsmordre - sussurrò Gray, con la bacchetta rivolta al cielo.
Hermione si portò una mano alla bocca. Il Marchio Nero, un grosso teschio con un serpente che gli usciva dalla bocca, era apparso nel cielo avvolto di scintille verdi; le nubi temporalesche, ormai impregnate del colore dell'alba si sfacevano intorno ad esso. E il Marchio, grande e imponente, svettava su quel palco di nubi gettandosi intorno una nebbia di avvertimento.
Si trattennero dal gridare: comunque non sarebbe servito a niente. E poi non era morto nessuno quella notte, non c'era di che preoccuparsi, anche se quando a scuola tutti avessero visto il Marchio, i primi sospettati sarebbero stati loro, che si erano persi nella tormenta di quella notte.
- Non ha senso. non è morto nessuno. -
- Non ancora. - rispose Gray in tono neutro. Poi si voltò in direzione di Harry, guardandolo fisso negli occhi. Harry non ebbe neppure il tempo di trasalire. - A terra. - ordinò Gray, e Harry si buttò immediatamente lungo disteso sulla neve. Ron, che gli era accanto, notò che gli occhi di Gray sembravano completamente vuoti. - Chi ti ha mandato qui? Che sei venuto a fare? -
- G. Gray. non essere ridicola. - balbettò Hermione.
- Il padrone. mi ci ha mandato. - mormorò Harry con una voce sepolcrale. - Ha bisogno del Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto per. -
- Lo so benissimo - lo interruppe Gray, che sembrava soddisfatta della spiegazione. Fred e George provarono a replicare, ma a quanto pareva dovevano avere intuito che dentro il corpo di Harry non c'era affatto il suo legittimo proprietario.
- Lo tengono sotto controllo, Gray. - disse Ginny
- Non puoi. non puoi farlo. - Hermione sembrava averlo intuito.
- In piedi. - sibilò Gray, e il corpo di Harry si alzò, di fronte a lei, annaspando nella neve. Tuttavia, sembrava sogghignare.
- Che cosa vuoi fare? - rise, - Se fai del male a me, farai del male anche al corpo del ragazzo. -
- E allora? -, ribatté Gray, implacabile, controllandosi le unghie con noncuranza.
L'essere dentro Harry sembrò stupito, ed esitò; il ghigno sparì dal suo volto e anche la voce cambiò. - Se vuoi uccidermi dovrai anche uccidere Potter. -
- Ci sono altre persone che immagino se ne dispiacerebbero un po', sicché mi dispiace, ma dovrò prima tirarti fuori. -
Di colpo il riso maligno tornò sul viso della creatura - o meglio sul viso di Harry - ma Gray non ci fece caso e continuò a fissarlo.
Tutta la sicurezza che aveva negli occhi sembrava imprimere sui presenti la garanzia che non stava affatto scherzando. La sua espressione era anche un po' stupita, come se si stesse chiedendo perché Voldemort avesse mandato il peggiore dei suoi tirapiedi per compiere un compito relativamente arduo. Tutti levarono le bacchette, ma non era questo a preoccupare l'intruso; dopotutto non potevano attaccarlo finché era dentro il corpo di Harry, non potevano ferirlo in modo pericoloso. potevano solo cercare di fermarlo con i loro incantesimi da scolaretto. Era Gray che lo preoccupava. Non aveva avuto modo di vederla eseguire un ordine di Voldemort, neanche una volta, ma sapeva che avrebbe potuto benissimo ucciderlo, dentro o fuori il corpo di Harry.
- Fuori. - sibilò Gray. L'intruso cercava di distogliere lo sguardo dagli occhi di Gray; senza neppure accorgersene, era tornato a perdersi in quello strano rosso magma, che sembrava una calamita. Non aveva potuto evitarlo.
Non uscì. Non sarebbe mai uscita. Aveva un ordine da eseguire.
Voldemort la avrebbe punita.
- Ho detto fuori, - ripeté Gray.
Non riusciva a resistere. doveva uscire.
Una strana forza sembrava ordinarle di andarsene immediatamente, e non poteva ribellarsi, anche se non sapeva perché. Sentiva che doveva ubbidire.
- Non fissarmi. -
Le bacchette fremevano nelle mani dei ragazzi.
Sì. sarebbe uscita. immediatamente.
Sentì come un turbine nella testa, mentre la pelle tremava come se sotto ci fossero state delle gelatine. In un attimo il corpo di Harry era sparito, e una Mangiamorte era in piedi al suo posto, di fronte a Gray, più furibonda del fatto che quest'ultima la avesse vinta, che di aver fallito il compito.
- Hai fallito, genio. - fece presente Gray. Aveva la fronte aggrottata: le sembrava che quella Mangiamorte avesse qualcosa di familiare, ma non riusciva a capire cosa.
- Che cosa vuoi fare? Rimandarmi dall'Oscuro Signore con questa vergogna? Farti promettere di lasciarti in pace in cambio della mia vita? - ansò la Mangiamorte.
- Niente di così difficile. Temo che faresti fatica ad elaborare l'ordine. - rispose Gray, alzando le sopracciglia. Alzò la spada di ghiaccio insanguinata, che ancora reggeva nella mano sinistra. Vide gli occhi della Mangiamorte sconosciuta spalancarsi così tanto che sembravano due cerchi perfetti. Non si lasciò commuovere. In un secondo la Mangiamorte si afflosciò a terra, affondando pesantemente sulla neve, con la spada di ghiaccio conficcata nel cuore, trapassata da parte a parte. Una chiazza rossa si allargava sulla neve, mentre Ron, Hermione e gli altri scagliavano a Gray rapidi sguardi atterriti.
La spada sembrò sciogliersi, ed infine tornò ad essere bacchetta. Tremò e si agitò, fin quando Gray non la prese in mano. La Mangiamorte sparì: la chiazza di sangue che aveva lasciato diventò verde e formò di nuovo il Marchio Nero.
- Forse Voldemort se l'è ripresa per farla a pezzi. - rifletté Gray, piuttosto indifferente, anche se al pronunciare di quel nome rabbrividirono tutti, e non certo per il freddo. - La Mangiamorte si era sostituita a Harry. Lo troverete nella radura, suppongo. E' da dopo il Patronum che fingeva. -
- E tu come te ne sei accorta? - chiese Ron.
Gray sorrise e si diresse verso il castello, che ora svettava molto chiaramente sulla distesa di neve che riluceva all'alba. Il Marchio Nero era ancora nel cielo. Stagliato tra le falci di luce color pastello, ben presto tutta la scuola si sarebbe accorta di quella presenza. E Silente per primo, ne era sicura.
Era altrettanto sicura di averla fatta troppo grossa. Tutti si sarebbero insospettiti, tutti forse le avrebbero affibbiato la colpa, a partire da Dolores Umbridge, che non vedeva l'ora di dimostrare a Caramell che era ora di togliersela dai piedi. Almeno anche Silente sarebbe stato screditato. Gray pensò che dopotutto era davvero lei la colpevole dell'unica morte avvenuta quella mattina, e quindi se l'avessero incolpata non avrebbero avuto torto al cento per cento. Se non altro, con un po' di fortuna, Silente sarebbe stato allontanato da Hogwarts.
Gray sapeva a cosa andava incontro la scuola senza di lui: il fatto che la Umbridge avrebbe, molto probabilmente, preso il suo posto, era il minimo. Hogwarts non si sarebbe più ritenuto un posto sicuro.
Voldemort voleva Harry, e Gray sapeva perché; era troppo presto per ucciderlo e non era detto che la cosa fosse necessaria. Il fatto che Harry gli si fosse opposto involontariamente, quando Voldemort aveva ucciso James e Lily, non significava che sarebbe stato in grado di tenergli testa. L'unico che poteva opporre una qualche resistenza consistente a Voldemort era Silente. Gray non sapeva come sarebbero dovute andare le cose, ma Harry, continuando a farsi sorprendere dai Mangiamorte così facilmente, non era certo sulla buona strada per sopravvivere all'Oscuro Signore.
Scegliere quella notte era stato furbo: non capitava spesso di poter trovare Harry da solo nella foresta, a quell'ora, con quel tempo terribile. E Voldemort aveva inviato un Mangiamorte dopo l'altro. Che fretta doveva avere.
Non capiva però come mai Voldemort avesse mandato una Mangiamorte così scarsa, che si era fatta scoprire troppo facilmente, dalla voce strana, dall'andatura e dal colore degli occhi. Ma Gray doveva ammettere che era stata molto tenace, nonostante la tenesse sotto controllo mentale, senza neanche bisogno della maledizione Imperius. La avrebbe uccisa anche se fosse stata nel corpo di Harry, lo avrebbe fatto comunque, ma sapeva che Harry aveva degli amici che gli volevano bene, e che era molto importante per Sirius.
Gray, comunque, si sarebbe aspettata molto di più l'arrivo di Bellatrix. Non aveva mai avuto paura di un Mangiamorte come aveva paura di Bellatrix Lestrange, e aveva i suoi buoni motivi per farlo. Ricordava ancora con ira a quello che era successo anni prima, dopo la sua fuga da Azkaban. la vita le era peggiorata di colpo, sorprendentemente, perché Gray pensava non ci fosse più niente da peggiorare.
Ricordava la voce nella sua testa. la sagoma di Tom Riddle, come doveva essere stato prima di diventare Voldemort. quando aveva aperto la Camera.
Quel fulmine. sembrava averla incenerita. ma era solo un'impressione, si era rialzata, e al suo risveglio non sapeva più chi era, nessuno sapeva chi era.
Era soltanto un'assassina.
Senza nemmeno accorgersene, Gray era arrivata al suo letto. Tossiva così forte da farsi tremendamente male alla gola. Si buttò fra le coperte, vestita com'era, coperta di neve e ferita, senza pensare più a niente.
Non le importava cosa le avrebbero detto l'indomani, non le importava cosa avrebbero pensato tutti, voleva soltanto dormire e dimenticarsi di qualsiasi cosa.
