12. Cassandra dal Terzo OcchIo.

Il sole finalmente tramontava. Gray non faceva altro che passarsi le dita sulla pelle del viso e del collo. Apriva gli occhi a mala pena, e ne era felice, perché non avrebbe mai osato guardarsi allo specchio. In un attimo erano tornati a Grimmauld Place, e la signora Weasley continuava a guardarla con un'espressione a metà fra la preoccupazione e il rimprovero.

- E' già tanto che nessuno vi abbia riconosciuto ma tu avresti potuto rimetterci la pelle, capito, potevi restarci carbonizzata, e quella specie di tugurio, casca a pezzi solo a guardarlo, altro che "cosa personale". ma che cosa vi è saltato in mente. -

Nessuno la ascoltava, anche perché parlava in quel modo da almeno un quarto d'ora.

- Come hai fatto a sapere che eravamo lì? - chiese Gray a Lupin.

- Prevedibile, - rispose lui - E' quel tipo che non era previsto. -

- Quando avrà smesso di incraniarsi sugli stipiti, non ricorderà niente, - assicurò la ragazza - Credo. Ma se ricorda, farà una brutta fine. Comunque, immagino che fosse lì a Hogsmeade e ha pensato che fossi un vampiro, così ci ha seguito fin dentro la Stamberga Strillante. Mi auguro che non abbia visto il passaggio segreto. -

- Quale passaggio segreto? -, chiese Tonks incuriosita.

Sirius e Gray iniziarono a raccontare che cosa avevano visto, dal meccanismo nascosto dentro il teschio, fino all'immenso e grottesco sepolcro d'ambra nei sotterranei. I ricordi di quella visione erano freschi e orrendi; entrambi i ragazzi avrebbero preferito non scendere mai per quelle scale nelle quali erano incastonati resti umani, non dopo il perverso terrore che incuteva quel salone.

Di chi erano tutte quelle ossa, nelle scale d'ingresso e in quelle del sotterraneo?

Più che altro fu Sirius a parlare. Gray sembrava immersa fino al collo in una serie di pensieri troppo sconfinati per capire di cosa si stava parlando.

Aveva addosso una sensazione elettrizzante che la sfiniva in modo inesorabile. Nella sua mente affluivano sempre più ricordi, sia suoi che altrui, come se qualcuno glieli stesse riversando in testa con un secchio. Si chiese quanto a lungo avrebbe sopportato quella scarica di immagini, suoni, odori, prima di crollare, senza forze; sicuramente, non tanto a lungo.

All'improvviso si ricordava tutto.

All'improvviso la crudele sentenza di tanti anni prima sembrava essersi annullata.

Gray sentì a mala pena che i presenti stavano parlando proprio di quello: di come Voldemort aveva cancellato tutta la sua vita passata, con un colpo di spugna, dalla sua mente e da quella di chiunque altro. Di come ogni accenno alla sua famiglia su un qualsiasi documento fosse stato sostituito da un frego, simile ad una cancellatura, di come nessuno sapeva il suo nome.

E adesso, invece, Gray aveva l'impressione di ricordarsi tutto.

Era finito il tempo in cui, anche guardando nei suoi sogni, ogni volta che qualcuno la chiamava per nome, non si sentiva altro che una specie di gracidio, un rumore strano, come di registratore inceppato.

- Io. penso che andrò a dormire. Scusate. -.

Immediatamente, tutti ammutolirono seguendola con lo sguardo mentre usciva.

Gray si alzò debolmente, senza dire una parola di più.

Fece le scale barcollando, e una volta arrivata di fronte al letto vi si buttò di peso cercando di non pensare a niente. Fu un impresa impossibile: ma visto che era terribilmente stanca, si addormentò all'istante e non si svegliò prima del pomeriggio successivo.

*

- Come sarebbe a dire che non ha più intenzione di insegnarti Occlumanzia? - sillabò Hermione, scandalizzata, dopo quello che gli aveva detto Harry riguardo alle lezioni di Piton.

- Sarebbe a dire che non vuole più vedermi lì dentro. - rispose Harry. - Questo è quello che ha detto. -

- Non è possibile! - continuò Hermione, sempre più alzando la voce, approfittando del fatto che non c'era nessuno in Sala Comune. - Tu devi andare di filato da lui o da Silente e chiedere che le lezioni proseguano! Tu-Sai-Chi potrebbe anche prendere il tuo controllo! O potrebbe farti vedere qualche altra scena orribile. -

- Hermione. - Harry la interruppe con uno sforzo sovrumano di parlare, dato che era fin troppo stanco. - Se avessi studiato Occlumanzia, non avrei visto neanche il signor Weasley, capisci? -

- Harry ha ragione, - mormorò Ron, decisamente incerto, - Papà sarebbe nei guai, a quest'ora. -

Hermione li guardò uno dopo l'altro, come se si aspettasse che si ricredessero da un momento all'altro. Stava cercando freneticamente di contenere lo stupore: non riusciva a credere che parlassero in quel modo. Comunque, ne aveva veramente troppe a cui pensare per tentare di convincere Harry, dato che sapeva benissimo quanto fosse irremovibile.

Fred e George avevano fatto non poco infuriare la Umbridge, la quale era diventata una specie di zimbello popolare da quando erano scappati per mettersi in affari a Diagon Alley. Era sempre più difficile fare qualcosa a scuola che la Umbridge non interpretasse come una trasgressione al regolamento. Gazza aveva il permesso di frustare gli studenti, che improvvisamente si erano trasformati in agnellini, e le punizioni si facevano sempre più frequenti. Da quando poi era apparso in cielo il Marchio Nero, regnava in giro una strana atmosfera. Hermione non fece che preoccuparsi per Gray, fin quando Silente li informò che rispetto ai suoi standard stava benissimo, se si escludeva la Pozione Anti-Vampiro, e a Grimmauld Place non c'era possibilità che i Dissennatori trovassero lei o Sirius.

La Umbridge cercava con furore di respingere gli sguardi pieni di scherno da parte degli studenti. Il fatto che Gray fosse riuscita a dileguarsi, nonostante il Bacio e tutto il resto, gettava un grosso alone di ridicolo sia su lei sia su Caramell, e la Gazzetta del Profeta, per una volta, sembrava dello stesso avviso.

I professori detestavano la Umbridge almeno quanto gli studenti: inoltre, dato che l'ES era stato scoperto, Silente aveva lasciato Hogwarts per salvarne i membri dall'espulsione. Malfoy, essendo Prefetto e membro della Squadra d'Inquisizione, falcidiava gongolante più punti possibili a qualunque casa, a parte Serpeverde.

E il peggio era che si stavano avvicinando i G.U.F.O. e, con tutti i professori in verifica da parte della Umbridge, era molto difficile tenere una lezione decente. La più disperata di tutti era appunto Hermione: era così tesa e agitata per gli esami che studiava tutto il giorno, senza prendersi nemmeno una pausa, e a volte saltava il pranzo. Era una tortura doversi tappare in Sala Comune per studiare, quando fuori il sole splendeva suadente, annunciando l'estate e le vacanze. Hermione era immune alla malattia: aveva più esami degli altri e studiava così tanto che gli studenti la fissavano terrorizzati.

Harry non aveva nessuna intenzione di chiedere a Piton di riprendere con Occlumanzia. Per prima cosa non aveva nessuna intenzione di supplicare proprio lui, e poi sapeva che avrebbe ottenuto un "no" come risposta. Segretamente, comunque, non voleva affatto seguire quelle lezioni extra.

Voleva vedere ancora quella porta. chissà cosa c'era oltre?

La domanda lo assillava giorno e notte.

E ogni volta che il suo sogno proseguiva, c'era qualcosa pronto ad interromperlo. Se poi avesse studiato bene l'Occlumanzia, ubbidendo quindi a Silente, le sue possibilità di scoprire che cosa c'era oltre quella porta dell'Ufficio Misteri scendeva a zero.

I suoi ragionamenti vennero interrotti dalla voce di Ron, che tentava disperatamente di cambiare discorso:

- Avete sentito del fine settimana a Hogsmeade? Non vi viene in mente niente? - Harry ed Hermione si guardavano, lei ancora con la mente affollata da mille preoccupazioni, ed infine entrambi scossero la testa, incuriositi. Ron sbuffò; - Harry ci ha parlato di quei quadri nella Stamberga Strillante. Penso che. -

- No, Ron. - si oppose decisa Hermione - No e no, assolutamente. -

- Ma. -

- Ci cacceremmo nei guai e basta, lo sai! Immagino che la Umbridge sia abbastanza avvelenata per conto suo, senza che le diamo un'occasione per metterci in punizione. E Gazza adesso ha il permesso di dare frustate, vero? -, Ron sembrò dissuaso, e rabbrividì; il pensiero che Gazza avesse finalmente il permesso tanto agognato di usare la frusta sugli studenti lo rendeva decisamente timoroso. No, non era una buona idea. Hermione annuì con sussiego, prima di affondare nuovamente nella poltrona, dirigendo i ferri che fluttuando in aria producevano quantità industriali di indumenti per gli elfi domestici. - E comunque abbiamo anche i G.U.F.O. di cui preoccuparci. - aggiunse, ma non fu certo più persuasiva di prima.

- Che ne pensi, Harry? - chiese Ron. Harry provò un po' di fastidio per l'essere stato interpellato soltanto adesso.

- No. - farfugliò - No. non è una buona idea. Meglio di no -

Stava per aggiungere qualcos'altro, tanto per sembrare più convincente, ma si sentiva troppo insonnolito. Le luci calavano sotto i suoi occhi, anche se nessuno le stava spegnendo. Il bagliore del caminetto sembrava abbassare sempre più la sua intensità, oscurandosi come il sole in piena eclisse. Le voci si sfocavano. Diventavano sempre più remote. Un fastidioso dolore alla cicatrice lo inchiodava alla poltrona.

Era in una stanza buia di un posto che conosceva bene. Sì, lo aveva visto tante volte. ma ora la stanza era diversa. Era una stanza circolare la cui unica porta era protetta solo da un drappo nero e strappato. Al centro del pavimento c'era un foro, e tutto intorno, una puzza insopportabile di sangue vecchio. Harry parlava con Lucius Malfoy, anche se in principio lui stesso non riuscì a distinguere le sue stesse parole. Ma lentamente, tutto si faceva più chiaro. Malfoy si esibì in un abbozzo di inchino, poi disse qualcosa, farfugliava.

Harry, sprezzante e iroso, gli rispose:

- Non c'entra. Avrei dovuto saperlo. dovevo saperlo bene. -

- Pa. Padrone. - biascicò Lucius Malfoy, guardandosi intorno nervosamente e inchinandosi per la seconda volta.

- Il sangue, per quanto ne si beva, non è sufficiente a ottenere un potere del genere, era scontato dal principio. e la prova è la ragazza. Perché, perché a lei il potere di Cassandra, e non magari ad un parente più vicino? Bene, non importa. il mio piano non si è ancora concluso. Se pensa di potermi scappare per sempre. -

- Io. che cosa devo fare, padrone? -

Harry inarcò le sopracciglia. - Tu? Tu pensi di poter fare qualcosa? Bene, ecco qualcosa che puoi fare. Conduci i Mangiamorte da Sara Gray, e portala di nuovo da me, viva e in salute, per quel che puoi. Non voglio correre di nuovo il rischio che possa morire sotto la Maledizione Cruciatus. Ho bisogno di torturarla per il mio piano... Quanto a me. bhe, io farò in modo che il pesciolino abbocchi all'amo. - Harry rise, rise fortissimo, e l'eco della sua risata tuonò per i corridoi dell'Ufficio Misteri. - Una trappola perfetta. -

- Bene, Padrone. Sarà fatto, Padrone. -

- Oh, no, non subito. - Harry rise di nuovo, poi alzò la bacchetta. Vide l'espressione del Mangiamorte che aveva dinanzi a sé contrarsi dal terrore, infiammarsi di paura. - Tu mi hai condotto sulla pista sbagliata, Malfoy. Come hai potuto pensare che bevendo il sangue di quella mocciosa io potessi acquistare il potere di Cassandra? -

- Padrone, no. vi prego, Padrone. rimedierò. vi prego. farò qualsiasi cosa. -

- Sì, - ghignò Harry - soffri. -

Harry si vide scagliare la Maledizione Cruciatus, e Malfoy si afflosciò, cadde, gridò mentre si divincolava orribilmente a terra.

Un grido spaventato fece sobbalzare tutta la Sala Comune: veniva dall'ingresso. E sembrava la voce di Marietta, quella che aveva fatto la spia alla Umbridge riguardo all'ES. Harry si chiese quale altro tipo di fattura Hermione avesse escogitato per punirla, tanto da farla gridare così, e poi si unì agli altri che uscivano in massa dalla Sala, per vedere cosa stava succedendo. Ben presto ogni studente, anche quelli che erano già andati a letto, lasciarono le loro occupazioni e si diressero nervosamente in corridoio, dove la ragazza correva come una pazza cercando un professore.

- CH. CH. CHO! E'. È TERRIBILE! - ululava Marietta. - TERRIBILE! -

Harry ebbe un tuffo al cuore.

E simultaneamente pensò che l'ultima volta che aveva visto Cho, avevano litigato.

La prima che venne incontro a Marietta per tentare di calmarla fu la professoressa McGranitt, di pattuglia in corridoio. Corse preoccupata verso la ragazza, che ormai era scoppiata in lacrime. Le grida avevano attirato anche altri professori.

- Sta' calma, ragazza, sta' calma! - gridò la McGranitt per farsi sentire. - E voi tornate dentro, su, tutti quanti! - ma nessuno dei Grifondoro la ascoltò, per la prima volta, anzi cominciavano ad affluire anche studenti delle altre Case: evidentemente Marietta correva terrorizzata per la scuola da molto tempo, abbastanza perché tutti l'avessero sentita. - Che è successo? Cosa ti prende? Non dovresti essere per i corridoi a quest'ora. -

- Cho! - strillò Marietta - Cho!! È. tremendo! Eravamo. eravamo. giù nella. nella Sala Grande. ooh, professoressa, la prego, lo so che non si può. era. era una cosa importante e. -

- Che cosa le è successo? - scandì la McGranitt.

- Una donna!! Una donna! È. è. è.. apparsa. una donna. e l'ha morsa!! -

Un singulto di mormorii e di grida sommesse pervase la piccola folla che si era creata. La McGranitt ebbe un sussulto, e per un attimo si pensò che lei stessa non sapesse cosa fare, ma recuperò subito la lucidità.

- Che cosa l'ha morsa, Edgecombe, che cos'era? - abbaiò la McGranitt, presa dal panico.

- UNA VAMPIRA! - strepitò Marietta, e scoppiò ancora di più in lacrime. La McGranitt era agghiacciata, e con lei tutti i presenti, che ormai non avevano nessuna intenzione di tornare ai loro Dormitori. Ormai sembrava che tutta la scuola stesse ascoltando.

Harry aveva un groppo in gola. Cho. aggredita. da un vampiro?

No, non riusciva a crederci.

- E. era orribile. è orribile. - singhiozzava Marietta - è lì. è ancora lì. Cho. tutto quel sangue. - deglutì rumorosamente, ansando, - E. la donna. h- h-ha detto che aveva un messaggio per. per Silente. per tutti. - quando la McGranitt le scosse le spalle Marietta sembrò piangere ancora più forte, ma sotto gli sguardi inquisitori di tutti i professori fu finalmente in grado di parlare. - Lei. s-si chiama Scilla. - Harry sussultò. Volle illudersi di non aver sentito bene - E. e ha detto. che i. i Gray. sono tornati in vita. -

Gray.

La McGranitt ebbe un lungo, lunghissimo istante di esitazione.

- Granger! Weasley! - strillò, facendoli sobbalzare. - Siete o non siete dei Prefetti? Dritti da Madama Chips! Ditele di venire qui, subito, CHIARO? -

I due annuirono sconvolti, e poi si precipitarono verso l'infermeria. Marietta venne affidata a due ragazze di Corvonero, che la riportarono al dormitorio, dopo essersi accertate che non fosse ferita.

- Venti punti in meno a Corvonero, - sibilò Piton nell'orecchio della povera ragazza in lacrime - Per essere andate in giro di notte. -

Scilla, pensò Harry, ripetendolo ossessivamente dentro di sé. Scilla.

Nel suo nascondiglio a Grimmauld Place, Gray si svegliò di soprassalto.

Harry, sprofondato nella poltrona, la testa rovesciata all'indietro, fissava il soffitto tentando di riordinare le idee. Intanto, nella Sala Comune si erano scatenate accese e spaventate discussioni riguardo a tutto quello che era successo. I Prefetti tentavano di calmare le acque, ma era nient'altro che fatica sprecata. La Umbridge era rimasta pietrificata dalla notizia, e aveva ottimi motivi per farlo. Gray. era una coincidenza troppo strana. Harry sapeva che non si trattava affatto di una coincidenza: Scilla era ritratta in uno dei quadri della Stamberga Strillante. E se quella era la casa di Scilla e dei suoi parenti, significava che anche Gray era sua parente, aveva lo stesso cognome. e aveva abitato lì, prima che andasse in rovina?

I Gray erano risorti: voleva dire che erano tutti morti.

Forse Gray era l'ultima rimasta.. forse non c'entrava niente con Scilla, però. Forse aveva solo lo stesso cognome. Harry contemplò per un attimo quell'ipotesi, che tuttavia non stava in piedi. Gray era sempre in giro per la Stamberga Strillante, e aveva particolarmente a cuore il fatto che quei quadri restassero segreti.

Ora che ci pensava, perché chiamarla "Gray"? Era il suo cognome. Anche Sirius la chiamava per cognome.

Di colpo gli sembrò strano che Gray non avesse un nome: com'era possibile? Harry non sapeva che tutte le persone che avessero visto Gray almeno una volta, in quel momento, stessero pensando esattamente la stessa cosa.

- Sentite un po', - fece la voce di Lee Jordan, - Sono sicuro che Gray c'entra in tutto questo (a proposito, com'è che si chiama di nome?). No? Non è scappata dopo aver ucciso Amelia Bones? E poco dopo appare una tipa che si chiama Scilla e parla della resurrezione dei Gray. insomma, non è strano? Secondo me è successo qualcosa di strano, ce l'avrà pure una famiglia, quella, e ora sono su di giri perché volevano sbatterla di nuovo ad Azkaban, insomma, forse hanno deciso di vendicarsi. -

Harry scosse il capo, come se Lee avesse potuto vederlo e zittirsi, nonostante fosse dalla parte opposta della stanza. Ron e Hermione guardavano Harry preoccupati.

Cho. Scilla Gray aveva morso Cho.

- E naturalmente i vampiri quando mordono sono pericolosissimi. - disse una studentessa del secondo anno, che pareva la fotocopia perfetta di Hermione - ho un libro che parla di queste creature semiumane, sapete. Praticamente, la vittima potrebbe diventare un vampiro, però. prima. -

Harry sentiva il cuore balzargli fuori dal petto.

- "Però" cosa? - incitò uno studente dell'ultimo anno, sgomento.

- Bhe, ecco. - la bambina esitò. Harry cercò di imporle col pensiero di tacere, di non dire una parola, guai a lei. - Prima la vittima. deve. deve. morire. -

La sala cadde nel silenzio.

Poi, parecchie persone gridarono. Harry sembrò cadere in un abisso. Aveva la netta sensazione che non gli importasse più di niente. Però. in fondo. perché preoccuparsene? Cho piangeva sempre, era sempre di pessimo umore, sempre depressa. e litigavano, ogni volta. e lei non faceva che ricordargli di Cedric e di qualsiasi altro ragazzo avesse mai avuto. e diceva che non aveva amato nessuno come Cedric...

Harry sapeva tutto questo, ma non riusciva a calmarsi. Sentì di odiare Gray - come diavolo si chiamava? - con tutte le forse che ancora gli restavano.

- E poi rinasce. - disse la ragazza, - Rinasce come vampiro. -

- Basta! - gridò Hermione con tempismo perfetto. - .O lo dirò alla professoressa McGranitt! Queste sono favole! Leggende! Assurdità! Seminerai il panico! - la ragazza sembrò pietrificata: si capiva molto bene dal suo aspetto e dal suo carattere che riteneva Hermione come la sua musa ispiratrice, e sentirsi rimproverare così duramente da lei l'aveva proprio scossa nel profondo.

Hermione, vedendo il gelo che aveva disseminato intorno a sé, annuì autoritaria e andò a sedersi con Harry e Ron, ringraziando sarcasticamente quest'ultimo per il tempestivo supporto. E così passò un giorno.

Gray stava comodamente allungandosi sulla poltrona di Silente, con le braccia incrociate dietro la nuca e le gambe distese sulla scrivania. Aveva tirato tutte le tende per impedire a un qualsiasi spiraglio di sole di penetrare nell'ufficio, anche se ormai il tramonto era vicinissimo. I quadri non la perdevano d'occhio un istante, e i loro sguardi erano traboccanti di disapprovazione, anche se, tuttavia, alcuni di loro parevano sorridere divertiti.

- Chi si vede. - disse pigramente Phineas Nigellus, con un cenno della testa.

- Vorrei farti due domandine, se non ti dispiace, - fu la distratta replica. Phineas sembrava incuriosito, e i quadri non smettevano ancora di brontolare. Gray gettò sulla scrivania la pergamena che aveva in mano: si svolse magicamente, stirandosi alla perfezione nonostante fosse stata arrotolata per molto tempo. Sembrava un albero genealogico, che Phineas scrutò perplesso. - L'ho trovato nella casa dei Malfoy. Immagino che non sarebbero molto contenti di sapere che Narcissa è rimasta per un paio d'ore sotto la Maledizione Imperius, visto che mi ha anche offerto il tè, - ghignò perfidamente, - Perciò evita di andarlo a riferire a qualcuno. -

- Vedo che tre anni di punizioni assortite e cinque di prigione non ti hanno cambiata affatto, - borbottò il quadro.

Gray inarcò le sopracciglia. - Perché tutti non fanno altro che ricordarmelo? - - Oh, vedi, - commentò Phineas, acido - In genere, referenze così, indurrebbero una persona normale a starsene buona nel suo angolo, invece che ad andare in giro a lanciare Maledizioni Senza Perdono. -

- Sì, ovvio, - sbuffò Gray tanto per liquidarlo. Intanto teneva in mano uno strano strumento dorato trovato sulla scrivania, rigirandolo in ogni direzione per cercare di capire a cosa servisse.

- Cosa vuoi che ne sappia io dell'albero dei Malfoy? - disse Phineas con veemenza.

- Niente. Non è il loro albero, è il mio. Ho trovato questo. pezzetto di pergamena a casa loro, visto che siamo imparentati non molto alla lontana. Io non ho nessun albero della mia famiglia, a meno che non vada a strappare l'affresco dalla vecchia villa. -

- Capisco. -

- Chi era Cassandra Black? - chiese improvvisamente Gray. Phineas sembrò esitare, ma dopotutto era solo un quadro, e non gli importava più molto di quello che facevano o che venivano a sapere le persone in carne ed ossa. - Mai segnata sull'arazzo dei Black. - proseguì la ragazza, - Mai segnata da nessuna parte. Viene quasi il dubbio che non le voleste molto bene. -

- Perché non chiedi alla vecchia isterica? -

- Ci ho provato, - disse Gray, alzando le spalle. Era stato decisamente impossibile fare una qualunque domanda alla madre di Sirius: dopo averla sopportata per due ore e mezza, avevano deciso che era meglio rischiare e rivolgersi a Phineas. Dopotutto l'ufficio di Silente era sigillato, ma Gray non aveva trovato molte difficoltà a volare in forma di corvo fino alla finestra, per poi distruggere il vetro con un incantesimo. L'ufficio di Silente era il solo posto sicuro che ci fosse a Hogwarts, almeno per Gray, visto che fuori nessuno sarebbe stato molto felice di rivederla.

Specie dopo quello che aveva fatto Scilla.

- Oh. bè, - iniziò Phineas, e Gray si mise prontamente in ascolto - Cassandra. non ho mai saputo di chi fosse figlia né in verità l'ho mai vista di persona. Non so nemmeno quanti anni dovrebbe avere adesso. -

Gray fece un'espressione sarcastica.

Al che Nigellus si affrettò ad aggiungere: - So per certo che i suoi genitori, chiunque essi fossero, se ne liberarono non appena nacque e non ne fecero parola con nessuno. Da allora Cassandra è una specie di leggenda, di quelle che non sai più se sono esistite davvero o no. - vide che Gray gli indicava un nome sul suo albero genealogico: era il nome di Cassandra, e una linea lo collegava a Demetrius. E poi, sotto di loro, le linee si univano per condurre al nome del loro unico figlio: Seymour. - Ecco, vedi, voi Gray non siete mai stati tanto longevi. Non antichi come noi, insomma. Ma in pochi anni proliferaste come formiche. Per forza! I discendenti diretti di Demetrius erano quasi tutti uomini, e ciascuno ebbe innumerevoli mogli e un figlio da quasi tutte loro! - disse, con disprezzo.

- Perché Cassandra fu cacciata? - chiese Gray, senza curarsi di quello che Phineas aveva aggiunto nella speranza di cambiare argomento.

- Perché! - ripeté Nigellus, in tono da che-razza-di-domande-fai - Era un mostro! Dico io: vai a guardare in quelle tombe agghiaccianti che tenevate sotto casa vostra. E guarda un po' il suo cranio. Non aveva due occhi, ne aveva tre. Tre! Tre bulbi oculari, tutti rossi come i tuoi. - Gray spalancò gli occhi. Non aveva notato quella particolarità nello scheletro di Cassandra. Provò ad immaginarsi una donna con un terzo occhio spalancato in fronte ma distolse la mente da quel pensiero: era una cosa terribile. - Per forza che la allontanarono. -

- Aveva la Vista? -

- Il terzo occhio nel suo caso non era sinonimo di veggenza, no, non credo proprio. Ma aveva dei grandissimi poteri mentali, capisci. Leggeva i sogni e i pensieri degli altri, li creava, ci faceva quello che voleva! - Gray deglutì, nervosa. Era esattamente la stessa cosa che fin dalla nascita sapeva fare anche lei. - Insomma, prendeva un cervello umano e ci giocava come più le piaceva. La sua poteva essere una preveggenza parziale, basata sull'analisi profonda del ragionamento umano, grazie alla lettura dei pensieri. Una cosa deplorevole, ma molto utile, certo. Comunque nessuno di noi volle quel mostro in giro. Vedi, i suoi occhi (tutti e tre), erano strani: se li guardavi ti veniva voglia di commettere qualche omicidio. Dico solo che, sembra, sua nonna la guardò negli occhi per un istante, e subito si precipitò ad accoltellare suo marito. Nessuno era immune da tutto questo. Prima cominciarono a bendarle gli occhi, poi decisero di nasconderla in un qualche stanzino. Ed infine la cacciarono. Tutti avevano paura di lei, e quindi nessuno la accoglieva, non so che razza di vita abbia fatto. nessuno si salvava dal suo potere ipnotico. nessuno, tranne il vecchio Demetrius. -

- Conoscevi Demetrius? -

- Non io, piccola ignorante: tutti conoscevano Demetrius Gray. Sempre in giro tutto lugubre, tutto grigio, appunto. Tutti lo chiamavano Gray e alla fine quello divenne il suo cognome ufficiale. Demetrius era un grande mago. Frequentò Durmstrang e dovettero inventare un nuovo voto, più alto, per dargli una valutazione quando fece gli esami. Bhe, di mestiere faceva l'Auror, ci crederesti? Con tutti i Maghi Oscuri che i Gray hanno avuto. bhe, erano tutti quanti Maghi Oscuri, in verità. Non che Demetrius fosse convinto del suo mestiere ma, con i voti che aveva, altrove sarebbe stato sprecato. Tornò in Inghilterra e conobbe Cassandra. Non so come, ma si sposarono ed ebbero un figlio: Seymour, sì, proprio lui. - disse vedendo che Gray guardava il nome di Seymour sull'albergo genealogico. - Morì sotto il morso di un vampiro e quando rinacque, ovviamente anch'egli lo era diventato. Da allora Demetrius iniziò l'amabile tradizione di seppellire i morti nell'ambra, in modo che i vampiri, non-morti, non potessero uscirne. Anche se è stato inutile. -

Gray comunque non lo ascoltava più: ammutolì e si immerse, ancora una volta, in una marea di ragionamenti che le fecero far quasi male la testa. Dopotutto aveva riacquistato la memoria da poco. Il maleficio di Voldemort si era rotto da poco tempo, al massimo due o tre giorni, e contenere una massa così forte di ricordi improvvisi non era semplice.

Gray pensava a Cassandra e non poté fare a meno di capirla.

Sapeva bene cosa significava essere diversi dagli altri. essere costantemente temuti e odiati, derisi da tutti, consapevoli che c'è qualcosa di sé stessi che non va, qualcosa che non è normale. Cassandra aveva il potere mentale di fare qualsiasi cosa col cervello delle persone, e anche Gray ce l'aveva quel potere. Era una cosa ereditaria, quindi, che aveva sempre posseduto dal giorno in cui era nata. Non aveva avuto bisogno di affinare la sua arte, era semplicemente nel suo sangue.

Non si chiese perché Demetrius fosse immune al potere di Cassandra, e non si chiese nemmeno perché nella famiglia dei Black ci fosse una donna del genere. Che lei sapesse, nessuno dei parenti di Sirius era mai andato in giro con qualche occhio di troppo.

- Possiamo aprire quelle tende? - si lamentò uno dei ritratti con tono molto irritato, - Ormai il tramonto è passato! -

- E va bene, - sbuffò Gray, aprendo le tende con un gesto della bacchetta. Ormai era notte, infatti.

- Se noti, - riprese Phineas - Questa storia degli occhi non ti ha risparmiata. Ti ho vista mille volte ingannare perfino Silente con quel trucchetto, in quest'ufficio! Una sfacciataggine mai vista. E comunque, con quegli occhiacci biechi che ti ritrovi, ti sarai accorta che metti sempre a disagio le persone, se le guardi fisso. -

- Me ne sono accorta, grazie, - sibilò Gray. Era una caratteristica che le dava già abbastanza problemi senza che qualcun altro glielo ricordasse.

- Nessun altro Gray è mai nato con più di due occhi. In genere nella tua famiglia erano frequenti gli occhi blu scuro, ma tu e Scilla fate eccezione. Anche lei aveva, o meglio. ha tutt'ora, un'espressione per niente simpatica. -

Gray sembrava molto riluttante a lasciare la comoda poltrona, ma dovette alzarsi: era ora di andare. Con un colpetto della bacchetta fece ripiegare la pergamena, per poi farla volare nelle sue mani. Aveva saputo tutto quello che voleva. O quasi. Ma tutte le altre domande che ancora mancavano di una risposta, non potevano ottenerla da un parente dei Black.

- Bhe, grazie, - disse Gray stiracchiandosi. Nessuno dei quadri rispose, ma alcuni si limitarono a salutarla con la mano.

Gray sparì in una nuvola di freddo fumo rossastro, e poi volò via dalla finestra senza nemmeno preoccuparsi di ripararla, sparendo nella notte.

- Ciao, Sara. -