14. SCILLA
Tramortiti dalla fuga e da ciò che avevano sentito dire ai ritratti, i tre ragazzi non fecero caso alle ossa umane inglobate nell'ambra dei gradini che stavano scendendo. Non poterono ignorare il sinistro spettacolo troppo a lungo, perché ben presto si trovarono in una sala fatta completamente dei ambra, la stessa che Sara e Sirius avevano visto solo pochissimi giorni prima. Ma c'era qualcosa di diverso.
In numerosi punti l'ambra sembrava disciolta da una potente fiammata, e le ossa che un tempo vi erano state sepolte erano scomparse. Immediatamente, Harry, Ron ed Hermione pensarono che fossero fuggite. Ogni tanto pervenivano loro visioni di quello che era successo in quella stanza altre volte, e non era mai un bello spettacolo.
Videro un drago nero levarsi in cielo con le fauci grondanti di sangue, e poi due persone girate di spalle che, a giudicare da ciò che cadeva in terra, stavano togliendo accuratamente la pelle - e tutto il resto - da un cadavere. Videro l'ambra liquefarsi, dando modo a quei due di seppellirvi dentro lo scheletro. Poi la massa arancione - dorata si faceva di nuovo solita, e il morto restava lì per sempre. Videro anche Sara e Sirius, anche loro intenti a guardarsi intorno con facce sgomente.
Sul pavimento era quasi impossibile camminare: il buco lasciato dal drago nero era così grande che l'ambra sembrava un mare congelato in un momento di tempesta.
Alcuni scheletri, tuttavia, erano rimasti al loro posto, come quello di Demetrius e quello di Cassandra. Evidentemente non erano vampiri e non erano mai potuti risorgere. Ma i vampiri, allora, come mai avevano dovuto aspettare così tanto per tornare in vita?
E'... è orribile... sentirono dire a Hermione, e si affrettarono a dirigersi verso il punto in cui lei si trovava. Era di fronte alla carcassa di Cassandra Black. Guardate il... cranio... soffiò la ragazza, appena udibile. E allora anche Ron ed Harry videro che in piena fronte, al centro, il cranio di Cassandra aveva un'altra orbita oculare. Si avvicinarono di un passo. Era quello lo strano potere di Cassandra, il potere di cui parlava il libro?
Ma avevano commesso l'errore di guardare troppo a lungo un solo punto. Harry aveva poggiato la mano sull'ambra, gelida come un pezzo di ghiaccio. Ed in un attimo dovette scostarsi, perché lo scheletro di Cassandra aveva subìto uno scatto repentino. Ma dato che Ron e Hermione si erano affrettati a distogliere lo sguardo, Harry dedusse che aveva avuto un'altra visione. Non fece in tempo a terminare la supposizione, che una voce rise alle loro spalle. Una voce di donna. E stavolta non era affatto un'apparizione incorporea.
Una giovane donna d'alta statura era in piedi, immobile, con una mano sul fianco, alla porta che conduceva nuovamente su per le scale. Indossava un corsetto molto rigido e aderente, e una specie di gonna che si apriva quasi completamente sul davanti, simile ad uno strascico da sposa. Aveva una lunga serie di cinture alla gamba sinistra, e un laccio rosso scarlatto si avvolgeva intorno al collo. I tre notarono con orrore che le mancava tutto l'avambraccio, dal gomito in giù.
La pelle era bianchissima, non proprio come quella di Sara, ma non sembrava comunque umana. Ed in effetti somigliava molto a Sara, non solo perché era vestita solo di nero.
Harry vide le stesse mani che erano anche le stesse di Demetrius, affusolate, dalle dita lunghe e sottili, le stesse labbra livide, e soprattutto, gli stessi occhi. La loro forma molto aguzza era sottolineata dal trucco scuro e pesante, così che le iridi rosse rubino scintillavano come non mai. Mettevano decisamente a disagio, fissi com'erano, davano l'impressione che niente potesse smuoverli. Erano colmi di una strana, sadica crudeltà. Le sopracciglia erano molto vicine agli occhi, ed erano fini e lunghe, costantemente curvate in un'espressione minacciosa, quasi feroce. Erano tali e quali agli occhi di Sara.
Siete in trappola, disse la donna, non siete stati molto astuti a scappare in un vicolo cieco.
C... Che diavolo sta succedendo qui? Harry si sorprese dell'improvviso impeto con il quale aveva parlato.
Credevo che la tua mente fosse più sveglia, Harry Potter, ghignò la donna, rovesciando all'indietro la chioma di boccoli corvini. Tu sai cos'è un'anima?
Harry e gli altri erano spiazzati. Che domanda era, così improvvisamente?
Le anime non esistono. disse Hermione a voce così bassa che la donna fece un passo avanti per sentirla.
Le anime sono la parte di un essere umano che continua a camminare sulla terra dopo il traguardo della morte fisica. rispose la donna Le anime sono tenute in vita dal ricordo che la gente mantiene di colui che è morto. Se nessuno ha memoria di lui, la sua anima non ha ragione di esistere, non può esistere. Le anime sono i ricordi. aggiunse, in risposta alle espressioni perplesse dei tre. E anche un non morto non può tornare in vita se la sua anima è estinta. Ora il momento è giunto.
Finalmente... finalmente Harry capiva. Anche se, dall'espressione di Hermione, poteva dedurre che lei lo aveva capito molto prima di lui.
La maledizione aveva cancellato ogni memoria esistente di chiunque portasse il cognome di Sara. I vampiri non potevano risorgere se la loro anima non si ricongiungeva al corpo, e questo non era possibile se i ricordi venivano cancellati...
"...Non sapeva che in questo modo ci avrebbe lentamente riportati in vita..."
Era questo che aveva detto Seymour, e soltanto adesso Harry capiva.
Finalmente la nostra sete sarà placata, riprese la donna: la sua voce mutava lentamente in un sibilo, in modo così vistoso che era impossibile non accorgersene. Sorridendo scoprì i lunghi canini da vampiro.
Tu hai morso Cho! si sorprese a gridare Harry.
Non sapeva esattamente cosa glielo facesse pensare, ma era certo che quella fosse Scilla.
Sono soltanto la prima che ha ceduto alla sete, disse la donna, scrollando le spalle. Tu stai qui a parlare, Potter, ma nel frattempo una decina di vampiri sta mettendo in ginocchio tutto il castello di quel ridicolo Silente...
No!
Harry si sentiva accecato dalla rabbia. Ma non doveva preoccuparsi... a scuola era pieno di cacciatori... anche se la nuova Preside non sarebbe stata di alcun aiuto, anche gli altri professori avrebbero fatto di tutto per impedire che succedesse il peggio. Sì, erano al sicuro...
Stupeficium! gridò Hermione. Harry e Ron si scansarono di colpo, ma Scilla non si scompose. Proprio mentre il raggio rosso si dirigeva verso di lei, la videro scomparire lasciando al suo posto un piccolo stormo di pipistrelli, che volava verso di loro... verso Ron.
Ron! strillò Harry, Ron, no!
Era troppo tardi.
Ron non aveva avuto il tempo di difendersi prima che i pipistrelli gli piombassero addosso: e poi Scilla era tornata umana, e i suoi denti erano affondati nel collo del ragazzo...
Con orrore incontenibile, Harry ed Hermione videro Ron afflosciarsi a terra, con due fori ben distinguibili sul collo completamente macchiato di sangue. Scilla si rialzò, mostrano il viso anch'esso rosso di sangue, il sangue di Ron. Si leccò le labbra con un'espressione perfida.
Senza neanche pensarci, Harry le si era scagliato addosso. Non sapeva cosa avrebbe fatto, non lo sapeva proprio, ma doveva fare qualcosa...
Scilla non ci fece troppo caso, si ritrasformò in pipistrelli e volò di nuovo verso le scale. Harry ed Hermione corsero verso Ron, annaspante sul pavimento eroso: era ancora in sé, ma dopo un lieve spasimo, svenne. Non era ancora morto, ma il cuore pulsava a mala pena.
Harry non rifletteva: Scilla aveva morso prima Cho, poi Ron.
Doveva fare qualcosa.
Expecto Pa...
Expelliarmus! Scilla fu più rapida di lui.
Inaspettatamente tirò fuori una bacchetta di ebano dalla cintura e Harry sentì che la sua arma gli veniva strappata dalla mano con furia spaventosa, prima di finire lontanissima, giù, in fondo alla sala. Chissà perché, Harry aveva sempre pensato che i vampiri non potessero essere, dopotutto, anche loro dei maghi e delle streghe.
Hermione aveva levato la bacchetta, convinta che Scilla non la stesse osservando. Invece, prima che potesse pronunciare una qualsiasi formula magica, la vampiro le lanciò contro un potentissimo Schiantesimo, che la fece svenire all'istante, scaraventandola un paio di metri indietro, fin quando non cadde in una delle fosse lasciate dal drago e dagli scheletri.
E ora, Potter, tocca a...
Scilla!
Harry sussultò. Una voce aveva parlato dal lato opposto della stanza, dove era finita la sua bacchetta. Voltandosi di scatto, vide con rinnovato orrore che si trattava di un gruppo di Mangiamorte, che dovevano essere almeno una decina. A parlare era stata una donna, i cui lunghi capelli neri spuntavano da sotto il cappuccio che le copriva gli occhi.
Scilla non ebbe altra reazione a parte un sorrisetto divertito. Con un soffio disinvolto scacciò i capelli dagli occhi, e iniziò a fissare il gruppo di incappucciati che le venivano incontro. Harry era ancora lì, in piedi, ma gli sembrò che nessuno fosse interessato a lui: stranamente la cosa non lo rendeva sollevato.
Tutti e dodici i Mangiamorte! fischiò ironicamente Scilla Qui per fermarmi?
Non toccare quel moccioso, Gray. ringhiò la donna incappucciata.
Perché dovrei ubbidire a colei che ci ha condannati al vuoto per così tanto tempo?
E' il Padrone che te lo ordina!
L'espressione di Scilla si contorse impercettibilmente fino a diventare quasi atterrita, ma si ricompose subito dopo, essendosi resa conto che il suo sgomento non era poi invisibile.
Non ho nessun padrone, ribatté Scilla alzando il braccio mozzato. Non più.
Harry ebbe un lampo di memoria: sotto il quadro di Scilla, nel vaso delle reliquie, c'era proprio un avambraccio, rigido e bianco, e sopra vi era impresso il Marchio Nero. Scilla era una Mangiamorte.
Non puoi cancellare un legame di servitù soltanto tagliandoti un braccio! Il Marchio Nero è eterno! quella era la voce di Lucius Malfoy. Che stava succedendo? Perché i Mangiamorte volevano salvargli la vita? Voldemort aveva bisogno di lui, vivo?
Ma guardatevi, rise Scilla con un ampio gesto del braccio sano, Fedeli come pecorelle al loro pastore. Quante volte Voldemort vi ha illuso di avere il mondo fra le mani? E quante volte avete creduto di poter raggiungere finalmente il potere grazie a lui? No, Malfoy, Voldemort ha promesso, ma non vincerà mai finché questo moccioso sarà vivo! Lasciate che io lo morda, sarà allora che il vostro padrone potrà mantenere le sue promesse!
Attenta a come parli, vampira! abbaiò Bellatrix Lestrange, e nella foga di alzare la testa il cappuccio le scivolò sulle spalle. La prigionia ad Azkaban aveva strappato il colore e la bellezza al suo viso, i capelli non erano più lucidi come un tempo, e gli occhi erano l'unica cosa che pareva viva del suo volto: due occhi lucidi di fanatica crudeltà.
Scilla alla sua vista inarcò le sopracciglia col suo sorriso di scherno.
Che brutta pelle, disse in tono dolce. Come puoi chiamarti donna?
Non cercare di portare la situazione a tuo vantaggio. Se lo mordi diventerà un vampiro! Bellatrix aveva alzato la bacchetta, ma cercava di controllarsi.
Non succederà, rispose Scilla tranquillamente, se non sono io a volerlo. Il padrone non l'ha spiegato ai suoi alunni?
Harry si sentì estremamente sollevato, tanto che gli sembrò che il cuore rallentasse i suoi battiti impazziti. Ron e Cho non correvano il rischio di trasformarsi in vampiri a loro volta.
Però se non avesse portato subito Ron da Madama Chips...
Bellatrix era fuori di sé. Vattene subito da qui, se non vuoi la tortura, Gray!
Scilla aprì le braccia, come per dirle di farsi avanti. Il suo braccio monco era ancora più appariscente. Torturami, allora! sorrise. Non puoi uccidermi, mortale, io tornerò sempre...
Bellatrix Lestrange aveva il viso sorprendentemente sconvolto dalla follia di uccidere. Sembrava che avesse di colpo acquistato una sfumatura rosso fiamma. Sta' attenta, vampira... cercava di tenere la voce ferma, ma non ci riusciva. Qualcosa fremeva sotto al suo petto.
Torturami, Lestrange! ripeté Scilla quasi urlando, un sorriso di sfida dipinto sul bel viso florido dalle guance tinte di trucco. Aveva aperto così tanto le braccia che sembrava crocifissa. Torturami fin quando non ti si scheggerà la bacchetta! Mi sono tagliata il braccio da sola, me lo sono bruciato perché non ricrescesse... come pensi che io possa soffrire per quella tua Cruciatus?
Gli altri Mangiamorte assistevano alla scena in assoluto silenzio, come se fossero venuti lì soltanto per guardare. Harry si era lasciato prendere dalla situazione: ora osservava la splendida Scilla fissare Bellatrix con le braccia spalancate, curioso di sapere cosa avrebbero fatto i Mangiamorte... Ma che diavolo stava facendo?
Doveva portare in salvo Ron ed Hermione. Chiunque avesse vinto la contesa, lui non avrebbe avuto possibilità di scampo, e Ron sarebbe morto dissanguato. Possibile che non ci fosse un modo per scappare? Possibile che non ci fossero altri passaggi segreti?
Bellatrix sembrava non curarsi del fatto che la magia non era in grado di uccidere i vampiri. Harry si costrinse a tenere gli occhi aperti e la mente lucida mentre Scilla si contorceva sotto la Maledizione Cruciatus. Eppure, la donna continuava a fissare la sua torturatrice con occhi fissi, quasi congelati.
Smettila! abbaiò Bellatrix, interrompendo la Maledizione e voltando furiosamente la faccia su un fianco, Smettila subito!
Ti do fastidio, Lestrange? sibilò Scilla, l'espressione sempre più sadica. Scilla prese ad avvicinarsi a Bellatrix, e Harry non avrebbe mai voluto essere al suo posto, sotto lo sguardo ininterrotto degli occhi della vampira.
Non hai ancora visto cosa posso fare! Bellatrix scagliò ancora una volta la Cruciatus, ma con suo orrore, Scilla era scomparsa. Aveva compiuto un balzo fin troppo alto, ed era atterrata esattamente dietro di lei. Ormai non era più un'umana: era una pantera.
Digrignava i denti, camminando lentamente verso i Mangiamorte. Non zoppicava, perché non le mancava affatto un pezzo di zampa. Ad ogni movimento dei suoi muscoli solidi il pelo nero come petrolio scintillava, lucente sotto la luce delle candele fluttuanti. Dondolava la lunga coda flessuosa in atto aggressivo. Era pronta al balzo, aveva le unghie completamente in fuori, le orecchie basse, e i denti in mostra.
Basta così, Bellatrix, disse Malfoy Non puoi competere con loro. Lo sai.
Harry rabbrividì. I Gray erano nati dal sangue di Demetrius e Cassandra, probabilmente tra i maghi più potenti del secolo. Come avrebbero fatto i cacciatori di vampiri a tenere loro testa se anche i Mangiamorte si ritraevano di fronte a loro?
Comunque era certo che Sara non fosse alla pari di Scilla. Del resto, quest'ultima era di discendenza molto più vicina ai due capostipite, era la loro nipote diretta, mentre Sara aveva anche del sangue Babbano.
Non possiamo ritirarci! disse un Mangiamorte, Rookwood, parlando per la prima volta da quando era entrato nella sala d'ambra, il Padrone ci ha ordinato di portargli la vampira e noi lo faremo!
Non aveva ancora completato la frase che Scilla gli era piombata addosso, lanciandogli una feroce zampata sul muso. Rookwood cadde a terra incespicando in una deformazione dell'ambra, con tre grossi tagli sul viso.
Perché diavolo la tua famiglia non fa altro che disubbidire, Gray!? ruggì Malfoy prima di colpirla con uno Schiantesimo. Scilla tornò umana ma non perse i sensi, anche se era scivolata due o tre metri dietro di sé. Chi vi credete di essere?
Sai chi ci ha creati, inferiore? rise Scilla, prima di gridare: Impedimenta!
Lucius Malfoy prese in pieno la stregoneria, e si ribaltò all'indietro diverse volte prima di finire anche lui dentro una scanalatura lasciata dal drago nero. Harry doveva agire adesso.
Approfittando del fatto che tutti i Mangiamorte erano impegnati per tenere testa a Scilla, si avvicinò cautamente a Ron ed Hermione, che per fortuna non erano troppo lontani l'uno dall'altro, e usò la bacchetta di Ron per riprendersi la sua con l'Incantesimo d'Appello. L'effetto non fu molto efficace, ma consentì a Harry di effettuare un Incantesimo Scudo appena in tempo, prima che una stalattite di ghiaccio colpisse lui e gli altri due: qualcuno aveva appena ghiacciato la metà delle candele, e la visibilità si era molto ridotta. Harry cercò di avvicinarsi il più possibile alle scale, ignorando gli scheletri dalle mascelle spalancate appena sotto di lui. Salire quei gradini con Ron ed Hermione a traino avrebbe significato fare ritorno nel salotto, dove Demetrius lo aspettava con la sua sentinella invisibile. Ma era sempre meglio che essere catturati, visto che non vedeva altra via d'uscita.
E poi ricordò: la cassapanca.
Sara gli aveva mostrato un passaggio segreto che portava direttamente al dormitorio dei Grifondoro, e gli aveva detto che poteva essere percorso in una sola direzione: dalla Stamberga Strillante fino a Hogwarts.
Doveva soltanto raggiungere l'ultimo piano.
Il salotto era quieto: non si sentiva un solo rumore. Sembrava che il trambusto del sotterraneo appartenesse ad un'altra dimensione, tanto era calda e gradevole la luce del camino e del lampadario, magicamente tornato al suo posto e perfettamente integro.
Hermione si era ripresa grazie ad un contro incantesimo, e sembrava che nessuno si fosse accorto di niente: schizzava sangue da tutte le parti, ognuno era impegnato a guardarsi le spalle, e inoltre la forma irregolare dell'ambra, dopo la fuga dei cadaveri, catturava la poca luce rimasta scagliando ombre impazzite in tutte le direzioni.
Harry si accorse che l'alba era giunta da un pezzo. Dovevano tornare subito a Hogwarts. Demetrius non fece niente per fermarli. La sentinella invisibile non si sforzò più di tanto di catturare lui ed Hermione che trascinavano Ron su per le scale di legno. Forse Voldemort aveva convinto il vecchio a lasciarlo vivo... Meglio così, penso Harry. Avrebbe affrontato un problema alla volta.
E il problema che si poneva in quel momento erano i passi sulle scale d'ambra, che si sentivano dalla piccola apertura sul pavimento: evidentemente il mobile non poteva richiudersi se prima tutti quelli che entravano non erano usciti. Harry sentì la voce affannosa di Bellatrix: si erano accorti della loro fuga. Lui ed Hermione corsero con tutte le loro forze.
Laggiù! gridò qualcuno al pianterreno.
Li avevano visti.
Il mantello, Harry! Il mantello! sussurrò Hermione disperata. Harry non se lo fece ripetere. Si nascosero in un angolo e si misero il mantello, poi si rimisero in marcia verso l'ultimo piano, con i Mangiamorte alle calcagna. Erano almeno in quattro o in cinque.
Harry sapeva che non poteva nascondersi da loro, dal momento che sentivano i suoi passi. Ma soprattutto, era molto difficile trascinare Ron tenendolo sotto il mantello. Hermione, dopo molti tentativi falliti, sussurrò: "Mobilicorpus", e il corpo di Ron si mise a fluttuare ad una trentina di centimetri dal pavimento. I Mangiamorte erano sempre più vicini.
Ma la cassapanca era vicina... ecco, mancavano tre porte...
L'ho visto! gridò un Mangiamorte. Hanno un Mantello dell'Invisibilità!
Prendili! strillò Bellatrix.
Hermione fu sfiorata da un altro Schiantesimo, ma riuscì a proteggersi in tempo con un Incantesimo di Scudo.
Ecco, ecco la stanza con la cassapanca e il passaggio segreto. Harry uscì dal Mantello, gridò: "Impedimenta!" e i due Mangiamorte che stavano davanti agli altri rotolarono all'indietro bloccandoli tutti. Bellatrix imprecò ferocemente.
E fu la prima a rialzarsi.
Hermione! Nella cassapanca! Muoviti!
Bellatrix tentò per la terza volta con uno Schiantesimo, e Harry fu preso quasi in pieno. Cercò di non svenire... doveva, doveva restare sveglio...
Hermione e Ron erano già nel passaggio segreto.
Expecto Patronus! annaspò Harry; sapeva che non avrebbe avuto molto effetto, ma almeno avrebbe disorientato Bellatrix e lui avrebbe potuto sparire nel passaggio segreto. E infatti, come previsto, Bellatrix venne bloccata dal cervo d'argento: lui ebbe appena il tempo di immergersi nella cassapanca, richiuderne il coperchio e rotolare giù per i gradini prima che la Mangiamorte si riprendesse.
Lasciandosi cadere giù per le scale di pietra fin quando una radice non fermò il suo rotolare, Harry si arrese: era veramente esausto. Hermione fece atterrare lentamente Ron sulla terra umida, e si sedette accanto a lui. Aveva gli occhi chiusi e il respiro affannoso: evidentemente ben poche volte si erano trovati in pericolo come in quel momento. E se Bellatrix avesse visto il passaggio segreto?
Bastò quel pensiero a farli alzare entrambi, come se si fossero letti nel pensiero. Hermione sollevò nuovamente Ron con lo stesso incantesimo, mentre Harry bruciava le radici che ostacolavano loro il passaggio con la bacchetta magica.
Chissà... chissà cosa sta succedendo a Hogwarts... ansò Hermione.
Non è detto che stia succedendo qualcosa. Scilla voleva solo intimorirci. Harry cercava di apparire convincente, prima di tutto a sé stesso. In effetti non era tanto rassicurato dalle sue stesse parole.
Tutti quei vampiri sono risorti! disse Hermione, Non so come faremo a cavarcela, stavolta. Con i vampiri non si scherza. Immagino che insieme ai lupi mannari siano le creature più pericolose che esistano. Ma almeno la Umbridge verrà screditata, certo, e magari faranno tornare Silente. Lui si che avrebbe in mano la situazione...
Hermione. sospirò Harry, esasperato. Hermione tacque immediatamente.
Ora capisco perché le ferite di Sara si sono sempre rimarginate appena in tempo. rifletteva Harry a voce alta, Non dipendeva affatto dal Marchio Nero. È il sangue di vampiro.
Hermione annuì. Forse anche Sara lo aveva sospettato, da tutto il tempo che aveva quella specie di tatuaggio: forse anche lei aveva avuto il dubbio di avere del sangue anomalo nelle vene, e aveva cercato disperatamente un'ipotesi ragionevole che potesse cancellare l'evidenza. Quella delle ferite sul Marchio Nero era perfetta: poteva essere veramente plausibile, e Harry c'era cascato. Scilla si era tagliata il braccio e aveva bruciato la ferita per evitare che potesse ricrescere, era disposta a tutto questo pur di far sparire il Marchio Nero: non c'era altro modo, visto che la sua natura permetteva a tutte le ferite di ricrescere. Scilla poteva solo tagliarsi il braccio direttamente.
Ma perchè i Mangiamorte erano lì, quella notte? Che cosa ci erano venuti a fare?
Voldemort aveva bisogno di Harry vivo? O aveva bisogno di Scilla?
O magari di entrambi... ma perché tentare di convincere una Mangiamorte che non aveva intenzione di esserlo, a tornare dalla parte di coloro dai quali si era allontanata? Era così anche per Sara: forse l'Oscuro Signore aveva dei segreti da nascondere che aveva rivelato a quelle due, e temeva che fossero rivelati, o forse possedevano un potere che a lui faceva molto comodo...
In effetti, però, Bellatrix aveva impedito che Scilla mordesse lui, Harry: questa era la prova che Voldemort stava cercando anche lui. Ma per fare cosa? Harry si ricordò del sogno che aveva fatto, quando Avery stava per essere punito: Bode era stato sotto la Maledizione Imperius, perché doveva prendere quell'arma. Forse Voldemort voleva che Harry la prendesse per lui...
Mi ascolti? lo interruppe Hermione.
Harry si rese conto solo allora che era andato a sbattere in una grossa radice e che Hermione non si era zittita un secondo mentre lui stava affogando in tutti quei ragionamenti. Si chiese come avrebbe fatto ad affrontare quel che restava degli esami, con tutti quei pensieri in testa. Anzi, ci sarebbero stati ancora degli esami, con dei vampiri in giro?
Non si era mai trovato a desiderare di parlare con Sirius come allora. Aveva troppe domande in testa, domande che ne producevano altre, e altre ancora...
Perché diavolo Silente aveva avuto il lampo di genio di andarsene proprio ora?
*
Non sta molto bene, disse Madama Chips quando Harry ed Hermione andarono a visitare Ron in infermeria. La... Preside ha detto che non sarebbe mai stato morso se non fosse andato a gironzolare qua e là all'alba, ma alla fine l'abbiamo convinta che può tenere gli esami più tardi. Chang, invece... e gettò uno sguardo sconsolato verso il letto di Cho. Sospirò, e Harry la incalzò con lo sguardo ad andare avanti. Sta sempre peggio. La porteranno al San Mungo domani. Ha saltato molti esami e la Preside non ha intenzione di farglieli tenere più tardi, per ora.
Harry ed Hermione si precipitarono verso il letto di Ron.
Harry fissò a lungo la tenda opaca che faceva intravedere la sagoma di Cho Chang, profondamente addormentata nel suo letto. Per evitare che qualcuno le si avvicinasse troppo, Madama Chips aveva messo delle tende intorno a lei e vi aveva gettato un incantesimo perché nessuno potesse superarle: era un gesto assai poco incoraggiante da parte sua, perché significava che stava davvero molto male. Harry scoprì che il suo dispiacere e la sua preoccupazione erano quelli che avrebbe avuto un qualsiasi studente verso una sua semplice compagna di scuola, perfettamente estranea, e non se ne stupì affatto. Anche se l'avrebbero portata al San Mungo solo il giorno dopo.
E poi, naturalmente, era molto più preoccupato per Ron.
Andava sempre peggiorando, ma non sembrava ancora grave come Cho. Se non altro a volte mugolava nel sonno, e Madama Chips aveva assicurato che era un buon segno. I cacciatori di vampiri avevano insistito per analizzare le due vittime, e avevano dichiarato che la trasformazione non era in corso, che sarebbero rimasti umani, se fossero sopravvissuti. Lo dissero con tale secchezza che anche a Madama Chips si gelò il sangue. Era peggio di quando c'era stato il Basilisco, al secondo anno.
Come se non bastasse, Hagrid era stato costretto alla fuga dagli Auror che Caramell gli aveva sguinzagliato contro, con l'assistenza della Umbridge: la McGranitt, nel tentativo di impedire loro di far del male al guardiacaccia, era stata colpita da quattro Schiantesimi simultanei, e non c'era da stupirsi che fosse stata ricoverata.
Non era una buona situazione per Hogwarts. Per fortuna mancava poco alla fine, si sentiva dire nei corridoi: ogni studente non vedeva l'ora di andarsene di lì.
Sotto le lettere infuriate dei genitori, il Ministero della Magia aveva triplicato la sorveglianza, e c'era da sperare che nessuno sarebbe stato più morso. La cosa preoccupante era che nessuno sapeva quanti vampiri ci fossero in giro, esattamente. Anche Harry, Ron ed Hermione avevano visto solo Scilla, ma a giudicare da tutti i buchi lasciati nell'ambra, ce n'erano molti altri a piede libero.
Harry fissò con aria scoraggiata la montagna di lettere che Ron aveva ricevuto dalla sua famiglia, soprattutto dalla signora Weasley.
Ce n'era anche una di Percy, ma fra le tante frasi amareggiate c'era anche un: "se mi dicessi che eri in giro di notte con quell'Harry Potter, non resterei certo rammaricato" e un "sono certo che la Preside farà di tutto perché tu guarisca e perché la cosa non si ripeta più". Percy forse non sapeva che la Umbridge non era di alcuna utilità: c'erano più cacciatori di vampiri a farle da guardie del corpo, di quanti non ne fossero disposti in tutta la scuola.
Ron comunque non poteva leggere le lettere che si accatastavano sul comodino accanto al suo letto.
Harry ed Hermione scrivevano spesso ai Weasley per informarli che andava tutto bene: si trattava sempre di messaggi molto brevi, perché se si fossero dilungati si sarebbero sicuramente lasciati sfuggire che Ron stava peggiorando. Le risposte di sua madre, non a caso, erano sempre più lunghe e preoccupate.
Andiamo, Harry, disse ad un tratto Hermione. Abbiamo l'esame domani pomeriggio. Ci conviene studiare.
Non riuscirò a fare niente, ribatté Harry con lo sguardo basso Forse avrei bisogno di un Incantesimo della Memoria per concentrarmi. scoprì che, in fondo, stava parlando piuttosto sul serio.
Non aveva nessuna voglia di sostenere l'esame di Storia della Magia, ma non aveva scelta se non dare retta a Hermione: non aveva voglia nemmeno di infrangere le regole, e visto che adesso dovevano essere ai dormitori entro le sei del pomeriggio, sarebbe comunque dovuto andarsene presto.
Alle due del pomeriggio precise, ogni studente del quinto anno aveva preso posto di fronte al suo foglio, voltato a faccia in giù sul banco. La professoressa Marchbanks aspettò ancora cinque minuti prima di ordinare che i fogli fossero voltanti e che gli studenti cominciassero.
Con un colpo di bacchetta capovolse la grande clessidra che stava sulla cattedra, e la sabbia cominciò a cadere. Agli studenti parve che lo facesse troppo velocemente. Storia della Magia non era certo una delle migliori materie della scuola.
Ad Harry bastava un fruscio di vestiti, un grattare della penna, qualsiasi cosa, per distrarsi. Ogni pochi minuti ripensava a Ron, e a quello che aveva visto alla Stamberga Strillante. Si sorprese a pentirsi amaramente di non aver tentato davvero un Incantesimo per cancellarsi la memoria, anche se farlo in modo sbagliato avrebbe avuto esiti disastrosi.
Come gli avrebbe fatto comodo leggere nella mente di Hermione, che scriveva spedita sulla sua pergamena come se la penna funzionasse da sola...
No, penso Harry, devo farcela da solo.
Il suo cervello approfittava di qualsiasi pretesto per trovare distrazione, ma Harry pensò che per diventare Auror gli ci volevano voti perfetti... doveva impegnarsi, anche se non aveva la minima possibilità di prendere una "O". La sabbia scorreva inarrestabile nella clessidra...
C'era un incantesimo per fermarla? Non ce l'avrebbe fatta nel poco tempo che gli restava... come faceva a ricordarsi tutta quella roba?
Lentamente le luci si stavano spegnendo... gli si stava annebbiando la vista. Le piume d'aquila degli studenti intorno a lui volavano sicure sulle loro pergamene, ma che diavolo avevano mangiato per scrivere così in fretta? Lui non ricordava niente...
Bhe? chiese Sara, Come sta?
Meglio. Sono sicura che non si trasformerà... ma ha perso tanto sangue... Tonks si fermò un attimo per controllare l'espressione di Sara, e scoprì che questa era fissa sul corpo privo di sensi di Kingsley, le sopracciglia basse e vagamente arcuate, le palpebre improvvisamente appesantite, e soprattutto, le iridi totalmente prive di pupilla. Toccava l'armadio lì accanto come se volesse sentirne le pulsazioni. Emh... Sara?
La testa di Sara ebbe uno scossone, come se si fosse svegliata improvvisamente da un sogno ad occhi aperti. Poi annunciò, con estrema sicurezza e un filo di ansia nella voce, che era stato un certo Baal, il quale era senza ombra di dubbio suo nonno.
Tonks aggrottò la fronte e la fissò per un attimo, chiedendosi come avesse fatto.
E come fai ad esserne sicura? disse Sirius.
E' entrato qui ieri notte mentre tutti dormivamo e Kingsley faceva il turno. Era nascosto nell'armadio sotto forma di pipistrelli. Poi è uscito fuori da umano, gli ha tirato una botta in testa e l'ha morso, concluse Sara con sorprendente naturalezza.
Siccome non si era mai sbagliata, decisero di non contraddirla.
Come hai fatto a scoprirlo obbiettò Moody se non c'erano testimoni a cui leggere la mente?
C'erano.
Sara bussò sull'anta dell'armadio, sferrando due piccoli colpetti, e in risposta ne ottenne altri due che provenivano dall'interno del mobile. L'occhio magico di Moody roteò fino al vecchio armadio, e poi storse la bocca già deforme, sibilando: Un Doxy.
Finché hanno il cervello lo si può leggere.
Sara inarcò le sopracciglia, evidentemente affatto dispiaciuta di vedere cose che gli altri non vedevano, soprattutto in quella situazione. Era mattina presto.
Quella notte, Kingsley Shacklebolt si era afflosciato malamente addosso al vecchio divano tarlato, senza un grido, col collo sanguinante marchiato dall'inconfondibile morso di vampiro. Il divano l'aveva sostenuto tutta la notte, ma visto che vi era sdraiato in posizione molto sbilenca, la mattina dopo all'alba era infine caduto sul pavimento con un tonfo sordo che era stato sufficiente a svegliare la signora Black.
Se non ci fosse stata tua madre a sbraitare... sorrise Gray guardando Sirius.
Non darle soddisfazione, per favore. ribatté gelidamente, Probabilmente è la prima volta nella sua vita che fa qualcosa di utile.
Forse faremo meglio a portarlo al San Mungo, constatò la signora Weasley, interrompendoli, e aggiungendo che con le ferite di quel genere non c'era da scherzare, che non c'era alcuna certezza che non si fosse trasformato. Tonks la guardò, offesa per il fatto che una sua convinzione fosse stata contraddetta, ma la signora Weasley non fece una piega. Da quando anche Ron era stato morso, era ancora più ansiosa e preoccupata per qualsiasi cosa succedesse, e soprattutto, aveva i nervi tesi, a fior di pelle. Bastava pochissimo per farle perdere le staffe o per farla scoppiare in lacrime.
Vedendo che Sara stava aprendo bocca per ribattere, e immaginandosi che avrebbe parlato con assai poco tatto, Lupin decise di interromperla. Ti capisco, Molly, ma cosa possiamo dire a quelli dell'ospedale? Dovremo dire anche dove l'hanno morso, e se non saremo convincenti useranno il Veritaserum.
Ma solo Silente può rivelare dove si trova questo posto! protestò Molly. Appunto per questo sembrerà ancora più strano. intervenne suo marito, Pensa un po' se sotto il Veritaserum ci mettiamo a dire che non abbiamo la più pallida idea di dove stiamo. Penseranno che stiamo nascondendo loro due, aggiunse, con lo sguardo rivolto a Sara e Sirius.
Ci state nascondendo. fece notare Sara.
Hai capito cosa intendevo, concluse frettolosamente Arthur Weasley. La signora Weasley li guardò entrambi, e i suoi occhi schizzavano dall'uno all'altro sempre più freneticamente, fin quando non si parò davanti al marito e cominciò a gridargli in faccia che non c'era niente di più importante della salvezza di una persona, che era uno stupido, che invece tutti si erano preoccupati per lui quando era al San Mungo, e un sacco di altre cose, spesso molto offensive. Il signor Weasley era completamente paralizzato sulla sedia. Cercava di dissuadere la moglie a calmarsi, ma la furia da leonessa della donna gli faceva perdere le parole, così annaspava aprendo e chiudendo la bocca senza parlare.
Essendo fin troppo abituati alla scena, i membri dell'Ordine parlavano fra loro cercando di sovrastare le urla di Molly, ed erano molto più preoccupati per l'Auror che non per il povero signor Weasley.
Nessuno sembrava accorgersi che Kreacher avanzava furtivo verso l'arazzo dei Black: l'Incantesimo di Adesione Permanente era stato spezzato, così l'arazzo era stato impiegato per tappare una grossa fessura fra le tende che faceva passare fin troppo sole. Kreacher stava già avviandosi a toglierlo. Sirius sentì i suoi passi, e si voltò: inizialmente non se ne accorse, ma l'elfo domestico aveva già staccato un angolo della grossa tela, e stava per togliere dal vetro anche tutto il resto.
Giù!
Whaaa!
Sirius batté un violento colpo sulla schiena di Sara, spingendola dalla parte opposta della stanza, dove cadde con una sonora botta sulla fronte, proprio un attimo prima che Kreacher completasse la sua opera, e un fascio abbagliante di luce solare invadesse il salotto. Anche gli altri erano abituati alla penombra, e così dovettero pararsi gli occhi con le mani prima di abituarsi alla luce.
Kreacher! latrò Sirius, prima che l'elfo domestico scomparisse sotto il suo scaldabagno. L'elfo fece finta di non sentire, e dovettero pietrificargli le gambe con un Incantesimo perché non se ne andasse. Saltellando, arreso, Kreacher si diresse verso il salotto e, giunto di fronte a Sirius, si esibì in un inchino esagerato ed alquanto ridicolo.
Cosa diavolo credevi di fare?
Kreacher deve conservare i cimeli della nobile famiglia Black, rispose Kreacher fissandolo con i suoi occhi enormi. Intanto, Tonks e la signora Weasley stavano rimettendo a posto l'arazzo sul vetro della finestra, e questo sembrò irritare Kreacher in modo particolarmente feroce. I mostri invadono la casa della padrona, sudici ibridi senza...
Te l'ho detto mille volte, lo interruppe Sirius esasperato la. Casa. Deve. Essere. buia. Chiaro?
Nel frattempo Sara si rialzò massaggiandosi la fronte che aveva battuto sul pavimento. Kreacher fece ondeggiare le grosse orecchie da pipistrello. La mia povera padrona, cosa direbbe, la sua casa, la sua bellissima casa, piena di mostri, quanti esseri disgustosi, Mezzosangue, vampiri, lupi mannari, assassini, traditori dell'Oscuro Signore... Perfino Moody alzò gli occhi al cielo, perché ultimamente Kreacher era sempre più insopportabile. Non faceva che declamare le pene della sua povera padrona e di tutte le fecce che infestavano la casa della nobile famiglia Black.
Ne abbiamo abbastanza a cui pensare, d'accordo? Sparisci. sibilò Sirius, e con qualche altro inchino ridicolo l'elfo sparì, saltellando a gambe unite, ancora sotto l'effetto dell'Incantesimo.
Grazie per la delicatezza. disse Sara rivolta a Sirius, quando le acque si furono definitivamente calmate.
Emh...
Sara si sporse leggermente per guardare fuori dalla porta, ma vedendo che Kreacher era sparito dalla visuale, si arrese e tornò in posizione eretta.
La prossima volta non mandarlo via. disse tranquillamente.
Perché?
Bhe... sì... cioè, no, insomma... devo dirgli una cosa, ecco.
Ma dallo sguardo che tutti le stavano rivolgendo, non era difficile rendersi conto che non erano affatto convinti dalla sua spiegazione confusa.
Probabilmente c'era chi di loro si aspettava il peggio, ma Sara non ci fece caso.
Anche l'elfo della tua famiglia era così? commentò Lupin guardando la porta dalla quale Kreacher era uscito.
Oh, no, non avevamo mica gli elfi, noi... sospirò Sara in tono sarcastico. Esseri umani. Demetrius aveva la passione dei Babbani sotto la Maledizione Imperio. A volte non ce n'era nemmeno bisogno, perché avevano troppa paura di ribellarsi, infatti Seymour quando aveva sei anni era un tenero piccolo genio della Maledizione Cruciatus. E sua figlia voleva solo Babbani di bell'aspetto.
Per un istante i presenti rimasero di stucco, poi decisero di tornare ad occuparsi della salute di Kingsley.
Nessuno poteva sapere cosa aveva in mente Sara, e per fortuna nessuno poteva leggerle nella mente, altrimenti avrebbe dovuto spiegare più cose del dovuto. Era convinta che Kreacher avesse spalancato di proposito le tende, quella fatidica mattina, ed era altrettanto sicura che non avesse tolto l'arazzo soltanto per salvarlo dalla sorte che era toccata agli altri cimeli della casata dei Black. Doveva soltanto capire chi glielo avesse chiesto e perché, anche se ne aveva una vaga idea... ma doveva leggere la sua mente per poterne essere davvero sicura. Per il momento era meglio che nessuno sapesse niente: si sarebbero preoccupati troppo, e Gray sapeva che a preoccuparsi degli altri si finisce spesso nei guai.
Tramortiti dalla fuga e da ciò che avevano sentito dire ai ritratti, i tre ragazzi non fecero caso alle ossa umane inglobate nell'ambra dei gradini che stavano scendendo. Non poterono ignorare il sinistro spettacolo troppo a lungo, perché ben presto si trovarono in una sala fatta completamente dei ambra, la stessa che Sara e Sirius avevano visto solo pochissimi giorni prima. Ma c'era qualcosa di diverso.
In numerosi punti l'ambra sembrava disciolta da una potente fiammata, e le ossa che un tempo vi erano state sepolte erano scomparse. Immediatamente, Harry, Ron ed Hermione pensarono che fossero fuggite. Ogni tanto pervenivano loro visioni di quello che era successo in quella stanza altre volte, e non era mai un bello spettacolo.
Videro un drago nero levarsi in cielo con le fauci grondanti di sangue, e poi due persone girate di spalle che, a giudicare da ciò che cadeva in terra, stavano togliendo accuratamente la pelle - e tutto il resto - da un cadavere. Videro l'ambra liquefarsi, dando modo a quei due di seppellirvi dentro lo scheletro. Poi la massa arancione - dorata si faceva di nuovo solita, e il morto restava lì per sempre. Videro anche Sara e Sirius, anche loro intenti a guardarsi intorno con facce sgomente.
Sul pavimento era quasi impossibile camminare: il buco lasciato dal drago nero era così grande che l'ambra sembrava un mare congelato in un momento di tempesta.
Alcuni scheletri, tuttavia, erano rimasti al loro posto, come quello di Demetrius e quello di Cassandra. Evidentemente non erano vampiri e non erano mai potuti risorgere. Ma i vampiri, allora, come mai avevano dovuto aspettare così tanto per tornare in vita?
E'... è orribile... sentirono dire a Hermione, e si affrettarono a dirigersi verso il punto in cui lei si trovava. Era di fronte alla carcassa di Cassandra Black. Guardate il... cranio... soffiò la ragazza, appena udibile. E allora anche Ron ed Harry videro che in piena fronte, al centro, il cranio di Cassandra aveva un'altra orbita oculare. Si avvicinarono di un passo. Era quello lo strano potere di Cassandra, il potere di cui parlava il libro?
Ma avevano commesso l'errore di guardare troppo a lungo un solo punto. Harry aveva poggiato la mano sull'ambra, gelida come un pezzo di ghiaccio. Ed in un attimo dovette scostarsi, perché lo scheletro di Cassandra aveva subìto uno scatto repentino. Ma dato che Ron e Hermione si erano affrettati a distogliere lo sguardo, Harry dedusse che aveva avuto un'altra visione. Non fece in tempo a terminare la supposizione, che una voce rise alle loro spalle. Una voce di donna. E stavolta non era affatto un'apparizione incorporea.
Una giovane donna d'alta statura era in piedi, immobile, con una mano sul fianco, alla porta che conduceva nuovamente su per le scale. Indossava un corsetto molto rigido e aderente, e una specie di gonna che si apriva quasi completamente sul davanti, simile ad uno strascico da sposa. Aveva una lunga serie di cinture alla gamba sinistra, e un laccio rosso scarlatto si avvolgeva intorno al collo. I tre notarono con orrore che le mancava tutto l'avambraccio, dal gomito in giù.
La pelle era bianchissima, non proprio come quella di Sara, ma non sembrava comunque umana. Ed in effetti somigliava molto a Sara, non solo perché era vestita solo di nero.
Harry vide le stesse mani che erano anche le stesse di Demetrius, affusolate, dalle dita lunghe e sottili, le stesse labbra livide, e soprattutto, gli stessi occhi. La loro forma molto aguzza era sottolineata dal trucco scuro e pesante, così che le iridi rosse rubino scintillavano come non mai. Mettevano decisamente a disagio, fissi com'erano, davano l'impressione che niente potesse smuoverli. Erano colmi di una strana, sadica crudeltà. Le sopracciglia erano molto vicine agli occhi, ed erano fini e lunghe, costantemente curvate in un'espressione minacciosa, quasi feroce. Erano tali e quali agli occhi di Sara.
Siete in trappola, disse la donna, non siete stati molto astuti a scappare in un vicolo cieco.
C... Che diavolo sta succedendo qui? Harry si sorprese dell'improvviso impeto con il quale aveva parlato.
Credevo che la tua mente fosse più sveglia, Harry Potter, ghignò la donna, rovesciando all'indietro la chioma di boccoli corvini. Tu sai cos'è un'anima?
Harry e gli altri erano spiazzati. Che domanda era, così improvvisamente?
Le anime non esistono. disse Hermione a voce così bassa che la donna fece un passo avanti per sentirla.
Le anime sono la parte di un essere umano che continua a camminare sulla terra dopo il traguardo della morte fisica. rispose la donna Le anime sono tenute in vita dal ricordo che la gente mantiene di colui che è morto. Se nessuno ha memoria di lui, la sua anima non ha ragione di esistere, non può esistere. Le anime sono i ricordi. aggiunse, in risposta alle espressioni perplesse dei tre. E anche un non morto non può tornare in vita se la sua anima è estinta. Ora il momento è giunto.
Finalmente... finalmente Harry capiva. Anche se, dall'espressione di Hermione, poteva dedurre che lei lo aveva capito molto prima di lui.
La maledizione aveva cancellato ogni memoria esistente di chiunque portasse il cognome di Sara. I vampiri non potevano risorgere se la loro anima non si ricongiungeva al corpo, e questo non era possibile se i ricordi venivano cancellati...
"...Non sapeva che in questo modo ci avrebbe lentamente riportati in vita..."
Era questo che aveva detto Seymour, e soltanto adesso Harry capiva.
Finalmente la nostra sete sarà placata, riprese la donna: la sua voce mutava lentamente in un sibilo, in modo così vistoso che era impossibile non accorgersene. Sorridendo scoprì i lunghi canini da vampiro.
Tu hai morso Cho! si sorprese a gridare Harry.
Non sapeva esattamente cosa glielo facesse pensare, ma era certo che quella fosse Scilla.
Sono soltanto la prima che ha ceduto alla sete, disse la donna, scrollando le spalle. Tu stai qui a parlare, Potter, ma nel frattempo una decina di vampiri sta mettendo in ginocchio tutto il castello di quel ridicolo Silente...
No!
Harry si sentiva accecato dalla rabbia. Ma non doveva preoccuparsi... a scuola era pieno di cacciatori... anche se la nuova Preside non sarebbe stata di alcun aiuto, anche gli altri professori avrebbero fatto di tutto per impedire che succedesse il peggio. Sì, erano al sicuro...
Stupeficium! gridò Hermione. Harry e Ron si scansarono di colpo, ma Scilla non si scompose. Proprio mentre il raggio rosso si dirigeva verso di lei, la videro scomparire lasciando al suo posto un piccolo stormo di pipistrelli, che volava verso di loro... verso Ron.
Ron! strillò Harry, Ron, no!
Era troppo tardi.
Ron non aveva avuto il tempo di difendersi prima che i pipistrelli gli piombassero addosso: e poi Scilla era tornata umana, e i suoi denti erano affondati nel collo del ragazzo...
Con orrore incontenibile, Harry ed Hermione videro Ron afflosciarsi a terra, con due fori ben distinguibili sul collo completamente macchiato di sangue. Scilla si rialzò, mostrano il viso anch'esso rosso di sangue, il sangue di Ron. Si leccò le labbra con un'espressione perfida.
Senza neanche pensarci, Harry le si era scagliato addosso. Non sapeva cosa avrebbe fatto, non lo sapeva proprio, ma doveva fare qualcosa...
Scilla non ci fece troppo caso, si ritrasformò in pipistrelli e volò di nuovo verso le scale. Harry ed Hermione corsero verso Ron, annaspante sul pavimento eroso: era ancora in sé, ma dopo un lieve spasimo, svenne. Non era ancora morto, ma il cuore pulsava a mala pena.
Harry non rifletteva: Scilla aveva morso prima Cho, poi Ron.
Doveva fare qualcosa.
Expecto Pa...
Expelliarmus! Scilla fu più rapida di lui.
Inaspettatamente tirò fuori una bacchetta di ebano dalla cintura e Harry sentì che la sua arma gli veniva strappata dalla mano con furia spaventosa, prima di finire lontanissima, giù, in fondo alla sala. Chissà perché, Harry aveva sempre pensato che i vampiri non potessero essere, dopotutto, anche loro dei maghi e delle streghe.
Hermione aveva levato la bacchetta, convinta che Scilla non la stesse osservando. Invece, prima che potesse pronunciare una qualsiasi formula magica, la vampiro le lanciò contro un potentissimo Schiantesimo, che la fece svenire all'istante, scaraventandola un paio di metri indietro, fin quando non cadde in una delle fosse lasciate dal drago e dagli scheletri.
E ora, Potter, tocca a...
Scilla!
Harry sussultò. Una voce aveva parlato dal lato opposto della stanza, dove era finita la sua bacchetta. Voltandosi di scatto, vide con rinnovato orrore che si trattava di un gruppo di Mangiamorte, che dovevano essere almeno una decina. A parlare era stata una donna, i cui lunghi capelli neri spuntavano da sotto il cappuccio che le copriva gli occhi.
Scilla non ebbe altra reazione a parte un sorrisetto divertito. Con un soffio disinvolto scacciò i capelli dagli occhi, e iniziò a fissare il gruppo di incappucciati che le venivano incontro. Harry era ancora lì, in piedi, ma gli sembrò che nessuno fosse interessato a lui: stranamente la cosa non lo rendeva sollevato.
Tutti e dodici i Mangiamorte! fischiò ironicamente Scilla Qui per fermarmi?
Non toccare quel moccioso, Gray. ringhiò la donna incappucciata.
Perché dovrei ubbidire a colei che ci ha condannati al vuoto per così tanto tempo?
E' il Padrone che te lo ordina!
L'espressione di Scilla si contorse impercettibilmente fino a diventare quasi atterrita, ma si ricompose subito dopo, essendosi resa conto che il suo sgomento non era poi invisibile.
Non ho nessun padrone, ribatté Scilla alzando il braccio mozzato. Non più.
Harry ebbe un lampo di memoria: sotto il quadro di Scilla, nel vaso delle reliquie, c'era proprio un avambraccio, rigido e bianco, e sopra vi era impresso il Marchio Nero. Scilla era una Mangiamorte.
Non puoi cancellare un legame di servitù soltanto tagliandoti un braccio! Il Marchio Nero è eterno! quella era la voce di Lucius Malfoy. Che stava succedendo? Perché i Mangiamorte volevano salvargli la vita? Voldemort aveva bisogno di lui, vivo?
Ma guardatevi, rise Scilla con un ampio gesto del braccio sano, Fedeli come pecorelle al loro pastore. Quante volte Voldemort vi ha illuso di avere il mondo fra le mani? E quante volte avete creduto di poter raggiungere finalmente il potere grazie a lui? No, Malfoy, Voldemort ha promesso, ma non vincerà mai finché questo moccioso sarà vivo! Lasciate che io lo morda, sarà allora che il vostro padrone potrà mantenere le sue promesse!
Attenta a come parli, vampira! abbaiò Bellatrix Lestrange, e nella foga di alzare la testa il cappuccio le scivolò sulle spalle. La prigionia ad Azkaban aveva strappato il colore e la bellezza al suo viso, i capelli non erano più lucidi come un tempo, e gli occhi erano l'unica cosa che pareva viva del suo volto: due occhi lucidi di fanatica crudeltà.
Scilla alla sua vista inarcò le sopracciglia col suo sorriso di scherno.
Che brutta pelle, disse in tono dolce. Come puoi chiamarti donna?
Non cercare di portare la situazione a tuo vantaggio. Se lo mordi diventerà un vampiro! Bellatrix aveva alzato la bacchetta, ma cercava di controllarsi.
Non succederà, rispose Scilla tranquillamente, se non sono io a volerlo. Il padrone non l'ha spiegato ai suoi alunni?
Harry si sentì estremamente sollevato, tanto che gli sembrò che il cuore rallentasse i suoi battiti impazziti. Ron e Cho non correvano il rischio di trasformarsi in vampiri a loro volta.
Però se non avesse portato subito Ron da Madama Chips...
Bellatrix era fuori di sé. Vattene subito da qui, se non vuoi la tortura, Gray!
Scilla aprì le braccia, come per dirle di farsi avanti. Il suo braccio monco era ancora più appariscente. Torturami, allora! sorrise. Non puoi uccidermi, mortale, io tornerò sempre...
Bellatrix Lestrange aveva il viso sorprendentemente sconvolto dalla follia di uccidere. Sembrava che avesse di colpo acquistato una sfumatura rosso fiamma. Sta' attenta, vampira... cercava di tenere la voce ferma, ma non ci riusciva. Qualcosa fremeva sotto al suo petto.
Torturami, Lestrange! ripeté Scilla quasi urlando, un sorriso di sfida dipinto sul bel viso florido dalle guance tinte di trucco. Aveva aperto così tanto le braccia che sembrava crocifissa. Torturami fin quando non ti si scheggerà la bacchetta! Mi sono tagliata il braccio da sola, me lo sono bruciato perché non ricrescesse... come pensi che io possa soffrire per quella tua Cruciatus?
Gli altri Mangiamorte assistevano alla scena in assoluto silenzio, come se fossero venuti lì soltanto per guardare. Harry si era lasciato prendere dalla situazione: ora osservava la splendida Scilla fissare Bellatrix con le braccia spalancate, curioso di sapere cosa avrebbero fatto i Mangiamorte... Ma che diavolo stava facendo?
Doveva portare in salvo Ron ed Hermione. Chiunque avesse vinto la contesa, lui non avrebbe avuto possibilità di scampo, e Ron sarebbe morto dissanguato. Possibile che non ci fosse un modo per scappare? Possibile che non ci fossero altri passaggi segreti?
Bellatrix sembrava non curarsi del fatto che la magia non era in grado di uccidere i vampiri. Harry si costrinse a tenere gli occhi aperti e la mente lucida mentre Scilla si contorceva sotto la Maledizione Cruciatus. Eppure, la donna continuava a fissare la sua torturatrice con occhi fissi, quasi congelati.
Smettila! abbaiò Bellatrix, interrompendo la Maledizione e voltando furiosamente la faccia su un fianco, Smettila subito!
Ti do fastidio, Lestrange? sibilò Scilla, l'espressione sempre più sadica. Scilla prese ad avvicinarsi a Bellatrix, e Harry non avrebbe mai voluto essere al suo posto, sotto lo sguardo ininterrotto degli occhi della vampira.
Non hai ancora visto cosa posso fare! Bellatrix scagliò ancora una volta la Cruciatus, ma con suo orrore, Scilla era scomparsa. Aveva compiuto un balzo fin troppo alto, ed era atterrata esattamente dietro di lei. Ormai non era più un'umana: era una pantera.
Digrignava i denti, camminando lentamente verso i Mangiamorte. Non zoppicava, perché non le mancava affatto un pezzo di zampa. Ad ogni movimento dei suoi muscoli solidi il pelo nero come petrolio scintillava, lucente sotto la luce delle candele fluttuanti. Dondolava la lunga coda flessuosa in atto aggressivo. Era pronta al balzo, aveva le unghie completamente in fuori, le orecchie basse, e i denti in mostra.
Basta così, Bellatrix, disse Malfoy Non puoi competere con loro. Lo sai.
Harry rabbrividì. I Gray erano nati dal sangue di Demetrius e Cassandra, probabilmente tra i maghi più potenti del secolo. Come avrebbero fatto i cacciatori di vampiri a tenere loro testa se anche i Mangiamorte si ritraevano di fronte a loro?
Comunque era certo che Sara non fosse alla pari di Scilla. Del resto, quest'ultima era di discendenza molto più vicina ai due capostipite, era la loro nipote diretta, mentre Sara aveva anche del sangue Babbano.
Non possiamo ritirarci! disse un Mangiamorte, Rookwood, parlando per la prima volta da quando era entrato nella sala d'ambra, il Padrone ci ha ordinato di portargli la vampira e noi lo faremo!
Non aveva ancora completato la frase che Scilla gli era piombata addosso, lanciandogli una feroce zampata sul muso. Rookwood cadde a terra incespicando in una deformazione dell'ambra, con tre grossi tagli sul viso.
Perché diavolo la tua famiglia non fa altro che disubbidire, Gray!? ruggì Malfoy prima di colpirla con uno Schiantesimo. Scilla tornò umana ma non perse i sensi, anche se era scivolata due o tre metri dietro di sé. Chi vi credete di essere?
Sai chi ci ha creati, inferiore? rise Scilla, prima di gridare: Impedimenta!
Lucius Malfoy prese in pieno la stregoneria, e si ribaltò all'indietro diverse volte prima di finire anche lui dentro una scanalatura lasciata dal drago nero. Harry doveva agire adesso.
Approfittando del fatto che tutti i Mangiamorte erano impegnati per tenere testa a Scilla, si avvicinò cautamente a Ron ed Hermione, che per fortuna non erano troppo lontani l'uno dall'altro, e usò la bacchetta di Ron per riprendersi la sua con l'Incantesimo d'Appello. L'effetto non fu molto efficace, ma consentì a Harry di effettuare un Incantesimo Scudo appena in tempo, prima che una stalattite di ghiaccio colpisse lui e gli altri due: qualcuno aveva appena ghiacciato la metà delle candele, e la visibilità si era molto ridotta. Harry cercò di avvicinarsi il più possibile alle scale, ignorando gli scheletri dalle mascelle spalancate appena sotto di lui. Salire quei gradini con Ron ed Hermione a traino avrebbe significato fare ritorno nel salotto, dove Demetrius lo aspettava con la sua sentinella invisibile. Ma era sempre meglio che essere catturati, visto che non vedeva altra via d'uscita.
E poi ricordò: la cassapanca.
Sara gli aveva mostrato un passaggio segreto che portava direttamente al dormitorio dei Grifondoro, e gli aveva detto che poteva essere percorso in una sola direzione: dalla Stamberga Strillante fino a Hogwarts.
Doveva soltanto raggiungere l'ultimo piano.
Il salotto era quieto: non si sentiva un solo rumore. Sembrava che il trambusto del sotterraneo appartenesse ad un'altra dimensione, tanto era calda e gradevole la luce del camino e del lampadario, magicamente tornato al suo posto e perfettamente integro.
Hermione si era ripresa grazie ad un contro incantesimo, e sembrava che nessuno si fosse accorto di niente: schizzava sangue da tutte le parti, ognuno era impegnato a guardarsi le spalle, e inoltre la forma irregolare dell'ambra, dopo la fuga dei cadaveri, catturava la poca luce rimasta scagliando ombre impazzite in tutte le direzioni.
Harry si accorse che l'alba era giunta da un pezzo. Dovevano tornare subito a Hogwarts. Demetrius non fece niente per fermarli. La sentinella invisibile non si sforzò più di tanto di catturare lui ed Hermione che trascinavano Ron su per le scale di legno. Forse Voldemort aveva convinto il vecchio a lasciarlo vivo... Meglio così, penso Harry. Avrebbe affrontato un problema alla volta.
E il problema che si poneva in quel momento erano i passi sulle scale d'ambra, che si sentivano dalla piccola apertura sul pavimento: evidentemente il mobile non poteva richiudersi se prima tutti quelli che entravano non erano usciti. Harry sentì la voce affannosa di Bellatrix: si erano accorti della loro fuga. Lui ed Hermione corsero con tutte le loro forze.
Laggiù! gridò qualcuno al pianterreno.
Li avevano visti.
Il mantello, Harry! Il mantello! sussurrò Hermione disperata. Harry non se lo fece ripetere. Si nascosero in un angolo e si misero il mantello, poi si rimisero in marcia verso l'ultimo piano, con i Mangiamorte alle calcagna. Erano almeno in quattro o in cinque.
Harry sapeva che non poteva nascondersi da loro, dal momento che sentivano i suoi passi. Ma soprattutto, era molto difficile trascinare Ron tenendolo sotto il mantello. Hermione, dopo molti tentativi falliti, sussurrò: "Mobilicorpus", e il corpo di Ron si mise a fluttuare ad una trentina di centimetri dal pavimento. I Mangiamorte erano sempre più vicini.
Ma la cassapanca era vicina... ecco, mancavano tre porte...
L'ho visto! gridò un Mangiamorte. Hanno un Mantello dell'Invisibilità!
Prendili! strillò Bellatrix.
Hermione fu sfiorata da un altro Schiantesimo, ma riuscì a proteggersi in tempo con un Incantesimo di Scudo.
Ecco, ecco la stanza con la cassapanca e il passaggio segreto. Harry uscì dal Mantello, gridò: "Impedimenta!" e i due Mangiamorte che stavano davanti agli altri rotolarono all'indietro bloccandoli tutti. Bellatrix imprecò ferocemente.
E fu la prima a rialzarsi.
Hermione! Nella cassapanca! Muoviti!
Bellatrix tentò per la terza volta con uno Schiantesimo, e Harry fu preso quasi in pieno. Cercò di non svenire... doveva, doveva restare sveglio...
Hermione e Ron erano già nel passaggio segreto.
Expecto Patronus! annaspò Harry; sapeva che non avrebbe avuto molto effetto, ma almeno avrebbe disorientato Bellatrix e lui avrebbe potuto sparire nel passaggio segreto. E infatti, come previsto, Bellatrix venne bloccata dal cervo d'argento: lui ebbe appena il tempo di immergersi nella cassapanca, richiuderne il coperchio e rotolare giù per i gradini prima che la Mangiamorte si riprendesse.
Lasciandosi cadere giù per le scale di pietra fin quando una radice non fermò il suo rotolare, Harry si arrese: era veramente esausto. Hermione fece atterrare lentamente Ron sulla terra umida, e si sedette accanto a lui. Aveva gli occhi chiusi e il respiro affannoso: evidentemente ben poche volte si erano trovati in pericolo come in quel momento. E se Bellatrix avesse visto il passaggio segreto?
Bastò quel pensiero a farli alzare entrambi, come se si fossero letti nel pensiero. Hermione sollevò nuovamente Ron con lo stesso incantesimo, mentre Harry bruciava le radici che ostacolavano loro il passaggio con la bacchetta magica.
Chissà... chissà cosa sta succedendo a Hogwarts... ansò Hermione.
Non è detto che stia succedendo qualcosa. Scilla voleva solo intimorirci. Harry cercava di apparire convincente, prima di tutto a sé stesso. In effetti non era tanto rassicurato dalle sue stesse parole.
Tutti quei vampiri sono risorti! disse Hermione, Non so come faremo a cavarcela, stavolta. Con i vampiri non si scherza. Immagino che insieme ai lupi mannari siano le creature più pericolose che esistano. Ma almeno la Umbridge verrà screditata, certo, e magari faranno tornare Silente. Lui si che avrebbe in mano la situazione...
Hermione. sospirò Harry, esasperato. Hermione tacque immediatamente.
Ora capisco perché le ferite di Sara si sono sempre rimarginate appena in tempo. rifletteva Harry a voce alta, Non dipendeva affatto dal Marchio Nero. È il sangue di vampiro.
Hermione annuì. Forse anche Sara lo aveva sospettato, da tutto il tempo che aveva quella specie di tatuaggio: forse anche lei aveva avuto il dubbio di avere del sangue anomalo nelle vene, e aveva cercato disperatamente un'ipotesi ragionevole che potesse cancellare l'evidenza. Quella delle ferite sul Marchio Nero era perfetta: poteva essere veramente plausibile, e Harry c'era cascato. Scilla si era tagliata il braccio e aveva bruciato la ferita per evitare che potesse ricrescere, era disposta a tutto questo pur di far sparire il Marchio Nero: non c'era altro modo, visto che la sua natura permetteva a tutte le ferite di ricrescere. Scilla poteva solo tagliarsi il braccio direttamente.
Ma perchè i Mangiamorte erano lì, quella notte? Che cosa ci erano venuti a fare?
Voldemort aveva bisogno di Harry vivo? O aveva bisogno di Scilla?
O magari di entrambi... ma perché tentare di convincere una Mangiamorte che non aveva intenzione di esserlo, a tornare dalla parte di coloro dai quali si era allontanata? Era così anche per Sara: forse l'Oscuro Signore aveva dei segreti da nascondere che aveva rivelato a quelle due, e temeva che fossero rivelati, o forse possedevano un potere che a lui faceva molto comodo...
In effetti, però, Bellatrix aveva impedito che Scilla mordesse lui, Harry: questa era la prova che Voldemort stava cercando anche lui. Ma per fare cosa? Harry si ricordò del sogno che aveva fatto, quando Avery stava per essere punito: Bode era stato sotto la Maledizione Imperius, perché doveva prendere quell'arma. Forse Voldemort voleva che Harry la prendesse per lui...
Mi ascolti? lo interruppe Hermione.
Harry si rese conto solo allora che era andato a sbattere in una grossa radice e che Hermione non si era zittita un secondo mentre lui stava affogando in tutti quei ragionamenti. Si chiese come avrebbe fatto ad affrontare quel che restava degli esami, con tutti quei pensieri in testa. Anzi, ci sarebbero stati ancora degli esami, con dei vampiri in giro?
Non si era mai trovato a desiderare di parlare con Sirius come allora. Aveva troppe domande in testa, domande che ne producevano altre, e altre ancora...
Perché diavolo Silente aveva avuto il lampo di genio di andarsene proprio ora?
*
Non sta molto bene, disse Madama Chips quando Harry ed Hermione andarono a visitare Ron in infermeria. La... Preside ha detto che non sarebbe mai stato morso se non fosse andato a gironzolare qua e là all'alba, ma alla fine l'abbiamo convinta che può tenere gli esami più tardi. Chang, invece... e gettò uno sguardo sconsolato verso il letto di Cho. Sospirò, e Harry la incalzò con lo sguardo ad andare avanti. Sta sempre peggio. La porteranno al San Mungo domani. Ha saltato molti esami e la Preside non ha intenzione di farglieli tenere più tardi, per ora.
Harry ed Hermione si precipitarono verso il letto di Ron.
Harry fissò a lungo la tenda opaca che faceva intravedere la sagoma di Cho Chang, profondamente addormentata nel suo letto. Per evitare che qualcuno le si avvicinasse troppo, Madama Chips aveva messo delle tende intorno a lei e vi aveva gettato un incantesimo perché nessuno potesse superarle: era un gesto assai poco incoraggiante da parte sua, perché significava che stava davvero molto male. Harry scoprì che il suo dispiacere e la sua preoccupazione erano quelli che avrebbe avuto un qualsiasi studente verso una sua semplice compagna di scuola, perfettamente estranea, e non se ne stupì affatto. Anche se l'avrebbero portata al San Mungo solo il giorno dopo.
E poi, naturalmente, era molto più preoccupato per Ron.
Andava sempre peggiorando, ma non sembrava ancora grave come Cho. Se non altro a volte mugolava nel sonno, e Madama Chips aveva assicurato che era un buon segno. I cacciatori di vampiri avevano insistito per analizzare le due vittime, e avevano dichiarato che la trasformazione non era in corso, che sarebbero rimasti umani, se fossero sopravvissuti. Lo dissero con tale secchezza che anche a Madama Chips si gelò il sangue. Era peggio di quando c'era stato il Basilisco, al secondo anno.
Come se non bastasse, Hagrid era stato costretto alla fuga dagli Auror che Caramell gli aveva sguinzagliato contro, con l'assistenza della Umbridge: la McGranitt, nel tentativo di impedire loro di far del male al guardiacaccia, era stata colpita da quattro Schiantesimi simultanei, e non c'era da stupirsi che fosse stata ricoverata.
Non era una buona situazione per Hogwarts. Per fortuna mancava poco alla fine, si sentiva dire nei corridoi: ogni studente non vedeva l'ora di andarsene di lì.
Sotto le lettere infuriate dei genitori, il Ministero della Magia aveva triplicato la sorveglianza, e c'era da sperare che nessuno sarebbe stato più morso. La cosa preoccupante era che nessuno sapeva quanti vampiri ci fossero in giro, esattamente. Anche Harry, Ron ed Hermione avevano visto solo Scilla, ma a giudicare da tutti i buchi lasciati nell'ambra, ce n'erano molti altri a piede libero.
Harry fissò con aria scoraggiata la montagna di lettere che Ron aveva ricevuto dalla sua famiglia, soprattutto dalla signora Weasley.
Ce n'era anche una di Percy, ma fra le tante frasi amareggiate c'era anche un: "se mi dicessi che eri in giro di notte con quell'Harry Potter, non resterei certo rammaricato" e un "sono certo che la Preside farà di tutto perché tu guarisca e perché la cosa non si ripeta più". Percy forse non sapeva che la Umbridge non era di alcuna utilità: c'erano più cacciatori di vampiri a farle da guardie del corpo, di quanti non ne fossero disposti in tutta la scuola.
Ron comunque non poteva leggere le lettere che si accatastavano sul comodino accanto al suo letto.
Harry ed Hermione scrivevano spesso ai Weasley per informarli che andava tutto bene: si trattava sempre di messaggi molto brevi, perché se si fossero dilungati si sarebbero sicuramente lasciati sfuggire che Ron stava peggiorando. Le risposte di sua madre, non a caso, erano sempre più lunghe e preoccupate.
Andiamo, Harry, disse ad un tratto Hermione. Abbiamo l'esame domani pomeriggio. Ci conviene studiare.
Non riuscirò a fare niente, ribatté Harry con lo sguardo basso Forse avrei bisogno di un Incantesimo della Memoria per concentrarmi. scoprì che, in fondo, stava parlando piuttosto sul serio.
Non aveva nessuna voglia di sostenere l'esame di Storia della Magia, ma non aveva scelta se non dare retta a Hermione: non aveva voglia nemmeno di infrangere le regole, e visto che adesso dovevano essere ai dormitori entro le sei del pomeriggio, sarebbe comunque dovuto andarsene presto.
Alle due del pomeriggio precise, ogni studente del quinto anno aveva preso posto di fronte al suo foglio, voltato a faccia in giù sul banco. La professoressa Marchbanks aspettò ancora cinque minuti prima di ordinare che i fogli fossero voltanti e che gli studenti cominciassero.
Con un colpo di bacchetta capovolse la grande clessidra che stava sulla cattedra, e la sabbia cominciò a cadere. Agli studenti parve che lo facesse troppo velocemente. Storia della Magia non era certo una delle migliori materie della scuola.
Ad Harry bastava un fruscio di vestiti, un grattare della penna, qualsiasi cosa, per distrarsi. Ogni pochi minuti ripensava a Ron, e a quello che aveva visto alla Stamberga Strillante. Si sorprese a pentirsi amaramente di non aver tentato davvero un Incantesimo per cancellarsi la memoria, anche se farlo in modo sbagliato avrebbe avuto esiti disastrosi.
Come gli avrebbe fatto comodo leggere nella mente di Hermione, che scriveva spedita sulla sua pergamena come se la penna funzionasse da sola...
No, penso Harry, devo farcela da solo.
Il suo cervello approfittava di qualsiasi pretesto per trovare distrazione, ma Harry pensò che per diventare Auror gli ci volevano voti perfetti... doveva impegnarsi, anche se non aveva la minima possibilità di prendere una "O". La sabbia scorreva inarrestabile nella clessidra...
C'era un incantesimo per fermarla? Non ce l'avrebbe fatta nel poco tempo che gli restava... come faceva a ricordarsi tutta quella roba?
Lentamente le luci si stavano spegnendo... gli si stava annebbiando la vista. Le piume d'aquila degli studenti intorno a lui volavano sicure sulle loro pergamene, ma che diavolo avevano mangiato per scrivere così in fretta? Lui non ricordava niente...
Bhe? chiese Sara, Come sta?
Meglio. Sono sicura che non si trasformerà... ma ha perso tanto sangue... Tonks si fermò un attimo per controllare l'espressione di Sara, e scoprì che questa era fissa sul corpo privo di sensi di Kingsley, le sopracciglia basse e vagamente arcuate, le palpebre improvvisamente appesantite, e soprattutto, le iridi totalmente prive di pupilla. Toccava l'armadio lì accanto come se volesse sentirne le pulsazioni. Emh... Sara?
La testa di Sara ebbe uno scossone, come se si fosse svegliata improvvisamente da un sogno ad occhi aperti. Poi annunciò, con estrema sicurezza e un filo di ansia nella voce, che era stato un certo Baal, il quale era senza ombra di dubbio suo nonno.
Tonks aggrottò la fronte e la fissò per un attimo, chiedendosi come avesse fatto.
E come fai ad esserne sicura? disse Sirius.
E' entrato qui ieri notte mentre tutti dormivamo e Kingsley faceva il turno. Era nascosto nell'armadio sotto forma di pipistrelli. Poi è uscito fuori da umano, gli ha tirato una botta in testa e l'ha morso, concluse Sara con sorprendente naturalezza.
Siccome non si era mai sbagliata, decisero di non contraddirla.
Come hai fatto a scoprirlo obbiettò Moody se non c'erano testimoni a cui leggere la mente?
C'erano.
Sara bussò sull'anta dell'armadio, sferrando due piccoli colpetti, e in risposta ne ottenne altri due che provenivano dall'interno del mobile. L'occhio magico di Moody roteò fino al vecchio armadio, e poi storse la bocca già deforme, sibilando: Un Doxy.
Finché hanno il cervello lo si può leggere.
Sara inarcò le sopracciglia, evidentemente affatto dispiaciuta di vedere cose che gli altri non vedevano, soprattutto in quella situazione. Era mattina presto.
Quella notte, Kingsley Shacklebolt si era afflosciato malamente addosso al vecchio divano tarlato, senza un grido, col collo sanguinante marchiato dall'inconfondibile morso di vampiro. Il divano l'aveva sostenuto tutta la notte, ma visto che vi era sdraiato in posizione molto sbilenca, la mattina dopo all'alba era infine caduto sul pavimento con un tonfo sordo che era stato sufficiente a svegliare la signora Black.
Se non ci fosse stata tua madre a sbraitare... sorrise Gray guardando Sirius.
Non darle soddisfazione, per favore. ribatté gelidamente, Probabilmente è la prima volta nella sua vita che fa qualcosa di utile.
Forse faremo meglio a portarlo al San Mungo, constatò la signora Weasley, interrompendoli, e aggiungendo che con le ferite di quel genere non c'era da scherzare, che non c'era alcuna certezza che non si fosse trasformato. Tonks la guardò, offesa per il fatto che una sua convinzione fosse stata contraddetta, ma la signora Weasley non fece una piega. Da quando anche Ron era stato morso, era ancora più ansiosa e preoccupata per qualsiasi cosa succedesse, e soprattutto, aveva i nervi tesi, a fior di pelle. Bastava pochissimo per farle perdere le staffe o per farla scoppiare in lacrime.
Vedendo che Sara stava aprendo bocca per ribattere, e immaginandosi che avrebbe parlato con assai poco tatto, Lupin decise di interromperla. Ti capisco, Molly, ma cosa possiamo dire a quelli dell'ospedale? Dovremo dire anche dove l'hanno morso, e se non saremo convincenti useranno il Veritaserum.
Ma solo Silente può rivelare dove si trova questo posto! protestò Molly. Appunto per questo sembrerà ancora più strano. intervenne suo marito, Pensa un po' se sotto il Veritaserum ci mettiamo a dire che non abbiamo la più pallida idea di dove stiamo. Penseranno che stiamo nascondendo loro due, aggiunse, con lo sguardo rivolto a Sara e Sirius.
Ci state nascondendo. fece notare Sara.
Hai capito cosa intendevo, concluse frettolosamente Arthur Weasley. La signora Weasley li guardò entrambi, e i suoi occhi schizzavano dall'uno all'altro sempre più freneticamente, fin quando non si parò davanti al marito e cominciò a gridargli in faccia che non c'era niente di più importante della salvezza di una persona, che era uno stupido, che invece tutti si erano preoccupati per lui quando era al San Mungo, e un sacco di altre cose, spesso molto offensive. Il signor Weasley era completamente paralizzato sulla sedia. Cercava di dissuadere la moglie a calmarsi, ma la furia da leonessa della donna gli faceva perdere le parole, così annaspava aprendo e chiudendo la bocca senza parlare.
Essendo fin troppo abituati alla scena, i membri dell'Ordine parlavano fra loro cercando di sovrastare le urla di Molly, ed erano molto più preoccupati per l'Auror che non per il povero signor Weasley.
Nessuno sembrava accorgersi che Kreacher avanzava furtivo verso l'arazzo dei Black: l'Incantesimo di Adesione Permanente era stato spezzato, così l'arazzo era stato impiegato per tappare una grossa fessura fra le tende che faceva passare fin troppo sole. Kreacher stava già avviandosi a toglierlo. Sirius sentì i suoi passi, e si voltò: inizialmente non se ne accorse, ma l'elfo domestico aveva già staccato un angolo della grossa tela, e stava per togliere dal vetro anche tutto il resto.
Giù!
Whaaa!
Sirius batté un violento colpo sulla schiena di Sara, spingendola dalla parte opposta della stanza, dove cadde con una sonora botta sulla fronte, proprio un attimo prima che Kreacher completasse la sua opera, e un fascio abbagliante di luce solare invadesse il salotto. Anche gli altri erano abituati alla penombra, e così dovettero pararsi gli occhi con le mani prima di abituarsi alla luce.
Kreacher! latrò Sirius, prima che l'elfo domestico scomparisse sotto il suo scaldabagno. L'elfo fece finta di non sentire, e dovettero pietrificargli le gambe con un Incantesimo perché non se ne andasse. Saltellando, arreso, Kreacher si diresse verso il salotto e, giunto di fronte a Sirius, si esibì in un inchino esagerato ed alquanto ridicolo.
Cosa diavolo credevi di fare?
Kreacher deve conservare i cimeli della nobile famiglia Black, rispose Kreacher fissandolo con i suoi occhi enormi. Intanto, Tonks e la signora Weasley stavano rimettendo a posto l'arazzo sul vetro della finestra, e questo sembrò irritare Kreacher in modo particolarmente feroce. I mostri invadono la casa della padrona, sudici ibridi senza...
Te l'ho detto mille volte, lo interruppe Sirius esasperato la. Casa. Deve. Essere. buia. Chiaro?
Nel frattempo Sara si rialzò massaggiandosi la fronte che aveva battuto sul pavimento. Kreacher fece ondeggiare le grosse orecchie da pipistrello. La mia povera padrona, cosa direbbe, la sua casa, la sua bellissima casa, piena di mostri, quanti esseri disgustosi, Mezzosangue, vampiri, lupi mannari, assassini, traditori dell'Oscuro Signore... Perfino Moody alzò gli occhi al cielo, perché ultimamente Kreacher era sempre più insopportabile. Non faceva che declamare le pene della sua povera padrona e di tutte le fecce che infestavano la casa della nobile famiglia Black.
Ne abbiamo abbastanza a cui pensare, d'accordo? Sparisci. sibilò Sirius, e con qualche altro inchino ridicolo l'elfo sparì, saltellando a gambe unite, ancora sotto l'effetto dell'Incantesimo.
Grazie per la delicatezza. disse Sara rivolta a Sirius, quando le acque si furono definitivamente calmate.
Emh...
Sara si sporse leggermente per guardare fuori dalla porta, ma vedendo che Kreacher era sparito dalla visuale, si arrese e tornò in posizione eretta.
La prossima volta non mandarlo via. disse tranquillamente.
Perché?
Bhe... sì... cioè, no, insomma... devo dirgli una cosa, ecco.
Ma dallo sguardo che tutti le stavano rivolgendo, non era difficile rendersi conto che non erano affatto convinti dalla sua spiegazione confusa.
Probabilmente c'era chi di loro si aspettava il peggio, ma Sara non ci fece caso.
Anche l'elfo della tua famiglia era così? commentò Lupin guardando la porta dalla quale Kreacher era uscito.
Oh, no, non avevamo mica gli elfi, noi... sospirò Sara in tono sarcastico. Esseri umani. Demetrius aveva la passione dei Babbani sotto la Maledizione Imperio. A volte non ce n'era nemmeno bisogno, perché avevano troppa paura di ribellarsi, infatti Seymour quando aveva sei anni era un tenero piccolo genio della Maledizione Cruciatus. E sua figlia voleva solo Babbani di bell'aspetto.
Per un istante i presenti rimasero di stucco, poi decisero di tornare ad occuparsi della salute di Kingsley.
Nessuno poteva sapere cosa aveva in mente Sara, e per fortuna nessuno poteva leggerle nella mente, altrimenti avrebbe dovuto spiegare più cose del dovuto. Era convinta che Kreacher avesse spalancato di proposito le tende, quella fatidica mattina, ed era altrettanto sicura che non avesse tolto l'arazzo soltanto per salvarlo dalla sorte che era toccata agli altri cimeli della casata dei Black. Doveva soltanto capire chi glielo avesse chiesto e perché, anche se ne aveva una vaga idea... ma doveva leggere la sua mente per poterne essere davvero sicura. Per il momento era meglio che nessuno sapesse niente: si sarebbero preoccupati troppo, e Gray sapeva che a preoccuparsi degli altri si finisce spesso nei guai.
