17. La soglia nera.
I tre ragazzi, Harry, Neville e Ginny, si ritrovarono in una stanza poco illuminata: tre o quattro lampade appese a delle catene pendevano dal soffitto, ma la metà di essere erano distrutte e i pezzi di vetro giacevano sul pavimento sotto di loro. C'erano delle scrivanie alle pareti, ma anche quelle non avevano incontrato una sorte migliore. Una vasca enorme piena di liquido verdognolo stava al centro esatto della stanza, e conteneva quelli che sembravano cavoli lessi, ma che in realtà, erano cervelli.
Ron era accasciato a terra, accanto alla vasca, avvolto da spire argentee semi trasparenti: un cervello sembrava averlo aggredito, e il ragazzo borbottava cose incomprensibili. Hermione era svenuta, pareva quasi morta da quanto era pallida, e giaceva sotto il peso di un grosso pezzo di legno probabilmente appartenuto ad una scrivania. Luna pareva ancora in sé, ma non stava meglio. Sanguinava pesantemente dalla fronte e si reggeva il ginocchio più forte che poteva. Gli occhi strabuzzati fissavano il vuoto con espressione ancora più svagata del solito. E nella stanza, non c'era nessun altro.
Harry, Neville e Ginny, spaventati, misero i corpi degli altri tre ragazzi l'uno accanto all'altro, una volta staccato il cervello da Ron con l'aiuto di un Incantesimo di Levitazione.
- Luna... che cosa... chi... state tutti...? -
Luna annuì debolmente, respirando a mala pena con la bocca spalancata.
- Erano tantissimi... i Mangiamorte... c'erano anche i vampiri... il crocifisso non serve, perché ci hanno attaccati... prima loro... e poi... Ron... l'hanno colpito con qualcosa di strano e... è impazzito... ha preso un cervello... - non ebbe bisogno di continuare. Tutti intuivano che i pensieri del cervello avevano tentato di strangolarlo. - Hermione... l'hanno colpita due volte... u...uno Schiantesimo... e io... un... non lo so... -
- Lascia stare, Luna, - disse Ginny sottovoce, cercando di calmarla. Poi, sia lei sia Neville si voltarono verso Harry, e i loro sguardi chiedevano una risposta, un suggerimento, qualcosa da fare. Harry non si era mai sentito così in colpa da quando era nato, di questo ne era assolutamente certo.
E le parole di Sara gli tornarono in mente: era lui che doveva portarli fuori. Lui li aveva trascinati in quella follia, perciò spettava a lui trovare una soluzione, per quanto potesse essere al di là delle sue capacità. Sapeva che si erano salvati nella "stanza" dei pianeti soltanto grazie a Sara. Ma ora che lei non c'era era il momento in cui anche lui avrebbe dovuto fare qualcosa.
Sara sentì la sua schiena sbattere violentemente contro un pavimento di pietre, e si stupì di non essersi spaccata la spina dorsale. Riuscì, debolmente, ad alzarsi, e barcollò in direzione della prima parete che le capitò a tiro: voleva soltanto qualcosa che la potesse sorreggere. Intorno a lei tutto era buio, e stavolta, non poteva vedere niente. Capì che non era circondata da oggetti non illuminati, ma dal semplice e assoluto vuoto.
La bacchetta era schizzata via dalla sua mano non appena Sara aveva toccato il suolo. Riusciva a vederla, era lontana da lei, ma non era scomparsa alla vista. La raccolse e provò a dire "Lumos!": funzionò ma, come previsto, non cambiò niente: intorno a sé, era circondata da una coltre nera impalpabile a apparentemente priva di dimensione.
Si aggirò per qualche minuto, in silenzio, ma non capiva in che direzione stesse andando. - Guidami, - disse alla bacchetta. Ma non accadde niente.
Domandandosi se quello non fosse l'aldilà, Sara vide, all'improvviso, un fascio di luce viola, al centro di quale fluttuava una fiamma dello stesso colore. E guardando con maggiore attenzione, vide con terrore che al centro del grappolo di fuoco stava un occhio umano: l'iride era rossa, la palpebra mezza abbassata; l'occhio aveva un'aria malata e apatica.
Sara non riuscì a resistere alla tentazione di toccare quell'occhio, anche se non sapeva perché. Stranamente, le fiamme non bruciavano, anzi, erano fredde come il ghiaccio. Con un lento movimento del braccio Sara sfiorò l'occhio gelido, e attese, col cuore in gola, che succedesse qualcosa.
Le sembrò che non ci fosse niente di anomalo.
Si voltò, e alle sue spalle, c'era una donna.
Aveva dei lunghi capelli neri, una benda sugli occhi e un mantello di tessuto molto vecchio e logoro, leggermente trasparente, avvolto sul corpo nudo. L'unica altra cosa che aveva addosso erano dei bracciali grigi e mezzi arrugginiti, fissati a una catena che pendeva da un punto imprecisato del "soffitto": era impossibile cercare di seguire la catena, perché arrivava così in alto da diventare invisibile. La pelle della donna era perfetta, i capelli molto arruffati. Era forse imprigionata ad Azkaban?
- Chi sei? - domandò Sara, e scoprì che la sua voce era fredda e limpida, disumana, come il tintinnio di una forchetta contro un bicchiere di vetro.
- Io - disse la donna, - sono Cassandra. -
Sara deglutì, atterrita. Quella era Cassandra. Per un attimo la sua mente si rifiutò di ricordarla, respingendo seccamente quel nome, ma ben presto le parole di Phineas Nigellus nell'ufficio del Preside affollarono confusamente la sua testa.
- Non mi temi? - domandò Cassandra.
- No. - rispose Sara, senza pensare a quel che diceva. In effetti, si stupì della sua risposta, perché in effetti era decisamente terrorizzata.
- Menti. - ribatté Cassandra. - Io lo so. Io so tutto. Io sono una rinnegata, io vivo nella cenere che mi hanno lasciato coloro che vivono del mio stesso sangue, ma... Demetrius ha scoperto l'unico Incantesimo al mondo in grado di distruggere il mio potere. L'Incantesimo più grande di tutti... - Sara ascoltava, ma non vedeva l'ora di scappare. Soltanto la voce liscia ma fioca di Cassandra bastava a metterla in subbuglio, e pregò che non si sfilasse mai la benda dagli occhi. Sapeva che cosa c'era sotto. E non voleva vederlo. - Ma solo Demetrius lo conosce. Demetrius era un grande mago, ma morì quando la Pietra Filosofale venne distrutta... -
Sara era esterrefatta. Non solo perché Cassandra parlava in parte al passato e in parte al presente, ma soprattutto perché non si sarebbe mai immaginata che esistesse qualcun altro al mondo, oltre Nicolas Flamel e sua moglie, che usufruisse dell'Elisir di Lunga vita.
Ma come era possibile? Silente lo avrebbe saputo, e glielo avrebbe detto. E comunque, se Flamel era insieme a Silente il creatore della Pietra, perché avrebbe dovuto fornire l'Elisir a un mago che aveva passato la sua vita a sterminare Mezzosangue?
- Naturalmente - riprese Cassandra, e Sara seppe che non le aveva solo letto nella mente, le aveva rubato i pensieri dal cervello: piccole sfere gelatinose erano uscite dalla sua testa e fluttuavano intorno a Cassandra - Albus Percival Wulfric Brian Silente non sapeva. Egli non poteva sapere. Demetrius ruba l'Elisir a Nicolas Flamel grazie a me. Io ogni settimana addormento il marito e la moglie e tutti quelli che si avvicinano alla casa. Io ogni settimana faccio sì che credano di aver preparato meno Elisir del dovuto, così che non si accorgano del furto... e Demetrius sopravvisse. Siamo morti solo tre anni fa. Ma prima d'ora stavamo nascosti, nel mio limbo. Aspettavamo che l'Oscuro Signore facesse la sua prima mossa. Ma poi la Pietra Filosofale si è trovata in pericolo perché Lord Voldemort ha tentato di rubarla. E l'hanno distrutta. Demetrius è morto, e anch'io sono morta, ma io... Io ho attraversato la nera soglia... Io so cosa c'è dopo la morte. Io so tutto. - ripeté Cassandra.
Sara fece numerosi passi indietro mentre la donna parlava. La donna che in effetti le aveva tramandato tutto il suo potere.
- Il mio Occhio vede ogni cosa in ogni parte del tempo, e in ogni dimensione ove l'anima va. Il tuo, vede le menti e i terrori umani e se ne nutre. Tu manipoli, ma io Vedo. -
Per un solo istante Sara si domandò se non avesse davanti la Cooman travestita, ma qualcosa le suggerì che non era il momento di fare battute stupide.
- Vedo e creo, distruggo, estirpo ogni pensiero e ogni ricordo. Se fossi stata viva, la maledizione dell'Oblio di Bellatrix Lestrange non mi si sarebbe comunque avvicinata. Il mio è il doloroso compito di portare gli umani alla distruzione, sono troppo deboli per comprendere, per sopportare... io vedo ogni morte, gli umani rifiutano ogni morte. -
- Che cosa vuoi dire? -
- Tu sei l'anello successivo della mia catena, - rispose Cassandra, - Quella era la mia bacchetta, il Fabbricante delle Bacchette me la vendette senza sapere che costa stava facendo... con quella bacchetta io strappai due piume alla fenice che generò la bacchetta di Voldemort. - Sara capì: ecco perché Olivander non voleva venderle quella bacchetta, in Platano Picchiatore e crine di Thestral. Fanny non aveva donato le due piume di sua spontanea volontà, come Silente era stato saggio da far credere... le erano state rubate. Forse Cassandra aveva visto Voldemort sorgere, centinaia di anni prima che succedesse? Forse aveva visto quello che stava per accadere e aveva strappato quelle due piume apposta? Non era possibile. Non era affatto possibile. Per quanto potesse leggere il futuro, non poteva sapere tutto...
- Tu sei designata come mia susseguente, - proseguì lentamente la donna dal Terzo Occhio, - ma non puoi sopportare la morte. Non ancora. Perché tu non hai il Terzo Occhio. E quando vedrai Sirius Black attraversare la nera soglia, non potrai sopportarlo. Cercherai di seguirlo, ma sarai trattenuta. E poi... -
- Smettila! - gridò Sara.
La sua voce non era più limpida a cristallina. Era diventata un ruggito che non le apparteneva, non poteva appartenerle. Tutto tremò. Strinse la bacchetta nella mano sinistra, con forza tale da farsi sanguinare le mani. Cassandra mentiva. Mentiva, ne era certa. Di colpo, tutto sparì, in un istante, senza lasciarle il tempo di versare lacrime. Sara si ritrovò in un'enorme stanzone simile ad uno stadio coperto fatto solo di pietre. Alle pareti della stanza concava si arrampicavano dei gradoni di pietra più chiara. Lei si trovava sul fondo della stanza, su una piattaforma, e voltava le spalle ad un arco vecchio e pieno di crepe, dal quale pendeva una spessa tenda nera.
Sara ebbe un fremito che durò a lungo. Molto a lungo.
Ma ancora una volta non ebbe il tempo di capire quali fossero le sue sensazioni che un'esplosione assordante la fece sobbalzare. Si era aperto un buco sul soffitto, un grosso cratere, e Sara vide Harry rotolare di sotto, sui gradini della stanza nella quale lei si trovava, inseguito dai Mangiamorte.
- ...Harry? -
Harry rotolò fino al pavimento, e i Mangiamorte, dato che stavano camminando, non arrivarono prima di lui. Il ragazzo lanciò un Incantesimo Scudo per proteggersi da uno Schiantesimo, e poi Gray corse verso di lui.
- Che diavolo è successo? Perché non siete ancora usciti? -
- I Mangiamorte. Hermione e Ron sono svenuti... e Luna è ferita. Ci hanno attaccati e poi... Neville e Ginny... -
Sara lo scaraventò sul pavimento, abbassandosi a sua volta, prima che un raggio argenteo li colpisse. Trasse un sospiro di sollievo e poi si alzò, fronteggiando con lo sguardo i Mangiamorte rimasti. Il crocifisso che aveva lasciato sulla porta non era stato inutile: erano rimasti soltanto due vampiri.
Una era Scilla, che pareva fresca come una rosa, per niente ferita.
L'altro era Baal, suo nonno, sopravvissuto nonostante fosse il più ferito di tutti: la pelle era talmente devastata che era quasi impossibile riconoscerlo. L'occhio destro era più sporgente di quello sinistro. Il labbro inferiore era stato strappato via del tutto così come l'orecchio destro.
Bellatrix, Malfoy e Rodolphus erano in prima fila. Dietro di loro c'erano Rabastan, Dolohov, i due vampiri e Jugson. Sembravano tutti stupiti di vedere Sara, mentre Scilla e Baal erano semplicemente furiosi, ma non perdevano, nonostante tutto, la loro espressione distaccata.
Sara tossì: era sempre più pallida, per quanto fosse possibile, e si sentiva magra come uno scheletro, come se non avesse mangiato per giorni. Il Marchio Nero bruciava implacabile sul suo petto ma, almeno, la voce di Voldemort aveva cessato di blaterarle nel cervello.
Harry e Sara erano soli di fronte ai cinque Mangiamorte. Harry non aveva ancora perso del tutto la speranza. Nonostante fossero sopravvissuti soltanto i più terribili di loro, Sara non era proprio disarmata nei loro confronti, e lui aveva la strana certezza di potercela fare. Di dovercela fare. Dovevano andarsene prima possibile, i suoi amici erano in condizioni gravi.
- Ma non si riesce mai ad ucciderti, Gray? - sibilò Malfoy in direzione di Sara.
- Tsk. - Sara schioccò le labbra con un sorriso di scherno.
Non fece in tempo ad aggiungere altro: quel suo sorriso non era piaciuto molto ai Mangiamorte e la prima ad attaccare era stata Scilla. Le si era parata di fronte in un attimo e aveva ripetuto l'incantesimo con il quale Bellatrix e Rodolphus l'avevano spaventata nel vuoto poco prima. Sara tese le bacchetta e il filo di fuoco purpureo si avvolse intorno ad essa, e non riuscì a bruciarla. Chissà come, ma Sara se lo sentiva.
Accanto a lei, Harry aveva lanciato un Incantesimo di Pietrificazione contro Jugson, che stava per attaccare, e invece cadde a terra rigido e immobile. In quello stesso istante, Bellatrix si fece accanto a Scilla, sussurrando qualcosa che suonava come un "lasciala a me".
Bellatrix e Sara si trovarono una di fronte all'altra, sulla piattaforma con l'arco e il velo nero. Poco lontano, Harry aveva appena preso un pieno la maledizione Cruciatus. Sara si voltò indietro ma la sua esitazione bastò a farsi colpire da Bellatrix nel fianco, con un colpo di spada magica. Si sentì avvolta da una scarica elettrica che non le lasciò alcun taglio, ma che la fece cadere a terra in preda a un dolore straziante. Non si era ancora ripresa che sparò un Incantesimo Reductor contro il gradino più vicino a Bellatrix: una delle grosse pietre che lo componevano schiantò, e i suoi grossi frammenti caddero addosso a Bellatrix la quale riuscì ad evitare che la colpissero alla testa, ma prese un violento colpo nelle costole.
Sara si voltò ancora verso Harry e lanciò a sua volta una Cruciatus all'aggressore del ragazzo, giusto in tempo perché non pronunciasse un Avada Kedavra.
- Vacci piano! - sbraitò Malfoy al Mangiamorte - Se rompi la Profezia... -
- Non hai tempo per preoccuparti di lui, Gray! - gridò Bellatrix rivolta rabbiosamente a Sara, - Stupeficium! - lo Schiantesimo colpì Sara su una gamba, facendola cadere nuovamente a terra in preda al dolore. Ma non perse i sensi.
Appena si fu rialzata, sentì la voce di Harry sparare un Incantesimo di Ostacolo e minacciare i Mangiamorte di distruggere la Profezia.
- Lasciateci andare e non fate del male a...! -
Stava per dire "a Sara" quando una voce rimbombò nella sua testa, e Harry capì che era di nuovo la voce della ragazza.
#Scappa e basta, Harry, questi sono fatti miei.#
Harry capì che, qualsiasi cosa che volesse fare, non poteva impedire a Sara di affrontare il suo passato. Non poteva evitare che facesse quello che secondo lei era giusto, per quanto gli sembrasse avventato o privo di senso.
- Finalmente sole, dunque? - ghignò Bellatrix.
- Me lo auguro, - rispose Sara, e nello stesso istante compì un gesto brusco con la sua bacchetta, in direzione del pavimento.
Bellatrix lo sentì tremare sotto i suoi piedi, e un attimo dopo un enorme serpente d'acqua dalla forma molto indefinita aprì una voragine nella pietra ed emerse, puntando il muso contro di lei. Sara mosse ancora la bacchetta e il serpente si avventò contro Bellatrix, sotto le grida esterrefatte degli altri Mangiamorte, che distolsero per un attimo le attenzioni da Harry. Bellatrix fu scaraventata verso il velo nero, ma riuscì a rotolarvi lontano, sbattendo invece la schiena contro una delle colonne del vecchio arco. Il serpente non era ancora estinto. Non dette modo a Bellatrix di pronunciare un solo Incantesimo: si precipitò nuovamente verso di lei avvolgendola nelle spire d'acqua che, scoprì la Mangiamorte sulla sua pelle, era bollente. Con un grido di dolore Bellatrix sembrò quasi perdere i sensi. Gli altri non si accorsero che Gray aveva mosso di nuovo la bacchetta: la coda del serpente emerse dal pavimento vicino a Harry parandosi davanti al ragazzo e spazzando via i suoi aggressori.
Bellatrix si riprese non appena fu caduta a terra. Evidentemente si era ripresa. Lanciò un raggio di luce pallida contro il serpente d'acqua che immediatamente si dissolse in miliardi e miliardi di piccole goccioline che per qualche secondo piovvero nella sala.
Toccò a Bellatrix attaccare, approfittando di un attimo di debolezza che Sara ebbe a causa della tosse, fattasi spaventosamente violenta. Lanciò un Incantesimo Levitante contro il più grosso dei frammenti di roccia che Sara aveva creato distruggendo il masso poco prima, e lo fece volare velocemente verso la ragazza. Sara riuscì a schivarlo un attimo prima che le si stampasse nei denti, ma non riuscì ad evitare lo Schiantesimo che Bellatrix le sferrò subito dopo.
Cadde a terra, sentendo la vista appannarsi e l'udito affievolirsi...
- Stupeficium! - gridò ancora Bellatrix, e Sara cedette del tutto.
Bellatrix fece ritorno, trionfante (anche se si teneva una costola apparentemente rotta), verso il gruppo dei Mangiamorte, lasciando il corpo inerte di Sara steso malamente sulla piattaforma. Nessuno si era accorto che, pur essendo svenuta, la ragazza grondava sangue dalla bocca con regime pericolosamente abbondante.
- Allora, Potter, - disse Malfoy, puntando la bacchetta contro Sara. - Dammi quella Profezia, o la ucciderò. -
Harry non poteva permetterlo, Sara non poteva morire. Gli aveva salvato la vita... aveva salvato la vita a tutti loro, e se non ci fosse stata lei, a quell'ora sarebbero stati tutti già morti... come poteva lasciare che la uccidessero? Sapeva che potevano farlo. Niente li tratteneva, dopotutto.
Voldemort aveva provato a riportarla dalla sua parte ma non ci era riuscito. A quel punto, non le serviva di ordinare ai suoi Mangiamorte di tenerla in vita. Harry tese la mano, ormai paralizzata intorno alla sfera, dato che l'aveva tenuta stretta per tutto quel tempo.
Un sorriso largo e perfido stirò le labbra di Malfoy che prese immediatamente la Profezia e la contemplò con occhi famelici.
Harry strinse i pugni, piantando con forza le unghie nel palmo nella mano. Che cosa aveva fatto? Ma non aveva scelta...
- Aggio Brofezia! - gridò una voce che Harry per un attimo non riconobbe: era Neville. Era in cima ai gradini e cercava di strappare la profezia dalle mani del Mangiamorte, ma non ottenne altro che le loro disgustose risate. - Aggio Brofezia! Aggio Brofezia... Accio Profezia! - Malfoy non si aspettava che Neville ci riuscisse: invece, la sfera di vetro schizzò via dalle sue mani e andò a posarsi sul palmo teso di Neville. Harry lo fissò con occhi grati e sollevati, ma non era certo che avesse fatto la cosa giusta: e lo avessero di nuovo minacciato di uccidere Sara?
Probabilmente Scilla stava per proporlo, ma una voce la interruppe: era quella di Bellatrix. - Paciock, dico bene? Non credo che tua nonna rimarrà sconvolta se ti uccido, che ne dici? O forse preferisci andare al San Mungo nello stesso reparto dei tuoi? Non sai chi li ha torturati, moccioso? -
Harry si sentì avvampare. - Silencio! - gridò con tutta la forza che aveva, e la voce di Bellatrix si spense. Incredula, muoveva le labbra, sembrava gridare, ma non emetteva nessun suono. Era la prima volta che gli riusciva quell'incantesimo.
Neville ormai aveva sentito, e Harry vide con orrore la sua stretta allentarsi intorno alla Profezia. - Neville! Non farla cadere! Non devi ascoltarla, Neville! - implorò, disperato.
- Paciock! - tuonò Malfoy - Che ne dici se torturiamo Potter come abbiamo torturato i tuoi? A meno che tu non ci consegni quella sfer... -
Improvvisamente, un fulmine rosso fendette l'aria immobile e si infranse contro il petto di Lucius Malfoy, che cadde a terra con un tonfo, battendo la testa su uno dei gradini. Harry si voltò e il suo viso si illuminò di speranza: Sirius, Lupin, Tonks e Moody erano in cima ai gradini e li scendevano velocemente, lanciando un incantesimo dopo l'altro. Non ci volle molto perché si accorgessero del corpo di Sara accasciato sul pavimento in quella che ormai era diventata una pozza di sangue.
Sirius era subito corso verso di lei, ma nel frattempo gli altri quattro avevano dovuto difendersi dagli incantesimi che piombavano verso di loro, dando vita ad uno sfavillio di lingue luminose. Riuscirono a fermare per un pelo Rodolphus Lestrange che stava per scagliare un Avada Kedavra.
Sirius sollevò il corpo di Sara, che era più pesante del solito. La bocca non aveva smesso di sanguinare, ma il fiotto era molto diminuito.
- Innerva, - disse Sirius puntando la bacchetta magica su di lei, che si svegliò a mala pena, tossendo e sputando altro sangue. Sembrava che ogni movimento comportasse una fatica immensa.
- Si...Sirius...? - ansimò, guardandolo da sotto le palpebre semi chiuse. Il trucco nero intorno agli occhi si era sciolto e le colava sulle guance, bianche come il marmo.
- Stai... stai bene? - chiese Sirius, prendendole la mano, ben sapendo che era una domanda completamente inutile.
- Niente di rotto, - sussurrò Sara cercando di non mangiarsi le parole mentre il sangue le appiccicava i capelli sul collo. E poi, una specie di molla le scattò nel cervello, come se si fosse improvvisamente risvegliato dentro di lei un qualcosa di dimenticato. Strinse le braccia intorno al collo di Sirius e scoppiò in lacrime. - Vattene! - gridò con tutte le sue forze, mentre intorno a loro il combattimento si faceva sempre più feroce - Vattene da qui! Ti prego... io... vattene... - lentamente la sua voce tornò a spegnersi, inghiottita dalla tosse. Vedendo che non riusciva a muoversi, Sirius cercò nelle taste interne della giacca di Sara le boccette di vetro che si portava sempre dietro: contenevano lo stesso liquido rosso e amaro che beveva ogni volta che perdeva troppo sangue, e Sirius glielo fece entrare a forza in bocca. Sara deglutì con fatica, e sembrò riacquistare un po' di colore. Immediatamente la perdita si arrestò. Si alzò in piedi ancora con molta fatica, oscillando pericolosamente sulle gambe esili, come se avesse indossato tacchi troppo alti.
Le ci volle un po' prima di recuperare il controllo dei suoi movimenti, così trasse dalla tasca un'altra fiala, contente stavolta una pozione nerastra, e la mandò giù di colpo in una sola sorsata. Non appena ebbe inghiottito, tornò praticamente illesa come prima.
- Sirius... vattene... ti prego. - lo implorò un'ultima volta. Le ferite erano sparite ma non le lacrime.
Sirius le posò una mano sulla guancia fredda. - E' tutto a posto, Sara. - disse lentamente. - Io devo combattere. Lo capisci, no? - Sara annuì, ma non aveva nessuna intenzione di farlo. Sapeva bene che non poteva fermare Sirius né obbligarlo ad andarsene... tuttavia non poteva permettere che restasse lì. Aveva il più oscuro presentimento che l'avesse mai infestata in tutta la sua vita. Ed era altrettanto sicura che le predizioni di Cassandra non erano lontane dall'avverarsi. - Ce la fai? - fece Sirius, guardandola negli occhi. Sara annuì di nuovo, pronunciando un flebile "sì" e asciugandosi gli occhi.
No, si stava sbagliando. Non sarebbe successo niente.
- Malfoy aveva ragione, Sara, - sorrise Scilla fissando Sara, - Non si riesce mai a toglierti di mezzo. Sei come una mosca. - Sara non le rispose se non con uno Schiantesimo che Scilla riuscì ad evitare senza troppa difficoltà. Gli occhi rossi e aguzzi di entrambe scintillavano sull'ombra che era calata sui loro visi.
Sirius stava affrontando Bellatrix, poco lontano da loro, e Moody era impegnato a bombardare di incantesimi Baal, che tuttavia non sembrava troppo indebolito: del resto non si poteva ucciderlo con la magia. Remus e Malfoy duellavano sulle gradinate, Tonks era impegnata contro Rodolphus, e gli altri Mangiamorte inseguivano Harry che cercava di trascinare via Neville dalla mischia. Ormai la sala era pressoché distrutta: gli incantesimi che mancavano il bersaglio si infrangevano contro le pareti o i gradini, mandandoli in frantumi.
- Tarantallegra! - gridò Jugson in direzione di Neville, il quale non poté fare a meno di notare il tono di voce divertito che c'era nella pronuncia di quell'incantesimo. Quando questo lo colpì, scoprì il perché: le sue gambe sembravano impegnate in un qualche ballo frenetico, e Neville non riusciva a controllarle.
Harry, che stava cercando di portarlo via, fu trascinato a terra insieme a Neville. Il Mangiamorte stava per strappare la sfera di vetro dalle mani di Neville, quando qualcuno alle loro spalle gridò: - Petrificus Totalus! - Il Mangiamorte cadde quasi addosso ai due ragazzi. A pietrificarlo era stata Tonks, che in quell'istante aveva schivato uno Schiantesimo e si era accorta del pericolo. Harry prese la Profezia dalle mani di Neville le quali, per forza d'inerzia, le erano strette intorno. Le gambe del ragazzo sembravano impazzire, ma stava cercando di non essere troppo di peso, sforzandosi di camminare: purtroppo il tentativo era vano.
Sara lanciò un Locomotor Mortis alle gambe di Scilla, e non la mancò. Se Scilla però era incapace di camminare, poteva sempre lanciare incantesimi: forse avendo intuito che Sara la stava tenendo d'occhio con troppa concentrazione, diresse altrove il suo mirino. Il primo che le capitò a tiro fu Lupin, e puntandogli contro la bacchetta gridò:
- Avada Kedavra! -
Sara sgranò gli occhi, terrorizzata, ma non perse del tutto la calma: si buttò contro Scilla e, nello stesso istante in cui essa pronunciava l'ultima parola, la spinse a terra. Il raggio verde fu deviato, ma non del tutto. Remus cadde a terra di colpo, e non si rialzò.
- Flagramus! - strillò Sara al limite della disperazione. E ripeté lo stesso incantesimo così tante volte che in pochi secondi Scilla si contorceva come un'ossessa, la pelle coperta da grossi crocifissi incandescenti. Poi, vedendo che Scilla tentava di reagire, Sara trasformò di nuovo la bacchetta in una spada di ghiaccio e stava per piantare la punta nel cuore della vampira, quando Scilla si rialzò in piedi ancora strillando. Afferrò la spada con il braccio d'argento e, immediatamente, questa si sciolse, tornando a essere bacchetta, sotto gli occhi esterrefatti di Sara. Ma Scilla non poteva ancora liberarsi di quei crocifissi: - Avada Kedavra! - gridò di nuovo, ma stavolta in direzione di sé stessa. Sara si coprì gli occhi per proteggerli dal lampo di luce, e la guardò afflosciarsi in terra. Sapeva che presto si sarebbe rialzata. Non fece in tempo a correre verso Lupin per accertarsi se fosse vivo o morto: Rabastan le stava scagliando contro una maledizione Cruciatus, Sara se ne accorse perché lo sentì pronunciare la formula appena in tempo, e lei fu più rapida. Descrisse con la bacchetta un ampio cerchio a mezz'aria, di fronte a sé, e una specie di specchio si innalzò nel punto in cui aveva mosso la bacchetta: la maledizione, pur essendo un raggio invisibile, vi si infranse e tornò a colui che l'aveva emessa. Sara lo finì strozzandolo con un Incantesimo di Strangolamento.
Nel frattempo, Moody aveva avuto la peggio su Baal, che a quanto pareva lo aveva morso, e ora avanzava trionfante verso Tonks, deciso a fare altrettanto con lei. Nella mano teneva l'occhio magico di Malocchio, e ogni tanto lo lanciava in aria per poi riprenderselo.
- Accio (bleah) occhio! - gridò Tonks, e funzionò: l'occhio volo nella sua mano e, superando ogni senso di repulsione, andò a ripiantarlo nell'orbita di Moody, prima di alzarsi e riprendere a combattere, stavolta contro Baal.
Nessuno si era accorto che la Profezia si era rotta.
*
Silente era giunto come la salvezza, almeno agli occhi di Harry, che lo vide scendere dai gradini e lanciare Incantesimi a lui sconosciuti contro i Mangiamorte. Questi ultimi, uno dopo l'altro, si bloccavano e cadevano addormentati, russando fragorosamente.
Soltanto due persone continuavano a combattere: Sirius e Bellatrix.
Sembravano non essersi resi conto dell'arrivo di Silente. Sirius schivava quasi tutti i colpi di Bellatrix, ma ad ogni volta che lo mancava, lei riprendeva ad attaccare con maggiore impeto. Harry notò che Sara non si muoveva. Si era avvicinata a Lupin per sentire come stava, ma ora teneva gli occhi fissi sui due e non degnava Silente di uno sguardo: sembrava terrorizzata e Harry non capiva perchè.
Sirius evitò un'altra maledizione, e ne scagliò una a sua volta.
E Bellatrix compì lo stesso Incantesimo che aveva usato Sara poco prima: uno specchio luminoso e circolare si formò di fronte a lei. La maledizione di Sirius colpì lo specchio, che tremò, vicino allo spezzarsi.
Ma ritornò indietro.
Sara emise un grido strozzato e cessò per interminabili secondi di respirare. Se anche il cuore le si fosse fermato non se ne sarebbe stupita.
- Sirius! - e il grido di Sara fu lungo e orribile.
Perché?, si chiese Harry. Perché?
È solo una maledizione riflessa, si rialzerà... che aveva Sara da disperarsi tanto?
Ma Sirius non si rialzò, né, in verità, tocco il pavimento. Non ebbe neanche in tempo di cambiare espressione per il colpo ricevuto, che si sbilanciò all'indietro. La sua schiena si piegò e, dopo la testa, tutto il corpo sprofondò nella tenda nera, oltre l'arco.
Harry di colpo diventò sordo. Soltanto le urla di Sara potevano penetrare la membrana lattiginosa calatagli sui timpani.
Stava per scattare in avanti, quando un qualcosa di invisibile non lo trattenne: era Silente, che aveva mosso la bacchetta per fermarlo e lo stava trascinando indietro, come pescandolo con una lenza.
Cercava di dibattersi, ma era inutile. Perché diavolo lo fermava?
Lasciami andare, lasciami andare...
Harry vide qualcosa muoversi nel suo campo visivo, e un attimo dopo, la cosa che si era mossa era addosso a Bellatrix. Era un drago. Un enorme drago nero, scaglioso, serpentino.
Era il drago sepolto nell'ambra, nella vecchia dimora dei Gray, la Stamberga Strillante.
Era l'ira.
I tre ragazzi, Harry, Neville e Ginny, si ritrovarono in una stanza poco illuminata: tre o quattro lampade appese a delle catene pendevano dal soffitto, ma la metà di essere erano distrutte e i pezzi di vetro giacevano sul pavimento sotto di loro. C'erano delle scrivanie alle pareti, ma anche quelle non avevano incontrato una sorte migliore. Una vasca enorme piena di liquido verdognolo stava al centro esatto della stanza, e conteneva quelli che sembravano cavoli lessi, ma che in realtà, erano cervelli.
Ron era accasciato a terra, accanto alla vasca, avvolto da spire argentee semi trasparenti: un cervello sembrava averlo aggredito, e il ragazzo borbottava cose incomprensibili. Hermione era svenuta, pareva quasi morta da quanto era pallida, e giaceva sotto il peso di un grosso pezzo di legno probabilmente appartenuto ad una scrivania. Luna pareva ancora in sé, ma non stava meglio. Sanguinava pesantemente dalla fronte e si reggeva il ginocchio più forte che poteva. Gli occhi strabuzzati fissavano il vuoto con espressione ancora più svagata del solito. E nella stanza, non c'era nessun altro.
Harry, Neville e Ginny, spaventati, misero i corpi degli altri tre ragazzi l'uno accanto all'altro, una volta staccato il cervello da Ron con l'aiuto di un Incantesimo di Levitazione.
- Luna... che cosa... chi... state tutti...? -
Luna annuì debolmente, respirando a mala pena con la bocca spalancata.
- Erano tantissimi... i Mangiamorte... c'erano anche i vampiri... il crocifisso non serve, perché ci hanno attaccati... prima loro... e poi... Ron... l'hanno colpito con qualcosa di strano e... è impazzito... ha preso un cervello... - non ebbe bisogno di continuare. Tutti intuivano che i pensieri del cervello avevano tentato di strangolarlo. - Hermione... l'hanno colpita due volte... u...uno Schiantesimo... e io... un... non lo so... -
- Lascia stare, Luna, - disse Ginny sottovoce, cercando di calmarla. Poi, sia lei sia Neville si voltarono verso Harry, e i loro sguardi chiedevano una risposta, un suggerimento, qualcosa da fare. Harry non si era mai sentito così in colpa da quando era nato, di questo ne era assolutamente certo.
E le parole di Sara gli tornarono in mente: era lui che doveva portarli fuori. Lui li aveva trascinati in quella follia, perciò spettava a lui trovare una soluzione, per quanto potesse essere al di là delle sue capacità. Sapeva che si erano salvati nella "stanza" dei pianeti soltanto grazie a Sara. Ma ora che lei non c'era era il momento in cui anche lui avrebbe dovuto fare qualcosa.
Sara sentì la sua schiena sbattere violentemente contro un pavimento di pietre, e si stupì di non essersi spaccata la spina dorsale. Riuscì, debolmente, ad alzarsi, e barcollò in direzione della prima parete che le capitò a tiro: voleva soltanto qualcosa che la potesse sorreggere. Intorno a lei tutto era buio, e stavolta, non poteva vedere niente. Capì che non era circondata da oggetti non illuminati, ma dal semplice e assoluto vuoto.
La bacchetta era schizzata via dalla sua mano non appena Sara aveva toccato il suolo. Riusciva a vederla, era lontana da lei, ma non era scomparsa alla vista. La raccolse e provò a dire "Lumos!": funzionò ma, come previsto, non cambiò niente: intorno a sé, era circondata da una coltre nera impalpabile a apparentemente priva di dimensione.
Si aggirò per qualche minuto, in silenzio, ma non capiva in che direzione stesse andando. - Guidami, - disse alla bacchetta. Ma non accadde niente.
Domandandosi se quello non fosse l'aldilà, Sara vide, all'improvviso, un fascio di luce viola, al centro di quale fluttuava una fiamma dello stesso colore. E guardando con maggiore attenzione, vide con terrore che al centro del grappolo di fuoco stava un occhio umano: l'iride era rossa, la palpebra mezza abbassata; l'occhio aveva un'aria malata e apatica.
Sara non riuscì a resistere alla tentazione di toccare quell'occhio, anche se non sapeva perché. Stranamente, le fiamme non bruciavano, anzi, erano fredde come il ghiaccio. Con un lento movimento del braccio Sara sfiorò l'occhio gelido, e attese, col cuore in gola, che succedesse qualcosa.
Le sembrò che non ci fosse niente di anomalo.
Si voltò, e alle sue spalle, c'era una donna.
Aveva dei lunghi capelli neri, una benda sugli occhi e un mantello di tessuto molto vecchio e logoro, leggermente trasparente, avvolto sul corpo nudo. L'unica altra cosa che aveva addosso erano dei bracciali grigi e mezzi arrugginiti, fissati a una catena che pendeva da un punto imprecisato del "soffitto": era impossibile cercare di seguire la catena, perché arrivava così in alto da diventare invisibile. La pelle della donna era perfetta, i capelli molto arruffati. Era forse imprigionata ad Azkaban?
- Chi sei? - domandò Sara, e scoprì che la sua voce era fredda e limpida, disumana, come il tintinnio di una forchetta contro un bicchiere di vetro.
- Io - disse la donna, - sono Cassandra. -
Sara deglutì, atterrita. Quella era Cassandra. Per un attimo la sua mente si rifiutò di ricordarla, respingendo seccamente quel nome, ma ben presto le parole di Phineas Nigellus nell'ufficio del Preside affollarono confusamente la sua testa.
- Non mi temi? - domandò Cassandra.
- No. - rispose Sara, senza pensare a quel che diceva. In effetti, si stupì della sua risposta, perché in effetti era decisamente terrorizzata.
- Menti. - ribatté Cassandra. - Io lo so. Io so tutto. Io sono una rinnegata, io vivo nella cenere che mi hanno lasciato coloro che vivono del mio stesso sangue, ma... Demetrius ha scoperto l'unico Incantesimo al mondo in grado di distruggere il mio potere. L'Incantesimo più grande di tutti... - Sara ascoltava, ma non vedeva l'ora di scappare. Soltanto la voce liscia ma fioca di Cassandra bastava a metterla in subbuglio, e pregò che non si sfilasse mai la benda dagli occhi. Sapeva che cosa c'era sotto. E non voleva vederlo. - Ma solo Demetrius lo conosce. Demetrius era un grande mago, ma morì quando la Pietra Filosofale venne distrutta... -
Sara era esterrefatta. Non solo perché Cassandra parlava in parte al passato e in parte al presente, ma soprattutto perché non si sarebbe mai immaginata che esistesse qualcun altro al mondo, oltre Nicolas Flamel e sua moglie, che usufruisse dell'Elisir di Lunga vita.
Ma come era possibile? Silente lo avrebbe saputo, e glielo avrebbe detto. E comunque, se Flamel era insieme a Silente il creatore della Pietra, perché avrebbe dovuto fornire l'Elisir a un mago che aveva passato la sua vita a sterminare Mezzosangue?
- Naturalmente - riprese Cassandra, e Sara seppe che non le aveva solo letto nella mente, le aveva rubato i pensieri dal cervello: piccole sfere gelatinose erano uscite dalla sua testa e fluttuavano intorno a Cassandra - Albus Percival Wulfric Brian Silente non sapeva. Egli non poteva sapere. Demetrius ruba l'Elisir a Nicolas Flamel grazie a me. Io ogni settimana addormento il marito e la moglie e tutti quelli che si avvicinano alla casa. Io ogni settimana faccio sì che credano di aver preparato meno Elisir del dovuto, così che non si accorgano del furto... e Demetrius sopravvisse. Siamo morti solo tre anni fa. Ma prima d'ora stavamo nascosti, nel mio limbo. Aspettavamo che l'Oscuro Signore facesse la sua prima mossa. Ma poi la Pietra Filosofale si è trovata in pericolo perché Lord Voldemort ha tentato di rubarla. E l'hanno distrutta. Demetrius è morto, e anch'io sono morta, ma io... Io ho attraversato la nera soglia... Io so cosa c'è dopo la morte. Io so tutto. - ripeté Cassandra.
Sara fece numerosi passi indietro mentre la donna parlava. La donna che in effetti le aveva tramandato tutto il suo potere.
- Il mio Occhio vede ogni cosa in ogni parte del tempo, e in ogni dimensione ove l'anima va. Il tuo, vede le menti e i terrori umani e se ne nutre. Tu manipoli, ma io Vedo. -
Per un solo istante Sara si domandò se non avesse davanti la Cooman travestita, ma qualcosa le suggerì che non era il momento di fare battute stupide.
- Vedo e creo, distruggo, estirpo ogni pensiero e ogni ricordo. Se fossi stata viva, la maledizione dell'Oblio di Bellatrix Lestrange non mi si sarebbe comunque avvicinata. Il mio è il doloroso compito di portare gli umani alla distruzione, sono troppo deboli per comprendere, per sopportare... io vedo ogni morte, gli umani rifiutano ogni morte. -
- Che cosa vuoi dire? -
- Tu sei l'anello successivo della mia catena, - rispose Cassandra, - Quella era la mia bacchetta, il Fabbricante delle Bacchette me la vendette senza sapere che costa stava facendo... con quella bacchetta io strappai due piume alla fenice che generò la bacchetta di Voldemort. - Sara capì: ecco perché Olivander non voleva venderle quella bacchetta, in Platano Picchiatore e crine di Thestral. Fanny non aveva donato le due piume di sua spontanea volontà, come Silente era stato saggio da far credere... le erano state rubate. Forse Cassandra aveva visto Voldemort sorgere, centinaia di anni prima che succedesse? Forse aveva visto quello che stava per accadere e aveva strappato quelle due piume apposta? Non era possibile. Non era affatto possibile. Per quanto potesse leggere il futuro, non poteva sapere tutto...
- Tu sei designata come mia susseguente, - proseguì lentamente la donna dal Terzo Occhio, - ma non puoi sopportare la morte. Non ancora. Perché tu non hai il Terzo Occhio. E quando vedrai Sirius Black attraversare la nera soglia, non potrai sopportarlo. Cercherai di seguirlo, ma sarai trattenuta. E poi... -
- Smettila! - gridò Sara.
La sua voce non era più limpida a cristallina. Era diventata un ruggito che non le apparteneva, non poteva appartenerle. Tutto tremò. Strinse la bacchetta nella mano sinistra, con forza tale da farsi sanguinare le mani. Cassandra mentiva. Mentiva, ne era certa. Di colpo, tutto sparì, in un istante, senza lasciarle il tempo di versare lacrime. Sara si ritrovò in un'enorme stanzone simile ad uno stadio coperto fatto solo di pietre. Alle pareti della stanza concava si arrampicavano dei gradoni di pietra più chiara. Lei si trovava sul fondo della stanza, su una piattaforma, e voltava le spalle ad un arco vecchio e pieno di crepe, dal quale pendeva una spessa tenda nera.
Sara ebbe un fremito che durò a lungo. Molto a lungo.
Ma ancora una volta non ebbe il tempo di capire quali fossero le sue sensazioni che un'esplosione assordante la fece sobbalzare. Si era aperto un buco sul soffitto, un grosso cratere, e Sara vide Harry rotolare di sotto, sui gradini della stanza nella quale lei si trovava, inseguito dai Mangiamorte.
- ...Harry? -
Harry rotolò fino al pavimento, e i Mangiamorte, dato che stavano camminando, non arrivarono prima di lui. Il ragazzo lanciò un Incantesimo Scudo per proteggersi da uno Schiantesimo, e poi Gray corse verso di lui.
- Che diavolo è successo? Perché non siete ancora usciti? -
- I Mangiamorte. Hermione e Ron sono svenuti... e Luna è ferita. Ci hanno attaccati e poi... Neville e Ginny... -
Sara lo scaraventò sul pavimento, abbassandosi a sua volta, prima che un raggio argenteo li colpisse. Trasse un sospiro di sollievo e poi si alzò, fronteggiando con lo sguardo i Mangiamorte rimasti. Il crocifisso che aveva lasciato sulla porta non era stato inutile: erano rimasti soltanto due vampiri.
Una era Scilla, che pareva fresca come una rosa, per niente ferita.
L'altro era Baal, suo nonno, sopravvissuto nonostante fosse il più ferito di tutti: la pelle era talmente devastata che era quasi impossibile riconoscerlo. L'occhio destro era più sporgente di quello sinistro. Il labbro inferiore era stato strappato via del tutto così come l'orecchio destro.
Bellatrix, Malfoy e Rodolphus erano in prima fila. Dietro di loro c'erano Rabastan, Dolohov, i due vampiri e Jugson. Sembravano tutti stupiti di vedere Sara, mentre Scilla e Baal erano semplicemente furiosi, ma non perdevano, nonostante tutto, la loro espressione distaccata.
Sara tossì: era sempre più pallida, per quanto fosse possibile, e si sentiva magra come uno scheletro, come se non avesse mangiato per giorni. Il Marchio Nero bruciava implacabile sul suo petto ma, almeno, la voce di Voldemort aveva cessato di blaterarle nel cervello.
Harry e Sara erano soli di fronte ai cinque Mangiamorte. Harry non aveva ancora perso del tutto la speranza. Nonostante fossero sopravvissuti soltanto i più terribili di loro, Sara non era proprio disarmata nei loro confronti, e lui aveva la strana certezza di potercela fare. Di dovercela fare. Dovevano andarsene prima possibile, i suoi amici erano in condizioni gravi.
- Ma non si riesce mai ad ucciderti, Gray? - sibilò Malfoy in direzione di Sara.
- Tsk. - Sara schioccò le labbra con un sorriso di scherno.
Non fece in tempo ad aggiungere altro: quel suo sorriso non era piaciuto molto ai Mangiamorte e la prima ad attaccare era stata Scilla. Le si era parata di fronte in un attimo e aveva ripetuto l'incantesimo con il quale Bellatrix e Rodolphus l'avevano spaventata nel vuoto poco prima. Sara tese le bacchetta e il filo di fuoco purpureo si avvolse intorno ad essa, e non riuscì a bruciarla. Chissà come, ma Sara se lo sentiva.
Accanto a lei, Harry aveva lanciato un Incantesimo di Pietrificazione contro Jugson, che stava per attaccare, e invece cadde a terra rigido e immobile. In quello stesso istante, Bellatrix si fece accanto a Scilla, sussurrando qualcosa che suonava come un "lasciala a me".
Bellatrix e Sara si trovarono una di fronte all'altra, sulla piattaforma con l'arco e il velo nero. Poco lontano, Harry aveva appena preso un pieno la maledizione Cruciatus. Sara si voltò indietro ma la sua esitazione bastò a farsi colpire da Bellatrix nel fianco, con un colpo di spada magica. Si sentì avvolta da una scarica elettrica che non le lasciò alcun taglio, ma che la fece cadere a terra in preda a un dolore straziante. Non si era ancora ripresa che sparò un Incantesimo Reductor contro il gradino più vicino a Bellatrix: una delle grosse pietre che lo componevano schiantò, e i suoi grossi frammenti caddero addosso a Bellatrix la quale riuscì ad evitare che la colpissero alla testa, ma prese un violento colpo nelle costole.
Sara si voltò ancora verso Harry e lanciò a sua volta una Cruciatus all'aggressore del ragazzo, giusto in tempo perché non pronunciasse un Avada Kedavra.
- Vacci piano! - sbraitò Malfoy al Mangiamorte - Se rompi la Profezia... -
- Non hai tempo per preoccuparti di lui, Gray! - gridò Bellatrix rivolta rabbiosamente a Sara, - Stupeficium! - lo Schiantesimo colpì Sara su una gamba, facendola cadere nuovamente a terra in preda al dolore. Ma non perse i sensi.
Appena si fu rialzata, sentì la voce di Harry sparare un Incantesimo di Ostacolo e minacciare i Mangiamorte di distruggere la Profezia.
- Lasciateci andare e non fate del male a...! -
Stava per dire "a Sara" quando una voce rimbombò nella sua testa, e Harry capì che era di nuovo la voce della ragazza.
#Scappa e basta, Harry, questi sono fatti miei.#
Harry capì che, qualsiasi cosa che volesse fare, non poteva impedire a Sara di affrontare il suo passato. Non poteva evitare che facesse quello che secondo lei era giusto, per quanto gli sembrasse avventato o privo di senso.
- Finalmente sole, dunque? - ghignò Bellatrix.
- Me lo auguro, - rispose Sara, e nello stesso istante compì un gesto brusco con la sua bacchetta, in direzione del pavimento.
Bellatrix lo sentì tremare sotto i suoi piedi, e un attimo dopo un enorme serpente d'acqua dalla forma molto indefinita aprì una voragine nella pietra ed emerse, puntando il muso contro di lei. Sara mosse ancora la bacchetta e il serpente si avventò contro Bellatrix, sotto le grida esterrefatte degli altri Mangiamorte, che distolsero per un attimo le attenzioni da Harry. Bellatrix fu scaraventata verso il velo nero, ma riuscì a rotolarvi lontano, sbattendo invece la schiena contro una delle colonne del vecchio arco. Il serpente non era ancora estinto. Non dette modo a Bellatrix di pronunciare un solo Incantesimo: si precipitò nuovamente verso di lei avvolgendola nelle spire d'acqua che, scoprì la Mangiamorte sulla sua pelle, era bollente. Con un grido di dolore Bellatrix sembrò quasi perdere i sensi. Gli altri non si accorsero che Gray aveva mosso di nuovo la bacchetta: la coda del serpente emerse dal pavimento vicino a Harry parandosi davanti al ragazzo e spazzando via i suoi aggressori.
Bellatrix si riprese non appena fu caduta a terra. Evidentemente si era ripresa. Lanciò un raggio di luce pallida contro il serpente d'acqua che immediatamente si dissolse in miliardi e miliardi di piccole goccioline che per qualche secondo piovvero nella sala.
Toccò a Bellatrix attaccare, approfittando di un attimo di debolezza che Sara ebbe a causa della tosse, fattasi spaventosamente violenta. Lanciò un Incantesimo Levitante contro il più grosso dei frammenti di roccia che Sara aveva creato distruggendo il masso poco prima, e lo fece volare velocemente verso la ragazza. Sara riuscì a schivarlo un attimo prima che le si stampasse nei denti, ma non riuscì ad evitare lo Schiantesimo che Bellatrix le sferrò subito dopo.
Cadde a terra, sentendo la vista appannarsi e l'udito affievolirsi...
- Stupeficium! - gridò ancora Bellatrix, e Sara cedette del tutto.
Bellatrix fece ritorno, trionfante (anche se si teneva una costola apparentemente rotta), verso il gruppo dei Mangiamorte, lasciando il corpo inerte di Sara steso malamente sulla piattaforma. Nessuno si era accorto che, pur essendo svenuta, la ragazza grondava sangue dalla bocca con regime pericolosamente abbondante.
- Allora, Potter, - disse Malfoy, puntando la bacchetta contro Sara. - Dammi quella Profezia, o la ucciderò. -
Harry non poteva permetterlo, Sara non poteva morire. Gli aveva salvato la vita... aveva salvato la vita a tutti loro, e se non ci fosse stata lei, a quell'ora sarebbero stati tutti già morti... come poteva lasciare che la uccidessero? Sapeva che potevano farlo. Niente li tratteneva, dopotutto.
Voldemort aveva provato a riportarla dalla sua parte ma non ci era riuscito. A quel punto, non le serviva di ordinare ai suoi Mangiamorte di tenerla in vita. Harry tese la mano, ormai paralizzata intorno alla sfera, dato che l'aveva tenuta stretta per tutto quel tempo.
Un sorriso largo e perfido stirò le labbra di Malfoy che prese immediatamente la Profezia e la contemplò con occhi famelici.
Harry strinse i pugni, piantando con forza le unghie nel palmo nella mano. Che cosa aveva fatto? Ma non aveva scelta...
- Aggio Brofezia! - gridò una voce che Harry per un attimo non riconobbe: era Neville. Era in cima ai gradini e cercava di strappare la profezia dalle mani del Mangiamorte, ma non ottenne altro che le loro disgustose risate. - Aggio Brofezia! Aggio Brofezia... Accio Profezia! - Malfoy non si aspettava che Neville ci riuscisse: invece, la sfera di vetro schizzò via dalle sue mani e andò a posarsi sul palmo teso di Neville. Harry lo fissò con occhi grati e sollevati, ma non era certo che avesse fatto la cosa giusta: e lo avessero di nuovo minacciato di uccidere Sara?
Probabilmente Scilla stava per proporlo, ma una voce la interruppe: era quella di Bellatrix. - Paciock, dico bene? Non credo che tua nonna rimarrà sconvolta se ti uccido, che ne dici? O forse preferisci andare al San Mungo nello stesso reparto dei tuoi? Non sai chi li ha torturati, moccioso? -
Harry si sentì avvampare. - Silencio! - gridò con tutta la forza che aveva, e la voce di Bellatrix si spense. Incredula, muoveva le labbra, sembrava gridare, ma non emetteva nessun suono. Era la prima volta che gli riusciva quell'incantesimo.
Neville ormai aveva sentito, e Harry vide con orrore la sua stretta allentarsi intorno alla Profezia. - Neville! Non farla cadere! Non devi ascoltarla, Neville! - implorò, disperato.
- Paciock! - tuonò Malfoy - Che ne dici se torturiamo Potter come abbiamo torturato i tuoi? A meno che tu non ci consegni quella sfer... -
Improvvisamente, un fulmine rosso fendette l'aria immobile e si infranse contro il petto di Lucius Malfoy, che cadde a terra con un tonfo, battendo la testa su uno dei gradini. Harry si voltò e il suo viso si illuminò di speranza: Sirius, Lupin, Tonks e Moody erano in cima ai gradini e li scendevano velocemente, lanciando un incantesimo dopo l'altro. Non ci volle molto perché si accorgessero del corpo di Sara accasciato sul pavimento in quella che ormai era diventata una pozza di sangue.
Sirius era subito corso verso di lei, ma nel frattempo gli altri quattro avevano dovuto difendersi dagli incantesimi che piombavano verso di loro, dando vita ad uno sfavillio di lingue luminose. Riuscirono a fermare per un pelo Rodolphus Lestrange che stava per scagliare un Avada Kedavra.
Sirius sollevò il corpo di Sara, che era più pesante del solito. La bocca non aveva smesso di sanguinare, ma il fiotto era molto diminuito.
- Innerva, - disse Sirius puntando la bacchetta magica su di lei, che si svegliò a mala pena, tossendo e sputando altro sangue. Sembrava che ogni movimento comportasse una fatica immensa.
- Si...Sirius...? - ansimò, guardandolo da sotto le palpebre semi chiuse. Il trucco nero intorno agli occhi si era sciolto e le colava sulle guance, bianche come il marmo.
- Stai... stai bene? - chiese Sirius, prendendole la mano, ben sapendo che era una domanda completamente inutile.
- Niente di rotto, - sussurrò Sara cercando di non mangiarsi le parole mentre il sangue le appiccicava i capelli sul collo. E poi, una specie di molla le scattò nel cervello, come se si fosse improvvisamente risvegliato dentro di lei un qualcosa di dimenticato. Strinse le braccia intorno al collo di Sirius e scoppiò in lacrime. - Vattene! - gridò con tutte le sue forze, mentre intorno a loro il combattimento si faceva sempre più feroce - Vattene da qui! Ti prego... io... vattene... - lentamente la sua voce tornò a spegnersi, inghiottita dalla tosse. Vedendo che non riusciva a muoversi, Sirius cercò nelle taste interne della giacca di Sara le boccette di vetro che si portava sempre dietro: contenevano lo stesso liquido rosso e amaro che beveva ogni volta che perdeva troppo sangue, e Sirius glielo fece entrare a forza in bocca. Sara deglutì con fatica, e sembrò riacquistare un po' di colore. Immediatamente la perdita si arrestò. Si alzò in piedi ancora con molta fatica, oscillando pericolosamente sulle gambe esili, come se avesse indossato tacchi troppo alti.
Le ci volle un po' prima di recuperare il controllo dei suoi movimenti, così trasse dalla tasca un'altra fiala, contente stavolta una pozione nerastra, e la mandò giù di colpo in una sola sorsata. Non appena ebbe inghiottito, tornò praticamente illesa come prima.
- Sirius... vattene... ti prego. - lo implorò un'ultima volta. Le ferite erano sparite ma non le lacrime.
Sirius le posò una mano sulla guancia fredda. - E' tutto a posto, Sara. - disse lentamente. - Io devo combattere. Lo capisci, no? - Sara annuì, ma non aveva nessuna intenzione di farlo. Sapeva bene che non poteva fermare Sirius né obbligarlo ad andarsene... tuttavia non poteva permettere che restasse lì. Aveva il più oscuro presentimento che l'avesse mai infestata in tutta la sua vita. Ed era altrettanto sicura che le predizioni di Cassandra non erano lontane dall'avverarsi. - Ce la fai? - fece Sirius, guardandola negli occhi. Sara annuì di nuovo, pronunciando un flebile "sì" e asciugandosi gli occhi.
No, si stava sbagliando. Non sarebbe successo niente.
- Malfoy aveva ragione, Sara, - sorrise Scilla fissando Sara, - Non si riesce mai a toglierti di mezzo. Sei come una mosca. - Sara non le rispose se non con uno Schiantesimo che Scilla riuscì ad evitare senza troppa difficoltà. Gli occhi rossi e aguzzi di entrambe scintillavano sull'ombra che era calata sui loro visi.
Sirius stava affrontando Bellatrix, poco lontano da loro, e Moody era impegnato a bombardare di incantesimi Baal, che tuttavia non sembrava troppo indebolito: del resto non si poteva ucciderlo con la magia. Remus e Malfoy duellavano sulle gradinate, Tonks era impegnata contro Rodolphus, e gli altri Mangiamorte inseguivano Harry che cercava di trascinare via Neville dalla mischia. Ormai la sala era pressoché distrutta: gli incantesimi che mancavano il bersaglio si infrangevano contro le pareti o i gradini, mandandoli in frantumi.
- Tarantallegra! - gridò Jugson in direzione di Neville, il quale non poté fare a meno di notare il tono di voce divertito che c'era nella pronuncia di quell'incantesimo. Quando questo lo colpì, scoprì il perché: le sue gambe sembravano impegnate in un qualche ballo frenetico, e Neville non riusciva a controllarle.
Harry, che stava cercando di portarlo via, fu trascinato a terra insieme a Neville. Il Mangiamorte stava per strappare la sfera di vetro dalle mani di Neville, quando qualcuno alle loro spalle gridò: - Petrificus Totalus! - Il Mangiamorte cadde quasi addosso ai due ragazzi. A pietrificarlo era stata Tonks, che in quell'istante aveva schivato uno Schiantesimo e si era accorta del pericolo. Harry prese la Profezia dalle mani di Neville le quali, per forza d'inerzia, le erano strette intorno. Le gambe del ragazzo sembravano impazzire, ma stava cercando di non essere troppo di peso, sforzandosi di camminare: purtroppo il tentativo era vano.
Sara lanciò un Locomotor Mortis alle gambe di Scilla, e non la mancò. Se Scilla però era incapace di camminare, poteva sempre lanciare incantesimi: forse avendo intuito che Sara la stava tenendo d'occhio con troppa concentrazione, diresse altrove il suo mirino. Il primo che le capitò a tiro fu Lupin, e puntandogli contro la bacchetta gridò:
- Avada Kedavra! -
Sara sgranò gli occhi, terrorizzata, ma non perse del tutto la calma: si buttò contro Scilla e, nello stesso istante in cui essa pronunciava l'ultima parola, la spinse a terra. Il raggio verde fu deviato, ma non del tutto. Remus cadde a terra di colpo, e non si rialzò.
- Flagramus! - strillò Sara al limite della disperazione. E ripeté lo stesso incantesimo così tante volte che in pochi secondi Scilla si contorceva come un'ossessa, la pelle coperta da grossi crocifissi incandescenti. Poi, vedendo che Scilla tentava di reagire, Sara trasformò di nuovo la bacchetta in una spada di ghiaccio e stava per piantare la punta nel cuore della vampira, quando Scilla si rialzò in piedi ancora strillando. Afferrò la spada con il braccio d'argento e, immediatamente, questa si sciolse, tornando a essere bacchetta, sotto gli occhi esterrefatti di Sara. Ma Scilla non poteva ancora liberarsi di quei crocifissi: - Avada Kedavra! - gridò di nuovo, ma stavolta in direzione di sé stessa. Sara si coprì gli occhi per proteggerli dal lampo di luce, e la guardò afflosciarsi in terra. Sapeva che presto si sarebbe rialzata. Non fece in tempo a correre verso Lupin per accertarsi se fosse vivo o morto: Rabastan le stava scagliando contro una maledizione Cruciatus, Sara se ne accorse perché lo sentì pronunciare la formula appena in tempo, e lei fu più rapida. Descrisse con la bacchetta un ampio cerchio a mezz'aria, di fronte a sé, e una specie di specchio si innalzò nel punto in cui aveva mosso la bacchetta: la maledizione, pur essendo un raggio invisibile, vi si infranse e tornò a colui che l'aveva emessa. Sara lo finì strozzandolo con un Incantesimo di Strangolamento.
Nel frattempo, Moody aveva avuto la peggio su Baal, che a quanto pareva lo aveva morso, e ora avanzava trionfante verso Tonks, deciso a fare altrettanto con lei. Nella mano teneva l'occhio magico di Malocchio, e ogni tanto lo lanciava in aria per poi riprenderselo.
- Accio (bleah) occhio! - gridò Tonks, e funzionò: l'occhio volo nella sua mano e, superando ogni senso di repulsione, andò a ripiantarlo nell'orbita di Moody, prima di alzarsi e riprendere a combattere, stavolta contro Baal.
Nessuno si era accorto che la Profezia si era rotta.
*
Silente era giunto come la salvezza, almeno agli occhi di Harry, che lo vide scendere dai gradini e lanciare Incantesimi a lui sconosciuti contro i Mangiamorte. Questi ultimi, uno dopo l'altro, si bloccavano e cadevano addormentati, russando fragorosamente.
Soltanto due persone continuavano a combattere: Sirius e Bellatrix.
Sembravano non essersi resi conto dell'arrivo di Silente. Sirius schivava quasi tutti i colpi di Bellatrix, ma ad ogni volta che lo mancava, lei riprendeva ad attaccare con maggiore impeto. Harry notò che Sara non si muoveva. Si era avvicinata a Lupin per sentire come stava, ma ora teneva gli occhi fissi sui due e non degnava Silente di uno sguardo: sembrava terrorizzata e Harry non capiva perchè.
Sirius evitò un'altra maledizione, e ne scagliò una a sua volta.
E Bellatrix compì lo stesso Incantesimo che aveva usato Sara poco prima: uno specchio luminoso e circolare si formò di fronte a lei. La maledizione di Sirius colpì lo specchio, che tremò, vicino allo spezzarsi.
Ma ritornò indietro.
Sara emise un grido strozzato e cessò per interminabili secondi di respirare. Se anche il cuore le si fosse fermato non se ne sarebbe stupita.
- Sirius! - e il grido di Sara fu lungo e orribile.
Perché?, si chiese Harry. Perché?
È solo una maledizione riflessa, si rialzerà... che aveva Sara da disperarsi tanto?
Ma Sirius non si rialzò, né, in verità, tocco il pavimento. Non ebbe neanche in tempo di cambiare espressione per il colpo ricevuto, che si sbilanciò all'indietro. La sua schiena si piegò e, dopo la testa, tutto il corpo sprofondò nella tenda nera, oltre l'arco.
Harry di colpo diventò sordo. Soltanto le urla di Sara potevano penetrare la membrana lattiginosa calatagli sui timpani.
Stava per scattare in avanti, quando un qualcosa di invisibile non lo trattenne: era Silente, che aveva mosso la bacchetta per fermarlo e lo stava trascinando indietro, come pescandolo con una lenza.
Cercava di dibattersi, ma era inutile. Perché diavolo lo fermava?
Lasciami andare, lasciami andare...
Harry vide qualcosa muoversi nel suo campo visivo, e un attimo dopo, la cosa che si era mossa era addosso a Bellatrix. Era un drago. Un enorme drago nero, scaglioso, serpentino.
Era il drago sepolto nell'ambra, nella vecchia dimora dei Gray, la Stamberga Strillante.
Era l'ira.
