03. La tentazione.

Se Sara pensava di non poter raggiungere un baratro superiore di quello, si stava certamente sbagliando di grosso.

Era passata già una settimana, ed era stata una settimana disastrosa. Il fatto di non aver incontrato James Potter e la sua combriccola era senza dubbio una fortuna, sapendo che cosa succedeva ogni volta che si incrociavano, e Sara ringraziò il cielo che si trovassero in Case e anni scolastici diversi. Ma i Serpeverde e gli altri del primo anno erano sufficienti a rendere la sua vita un inferno.

I tre avvoltoi avevano sfracellato quasi tutte le sue cose sul pavimento, e stavolta la sua rabbia era stata tale che non solo Sara le aveva Schiantate tutte e tre (prendendosi di conseguenza una punizione), ma era anche svenuta finendo in Infermeria per tutto il weekend. Almeno anche il trio era finito in punizione... il problema è che dovevano scontarla insieme a lei. Madama Chips era sempre più disperata con lei, e non faceva che suggerire di portarla al San Mungo, ma per qualche motivo che Silente non amava rivelare, rifiutava sempre suggerimenti di quel genere. Sara non conosceva la verità, percui la sua ipotesi ra che il sadismo del Preside la costringesse a restare a Hogwarts.

Le sarebbe piaciuto eccome essere ricoverata al San Mungo, pieno di malati come lei o, forse, peggiori di lei. Pieno di mostri della sua stessa risma...

Madama Chips, ultimamente, aveva avuto la brillante idea di parlare con Silente, a voce non certo bassa, dei denti di Sara. Due lunghi canini che senz'altro di umano avevano ben poco. Tutti sapevano che la maggior parte dei membri della sua famiglia erano stati vampiri prima che il leggendario Demetrius trovasse il modo di impedire la loro resurrezione.

Madama Chips aveva l'atroce, agghiacciante sospetto che Sara fosse una diurna.

Il problema era che anche il trio delle persecutrici di Gray erano in infermeria, ed Elise era stata la prima a riprendersi dallo Schiantesimo.

Aveva sentito tutto.

Non ci era voluto molto perché la notizia circolasse, ed entro lunedì l'articolo era già pubblicato sulla Gazzetta del Profeta.

*

Albus Silente: sempre più discusso il preside di Hogwarts. La fiducia da tutti noi risposta in Albus Silente, rispettabile Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, e ora prossima al vacillare. Stando alle testimonianze di gran parte degli studenti della sua scuola, avrebbe accolto un vampiro diurno e lo avrebbe ammesso alle lezioni. La Gazzetta del Profeta ne aveva parlato tempo fa: quella che è probabilmente l'ultima della tragica famiglia dei Gray è attualmente al suo primo anno, ma gli studenti hanno sempre avuto dubbi e diffidenze nei suoi confronti. Si pensava alla sua malattia (tutt'ora sconosciuta e apparentemente incurabile) come causa della sua secca emarginazione sociale, ma adesso la domanda ha trovato una risposta: la giovane Gray segue le orme genetiche dei suoi parenti, ed è infatti una vampira. - Mi ha quasi morsa, due giorni fa, - dichiara una studentessa della Casa di Serpeverde, la giovane Emma Dawson, - e non segue mai le lezioni; ci fa perdere tantissimi punti, prende sempre delle punizioni e aggredisce gli studenti! - A quanto pare Albus Silente sembra difenderla, nonostante in questa settimana Sara Gray abbia assalito con uno Schiantesimo tre studentesse al loro terzo anno di studi. Sembra addirittura che da piccola abbia subito un parziale Bacio da parte dei Dissennatori. - Le tre ragazze hanno chiesto di cambiare stanza, ma per ora non se ne parla, - dice imbarazzata la professoressa Minerva McGranitt, responsabile della casa di Grifondoro. - Non fa niente di male, va solo trattata come una persona normale. - Sembra addirittura che il Preside si sia rifiutato di farla ricoverare all'Ospedale San Mungo per Ferite Magiche, per motivi non dichiarati. Non siamo i soli ad augurarci che questo pericolo venga allontanato dalla scuola, in nome della sicurezza degli studenti, e della tranquillità delle loro famiglie.

*

Dopo quell'articolo, Silente ordinò ad una incredula Madama Chips di somministrare a Sara un Distillato della Morte Vivente, preparato appositamente dalla professoressa Mandragola. L'infermiera c'era abituata, c'erano stati momenti in cui non si era potuto fare a meno di farle bere quella pozione, quando la sua depressione subiva un radicale peggioramento ed era necessario escluderla da qualsiasi sensazione, da ogni dolore. Madama Chips aveva sempre protestato, convinta che una responsabilità di quella mole sarebbe toccata a un Guaritore, non a un'infermiera scolastica. Silente rispondeva stancamente che non c'era altra scelta, e si rifiutava di aggiungere altro.

La pozione soporifera costrinse Sara a letto per un'altra settimana durante la quale non dette il minimo segno di vita. Dopo non capì mai se Silente lo aveva fatto per non farle udire i pettegolezzi risonanti nei corridoi, o se fosse, come al solito, un atto dovuto al peggiorare della "malattia".

In ogni caso prima o poi dovette svegliarsi.

E avrebbe preferito non farlo.

Fu vittima di ogni genere di scherzo di pessimo gusto per due settimane di prima, e ogni volta che provava a reagire le venivano tolti dei punti. Pensò che doveva farsi furba se voleva attaccare gli studenti senza che ci fossero prove della sua colpevolezza, così si ritirò nella sua soffitta e cominciò a studiare Incantesimi di Invisibilità, trascurando ancora di più le materie standard della scuola. Ma si consolava pensando che non avrebbe mai avuto bisogno di Storia della Magia come di un Incantesimo di Disillusione.

Nel frattempo, visto che lei e i tre avvoltoi si erano completamente ripresi, era ora di dare il via alla loro punizione. Avrebbero dovuto prelevare dal lago la piovra gigante perché il professor Kettleburn di Cura delle Creature Magiche doveva guarirle un'infiammazione al tentacolo. - E come pretendono che tiriamo fuori quella stupida piovra dal lago? - sbottò Elise.

- Un Incantesimo di Levitazione sarà sufficiente se riuscite a farlo abbastanza potente. Altrimenti potete sempre tentare con un'esca. - disse Kettleburn, apparso dietro le spalle delle tre e avendole sentite. - Quattro punti in meno a Serpeverde per l'insolenza. - aggiunse, prima di andarsene, incurante delle tre dita medie alzate contro le sue spalle.

*

25 ottobre 1973, SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS.

Non si parlava altro che della punizione toccata a Sara, Elise, Anna ed Elizabeth. Tutti ritenevano che fosse un'impresa impossibile, e comunque non era detto che la piovra uscisse allo scoperto per farsi sollevare o per fiutare un'esca, per quanto fosse mansueta. Vennero le ore ventuno di martedì, con ottobre già quasi alla fine.

Sara, a differenza delle tre, era fredda e impassibile; forse aveva deciso di non dare a vedere il suo nervosismo perché, dentro di sé, sapeva benissimo di non avere alcuna fiducia in sé stessa. Come sempre, del resto.

- Questo è il lago e quella la sua piovra, - annunciò allegramente il professor Kettleburn, quando le quattro ragazze ebbero raggiunto il lago. La piovra gigante nuotava placida poco sotto la sua superficie. L'aria era ferma e la massa d'acqua liscia come l'olio. Le tre "avvoltoie", troppo preoccupate a rimediarsi un fidanzato o a leggere le lettere del francese, non si erano minimamente preparate per la punizione, e cominciarono a scagliare incantesimi di levitazione che non smuovevano nemmeno un po' l'animale. Ben presto persero fiducia e si voltarono come delle furie verso Sara. Invano il professor Kettleburn cercò di fermarle.

- Tu non fai niente, eh? Non sai neanche un incantesimo di levitazione! Guarda che è tutta colpa tua se siamo in punizione! - latrarono in coro.

Sara non si era mai sentita più arrabbiata, ma decise di farsi avanti verso la riva, se non altro per voltare le spalle alle tre e non mostrare la sua faccia contratta dall'ira. Non era affatto sicura di potercela fare. Come poteva un incantesimo di quel basso calibro sollevare una prova grossa come un Dormitorio?

No, infatti non poteva.

Mentre le risate di incalzamento dietro di sé si facevano sempre meno represse, Sara estrasse molto lentamente la bacchetta dallo stivale, dove era solita tenerla, e la sollevò in aria con la mano tremante. Sì, lei sapeva un incantesimo che poteva funzionare... ma non lo aveva mai provato... lo aveva studiato per conto proprio...

- Su, Mezzosangue! - rise a squarciagola Elizabeth - Fai vedere che sai fare! -

Sara inspirò profondamente per non voltarsi e Schiantarle di nuovo tutte e tre. Puntò fermamente la bacchetta contro la piovra ignara, e gridò:

- Mobilicorpus! -

Sotto lo sguardo attonito perfino del professor Kettleburn, la piovra lentamente si sollevò, facendo calare di molto il livello dell'acqua. Le tre ragazze dietro di lei videro sollevarsi il corpo della piovra con una lentezza esasperante, ed essa si dibatteva, si agitava, ma non riusciva a liberarsi della specie di amo che l'aveva pescata.

Sara la tenne a metà dentro l'acqua e a metà fuori, in modo che non asfissiasse. Dopo un attimo di incertezza il professor Kettleburn si affrettò a spalmare una gelatina verdognola su una grossa chiazza viola su uno dei tentacoli della bestia.

Probabilmente frizzava, perchè la piovra gigante si dibatté schizzando acqua ovunque, poi emise una colata di inchiostro che in poco tempo tinse di nero tutti i presenti. Le tre gridavano e ululavano come lupi, dato che i loro vestiti erano stati inesorabilmente macchiati d'inchiostro di polpo.

- Raccogliete un po' d'inchiostro! Fa' comodo per le pozioni! - suggerì il professor Kettleburn terminando di spalmare la pomata.

Finse di non sentire i "Col cazzo!" non troppo sommessi provenire dalle tre. Sara rimase immobile, poi lentamente lasciò andare la piovra che tornò in acqua a dir poco seccata.

L'acqua era da poco tornata liscia come l'olio, quando Anna si precipitò verso Sara.

- Che razza di trucco era, eh? Una magia oscura, scommetto! -

- Ma come ti... - tentò di protestare il professor Kettleburn. - E' una magia regolamentare, per tua informazione! Gray vi ha semplicemente superato! -

- Per forza! È un mostro! Un mostro! -

Sara ebbe un fremito convulso e poi cessò per qualche secondo di respirare, fissando il suolo. Non fece in tempo a rialzare lo sguardo che Elizabeth le strappò la bacchetta di mano. Questa cominciò ad agitarsi e a tremare. Liz fu costretta a mollarla, guadagnando una sonora frustata sulla spalla destra che la fece cadere a terra (e nessuno avrebbe mai detto che si trattasse di un'abile recitazione).

Poi la bacchetta fece un salto incredibile: Sara si accorse con orrore che stava andando dritto dritto verso il lago, e immediatamente le vennero in mente le parole di Olivander: il Platano Picchiatore è l'unico legno incapace di galleggiare.

Sara si slanciò in avanti, evitando la presa di Kettleburn che evidentemente voleva trattenerla. Sapeva benissimo di non essere in grado di nuotare, ma sapeva altrettanto bene che non ne avrebbe avuto bisogno...

Con estrema sorpresa dei presenti, che già erano pronti al peggio, Sara appoggiò un piede sulla superficie immobile dell'acqua. Una serie di cerchi concentrici si sprigionò dal suo stivale nero, ma lei non affondò che di circa un millimetro. La bacchetta non era ancora atterrata. Sara si mise a correre sul pelo dell'acqua, mentre qualcuno sulla riva gridava dallo stupore. Pensava di essere sulla traiettoria della bacchetta, quando con un ultimo scatto quest'ultima deviò bruscamente la sua direzione.

Sara riuscì a recuperarla per un pelo, gettandosi all'ultimo momento verso il punto il cui la bacchetta sarebbe atterrata: sdraiata sulla schiena come se sotto di sé avesse avuto il pavimento, Sara riuscì a recuperare la sua bacchetta magica appena in tempo prima che curvasse di nuovo.

Non ebbe il tempo di sentirsi sollevata che l'acqua sotto di lei si agitò e, per restare in equilibrio, la ragazza dovette tenersi in piedi. La piovra non doveva averla perdonata per averla tirata fuori dall'acqua, e di colpo una serie di grossi tentacoli affiorarono come missili dal fondo del lago. Sara ne evitò un paio per miracolo, e stava ancora correndo verso la riva quando un terzo tentacolo le sferrò una mazzata, dritta sulla spina dorsale. Subito una boccata di sangue schizzò via dalla bocca della ragazzina, che atterrò rotolando sull'erba, ansimante, bagnata fradicia e col viso insanguinato.

Il professor Kettleburn era tutt'altro che preoccupato, anzi, balzò verso di lei tutto contento.

- Eccola qui, eccola qui la pronipote di Demetrius! Una Pozione Galleggiante, eh? Splendido, ragazza, splendido! Venti punti in più a Serpeverde! -

Le altre tre ragazze stavano disfacendosi dalla rabbia. Sapevano benissimo che erano ben pochi i maghi attualmente in vita che fossero in grado di creare una Pozione Galleggiante.

- E a voi tre, purtroppo, in totale venti punti in meno per l'insolenza, ancora una volta! Spero che prima o poi impariate! -

Rassegnate alla sconfitta (ma meditabonde di vendetta), le tre si avviarono di nuovo nel cartello, costrette a sorreggere Sara che pareva già in fin di vita. Qualche studente che aveva trasgredito il coprifuoco per venire a vedere la punizione sbirciava il gruppo dal suo nascondiglio, ma il professor Kettleburn era troppo orgoglioso per punire qualcuno, anche quando lo coglieva sul fatto.

Sara finalmente sorrise: era la prima volta che riusciva a fare qualcosa di cui qualcun altro fosse orgoglioso. O geloso.

*

La mattina dopo Anna ed Elise stavano narrando ad un folto corteo di studenti di come Liz avesse fatto guadagnare venti punti a Serpeverde, preparando una perfetta Pozione Galleggiante e sollevando la piovra con un incantesimo potentissimo. Elizabeth sorrideva tronfia e firmava autografi a quelli del primo anno che la guardavano con la più profonda ammirazione. C'era chi aveva assistito al reale svolgimento dei fatti, ma non era il caso di correggere Liz: per prima cosa perché i suoi genitori erano dipendenti di gran rilievo al Ministero della Magia, e poi perchè era un peccato perdere un'occasione per mettere Sara in ridicolo; Liz non mancava di far presente di come Sara tremasse di paura e non avesse fatto niente per tutta la durata della punizione, cosa che aveva fatto perdere alla Casa i venti punti faticosamente guadagnati.

Adesso tutti i Serpeverde la guardavano con odio.

Ma lei si rifiutava di sentire o vedere: dopotutto era di nuovo in infermeria, per la seconda volta in due settimane.

Ma stavolta la situazione minacciava di farcela restare molto più a lungo.

*

Erano trascorse due settimane dalla punizione con la piovra gigante, e l'argomento era diventato un pettegolezzo passato di moda. Adesso tutti erano troppo impegnati con l'ultimo articolo della Gazzetta del Profeta, nonostante fosse ancora più vecchio.

Non c'era timore nel considerare che Sara poteva essere una diurna: in fondo nessuno ci credeva, ma era una buona scusa per prenderla in giro. Nessuno era ancora riuscito a vedere i suoi denti, perché Sara parlava poco e non rideva mai.

Mentre era in infermeria, sapeva benissimo che sul suo conto se n'erano dette di tutti i colori. E sapeva anche che Sirius Black, il ragazzo che aveva incontrato per la prima volta da Olivander, aveva suggerito ai tre avvoltoi una maledizione da lanciare sul suo baule, che si sarebbe mangiato qualsiasi cosa messa al suo interno e l'avrebbe fatta ricomparire chissà dove. Sara, un po' perché si sentiva costantemente addosso una selvaggia voglia di piangere, un po' perché odiava ogni essere vivente di quella scuola, e un po' perché doveva cercare tutti gli oggetti vittime della maledizione del baule, non frequentò le lezioni.

Silente lo sapeva, ma non diceva niente.

Sara aveva imparato alla perfezione l'Incantesimo dell'Invisibilità e ora girava tranquillamente per i corridoi, finalmente non obbligata a nascondersi per non essere vista quando marinava la scuola.

Novembre era già verso la sua metà, quando Sara riuscì a togliere la maledizione dal sua baule e a recuperare tutto ciò che le era sparito. Decise di portare un po' il suo corvo in giro per la scuola, così Disilluse anche lui, il quale parve decisamente stupito, e si avviò per i corridoi di Hogwarts. Aveva scoperto il suo ritmo ideale: non era molto meglio marinare le lezioni e studiare per conto proprio magie di livello o più alto e certamente più utili?

Era così abituata a farlo che ormai le sembrava assurdo frequentare le lezioni.

E visto che nessuno faceva niente per prendere provvedimenti, era doppiamente incoraggiata a fare di testa propria. Non si spiegava come mai quella mansuetudine e quella sornioneria da parte del corpo docente soprattutto di Silente, ma dal momento che la situazione per lei era vantaggiosa, decise di approfittarne e basta senza far domande.

Quel giorno scoprì tanti passaggi segreti da garantirle una conoscenza del castello superiore perfino a quella del Custode. Grazie ai suoi poteri mentali era in grado di vedere doveva volava il suo corvo senza essere costretta a legargli un filo alla zampa, e la sua tosse consentiva all'animale di capire esattamente dove fosse.

Nonostante l'invisibilità, cercava di evitare qualsiasi essere umano. Non le andava di essere di nuovo rintronata di pensieri non suoi come succedeva ogni volta che si trovava vicino a qualsiasi cosa avesse un sistema nervoso.

Fu esplorando uno dei tanti passaggi segreti che aveva scoperto, che si ritrovò di colpo in una minuscola stanza vagamente comparabile con uno sgabuzzino per le scope. Dinanzi a lei, poco lontano dalla porta che si era appena richiusa alle spalle, c'era uno specchio. Un grosso specchio ovale dalla cornice decorata, con una frase che Sara non ebbe il tempo di leggere: infatti era troppo impegnata a guardare la propria immagine riflessa (cosa non molto normale, dato che era invisibile). Era certa di non essere lei, ma si rese conto che la persona nello specchio rifletteva esattamente i suoi movimenti.

Solo dopo una lunga osservazione si rese conto che era proprio lei... lei come non si era mai vista di fronte a uno specchio: era più grande, aveva la pelle molto più scura di come in realtà era. Due sfavillanti occhi azzurro cielo scintillavano all'ombra di una frangia biondissima. Sorrideva e i suoi denti erano perfettamente normali. Dietro di lei c'erano una serie di professori e studenti che applaudivano e la fissavano con sguardi pieni di ammirazione. La ragazza rideva con una felicità quasi eccessiva, ravvivandosi di tanto i tanto i lunghi capelli. Portava la spilla di Prefetto e reggeva la coppa del Quidditch. Dietro di lei c'era un ragazzo senza volto che le abbracciava i fianchi.

Sara non capiva.

Si guardò alle spalle, ma non c'era nessuno. Si voltò ovunque, potenziò al massimo la sua percezione mentale... ma non sentì niente.

Nessuno.

Tutta quella scena era solo nello specchio. Purtroppo, disse una voce nella sua testa. Sara osservò bene i lineamenti della ragazza riflessa nello specchio, e fece ancora qualche movimento, qualche gesto stupido: ma la persona riflessa la imitava sempre. Tentò di toccare nel vuoto, ma ancora una volta ebbe la prova che non c'era proprio niente intorno a sé. Prova di cui non aveva bisogno: aveva capito.

Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi.

Cercò di aprire il suo cervello...

Ecco che sfrecciava in un labirinto fatto di immagini in movimento e sfumato di rosso molto scuro. Spesso incappava in un vicolo cieco, correva all'impazzata, rivedeva i suoi sogni e i suoi ricordi, e intanto si inoltrava sempre più rapidamente nel suo labirinto.

Ecco... ecco la stessa ragazza nello specchio. Sara lo riconobbe: era un desiderio. Un desiderio profondo, molto profondo.

Cancellati, cancellati, ringhiò. Fu con uno sforzo doloroso che Sara riuscì ad eliminare quel desiderio dal suo cervello, e ancora una volta si rese conto che il suo potere non era altro che una maledizione, un qualcosa di mostruoso. Poteva cancellare anche ciò che era involontario... poteva dominare qualsiasi cosa che il cervello decidesse...

Spalancò gli occhi di colpo.

La ragazza bionda era sparita. Lo specchio la rifletteva ora esattamente per com'era. Non più una folla sciolta nell'ammirazione, non più un ragazzo senza volto, non più una ragazza più grande, più bella... non più una persona normale.

Di nuovo, stagliato nella polvere, il volto di un mostro.

Sara lo fissò per ore, e pianse.

*

Sara si accorse che ormai era notte. Il buio si era impadronito del minuscolo stanzino come pure dei corridoi stretti e non illuminati del passaggio segreto che aveva percorso per arrivarci. Accese una luce sulla punta della sua bacchetta magica; si asciugò gli occhi gonfi e tirò accuratamente giù le maniche dell'uniforme, per nascondere le braccia piene di tagli nuovi e ancora lucidi di sangue fresco.

Il corvo l'aveva guardata preoccupato per tutto il tempo, poi, in uno strano atteggiamento affatturo, aveva cominciato a becchettarla delicatamente sulla guancia. Sara lo aveva accarezzato debolmente, piangendo, e si chiese perché aveva cancellato quel desiderio dal suo cervello: almeno avrebbe potuto vederlo di nuovo ogni tanto, nello specchio, tanto per illudersi che un giorno la vita sarebbe stata migliore.

Stava già per andarsene, con gli occhi ancora lucidi, quando sentì con chiarezza uno smisurato potere mentale nell'aria. Una specie di vibrazione, di messaggio telepatico. Istintivamente si voltò verso lo specchio. Non rifletteva più lei, ma una sagoma dalla pelle grigio-verdastra, gli occhi rossi dardeggianti sotto il mantello nero.

In un primo momento Sara pensò a un Dissennatore, e una morsa impazzita di terrore le attanagliò lo stomaco. Poi si rese conto che era qualcosa d'aspetto un po' più umano, seppure trasfigurato.

Il
potere...

Sara si tappò le orecchie. Ma scoprì che la voce le rimbombava direttamente nel cranio, senza passare dalle orecchie. Era abituata a quella sensazione, ma riusciva sempre a trovarla fastidiosa. Adesso però era certa che nella stanza non ci fosse nessuno. Non stava sentendo i pensieri di qualcuno vicino a lei, e il corvo stava pensando a ben altro: aveva l'istinto di fuggire, volare via.

L'unica arma della vendetta...

Sara sentì un qualcosa di selvaggio risvegliarsi in lei.

Qualcosa di irresistibilmente diabolico, una proposta allettante, alla quale non poteva dire di no... la vendetta... L'unica cosa che aveva progettato per anni.

Io posso darti tutto il potere
che desideri...

Sì, lui, qualsiasi cosa fosse, era potente.

Sara se lo sentiva.

Ma contemporaneamente una specie di onda anomala spazzava i suoi pensieri ribaltandoli tutti e facendola sentire ridicola. Che diavolo stava facendo? Doveva scappare... andarsene da quello specchio...

Vieni da me...

L'eco continuò a rimbombarle nella testa, e in tutte le ossa, ancora molto a lungo. Il pianto si era estinto dai suoi occhi, ora c'era solo un sudore freddo che faceva bruciare le ferite. Una parte di Sara voleva scappare lontano da quella tentazione, voleva soltanto mettersi a dormire e ignorarla... ma la parte di Sara che aveva sopportato per tre anni, e ancora di più, la vita peggiore che potesse mai essersi immaginata, pensò che era quella la cosa giusta da fare: vendetta.

Ed era un istinto invincibile.