Pensieri
(.bruciore intenso che promana da questo odioso Marchio, simbolo
dannato della mia schiavitù ed orrido emblema dei miei errori.)
La cena stasera è interminabile. E' da oltre un'ora che i miei occhi sono ostinatamente fissi sul piatto, così non c'è anima viva che possa avere l'ardire di rivolgermi la parola. Non ho quasi toccato cibo. La mia intera esistenza sembra compressa nel ricordo di quel bacio, durato pochi, interminabili ed incantevoli secondi. Stringo spasmodicamente i pugni sotto la tavola, fino a farmi male. Tu sei qui al mio fianco, silenziosa ed imbarazzata. Ma eri languidamente abbandonata tra le mie braccia tremanti, poco fa. Ora le tue labbra sono rigidamente accostate, ma si sono soavemente dischiuse quando le ho castamente sfiorate, pieno di timore. Hai risposto al mio bacio con il mio stesso incontenibile desiderio, con la mia stessa irrefrenabile passione. ho sentito il suo corpo vibrare con voluttà mentre cercava un più intimo contatto con il mio corpo eccitato. Non posso averti fraintesa. Non posso aver travisato il tuo evidente comportamento. Eppure tu ami Lupin. anche su questo non ho dubbi. Tu devi amare Remus. Io voglio che tu ami Remus. La testa mi gira, la gola è riarsa e brucia. Allungo la mano verso la caraffa dell'acqua. tu stai facendo lo stesso movimento improvviso. non riesco ad evitare il contatto. Posso solo chiudere gli occhi per non annegare ancora nel tuo sguardo. Non riesco a controllare il mio cuore, i suoi battiti impazziti. mi manca l'aria, non riesco a respirare. Mi alzo di scatto dalla tavola, facendo cadere la sedia dietro di me. E fuggo via.
L'aria fredda del mio sotterraneo sta finalmente entrandomi nei polmoni. Mi fermo e mi appoggio al muro. ho la vista ancora lievemente annebbiata. Ma l'udito funziona perfettamente. e sento i tuoi passi che si avvicinano velocemente. Apro la porta del mio appartamento e mi dispongo ad attenderti. Sei spuntata dal fondo del corridoio con quel tuo passo leggero, quasi di corsa. L'ampia gonna del tuo abito ondeggia leggera, avvolgendo le tue gambe quasi a volerle metterle in risalto alla mia vista. Che è tornata perfetta. La spallina dell'abito, quella che Lucius ti aveva strappato, è scivolata giù dalla spalla: il mio Incantesimo di Riparazione non è stato perfetto. L'espressione del tuo viso, seppur sorridente, non mi lascia comprendere quali pensieri si agitano nel tuo cuore. Devi essere molto confusa dal mio assurdo comportamento. Se io ho ben compreso il tuo desiderio, tu certo devi aver riconosciuto il mio. era così evidente quando hai premuto il tuo corpo contro il mio! Ora sei entrata ed io sto accuratamente sigillando la porta, volgendoti le spalle, cercando di guadagnare tempo. pensando a cosa fare, a cosa dirti. Se ti permetto di avvicinarti ancora a me. so già che non avrò scampo e. crollerò miseramente. Ti desidero troppo: il tuo profumo inebriante sconvolge ancora i miei sensi, il tuo intenso sapore è vivido sulle mie labbra, sento la tua pelle morbida sotto le dita. Di nuovo mi manca l'aria. No, devo mandarti via. nessun'illusione mi è permessa. Ora calerò di nuovo la maschera sul mio volto: io sono solo il disgustoso, sgradevole, insensibile, detestabile Professore di Pozioni, per te. Devo esserlo, senza alcuna esitazione. affinché tu non corra rischi, perché tu non debba soffrire a causa mia. Perdonami amore mio.
Severus cominciò a parlare ancora prima di girarsi completamente. La sua voce era un sibilo freddo e tagliente: - Spero che la mia ignobile sceneggiata serva a tenere Malfoy lontano da te almeno per un bel pezzo! - La stava guardando con occhi vacui, un sopracciglio leggermente inarcato ed un accenno di sorriso beffardo sulle labbra. Alhyssa si sentì definitivamente morire. Stava ancora per gettarsi tra le sue braccia quando quelle parole taglienti l'avevano bloccata, come investita dalla gelida onda di un torrente in piena. Com'era possibile che si fosse trattato di un'ignobile sceneggiata? C'era l'infinita dolcezza dell'amore nelle labbra appassionate che avevano inizialmente sfiorato le sue, c'era il fuoco impetuoso della passione e del desiderio in quel bacio ardente durato per l'eternità di quei brevi istanti. Non era stata una finzione la sua. e neppure Severus poteva aver recitato. non a quel modo, con quella passione, con quell'evidente desiderio! Perché ti amo Severus? Uomo odioso che prima mi regali una dolcezza infinita ed una travolgente passione. e poi mi uccidi col gelo delle tue parole! Lo fissò negli occhi, in profondità, per cercare di scorgere la verità. per cercare di capire. Ma vi trovò solo il gelo ed il nulla infinito delle tenebre. Si morse le labbra e scosse la testa all'indietro, facendo ondeggiare i lunghi capelli. - Sceneggiata. - sibilò freddamente - . non avrei potuto trovare un termine più appropriato per descrivere l'accaduto! - Sceneggiata. sceneggiata. quella parola rimbombava nella sua mente, la rintronava, la faceva barcollare. Lei voleva solo Severus, il suo amore, i suoi baci. - Bene. Allora non c'è nulla da aggiungere. Vai a dormire. - ordinò il mago. Alhyssa corse rapida verso la scala, per nascondere le lacrime che ormai non riusciva più a trattenere: - Sì, nient'altro da aggiungere. -
*
Alhyssa si svegliò all'improvviso: qualcuno stava bussando insistentemente alla sua porta. Eppure sembrava ancora piena notte: solo il lieve chiarore della luna che brillava nel cielo stellato illuminava la stanza. - Severus. sei tu? - chiese titubante. - Sì. - Il cuore di Alhyssa prese a battere all'impazzata: - Entra. - sussurrò, cercando di controllare il tremito della sua voce. Severus aprì lentamente la porta ed entrò. Indossava solo un paio di pantaloni neri e la camicia, sempre nera, era completamente aperta sul petto liscio e forte. Ad Alhyssa sembrò una visione incantata, da prima sfocata, i cui contorni si disegnavano sempre più chiaramente a mano a mano che lui si avvicinava al letto. Il viso pallido, incorniciato dai lunghi capelli neri, sembrava possedere una sua propria luminosità. Ed in quel volto gli occhi neri brillavano con straordinaria intensità. Senza dire una sola parola Severus si sedette sul bordo del letto e rimase a fissarla, a lungo. Non si udiva alcun rumore, solo il loro respiro che si faceva sempre più ansimante ad ogni istante che passava. Ed il battito martellante dei loro cuori innamorati. Poi Severus si chinò verso di lei, con un lieve sorriso sulle labbra appena dischiuse: - Ti amo. - sussurrò piano, mentre le sue labbra si poggiavano lievi a sfiorare le sue. Alhyssa chiuse gli occhi.
Un rumore secco interruppe quell'attimo incantato. Alhyssa riaprì gli occhi di scatto, annaspando per un istante nel buio totale. Non c'era la luna, non c'erano le stelle. non c'era neppure Severus. Era stato solo un sogno. Dal piano di sotto provenivano dei rumori: lui era sveglio e si stava movendo per la stanza. Alhyssa si lasciò tristemente ricadere sul cuscino mentre le immagini e le sensazioni di quella lunga giornata passavano veloci nella sua mente. Poi i suoi ricordi si persero indietro nel tempo, volarono a sei mesi prima, a quell'ultima sera in cui avevano lavorato insieme. Udì nuovamente tutte le parole che lui, con voce rotta dal dolore, aveva pronunciato allora raccontandole del suo passato. Un uomo che aveva saputo amare molto, e così profondamente, da uccidere la donna che amava pur di risparmiarle una fine peggiore. Un uomo che sa amare ancora, immensamente. Un povero cuore che ha enormemente sofferto e che ancora atrocemente soffre. ma è colmo d'amore ed ha un estremo bisogno di amore. Lei avvertiva con intensità l'amore ed il dolore che sconvolgevano Severus. non poteva restarsene lì a guardare. Lei amava Severus, immensamente, da sempre. Doveva andare da lui, subito, e costringerlo ad accettare se stesso e l'amore che provava per lei. Doveva convincerlo ad accettare l'infinito amore che lei, Alhyssa, provava per lui. Si alzò, in camicia da notte, e scese veloce dalle scale. Severus era perfettamente vestito e stava uscendo. Indossava il mantello dei Mangiamorte, col cappuccio calato già sul volto. - Cosa succede? Dove vai? - chiese spaventata. - Il Marchio brucia. L'Oscuro Signore mi sta chiamando - rispose calmo il mago. - Aspetta. devo parlarti. - mormorò Alhyssa avvicinandosi a lui. - Non ora. - rispose risoluto. - Ti prego. è importante. - implorò lei. Severus esitò per un istante, facendo scivolare giù il cappuccio, poi soggiunse: - Non adesso. Appena tornerò. - - Tornerai? - chiese Alhyssa con voce flebile. Ancora Severus ebbe una lieve esitazione. - Sono sempre tornato. - mormorò con voce roca, lasciandosi sfuggire un sospiro. Il volto di Severus appariva esausto ed il suo portamento non era eretto come il solito. Era stanco, molto stanco. Snervato dal rischio e dalla continua incertezza in cui viveva ormai da anni. Stufo di odiare ed essere odiato. Stremato dal desiderio impossibile di poter nuovamente amare. - Sei stanco.non andare. - lo pregò Alhyssa. - . devo andare. - sussurrò appena. - Ti aspetterò. - mormorò la maga. - No. riposati. Dovrai avvertire Silente, domattina. E dovrai tenere lezione al posto mio. Dimostrami che sai degnamente sostituirmi. - disse con un'ombra di sorriso sul volto pallido e stanco. - Lo farò! - Lo seguì, con lo sguardo preoccupato, mentre usciva dalla porta, il cappuccio nuovamente calato sul viso ed il mantello strettamente avvolto al corpo. C'era ancora l'ombra di un sorriso sulle sue labbra. Alhyssa rimase a lungo appoggiata alla porta, sconsolata, pensando ai rischi ai quali stava andando incontro l'uomo che amava. e lei ancora non gli aveva detto quanto profondamente lo amava. - Torna. ti prego. - sussurrò dolcemente - Voglio darti tutto il mio amore. -
Ecco, sono di nuovo solo, in questa Foresta che mi pare, al tempo stesso, unica amica affezionata e pericolosa nemica mortale. Non mi sono ancora abituato al bruciore intenso che promana da questo odioso Marchio, simbolo dannato della mia schiavitù ed orrido emblema dei miei errori. Non mi abituerò mai, non posso farlo. Così come non posso rassegnarmi a sentirlo bruciare e dilaniare la mia carne ma, soprattutto, la mia povera anima. o quello che ne rimane. Per oltre dieci anni avevo quasi sperato di essermene liberato. eppure, sapevo bene che non poteva essere così facile. che sarebbe stato ben altro il prezzo che avrei dovuto pagare per tutte le terribili colpe commesse in quei giorni infausti della mia giovinezza. Mi ero anche illuso che la morte di Beryll sarebbe potuta essere un prezzo sufficiente. ed ho cercato di seppellire la mia anima in un gelido sotterraneo. e fingere di continuare a vivere. Ma ogni notte, da quindici interminabili anni, sempre perfettamente puntuali, gli incubi del mio passato escono dalle tenebre per tormentarmi. ed il viso di Beryll, sullo sfondo, mi sorride con distaccata tristezza. Ed ora, da quando l'Oscuro Signore è tornato, i miei incubi si sono fatti più vividi ed è sempre più rosso e reale il sangue che scorre tra le mie mani, notte dopo notte. Il mio presente è tornato a riempirsi di morte. le mie mani si sono di nuovo sporcate di sangue. No, non è più il sangue innocente che un tempo versavo ai piedi dell'Oscuro come macabro tributo. ma sono sempre assordanti le urla delle vittime che rimbombano nelle mie orecchie, nel silenzio buio della notte. E' nei miei occhi che si riflette il cupo terrore che li attanaglia nel momento in cui la morte li sorprende. E' il mio cuore che sprofonda ogni volta di più in quel baratro infinito di sofferenza. E' la mia anima che si perde completamente nelle tenebre della disperazione. Poi un giorno sei comparsa tu Alhyssa. col tuo meraviglioso sorriso, unico raggio di luce che risplende nell'oscurità del mio cuore. Un cuore che ti ama immensamente. Ma tu sei la luce ed io l'oscurità, tu sei l'amore ed io l'odio, tu sei il sorriso ed io il pianto. non potremo mai incontrarci. Rischierei solo di distruggere la tua anima. se non addirittura la tua vita. Ti amo Alhyssa, senza alcuna speranza. Ma non riesco a fare a meno di amarti. Non riesco ad impedirmi di amarti. perché io, con tutto me stesso, non desidero null'altro che amarti. Ho bisogno di amarti, perché tu sei la luce ed il calore. ed il tuo sorriso è la mia unica speranza. la mia vita.
(.bruciore intenso che promana da questo odioso Marchio, simbolo
dannato della mia schiavitù ed orrido emblema dei miei errori.)
La cena stasera è interminabile. E' da oltre un'ora che i miei occhi sono ostinatamente fissi sul piatto, così non c'è anima viva che possa avere l'ardire di rivolgermi la parola. Non ho quasi toccato cibo. La mia intera esistenza sembra compressa nel ricordo di quel bacio, durato pochi, interminabili ed incantevoli secondi. Stringo spasmodicamente i pugni sotto la tavola, fino a farmi male. Tu sei qui al mio fianco, silenziosa ed imbarazzata. Ma eri languidamente abbandonata tra le mie braccia tremanti, poco fa. Ora le tue labbra sono rigidamente accostate, ma si sono soavemente dischiuse quando le ho castamente sfiorate, pieno di timore. Hai risposto al mio bacio con il mio stesso incontenibile desiderio, con la mia stessa irrefrenabile passione. ho sentito il suo corpo vibrare con voluttà mentre cercava un più intimo contatto con il mio corpo eccitato. Non posso averti fraintesa. Non posso aver travisato il tuo evidente comportamento. Eppure tu ami Lupin. anche su questo non ho dubbi. Tu devi amare Remus. Io voglio che tu ami Remus. La testa mi gira, la gola è riarsa e brucia. Allungo la mano verso la caraffa dell'acqua. tu stai facendo lo stesso movimento improvviso. non riesco ad evitare il contatto. Posso solo chiudere gli occhi per non annegare ancora nel tuo sguardo. Non riesco a controllare il mio cuore, i suoi battiti impazziti. mi manca l'aria, non riesco a respirare. Mi alzo di scatto dalla tavola, facendo cadere la sedia dietro di me. E fuggo via.
L'aria fredda del mio sotterraneo sta finalmente entrandomi nei polmoni. Mi fermo e mi appoggio al muro. ho la vista ancora lievemente annebbiata. Ma l'udito funziona perfettamente. e sento i tuoi passi che si avvicinano velocemente. Apro la porta del mio appartamento e mi dispongo ad attenderti. Sei spuntata dal fondo del corridoio con quel tuo passo leggero, quasi di corsa. L'ampia gonna del tuo abito ondeggia leggera, avvolgendo le tue gambe quasi a volerle metterle in risalto alla mia vista. Che è tornata perfetta. La spallina dell'abito, quella che Lucius ti aveva strappato, è scivolata giù dalla spalla: il mio Incantesimo di Riparazione non è stato perfetto. L'espressione del tuo viso, seppur sorridente, non mi lascia comprendere quali pensieri si agitano nel tuo cuore. Devi essere molto confusa dal mio assurdo comportamento. Se io ho ben compreso il tuo desiderio, tu certo devi aver riconosciuto il mio. era così evidente quando hai premuto il tuo corpo contro il mio! Ora sei entrata ed io sto accuratamente sigillando la porta, volgendoti le spalle, cercando di guadagnare tempo. pensando a cosa fare, a cosa dirti. Se ti permetto di avvicinarti ancora a me. so già che non avrò scampo e. crollerò miseramente. Ti desidero troppo: il tuo profumo inebriante sconvolge ancora i miei sensi, il tuo intenso sapore è vivido sulle mie labbra, sento la tua pelle morbida sotto le dita. Di nuovo mi manca l'aria. No, devo mandarti via. nessun'illusione mi è permessa. Ora calerò di nuovo la maschera sul mio volto: io sono solo il disgustoso, sgradevole, insensibile, detestabile Professore di Pozioni, per te. Devo esserlo, senza alcuna esitazione. affinché tu non corra rischi, perché tu non debba soffrire a causa mia. Perdonami amore mio.
Severus cominciò a parlare ancora prima di girarsi completamente. La sua voce era un sibilo freddo e tagliente: - Spero che la mia ignobile sceneggiata serva a tenere Malfoy lontano da te almeno per un bel pezzo! - La stava guardando con occhi vacui, un sopracciglio leggermente inarcato ed un accenno di sorriso beffardo sulle labbra. Alhyssa si sentì definitivamente morire. Stava ancora per gettarsi tra le sue braccia quando quelle parole taglienti l'avevano bloccata, come investita dalla gelida onda di un torrente in piena. Com'era possibile che si fosse trattato di un'ignobile sceneggiata? C'era l'infinita dolcezza dell'amore nelle labbra appassionate che avevano inizialmente sfiorato le sue, c'era il fuoco impetuoso della passione e del desiderio in quel bacio ardente durato per l'eternità di quei brevi istanti. Non era stata una finzione la sua. e neppure Severus poteva aver recitato. non a quel modo, con quella passione, con quell'evidente desiderio! Perché ti amo Severus? Uomo odioso che prima mi regali una dolcezza infinita ed una travolgente passione. e poi mi uccidi col gelo delle tue parole! Lo fissò negli occhi, in profondità, per cercare di scorgere la verità. per cercare di capire. Ma vi trovò solo il gelo ed il nulla infinito delle tenebre. Si morse le labbra e scosse la testa all'indietro, facendo ondeggiare i lunghi capelli. - Sceneggiata. - sibilò freddamente - . non avrei potuto trovare un termine più appropriato per descrivere l'accaduto! - Sceneggiata. sceneggiata. quella parola rimbombava nella sua mente, la rintronava, la faceva barcollare. Lei voleva solo Severus, il suo amore, i suoi baci. - Bene. Allora non c'è nulla da aggiungere. Vai a dormire. - ordinò il mago. Alhyssa corse rapida verso la scala, per nascondere le lacrime che ormai non riusciva più a trattenere: - Sì, nient'altro da aggiungere. -
*
Alhyssa si svegliò all'improvviso: qualcuno stava bussando insistentemente alla sua porta. Eppure sembrava ancora piena notte: solo il lieve chiarore della luna che brillava nel cielo stellato illuminava la stanza. - Severus. sei tu? - chiese titubante. - Sì. - Il cuore di Alhyssa prese a battere all'impazzata: - Entra. - sussurrò, cercando di controllare il tremito della sua voce. Severus aprì lentamente la porta ed entrò. Indossava solo un paio di pantaloni neri e la camicia, sempre nera, era completamente aperta sul petto liscio e forte. Ad Alhyssa sembrò una visione incantata, da prima sfocata, i cui contorni si disegnavano sempre più chiaramente a mano a mano che lui si avvicinava al letto. Il viso pallido, incorniciato dai lunghi capelli neri, sembrava possedere una sua propria luminosità. Ed in quel volto gli occhi neri brillavano con straordinaria intensità. Senza dire una sola parola Severus si sedette sul bordo del letto e rimase a fissarla, a lungo. Non si udiva alcun rumore, solo il loro respiro che si faceva sempre più ansimante ad ogni istante che passava. Ed il battito martellante dei loro cuori innamorati. Poi Severus si chinò verso di lei, con un lieve sorriso sulle labbra appena dischiuse: - Ti amo. - sussurrò piano, mentre le sue labbra si poggiavano lievi a sfiorare le sue. Alhyssa chiuse gli occhi.
Un rumore secco interruppe quell'attimo incantato. Alhyssa riaprì gli occhi di scatto, annaspando per un istante nel buio totale. Non c'era la luna, non c'erano le stelle. non c'era neppure Severus. Era stato solo un sogno. Dal piano di sotto provenivano dei rumori: lui era sveglio e si stava movendo per la stanza. Alhyssa si lasciò tristemente ricadere sul cuscino mentre le immagini e le sensazioni di quella lunga giornata passavano veloci nella sua mente. Poi i suoi ricordi si persero indietro nel tempo, volarono a sei mesi prima, a quell'ultima sera in cui avevano lavorato insieme. Udì nuovamente tutte le parole che lui, con voce rotta dal dolore, aveva pronunciato allora raccontandole del suo passato. Un uomo che aveva saputo amare molto, e così profondamente, da uccidere la donna che amava pur di risparmiarle una fine peggiore. Un uomo che sa amare ancora, immensamente. Un povero cuore che ha enormemente sofferto e che ancora atrocemente soffre. ma è colmo d'amore ed ha un estremo bisogno di amore. Lei avvertiva con intensità l'amore ed il dolore che sconvolgevano Severus. non poteva restarsene lì a guardare. Lei amava Severus, immensamente, da sempre. Doveva andare da lui, subito, e costringerlo ad accettare se stesso e l'amore che provava per lei. Doveva convincerlo ad accettare l'infinito amore che lei, Alhyssa, provava per lui. Si alzò, in camicia da notte, e scese veloce dalle scale. Severus era perfettamente vestito e stava uscendo. Indossava il mantello dei Mangiamorte, col cappuccio calato già sul volto. - Cosa succede? Dove vai? - chiese spaventata. - Il Marchio brucia. L'Oscuro Signore mi sta chiamando - rispose calmo il mago. - Aspetta. devo parlarti. - mormorò Alhyssa avvicinandosi a lui. - Non ora. - rispose risoluto. - Ti prego. è importante. - implorò lei. Severus esitò per un istante, facendo scivolare giù il cappuccio, poi soggiunse: - Non adesso. Appena tornerò. - - Tornerai? - chiese Alhyssa con voce flebile. Ancora Severus ebbe una lieve esitazione. - Sono sempre tornato. - mormorò con voce roca, lasciandosi sfuggire un sospiro. Il volto di Severus appariva esausto ed il suo portamento non era eretto come il solito. Era stanco, molto stanco. Snervato dal rischio e dalla continua incertezza in cui viveva ormai da anni. Stufo di odiare ed essere odiato. Stremato dal desiderio impossibile di poter nuovamente amare. - Sei stanco.non andare. - lo pregò Alhyssa. - . devo andare. - sussurrò appena. - Ti aspetterò. - mormorò la maga. - No. riposati. Dovrai avvertire Silente, domattina. E dovrai tenere lezione al posto mio. Dimostrami che sai degnamente sostituirmi. - disse con un'ombra di sorriso sul volto pallido e stanco. - Lo farò! - Lo seguì, con lo sguardo preoccupato, mentre usciva dalla porta, il cappuccio nuovamente calato sul viso ed il mantello strettamente avvolto al corpo. C'era ancora l'ombra di un sorriso sulle sue labbra. Alhyssa rimase a lungo appoggiata alla porta, sconsolata, pensando ai rischi ai quali stava andando incontro l'uomo che amava. e lei ancora non gli aveva detto quanto profondamente lo amava. - Torna. ti prego. - sussurrò dolcemente - Voglio darti tutto il mio amore. -
Ecco, sono di nuovo solo, in questa Foresta che mi pare, al tempo stesso, unica amica affezionata e pericolosa nemica mortale. Non mi sono ancora abituato al bruciore intenso che promana da questo odioso Marchio, simbolo dannato della mia schiavitù ed orrido emblema dei miei errori. Non mi abituerò mai, non posso farlo. Così come non posso rassegnarmi a sentirlo bruciare e dilaniare la mia carne ma, soprattutto, la mia povera anima. o quello che ne rimane. Per oltre dieci anni avevo quasi sperato di essermene liberato. eppure, sapevo bene che non poteva essere così facile. che sarebbe stato ben altro il prezzo che avrei dovuto pagare per tutte le terribili colpe commesse in quei giorni infausti della mia giovinezza. Mi ero anche illuso che la morte di Beryll sarebbe potuta essere un prezzo sufficiente. ed ho cercato di seppellire la mia anima in un gelido sotterraneo. e fingere di continuare a vivere. Ma ogni notte, da quindici interminabili anni, sempre perfettamente puntuali, gli incubi del mio passato escono dalle tenebre per tormentarmi. ed il viso di Beryll, sullo sfondo, mi sorride con distaccata tristezza. Ed ora, da quando l'Oscuro Signore è tornato, i miei incubi si sono fatti più vividi ed è sempre più rosso e reale il sangue che scorre tra le mie mani, notte dopo notte. Il mio presente è tornato a riempirsi di morte. le mie mani si sono di nuovo sporcate di sangue. No, non è più il sangue innocente che un tempo versavo ai piedi dell'Oscuro come macabro tributo. ma sono sempre assordanti le urla delle vittime che rimbombano nelle mie orecchie, nel silenzio buio della notte. E' nei miei occhi che si riflette il cupo terrore che li attanaglia nel momento in cui la morte li sorprende. E' il mio cuore che sprofonda ogni volta di più in quel baratro infinito di sofferenza. E' la mia anima che si perde completamente nelle tenebre della disperazione. Poi un giorno sei comparsa tu Alhyssa. col tuo meraviglioso sorriso, unico raggio di luce che risplende nell'oscurità del mio cuore. Un cuore che ti ama immensamente. Ma tu sei la luce ed io l'oscurità, tu sei l'amore ed io l'odio, tu sei il sorriso ed io il pianto. non potremo mai incontrarci. Rischierei solo di distruggere la tua anima. se non addirittura la tua vita. Ti amo Alhyssa, senza alcuna speranza. Ma non riesco a fare a meno di amarti. Non riesco ad impedirmi di amarti. perché io, con tutto me stesso, non desidero null'altro che amarti. Ho bisogno di amarti, perché tu sei la luce ed il calore. ed il tuo sorriso è la mia unica speranza. la mia vita.
