(…si ripiegò improvvisamente su se stesso, trattenuto solo dalle catene che gli
segavano i polsi sottili, mentre un lungo rantolo gli sfuggiva dalle labbra …)
Un unico, veloce sguardo e Severus seppe subito perché Voldemort l'aveva chiamato: c'era un prigioniero da interrogare… un povero essere umano da torturare a lungo prima che la morte potesse scendere pietosa su di lui. Quante volte, quante volte… o maledetti ricordi, quante volte donò pietosamente quella morte, così sospirata, trafiggendo infine con un unico colpo, secco e profondo, il povero cuore della vittima designata. Insopportabili ricordi… era stato proprio lì, in quella maledetta fortezza, che il suo pugnale aveva trapassato la sua dolce Beryll. In quell'odiosa fortezza, piena di passaggi segreti, che lui conosceva alla perfezione… ma nella quale non era riuscito a trovare alcuna via di fuga per la donna che amava… se non quella pietosa morte.
Da quel suo primo colpo d'occhio Severus si rese conto che Voldemort aveva già permesso ai suoi Mangiamorte di divertirsi a lungo con la vittima. L'uomo, infatti, era caduto in ginocchio, appariva stremato ed aveva il volto pesto e sanguinante. Anche gli abiti, lisi e malandati, erano sporchi di sangue. Ora Voldemort voleva estorcergli delle informazioni: per questo lui era stato chiamato. Si avvicinò lentamente a Voldemort osservando il prigioniero che tentava faticosamente di alzarsi, mentre le risate dei Mangiamorte, chiusi in cerchio attorno a lui, sembravano colpirlo come crudeli staffilate. Poi il cerchio si allargò un poco e Severus poté vedere bene l'uomo che, a fatica, si era ormai rialzato da terra e, coraggiosamente e con orgogliosa dignità, guardava in viso l'Oscuro Signore.
Per un istante brevissimo una minuscola scintilla di felicità avvampò nel cuore di Severus: quell'uomo era Remus Lupin. L'uomo che Alhyssa amava…
- Severus, finalmente. – disse Voldemort con voce metallica, priva di qualsiasi emozione. – Ti fai sempre attendere. –
- Sono qui Oscuro Signore. Ai tuoi ordini, come sempre. – rispose Piton altrettanto impassibile.
Un sorriso senza alcun calore stirò le labbra di Voldemort:
- Abbiamo un nuovo prigioniero, Severus. Un tipo difficile… e mi serve il tuo aiuto. – mormorò l'Oscuro indicando Il prigioniero.
Lupin stava osservando Piton ed appariva sorpreso oltre ogni limite… ma anche sollevato. Severus evitò accuratamente di incrociare il suo sguardo.
- Ho la precisa sensazione che si tratti un "personaggio" importante, dal quale potremmo ottenere interessanti informazioni… - azzardò Voldemort – ma il dolore e la paura distorcono la sua mente… ed io non riesco a vedere. -
Piton costatò che Remus si era dimostrato un abile allievo nella difficile arte dell'Occlumanzia. Quindi Voldemort ancora non aveva scoperto nulla né sapeva di aver catturato un importante membro dell'Ordine Si stava girando verso di lui quando, con la coda dell'occhio, intravide Malfoy che entrava nella sala. Era venuto il momento di giocare d'anticipo.
- Io conosco bene questo mago, Oscuro Signore! Una vecchia ed alquanto… disprezzata conoscenza: Remus Lupin. – sibilò Piton con un ghigno cattivo sulle labbra, avvicinandosi al cerchio dei Mangiamorte e facendosi largo con prepotenza tra di loro.
– Un disgustoso, lurido, intollerabile Lupo Mannaro! – sibilò sferrando un calcio alle ginocchia del prigioniero – Che mi è stato fra i piedi per troppo tempo… dalla scuola fino ad oggi! –
Lupin cadde di nuovo in ginocchio e Piton lo afferrò ruvidamente per il mento sollevandogli il viso:
- Non c'è la luna piena ad aiutarti ad ammazzarmi, stanotte, bastardo! –
Lupin lo guardava incredulo, con i suoi limpidi occhi grigi velati dal dolore ed offuscati dalla tristezza. Ma gli occhi di Piton erano un gelido specchio nero che non poteva essere minimamente scalfito. Remus non riusciva a credere a quello che stava accadendo… e la paura s'impadronì di nuovo di lui, prepotentemente. Un sospiro sfuggì dalle sue labbra tumefatte, con poche confuse parole:
- Quello scherzo… io non sapevo… Severus… -
Un nuovo, violento calcio allo stomaco colpì Lupin che gemette e piegò il capo.
Malfoy si era avvicinato. Un gelido sorriso beffardo era sulle sue labbra:
- E' dolce il tempo della vendetta… vero Severus? –
Piton non lo degnò di uno sguardo ed estrasse invece il suo pugnale. Lo puntò alla gola di Lupin mentre lo sollevava per un braccio e lo spingeva davanti a Voldemort.
- Bene Severus, è tutto tuo. Sai già cosa fare. – disse Voldemort con voce assolutamente piatta e senza alcun'espressione sul freddo volto da serpente. - E quando non avrà più nulla di interessante da dire… allora potrà cominciare il tuo "divertimento". –
Lupin vide gli occhi sanguigni di Voldemort illuminarsi per una frazione di secondo: l'unico segno vitale in quel volto cadaverico.
Piton annuì e fece cenno a due giovani Mangiamorte di seguirlo, mentre si dirigeva verso i sotterranei della fortezza spingendo rudemente Lupin.
- Severus… tu non puoi… io non ci credo… - mormorò Remus a fatica, le labbra gonfie e lacerate dalle percosse.
- Taci Remus… non fiatare. – sibilò Piton premendogli ulteriormente il pugnale alla gola. Una goccia di sangue zampillò quando la lama scalfì la tenera pelle del collo… e Lupin non aprì più bocca.
Erano arrivati alla fine del lugubre corridoio sotterraneo: uno dei giovani Mangiamorte aprì la porta della cella ed entrò con Piton, aiutandolo ad immobilizzare Lupin al grosso palo che troneggiava al centro della stretta e buia cella. Nello sguardo del prigioniero brillava manifesto l'odio per il suo torturatore. Il ragazzo poté però chiaramente notare che lo sguardo era anche colmo di sofferenza. Poi Piton gli fece bruscamente cenno di uscire.
Il ragazzo uscì in silenzio, richiudendosi la porta alle spalle e si mise di guardia di fianco all'altro Mangiamorte chiedendogli sottovoce:
- Lo hai riconosciuto anche tu, adesso? –
- Certo. Era il nostro Professore di Difesa Contro le Arti Oscure due anni fa. –
- Già, il Mannaro. – sghignazzò il ragazzo più alto.
L'urlo di dolore proveniente dalla cella li zittì per un istante. Ripresero a voce molto più bassa.
- Certo che il Professor Piton non scherza… -
Un altro urlo, lunghissimo ed agghiacciante, uscì dalla stanza.
- Non ne avevo mai avuto il minimo dubbio... – rispose piano l'altro. Sembrava fortemente a disagio ed ogni nuovo lamento di Lupin lo faceva rabbrividire.
Nei successivi minuti i due ragazzi rimasero immobili, avvolti dal gelido silenzio del sotterraneo, lacerato solo dalle urla strazianti del prigioniero.
All'improvviso la porta della cella si spalancò ed il Professore di Pozioni uscì furente, sbattendosi la porta alle spalle:
- Che nessuno si azzardi ad entrare in mia assenza. – ruggì.
Non aveva fatto in tempo a svoltare l'angolo del corridoio che incrociò Malfoy.
- Anche tu qui, nobile Lucius? A sprecare la tua notte in questi umidi sotterranei? – chiese Piton, memore delle offensive insinuazioni che Malfoy gli aveva rivolto solo poche ore prima. – Mi era sembrato di capire che tu preferissi dedicare le tue notti a ben altre "piacevoli" incombenze… - concluse, mentre un ironico sorriso si dipingeva sul suo volto pallido.
- Ero venuto a controllare il tuo operato. – rispose Malfoy con tono arrogante – Non vorrei che tu ti fossi troppo "addolcito"… e non fossi più in grado di far parlare un prigioniero… -
Piton picchiò lentamente la lama del pugnale, sporca di sangue, sul palmo della mano:
- Tu credi? – chiese con indifferenza, inarcando appena un sopracciglio.
Malfoy osservava con evidente disgusto il sangue sulle mani di Piton e sui suoi abiti.
- Sangue di Mannaro… - mormorò sprezzante.
- Sangue Lucius, solo sangue. E sembra incredibilmente uguale al mio ed al tuo sangue. Al nostro purissimo sangue! – sibilò Piton sputando a terra e superando Malfoy.
- Dove vai? –
- A prendere del Veritaserum. Inutile perdere tempo adesso. Prima le informazioni. – disse con un ghigno perfido sul viso. – Mi divertirò dopo. Ma tu stai alla larga dal mio prigioniero! –
Quando Piton fu di ritorno Malfoy lo stava aspettando davanti alla cella, furioso.
- Questi due idioti non mi hanno lasciato entrare. – sibilò.
- Benissimo. – esclamò Piton con un ghigno soddisfatto - Significa che diventeranno degli ottimi Mangiamorte: hanno obbedito ai miei ordini. –
Ad un suo cenno imperioso, il ragazzo più alto aprì la porta per farli entrare, approfittandone per dare una sbirciata all'interno: il prigioniero era sempre legato al grosso palo, ma era scivolato in ginocchio e le braccia erano tese in alto, fermamente trattenute dalle catene. Il capo era reclinato in avanti.
- In piedi Remus. – ordinò Piton strattonandolo.
Lo sguardo col quale Remus investì Piton e Malfoy era colmo di odio.
- Apri la bocca. – disse Piton avvicinandogli una pipetta alle labbra serrate. – Aprila avanti… - sibilò cercando di infilargliela in bocca a forza.
All'improvviso Malfoy afferrò Lupin per i capelli e gli tirò violentemente indietro la testa.
Gli occhi di Piton lo fulminarono:
- Faccio da solo. Stammi alla larga. –
- La tua mano mi sembrava troppo dolce… - insinuò Malfoy.
- Forse solo perché appaia più crudele dopo… per questo mio "amico"… -
Così dicendo Piton sostituì con la sua mano la ruvida presa di Lucius e allungò una violenta ginocchiata al basso ventre di Lupin.
Remus si lasciò sfuggire un gemito di dolore e Severus, fulmineo, inserì le tre gocce di pozione tra le sue labbra.
Lupin si ripiegò improvvisamente su se stesso, trattenuto solo dalle catene che gli segavano i polsi sottili, mentre un lungo rantolo gli sfuggiva dalle labbra e gli occhi gli si annebbiavano.
Un sorriso crudele aleggiava sul viso pallido e teso di Severus.
- Bene, "caro Remus". Ora mi racconterai tutto! –
Lupin, con estrema sofferenza, si stava raddrizzando. I suoi occhi grigi, di solito limpidi e sorridenti, erano offuscati dal dolore per le torture subite ed ora lampeggiavano di un furioso odio impotente. Fronteggiò con dignità i suoi torturatori e serrò strettamente le labbra, mentre un lungo tremito squassava ancora il suo corpo magro.
Severus lo fissò a lungo, con attenzione, quindi mormorò, con estrema serietà, quasi parlando solo con se stesso:
- Non sta facendo effetto… ma non è… Il Ministero deve essere incredibilmente riuscito a trovare un antidoto al Veritaserum! –
- Perché il Ministero? – chiese Malfoy, molto perplesso.
- Chi altri può interessarsi dell'Oscuro Signore, in questo momento, visto che nessuno è informato del suo ritorno? – rispose sarcastico Piton.
- Al Ministero nessuno crede al suo ritorno! – esclamò Malfoy con evidente disprezzo nella voce strascicata.
- Forse non sei ben informato, Lucius. – sussurrò Piton, mentre un sorriso obliquo gli incurvava le labbra – Ma io lo scoprirò… puoi esserne certo! –
Si girò improvvisamente verso Lupin, gli occhi fiammeggianti d'ira e la bacchetta in mano, esclamando:
- Crucio! –
Gli occhi grigi di Lupin si dilatarono improvvisamente, traboccanti di un incredulo stupore. Spalancò la bocca in un'esclamazione di sorpresa… ma ne uscì solo un urlo agghiacciante, saturo d'indicibile sofferenza. Quindi cominciò a contorcersi e dimenarsi, trattenuto dalle catene che tintinnavano straziandogli i polsi esili. Cadde presto in ginocchio, mentre un ghigno crudele si allargava sul volto eccitato di Piton, dove i suoi occhi risaltavano come frammenti di ghiaccio nero.
Il mago si volse verso Malfoy che ricambiò la sua odiosa espressione.
- Allora Remus, cosa ne dici? Era da troppi anni che attendevo questo momento… - sussurrò Piton, con voce soavemente crudele - … da quella notte di luna piena in cui ho scoperto, a mio danno, qual'era la tua vera natura! –
Piton continuava a tenere la bacchetta fermamente puntata su Lupin che si contorceva orribilmente per il dolore. Il volto di Piton era una maschera contorta dall'odio. Malfoy sghignazzò, quindi volse le spalle per uscire:
- Bene, Severus… vedo che la "dolcezza" non fa per te. Oggi pomeriggio, per un momento, avevo avuto l'impressione… – sussurrò con perfida voce strascicata – … ma sono contento d'essermi sbagliato. –
Prima di chiudere la porta aggiunse gelidamente:
- Devo sistemare alcune cose. Ma tornerò più tardi: non voglio perdermi quest'altro spettacolo che hai deciso di offrirmi. –
Severus si volse nuovamente verso Lupin, gli occhi quasi febbricitanti.
I due giovani Mangiamorte, di guardia alla porta, continuarono ad udire le urla strazianti del prigioniero. Poi ci fu un improvviso silenzio. Piton uscì dalla cella richiudendosi la porta alle spalle.
- Che nessuno entri. Mi serve un'altra pozione. Tornerò subito. – ordinò con voce gelida, avviandosi con estrema lentezza lungo il corridoio, quasi zoppicando.
