10. Esplosione di desiderio

(…ed il suo desiderio esplose all'improvviso, incontrollabile ed infuocato,

come mai avrebbe potuto immaginare …)

Severus si rigirò ancora nel letto, ormai sveglio… e s'immobilizzò. Sentiva forte il profumo inebriante di Alhyssa. Lei era lì, al suo fianco: ne percepiva il corpo nudo sotto le coperte, caldo e fremente, vicino al suo… troppo vicino! In quelle condizioni resistere a se stesso ed al suo desiderio era assolutamente impossibile… neppure lui poteva pensare di farcela. Aprì gli occhi e la vide, bellissima e sorridente, come sempre. Desiderabile oltre ogni immaginazione. Lei sì avvicinò un poco, fino ad arrivare a sfiorare le sue labbra. Un bacio delicato, un tenero sfiorarsi di labbra che si protrasse a lungo. Sentiva il respiro lieve di lei, percepiva il suo profumo. Assaporava la sua bocca in quel dolce bacio a fior di labbra… ed il suo desiderio esplose all'improvviso, incontrollabile ed infuocato, come mai avrebbe potuto immaginare. Il bacio si trasformò, divenne sempre più profondo ed appassionato, intimo e penetrante. La strinse più forte, premendola contro il suo corpo, ormai eccitato quasi oltre il limite. Le mani di Alhyssa scesero sul suo petto, poi sul ventre, delicate ma tremanti di eccitazione, a slacciargli i pantaloni. Le labbra di lei percorsero brucianti il suo petto inseguendo le mani. Ma lui la fermò cercando di avvicinarla di nuovo al suo viso:

- No, non voglio. Ti desidero da impazzire… - sussurrò ansimante - … ma prima voglio ancora baciarti dolcemente, guardarti negli occhi con tenerezza e sussurrarti mille volte il mio amore e la mia passione. –

Si alzò un poco, chinandosi in avanti per fermarla. Improvvisamente il dolore lancinante al petto ed alla spalla bloccò il suo movimento… e lo svegliò.

Alhyssa era seduta sul letto, vicinissima, china su di lui e stava cercando di tenerlo fermo:

- Calmati, non t'agitare…la tua ferita! E' solo un sogno… stai fermo! –

Alhyssa lo stava osservando ed un certo stupore si era diffuso sul suo viso. Notò il deciso rossore sul volto di Severus ed il suo respiro stranamente ansimante. Lui appariva molto agitato e, soprattutto, tremendamente imbarazzato. Nel suo sguardo ardevano impetuose, e totalmente incontrollate, le intense fiamme nere del desiderio e della passione.

In quel momento Severus stava ardentemente desiderando di potere svanire.

Si era reso conto che si era trattato solo di un sogno… ma quel sogno aveva provocato tangibili ed imbarazzanti conseguenze. Non solo si ritrovava bagnato come un ragazzino alle prese con le sue prime polluzioni notturne… ma era ancora terribilmente eccitato. Ed Alhyssa era lì, a pochi centimetri da lui, ancora ignara dell'uragano che lo aveva appena travolto. Lo sforzo per non attirarla a sé e stringerla con tutto il suo folle desiderio e la sua incontenibile passione… fu immane. Ma ora… cosa, cosa stava facendo Alhyssa? Stava cercando di sollevare il lenzuolo… no, non era possibile!  Si aggrappò alla coperta impedendole di spostarla. Si vergognava enormemente di quanto era successo durante il sogno e poi… poi non era affatto presentabile…

Alhyssa sorrise, senza riuscire a capire perché lui si opponesse con tanto vigore:

- Voglio solo medicarti Severus, ma devo spostare un po' le lenzuola. –

Lui deglutì a fatica, mentre sentiva il viso accendersi di un nuovo rossore. Smise di opporsi e spostò un poco le coperte.

Alhyssa prese a disfare la fasciatura:

- Hai dormito tutto il giorno come un angioletto… ed io sono stata bravissima a sostituirti. – esclamò la maga ridacchiando – Sai… ho l'impressione che i tuoi allievi si stanno augurando che tu faccia molte altre assenze. -

Severus rispose con un incomprensibile e cupo borbottio.

- La ferita va molto meglio. L'effetto di quella tua pozione è veramente strabiliante. Ti rifaccio una fasciatura molto leggera e ti lascio libero il braccio. – spiegò. – Bene, ora puoi alzarti, se te la senti… e venire perfino a cena in Sala Grande! –

Severus annuì… ma non poteva certo alzarsi dal letto davanti a lei.

- Dammi la vestaglia. –

Alhyssa lo guardò stupita… ma gli porse in silenzio l'indumento richiesto. Il suo stupore aumentò notevolmente quando lo vide compiere ridicole contorsioni per infilarsi la vestaglia restando sotto le lenzuola. Finalmente riuscì nell'intento ed uscì dal letto, senza neppure scostare un poco le coperte, e s'infilò velocemente in bagno dopo aver preso gli abiti per cambiarsi. Lo seguì con lo sguardo mentre, lentamente, uno strano sospetto si faceva strada nella sua mente.

Si girò verso il letto e alzò le coperte con un colpo deciso… quindi passò le dita su un'ombra che aveva individuato sul lenzuolo. Il suo viso si aprì in uno splendido sorriso malizioso… molto malizioso. Ora capiva perché si era barricato sotto le coperte ed aveva preteso la vestaglia. Si mordicchiò le labbra, felice:

- Mmmm… ma allora sei anche tu un essere umano! – sussurrò a se stessa.

*

Severus uscì furioso dal bagno:

- Non riesco a mettere la casacca. Stringe troppo e preme sulla ferita, maledizione. –

- Allora non metterla… che problema c'è? – gli sorrise Alhyssa – Stai così bene con quella camicia bianca e quei pantaloni… così aderenti… - sussurrò provocante.

Si avvicinò al mago, con un malizioso desiderio nei lucenti occhi verdi. Severus l'allontanò bruscamente dirigendosi verso l'armadio.  Le voltava le spalle mentre si toglieva la camicia ed Alhyssa non poté fare a meno di ammirare il suo bel corpo, asciutto e muscoloso. Indossò quindi una pesante camicia di velluto nero, dalla complicata allacciatura con alamari d'argento, che lo mise seriamente in difficoltà a causa della ferita che gli impediva di muovere liberamente il braccio.

- Ti aiuto io ad annodare quei legacci. – sussurrò con dolcezza Alhyssa.

Severus non poté impedire che lei si avvicinasse. Socchiuse gli occhi e gli sembrò di impazzire mentre le sue dita gli sfioravano la pelle.

- Stringi bene i nodi. – ordinò seccamente.

- E' così bianca la tua pelle… così morbida e liscia… - sospirò Alhyssa con occhi sognanti.

Severus sentiva nuovamente esplodere il sé il desiderio per il corpo di Alhyssa, lo immaginava premuto contro il suo, nudo, come nel sogno. Poi sentì le sue mani che cercavano di infilargli la camicia nei pantaloni. Si ritrasse di scatto:

- Lascia stare! – sibilò.

Se lei lo avesse sfiorato ancora solo per un istante… sapeva che avrebbe totalmente perso anche quel minimo residuo di autocontrollo che gli era rimasto.

- Scendi a cena. Ti raggiungo tra poco. – le intimò con voce tagliente.

Il suo tono non ammetteva repliche ed Alhyssa scomparve velocemente dalla porta.

*

Quando Piton arrivò in Sala Grande e si sedette alla tavola degli insegnanti, il suo atteggiamento, freddo e scostante come il solito, non lasciava trasparire nulla di ciò che gli era accaduto pochi minuti prima. Sul suo viso era dipinta la solita espressione di lieve disgusto per ogni cosa che lo circondava, mentre i suoi occhi parevano nuovamente scivolare indifferenti su tutto. Rimaneva chiuso nel suo abituale e scontroso mutismo, interrotto solo da qualche sporadico monosillabo di risposta, sibilato con la consueta e distaccata freddezza.

In quell'imponente barriera di gelida indifferenza c'era solo un impercettibile varco, sconosciuto a tutti ad eccezione di Alhyssa. E quando i loro occhi s'incontrarono, solo per poche frazioni di secondo, prima che lui rifuggisse da quello sguardo fatale, la maga comprese fino in fondo la tempesta che infuriava dentro di lui. Ma quella sera il Professor Piton fu particolarmente attento… e nessun accidentale sfioramento avvenne tra le loro mani, né altri sguardi s'incrociarono tra loro.

Non appena terminata la cena, Piton si diresse al suo appartamento, seguito a breve distanza dalla sua assistente. Il Professore, però, non imboccò la solita scala per scendere al suo sotterraneo e si diresse invece verso un corridoio laterale, facendole cenno di seguirlo.

Alhyssa esitò un attimo.

- Seguimi. – sibilò lui nervosamente.

Arrivarono davanti ad una porta, dipinta sul muro, situata all'incirca sopra l'appartamento del Professore, un piano più sotto. Il mago borbottò un complesso incantesimo e colpì il muro con la bacchetta: la porta divenne improvvisamente reale e si aprì rivelando l'appartamento di Alhyssa. Piton entrò dirigendosi velocemente verso la porta e le scale che scendevano nel suo appartamento. Pronunciò ancora una formula complicata ed entrambe scomparvero. Solo un muro spoglio rimaneva davanti a lui.

Il viso della maga era triste e terribilmente deluso:

- Mi hai imposto quella porta quando per me era simbolo di prigionia. – mormorò – Perché me la togli, ora che è diventata simbolo d'amore? –

Severus la guardò con occhi tristi:

- E' a me stesso che la tolgo… -

- Ti prego… abbracciami… -

- No… non posso... non devo… - sospirò il mago, socchiudendo gli occhi e girando il capo di lato.

- Vorrei che Malfoy fosse qui! – esclamò Alhyssa.

- Ma cosa dici… - mormorò il mago, la preoccupazione intensamente dipinta sul viso.

- Così tu mi proteggeresti… e mi stringeresti a te! –

Severus scrollò desolatamente la testa e si diresse alla porta.

- Ti prego… ti prego… solo un abbraccio… un bacio… - implorò ancora Alhyssa – So che lo desideri quanto me… che lo sogni con la mia stessa intensità… -

Il mago si fermò e strinse forte i pugni, cercando di farsi male con le unghie. Stava tremando… stava combattendo strenuamente. Eppure sapeva perfettamente che non desiderava altro che perdere quella sua crudele battaglia… e lasciarsi finalmente andare… Si girò e fece un passo verso di lei, verso il suo sorriso…

Ma poi si voltò di nuovo verso la porta e fece per fuggire via.

Alhyssa però lo afferrò per un braccio.

Severus si girò molto lentamente e la contemplò a lungo, intensamente, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannato ed i suoi occhi erano ardente fuoco nero:

- No, lasciami. Non è ancora il momento. – disse afferrandole la mano e liberando il braccio dalla sua presa.

Poi, sempre guardandola come se volesse bruciarla con l'intensità del suo amore, sussurrò piano, con voce calda e sopraffatta dalla passione:

- Ti amo e ti desidero… più di qualsiasi altra cosa al mondo. Non puoi neppure immaginare quanto vorrei poterti stringere a me, dolcemente… con ardore. Sfiorare le tue incantevoli labbra con le mie. Riempire di baci teneri e delicati tutto il tuo splendido viso. Accarezzare i tuoi lunghi capelli, lisci e morbidi come la seta… farli risplendere tra le mia dita ai riflessi del fuoco. Tenerti tra le braccia, vicino al mio cuore… percepire i battiti del tuo cuore che accelerano follemente insieme con i miei. E baciarti… con tutto l'amore, la passione ed il desiderio che da così lungo tempo sono in me e mi travolgono ormai inesorabilmente. Baciarti e stringerti forte a me per tutta la notte… per tutta la vita! –

Alhyssa non riusciva neppure più a respirare, travolta com'era dalla forza di quelle parole meravigliose… di quell'amore immenso, del quale lei era l'oggetto disperatamente bramato… eppure ancora e sempre sfuggito.

Cercò di abbracciarlo ma lui, ancora, la respinse:

- Sono pazzo di te, non riesco quasi a controllare il mio corpo. – sussurrò Severus a fatica, con voce roca ed il respiro sempre più ansimante – Il desiderio che provo per te è così… forte… da essere ormai… doloroso. Ma non posso, non devo. –

Il mago chiuse gli occhi e scrollò lentamente la testa, mordendosi le labbra e stringendo i pugni:

- Già così tu corri un rischio terribile! Nessuno deve capire quanto tu sei importante per me. Nessuno! Né gli amici né i nemici… solo questo può salvarti! –

Ora Severus stava quasi gridando:

- Io ti amo troppo per farti correre dei rischi… non posso perderti! Questa volta non potrei farcela… io non voglio vivere senza di te! –

Si girò di scatto verso la porta, per uscire. Poi sembrò ripensarci e si volse di nuovo verso Alhyssa:

- Ora torno dall'Oscuro. Devo concludere la questione di Lupin. – disse con voce atona.

Alhyssa sentì il terrore avvolgerla nelle sue gelide spire e gridò:

- Non ti lascerò andare da solo! La tua ferita è ancora grave. Anche se sei un mago potente… -

- Grazie a quella pozione la ferita è quasi rimarginata. – la interruppe Severus con voce calma e controllata – Non correrò alcun pericolo… se mai riuscirò a tenerti lontano dai miei pensieri! –

Alhyssa aveva preso la sua decisione e si era piazzata davanti alla porta:

- No! Non ti permetterò di andare da solo a rischiare la tua vita. – esclamò con voce ferma e sicura - Anch'io ti amo follemente, anch'io sono pazza di te… Io accetterò le tue condizioni a patto che tu accetti le mie. –

Ora erano gli occhi di Alhyssa che sprizzavano scintille incandescenti. Era assolutamente determinata a difendere il suo amore. Lui la voleva proteggere? Bene, si sarebbe lasciata proteggere ma solo a patto di poter, a sua volta, proteggere lui. E stargli vicino, sempre, ad ogni costo!

- Voglio essere sempre al tuo fianco, e poterti aiutare se sarà necessario. Nessuno potrà farci del male se saremo insieme. – disse con assoluta sicurezza - Ma se non me lo permetterai… io farò comprendere a tutti il nostro amore! –

Severus la stava osservando, solo in piccola parte stupito… ma soprattutto orgoglioso di quella decisa e coraggiosa reazione. La sua Alhyssa… la sua adorata Alhyssa… non era proprio il tipo di donna da poter rinchiudere in un'arcana torre di cristallo per difenderla dai pericoli del mondo! Lo sapeva, lo sapeva perfettamente… e lo aveva sempre saputo. Anche se ci aveva provato… ovviamente senza riuscirci! La sua coraggiosa e combattiva Alhyssa, il migliore Auror che non avesse mai conosciuto, piena di determinazione e d'ottimismo. Che esigeva di stare al suo fianco, che difendeva e combatteva fino in fondo per i suoi diritti, che osava perfino ricattarlo… La sua dolce Alhyssa innamorata di lui… Si rese improvvisamente conto che averle parlato così sinceramente, averle dichiarato il suo amore ed il suo desiderio senza più alcun velo… gli aveva fatto molto bene. Chiuse gli occhi. Si sentiva finalmente tranquillo: le dolci emozioni d'amore vorticavano in lui, ma ora aveva la strana sensazione di poterle tenere sotto controllo. Era felice, molto felice. Piacevolmente e pericolosamente felice. Cercò ancora di controbattere, ma ormai senza convinzione:

- Mi stai ricattando… -

- Non posso fare altro Severus. Ti amo, perdonami, ma non posso lasciarti andare solo. Ti prego… -

Le sorrise… non poteva far altro che accettare. E lei lo sapeva perfettamente. Anche se non lo dava per nulla a vedere.

- Passiamo dal mio studio, prima. Devo prendere alcune pozioni. – disse, mentre le volgeva le spalle.

Avrebbe voluto dare alla sua voce quel solito tono gelido… ma si rese conto che con lei, ormai, era del tutto inutile. Una finzione non più necessaria. Un peso in meno da sopportare.

*

Mentre sistemava nelle tasche interne del mantello le fialette che potevano essergli utili, le indicò un'ampolla:

- Quella è la miglior pozione per l'invisibilità esistente al mondo. L'unico problema è la ridotta durata del suo effetto: una goccia per dieci minuti di totale invisibilità. Ma non si può assumerne più di una goccia per volta a causa di un potente veleno che è tra i componenti essenziali della pozione. –

- Terrò attentamente d'occhio l'orologio e travaserò la pozione in una provetta dotata di contagocce di sicurezza. – rispose Alhyssa con noncuranza.

Severus annuì. Era bello tornare a lavorare con lei. Non era necessario darle spiegazioni né farle raccomandazioni: sapeva di potersi fidare ciecamente.

L'unico, piccolo, irrilevante problema… era che si stavano preparando per andare a visitare l'Inferno ed il Diavolo in persona li stava attendendo!

Ormai erano arrivati nella Foresta Proibita, oltre i limiti degli incantesimi di protezione di Hogwarts.

 - Alhyssa, devi promettermi che qualsiasi cosa accada… -

- Continuerò a prendere la mia goccia ogni dieci minuti! - lo interruppe la maga con voce tranquilla, alzando lo sguardo su di lui e sorridendogli con dolcezza.

- … e non commetterai imprudenze… -

- Quando mai le ho fatte?! – chiese Alhyssa con tono innocentemente stupito. – Allora, andiamo? –

Severus sospirò teatralmente:

- Se proprio devi venire anche tu… -

Poi le tese una mano e l'attirò a sé, cingendole appena la vita con un braccio:

- Prendi la tua goccia, conta fino a tre e poi mi smaterializzerò portandoti con me. –

Mentre gli cingeva il collo, negli occhi di Alhyssa ci fu un guizzo malizioso che Severus colse immediatamente:

- … e non pensare, nemmeno per un brevissimo istante, di provare ad approfittare della tua invisibilità… - le sussurrò piano, stringendola però un po' di più a sé.

Il sorriso di Alhyssa illuminava la notte ed il suo cuore. Era bella, troppo bella e troppo vicina per continuare a guardarla. Chiuse gli occhi, sorridendo felice, mentre lei sorbiva la sua goccia…