(…era dolce il sorriso di Severus… dolcissimo… ed erano piene d'infinito amore
le lacrime che Alhyssa sentiva scendere piano sulle proprie guance…)
Minerva McGranitt camminava speditamente per il corridoio: aveva con sé il bastone col quale era ritornata dal San Mungo anche se, effettivamente, ormai le serviva ben poco. Sembrava che il suo ritorno avesse fatto felici tutti. Proprio tutti. Persino il Professor Piton le aveva riservato un'accoglienza… inaspettatamente cordiale, quasi affettuosa! Durante la cena le era anche parso stranamente espansivo e chiacchierone: parlava con quella sua giovane assistente e, quasi quasi, sembrava perfino sorriderle. Certamente la ragazza se lo meritava: aveva avuto poco tempo per conoscerla… ma le era subito parsa simpatica. Una persona solare ed ottimista, ed Albus le aveva detto che era anche un Auror molto in gamba. Anche se, forse, era un tantino troppo esuberante per i suoi gusti. E, probabilmente, anche per i gusti del Professor Piton. Ammesso mai che, in fatto di donne, Severus avesse dei gusti. Perché, se li aveva, di certo li aveva sempre tenuti ben celati a tutti quanti. Minerva sorrise tra sé: su questo argomento il suo giovane collega le assomigliava certamente molto!
Eppure… eppure c'era qualcosa di strano nel Professor Piton, da quando era tornata. Non riusciva a focalizzarlo… ma c'era qualcosa di diverso… forse i suoi occhi… Ecco sì, erano gli occhi: brillavano di nuovo intensamente, come un tempo, tanti anni prima, quando era arrivato a Hogwarts, giovanissimo professore poco più che ventenne. I suoi occhi brillavano nuovamente di voglia di vivere.
Ma perché diavolo continuava a pensare al suo giovane collega invece di concentrasi sull'inseguimento di quei due ragazzi? Sorrise ancora tra sé. Era buffo, ma lo svolazzare del mantello di uno di loro le aveva ricordato il tipico modo di muoversi del Professor Piton: solo lui riusciva a far ondeggiare il mantello con quella fluida e disinvolta eleganza. Solo lui.
Ma non poteva certo essere lui. Il suo sorriso divenne ancora più aperto e sottilmente divertito. Li aveva intravisti solo per un attimo, erano grandi e dovevano essere dell'ultimo anno… e stavano chiaramente amoreggiando. Poi era arrivata lei ed il rumore li aveva fatti fuggire.
Quei ragazzi impudenti! Amoreggiare nei corridoi! Il suo volto divenne nuovamente accigliato: se c'era una cosa che non riusciva a sopportare era proprio quella.
Forse perché per lei il tempo dell'amore non era mai arrivato… Un lungo sospiro le uscì dalle labbra sottili, di solito strettamente serrate, mentre si avvicinava silenziosamente… ed il suo sospiro si confuse con l'ansimare che proveniva da dietro l'angolo. Poteva chiaramente sentire l'appassionato fruscio del loro bacio.
Il suo passo non era più tanto veloce e sicuro: il tempo dell'amore era arrivato anche per lei… eppure l'aveva lasciato fuggire… non aveva mai saputo cogliere al volo la giusta occasione…
Stava per girare l'angolo e si ricompose: avrebbe tolto un bel po' di punti a quei due… in giro a fare quel genere di cose dopo le undici di sera!
- Bene Signori… il vostro divertimento, per questa sera, finisce qui! – esclamò con voce secca ed acuta – Il vostro comportamento vi costerà… -
Le parole le morirono in bocca e lo stupore si diffuse in un lampo sul suo volto, ancor più intenso che sul volto del giovane che, lievemente rosso in viso ed ancora ansimante per la passione appena trasfusa in quell'ardente bacio, la guardava esterrefatto, mormorando:
- Professoressa McGranitt…io… io… -
Minerva non riusciva a credere ai propri occhi: lui, proprio lui, uno dei pochi ragazzi che, in sette anni di scuola, non aveva mai sorpreso in atteggiamenti del genere… Anzi, ora che ci pensava, raramente l'aveva visto appartato da solo con una ragazza. Eppure ora era lì, proprio davanti ai suoi increduli occhi e, impudentemente, nascondeva sotto il suo mantello l'identità della ragazza.
Si passò una mano sugli occhi, quasi come a cercare di fare scomparire quell'improbabile visione. Ma quando riaprì gli occhi lui era ancora lì, immobile ed enormemente imbarazzato, davanti a lei. Doveva proprio rassegnarsi all'evidenza. Aveva appena sorpreso il Professor Severus Piton mentre baciava con passione una sua giovane studentessa!
- Questa è una cosa gravissima… voglio sapere chi è la studentessa. Poi il Preside deciderà cosa fare! – disse lentamente, a bassa voce.
- Minerva… Minerva come puoi pensare che io… io sia con una mia studentessa?! –
Piton sembrava quasi più stupito di lei nel sentirla formulare quell'accusa così infamante contro di lui.
- Severus! Direi proprio che l'evidenza è contro di te! – esclamò con voce seccata – Voglio vedere la ragazza, Severus, ora! – ordinò infine.
Piton socchiuse gli occhi un istante e scrollò la testa: come aveva potuto essere stato così stupido da farsi sorprendere come un ragazzino idiota!
- Minerva, ti prego, non è una studentessa! – mormorò infine il professore, scoraggiato.
La professoressa McGranitt spalancò gli occhi e lo guardò con una strana espressione, come se un sospetto ancora più assurdo si stesse formando nella sua mente in quell'istante:
- Non sarà mica uno… - ma le parole le morirono sulle labbra.
- No, dannazione Minerva. NO! – gridò Piton, tenendo sempre accuratamente il suo mantello a copertura dell'ignota persona. – Vuoi credermi, per favore, Minerva? – sospirò infine – Si tratta di una donna, adulta… Ma non intendo rivelarti di chi si tratta. –
- Mettiti nei miei panni, Severus. Vorrei potermi fidare di te… - sospirò Minerva - … ma non posso, non posso proprio correre il rischio… per il bene della scuola! –
Non c'era nulla fare: Alhyssa sapeva che Minerva aveva ragione e che non avrebbe ceduto. Sollevò di scatto il mantello ed uscì allo scoperto… con un sorriso imbarazzato sul bel volto sudato.
La professoressa McGranitt parve all'improvviso molto sollevata nel vederla, mentre Piton la fulminò con gli occhi.
- Severus… lei non avrebbe desistito… - cercò di scusarsi Alhyssa.
- Ci sono molti modi per convincere le persone. – sibilò Piton freddamente, estraendo la bacchetta con un rapido movimento e puntandola sulla McGranitt.
Le due donne lo guardavano, incredula Alhyssa e spaventata l'altra.
- Mi spiace Minerva. Purtroppo non ho alternative. –
La sua voce era gelida e tagliente mentre muoveva un passo verso di lei, la bacchetta ormai a pochi centimetri dal suo viso incredulo ed irrigidito dalla paura.
– Ma è solo per il tuo bene. E per quello di Alhyssa. Nessuno deve sapere del nostro amore! – disse, scandendo bene ogni singola parola – Farò un lavoro perfetto, non preoccuparti. – sussurrò.
Strinse forte la bacchetta e si concentrò. Un lampo bianco esplose all'improvviso mentre esclamava, con voce ferma e sicura:
- Oblivion! –
Minerva McGranitt si accasciò, senza sensi, tra le sue braccia.
*
La scuola è finalmente finita e tutti gli studenti sono tornati a casa loro: anche Harry Potter. Remus mi ha promesso che lo avrebbe scortato fino alla casa dei suoi zii dove, spero per tutti noi, sia veramente al sicuro. Lucius avrebbe potuto scoprire il suo l'indirizzo grazie a tutte le sue amicizie al Ministero… ma ora è ad Azkaban e quindi c'è un problema in meno cui fare fronte.
Se solo questo dannato Marchio smettesse di trasmettere questo atroce dolore al mio corpo… come vorrei poterlo strappare via per sempre dalla mia carne!
Finalmente ora potrò restare solo con te, Alhyssa, senza più nessuna finzione. Non più lunghe ed interminabili giornate passate in quell'aula a sorvegliare ogni mio gesto, a controllare ogni mio sguardo, a trattenere ogni mio desiderio. Non più colleghi che mi scrutano curiosi ed invadenti e mi costringono a imbavagliare le parole ed a reprimere i sorrisi; non più pranzi e cene consumati fianco a fianco senza poterti sfiorare, sfuggendo al tuo sguardo che, altrimenti, scatenerebbe il mio impossibile desiderio!
Finalmente saremo soli, io e te. E tu sarai mia, mia, infine completamente e solo mia!
Ecco, sei giunta all'ultimo commiato e stai salutando calorosamente la povera Minerva: ti senti in colpa, quasi più di me, per quell'Oblivion! Silente, invece, mi sta guardando con quei suoi sereni occhi azzurri… e mi sorride maliziosamente. Nessuno sta facendo attenzione a me, così posso ricambiare il suo sorriso: sono sicuro che lui sa con certezza del nostro amore… ma non ci tradirà mai… come io non tradirò mai lui. E' il nostro patto, indissolubile!
Alla fine ti sei sciolta da quell'interminabile abbraccio con Minerva e stai venendo verso di me, sorridente come sempre… ancora devo controllarmi e non posso correrti incontro. Rimango immobile, sul volto un'espressione impassibile e indifferente. Ma vorrei, invece, prenderti tra le braccia e farti volteggiare in aria… e poi stringerti forte a me… e baciarti. Ma devo ancora aspettare… ancora pochi, interminabili minuti. Mi mordo le labbra. Sei qui, di fronte a me, e mi stai salutando. Non riesco neppure a capire le tue parole… sono perso nei tuoi occhi… sto sognando il momento in cui ti porterò a casa mia… soli, io e te, lontani dal mondo… tu ed io!
- …ringraziare la Professoressa Umbridge che mi ha dato l'occasione per farle da Assistente, Professor Piton! –
C'è una splendida eccitazione nei tuoi occhi ed è così contagioso il tuo sorriso! La tua voce è leziosa: mi stai prendendo in giro… e sei così infinitamente bella! Borbotto, a bassa voce, qualcosa d'incomprensibile anche per me stesso: so che dovrei voltarti le spalle e tornare ai miei appartamenti… ma resto immobile a contemplarti, incantato dal tuo sorriso.
- Avanti, Severus, comportati da gentiluomo una volta tanto! –
Le parole di Silente hanno il potere di scuotermi dai miei sogni. Anche lui mi sorride, anche lui mi sta prendendo in giro.
- Accompagna la Signorina Keyleen a prendere le sue cose… per favore! –
Silente fatica quasi a trattenere una risatina mentre mi spinge verso di te… ed io obbedisco. Senza parlare ti indico le scale che portano all'ingresso e faccio un cenno di saluto col capo ad Albus. Ci incamminiamo, fianco a fianco, verso il tuo appartamento.
Solo il tempo per un lungo bacio appassionato al cui desiderio impellente non riesco più a resistere. Poi non servono neppure le parole: raccolgo da terra la borsa che avevamo già preparato e ti conduco velocemente fuori, nella Foresta Proibita.
E' dolcissimo il tuo sorriso ed alimenta il mio desiderio. Le tue mani mi cingono il collo mentre ti stringo a me. Gli ultimi raggi obliqui del sole che tramonta traggono intensi riflessi ramati dai tuoi lunghi e morbidi capelli castani. Tra pochi istanti saremo a casa mia: poso le mie labbra sulle tue e chiudo gli occhi sussurrandoti:
- Ti amo! –
Finalmente siamo soli.
Il mio sogno diventa realtà.
*
Alhyssa riaprì gli occhi mentre Severus allentava il suo abbraccio e posava a terra la borsa nella quale avevano stipato, rimpicciolite, le loro cose. Si guardò intorno incuriosita ed eccitata come una bambina. Severus non aveva voluto anticiparle nulla del luogo in cui l'avrebbe portata… solo che era casa sua! E che sarebbero stati, finalmente, completamente soli!
L'ora della sera appena iniziata tingeva l'aria di una delicata sfumatura blu-indaco, rendendo ancora più fatato il paesaggio attorno a lei, mentre il fragrante profumo dei pini la inebriava.
A poca distanza, proprio sotto di loro, vedeva la fine di un piccolo e stretto fiordo, dove l'acqua liscia e tranquilla del mare rifletteva il verde scuro dei boschi che ne costeggiavano le rive scoscese. L'aria era piena del rumore argenteo dell'acqua di alcune cascate che, lì vicine, scrosciavano allegre verso il mare. Intorno a loro, un grande bosco di conifere si arrampicava sulla montagna alle loro spalle e sembrava quasi voler nascondere e proteggere un tesoro inestimabile. Severus le sorrise dolcemente, in silenzio, mentre le prendeva la mano per guidarla, lentamente, lungo l'ampio e comodo sentiero.
All'improvviso il bosco si aprì davanti ai suoi occhi: in un'ampia radura si ergeva, solitaria ed imponente, una grande ed antica casa signorile: le spalle protette dal ripido versante della montagna ed i fianchi morbidamente confusi tra i grandi pini.
Le grandi vetrate ogivali del primo piano sembravano slanciarsi verso le acque limpide del fiordo, elegantemente contornate da sottili colonne ricoperte da un'edera scura, dai riflessi quasi blu. Due piccole torri svettavano su un lato, snelle e circolari, riparo di gufi e civette quella più piccola, ideale rifugio per gli innamorati che si amano sotto le stelle, quella più alta, col suo raffinato terrazzo coperto, sostenuto da delicate colonnine di marmo bianco sul quale l'edera aveva, da tempo immemorabile, disegnato complicati arabeschi. Sul tetto di ardesia scura, dagli intensi riflessi blu, una selva di abbaini appuntiti e di comignoli merlati di ogni dimensione e forma interrompeva la linearità della costruzione, creando un suggestivo disordine.
Davanti a lei un'ampia scalinata di legno scuro conduceva al piano terra, dove un profondo porticato copriva quasi interamente la facciata.
Severus la stava guardando e le sorrideva teneramente, immobile e silenzioso, beandosi quasi della sua curiosità. Infine la strinse a sé in un dolce ed appassionato abbraccio, coprendole il viso di baci delicati. Quindi la sollevò tra le braccia e salì le scale mentre il portone di legno istoriato si apriva, ubbidiente, davanti a lui, cigolando lievemente sui cardini.
Le prime stelle cominciavano ad apparire, tremule, nel cielo tinto di un vellutato color indaco che sfumava, lentamente, nell'intenso blu della notte.
*
Le mani delicate ed appassionate di Severus avevano più volte percorso tutto il suo corpo con carezze ardenti che riflettevano il suo intenso desiderio. Le sue labbra, tenere e brucianti, non avevano dimenticato nessun millimetro della sua pelle e si erano poi a lungo soffermate là dove lei più le desiderava. Le sue dita si erano più volte intrufolate in profondità in lei, con dolcezza prima e con insistente vigore poi, e la sua lingua, morbida e calda, aveva più d'una volta fatto esplodere il suo desiderio… per appagarlo poi pienamente…
Ora la stava stringendo forte tra le braccia mentre la baciava una volta ancora, con appassionata ed infinita bramosia. Sentiva il corpo eccitato di Severus premere sul suo, lo sentiva fremere e vibrare di desiderio… e quel desiderio era, finalmente, anche il suo. Mentre ricambiava quel bacio ardente aprì un poco le gambe e spinse in su il bacino e, all'improvviso, lo sentì scivolare giù, nell'umido scrigno della sua intimità. Sentì chiaramente l'altrettanto improvviso accelerare del battito del cuore di Severus… il respiro farsi più affannoso ed il bacio più lento, più profondo… mentre si sollevava un poco su un braccio e, lentamente, con estrema delicatezza cominciava ad entrare dolcemente e progressivamente in lei.
Alhyssa chiuse gli occhi abbandonandosi completamente alle sensazioni del suo corpo, alla tenera delicatezza dei movimenti di Severus che, ancora, non era completamente entrato in lei. All'improvviso un piccolo spasmo irrigidì appena il suo corpo: non era nulla, ma i sensi di Severus, tesi fino allo spasimo per percepire ogni sua sensazione, lo recepirono subito e lei lo sentì bloccare immediatamente ogni movimento, cominciando a ritrarsi.
- No! -
Alhyssa lo strinse forte con le braccia, cercando di trattenerlo in sé.
Severus le sorrise, accarezzandole lievemente la guancia:
- Non voglio darti neppure il più piccolo dolore, amore mio… - sussurrò sfiorandole appena le labbra – … io posso aspettare… ancora. -
- Sono io che non voglio più aspettare, Severus. Io ti voglio… ora e per sempre! –
Il volto sorridente di Severus splendeva di immensa felicità mentre riprendeva, con estenuante lentezza, a penetrare delicatamente in lei, senza mai abbandonarla con quel suo nero sguardo, infuocato d'amore ed attento ad ogni sua minima reazione.
Alhyssa richiuse gli occhi ed ancora si abbandonò a lui, al suo amore, alla sua dolcezza, alla sua delicata attenzione… fino a quando, infine, lo sentì completamente dentro di sé. Si strinse forte all'uomo che amava, all'uomo che col suo amore e la sua pazienza aveva saputo cancellare ogni suo terribile ricordo, all'uomo cha la amava infinitamente. Riaprì infine gli occhi offrendogli il suo splendido sorriso, quel sorriso che sapeva che lui tanto amava, il sorriso che lo aveva riportato alla vita.
Anche Severus le sorrideva, dolcemente, con amore, mentre le accarezzava piano e ripetutamente la guancia col pollice. Poi le sfiorò appena le labbra, sussurrandole:
- Ti amo, ti amo, ti amo… -
Infine si sollevò sulle braccia e prese a muoversi lentamente in lei, con tenera delicatezza, sempre sorridendole felice ma attento ad ogni sua più piccola reazione. Dolci movimenti, dapprima piccoli e lievi, poi più ampi e profondi. Movimenti lenti ed intensi, appassionati ed innamorati. Movimenti delicati che lo stavano facendo completamente impazzire dalla voglia, movimenti che voleva dolci solo per il piacere della sua Alhyssa, movimenti lenti che gli strappavano gemiti di piacere mentre si mordeva forte le labbra per frenare il suo impeto, movimenti ripetuti e reiterati che lo stavano portando, quasi, a perdere il controllo di sé. Ma gli bastava guardare l'espressione del viso di Alhyssa che, piano piano, veniva pervasa dall'estasi che le stava donando… per riuscire a continuare a muoversi dolcemente in lei, ancora ed ancora e poi ancora, continuando a rinviare il suo piacere per donarlo a lei… solo a lei… la sua adorata Alhyssa!
Il corpo di Alhyssa vibrava tra le sue mani, la sentiva sussultare ad ogni sua spinta delicata, sempre di più, sempre di più… Gemiti di piacere uscivano da quelle belle labbra, sempre più forti, mentre il respiro era sempre più affannato e sentiva le piccole mani stringersi forte intorno alle sue braccia, mentre il piacere della sua donna cresceva, saliva, si amplificava, si dilatava, pervadeva in profondità tutto il suo corpo. Infine la sua appassionata Alhyssa non riuscì più a trattenersi e gridò… gridò forte l'incantata ed intensa estasi che lui le stava facendo provare, per la prima volta in vita sua.
E Severus le sorrideva, felice come non era mai stato in vita sua, mentre si sorreggeva con un braccio, per non schiacciarla, e scendeva poi a sfiorarle le labbra, ad accarezzarle dolcemente e ripetutamente il volto, continuando quei suoi intensi movimenti che la portavano al culmine del piacere… ancora, ed ancora, ed ancora…
ogni volta mordendosi forte le labbra, ogni volta resistendo sempre più a fatica all'infinita bramosia di abbandonarsi al proprio piacere, ogni volta rimirando con infinito amore il viso felice ed estasiato della sua Alhyssa.
Infine si ritrasse lentamente da lei, tornando a baciarla dolcemente ed accarezzandole piano il volto accaldato.
Alhyssa lo guardava stupita, totalmente incredula di quanto stava accadendo. Non riusciva a capire, eppure… era certa che Severus non avesse raggiunto il suo piacere, dentro di lei. Lo sentiva ancora, fortemente eccitato, premere contro il suo corpo, sentiva il suo respiro affannato, percepiva ancora il suo desiderio… completamente intatto, anzi esacerbato e reso ancora più acuto, intenso e travolgente da tutto quello che era accaduto. Eppure Severus le stava dolcemente accarezzando il viso, sfiorava piano le sue labbra e la stringeva delicatamente a sé. E le sorrideva… un dolce, meraviglioso sorriso felice!
Incerta e titubante gli chiese:
- Ma tu, amore mio, tu non hai… -
Severus non le permise di completare la domanda e con un dolce bacio la zittì:
- Questa è la tua, vera, prima volta e voglio che sia solo tua… solo tua. Volevo che fosse pura, perfetta ed incontaminata. Mi sarebbe sembrato, quasi, di sporcarti se avessi pensato anche a me stesso. Questo deve essere un ricordo meraviglioso, unicamente tuo ed indimenticabile, che sarà sempre con te, l'unico ricordo che resterà nella tua mente, amore mio! –
- Ma tu… io voglio che tu… -
- Ci sono altri modi in cui sai darmi piacere… - le sorrise ancora Severus, dolcemente - … e sai essere bravissima… -
Un lungo bacio appassionato le chiuse ancora, delicatamente, la bocca:
- E domani sarai nuovamente mia… completamente mia… e la mia felicità non avrà mai fine! –
Era dolce il sorriso di Severus… dolcissimo… ed erano piene d'infinito amore le lacrime che Alhyssa sentiva scendere piano sulle proprie guance.
