16.             Lacrime di un Angelo

(… ed in loro c'era comprensione, rispetto, condivisione, accettazione.

Lacrime fatate, piene d'umanità, sensibili e generose …)

Il sole entra, luminoso e caldo, da questa grande ed antica finestra che si sporge sul fiordo ed irradia di luce il mio volto, pallido ma finalmente sereno. Sento sulla guancia il freddo marmo della colonnina centrale della bifora, mentre i capelli cadono in disordine sul mio viso, coprendomi parzialmente la visuale.  I raggi del sole che è ormai spuntato, alto, oltre la montagna, abbagliano i miei occhi, ed il tuo corpo, mia dolce Alhyssa, mi appare quale incantata visione tra le lucenti lenzuola di seta nera.

Il fresco odore dei boschi che attorniano la casa ha piacevolmente saturato la stanza, mentre la melodia di infiniti cinguettii pervade l'aria tersa.

Mi volto ancora una volta a guardare l'acqua limpida e tranquilla del mio piccolo fiordo che, ormai pienamente illuminata dai raggi del sole, mostra ai miei occhi innamorati il suo colore verde intenso… eppure così trasparente!

Proprio lo stesso colore dei tuoi occhi, amore mio, quel mare profondo ma terso e calmo nel quale il mio cuore si è irrimediabilmente perso… ma solo per riemergerne, poi, puro e senza più ombre ed approdare infine ad una nuova vita, all'amore ed alla felicità!

Ti stai rigirando ancora fra le lenzuola, ormai vicina al momento del risveglio, ed il tuo bel corpo nudo è ormai del tutto scoperto, con i tuoi lunghi capelli inondati dalla luce del sole.

Finisco di spalmare una generosa dose di unguento su questo maledetto Marchio che mi tormenta sempre più. Anche se stamani, invece del solito, intenso bruciore che negli ultimi dieci giorni ha straziato il mio corpo come se fosse continuamente e lentamente divorato dall'implacabile fuoco dell'Inferno, vi è una nuova, ma altrettanto dolorosa sensazione. Milioni di acuminati cristalli di ghiaccio lacerano dall'interno ogni fibra del mio corpo, per poi congelarne ogni singolo brandello inchiodandolo alla sua sofferenza, esaltandola e rendendola ancora più acuta nell'immobilità… finché nuovi e gelidi cristalli, perversi ambasciatori del dolore, si staccano da questo blocco di ghiaccio sofferente in cui si è trasformato il mio corpo e nuovamente infieriscono con atroce crudeltà sulle mie carni, nuovamente tormentandole e dilaniandole con profondi squarci. Mi sembra di sentire il mio sangue, caldo, fluire abbondante da tutte queste lacerazioni… per poi congelarsi e trasformarsi in nuove ed acuminate lame che, ancora, mi torturano senza pietà, in un gioco crudele che si replica all'infinito.

Sapere che queste sono solo false sensazioni indotte da Voldemort nella mia mente… non le rende per questo meno crudelmente e, realmente, dolorose. Non sono ancora riuscito a trovare il modo per chiudere la mia mente a questa potente magia dell'Oscuro e, proprio come un anno fa, non posso fare altro che contorcermi nella sofferenza come una vittima inerme.

Solo il pensiero di te, amore mio, riesce a lenire il mio supplizio… quando la mia mente è pervasa dall'immagine del tuo dolce volto, quando l'amore per te impregna i miei pensieri, quando il desiderio del tuo corpo assale improvviso la mia ragione… allora riesco quasi ad arginare il dolore. Non c'è più posto per la sofferenza, quando ti tengo fra le braccia… è troppo grande e forte il mio amore per lasciar spazio a qualcos'altro!

Torno verso il letto, mi corico di fianco al tuo corpo nudo e ti stringo a me, con rinnovato desiderio. Apri gli occhi e mi sorridi: sfioro le tue labbra ed il mio dolore… non esiste più!

Alhyssa si stava perdendo nella luminosa oscurità degli occhi di Severus… ed il suo pensiero volò al meraviglioso sogno della notte d'amore che aveva appena condiviso con lui. Era veramente stato come lui le aveva promesso: un delicato incanto d'amore, dolcemente stemperato tra i soffici petali del tempo, che aveva creato un magico ed indelebile ricordo che, con vita propria, si era sovrapposto e sostituito alla terribile memoria del passato, cancellandola per sempre. Al suo posto solo un ricordo fatato… l'amore di Severus.

Ora desiderava solo fare di nuovo l'amore con lui… fino in fondo!

E di nuovo si perse nella tenera passione dei baci di Severus, ancora si abbandonò alle sue delicate ed ardenti carezze finché lo sentì entrare finalmente in sé, come un dolce ed impetuoso fuoco che sapeva irradiare piacere a tutto il suo corpo. Ed Alhyssa lasciò che il proprio corpo vibrasse tra le braccia di Severus… come un violino al delicato e passionale tocco delle dita del suo musicista. E Severus seppe tendere le corde del suo corpo fino a scatenare una lunga ed intensa sinfonia di travolgente piacere. Lo sentiva affondare in sé in profondità, per poi ritrarsi e quasi uscire… solo per regalarle nuovamente la voluttà di varcare quella stretta soglia e penetrare ancora in lei, lentamente, fino a riempirla totalmente di sé… in una reiterazione infinita di quelle spinte, dolci e vigorose insieme, che incendiavano il suo corpo e facevano esplodere l'orgasmo. E lei gridava il suo piacere, stringendo forte tra le dita la pelle di lui… ed il fiato le mancava, in quel passionale vortice impetuoso in cui l'appagamento rincorreva e placava il desiderio che subito, poi, rinasceva intenso e bramava una nuova e completa soddisfazione che sempre arrivava, sempre più profonda ed intensa, sempre più inebriante ed esaltante.

E Severus ancora si muoveva in lei, con lenta dolcezza, con impeto appassionato. Vedeva il suo volto sorridente apparirle oltre il velo di nebbia dei suoi occhi appannati dal piacere, i lunghi capelli neri che le sfioravano il viso, messaggeri delle labbra che stavano per posarsi sulle sue per un altro indimenticabile bacio. Il corpo di Severus era ormai totalmente fuso col suo, vibrava ad ogni suo sussulto, lo sentiva fremere in lei, mentre ancora lui serrava stretti gli occhi e si mordeva forte le labbra… per prolungare ancora quell'infinito godimento… ancora… ancora…

Infine riaprì gli occhi, neri diamanti infuocati dalla travolgente passione e dall'implacabile desiderio, eccitato ormai oltre ogni immaginabile limite. Ed all'improvviso, quasi fosse per lui inaspettato, quel piacere troppo a lungo represso e rinviato esplose con una potenza ed un impeto imprevisti, strappandogli infine un prolungato ed intenso urlo di estasi, modulato nel nome della sua donna:

- Alhyssa… Alhyssa… -

Finalmente era veramente sua!

Per sempre…

Ancora era dentro di lei, dolcemente, e la stringeva forte a sé, affinché non potesse sfuggirgli… affinché rimanesse sua, per sempre, indissolubilmente legata a lui, al suo corpo, alla sua anima, al suo cuore che aveva ormai dimenticato del tutto cosa fosse l'oscurit

*

Un lievissimo fremito, quasi impercettibile.

Le dita di Alhyssa stavano sfiorando il Marchio sulla sua pelle.

Non voleva che lei capisse quale dolore promanasse da quel simbolo dell'odio e della schiavitù… eppure il Marchio pulsava sulla sua pelle bianca, evidente come non mai, e pareva quasi dotato di vita propria.

- Voldemort ti sta chiamando? –

C'era un'allarmata paura nei suoi begli occhi verdi.

Severus scosse il capo, silenzioso.

- Eppure so che quando pulsa in quel modo… -

Era piena di preoccupazione la sua voce.

- Non temere. Non mi sta chiamando. – sospirò Severus - … sta solo pensando a me! –

Alhyssa lo guardò a lungo, in silenzio. Uno sguardo intenso fino al fondo dei suoi luminosi occhi neri. Uno sguardo che comprendeva, senza bisogno di alcuna spiegazione. Poi mormorò:

- … ed è dolore il suo pensiero… -

Severus socchiuse gli occhi e sospirò:

- Ogni cosa, in lui, è dolore… -

Alhyssa tornò a sfiorare dolcemente la pelle martoriata, quel simbolo così profondamente inciso nella sua carne, quel Marchio che per tanti anni aveva trattenuto in schiavitù la sua anima. L'emblema dell'odio e della colpa. Poi, all'improvviso ricordò… ricordò le parole di Severus, in quella notte in cui le aveva detto addio, sei mesi prima.

"Eravamo giovani e innamorati… avevo perso la testa per lei… al punto da diventare anch'io un Mangiamorte. Per amore suo. "

Quel Marchio che tutti ritenevano espressione dell'Odio… aveva rappresentato invece, per Severus, il simbolo del suo Amore per Beryll. Lui, l'uomo che aveva così a lungo vissuto nella gelata e vuota solitudine delle tenebre, oppresso dall'odio e dal disprezzo verso di sé per aver compiuto quella terribile scelta… l'aveva fatto solo per amore…

Una terribile, sofferta scelta d'amore…

Solo d'amore.

Una grossa lacrima rotolò lenta sulla sua guancia, greve di sofferenza, colma d'amore… e cadde sul Marchio… a lenire il suo dolore. Altre lacrime seguirono… incantate lacrime di un Angelo… ed in loro c'era comprensione, rispetto, condivisione, accettazione. Lacrime fatate, piene d'umanità, sensibili e generose. Magiche lacrime d'amore che bagnavano copiose il Marchio ed ognuna portava via con sé una parte del dolore di Severus… finché non ci fu più dolore…

Ed il Marchio tornò, infine, ad essere solo simbolo d'amore.

Non c'è dolore nell'amore!

Solo luce e speranza… e la vita!

*

Severus era in piedi sulla roccia a strapiombo sul mare ed il vento scompigliava i suoi lunghi capelli corvini, sollevando in alto l'ampio mantello. Il sole si specchiava nei suoi occhi neri riempiendolo di una forza nuova, come nuova era la vita che scorreva in lui. Voldemort lo stava chiamando con urgenza: doveva essere successo qualcosa di molto importante.  Strinse ancora una volta a sé Alhyssa, con forza, come se non volesse più staccarsi da lei. Poi si ritrasse bruscamente e si smaterializzò.

Alhyssa rimase improvvisamente sola… avvolta dal vento… immersa nel sole…

*

Una sensazione improvvisa, di gelo intenso, colpisce i miei sensi in profondità. L'aria è così fredda che respirare mi è quasi impossibile ed una greve sensazione d'oppressione mi comprime sempre più dolorosamente il petto. Strizzo gli occhi per cercare di vedere attraverso la scura nebbia gelata che mi circonda, mentre nella mia mente irrompono laceranti urla, sature di disperato terrore.

All'improvviso li vedo: un folto gruppo di Dissennatori è addossato alla parete, a pochi passi da me. Intorno a loro è buia e vuota anche la luce che promana dalle fiamme sanguigne dei bracieri.

Le urla crescono d'intensità e mi trafiggono i pensieri, incatenandoli a questo intollerabile e vuoto gelo.

Un uomo, dal corpo completamente ustionato fino alla rossa profondità della sua carne, si avvicina sempre più… sta per toccarmi! Cerco di ritrarmi ma scivolo sul pavimento viscido, batto forte il ginocchio e cado col viso a terra.

Un acre sapore ferroso riempie la mia bocca… sangue. Le scure pietre del pavimento sono completamente ricoperte di sangue ed il suo livello si alza velocemente. No, sono io che sto sprofondando! E' un sangue denso, viscido e limaccioso, di colore rosso scuro, sporco e dal macabro odore di morte. La nausea mi investe prepotente: cerco di reprimere i ripetuti conati di vomito che mi assalgono, mentre sputo il sangue che mi invade la bocca. Mi sollevo sulle braccia per rialzarmi… ma scivolo di nuovo e mi sento sprofondare ed attirare con forza in queste sanguigne ed ammorbate sabbie mobili. Decine di mani, solo fatte di rossa e viva carne, emergono come guizzanti fiamme dal sangue melmoso ed allungano le loro lunghe e scheletriche dita per ghermire il mio corpo e trascinarlo in quel torbido abisso nel quale la speranza non è mai nata.

Lotto disperatamente per sottrarmi al loro raccapricciante abbraccio di morte… strisciando come un verme immondo. Riesco infine a rialzarmi.

Devo riuscire ad allontanarmi dai Dissennatori per fuggire dai loro agghiaccianti incubi.

Sto correndo verso la salvezza… ma un piccolo fagotto informe ondeggia davanti a me… infine tocca il mio corpo. Solo un colpo delicato, che lo fa rimbalzare in alto, proprio davanti ai miei occhi.

L'orrore dilata il mio sguardo: un piccolo essere deforme, quasi un enorme grumo di sangue.

Sta per cadere a terra. Ma non posso permetterlo. Allungo le mani e freno la sua caduta.

E' caldo, è bollente, pulsa tra le mie mani e me le sta ustionando. Ma non posso abbandonarlo. Le mie mani bruciano come se fossero immerse nel fuoco vivo…

Il terrore mi attanaglia… è troppo forte e non riesco a resistere. Non vorrei farlo… non vorrei proprio farlo… ma sto già cedendo… ed apro le mani. Chiudo forte gli occhi per non vedere… ma so che sta scivolando giù… là dove la speranza non può nascere.

Là, dove la speranza non è mai potuta nascere.

Sprofonda nella melma sanguinolenta.

Mi è mancato il coraggio.

Ho avuto paura.

Sto urlando.

Piango.

Una risata di scherno mi ferisce le orecchie. Conosco questa risata. Ma ha perso il suo solito tono beffardo: ora è rimasta solo la sua sofisticata crudeltà.

Mi appoggio alla colonna ed alzo la testa: i Dissennatori sono là, in fondo alla sala, separati dai Mangiamorte da una specie d'impalpabile schermo protettivo, certo eretto dalla potente magia di Voldemort. Ma io mi sono materializzato quasi in mezzo a loro ed ho subito in pieno il loro nefasto influsso.

Il viso di Voldemort è imperscrutabile, come al solito, ma il suo scintillante sguardo di rubino abbaglia i miei occhi e sento chiaramente la sua mente che fruga nella mia. Spero d'essere ancora in tempo ad arginarla!

Stretti intorno al Signore Oscuro ci sono tutti i suoi fedeli servitori, anche quelli sfuggiti alla recente prigionia d'Azkaban ora che i Dissennatori hanno voltato le spalle al Ministero. Lucius è in primo piano ed è sua l'incolore risata, sue le parole che mi deridono.

- Allora, Severus, pochi minuti vicino ai Dissennatori e già sei crollato? Perché non racconti anche a noi gli incubi che affollano i tuoi pensieri? –

La mente di Voldemort si è incuneata in profondità nella mia e sta premendo con forza contro le mie residue barriere. Forse sono ancora in tempo a contrastarla.

C'è una nuova luce negli occhi sempre più ghiacciati di Lucius: la luce nera e pericolosa dell'odio e della vendetta. E della follia.

Mi dirigo verso Voldemort, quasi senza degnare di uno sguardo Malfoy, mentre sibilo piano, passandogli accanto:

- Non credo tu abbia bisogno di fare appello ai miei incubi, Lucius. A guardare il tuo viso… i tuoi sono stati già più che sufficienti! –

M'inchino davanti a lui e bacio l'orlo della sua veste nera. La sua mente sta sempre opprimendo con forza la mia. Ora devo tornare a guardare i suoi occhi di sangue. Mi rialzo lentamente, nuovamente pronto a lottare.

- Eccomi Oscuro Signore! –

Incrocio il suo sguardo… e lo sostengo.

Il Marchio torna a pulsare dolorosamente e le labbra di Voldemort si stirano in un sottile sorriso di ghiaccio. Istintivamente mi stringo l'avambraccio. I Mangiamorte si allargano in circolo intorno a noi.

- E' il dolore, Severus, che confonde la tua mente? – mi chiede con voce distaccata – Forse ho pensato troppo intensamente a te in questi giorni? –

Il dolore di ghiaccio torna a straziare le mie carni. Ma la mia mente, ora, è di nuovo uno scrigno prezioso che protegge i miei pensieri.

- Io non posso giudicare i tuoi pensieri, Signore. –

- Tu non puoi nascondermi i tuoi pensieri… -

Per la prima volta, forse, percepisco l'ombra di un'emozione nella voce di Voldemort. Il dolore che promana dal Marchio è sempre più intenso: la sua vicinanza lo amplifica all'infinito.

Attraverso il velo di dolore che mi copre gli occhi vedo le sue dita lunghe e pallide avvicinarsi al mio avambraccio, scostarmi la mano e sollevare la manica della veste. Quando preme sul Marchio il dolore esplode… violento come mai prima d'ora. Il mio corpo non è più mio, non esiste più, è dilaniato e smembrato in mille pezzi, ognuno dei quali ha completamente perso la percezione degli altri, la coesione con il tutto. L'unica comprensione è il dolore. Dolore… dolore… dolore infinito. Solo dolore, immenso dolore, profondo dolore. Il dolore sovrasta ogni cosa ed ogni pensiero.

Infine vedo il mio dolore riflesso nella luce purpurea degli occhi di Voldemort. Vedo il ghigno soddisfatto sul suo volto: sta finalmente trovando la chiave per violare anche i miei più segreti e preziosi pensieri.

Alhyssa è il mio unico pensiero.

Il mio amore per Alhyssa.

L'amore di Alhyssa.

Io e Alhyssa.

Amore.

Mi aggrappo disperatamente al mio amore per Alhyssa, mi appiglio con fiducia al suo amore per me, lascio che l'amore pervada completamente ogni mio pensiero, ogni singola parte di me che ora è angosciosamente disunita e dolorosamente scissa. E lentamente, con caparbietà, comincio a ricostruire il mio corpo, la mia identità, la mia intima essenza. L'amore sta vincendo il dolore, l'amore sta ricacciando Voldemort fuori di me, l'amore sta proteggendo i pensieri nella mia mente.

Dal Marchio, sul mio braccio, esce improvvisa una fiammata che sbalza indietro Voldemort.

I miei pensieri sono salvi, ma ora lui sa con certezza che io sono sempre stato in grado di respingere le sue incursioni nella mia mente. E questo mi toglie l'unico vantaggio che avevo su di lui.

C'è una furia calma nel sangue dei suoi occhi. Sa di avere perso… per ora.

Il cerchio dei Mangiamorte si è allargato intorno a noi, in qualche punto si è addirittura aperto.

Il ghiaccio degli occhi di Lucius è su di me… ma c'è un nuovo rispetto nel suo sguardo. Un rispetto stracolmo di odio, venato di pazzia.

Voldemort si avvicina nuovamente. La sua voce è un gelido, spaventoso sussurro:

- Voglio conoscere l'intera Profezia, Severus, ora! Prima di dare inizio allo scontro finale. –

- E' inutile che la cerchi nella mia mente. Non puoi trovarla dove non c'è. –

So ancora mentirgli. Anche se so che ora è completamente inutile.

- Dovevi carpirla alla mente di Sibilla Cooman. Sto aspettando l'esito dei preziosi servigi che mi avevi promesso. –

- La mente della Cooman è completamente devastata dai fumi dell'alcol. E' del tutto illeggibile. – asserisco con piena padronanza della mia gelida voce. – Ed anche i suoi ricordi sono inutilizzabili: troppo frammentati e distorti. Quella donna adesso è totalmente inutile. Avresti dovuto chiedermelo prima. –

- E Silente? –

La voce di Voldemort stride come una lama sottile nel gelo della fortezza ed anche i muri si contorcono a quel suono.

- Sai bene che la sua mente non è alla mia portata! –

La mia voce è ferma… ma forse la mia risposta è stata troppo precipitosa. Lui mi guarda a lungo, di traverso, mentre i suoi occhi di rubino riflettono le fiamme del braciere. Poi parla con estrema lentezza:

- Comincio a dubitare della veridicità di questa tua affermazione… -

Le sue parole sono indubbiamente cariche di una manifesta minaccia.

- Voglio Potter, adesso. Ma sembra che nessuno conosca il suo… indirizzo. –

Ora Voldemort appare stizzito e squadra malamente Malfoy.

- Sembra addirittura svanito dal mondo della magia. Totalmente irrintracciabile. Coperto da qualche potente incantesimo di Silente. Ma io non intendo più aspettare, né ordire altri complicati stratagemmi. –

Ora è solo a pochi centimetri da me: posso sentire il gelo che lo avvolge.

- Tu lo troverai per me! Non è vero Severus Piton? Non è forse vero? –

Sono sicuro che non ha potuto leggere i segreti della mia mente… eppure è sicuro di avermi completamente in suo potere. Perché?

Annuisco in silenzio.

- Tre giorni. Solo tre giorni. Non attenderò un minuto di più. –

Mentre m'inchino a baciare l'orlo della sua veste scorgo, per un breve istante, uno strano luccichio negli occhi di Malfoy. Lo conosco fin troppo bene: è sicuro di avere la vittoria in pugno!

Mi smaterializzo ma solo per materializzarmi poco distante dalla fortezza. Sono certo di non essere io in pericolo, non sono io in suo potere… ma qualcuno molto più debole di me, qualcuno che sa dove si trova Harry Potter, qualcuno che non è in grado di resistere a Voldemort, qualcuno che, forse, è già qui… in trappola. O che presto lo sarà!

Tre giorni di tempo… tre giorni in cui tenermi alla larga da qui.

Ma io non me n'andrò: la preziosa pozione dell'invisibilità mi permetterà di scoprire le loro trame.