(… La voce profonda e decisa di un uomo che lotta con coraggio per il suo futuro… )
Piton era rimasto steso a terra senza sensi solo per pochi minuti, durante i quali Alhyssa e Minerva avevano soccorso Silente, mentre Lupin si era immediatamente messo in contatto con il San Mungo.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò tra le braccia di Alhyssa che stava cercando di fargli bere la Pozione Corroborante: si sentiva debole, debolissimo come mai gli era capitato prima in vita sua. Quell'antico incantesimo gli aveva bruciato in pochi istanti un'insospettabile quantità di energia magica, molto più di quanto lui avesse previsto, ed ora si sentiva quasi… svuotato. Bevve lentamente la pozione.
- Silente? – mormorò piano.
- Sono appena arrivati dal San Mungo per prelevarlo. – spiegò Lupin – Minerva è andata con lui. Si salverà Severus… grazie a te! –
Lupin gli sorrideva, con quel suo solito sorriso dolce e rassicurante, mentre quello di Alhyssa sembrava illuminare la notte, tanto era evidente l'orgoglio che le brillava negli occhi per il suo uomo. Rispose loro con un lieve accenno di… imbarazzato sorriso e mormorò:
- Potter? –
Il viso di Lupin si rabbuiò mentre indicava i corpi senza vita intorno a loro:
- Da quanto ho capito la battaglia si è da poco spostata alla Tana ed Harry dovrebbe ancora essere vivo… spero! –
Severus fece forza sulle braccia cercando di sollevarsi da terra, ma tutto prese nuovamente a vorticare velocemente davanti ai suoi occhi. Le mani di Alhyssa lo spinsero ancora ad appoggiare la testa sul suo morbido grembo.
- Ora hai bisogno di riposo. – affermò risoluta.
- Non credo che ce ne sia il tempo… - mormorò a fatica.
- Non sarai di alcun'utilità se non riesci neppure a reggerti in piedi. – disse nervosamente lei.
- Se arriveremo troppo tardi… non saremo di utilità nemmeno per noi stessi! – sibilò, cercando sempre di alzarsi.
Alhyssa gli porse l'ultima fiala di Pozione Corroborante della loro scorta e guardò Lupin:
- Tu vai avanti. Ti raggiungeremo non appena quest'adorabile testardo riuscirà a reggersi in piedi ed io non potrò più impedirgli di fare una pazzia! –
Lupin sorrise, comprensivo, e si smaterializzò.
Ora erano rimasti soli, su quel buio ed insanguinato campo di battaglia, dove gli occhi spalancati dei Mangiamorte e degli Auror caduti ricordavano loro l'orrore di quella guerra che Voldemort aveva nuovamente scatenato per l'insana ricerca del suo assoluto potere.
Ma negli occhi di Severus ed Alhyssa c'erano ben altri messaggi:
- Ancora non ho avuto il tempo di dirti quanto ti amo, Severus… e già ho rischiato di perderti troppe volte… - sussurrò Alhyssa chinandosi a sfiorare le sue labbra.
Il mago rispose a quel dolce bacio, rilassandosi finalmente tra le braccia amorevoli della sua donna.
- Ti amo… ti amo troppo per lasciarti andare ancora a rischiare la vita… -
Le sorrideva silenzioso, beandosi di quelle parole, abbandonandosi a quelle carezze, perdendosi in quel radioso sorriso!
Poi si sollevò a sedere ed allungò un braccio, circondandole le spalle ed adagiandola poi delicatamente a terra. Finalmente la testa non gli girava più. Lentamente scese a sfiorarle appena le labbra ed il viso, mentre con la mano le accarezzava dolcemente i capelli sparsi tra l'erba scura del parco.
- Ti amo e non ti lascerò mai! Nulla potrà mai separarmi da te… nulla! – e l'impeto del suo lungo ed appassionato bacio dimostrò con i fatti le sue intenzioni.
Poi tornò a guardarla, sorridendo al volto arrossato di lei e leggendole negli occhi lo stesso suo irrefrenabile desiderio. La strinse più forte a sé, premendo col bacino sul suo ventre, affinché anche lei avvertisse chiara la sua eccitazione, mentre sussurrava con voce roca:
- Ti desidero… ti desidero da impazzire… -
Un nuovo, interminabile ed ardente bacio arroventò ancora di più la loro bramosia.
Poi Severus si staccò dalla bocca della maga, con immane sforzo, e si sollevò sulle braccia, ansimante, mentre il petto di lei si sollevava nel respiro affannato del desiderio. Le sorrise ancora, dolcemente, mentre la sua mano percorreva lieve il profilo del viso e scendeva sul petto ansante… e poi giù, lungo il ventre. Chiuse gli occhi e si obbligò a fermare la mano, mordendosi piano le labbra. Tornò quindi a sfiorarle la bocca, lievemente, con la punta delle dita sottili, mentre nei suoi scintillanti occhi neri bruciava impetuosa la fiamma della passione.
- Ti amo immensamente, mia dolce e meravigliosa Alhyssa che hai saputo ridarmi la vita, l'amore e la speranza! Io oggi sono rinato: dall'inferno dei ricordi del mio passato è emerso un uomo nuovo che tu, solo tu hai creato. Ed io ti amerò per sempre… per tutta la vita! –
La maga sorrideva guardando quell'uomo meraviglioso… Severus, il suo Severus! Quegli splendidi occhi neri che brillavano nell'oscurità solo per lei, quelle labbra infinitamente desiderabili che sorridevano solo a lei, le sue mani dolci e delicate fatte solo per accarezzarla… Nessun sogno poteva essere più bello di quello!
Ma lui si era alzato in piedi ed ora le tendeva la mano: la sua aura magica sembrava si stesse rigenerando con un'incredibile velocità. Anche se era ancora molto sottile rispetto al solito.
- Era forse magica la Pozione Corroborante che ti ho fatto bere?! – chiese stupita.
Come era bello quando rideva felice! Era la prima volta che lo vedeva ridere… ed avrebbe dato chissà che cosa affinché lui continuasse.
- La magia è in te Alhyssa, nei tuoi trasparenti occhi verdi e nel tuo splendido e luminoso sorriso! –
La sua voce era un soave sussurro vellutato mentre l'attirava di nuovo a sé:
– Ed io ti voglio solo per me… per sempre… -
Le sue labbra erano così vicine… sentiva il respiro tiepido mischiarsi al suo, mentre si perdeva nei suoi infiniti occhi neri.
- Vuoi sposarmi Alhyssa? –
Un sogno meraviglioso stava avvolgendola tra le sue calde braccia… Severus… ed il suo cuore stava impazzendo. Dov'era finita la sua voce? Perché non riusciva più a respirare? Perché diavolo stava piangendo se era così immensamente felice?!
- Sì amore mio. Sì, sì, sì… -
E si strinse a lui, con tutte le sue forze, mentre le labbra di Severus tornavano, ancora una volta, a congiungersi alle sue… con immenso amore, con passione infuocata, con dolcezza infinita…
Rimasero abbracciati a lungo, intimamente fusi in quel bacio che sembrava non avere mai fine, completamente persi l'uno nell'altro.
Infine Severus si obbligò a riprendere il controllo di sé: si sentiva ancora molto stanco e debole, ma non poteva attendere oltre. In quello stesso momento, in un altro luogo, degli uomini stavano strenuamente lottando, rischiando la loro vita anche per il suo futuro: il suo posto era con loro!
Allentò l'abbraccio nel quale aveva avvolto Alhyssa e sospirò:
- Dobbiamo andare… ogni minuto potrebbe essere essenziale per la nostra vittoria. –
- Sei ancora molto debole. – mormorò la maga, pur se con poca convinzione – Consumeresti quasi tutta la tua energia se ti smaterializzassi ora! –
- Forse c'è un altro modo… - disse lui pensoso, indicando dei grossi rami a terra – Possiamo trasfigurarli in scope: la Tana è abbastanza vicina da raggiungerla anche in volo. –
- Effettivamente… si potrebbe fare. –
Severus si stava chinando a raccogliere un ramo, ma lei glielo tolse di mano con fermezza:
- Ci penso io. La tua energia è troppo preziosa. –
Era una strana sensazione, che gli sembrava quasi di non aver mai provato in vita sua, neppure quando era bambino: qualcuno si stava occupando amorevolmente di lui! Una strana, confortante e piacevole sensazione che, però, non gli impedì di borbottare:
- Spero che saprai scegliere un modello sufficientemente sportivo e veloce! –
Un minaccioso lampo verde uscì dagli occhi della sua Alhyssa:
- Credi che una Thunderburst sia sufficientemente sportiva per te? –
Si lasciò sfuggire un incredulo fischio d'ammirazione:
- Il nuovo modello è già uscito sul mercato? –
Ma lei stava già praticando il complesso incantesimo di trasfigurazione sui due rami e pochi istanti dopo gli porse la sua fiammante Thunderburst, dicendo rassegnata:
- Va bene… possiamo andare. –
Montarono sulle scope e si levarono velocemente in alto, molto in alto, per cercare di celarsi quanto più possibile agli sguardi pericolosamente increduli dei babbani.
Probabilmente era molto più debole di quanto aveva effettivamente stimato: sicuramente aveva preteso molto da se stesso negli ultimi giorni e, a pensarci bene, non ricordava neppure bene quando avesse mangiato o dormito l'ultima volta. Inoltre, la perdita improvvisa di una così grande quantità di energia magica pesava negativamente sul suo fisico, rendendogli più difficile il compimento di qualsiasi movimento. Dopo pochi minuti, controllare la scopa era diventata un'impresa particolarmente faticosa che richiedeva tutta la sua massima concentrazione. Si mise in coda alla scopa di Alhyssa per sfruttarne al massimo la scia e stabilizzare così il volo. A quell'elevata altitudine il freddo era molto intenso e profondi brividi cominciarono presto a scuotere il suo corpo, già così fortemente provato. A mano a mano che il tempo passava, reggersi in sella gli richiedeva uno sforzo di volontà sempre più faticoso e doloroso: ma non aveva intenzione di cedere, per nulla al mondo… e nemmeno di precipitare! Finalmente Alhyssa indicò qualcosa a terra, ancora molto in lontananza, e si girò verso di lui. Gli fu immediatamente chiaro che lei aveva compreso all'istante le sue difficoltà, infatti la preoccupazione si diffuse sul suo volto mentre gli si affiancava, cercando di sostenerlo da un lato. Gliene fu immensamente grato, perché la vista gli si stava nuovamente annebbiando e non sarebbe mai riuscito ad atterrare senza il suo aiuto.
- Maledizione Severus, perché non mi hai avvertito che non ce la facevi più? –
- Ce la faccio… ce la faccio benissimo… -
La sua voce era solo un flebile sussurro. Fece appello a tutta la sua ferrea volontà e riuscì a produrre qualcosa di simile ad un sorriso. Poi, penosamente, si raddrizzò, il volto madido di sudore in quell'aria gelida.
Alhyssa scosse desolatamente il capo, quindi gli passò un braccio attorno alla vita e cercò di guidarlo nell'atterraggio, temendo che potesse perdere nuovamente i sensi e scivolare giù dal manico di scopa. Tuttavia non cadde, non sapeva neppure lui come aveva fatto a farcela… ma riuscì incredibilmente a reggere fino alla fine. Anche se era veramente allo stremo e, quando infine fece i primi passa a terra, barcollò pericolosamente. Alhyssa l'aveva fatto scendere abbastanza lontano dal punto in cui la battaglia stava infuriando, affinché potesse riprendere adeguatamente fiato dopo aver sorbito le ultime preziose gocce della Pozione Corroborante. Lo stava guardando dolcemente, accarezzandogli i capelli mentre gli sussurrava:
- Ti amo, ti amo immensamente mio testardissimo mago! –
Gli sfuggì un sorriso felice… lei era così bella… ed era sua, solo sua!
Seppure il viaggio lo avesse ulteriormente prostrato fisicamente, la sua aura magica era sostanzialmente migliorata. Ad ogni buon conto, ormai, non c'era più tempo per nulla: davanti a loro si stava profilando la disfatta degli Auror, ormai ridotti ad uno sparuto gruppetto costretto con le spalle al muro del vecchio garage: ma Harry Potter era ancora vivo e stava combattendo coraggiosamente.
Mentre si avvicinavano ai loro compagni notarono diversi corpi a terra: fortunatamente molti erano solo feriti, ma c'erano ancora altri morti, come nel parco dei babbani.
La lotta era stata feroce e gli Auror rimasti erano ormai rassegnati alla sconfitta. L'improvvisa ed inaspettata comparsa di Piton gettò per un istante lo scompiglio tra i Mangiamorte: poi Bellatrix si parò decisa davanti a lui:
- Ebbene, hai deciso finalmente di venire a morire, lurido traditore? – lo aggredì con la sua voce stridula ed acuta, profondamente segnata dalla pazzia di Azkaban.
- Non è te che cerco. – sibilò Piton, cercando di aggirarla.
Un lampo verde esplose improvviso dalla bacchetta della maga, deviato dalla pronta risposta di Piton. Trovarsi in mezzo alla battaglia sembrava, in un sol colpo, aver acuito tutti i suoi sensi e migliorato notevolmente le risposte del suo fisico. O forse era solo l'effetto di quelle ultime gocce della Pozione. Si girò velocemente verso Alhyssa facendole cenno di affiancarsi al giovane Potter, quindi si dispose ad affrontare Bellatrix.
- Eccomi Bella… -
La maga si slanciò urlando verso di lui, con un'incredibile furia, gli occhi dilatati dall'eccitazione della battaglia:
- Hai osato tradire il Mio Signore, Severus, ed io lo vendicherò! –
Piton pronunciò rapido un incantesimo ed un solido scudo trasparente si frappose tra lui e la maga esagitata che, senza quasi avvedersene, vi sbatté violentemente contro, ruzzolando a terra per rialzarsi con estrema elasticità, nonostante la profonda ferita che aveva sulla schiena. Ancora Bellatrix esplose in rapida successione tre raggi letali che s'infransero miseramente contro il suo scudo, mentre Piton si spostava di fianco prendendo accuratamente la mira e le parole della maledizione mortale affioravano inconsciamente sulle sue labbra. Avrebbe ucciso ancora, come tante altre volte in vita sua. Ma fu solo uno schiantesimo eccezionalmente potente quello che eruppe dalla sua bacchetta mandando Bellatrix a ruzzolare lontano… ancora viva ma ormai esclusa dalla battaglia.
All'improvviso due occhi di fuoco furono davanti a lui e vi poté leggere facilmente tutto lo sbalordito stupore di Voldemort nel rivederlo, vivo, nel pieno della lotta. Fu solo un istante, poi l'Oscuro Signore diresse nuovamente il suo potente attacco su Harry, che si trascinava a fatica, profondamente ferito ad un fianco. Piton spedì veloce il suo scudo a proteggere il ragazzo e l'urlo di delusione dell'Oscuro lacerò l'aria, mentre si girava furioso verso di lui:
- Perché non combatti contro di me, Severus, invece di proteggere anche tu quel dannato ragazzino? – sibilò iroso il potente mago - Non vuoi, infine, misurarti col tuo antico Signore? Non vuoi provare ad uccidermi? –
- Non è destino che sia io ad ucciderti, Oscuro Signore! – urlò Piton per sovrastare i rumori dello scontro.
- La Profezia! Tu la conosci… maledetto! – tuonò Voldemort – Ma sei sempre riuscito a celarla alle incursioni della mia mente! –
Con uno scatto ferino si precipitò verso di lui, mentre dalla sua bacchetta fuoriusciva una serie di piccoli e micidiali serpentelli che tentarono di immobilizzare le braccia e le gambe di Piton. Severus arretrò velocemente, mentre un cerchio di fuoco uscì turbinando dalla sua bacchetta, neutralizzando in rapida successione i piccoli e letali rettili che scomparvero in nere volute di fumo.
- Questa volta distruggerò per sempre la tua mente! – urlò ancora Voldemort scagliando verso di lui un nuovo e potente incantesimo che, come un insidioso uragano di dolore, avvolse con inaudita violenza il mago che si sentì trascinare verso l'Oscuro. Ma questa volta fu Alhyssa ad intervenire, ed il mortale raggio rosso eruttato dalla sua bacchetta colpì in pieno petto Voldemort che, per un istante, barcollò. Il vortice che aveva avvolto Piton si dissolse all'istante, mentre un'agghiacciante risata si levava da quelle labbra sottili e, quando ne rimase solo l'eco, le sue parole risuonarono terribili nel più totale silenzio:
- Io sono immortale! –
Piton si era precipitato verso Harry, rintanato dietro lo scudo di protezione, che premeva con forza la mano sulla cicatrice dalla quale stava nuovamente irradiandosi un atroce dolore. Alhyssa, invece, fronteggiava nuovamente Voldemort spalleggiata anche da Lupin che, trascinandosi a fatica su una gamba, era appena riuscito ad affiancarla.
- Ignora quel dolore Potter. E' Voldemort a dartelo, ma tu devi ignorarlo! – gli urlò Piton nelle orecchie, cercando di levargli le mani dal viso – Sgombra la tua mente da ogni pensiero… o non avrai sufficiente lucidità per opporti al dolore! –
Per la prima volta in vita sua Harry si sforzò di ubbidire a Piton e tolse le mani dal viso guardandolo negli occhi. Lo scudo di protezione rimbombò assorbendo un'altra maledizione di Voldemort che, però, cominciò a scalfirne lievemente la levigata superficie. Gli occhi di Piton stavano trapassando quelli di Harry mentre ancora gli ripeteva, lentamente:
- Svuota la mente Potter… opponiti al dolore… -
Harry cercava disperatamente di focalizzare le immagini che il Professore stava proiettando con forza nella sua mente, immagini di pace e di tranquillità, di luce ed armonia. Cercò con tutte le forze di annullare ogni suo pensiero per far posto a quelle visioni serene che Piton continuava a far apparire nella sua mente… e funzionò! Il dolore diminuì d'improvviso di intensità e lui rivide il viso pallido e teso del Professore a pochi centimetri dal suo. La cicatrice aveva finalmente smesso di bruciare e pulsare! Una nuova maledizione s'infranse potentemente sullo scudo provocandone una prima, lieve incrinatura che si propagava lentamente sulla superficie. Alhyssa e Lupin cercavano invano di tenere occupato Voldemort col loro attacco, ma il potente mago sembrava veramente un essere soprannaturale e schivava senza difficoltà i loro colpi mentre si concentrava sul suo principale scopo: distruggere lo scudo di protezione evocato da Piton.
Ancora una formidabile esplosione e le crepe si fecero più profonde: Piton sapeva che lo scudo non avrebbe potuto reggere a lungo a quell'attacco così furioso.
- Harry Potter è finalmente giunto il tuo momento! – sibilò duramente – Lancia la tua maledizione mortale su Voldemort: solo tu puoi ucciderlo! –
Gli occhi del ragazzo brillavano nella notte, carichi di terrore. Il Professore incrociò per un attimo il suo sguardo smarrito, prima che Harry lo posasse su Voldemort e su tutti i maghi che stavano ancora combattendo nella notte che, lentamente, si andava trasformando in alba. Un nuovo giorno stava per arrivare… dove tutto sarebbe stato diverso. Ma chi avrebbe visto il sorgere del sole? Quello sciocco ragazzino, insicuro e pieno di terrore, la cui mano già tremava… o il potente Mago Oscuro, colui che era tornato trionfante dal Regno della Morte e ora si dichiarava Immortale? La risposta sembrava così ovvia! La maledizione mortale, che Alhyssa gli aveva prima scagliato in pieno petto, lo aveva solo fatto vacillare un attimo. Si chiese che valore non potesse mai avere la profezia di quella maga da strapazzo: eppure il loro mondo, da almeno sedici anni, si reggeva su quelle poche ed oscure parole…
Un altro sibilo, un nuovo intenso raggio di luce, un ulteriore scoppio. Probabilmente l'ultimo: poi non ci sarebbe stato più nessuno scudo da distruggere.
- Lancia la tua maledizione Potter… adesso! – urlò Piton.
Vide Harry alzare il braccio tremante mentre le sue labbra si muovevano… ma non ne uscì alcun suono. Si pose deciso al suo fianco mettendogli fermamente una mano sulla spalla, mentre con l'altra bloccava il tremore del braccio che reggeva la bacchetta:
- Fallo per tua madre Harry, per tuo padre… per il mondo intero… ma fallo subito, dannazione! –
Gli occhi verdi erano dilatati dal terrore ed il sudore gli colava in grandi gocce lungo le tempie. Severus sapeva perfettamente quali forti emozioni stava provando quel ragazzo: esattamente ciò che lui stesso aveva sempre provato ogni volta che stava per uccidere un essere umano… ciò contro il quale aveva sempre dovuto lottare con forza… ciò che rendeva così difficile quella cosa, quasi impossibile… Eppure, non c'era alcuno scampo… doveva farlo.
Il rumore di mille vetri infranti sancì la scomparsa della loro protezione mentre Voldemort troneggiava davanti a loro.
Piton strinse la sua mano su quella del ragazzo e gli fece puntare fermamente la bacchetta sul cuore di Voldemort, poi avvicinò le labbra all'orecchio di Harry e disse:
- Pronuncialo con me… -
La voce profonda e decisa di un uomo che lotta con coraggio per il suo futuro.
La voce acuta ed incerta di un ragazzino predestinato a salvare il futuro del mondo.
- Avada Kedavra! –
Un lampo verde, fragoroso nel suo sibilo silenzioso, trafisse il cuore di Voldemort, aprendo una voragine nera e per un istante il corpo parve dissolversi in quell'oscurità. Poi un irreale urlo di terrore, senza alcun suono, spalancò quelle labbra piatte e sottili da cui eruttarono tutti i mali mostruosi racchiusi da sempre in quell'essere demoniaco. Sottili ombre nere cominciarono a roteare nell'aria, risucchiandola e ghiacciandola al loro passaggio.
Piton arretrò spingendo Harry dietro al proprio corpo, in un ultimo, disperato gesto di protezione.
All'improvviso il corpo di Voldemort ricomparve davanti a loro, mentre si disgregava lentamente. L'urlo muto che usciva dalle sue labbra cominciò a riempirsi di un suono terrificante, l'eco potente di migliaia d'altre voci che reclamavano infine una tremenda vendetta, per troppo tempo negata.
Uno spettacolo spaventoso stava avvenendo davanti ai loro occhi. Voldemort, l'essere che si era dichiarato immortale, che aveva negato la propria morte ed era riuscito a rigenerare il suo corpo… ora appariva quello che realmente era: un involucro imputridito, senza vita, sorretto solo dall'immensa forza di volontà.
All'improvviso un profondo silenzio risuonò nella notte.
Le braccia di Voldemort, protese in avanti tendendo la bacchetta, cominciarono a raggrinzirsi, a restringersi, a trasformarsi in polvere impalpabile… mentre lo stesso accadeva al suo corpo, che si stava disintegrando sotto l'ampio mantello nero. Una cascata di cenere riempì l'aria, mentre due scintille rosse emanavano gli ultimi, lenti e tenui bagliori… fino a spegnersi del tutto nella notte mentre il mantello ed il cappuccio si afflosciavano, ormai completamente cavi, e crollavano infine a terra. Immobili.
Vuoti.
*
Era tutto finito, vana ogni ulteriore resistenza. I Mangiamorte lo sapevano e tutti i duelli erano definitivamente cessati.
Le prime luci dell'alba erano vicine. Sembrava che nessuno osasse muoversi, che nessuno ardisse rompere quel silenzio immobile.
All'improvviso Alhyssa ebbe uno spasmo e non riuscì a reprimere un lieve grido. Si appoggiò a Remus per non cadere.
Un istante dopo Severus la stava adagiando a terra ed un terrore infinito oscurava i suoi occhi, mentre con lo sguardo abbracciava preoccupato il corpo della sua donna.
Ma non appariva ferita, sembrava che nessun incantesimo l'avesse minimamente sfiorata. Eppure, ora che ogni pericolo era cessato, lei sembrava avere improvvisamente ceduto e rimaneva abbandonata a terra, fra le sue braccia tremanti… la mano delicatamente appoggiata sul proprio ventre… in un materno gesto di protezione.
Gli occhi neri di Severus scintillavano intensamente, come mai prima d'allora, mentre si chinava sulla sua Alhyssa e la abbracciava delicatamente. Infine la sua mano scivolò lieve sul ventre, fino a raggiungere e sovrapporsi dolcemente a quella di lei, a proteggere ed amare con tutto se stesso quella fragile e forte… piccola, nuova vita.
FINE
