Secret of my heart
Capitolo: 7
Una giornata solare, gli uccellini cantavano allegramente.
Sembrava che ogni cosa, adesso si sarebbe aggiustata. Nessun problema, nessun dolore affliggevano Doremì. Si, c'era sempre qualche problema, ma erano cose da niente, possibili da aggiustare.
Doremì si alzò di buon ora, scese dal suo letto, con una grinta che non aveva mai avuto da quando era arrivata a Tokyo. Si vestì e scese in cucina.
- Buongiorno, mamma!- salutò allegramente, sedendosi a tavola.
- …Doremì?- la madre era molto sorpresa- Come mai sei già sveglia?
- Perché, non posso?
- No, non è questo…è solo che ti ci vogliono ore, per farti alzare dal letto- disse incredula.
- Ah, capisco. Però adesso ho deciso di cambiare!- disse allegra.
- Mi fa piacere sentirtelo dire- disse il padre, entrando in cucina, con in mano il giornale- Sai, io e tua madre, abbiamo notato che non stavi bene ultimamente…
- E' acqua passata- sorrise- Adesso sono tornata più in forma che mai! A proposito…ci sono bistecche?
- Doremì! Devi fare la colazione, non il pranzo!- gli disse la madre.
- Eh- eh- rise, mettendosi una mano dietro la testa- Già, è vero. Che sciocca.
- Mamma, sono andata in stanza di Doremì per svegliarla, ma non c'era…- entrò Bibi- Sai dove si possa essere cacciata…ahhh?!- la sorella rimase stupita di vedere già alzata Doremì.
- Ciao Bibi!- la salutò, come se non fosse successo niente di straordinario.
- C- come mai…?!
- Hai visto, Bibi? Sembra che Doremì abbia deciso di cambiare- gli disse la madre, con il sorriso sulle labbra.
- Ah- ha, lo vedo- disse Bibi e si sedette al suo posto, per fare colazione.
La giornata era iniziata bene. Come poteva andare storto?
Doremì uscì di casa, per dirigersi a scuola, ma mentre correva, non vide una persona spuntare all'improvviso da un vicolo.
- Ahhhh!- Doremì andò a sbattere contro di lei e caddero tutte e due- ahi!- si lamentò.
Si guardò davanti e vide la causa della sua caduta.
- Scusa, non ti avevo vista- disse dispiaciuta e aiutò la persona ad alzarsi da terra- Tutto a posto?
- …si. La colpa è mia. Non sarei dovuta sbucare all'improvviso.
La persona davanti a lei, indossava un antiquato mantello, con un cappuccio che gli copriva il volto.
- Ehm…ci conosciamo?- chiese Doremì- Mi sembra di averla già vista da qualche parte…
- Eh? N- no, si sbaglia. Sono nuova di qui.
- Ah- sentì le campane della scuola, in lontananza- Ahhh, la scuola!- si ricordò- Devo andare! Mi scusi per l'incidente. Arrivederci!- scappò via.
- Ah…aspetti!
- Si?- si bloccò.
- Tenga- gli diede un ciondolo, con un ciondolo a forma di pietra rosa- E' per lei.
- Cos'è?- chiese la ragazza, guardando da più vicino l'oggetto.
Ma non appena alzò lo sguardo, verso il personaggio, scoprì che se n'era già andato.
- Ehh? E dove si è andato a cacciare?- si guardò intorno. Di nuovo le campane- Ahhh! La scuola!! Arriverò in ritardo!- riprese a correre.
Qualche minuto più tardi, Doremì era arrivata a scuola. Ma non si trovava in classe, bensì fuori.
- Uffi, com'è pignolo il professore! Per qualche minuto di ritardo!
Doremì non era stata accettata in classe.
- Ma almeno non sono sola- ridacchiò.
Accanto a lei, appoggiato al muro, c'era Kotake.
- Uffi, questa volta non c'è l' ho fatta- disse Kotake.
Era arrivato anche lui in ritardo.
- Pensavo che non facessi più ritardi- lo stuzzicò.
- Invece tu non cambi. Sei la solita dormigliona.
- Che? Per tua informazione, stamattina mi sono alzata presto e sarei arrivata puntuale, se non fosse stato per…
- Per?
- Naaa, tu non ci crederesti.
- Prova.
- Beh, mi sono scontrata con una persona…e subito dopo, questa è scomparsa.
- Forse se ne sarà andata, senza che tu te ne accorgessi- ipotizzò.
- Mh…- Doremì estrasse il ciondolo dalla tasca- E mi ha dato questo- glielo mostrò.
- Curioso…- Kotake l'osservò- Però non sembra di valore. Non sai perché te lo abbia dato?
- No, non lo conoscevo neanche…anzi, forse si- disse pensierosa.
- Come?
- Si, ho avuto l'impressione di averlo già visto…
- E dove?
- Uhm…- ci pensò su- Ma certo! L' ho incontrato in un vecchio negozio…come si chiamava? Ah, il Maho.
- Maho?!
- Si.
- Pensavo che l'avessero chiuso- disse- E' da tempo che non aveva un proprietario.
- Il Maho…chissà perché questo nome mi è familiare?
Kotake la guardò un po' sorpreso.
- Doremì…tu non ti ricordi del Maho?
- Eh? Perché, dovrei?
- Com'è possibile, che non te lo ricordi?- chiese sempre più stupito- Non puoi essertene dimenticata!
- Non capisco…- disse la ragazza confusa- Io non ho mai avuto a che fare, con quel negozio.
Adesso si, che Kotake era preoccupato.
- Doremì…hai perso la memoria?
Doremì sobbalzò.
- N- no…è solo che me lo sono dimenticata…sai com'è…il tempo passa e…- disse incerta- Perché non me lo dici tu, così mi rinfresco la memoria?
- …il Maho, era il negozio dove tu e le tue amiche ci lavoravate.
- Cosa?!
- Non ricordi?
- Eh? Ah, si, ricordo…il Maho! Come ho fatto a dimenticarmelo?- rise.
Ma in realtà, non si ricordava niente di quel negozio. Anche se, aveva l'impressione di esserci già stata.
Il Maho?
Doremì provò a spremersi le meningi…cosa le ricordava il Maho? Cosa significava per lei?
Ricordava solo un atmosfera cupa e tetra. E un immagine…una foto scattata tempo fa…
Che tutto quello era collegato? E il ciondolo?
C'era una persona di cui si doveva ricordare…ma chi era?
- Doremì?- mosse la mano, davanti agli occhi- Tutto bene? Mi sei sembrata in trance.
- No, niente.
- Bene, anche perché alla prossima ora abbiamo l'ora di fisica…e non vorrei che svenissi di nuovo.
- Unf, spiritoso.
- Ma io non sto scherzando.
- Beh, hai sbagliato giorno, allora. Oggi mi sento in gran forma! Sento che potrei scalare una montagna!
- Esagerata.
- Lo dici tu. Mi sento troppo di buon umore.
- Non sembri affatto la persona di qualche giorno fa.
- Perché, volevi che rimanessi così?
- No, mi piaci di più quando sei allegra.
Un battito del cuore. Un emozione che si ripete. Attimi interminabili di sguardi, dove il silenzio può regnare sovrano.
- Come hai detto?- chiese la ragazza.
- Eh? Ah…dicevo così per dire, non prendermi sempre alla lettera- s'imbarazzò.
Tornò di nuovo il silenzio.
I due guardarono assorti, oltre la finestra del corridoio. I minuti sembravano durare un'eternità. Di sotto fondo un leggero brusio delle lezioni in classe, coloravano quella giornata. I due sospirarono.
- Kotake, tu hai la ragazza?
Una semplice domande, mise in stato di agitazione il ragazzo.
- …No. Perché me lo chiedi?
- Così, per passare il tempo.
- Ah, si?
- Però c'è una ragazza che ti piace, vero?
- Eh?
- Se non sbaglio, mi sembra di ricordare, che alle elementari ti piaceva…Tamaki…o era Onpu?
- Nessuna delle due.
- Come, dici sul serio? Vuol dire che non ti piaceva nessuna delle nostre compagne di classe?
- Non ho detto questo.
- E allora chi? Dai, sono curiosa- disse insistente.
- Non posso dirtelo.
- Uff, non sei per niente simpatico.
- E tu, piuttosto? A quanto so, eri cotta del capitano della squadra di calcio.
- Si, è vero. Purtroppo, a lui piaceva la manager della squadra.
- Eh- eh. Tutti si erano accorti dei loro sentimenti, tranne tu.
- Ehi, cerca di non girare il coltello dalla parte della lama! Ero ancora inesperta.
- Oh, e perché adesso non lo sei?- ironizzò.
- Beh, credo di essere cresciuta.
- E c'è qualcuno che ti piace?
- Si.
Il cuore di Kotake cominciò a battere forte, come se stesse correndo da ore.
- C- chi è?
Doremì lo guardò e gli sorrise.
- Non lo conosci. E' un ragazzo che ho conosciuto, dove mi ero trasferita prima.
Silenzio. Kotake la guardò e dentro di sé, sentì nascere un angoscia. Il cuore smise di battere così forte.
- …E glielo hai detto?- disse con la testa china.
- Non ne ho avuto l'occasione…anche perché, quello non era uno dei momenti più idonei per dirglielo. E poi, io gli devo molto. Mi è stato vicino e io non lo ringrazierò abbastanza.
- Vicino?
- Si, mi ha aiutato, come nessuno aveva fatto finora.
- Ah, si? Forse dovresti metterti con lui- aggiunse una certa ironia.
- Che? Figurati. Adesso lui è lontano e chissà quanto tempo passerà, prima che io lo riveda. Forse lui si sarà già dimenticato di me- aggiunse con tristezza- Però, non importa. Ormai è acqua passata, ciò che conta è il presente!
- Già.
- E come prima cosa, cercherò di parlare con le mie amiche. E cercherò di spiegargli la situazione.
- Credo che anche con me, dovrai fare la stessa cosa. Non mi hai ancora spiegato cosa ti è successo.
- Già, hai ragione. Però non me la sento di parlartene qui in corridoio. Mi aspetti dopo la fine della scuola?
- D'accordo.
- Bene.
Suonò la campana del cambio dell'ora.
- Bene, è ora di andare. Mi ero stancata di stare qui in piedi, senza fare niente- disse- A dopo, allora!- e corse negli spogliatoi.
- A dopo.
Doremì raggiunse gli spogliatoi e aprì il suo armadietto. Quel giorno c'era lezione di nuoto. Non erano molto frequenti le lezioni di nuoto, però piacevano agli studenti.
La ragazza fece per prendere il costume, ma qualcosa cadde dal suo armadietto.
Una lettera?- pensò Doremì, mentre l'apriva- E non c'è nemmeno il nome del mittente. Dunque…- la lesse.
Dopo neanche qualche minuto, Doremì cominciò a sudare freddo. Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere. Perché proprio lei?
Lesse e rilesse più volte la lettera, cercando di capirne il significato e il mittente. Niente. Era tutto confuso.
Le compagne uscirono tutte dallo spogliatoio, per andare in piscina, mentre Doremì rimase sempre in piedi a fissare quella lettera.
Era chiaro. Chi gliela aveva messa nel suo armadietto, c'è l'aveva con lei. E c'era solo l'imbarazzo della scelta, visto quante persone sembrava che c'è l'avessero con lei.
Doremì rimise la lettera nell'armadietto e chiuse la porticina, prima di raggiungere gli altri.
Eppure, in quella mattina così perfetta, sembra che tutto si sarebbe risolto. Sembra che la luce della speranza si fosse accesa, in fondo a quel cunicolo buio.
Invece, sembrava che tutto fosse tornato come prima. Peggio di prima.
E quella lettera minatoria, gli aveva aperto gli occhi.
Fine settimo capitolo
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Okey, okey. C'è stato un momento in cui il mio cervello è andato in pappa, però mi sto riprendendo…forse '
Beh, ammetto che non è un granché questo capitolo. Ma c'è la metterò tutta per migliorarmi nel prossimo capitolo. Si, forse ho già qualche ideuzza…
Ah, ripeto che se qualcuno non capisce qualcosa, me lo faccia sapere. .
Doremì & Company, non sono di mia proprietà.
By Ya-chan
