Secret of my heart
Capitolo: 9
La madre di Doremì, stava stendendo i panni in giardino. Aveva i capelli corti e castani e indossava un grembiule. La giornata non era niente male, anche se tirava un po' di vento.
Rientrò in cucina e preparò la colazione.
- Ciao cara- la salutò il marito. Indossava il suo completo da pescatore e in mano portava una grossa borsa.
- Vai a pescare?- chiese.
- Si, come ogni domenica. Perché non vieni con me?
La moglie lo guardò storto.
- No, grazie. Io non sono una fanatica della pesca- gli rispose.
- Su, non andremo solo a pescare, potremmo anche rilassarci…- disse con il sorriso stampato in faccia.
- Nain!- disse fermamente, scuotendo la testa- Devo pulire la casa…- fissò il marito, con aria furba- Anzi, dato che ci sei anche tu…
Il marito intuì l'intenzione della donna e indietreggiò.
- Ah, no, no! Non ho intenzione di fare lo sguattero per tutta la domenica- e scappò via.
- Unf, mi è sfuggito!- s'imbronciò la moglie.
- Sempre la solita storia ogni domenica mattina?- chiese Bibi, scendendo dalle scale.
- Devi andare da qualche parte, stamattina?
- Si, esco con il mio ragazzo.
- Ah, si…()' E Doremì?
- Starà ancora dormendo…(¬¬ )- si sedette in cucina e fece colazione.
- Mh- la signora appoggiò il grembiule sulla sedia- Vado un attimo da lei- e salì le scale.
Arrivò alla stanza della figlia e bussò prima di entrare.
- Doremì?- chiese.
La figlia stava dormendo, ancora avvolta dalle coperte. Sembrava molto stanca.
Ripensò al giorno prima, quando Doremì era tornata da scuola.
La ragazza era arrivata a casa, accompagnata da un ragazzo. I due rimasero fuori dal cancello, mentre la famiglia, incuriosita, sbirciava dalla finestra.
I due ragazzi rimasero a chiacchierare per qualche minuto, finché finalmente Doremì decise di entrare in casa. Il ragazzo la salutò con la mano, mentre lei apriva il cancello di casa. Il gruppo di curiosi, decise di togliersi dalla finestra, prima che la ragazza se ne accorgesse.
Doremì fece qualche passo, ma tornò subito indietro. Il ragazzo si fermò, appena vide la ragazza venirgli incontro. Lei si avvicinò e lo baciò velocemente sulla guancia, prima di rientrare di corsa a casa.
Kotake rimase impalato lì, senza spiaccicare una parola.
La madre accolse Doremì all'entrata.
"Ciao Dorem"- disse sorridendo- "Chi era quel ragazzo fuori? Non era un tuo vecchio compagno di classe?"
Doremì si tolse le scarpe con naturalezza e sorrise un po' impacciata alla madre.
"Sì…si chiama Kotake"
"E' il tuo ragazzo?"- chiese esplicitamente la piccola Bibi.
La ragazza sembrò nervosa, ma cercò di nasconderlo con una risata.
"Ah, ah! Ma che dici, Bibi! Io non sono te"
"Già, hai ragione (¬¬)"
"Piuttosto, che ci fate tutti qua? ()' Non è che mi stavate spiando?"- chiese Doremì, con occhi interrogativi.
"Noooo…"- scossero la testa i tre e ripresero a fare quello che stavano facendo prima.
- Doremì, sei sveglia?- chiese la madre, sedendosi sul bordo del letto.
- …Mh…adesso, sì, di sicuro…- fece un po' ironica, mentre si strofinava gli occhi per la luce- Che c'è?
- Niente…volevo solo chiederti se stai bene…
E' da quando sono arrivata a Tokyo, che mi sento ripetere la stessa frase!
- Si, perché no?
- Beh, a causa del trasloco, non abbiamo ancora parlato del…
- Si, mamma, so cosa vuoi dire- la interrompe- E ti assicuro, che mi sento meglio.
- Va bene…e le tue amiche? Non le ho più sentite, perché non le inviti uno di questi giorni?
- Eh? Ah…si, vedremo…- Doremì abbassò lo sguardo- Scusa, mamma, ne potremmo parlare più tardi? Ho ancora sonno…
- …d'accordo- si alzò- Quando vuoi, scendi a fare colazione.
- Si.
- Ah, adesso che mi ricordo…ha chiamato il dottore Grey…
- Cosa?!- esclamò.
- Non ti preoccupare, ha solo chiesto come stavi…dato che tu non l' hai più chiamato.
- Mh.
- E mi ha anche detto che ti saluta Hiroto.
Doremì divenne rossa.
- Ti ha detto così?- si mise seduta.
- Certo. Perché non lo chiami, ogni tanto?- gli disse la madre- Penso che gli faccia piacere chiacchierare con te. E poi, mi sembravate in ottimi rapporti…
- …Mh, si…
La madre sorrise e uscì dalla stanza, dove regnò il silenzio.
La ragazza si lasciò cadere sul letto e mise istintivamente una mano sulla fronte, con il palmo rivolto verso il soffitto.
Quanto aveva dormito? Guardò l'orologio sul comodino. Segnava le 8.00 di mattina. Con lo sguardo, si fermò alle foto, attaccate sul muro, davanti alla scrivania. Era ritratta lei alle elementari. Le aveva trovate da poco e le aveva attaccate lì, per vederle in ogni istante.
Alcune ritraevano lei con le sue amiche, altre erano state scattate in gita con i compagni di classe, altre erano con Kotake, mentre la prendeva in giro o litigavano.
Arrossì un po' a vedere quelle foto. Perché le facevano questo effetto? Chiuse gli occhi, per ricordare gli ultimi attimi del giorno precedente…
Si chiedeva cosa l'avesse spinto a farlo? Perché aveva baciato sulla guancia il ragazzo?
Per ringraziarlo, no? E allora perchè sentiva il suo cuore battere così forte, ripensando a quello? Poteva ancora percepire quel calore e quella sicurezza provate, tra le braccia di Kotake.
Le sue parole le ronzavano nella mente. Erano dolci.
Gli aveva detto che non poteva dimenticarla…
Divenne più rossa e scrollò la testa.
- Uff, di questo passo, divento ancora più confusa!- si alzò- Tanto vale alzarsi, visto che non riesco più a prendere sonno.
Saltò giù dal letto e si vestì con dei semplici jeans e maglietta. Andò in bagno a sistemarsi e a pettinarsi i suoi lunghi capelli. Scese in cucina, proprio quando Bibi usciva di casa.
- Dove va?- chiese Doremì, addentando un pezzo di pane imburrato.
- Ah, sei sveglia? Tua sorella è uscito con il suo ragazzo.
- La solita (--)'
- E tu?
Doremì sussultò e gli andò di traverso il cibo. Tossì e bevve un po' d'acqua.
- Tutto bene?- chiese la madre, sorpresa.
- S- si…perché?
- Beh…sei tutta rossa, non è che hai la febbre?
- Cos?! N- no!
- Si tratta per quello che ti ho chiesto?- chiese la madre incuriosita- Se reagisci cos
- Non è come pensi tu! Non ho il ragazzo!
- Non ho detto questo- disse la madre semplicemente .
- Oh, com'è tardi!- disse d'improvviso la ragazza- Devo andare!
- Come? Dove?
- Mi sono ricordata di un impegno…
- Ah, capisco, vai dalle tue amiche?
- …- Doremì si rattristò- si. A dopo, mamma- e uscì di corsa dalla casa.
Doremì non si sentiva di dire la verità alla madre, di quello che gli era successo a scuola, né voleva parlare con lei di quel sentimento, che cresceva sempre di più nel suo cuore. Ne aveva quasi paura. Che significava?
Camminò per un po', senza una meta precisa, quando all'improvviso sentì qualcosa di duro nella tasca. Guardò e trovò il ciondolo.
- Ma quando l'avevo messo in tasca?- si chiese la ragazza, osservando il ciondolo rosa con curiosità.
Si chiese perché quella persona glielo aveva dato. E perché le era così familiare?
- Ciao…
Una voce. Doremì sussulto e quasi gli stava per cadere il ciondolo, dallo spavento.
Si girò e vide la persona che l'aveva salutata. Era la stessa che aveva incontrato quel giorno…e che gli aveva dato quello stesso ciondolo.
Rimase paralizzata lì a fissare la persona davanti a lei. Quella gli sorrise e la guardò.
- Non preoccuparti, non mordo- dalla semi oscurità del cappuccio, si intravide un leggero sorriso.
- Ah, si?
- Sono venuta ad avvisarti che non è finita…ci saranno altre difficoltà che dovrai affrontare.
- Cosa? Ma di che stai parlando?
- …ciao- gli voltò le spalle e s'incamminò.
- Aspetta, che volevi dire? E chi sei?- Non riuscì a finire, che la persona scomparve.
Doremì rimase pensierosa. Cos'è che quella persona voleva dirgli? Perché non si sentiva per niente sicura?
Si diresse verso il parco, piena di dubbi e preoccupazioni.
Quelle parole le rimasero impresse.
Cosa doveva fare adesso?
- Doremì…?- un'altra voce.
Doremì si girò di nuovo e alle sue spalle comparve un ragazzo. Era alto, castano con ciocche bionde e occhi marroni.
La ragazza rimase per qualche minuto a fissarlo, come per riordinare le idee. Il ragazzo continuò a guardarla, senza dire niente, aspettando che lei facesse la prima mossa.
Delle immagini, di loro che chiacchieravano insieme, interi pomeriggi a scherzare e interminabili notti a guardare le stelle. Si, era proprio lui. La stessa persona che aveva conosciuto tempo fa.
- Hiroto?- abbozzò un sorriso.
- Si- sorrise anche lui.
La ragazza corse ad abbracciarlo.
- Hiroto, come mi sei mancato!
- Anche tu- ricambiò l'abbraccio.
- Ma come mai sei qui?
- Bhe, mio nonno mi ha mandato a comprare dei medicinali che vendono solo qui a Tokyo.
- Ah. Potevi avvisarmi.
- Era quello che avevo intenzione di fare, ma…
- Ma?
- Ho preferito farti una sorpresa- sorrise, un po' imbarazzato- Non disturbo, vero?
- Ma certo che no! Anzi, vieni a casa mia. Mia madre sarà contenta di rivederti.
- Va bene.
Doremì e Hiroto attraversarono il parco, ripercorrendo con la memoria i momenti passati.
Proprio in quel momento, s'incrociarono con un'altra persona (certo, che c'è né di gente sveglia alle 8.00 di domenica mattina!)
Era una ragazza e Doremì la riconobbe subito.
- M- Maky?!
- Oh, Doremì- si sorprese- Come va?- sorrise e guardò il ragazzo che le stava accanto- Oh, ma vedo che sei in dolce compagnia, meglio così.
I due ragazzi arrossirono.
- C- che vorresti dire?- disse Doremì.
- Bhe, sto andando a casa di Kotake per chiedergli di uscire. E visto che tu hai già il ragazzo, non mi farò problemi.
- E- ehi!- esclamò Doremì- Questo ragazzo non è il mio ragazzo!- disse segnalando Hiroto.
Hiroto si sentì a disagio. Non capiva di cosa stessero parlando.
- Ah, no? Peccato, sembrate proprio una bella coppia.
Perché non se ne sta zitta?! E poi perché deve andare da Kotake? Forse a lei piace davvero!
- Allora, ciao- disse, superandoli.
- Aspetta- disse d'improvviso Doremì.
Maky si fermò e guardò Doremì con tono di sfida.
- Si?
- Io…- si bloccò.
Non sapeva neanche lei perché l'aveva chiamata. Cos'era che voleva dirgli?
- Tu cosa?- insistette Maky, già prevedendo la sorpresa.
Il ragazzo la vide stringere i pugni. L'atmosfera intorno si era surriscaldata.
Su, Doremì, non puoi lasciare la frase in sospeso. Digli quello che senti! Adesso o mai più!- pensò Doremì.
- Sappi che Kotake…- disse, puntandogli l'indice-…non è in casa!
I due ragazzi caddero a terra.
- Ah…davvero?- disse Maky alzandosi in piedi, mentre una gocciolina gli cadeva sulla fronte.
E tutta questa scena, per dirmi questo? E io che pensavo…!- disse fra sé e sé, Maky.
- E tu, come fai a saperlo?- chiese interrogativa.
- …ehm- Doremì si agitò, che scusa poteva inventarsi?-…me l' ha detto lui. Oggi usciva con i suoi amici.
- Mh…- Maky la fissò dubbiosa- D'accordo…vorrà dire che lascerò un messaggio alla sua segreteria- e se ne andò.
Hiroto guardò Doremì ancora immobile nella sua posizione, con il dito posizionato davanti.
- Doremì? Tutto bene?
- Eh? Ah…sì- si sbloccò.
- Chi è questo Kotake? Il tuo ragazzo?
Doremì divenne rossa in volto.
- No! Non potrei mai essere la ragazza di un testardo come lui!- gridò, senza accorgersene.
Si sentiva percossa dalla rabbia.
- V- va bene…ma adesso calmati…
- S- scusami…ho esagerato…- sospirò- Andiamo.
- …si.
Hiroto e Doremì ripresero a camminare, ma in silenzio. Doremì proseguiva davanti, con passo deciso, mentre Hiroto era dietro di lei.
Il ragazzo non riusciva a capire, perché quell'improvviso cambio d'umore.
Forse è causato da quel ragazzo…Kotake. Cos'è che prova Doremì per lui?
- Eccoci arrivati…- disse Doremì- Mamma!- entrò in casa.
- Come mai sei tornata così presto…oh, ma tu sei Hiroto…il nipote del dottore Grey!
- Si, salve signora Harukaze.
- Prego, accomodati pure in salotto, che ti preparo qualcosa.
- Ah, non si disturbi.
- Nessun disturbo, adesso arrivo- e tornò in cucina a trafficare.
Kotake nel frattempo stava per uscire di casa per portare il suo cane a spasso. Il cane scodinzolava allegro e trascinava il padrone. Poi mosse la sua testolina verso il ragazzo. Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Arrivarono al parco e lasciò libero il cane, nell'area riservata agli animali. Si sedette sulla panchina e si lasciò cullare dal venticello e dai raggi di sole.
Poteva sentire ancora quella sensazione provata, quando Doremì l'aveva baciato sulla guancia.
Probabilmente era un suo modo per ringraziarlo, però era stato così dolce che per un momento aveva sperato significasse altro.
Il suo cuore batteva forte e sentiva che un nuovo sentimento, più rinvigorito, nasceva in lui. Quella sensazione l'aveva già provata, quando gli capitava di stare vicino alla ragazza. Il più delle volte riusciva a mascherarlo, altre volte lo nascondeva attaccando briga con lei.
Alzò lo sguardo al cielo e sospirò. Per quanto ancora avrebbe potuto nascondere quel sentimento? Ripensò alla delusione che aveva provato, quando la ragazza gli aveva detto che era innamorata di un ragazzo. Era normale per lei innamorarsi, lo faceva in continuazione, ma il più delle volte era un amore non corrisposto. Si innamorava del primo ragazzo che passava, senza neanche conoscerlo. Gli bastava vedere un bel viso e già se ne innamorava. Che dire poi di quel Akasuki? Era sbucato nel nulla e già aveva conquistato le simpatie di Doremì. Per fortuna che dopo un bel po' non lo aveva più visto. Non avrebbe sopportato ancora la sua presenza.
Perché Doremì è sempre alla ricerca del grande amore, quando…- arrossì nei suoi pensieri-…ci sono qui io?
L'abbaiare del cane, lo svegliò dai pensieri.
Si alzò e andò a controllare. E allora li vide. Doremì e un altro ragazzo. Il cuore gli si strinse dal dolore. Chi era quel ragazzo? E perché sembravano andare così d'accordo?
Era troppo curioso, così finì per seguirli, senza rendersene conto.
Dopo qualche minuto, si fermarono. Qualcuno aveva chiamato la ragazza. Dal suo nascondiglio, Kotake vide che si trattava di Maky.
Le due ragazze parlarono tra di loro, ma non con aria molto amichevole. Ciò che dicevano, non si capiva dalla postazione del ragazzo, così si limitò a guardare i gesti.
Maky stava per andarsene quando Doremì la chiama e si gira verso di lei, puntando l'indice.
- Sappi che Kotake…- silenzio-…non è in casa!
Eh? Stanno parlando di me?- si chiese il ragazzo- Ma a proposito di che? E perché Doremì gli ha detto che non sono in casa?
Kotake continuò a guardare, ma senza riuscire a sentire. Maky gli disse qualcosa e poi se ne andò via. Rimasero solo Doremì e quel ragazzo.
Il ragazzo gli disse qualcosa, però Doremì reagì male.
- No! Non potrei mai essere la ragazza di un testardo come lui!- gridò.
Kotake rimase stupito e amareggiato. Perché l'aveva detto? Sembrava che c'è l'avesse con lui.
Non capì perché divenne triste.
Doremì e il ragazzo ripresero a camminare. Kotake non li seguì. Rimase lì con i suoi pensieri.
Come ho potuto anche solo sperasse che lei provasse i miei stessi sentimenti?- si diede un piccolo pugno.
Il dolore fisico era meno, di quello che provava il suo cuore.
Il cagnolino gli girò intorno, cercando di attirare la su attenzione.
- Si, adesso ti riporto a casa…- disse Kotake.
Hiroto appoggiò il suo bicchiere sul tavolino.
- Allora, hai intenzione di seguire le orme dei tuoi familiari?- chiese la madre di Doremì.
- Bhe, ecco…ci sto ancora pensando…- disse lui.
- Però ti ho visto molto interessato all'attività di tuo nonno.
- Si, però ho altre aspirazioni…
- Capisco…- disse la donna- e dimmi, adesso hai la ragazza?
DENG. Doremì cadde dal divano.
Ma cosa diavolo gli va a chiedere?!- pensò Doremì con il viso a terra.
- Doremì, tutto bene? Come hai fatto a cadere?- chiese Hiroto, con aria preoccupata.
- Sta tranquillo- disse la madre- Ha la testa troppo dura, per potersi fare male- sorrise.
Ma tu guarda che madre!- pensò ironica la figlia, mentre si alzava da terra.
- Allora?- insistette la signora- Sai, sei un ragazzo molto carino, suppongo che tu abbia molti corteggiatrici- sorrise.
- …beh, non lo so…a dire il vero non ne ho avuto il tempo…e quindi…- disse imbarazzato.
- Ah? Peccato!- disse dispiaciuta.
Doremì guardò la madre e prese il suo bicchiere.
- Beh, allora perché tu e mia figlia non state insieme?- disse allegra.
Alla ragazza gli andò di traverso la bevanda.
- Doremì, insomma, perché devi sempre farti notare?- chiese la madre, come se non fosse niente.
- Mamma, che razza di domande fai?!- saltò i piedi, molto imbarazzata.
- Perché dici questo? Sareste una bella coppia in fondo- disse semplicemente, poi si rivolse al ragazzo- Non trovi?
Hiroto era ancora più imbarazzato e aveva lo sguardo fisso a terra. Non sapeva che dire o fare.
- …- mosse un po' la testa.
- Visto Doremì?- disse la madre allegra.
La ragazza arrossì, però lo nascose.
- Non dovevi andare dalla tua amica, oggi?- chiese Doremì, per cambiare discorso.
- Oh!- portò la mano alle labbra, con uno sguardo di sorpresa- E' vero! Me ne sono dimenticato!- si alzò dal divano- Questo vuol dire che ti saluto, Hiroto- disse- Spero che tornerai presto a farci visita- prese la giacchetta ed uscì di casa- salutami tuo nonno.
- D'accordo. Arrivederci!- salutò Hiroto.
Appena la madre se ne andò, regnò il silenzio nella casa. I due ragazzi tirarono un sospiro di sollievo. Erano salvi.
Però il silenzio si stava troppo dilungando. Nessuno dei due sapeva cosa dire, perché erano troppo imbarazzati dal commento della signora.
- …dunque…- si schiarì la voce la ragazza- adesso che mi ricordo…ti devo un CD. Vieni, te lo restituisco- si diresse verso la sua stanza.
Hiroto la seguì.
- Com'erano le canzoni?- chiese.
- Belle! E poi le canzoni di questo gruppo, sono le mie preferite.
- Anche le mie.
Doremì aprì la porta e si diresse verso i scomparti di CD. Fece una veloce lettura dei titoli, per cercare il CD. Si fermò con il dito, a quello giusto e lo estrasse dall'armadietto.
- Ecco qua- si girò verso il ragazzo.
Lo noto, con lo sguardo preso, a guardare le foto attaccate al muretto.
Doremì si avvicinò a lui.
- Che c'è?- chiese.
- Quelle foto…sei tu?
- Sì…- si sedette sul letto- Ero io alle elementari.
- E gli altri, sono i tuoi amici?
- …si…
- Te ne sei ricordata, quindi.
- Mh- mosse il capo.
- Mi ricordo la prima volta che ti ho incontrato…
- Anch'io.
Ricordi di Hiroto
Un ragazzo camminava nell'edificio. Raggiunse un signore.
- Hiroto, dove ti eri cacciato? Ti stavo cercando!- gridò.
- …Sono andato a fare un giro, nonno…come mai mi stavi cercando? E' successo qualcosa?
- Si…è appena arrivata una nuova paziente da Tokyo…
- Davvero?
- Avrò bisogno del tuo aiuto. La paziente ha bisogno di essere seguita costantemente e io devo occuparmi anche degli altri pazienti.
- D'accordo. Dove si trova?
- Nella stanza 106. Ti accompagno.
Arrivarono alla stanza e il signore bussò alla porta. Entrò con delicatezza.
Hiroto rimase stupefatto. Davanti a lui, c'era una bella ragazza, dagli occhi rossi, come i suoi capelli lunghi, che cadevano sciolti sulla schiena. Aveva lo sguardo davanti a sé, perso nel vuoto. Era seduta su un letto, dalle lenzuola bianche. La sua testa era stata fasciata da una benda e aveva parecchie ferite sul braccio.
- Buongiorno, signorina…- disse dolcemente il signore- come sta? Le ho portato mio nipote, Hiroto. Si prenderà lui cura di te, mentre io sarò impegnato.
La ragazza non rispose e non diede segno di aver ascoltato.
Hiroto la guardava un po' imbambolato. Sentiva il suo cuore battere forte. Che fosse il tipico, colpo di fulmine?
Il signore si accorse che il ragazzo era rimasto immobile.
- Hiroto- gli diede un calcio al ginocchio- Svegliati! Non ti ho chiamato qui, per imbambolarti!
- Ahi, ahi!- si lamentò il ragazzo, saltando come un grillo su una gamba- ma non c'era bisogno di darmi un calcio! Mi hai fatto male!
La ragazza notò il rumore intorno a sé e guardò il ragazzo che discuteva con il signore di prima.
Hiroto si massaggiò il ginocchio e si calmò. Si rivolse alla ragazza.
- Ciao, come ha detto mio nonno…non ti sembra un po' troppo arzillo per la sua età?…io mi chiamo Hiroto. Se avrai qualche problema potrai rivolgerti a me. Come ti chiami, tu?
- …io?- si puntò il dito a se stessa, per accentuare la domanda.
- Si.
- …io…non lo so…- chinò la testa e rimase in silenzio.
- Non lo sai?- guardò il nonno- Ha perso la memoria?
- Si- disse il signore, serio.
- …capisco- si rivolse alla ragazza- beh, non importa. Il mio compito è aiutarti a ricordare. Incominciamo…dunque, il tuo nome è…non ti viene in mente?
- …no…
- Sicura? Prova a fare uno sforzo…
La ragazza rimase pensierosa, sempre con il suo immutabile sguardo perso. Chinò di più la testa, tenendola stretta tra le mani. Il suo sguardo indicava che stava soffrendo.
- …io…non lo so…non ricordo…chi sono? Io…dove sono?
- Pazienza…- disse con aria serena- Nonno, il suo nome qual è?- chiese.
- Harukaze Doremì- rispose lui.
- Doremì? Bel nome, per una bella ragazza- sorrise.
La ragazza non lo ascoltò, provò a scavare nella sua mente, per cercare quel nome.
- …D- Doremì…è questo il mio nome?
Hiroto la guardò con aria preoccupata.
- Adesso è ora di lasciarti riposare in pace- disse il signore- Hiroto, andiamo.
- Sì- si rivolse verso Doremì- Ci vediamo domani, okey?
La ragazza non gli fece caso e si sdraiò nel letto.
Hiroto lasciò la stanza e camminò con il nonno per i corridoi.
- Nonno, ma che gli è successo?- chiese.
- Te ne parlerò dopo, adesso devo discutere delle formalità con i suoi genitori- disse sbrigativo e se ne andò- A proposito, un assistente ha detto che ti ha visto portare a spasso la signora Juni! Lo sai cosa ti avevo detto a riguardo!
- Si, si, lo so…che non è permesso fare uscire un paziente dalla clinica…- disse annoiato- però gli ha fatto bene prendere una boccata d'aria…
- Taci!- gli gridò- Hiroto, tu sei ancora inesperto! Non sai cosa può succedere con le tue bravate! Se la signora Juni non deve uscire dalla sua stanza, devi rispettare gli ordini! E questa non è la prima volta che te lo dico!
- Si…ho capito.
- …cerca di non combinare pasticci con la nuova paziente, è un incarico molto importante, per te che sei alle prime armi.
- Si…non ti stavano aspettando delle persone?- cambiò discorso.
- Mh…- si allontanò.
Il ragazzo sbuffò. Era stufo di essere trattato come un novellino. Questa volta avrebbe dimostrato di essere una persona responsabile a suo nonno e alla sua famiglia.
E poi in fondo era piacevole aiutare quella ragazza.
Fine ricordi di Hiroto
Fine nono capitolo
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Olè, olè! Finito! (o) Siiii! Ehm…non esageriamo…non l' ho finito del tutto. (.)' Mi manca ancora molto…però sono già a buon punto. (òo) Forse riuscirò a terminarlo prima di diventare un reperto per il museo ()'
Questa parte è lunga, però non so se sarà di vostro gradimento. Ultimamente gli impegni si fanno sentire e i compiti mi chiamano (nooooo!) Si nota che ho cominciato la scuola? Okey, ancora un anno e potrò tirare un sospiro di sollievo (-)
Avevo intenzione di disegnare i personaggi, ma non so se ho tempo per prepararli (sempre e solo colpa della scuola che mi porta via del tempo!)
Dunque, ripeto le solite cose, ovvero se qualcuno avesse ancora difficoltà a capire i nomi dei personaggi o altro ancora, me lo faccia sapere.
Ah, per quanto riguarda i video che ho fatto, sarebbe più comodo inviarlo per msn messager. Quindi se avete un e-mail su Hotmail, andrebbe più che bene.
Se volete lasciare un commento, un parere, una critica costruttiva, sarò felice di riceverla (-)
Nota: Ho notato che in alcuni siti, la scrittura in corsivo non appariva, quindi non si distinguevano i pensieri dei personaggi. Mi dispiace di non essermene accorta prima. In alternativa, in quei siti, i pensieri verranno scritti all'interno di questi simboli:
Doremì e Company non sono di mia proprietà (anche perchè adesso non starei scrivendo questa frase, no?)
By Ya-chan
