Secret of my heart
Capitolo: 10
Kotake camminò verso casa sua. Il cane al guinzaglio era felice, tranne il padrone.
Il ragazzo e il cane arrivarono a casa.
- Kotake- lo chiamò la madre.
- …si?- disse un po' svogliato.
- Ha appena chiamato una tua compagna di classe…credo che si chiami Maky…ha chiesto se la puoi richiamare.
- …d'accordo…- salì in stanza sua e si sdraiò sul suo letto.
Guardò con lo sguardo delle foto, appoggiate in modo disordinato sulla scrivania. Si alzò dal letto e le guardò un'altra volta. Erano le foto del diploma della sesta elementare.
Ripensò alle parole di Doremì nel parco e con un impulso improvviso, scaraventò le foto per terra.
Non poteva credere di aver aspettato tutto quel tempo, alla ricerca di qualcosa che non poteva ottenere. Fremeva dalla rabbia, voleva saperne di più su quel tipo, che stava insieme a Doremì.
Perché quell'estraneo doveva rappresentare una minaccia per lui?
Forse l'amore che provava Doremì per quel ragazzo non era corrisposto e in quel caso, lui avrebbe avuto qualche change…
Arrossì di colpo.
Che voleva dire? Ci pensò su.
Non capiva perchè se la prendesse tanto a cuore. In fondo Doremì era solo un amica, niente di più. Eppure, sentiva che i momenti passati insieme a lei, non erano da niente. Forse già da quando si erano conosciuti, lui provava gli stessi dubbi. Dei dubbi sui sentimenti.
Si calmò e si abbassò a raccogliere da terra una foto.
La guardò attentamente. Era lui, con Doremì, mentre litigavano. Chissà chi aveva scattato quella foto, a loro insaputa?
Perché le cose tra di loro erano così tanto cambiate?
Perché non potevano tornare come erano una volta?
Era impossibile, da quando lui aveva scoperto di non poterla dimenticare.
L'amava, allora?
Kotake fece cadere la foto e divenne paonazzo.
Era questa la verità? L'amava? Per questo non poteva dimenticarla, né poteva vederla soffrire o stare con altri ragazzi?
Erano questi i suoi sentimenti?
E lei, cosa provava?
Di sicuro, solo una profonda amicizia.
Sospirò e si alzò in piedi. Guardò il telefono portatile, con uno sguardo assente.
Doremì non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti. Lei amava un altro.
Non si sarebbe mai accorta dei suoi sentimenti…
Prese il telefono e compose un numero.
- Pronto?- dall'altra parte del telefono, si udì una voce di una ragazza.
- Sono Kotake…c'è Maky?
- Kotake! Sono io, Maky! Quando sei tornato?
- Da pochi minuti…cosa volevi?
- Ecco…sono stata incaricata a comperare degli strumenti, per conto della scuola…e mi stavo chiedendo se volevi accompagnarmi…ti va? Potremmo prenderci qualcosa da mangiare, se vuoi.
- …- rimase silenzioso. Guardò da lontano, la foto che era caduta a terra. Il suo amore non sarebbe mai stato ricambiato…- …d'accordo, ci incontriamo in piazza.
- Wow, che bello!- disse esultante- Ci vediamo dopo!
- Si…ciao- chiuse la cornetta.
Regnò il silenzio. Sospirò di nuovo e si mise a raccogliere le foto a terra. Li richiuse in una busta, sbattendolo in uno dei cassetti della scrivania, il più lontano possibile dalla sua vista. Forse se non le avrebbe più viste, non avrebbe più sofferto. Era così.
Si sedette a terra, con le ginocchia all'altezza del mento.
Se solo se ne fosse accorto prima dei suoi sentimenti, per la sua compagna di classe, così buffa e goffa…ma buona d'animo. Se solo avesse aperto il suo cuore a quel sentimento che sentiva nascere in lui, invece di indietreggiare facendo lo scontroso. Ma forse lo faceva perché era l'unico modo per parlare con Doremì, senza arrossire. Aveva ragione Tamaki, lui era innamorato di Doremì. Era l'unica che se n'era accorta.
Ma ormai era troppo tardi.
In casa degli Harukaze, i due ragazzi continuarono a chiacchierare, finché il ragazzo guardò l'ora.
- Adesso devo andare- disse Hiroto.
- Ah, di già?
- Si, altrimenti arriverò tardi a prendere il treno- spiegò.
- Capisco…allora non ti trattengo. Posso accompagnarti alla stazione?
- Certo- sorrise.
I due uscirono di casa e si diressero verso la stazione del treno.
Camminarono per qualche minuto in silenzio, ognuno con un suoi pensieri in testa.
Il primo a rompere il silenzio fu Hiroto.
- Senti, Doremì…perché ultimamente non ti sei fatta più sentire? Sai, intendo alle visite…
- …non ne avevo bisogno- rispose lei, con voce ferma- Davvero, sono guarita- cercò di convincerlo, ma sembrava più che cercasse di convincere se stessa.
- Sicura?
- Certo- sorrise.
- Hai ricordato tutto?
- …beh, a dire il vero ancora qualcosa non ricordo…però non è niente d'importante.
Il ragazzo la guardò e poi distolse lo sguardo.
- …sono arrivato- disse Hiroto- E' arrivato il momento di salutarci, Doremì- la sua voce era diventata triste.
- Si…- chinò il capo, dispiaciuta.
- Spero che qualche volta ti farai sentire, anche solo per sapere come stai…
- Certo.
- Allora…ciao…
- Non vuoi che aspetti con te il treno?
- No, grazie.
- D'accordo…ciao Hiroto- Doremì salutò con la mano e pian piano si allontanò dalla stazione ferroviaria.
Doremì camminò lungo la strada del ritorno, con nostalgia. Per un momento aveva smesso di pensare a Maky e a Kotake.
Rivedere Hiroto, l'aveva rese felice, ma allo stesso tempo un po' confusa.
Sentiva di provare un forte sentimento per lui, ma se non era quello che pensava lei? E se la sua fosse solo riconoscenza?
Passò davanti una vetrina di un negozio d'animali. Vide la sua immagine riflessa e si bloccò a guardarsi, come se un fulmine l'avesse attraversata.
Continuò a guardare la sua immagine riflessa e l'immagine della strada dietro di lei.
Sì, adesso si ricordava…
Hiroto si sedette in una delle tante panchine marroni alla stazione. Il treno non avrebbe impiegato molto ad arrivare. Guardò l'orologio e sospirò. In fondo, avrebbe preferito restare a chiacchierare con Doremì, ma qualcosa lo aveva trattenuto. Forse erano stati quei suoi occhi rosa e quella sua espressione dolce, mentre parlava dei suoi amici e di Kotake…Quando parlava di lui, a Doremì gli si illuminavano gli occhi e una certa malinconia la prendeva.
Era da tanto che non la vedeva così. Non riconosceva in lei, quella ragazza che aveva incontrato alla clinica, quella stessa ragazza smarrita e con lo sguardo perso nel vuoto. Era cambiata. Beh, era naturale, aveva riacquistato la memoria.
Si sentiva geloso e triste. Non capiva perché, ma l'idea che quella ragazza così misteriosa, vivesse così lontano da lui, lo stava divorando nell'anima. Si sentiva tradito. Voleva che i suoi occhi rosa continuassero a guardare lui, con quella stessa felicità di una bambina. Voleva essere l'unico in grado di aiutarla. Ma il giorno in cui lei pian piano aveva riacquistato la memoria, gli aveva dovuto dire addio.
Quel giorno così triste per lui, si rese conto quanto un addio da parte di una persona cara, possa fare così male. Avrebbe voluto dire qualcosa, avrebbe voluto fermarla, confessargli i suoi sentimenti, però non ne ebbe il coraggio. Sapeva che per Doremì era meglio che tornasse indietro, nel suo passato, nella sua città natale. Solo così poteva completare il puzzle della sua memoria. Però come faceva male doverlo ammettere. Aveva paura che poi, Doremì lo dimenticasse.
Ricordi di Hiroto
- Allora parti?- chiese Hiroto.
- Si…- disse dispiaciuta Doremì.
- Ah…- strinse i denti e si sforzò di essere il più naturale possibile- In questo caso…ti auguro di essere felice e di star bene.
Quelle parole, dette con amarezza, suonavano nella sua mente, mentre si udì un fischio di un treno.
- Doremì…vieni, è arrivato il treno…- la voce della madre in lontananza, segnalava l'ora dl distacco.
Quale parola sarebbe stata la più giusta da dire?
- Doremì…io…- Hiroto, strinse i pugni e fissò la ragazza che aveva davanti.
- Si?- mosse leggermente il capo, incuriosita.
- Io…- di nuovo il fischio del treno.
Dal microfono, il capostazione avvisava i passeggeri della partenza del treno…
Ci sono parole, che possano descrivere quello che si sente nell'animo, nel cuore? La partenza di qualcuno di importante…e l'impossibilità di fermarlo…
- Doremì, sbrigati a salutare Hiroto! Dobbiamo andare!- gli gridò la madre.
- Si…- disse Doremì guardando prima la madre e poi ritornando con lo sguardo sul ragazzo di fronte a lei- Hiroto…devo andare…
Che cosa si può dire? Come ci si deve comportare? Quali sono le parole più adatte in quella circostanza?
- Hiroto…- Doremì cominciò a preoccuparsi del suo silenzio.
- …non importa- abbassò il capo, deluso. Le parole che cercava disperatamente, non volevano uscire. Sospirò rassegnato e alzò lo sguardo su Doremì- Del resto le città in cui viviamo, non sono così lontane, no? Te lo posso dire in un'altra occasione…
Doremì lo guardò, con fare interrogativo.
- Verrai a trovarmi, vero?
- Si- sorrise la ragazza.
- Va bene, allora aspetterò quel giorno…e fino ad allora, cercherò di riuscirò a dirti quel che provo…- sorrise.
Doremì non capì le sue parole, ma ricambiò il suo sorriso. Anche lei avrebbe aspettato quel giorno in cui si sarebbero incontrati di nuovo. Perché stare in sua compagnia era piacevole e soprattutto gli doveva molto…
Hiroto vide con lo sguardo, la ragazza allontanarsi da lui e salire su quel treno, che l'avrebbe portato miglia e miglia lontano da lui, ma non dal suo cuore.
Il treno fischiò di nuovo e un suono di rotaie risuonò nella stazione.
Doremì si sporse dal finestrino e salutò con la mano, con un grazioso sorriso.
Hiroto ricambiò il sorriso e salutò, cercando di trasmettere in quel saluto, tutte le sue speranze.
Sentì una mano calda, appoggiarsi sulla sua spalla. Si girò e vide suo nonno.
Lui guardava dritto davanti a sé, dove prima c'era il treno ed ora c'era solo un cumulo di polvere.
- A volte è difficile rinunciare alla propria felicità, per il bene della persona che si vuole bene- disse.
- Mh- assentì.
Il treno era sparito dall'orizzonte.
Fine ricordi di Hiroto
Da lì in poi, non la vide più, fino ad oggi. Quel sorriso che aveva scoperto in quel corpo svuotato, era stato rinvigorito dalla vicinanza di persone a lei care. Era felice per lei, anche se l'idea che un'altra persona l'abbia aiutata, lo rendeva triste.
Però qualcosa non lo convinceva. Quel sorriso così bello, sembrava nascondere qualcosa. Non sapeva cos'era quel presentimento, ma incominciava a preoccuparlo.
Davanti ai suoi occhi passò l'immagine di un ragazzo. Guardò meglio davanti a sé, attraverso i vetri.
Lo riconobbe, era uno degli amici di Doremì, l'aveva visto in foto.
Istintivamente si alzò dalla panchina e lo seguì.
Camminò velocemente e lo raggiunse.
E ora?- si chiese- Che gli dico? Non so neanche perché l' ho seguito…
Il ragazzo pedinato, si accorse della presenza altrui dietro a lui e si girò.
I due ragazzi incrociarono i loro sguardi per la prima volta, ma era come se si conoscessero da una vita. Si guardarono a lungo, senza proferire parola, ognuno immerso nei suoi pensieri. Come se ad un momento all'altro sarebbe iniziata una battaglia.
Ricordi di Dorem
Era finita la sesta elementare. Doremì era felicissima, ma anche un po' triste, pensando che molti dei suoi compagni sarebbero finiti in altre classi o addirittura in altre scuole. E poi lo studio sarebbe diventato più pesante, per poter continuare a divertirsi insieme.
Camminò per le strade di Tokyo e passò vicino ad una vetrina di articoli sportivi.
Vendevano oggetti di vario genere. Tra cui una fascia per i capelli.
Si fermò ad osservare l'oggetto e si ricordò del suo amico Kotake. Sì, certo, non finivano mai di bisticciare, però ultimamente dal giorno in cui si era chiusa al Maho, disperandosi per la separazione da Hana e il mondo della magia, lui la stava trattando con più riguardo…beh, almeno in parte. Però era già un progresso rispetto ai primi anni.
Le sue parole, dette in quell'occasione, gli erano stati di conforto. L'avevano scrollata da quella depressione.
Però, con quel via vai, lei si era scordata di ringraziarlo personalmente.
Okey, ho deciso, gli regalerò quella fascia per ringraziarlo. E poi è possibile che il prossimo anno capitiamo in classi differenti. Gliela posso dare il giorno del ritrovo di tutti noi, per la festa.
Doremì sorrise a se stessa, per la decisione presa. Entrò nel negozio e ne uscì con un pacchettino nelle mani. Era soddisfatta dell'acquisto. Sapeva che a Kotake gli sarebbe piaciuto il regalo.
Attraversò la strada, guardando contenta il pacchettino. Arrivò in tempo dall'altra parte del marciapiede, prima che scattasse il semaforo.
Fu lì che sentì una piccola voce dietro di lei e si voltò. Vide che una bambina stava in quel momento attraversando la strada, quando le macchine si erano appena messe in moto.
Delle voci confuse, una madre in preda al panico, della gente, una bambina e delle ruote dei motori.
Un gesto improvviso, un movimento veloce e un salto nel vuoto. Un grido.
Improvvisamente, si ha davanti solo un unico obbiettivo, evitare una morte. Tutto intorno scompare. Pochi immagini. Il suono di una macchina che frena, seguita da altri. Una sgommata sull'asfalto e delle urla agghiaccianti.
Doremì apre gli occhi per un momento, giusto per assicurarsi che la bambina stia bene.
Si, è tra le sue braccia e ed è viva. Un sospiro. Del sangue sgorga dalle sue ferite e macchiano l'asfalto. Con gli occhi appannati dalla fatica e dal dolore sordo, guarda inorridita il suo stesso sangue e poi il vuoto, che impedisce di sentire il suono dell'ambulanza.
Ricordi, quasi impercettibili, che lasciano la mente per sempre. Un distacco doloroso.
Immagini di vita vissuta serenamente e di piccole gioie che riempiono l'anima di felicità.
In un attimo, come in un flash, tutto scompare, come se il destino si prendesse beffa della persona e dei suoi sentimenti.
I cari, gli amici, gli amori…tutte le persone che ci hanno reso la vita più piacevole, spariscono ad uno a uno.
Tutto scompare, davanti a se solo il vuoto, il silenzio, il nulla…
Doremì alza gli occhi, con fatica.
Vede dell'immagini di persone che la circondano. Guarda meglio, si trova in un ospedale.
Una signora in lacrime, le si getta al collo. Versa lacrime, come un torrenziale, come se questo pianto potesse togliere tutto il dolore che prova il suo cuore.
Altre persone altrettanto tristi, sono lì. Un uomo e una bambina. Un altro uomo in camice bianco, guarda la scena in disparte, con tristezza.
Delle voci…pian piano si sentono meglio.
- …ti senti meglio, tesoro?- chiese la signora.
Doremì prova a rispondere, ma all'ultimo momento si accorge che non ricorda assolutamente niente. Quella persona che piange per lei…chi è?
- Chi sei?- E' la prima domanda logica per lei. Doremì la guarda con lo sguardo vuoto, come un contenitore svuotato dei propri ricordi, senza una volontà propria.
La donna spalanca gli occhi, spaventata. Il timore dilaga in tutti i presenti.
La signora infine guarda disperatamente l'uomo in camice.
Lui si avvicina a Doremì e osserva bene la testa, fasciata dalle bende.
- Perdita di memoria- sentenzia.
Questo bastò perché regnasse di nuovo il silenzio e subito dopo piagnistei.
Doremì guarda le persone con distacco, cercando di frugare, anche nel più piccolo angolo della sua mente, un ricordo legato a loro.
Niente, vuoto assoluto.
In quel freddo letto bianco, con persone che non si conoscono e con un gran mal di testa. Ci si sente smarriti in quel nulla.
Qualche giorno dopo, Doremì si trovò in un'altra città, in un nuovo ospedale.
La lasciarono in un lettino in compagnia con un signore anziano, che cercava di interagire con lei.
Le parole dell'uomo, erano per lei prive di significato e provava solo indifferenza.
Niente a cui aggrapparsi, neanche un ricordo, un affetto, un sentimento per poter tirare avanti.
Le ore passano lente e la sera non sembra mai arrivare.
Poi un ragazzino, sbucato dal nulla, apparve come una sorte di angelo custode.
Pian piano, dall'indifferenza assoluta, al primo risveglio. Una rosa che sboccia.
Ma anche le rose hanno le sue spine appuntite, che al solo tatto possono provocare dolore.
Dei ricordi vengono a galla, ma non sono per niente confortanti. Solo rosso, un rosso intenso che sente scivolare nel suo corpo. Un rosso caldo, fastidioso.
Apre il palmo della sua mano e non ci sono tagli, ne ferite, ma i suoi occhi trasmetto immagini di sangue che scorga da profonde ferite.
E' impossibile arrestare il sangue.
E pian piano si cade in depressione.
Fine ricordi di Dorem
Hiroto guarda il ragazzo davanti a lui, come se gli lanciasse una sfida. Una sfida di sicuro ricambiata dall'avversario.
- Beh, che c'è?- interrompe il silenzio.
- Eh?- Hiroto si sveglia dai suoi pensieri.
- Insomma, perché mi stai seguendo?- chiese infastidito.
- Io…io…
- Non balbettare, dimmi semplicemente che vuoi.
- Tu sei Kotake, vero?
Silenzio.
- Si, perché?- chiese diffidente.
- Ecco, io, ho visto la tua immagine in una della foto di Dorem
- Doremì?
Un fitta al cuore.
Hiroto osserva la sua reazione di sorpresa.
- Sei un suo amico, vero?- insistette.
- …più o meno…
- Bene…io sono Hiroto, un…
- Si, lo so chi sei- lo interrompe.
- Oh, davvero? Doremì ti ha parlato di me? Meglio così.
- Che cosa vuoi?- chiese innervosito.
- Devo parlarti.
- A riguardo di che?
- Credo che sia ovvio…di Doremì.
- P- perchè?- la tensione, si fece sentire nella voce- Cosa vuoi sapere di lei? Mi sembra che tu sappia già abbastanza di lei. E poi non sono la persona più indicata per raccontarti di Doremì- fece per voltarsi dall'altra parte.
- Aspetta, io…voglio sapere se in questo periodo, da quando è tornata qui a Tokyo…se è successo qualcosa d'importante…
- Tipo?
- Non so…strani comportamenti…stress…
- Tzè, sembri il suo medico!
- Ma io s…- viene interrotto.
- Perché ti interessa saperlo? Non è affare tuo la sua salute.
- Invece si. E' affare mio.
- Chi ti credi di essere? Solo perché gli sei stato a fianco per un periodo, non vuol dire che tu devi sapere tutto di lei!
Hiroto guardò la reazione del ragazzo e si sorprese della sua diffidenza e della sua ostilità nei suoi confronti.
- Calmati, io volevo solo sapere se…
- No, tu volevi comparire dal nulla e portarti via, senza il minimo sforzo, la persona a cui sono più legato!- disse d'impeto, senza pensarci.
Hiroto stette zitto, per la sorpresa. Adesso aveva capito il perchè del suo comportamento.
Del resto era così evidente, perché non lo aveva capito subito?
- Ti piace…è così, allora- disse.
Kotake indietreggiò, come intimorito. Non pensava di essere stato in grado, di dire quella frase, ad un perfetto sconosciuto.
Si calmò e guardò serio Hiroto.
- Si- ammise.
- Capisco. Bhe, non sei il solo.
- Lo so.
Silenzio. Poi delle sirene ed un ambulanza, che passa vicino a loro.
Guardano sorpresi l'ambulanza, mentre gira l'angolo.
Poi, come presi da un sesto senso, corrono verso quella direzione.
Un gruppo di persone sono riunite intorno ad una piazzetta, vicino a dei negozi.
C'è un gran mormorio tra la folla.
Kotake e Hiroto si intrufolano tra la massa e cercano di arrivare al nucleo della situazione.
Ciò che vedono, rispecchia il loro timore.
Una ragazza è accasciata al suolo, con gli occhi spalancati e shockati, mentre quello che succede intorno a lei non la sfiora minimamente.
I due ragazzi si precipitano da lei e tutte due esclamano il suo nome.
- Doremì!
I due si guardano tra di loro, come se la loro fosse una sfida. Ma quello non era il momento buono per mettersi a litigare e aiutano gli infermieri a portare la ragazza sull'ambulanza.
- Chi siete voi?- chiese uno degli infermieri.
- I suoi amici- dicono entrambi.
- Ah. D'accordo.
- Possiamo venire con lei?- chiese Kotake.
- Beh, si, credo di si, ci sarete utili per rintracciare i suoi genitori.
Kotake e Hiroto salgono sull'ambulanza, insieme a Doremì semicosciente.
L'ambulanza parte e di nuovo in quella strada, c'è sempre qualcuno che se ne va e chi rimane.
Fine decimo capitolo
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Approfitto di questa fiction per scusarmi dell'enorme ritardo di molte mie fiction. Purtroppo, con la scuola, è difficile conciliare studio e hobby. E così mi ritrovo a fare tutto di corsa. Me povera sfortunata! Sigh! (--)
Comunque, sono riuscita almeno a finire questo capitolo. Si, forse sarà un po' corto rispetto agli altri, ma è l'unica cosa che sono riuscita a fare, finora. Volevo pubblicare questa fiction, insieme alle mie fan art (pubblicate su Manga.it), però non so se ci riuscirò.
Ah, per chi voleva o volesse vedere il video che ho fatto su Doremì, può contattarmi. Anche per chi l' ha già fatto, se può farlo di nuovo, così sono sicura. Perché prima, per chi non aveva msn messager mi era difficile inviarlo, ma adesso ho trovato un metodo (spero) migliore e più semplice.
Tornando alla fiction…finalmente ho svelato il mistero, eh? (Non che fosse un mistero, però spero che abbia tenuto col fiato sospeso, molti di voi)
Spero che vi piaccia anche questo capitolo (si, si, lo so, sono calata in quanto qualità. Sigh!)
Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuta in tutto questo tempo e che hanno lasciato scritto un commento. L' ho apprezzato davvero, da ognuno di voi. Merçi!
Adesso vi saluto e spero (e ripeto spero) di avere più tempo e più ispirazione per terminare la fiction (dai Ya-chan, sei quasi al traguardo! çç)
Naturalmente, accetto sempre i vostri commenti e opinioni (sigh, lo so, per la fretta mi dimentico di rivederla la fiction e tralascio un sacco di errori TT)
Bye, bye!
By Ya-chan
