Capitolo 4
Una piccola tregua
La luce del sole colpì e investì le palpebre chiuse di Natasha, destandola. Si era addormentata appoggiata alla colonna, nella parte inferiore della stalla. Passandosi un dito sulle guance, le trovò ricoperte di lacrime asciutte. Le ci volle qualche secondo per ricordare il perché avesse pianto tanto. Si mise in piedi con difficoltà, barcollando. Doveva essere l'alba. Natasha aveva sonno. In effetti, la notte prima era probabilmente andata a letto alle due del mattino, o forse anche più tardi. Doveva aver dormito un paio di ore o poco più. Chi se ne accorgerà, in fondo, se dormo ancora un'oretta? Sono troppo stanca, ho bisogno di recuperare le forze... Camminò lentamente e con cautela fino alla scala a pioli, che salì con la medesima attenzione. Dopo il duro legno della colonna, il pagliericcio le parve il giaciglio più morbido del mondo. La sua schiena trovò conforto nella paglia che si abbassava sotto il suo peso... Natasha restò qualche momento lì, distesa, la mente miracolosamente sgombra... anche se il suo corpo e i suoi ricordi recavano segni della notte precedente. Il dolore in mezzo alle gambe era diventato più sordo, più sopportabile: andava migliorando, ma era comunque fastidioso e martellante; Natasha camminava con fatica. Il mal di testa aveva perdurato per tutta la notte, e dopo quel troppo poco tempo di riposo, si era acuito, diventando pesantissimo. Natasha aveva ancora delle vertigini. Inoltre, le doleva una guancia, anche se non riusciva a capire perché. Si costrinse a rivivere, più distaccatamente possibile, gli eventi della notte precedente. Ah, ecco. Doveva essere stato quando Tavington l'aveva schiaffeggiata. Sperava che non le si fosse formato un pesto sulla guancia. Tutto sommato, non stava affatto bene. Se poi si aggiungeva anche la stanchezza e il dolore psicologico, era come se stesse morendo. E quel giorno avrebbe anche dovuto lavorare... Natasha chiuse gli occhi e cercò di riposare, ignorando il mal di testa persistente. Proprio quando si stava per assopire, però, la porta della stalla si aprì di colpo, facendola dolorosamente sobbalzare. Sbattendo le palpebre nella luce solare che entrava a fiotti, Natasha alzò la testa per vedere chi fossero i visitatori. La miopia le consentì di notare niente più che una divisa rossa e verde e stivali neri. Dragoni, dunque. Natasha si alzò in piedi debolmente e scese la scaletta più in fretta che potè. Sulla soglia si stagliavano le sagome di due uomini: uno era alto e ossuto, l'altro più basso. Natasha aveva sentito Tavington chiamarli una volta: dovevano essere Stebbs e Perkins. Bè, non dovevano essere cattivi come il colonnello. Dai modi e dall'apparenza sembravano due persone normali. Natasha si schiarì la gola. -Buongiorno, signori- esordì. I due la guardarono e il più basso disse: -Buongiorno, stalliera. I nostri cavalli sono quelli della stalla numero 6 e quella numero 8- Natasha annuì e poco dopo ritornò da loro con le redini dei due cavalli in una mano: -Eccoli qua- I due le sorrisero, prima di portare i destrieri all'aperto e montarli. Natasha sospirò vedendoli cavalcare via. Ecco, quei due ora le avevano reso impossibile addormentarsi. Non poteva permettersi di farsi trovare assopita, nel caso altri soldati avessero avuto bisogno delle loro bestie. Si diresse, come aveva fatto la notte prima, verso l'abbeveratoio dei cavalli. Vi immerse la testa dentro. Era gelida, e la svegliò immediatamente, anche se non riuscì a rafforzare le sue membra stanche. Ho bisogno di farmi un bel bagno caldo... riflettè. La sensazione di sporco non l'aveva abbandonata. Voleva lavare via il profumo di Tavington dalla sua pelle... voleva liberarsene per sempre... Avrebbe tanto voluto anche cambiarsi d'abito, una volta tanto. Era troppo facile ricordare le mani del colonnello sul suo corpo, se indossava gli stessi vestiti di quando era successo... Si mise al lavoro, spazzolando i cavalli, pulendoli, riempiendogli le mangiatoie di fieno. Questo la mise quasi di buon umore... e poi, non si era certo dimenticata che Tom, di lì a qualche ora, sarebbe arrivato con il pranzo... La mattinata trascorse normalmente, anche se Tasha era molto goffa nello spostarsi, quindi ogni lavoro le costava il doppio della fatica. Ogni tanto veniva qualche Dragone a chiederle due o tre cavalli per una pattuglia. Le cose andarono avanti abbastanza tranquille finchè, dopo circa due ore dal suo risveglio, arrivò Tavington. Le mancò il respiro. Vederlo lì, con quell'espressione fredda sul viso, ordinatamente vestito e pettinato, la fece sentire strana. Appariva crudele, sì, ma tutto sommato rispettabile. E pensare che lei lo aveva visto nudo, con i capelli sciolti, mentre stava proprio sopra di lei... ora era così diverso. Non sapeva dire come fosse peggio. Scrutandolo meglio, anche se con riluttanza, mentre veniva verso di lei, Natasha scorse qualcosa nei suoi occhi. Rabbia. Una furia gelida era celata dietro quegli occhi furbi. Il Colonnello Tavington, comunque, non era solo. Lo seguivano Wilkins (che Tasha evitò accuratamente di guardare), Bordon (l'uomo che era con Tavington il giorno della sua cattura) ed un altro uomo che Natasha non conosceva, ma che dall'aspetto pareva un colonnello. Tavington stava parlando con quest'ultimo. -Sì, esatto, ad un miglio dal Santee, Tarleton. Quei dannati ribelli...- -Non si hanno altre notizie, signore?- Tavington scosse il capo: -No, nient'altro. Quel carro trasportava alcune vettovaglie e munizioni... ed un prigioniero. Gabriel Martin, figlio di Benjamin Martin. Era diretto a Camden. Martin jr aveva una condanna a morte. Io stesso ordinai a quel carro di partire, due settimane fa. Io stesso catturai quella staffetta, Gabriel Martin. Vi affidai una scorta di venti uomini. I ribelli ne uccisero diciannove. Uno finse di essere morto, ma appena fu lasciato solo strisciò via. Ci raccontò lui dell'imboscata- Tarleton annuì: -Il soldato Manyis era valente. A proposito, ho sentito che è morto tre giorni fa, dissanguato- Tavington non appariva molto affranto nell'apprendere la notizia. -L'importante è che abbia fatto in tempo a riferirci nei particolari l'imboscata- disse con noncuranza. Tarleton deglutì, quindi domandò: -Ma cosa c'entra tutto ciò con la nostra pattuglia di oggi?- Tavington sbuffò, impaziente: -Un carro, diretto qui, era partito cinque giorni or sono da Charlestown. E ancora non è arrivato. Il Generale Cornwallis teme un'imboscata, e devo dire che una volta tanto, credo che quel vecchio rimbambito abbia ragione- Tarleton si ritrasse nel sentire Tavington insultare Cornwallis, ma non disse nulla. Bordon e Wilkins si scambiarono un'occhiata. -Stalliera!- tuonò Tavington. -Eccomi, Colonnello- rispose Natasha. -Il mio cavallo- ordinò Tavington. -E quello della stalla numero 1. E della numero 12 e 28- aggiunse Tarleton. -Subito- rispose Natasha. Andò a prendere i quattro cavalli e li consegnò ai relativi padroni. Evitò lo sguardo di Tavington mentre gli dava le redini, ma lui le sfiorò intenzionalmente la mano. Nessuno se ne accorse, erano tutti troppo occupati a montare sui loro destrieri. -Avanti, andiamo- ordinò Tavington ai suoi uomini e Bordon e Wilkins lo seguirono, insieme ad altri Dragoni che attendevano nel cortile. Tarleton radunò i rimanenti soldati e seguì il gruppo di Tavington una volta fuori dal cancello. Natasha salì sul pagliaio rialzato e si sedette su un cumulo di paglia. Si domandava di cosa stessero parlando i due Colonnelli poco prima. Cosa me ne importa?, si disse, Però spero che stiano via per molto. Se ricordava bene, Tavington le aveva detto che quella sera si sarebbero rivisti. Natasha tremò al pensiero. No, due notti di fila con lui non le avrebbe potute sopportare. Tanto, che scelta ho? Anche questo era vero. Oh, com'era stanca di pensare. Non la stupiva il fatto che il suo mal di testa non accennasse ad andarsene, con tutti questi dannati pensieri in mente. All'ora di pranzo arrivò Tom, come di consueto. -Buongiorno, Tasha. Come và?- -Bene- mentì lei -Anche se mi sono svegliata con un bruttissimo mal di testa, stamane- -Chiudiamo la porta della stalla, ti và?- domandò lui. Natasha annuì e lui chiuse, con un gran rumore, il portone malconcio della stalla. Poi salì la scaletta e giunse da lei, sedendoglisi vicino. -Tieni. Oggi ho rimediato dell'insalata e tantissimi toast. Guarda qua- le porse una pila di toast avvolti in un tovagliolo. Natasha gli sorrise: -Sei davvero gentile- Tom aggrottò la fronte: -Dicevi che hai mal di testa? Si vede, tesoro. Sembri malata, oggi, cosa ti è successo?- Natasha si affrettò ad abbuffarsi d'insalata per guadagnare tempo. Ingoiò tutto e rispose: -Sinceramente, non so. Forse ho preso freddo ieri sera- -Sembri davvero malconcia. Vuoi che me ne vada, così puoi riposare? Dirò a mio zio di cercare qualcuno che ti sostituisca...- -No!- La risposta era arrivata così brusca che Tom la guardò sorpreso. Natasha si rituffò nell'insalata. Non poteva permettere che Tavington venisse a sapere che lei non si sentiva bene: avrebbe creduto che l'avesse raccontato a qualcuno, o che qualcuno alla fine avesse scoperto cosa le aveva fatto lui la notte prima. -Và tutto bene, Tom, riesco benissimo a lavorare- -Come vuoi- concluse lui, poco convinto. Quando lei ebbe finito di mangiare e di bere, lui la circondò con le braccia e Natasha si lasciò pervadere ancora da quel meraviglioso senso di sicurezza che lui le trasmetteva. Entrambi si stesero sul pagliericcio. Natasha appoggiò la testa sul petto di Tom e si strinse a lui più forte che potè, respirando a fondo nei suoi vestiti caldi. Lui le baciò la fronte e l'abbracciò più forte. Tasha si sentiva in pace, libera dal peso del mondo... libera da tutto. Lui le sollevò il viso con una mano, delicatamente, dolcemente. E la baciò. Il corpo di Tasha rispose con una scossa di piacere. Le sue labbra ricambiarono il bacio. Quel contatto divenne così profondo che le loro lingue si incontrarono, si sfiorarono. E Natasha fu colta da un pensiero improvviso. Voglio fare l'amore con lui. Sì, lo voleva. Lo desiderava forse più di ogni altra cosa al mondo. Lo amava. Natasha separò le labbra da quelle di lui. Tom aprì gli occhi e la guardò. -Cosa c'è?- domandò. Natasha distolse lo sguardo. Dopo qualche secondo di silenzio, disse: -Tom... io... non so perché tu stia facendo questo. Non so neppure perché io lo stia facendo. Ma se per te tutto questo non è altro che un'avventura, ti prego dimmelo. Fermati qui, e non ferirmi oltre. Ho già sofferto abbastanza, e soffro tuttora- Tom la guardò stupito: -Un avventura? E' questo che credi che tu sia per me? No, Tasha- le accarezzò il viso con un dito, sfiorandolo -No, tesoro. Tu per me sei l'amore, Natasha. Non ho mai provato per una ragazza quello che provo per te. E vederti qui, che soffri, mi fa molto male. Io ti amo, Natasha Halliwell- Natasha chiuse gli occhi e disse, sussurrando: -Anch'io ti amo, Tom, e tanto. Non vorrei mai separarmi da te! Se solo potessi per sempre restare qui, con te, ti assicuro che lo farei- Tom sorrise: -La mia piccola, dolce Tasha. Non so quando ho capito di amarti, quindi credo di averti sempre amata, nel profondo del mio cuore. Ma ora l'ho capito e non voglio perderti- Natasha gli posò un piccolo bacio sulle labbra. -Neanche io voglio perderti, Tom-
Quel giorno trascorse con tranquillità. Tom e Tasha stettero nella stalla a chiaccherare del più e del meno e nessuno venne a disturbarli. Poi, mentre fuori il sole tramontava, Natasha disse: -Ho visto il Colonnello Tavington poco fa. Sembrava molto arrabbiato- Tom annuì: -Già, sembra che i ribelli abbiano attaccato un altro carro. Ma non ne siamo del tutto sicuri, perciò il colonnello è dovuto andare a controllare con i suoi uomini e con la pattuglia di Tarleton come stanno le cose. Credo che staranno via tre o quattro giorni, a quanto ho sentito- -Tre o quattro giorni?! Ma è fantastico!- esclamò Natasha. Arrossì quando si accorse di aver espresso i propri pensieri a voce alta. -Ah... ehm... io... sai, non mi piace vederlo qui in giro- balbettò. Tom la guardò con comprensione. -Sì, ti capisco, Tasha. Dev'essere terribile per te- Natasha annuì lentamente: -Sì- Non sai quanto, pensò. Rimasero in silenzio per qualche minuto e Natasha osservò da una fessura il cortile. Aveva ricominciato a nevicare e se si ascoltava con attenzione era possibile udire il soffice tocco della neve sul terreno. Più facili da udire erano invece gli ululati del vento tra gli alberi della vicina foresta: essi infatti avevano svegliato Natasha innummerevoli volte. Tom ruppe il silenzio: -Bè, ora credo che tornerò al palazzo. Devo proseguire con il mio lavoro. Tu riguardati, mi raccomando- Natasha gli sorrise: -Sì, Tom- Lui la baciò sulla fronte prima di scendere e avviarsi verso la porta. Era quasi arrivato alla soglia quando Tasha lo richiamò: -Ehi, Tom!- Lui si voltò: -Cosa c'è?- -Senti, io avrei bisogno di chiederti una cosa- Tom alzò le sopracciglia con aria accomodante: -Dimmi tutto- -Ehm... credi che... mmm... potrei lavarmi ogni tanto? Voglio dire... farmi un bagno in una tinozza e cose del genere... eh?- Tom annuì lentamente: -Bè, sarà difficile ottenere anche questo per te. Le tinozze a palazzo sono molto preziose. Ne possiedono una personale Lord Corwallis, mio zio, il Colonnello Tavington, il Colonnello Tarleton ed io. Gli altri, cioè i soldati semplici, i Capitani, i Maggiori e i servi usano tutti la stessa- Natasha deglutì dal disgusto. -Ehm... quindi?- Tom sorrise: -Quindi tu dovrai usare la mia- Un lampo malizioso gli illuminò gli occhi grigi. Natasha rise. -Bè, sopporterei anche questo, pur di farmi un bel bagno caldo- Tom sorrise: -Wow, ti arrendi a me così facilmente? Sei una facile preda...- Natasha scoppiò a ridere mentre scendeva la scaletta. -Allora? Posso venire subito?- Tom alzò le spalle. -Perché no?- rispose, offrendole il braccio. Insieme, uscirono dalla stalla e si diressero verso il palazzo. La neve, alta e granulosa, produceva un rumore soffice sotto i loro piedi. Raggiunsero il portone ed entrarono. Natasha percorse l'atrio a testa bassa. Non voleva ricordarsi dell'ultima volta che lo aveva attraversato, così si rese a malapena conto che stavano imboccando lo stesso corridoio della notte prima e si stavano infilando nella porta appena precedente quella del Colonnello Tavington... Una volta dentro, Tasha si coprì gli occhi con le mani. L'arredo era lo stesso della stanza di Tavington, solo che i mobili erano disposti in maniera diversa. La scrivania era vicino alla porta, accostata al muro. Un tappeto persiano era steso per terra e ricopriva una parte del legno scuro della pavimentazione. Il letto era sempre in fondo, ma l'armadio si trovava più in vista: era accanto alla scrivania, e più intarsiato e nuovo di quello di Tavington. -Natasha, stai bene?- La voce di Tom arrivava attutita e leggermente echeggiante, come se lui le stesse parlando da una distanza di mille miglia. Tasha si tolse le mani dal viso e lo guardò. Tom notò che era molto pallida. -Cos'hai? Vuoi che chiami un dottore? Vuoi tornare alla stalla?- -No, no è tutto a posto. E' stato... è stato solo un giramento, Tom. Ora sto bene, grazie- Tom la condusse alla scrivania, sulla quale era posata una bottiglia di brandy. Gliene versò un dito in un bicchiere di cristallo e glielo porse. -Bevi un po' di questo, ti farà bene- Tasha lo accettò senza proteste e ne bevve un sorso. Straordinariamente, si sentì subito rinfrancata e il colore le tornò sulle guance. Tom rise: -Ecco qua, un tipico rimedio inglese!- Natasha si unì alla risata. Tom le prese il bicchiere dalle mani e lo rimise sulla scrivania. -Vado a dire alle cameriere di preparare tutto. Sarò di ritorno tra un attimo, tu resta qui, ok?- -Ok- Tom chiuse la porta dietro di sé. Natasha si guardò intorno, un po' inquieta. Poi si avvicinò di nuovo alla scrivania e si versò un altro bicchiere di brandy. Si portò il cristallo alle labbra e assoporò quella bevanda ambrata dai poteri sbalorditivi. Di nuovo quel calore, quella felice spensieratezza la invasero. Che deliziosa, miracolosa acquavite! Era al quarto bicchiere quando Tom entrò nella stanza, seguito da due cameriere che squadrarono Natasha con sospetto; una di loro portava una grossa tinozza di legno, l'altra una pila di asciugamani candidi. -Mettete tutto qui, grazie- disse Tom, e le due donne nel giro di pochi secondi lasciarono la stanza. Tom si voltò verso Tasha. -Ecco qui- Natasha rise: -Ah ah! Grazie mille Tom!- Tom la guardò aggrottando le sopracciglia: -Perché ridi?- Lei gli si avvicinò e lo abbracciò. -Non vuoi fare il bagno con me, tesoro??- -Il bagno con...- Natasha gli chiuse la bocca con un bacio e il viso di Tom si illuminò. -Ah, ora capisco... Tasha, quanto hai bevuto?- Tom non attese una risposta. Si staccò delicatamente da lei e andò ad esaminare la bottiglia di brandy. -Tasha... ma...? Guarda che non ti farà bene...- Natasha scoppiò a ridere e Tom sospirò. -Ora però fatti un bel bagno, ok?- -Chiudi la porta. E rimani qui con me- disse Natasha con una risatina isterica. -Non mi sembra il caso. Non voglio approfittarmi di te- Natasha sbuffò: -Il Colonnello Tavington lo farebbe- -Bè, immagino di sì. Ma io, fortunatamente per te, non sono il Colonnello Tavington- -Che importa ormai- ridacchiò Natasha -Con lui sono già stata ieri sera- Tom aggrottò la fronte. -Sei ubriaca- disse, come per giustificare quello che aveva appena detto. E fece per uscire. -E' proprio nella stanza qui accanto- Tom si fermò immediatamente, come pietrificato. -C-cosa?- Ma Natasha intonò un motivetto e lo ignorò.
Tom rimase immobile a guardarla canticchiare serenamente. Stava succedendo qualcosa di molto strano... era forse questo che Natasha gli nascondeva? Non essere stupido, si disse, E' ubriaca. Ma allora come faceva a sapere dove fosse la stanza del colonnello? L'avrà visto uscire una volta... forse il colonnello usciva dalla sua stanza quando ho portato Tasha a fare una passeggiata, uno dei primi giorni della sua permanenza qui. Sì, dev'essere così. Non c'era nulla di cui preoccuparsi...
Natasha era a mollo nell'acqua bollente. Fili di vapore si alzavano dalla tinozza nella quale si stava lavando. La pelle le bruciava un po'. L'acqua era molto calda. -Stupido Tom!- borbottò. Non aveva pensieri per la testa, a parte fugaci stralci di sensazioni. Il calore dell'acqua, lo stomaco gorgogliante, una voglia matta di brandy. -Stupido Tom! Perché hai portato via la bottiglia?? Morirò di sete...-
Un'ora dopo, Natasha usciva dal palazzo di Fort Carolina, sorretta da Tom. Entrata nella stalla, Tasha si fece trascinare fino al suo letto. Tom la posò delicatamente sul giaciglio di paglia. La ragazza si addormentò subito, raggomitalandosi su un fianco. Tom rimase a guardarla per un tempo interminabile. Com' era bella... Tom osservò i lunghi capelli ramati che le incorniciavano il viso, quella pelle così liscia e vellutata, le guance arrossate dal freddo, le piccole mani sottili strette a pugno. Tom si tolse il mantello e lo adattò sul corpo dormiente della fanciulla. Così non doveva più avere freddo. Tom si sedette per terra e, guardandola, si immerse in profonde riflessioni. Quella ragazza, così bella, fragile e piccola, gli nascondeva qualcosa. E lui doveva scoprirlo, per il bene di lei. Quella cosa, qualunque essa fosse, riguardava il Colonnello Tavington. Era possibile che Tavington le avesse fatto del male? Tom riflettè. Quando Natasha lo aveva gettato in questo dubbio, lei era ubriaca. Non avrebbe dovuto dare peso a ciò che diceva. Ma, lucida o no, lei aveva comunque detto una cosa che non poteva sapere. Dove abitasse Tavington. No, è sicuramente un equivoco. Lei è la stalliera. Avrà sentito Tavington e i suoi uomini parlare innummerevoli volte. Qualcuno avrà menzionato l'appartamento del colonnello. O forse, come pensavo prima, Natasha stessa ha visto Tavington uscire dalla sua stanza. Sì, è così. Tom scosse la testa per scacciare tutte quelle inutili ansie. Doveva concentrarsi su altro: cosa diavolo gli nascondeva Natasha? Non era un bell'affare, quello, no di sicuro. Nulla che riguardava il Colonnello Tavington era una buona cosa. Di sicuro quell'uomo l'aveva minacciata. Era senza dubbio una qualche sporca faccenda della quale Natasha non avrebbe dovuto parlare con nessuno. Ma lei gli aveva già dato indizi importanti. Prima di tutto, aveva ammesso di nascondergli qualcosa. Poi gli aveva detto che Tavington l'aveva minacciata per fare in modo che non dicesse niente a nessuno. Aveva accennato a vite in pericolo, oltre alla sua. Caspita, tutta la faccenda doveva essere una cosa seria. Tom pensò quale altra vita a cui Natasha teneva potesse essere in pericolo. La sua, quella di Tom? Improbabile. Lui era figlio di nobili, se Tavington avesse cercato di ucciderlo, sarebbe stato impiccato. E allora? Un momento... c'era quel suo fratello maggiore, Rupert. Lui era riuscito a fuggire grazie a Natasha, quindi era ancora vivo. Se Tavington avesse scoperto dove si fosse nascosto e ora stesse ricattando Natasha? Era un'ipotesi plausibile. Già, poi c'era anche quella sua sorella, Sharon, che era una delle prostitute del campo. Povera ragazza. Tom ricordava il suo arrivo a Fort Carolina. Il Colonnello Tavington l'aveva catturata e poi l'aveva ingaggiata come prostituta. All'inizio lei aveva protestato, ma poi ci aveva preso addirittura gusto. Tom corrugò la fronte. Adesso Sharon si considerava persino fortunata e adorava il suo lavoro. Tom aveva più volte sospettato che fosse innamorata di Tavington. Era molto probabile... che Tavington quindi avesse minacciato Natasha di far del male a Sharon? Anche questo suonava come il genere di cose che Tavington avrebbe potuto fare. Tom, non scoprirai mai niente se non indaghi. Era vero. Bè, è giunta l'ora di darsi una mossa con queste indagini. La prossima volta che vedrò Tavington uscire e dirigersi verso la stalla, lo seguirò e ascolterò di nascosto le loro conversazioni. Tom annuì gravemente, come per approvare la propria logica. Dopodichè, si alzò e lasciò la stalla in silenzio, la mente intrinsa di dolci pensieri su Natasha.
Natasha fu destata dall'aprirsi del portone della stalla. Aveva un mal di testa ancora più forte e in bocca uno strano sapore dolciastro. Si alzò per vedere chi fosse il visitatore e in un attimo vide Tom che veniva verso di lei. -Tom?- -Buonasera, tesoro. Ti sei ripresa?- Natasha aggrottò la fronte. -Ripresa da cosa?- Tom si sedette accanto a lei: -Oggi pomeriggio hai esagerato con il brandy. Ricordi?- -Già...-disse Natasha lentamente -questo spiega il tremendo mal di testa che ho- Tom le posò una mano sulla fronte: -Spero che tu non abbia la febbre- Natasha scosse la testa: -No, non credo. Me la sentirei se l'avessi- Tom la lasciò mangiare in silenzio, quindi, appena lei ebbe finito, decise di affrontare il discorso. -Quando era ubriaca, mi hai detto una cosa- esordì. Lei lo guardò con aria interrogativa e Tom proseguì. -Mi ha detto che hai trascorso la notte con Tavington- Il cuore smise di battere nel petto di Natasha, che distolse immediatamente lo sguardo. Tom studiò la sua reazione, soffermandosi sulle guance e sulla fronte della ragazza che arossirono con rapidità. -Ero ubriaca, come hai detto tu- biascicò. -C'è dell'altro. Mi hai anche detto che la stanza del Colonnello Tavington è quella vicino alla mia. Come puoi saperlo?- -Ah, quello. Bè...- Natasha fece vagare gli occhi per la stalla -L'ho visto uscire quella volta che mi hai portata a fare una passeggiata, credo- Tom parve sollevato, ma non del tutto. -Allora perchè ti comporti così? Perché abbassi lo sguardo ogni volta che nomino Tavington? Cosa ti fa, Natasha? Dimmelo!- Natasha singhiozzò. -Lui ha... ha... ucciso i miei genitori, e mio fratello... io... io ho paura di lui...- disse con una vocina da far pietà. Tom la strinse forte. -Ma non hai niente da temere, Tasha. Ci sono qui io- Gli venne quasi da piangere nel vederla così ridotta. Decise di piantarla con queste stupide domande. -Mi fa così tanta paura, Tom- mormorò Natasha -Ogni... ogni volta che viene qui a prendere il suo cavallo... io... io non riesco a guardarlo. Mi fa rabbrividire, capisci? Penso a tutto quello che ha fatto...- -Shhh... d'accordo, non parliamone più-
Anche il giorno dopo trascorse tranquillo, senza grandi avvenimenti. Tom aveva deciso di non parlare più di Tavington con Natasha. Gli dispiaceva vederla triste o a disagio. Ma era ancora determinato a scoprire cosa gli nascondesse. Intanto, la mattina del terzo giorno dalla partenza di Tavington, a mezzogiorno Tom portò a Natasha il solito vassoio della colazione accompagnato stavolta da una bella notizia. -Il Colonnello Tavington è rimasto bloccato dalla tormenta!- Natasha spalancò gli occhi: -Quindi?- -Quindi lui e i suoi uomini non potranno essere di ritorno che tra una settimana!- Natasha lo abbracciò. -E' fantastico!- -Già. La sua pattuglia si è rifugiata a Camden. Non potranno partire finchè la strada non sarà liberata dalla neve e la tempesta si sarà placata. I cavalli hanno freddo- Tom si stese sopra a Natasha: -Questo significa un'altra settimana tutta per noi, tesoro- Natasha rise e lo baciò. Il peso di Tom era minore di quello di Tavington, e molto più piacevole. Natasha non riusciva a credere di essere così felice: della sua vecchia vita le mancava tutto: sua madre, suo padre, Alan, Rupert, la sua casa, Melyiss, Fiammargento... ma era riuscita comunque a ritrovare la felicità; Tom l'amava, e lei amava lui; Tavington non si sarebbe più fatto vedere per una settimana... tutto andava bene... chi se ne importava se fuori il vento ululava e la neve cadeva a fiocchi? Anzi, Natasha si trovò a benedire quella tempesta, perché teneva lontane da lei tutte le sue angosce... Lei e Tom continuarono a baciarsi.
Passavano i giorni, e Natasha riuscì a ritrovare se stessa a Fort Carolina. Era un luogo così tranquillo senza il Colonnello Tavington. Senza Dragoni, Natasha aveva praticamente tutto il giorno libero. Giorno che trascorreva interamente con Tom, a parlare, a baciarsi, a sognare. Natasha lavorava solo di mattina: si alzava all'alba per riempire le mangiatoie dei cavalli, spazzolarli, mettere ordine nella stalla. Poi a mezzogiorno iniziava la sua giornata con Tom. Una meravigliosa giornata. La sera prima del previsto ritorno della pattuglia di Tavington, Natasha sentì di avere bisogno di un altro bagno. Doveva rilassare le proprie membra e preparare la propria mente a rivedere l'uomo che le aveva rovinato la vita. Così, quando lo disse a Tom, lui acconsentì. -Non sperare in un'altra bottiglia di brandy- le rispose lui, sorridendo. -Oh, perché no?- disse Natasha scherzosamente. Percorsero l'ormai familiare atrio, quindi il corridoio, e giunsero nella stanza di Tom. Come la volta precedente, due cameriere portarono l'occorrente e nel giro di pochi minuti Natasha si ritrovò a contemplare la tinozza fumante. -La signora è servita- disse Tom, avvicinando Natasha a lui fino a sfiorarle la fronte con le labbra. -Grazie- rispose lei, prima di baciarlo. Lui le mise le mani dietro la testa e continuò il bacio, facendolo diventare più profondo e passionale. Natasha gli cinse la vita con entrambe le braccia. Natasha si staccò da lui, ma solo per dire: -Tom...- Lui sospirò: -Ok, ti lascio fare il bagno- -No, non è questo- gli disse lei -E' che...- -Che?- chiese Tom, prendendole le mani e tenendole ferme sul suo petto. -Io... vorrei che tu mi facessi tua- Gli occhi di lei esprimevano amore e fiducia. Tom si sentì perdere dentro quelle due perle ambrate... -Dici... dici davvero?- domandò. Lei sorrise: -Sì, Tom. Ora, ti prego- aggiunse. Tom la baciò. -E' quello che voglio anch'io. Ma credevo che tu non ti sentissi pronta- disse lui, sfiorandole il viso con una mano. -Invece lo sono- rispose lei, guardando intensamente nei suoi occhi -C'è solo una cosa...- -Mmm?- -Io... bè... non sono vergine- Tom aggrottò le sopracciglia: -Non mi interessa. Io ti voglio e basta- Detto questo la spinse amabilmente verso il letto. Natasha si lasciò condurre senza opporre resistenza e ricambiò i baci che lui le dava. Baci brevi, quasi furiosi, ma pieni di passione e di amore... Natasha chiuse gli occhi mentre le mani di lui le percorrevano il corpo, slacciandole il vestito. Lei gli sbottonò la camicia e la gettò a terra, senza riguardo. Ben presto Natasha si ritrovò a tastare la sua schiena nuda, mentre lui le ricopriva il collo di baci. Lentamente, le mani di Tom le slacciarono la tunica, fino a fargliela scivolare gentilmente giù dalle spalle. Natasha inarcò la schiena appena sentì le calda labbra di lui sfiorarle il seno. -Oh, Tom!- esclamò, senza neanche essersene resa conto. Le labbra di Tom le baciarono il seno, quindi salirono fino ad incontrare le labbra di lei. Si baciarono dolcemente. Mentre Tom scendeva nuovamente verso il collo di lei, Natasha gli baciò l'orecchio, quindi fece viaggiarre la propria bocca fino a rincontrare le calde labbra di Tom. Si abbandonarono in un bacio lungo, profondo. Tom tracciò una linea di baci dal suo collo all'ombelico di lei, che iniziò a leccare lentamente. Natasha gemette di piacere. -Shhh- le disse Tom sorridendo -O qualcuno ci scoprirà- -Non mi importa- rispose lei -Continua...- La lingua di Tom tornò a leccare la pelle attorno l'ombelico e Natasha dovette chiudere gli occhi e concentrarsi per non gemere e per non gridare il nome di Tom. Tom iniziò lentamente a sfilarle il vestito, rivelando i suoi fianchi, che lui baciò prima di proseguire. Natasha era davvero al limite dell'eccitazione ora. Tremava e tutto il suo corpo era bollente. Tom le sfilò il vestito completamente e si slacciò i pantaloni, guardandola. Gli tremavano le mani quando le prese il viso e la baciò, prima di penetrarla. Natasha provò all'improvviso un dolore acuto in mezzo alle gambe, ma fu solo momentaneo. Venne immediatamente sostituito da un'ondata di piacere travolgente. Tom fu costretto a posarle una mano sulla bocca: non le bloccò la respirazione come aveva fatto il colonnello, semplicemente soffocò le sue grida. Natasha si tolse la mano di Tom dalla bocca e lo baciò sulle labbra con tutte le sue forze. Di nuovo, le loro lingue di incontrarono mentre il seme di Tom si sprigionava dentro di lei. Tasha abbracciò Tom e lo tenne stretto, aderente al suo corpo nudo. -Ti amo- le sussurrò Tom all'orecchio. Natasha non ebbe la forza di replicare, ma lo guardò negli occhi intensamente, ansimando come, del resto, stava facendo anche lui, mentre continuava a spingere sempre più a fondo, ma sempre più delicatamente. Natasha ebbe l'impressione che lui si stesse sforzando di non farle male. Tasha si lasciò cullare dal dolce e ripetitivo ritmo delle spinte di lui e talvolta lo abbracciava e lo baciava, chiudendo gli occhi. Dopo una lunghissima e dolcissima mezz'ora, Tom uscì dal suo corpo, lasciandola con un senso di vuoto, e si girò su un fianco. Prese la testa di Tasha e se l'appoggiò sul petto, ancora ansimante. Tasha gli cinse il busto e lui la baciò sulla testa amorevolmente. -Voglio rimanere qui- mormorò Natasha dopo un po' -Non voglio uscire mai più da questa stanza- Tom sospirò: -Nemmeno io lo voglio. Ma non possiamo fare sempre ciò che ci piacerebbe fare- -Non è giusto- ribattè Natasha. La mattina dopo sarebbero arrivati i Dragoni e la sua vita sarebbe ritornata un inferno: perché tutte le cose belle che aveva dovevano durare così poco? -Coraggio, domani ci rivedremo- le disse Tom. -Lo so, ma...- Natasha non riusciva a trovare le parole giuste per esprimersi -Non potremo stare insieme come siamo stati oggi. Il lavoro aumenterà, e...- -Riusciremo a trovare del tempo libero per noi due, vedrai- rispose lui, accarezzandole la testa. Natasha non rispose. No, non sarebbe riuscita a trovare del tempo libero da passare con Tom. Si sarebbero potuti vedere di mattina e di pomeriggio, certo, ma la sera e... la notte Tasha non sarebbe stata libera di scegliere cosa fare. La cattiva sorte aveva già deciso per lei. Dio, non voleva più rivedere Tavington. E pensare che tra poche ore lo avrebbe incontrato di nuovo.
Una piccola tregua
La luce del sole colpì e investì le palpebre chiuse di Natasha, destandola. Si era addormentata appoggiata alla colonna, nella parte inferiore della stalla. Passandosi un dito sulle guance, le trovò ricoperte di lacrime asciutte. Le ci volle qualche secondo per ricordare il perché avesse pianto tanto. Si mise in piedi con difficoltà, barcollando. Doveva essere l'alba. Natasha aveva sonno. In effetti, la notte prima era probabilmente andata a letto alle due del mattino, o forse anche più tardi. Doveva aver dormito un paio di ore o poco più. Chi se ne accorgerà, in fondo, se dormo ancora un'oretta? Sono troppo stanca, ho bisogno di recuperare le forze... Camminò lentamente e con cautela fino alla scala a pioli, che salì con la medesima attenzione. Dopo il duro legno della colonna, il pagliericcio le parve il giaciglio più morbido del mondo. La sua schiena trovò conforto nella paglia che si abbassava sotto il suo peso... Natasha restò qualche momento lì, distesa, la mente miracolosamente sgombra... anche se il suo corpo e i suoi ricordi recavano segni della notte precedente. Il dolore in mezzo alle gambe era diventato più sordo, più sopportabile: andava migliorando, ma era comunque fastidioso e martellante; Natasha camminava con fatica. Il mal di testa aveva perdurato per tutta la notte, e dopo quel troppo poco tempo di riposo, si era acuito, diventando pesantissimo. Natasha aveva ancora delle vertigini. Inoltre, le doleva una guancia, anche se non riusciva a capire perché. Si costrinse a rivivere, più distaccatamente possibile, gli eventi della notte precedente. Ah, ecco. Doveva essere stato quando Tavington l'aveva schiaffeggiata. Sperava che non le si fosse formato un pesto sulla guancia. Tutto sommato, non stava affatto bene. Se poi si aggiungeva anche la stanchezza e il dolore psicologico, era come se stesse morendo. E quel giorno avrebbe anche dovuto lavorare... Natasha chiuse gli occhi e cercò di riposare, ignorando il mal di testa persistente. Proprio quando si stava per assopire, però, la porta della stalla si aprì di colpo, facendola dolorosamente sobbalzare. Sbattendo le palpebre nella luce solare che entrava a fiotti, Natasha alzò la testa per vedere chi fossero i visitatori. La miopia le consentì di notare niente più che una divisa rossa e verde e stivali neri. Dragoni, dunque. Natasha si alzò in piedi debolmente e scese la scaletta più in fretta che potè. Sulla soglia si stagliavano le sagome di due uomini: uno era alto e ossuto, l'altro più basso. Natasha aveva sentito Tavington chiamarli una volta: dovevano essere Stebbs e Perkins. Bè, non dovevano essere cattivi come il colonnello. Dai modi e dall'apparenza sembravano due persone normali. Natasha si schiarì la gola. -Buongiorno, signori- esordì. I due la guardarono e il più basso disse: -Buongiorno, stalliera. I nostri cavalli sono quelli della stalla numero 6 e quella numero 8- Natasha annuì e poco dopo ritornò da loro con le redini dei due cavalli in una mano: -Eccoli qua- I due le sorrisero, prima di portare i destrieri all'aperto e montarli. Natasha sospirò vedendoli cavalcare via. Ecco, quei due ora le avevano reso impossibile addormentarsi. Non poteva permettersi di farsi trovare assopita, nel caso altri soldati avessero avuto bisogno delle loro bestie. Si diresse, come aveva fatto la notte prima, verso l'abbeveratoio dei cavalli. Vi immerse la testa dentro. Era gelida, e la svegliò immediatamente, anche se non riuscì a rafforzare le sue membra stanche. Ho bisogno di farmi un bel bagno caldo... riflettè. La sensazione di sporco non l'aveva abbandonata. Voleva lavare via il profumo di Tavington dalla sua pelle... voleva liberarsene per sempre... Avrebbe tanto voluto anche cambiarsi d'abito, una volta tanto. Era troppo facile ricordare le mani del colonnello sul suo corpo, se indossava gli stessi vestiti di quando era successo... Si mise al lavoro, spazzolando i cavalli, pulendoli, riempiendogli le mangiatoie di fieno. Questo la mise quasi di buon umore... e poi, non si era certo dimenticata che Tom, di lì a qualche ora, sarebbe arrivato con il pranzo... La mattinata trascorse normalmente, anche se Tasha era molto goffa nello spostarsi, quindi ogni lavoro le costava il doppio della fatica. Ogni tanto veniva qualche Dragone a chiederle due o tre cavalli per una pattuglia. Le cose andarono avanti abbastanza tranquille finchè, dopo circa due ore dal suo risveglio, arrivò Tavington. Le mancò il respiro. Vederlo lì, con quell'espressione fredda sul viso, ordinatamente vestito e pettinato, la fece sentire strana. Appariva crudele, sì, ma tutto sommato rispettabile. E pensare che lei lo aveva visto nudo, con i capelli sciolti, mentre stava proprio sopra di lei... ora era così diverso. Non sapeva dire come fosse peggio. Scrutandolo meglio, anche se con riluttanza, mentre veniva verso di lei, Natasha scorse qualcosa nei suoi occhi. Rabbia. Una furia gelida era celata dietro quegli occhi furbi. Il Colonnello Tavington, comunque, non era solo. Lo seguivano Wilkins (che Tasha evitò accuratamente di guardare), Bordon (l'uomo che era con Tavington il giorno della sua cattura) ed un altro uomo che Natasha non conosceva, ma che dall'aspetto pareva un colonnello. Tavington stava parlando con quest'ultimo. -Sì, esatto, ad un miglio dal Santee, Tarleton. Quei dannati ribelli...- -Non si hanno altre notizie, signore?- Tavington scosse il capo: -No, nient'altro. Quel carro trasportava alcune vettovaglie e munizioni... ed un prigioniero. Gabriel Martin, figlio di Benjamin Martin. Era diretto a Camden. Martin jr aveva una condanna a morte. Io stesso ordinai a quel carro di partire, due settimane fa. Io stesso catturai quella staffetta, Gabriel Martin. Vi affidai una scorta di venti uomini. I ribelli ne uccisero diciannove. Uno finse di essere morto, ma appena fu lasciato solo strisciò via. Ci raccontò lui dell'imboscata- Tarleton annuì: -Il soldato Manyis era valente. A proposito, ho sentito che è morto tre giorni fa, dissanguato- Tavington non appariva molto affranto nell'apprendere la notizia. -L'importante è che abbia fatto in tempo a riferirci nei particolari l'imboscata- disse con noncuranza. Tarleton deglutì, quindi domandò: -Ma cosa c'entra tutto ciò con la nostra pattuglia di oggi?- Tavington sbuffò, impaziente: -Un carro, diretto qui, era partito cinque giorni or sono da Charlestown. E ancora non è arrivato. Il Generale Cornwallis teme un'imboscata, e devo dire che una volta tanto, credo che quel vecchio rimbambito abbia ragione- Tarleton si ritrasse nel sentire Tavington insultare Cornwallis, ma non disse nulla. Bordon e Wilkins si scambiarono un'occhiata. -Stalliera!- tuonò Tavington. -Eccomi, Colonnello- rispose Natasha. -Il mio cavallo- ordinò Tavington. -E quello della stalla numero 1. E della numero 12 e 28- aggiunse Tarleton. -Subito- rispose Natasha. Andò a prendere i quattro cavalli e li consegnò ai relativi padroni. Evitò lo sguardo di Tavington mentre gli dava le redini, ma lui le sfiorò intenzionalmente la mano. Nessuno se ne accorse, erano tutti troppo occupati a montare sui loro destrieri. -Avanti, andiamo- ordinò Tavington ai suoi uomini e Bordon e Wilkins lo seguirono, insieme ad altri Dragoni che attendevano nel cortile. Tarleton radunò i rimanenti soldati e seguì il gruppo di Tavington una volta fuori dal cancello. Natasha salì sul pagliaio rialzato e si sedette su un cumulo di paglia. Si domandava di cosa stessero parlando i due Colonnelli poco prima. Cosa me ne importa?, si disse, Però spero che stiano via per molto. Se ricordava bene, Tavington le aveva detto che quella sera si sarebbero rivisti. Natasha tremò al pensiero. No, due notti di fila con lui non le avrebbe potute sopportare. Tanto, che scelta ho? Anche questo era vero. Oh, com'era stanca di pensare. Non la stupiva il fatto che il suo mal di testa non accennasse ad andarsene, con tutti questi dannati pensieri in mente. All'ora di pranzo arrivò Tom, come di consueto. -Buongiorno, Tasha. Come và?- -Bene- mentì lei -Anche se mi sono svegliata con un bruttissimo mal di testa, stamane- -Chiudiamo la porta della stalla, ti và?- domandò lui. Natasha annuì e lui chiuse, con un gran rumore, il portone malconcio della stalla. Poi salì la scaletta e giunse da lei, sedendoglisi vicino. -Tieni. Oggi ho rimediato dell'insalata e tantissimi toast. Guarda qua- le porse una pila di toast avvolti in un tovagliolo. Natasha gli sorrise: -Sei davvero gentile- Tom aggrottò la fronte: -Dicevi che hai mal di testa? Si vede, tesoro. Sembri malata, oggi, cosa ti è successo?- Natasha si affrettò ad abbuffarsi d'insalata per guadagnare tempo. Ingoiò tutto e rispose: -Sinceramente, non so. Forse ho preso freddo ieri sera- -Sembri davvero malconcia. Vuoi che me ne vada, così puoi riposare? Dirò a mio zio di cercare qualcuno che ti sostituisca...- -No!- La risposta era arrivata così brusca che Tom la guardò sorpreso. Natasha si rituffò nell'insalata. Non poteva permettere che Tavington venisse a sapere che lei non si sentiva bene: avrebbe creduto che l'avesse raccontato a qualcuno, o che qualcuno alla fine avesse scoperto cosa le aveva fatto lui la notte prima. -Và tutto bene, Tom, riesco benissimo a lavorare- -Come vuoi- concluse lui, poco convinto. Quando lei ebbe finito di mangiare e di bere, lui la circondò con le braccia e Natasha si lasciò pervadere ancora da quel meraviglioso senso di sicurezza che lui le trasmetteva. Entrambi si stesero sul pagliericcio. Natasha appoggiò la testa sul petto di Tom e si strinse a lui più forte che potè, respirando a fondo nei suoi vestiti caldi. Lui le baciò la fronte e l'abbracciò più forte. Tasha si sentiva in pace, libera dal peso del mondo... libera da tutto. Lui le sollevò il viso con una mano, delicatamente, dolcemente. E la baciò. Il corpo di Tasha rispose con una scossa di piacere. Le sue labbra ricambiarono il bacio. Quel contatto divenne così profondo che le loro lingue si incontrarono, si sfiorarono. E Natasha fu colta da un pensiero improvviso. Voglio fare l'amore con lui. Sì, lo voleva. Lo desiderava forse più di ogni altra cosa al mondo. Lo amava. Natasha separò le labbra da quelle di lui. Tom aprì gli occhi e la guardò. -Cosa c'è?- domandò. Natasha distolse lo sguardo. Dopo qualche secondo di silenzio, disse: -Tom... io... non so perché tu stia facendo questo. Non so neppure perché io lo stia facendo. Ma se per te tutto questo non è altro che un'avventura, ti prego dimmelo. Fermati qui, e non ferirmi oltre. Ho già sofferto abbastanza, e soffro tuttora- Tom la guardò stupito: -Un avventura? E' questo che credi che tu sia per me? No, Tasha- le accarezzò il viso con un dito, sfiorandolo -No, tesoro. Tu per me sei l'amore, Natasha. Non ho mai provato per una ragazza quello che provo per te. E vederti qui, che soffri, mi fa molto male. Io ti amo, Natasha Halliwell- Natasha chiuse gli occhi e disse, sussurrando: -Anch'io ti amo, Tom, e tanto. Non vorrei mai separarmi da te! Se solo potessi per sempre restare qui, con te, ti assicuro che lo farei- Tom sorrise: -La mia piccola, dolce Tasha. Non so quando ho capito di amarti, quindi credo di averti sempre amata, nel profondo del mio cuore. Ma ora l'ho capito e non voglio perderti- Natasha gli posò un piccolo bacio sulle labbra. -Neanche io voglio perderti, Tom-
Quel giorno trascorse con tranquillità. Tom e Tasha stettero nella stalla a chiaccherare del più e del meno e nessuno venne a disturbarli. Poi, mentre fuori il sole tramontava, Natasha disse: -Ho visto il Colonnello Tavington poco fa. Sembrava molto arrabbiato- Tom annuì: -Già, sembra che i ribelli abbiano attaccato un altro carro. Ma non ne siamo del tutto sicuri, perciò il colonnello è dovuto andare a controllare con i suoi uomini e con la pattuglia di Tarleton come stanno le cose. Credo che staranno via tre o quattro giorni, a quanto ho sentito- -Tre o quattro giorni?! Ma è fantastico!- esclamò Natasha. Arrossì quando si accorse di aver espresso i propri pensieri a voce alta. -Ah... ehm... io... sai, non mi piace vederlo qui in giro- balbettò. Tom la guardò con comprensione. -Sì, ti capisco, Tasha. Dev'essere terribile per te- Natasha annuì lentamente: -Sì- Non sai quanto, pensò. Rimasero in silenzio per qualche minuto e Natasha osservò da una fessura il cortile. Aveva ricominciato a nevicare e se si ascoltava con attenzione era possibile udire il soffice tocco della neve sul terreno. Più facili da udire erano invece gli ululati del vento tra gli alberi della vicina foresta: essi infatti avevano svegliato Natasha innummerevoli volte. Tom ruppe il silenzio: -Bè, ora credo che tornerò al palazzo. Devo proseguire con il mio lavoro. Tu riguardati, mi raccomando- Natasha gli sorrise: -Sì, Tom- Lui la baciò sulla fronte prima di scendere e avviarsi verso la porta. Era quasi arrivato alla soglia quando Tasha lo richiamò: -Ehi, Tom!- Lui si voltò: -Cosa c'è?- -Senti, io avrei bisogno di chiederti una cosa- Tom alzò le sopracciglia con aria accomodante: -Dimmi tutto- -Ehm... credi che... mmm... potrei lavarmi ogni tanto? Voglio dire... farmi un bagno in una tinozza e cose del genere... eh?- Tom annuì lentamente: -Bè, sarà difficile ottenere anche questo per te. Le tinozze a palazzo sono molto preziose. Ne possiedono una personale Lord Corwallis, mio zio, il Colonnello Tavington, il Colonnello Tarleton ed io. Gli altri, cioè i soldati semplici, i Capitani, i Maggiori e i servi usano tutti la stessa- Natasha deglutì dal disgusto. -Ehm... quindi?- Tom sorrise: -Quindi tu dovrai usare la mia- Un lampo malizioso gli illuminò gli occhi grigi. Natasha rise. -Bè, sopporterei anche questo, pur di farmi un bel bagno caldo- Tom sorrise: -Wow, ti arrendi a me così facilmente? Sei una facile preda...- Natasha scoppiò a ridere mentre scendeva la scaletta. -Allora? Posso venire subito?- Tom alzò le spalle. -Perché no?- rispose, offrendole il braccio. Insieme, uscirono dalla stalla e si diressero verso il palazzo. La neve, alta e granulosa, produceva un rumore soffice sotto i loro piedi. Raggiunsero il portone ed entrarono. Natasha percorse l'atrio a testa bassa. Non voleva ricordarsi dell'ultima volta che lo aveva attraversato, così si rese a malapena conto che stavano imboccando lo stesso corridoio della notte prima e si stavano infilando nella porta appena precedente quella del Colonnello Tavington... Una volta dentro, Tasha si coprì gli occhi con le mani. L'arredo era lo stesso della stanza di Tavington, solo che i mobili erano disposti in maniera diversa. La scrivania era vicino alla porta, accostata al muro. Un tappeto persiano era steso per terra e ricopriva una parte del legno scuro della pavimentazione. Il letto era sempre in fondo, ma l'armadio si trovava più in vista: era accanto alla scrivania, e più intarsiato e nuovo di quello di Tavington. -Natasha, stai bene?- La voce di Tom arrivava attutita e leggermente echeggiante, come se lui le stesse parlando da una distanza di mille miglia. Tasha si tolse le mani dal viso e lo guardò. Tom notò che era molto pallida. -Cos'hai? Vuoi che chiami un dottore? Vuoi tornare alla stalla?- -No, no è tutto a posto. E' stato... è stato solo un giramento, Tom. Ora sto bene, grazie- Tom la condusse alla scrivania, sulla quale era posata una bottiglia di brandy. Gliene versò un dito in un bicchiere di cristallo e glielo porse. -Bevi un po' di questo, ti farà bene- Tasha lo accettò senza proteste e ne bevve un sorso. Straordinariamente, si sentì subito rinfrancata e il colore le tornò sulle guance. Tom rise: -Ecco qua, un tipico rimedio inglese!- Natasha si unì alla risata. Tom le prese il bicchiere dalle mani e lo rimise sulla scrivania. -Vado a dire alle cameriere di preparare tutto. Sarò di ritorno tra un attimo, tu resta qui, ok?- -Ok- Tom chiuse la porta dietro di sé. Natasha si guardò intorno, un po' inquieta. Poi si avvicinò di nuovo alla scrivania e si versò un altro bicchiere di brandy. Si portò il cristallo alle labbra e assoporò quella bevanda ambrata dai poteri sbalorditivi. Di nuovo quel calore, quella felice spensieratezza la invasero. Che deliziosa, miracolosa acquavite! Era al quarto bicchiere quando Tom entrò nella stanza, seguito da due cameriere che squadrarono Natasha con sospetto; una di loro portava una grossa tinozza di legno, l'altra una pila di asciugamani candidi. -Mettete tutto qui, grazie- disse Tom, e le due donne nel giro di pochi secondi lasciarono la stanza. Tom si voltò verso Tasha. -Ecco qui- Natasha rise: -Ah ah! Grazie mille Tom!- Tom la guardò aggrottando le sopracciglia: -Perché ridi?- Lei gli si avvicinò e lo abbracciò. -Non vuoi fare il bagno con me, tesoro??- -Il bagno con...- Natasha gli chiuse la bocca con un bacio e il viso di Tom si illuminò. -Ah, ora capisco... Tasha, quanto hai bevuto?- Tom non attese una risposta. Si staccò delicatamente da lei e andò ad esaminare la bottiglia di brandy. -Tasha... ma...? Guarda che non ti farà bene...- Natasha scoppiò a ridere e Tom sospirò. -Ora però fatti un bel bagno, ok?- -Chiudi la porta. E rimani qui con me- disse Natasha con una risatina isterica. -Non mi sembra il caso. Non voglio approfittarmi di te- Natasha sbuffò: -Il Colonnello Tavington lo farebbe- -Bè, immagino di sì. Ma io, fortunatamente per te, non sono il Colonnello Tavington- -Che importa ormai- ridacchiò Natasha -Con lui sono già stata ieri sera- Tom aggrottò la fronte. -Sei ubriaca- disse, come per giustificare quello che aveva appena detto. E fece per uscire. -E' proprio nella stanza qui accanto- Tom si fermò immediatamente, come pietrificato. -C-cosa?- Ma Natasha intonò un motivetto e lo ignorò.
Tom rimase immobile a guardarla canticchiare serenamente. Stava succedendo qualcosa di molto strano... era forse questo che Natasha gli nascondeva? Non essere stupido, si disse, E' ubriaca. Ma allora come faceva a sapere dove fosse la stanza del colonnello? L'avrà visto uscire una volta... forse il colonnello usciva dalla sua stanza quando ho portato Tasha a fare una passeggiata, uno dei primi giorni della sua permanenza qui. Sì, dev'essere così. Non c'era nulla di cui preoccuparsi...
Natasha era a mollo nell'acqua bollente. Fili di vapore si alzavano dalla tinozza nella quale si stava lavando. La pelle le bruciava un po'. L'acqua era molto calda. -Stupido Tom!- borbottò. Non aveva pensieri per la testa, a parte fugaci stralci di sensazioni. Il calore dell'acqua, lo stomaco gorgogliante, una voglia matta di brandy. -Stupido Tom! Perché hai portato via la bottiglia?? Morirò di sete...-
Un'ora dopo, Natasha usciva dal palazzo di Fort Carolina, sorretta da Tom. Entrata nella stalla, Tasha si fece trascinare fino al suo letto. Tom la posò delicatamente sul giaciglio di paglia. La ragazza si addormentò subito, raggomitalandosi su un fianco. Tom rimase a guardarla per un tempo interminabile. Com' era bella... Tom osservò i lunghi capelli ramati che le incorniciavano il viso, quella pelle così liscia e vellutata, le guance arrossate dal freddo, le piccole mani sottili strette a pugno. Tom si tolse il mantello e lo adattò sul corpo dormiente della fanciulla. Così non doveva più avere freddo. Tom si sedette per terra e, guardandola, si immerse in profonde riflessioni. Quella ragazza, così bella, fragile e piccola, gli nascondeva qualcosa. E lui doveva scoprirlo, per il bene di lei. Quella cosa, qualunque essa fosse, riguardava il Colonnello Tavington. Era possibile che Tavington le avesse fatto del male? Tom riflettè. Quando Natasha lo aveva gettato in questo dubbio, lei era ubriaca. Non avrebbe dovuto dare peso a ciò che diceva. Ma, lucida o no, lei aveva comunque detto una cosa che non poteva sapere. Dove abitasse Tavington. No, è sicuramente un equivoco. Lei è la stalliera. Avrà sentito Tavington e i suoi uomini parlare innummerevoli volte. Qualcuno avrà menzionato l'appartamento del colonnello. O forse, come pensavo prima, Natasha stessa ha visto Tavington uscire dalla sua stanza. Sì, è così. Tom scosse la testa per scacciare tutte quelle inutili ansie. Doveva concentrarsi su altro: cosa diavolo gli nascondeva Natasha? Non era un bell'affare, quello, no di sicuro. Nulla che riguardava il Colonnello Tavington era una buona cosa. Di sicuro quell'uomo l'aveva minacciata. Era senza dubbio una qualche sporca faccenda della quale Natasha non avrebbe dovuto parlare con nessuno. Ma lei gli aveva già dato indizi importanti. Prima di tutto, aveva ammesso di nascondergli qualcosa. Poi gli aveva detto che Tavington l'aveva minacciata per fare in modo che non dicesse niente a nessuno. Aveva accennato a vite in pericolo, oltre alla sua. Caspita, tutta la faccenda doveva essere una cosa seria. Tom pensò quale altra vita a cui Natasha teneva potesse essere in pericolo. La sua, quella di Tom? Improbabile. Lui era figlio di nobili, se Tavington avesse cercato di ucciderlo, sarebbe stato impiccato. E allora? Un momento... c'era quel suo fratello maggiore, Rupert. Lui era riuscito a fuggire grazie a Natasha, quindi era ancora vivo. Se Tavington avesse scoperto dove si fosse nascosto e ora stesse ricattando Natasha? Era un'ipotesi plausibile. Già, poi c'era anche quella sua sorella, Sharon, che era una delle prostitute del campo. Povera ragazza. Tom ricordava il suo arrivo a Fort Carolina. Il Colonnello Tavington l'aveva catturata e poi l'aveva ingaggiata come prostituta. All'inizio lei aveva protestato, ma poi ci aveva preso addirittura gusto. Tom corrugò la fronte. Adesso Sharon si considerava persino fortunata e adorava il suo lavoro. Tom aveva più volte sospettato che fosse innamorata di Tavington. Era molto probabile... che Tavington quindi avesse minacciato Natasha di far del male a Sharon? Anche questo suonava come il genere di cose che Tavington avrebbe potuto fare. Tom, non scoprirai mai niente se non indaghi. Era vero. Bè, è giunta l'ora di darsi una mossa con queste indagini. La prossima volta che vedrò Tavington uscire e dirigersi verso la stalla, lo seguirò e ascolterò di nascosto le loro conversazioni. Tom annuì gravemente, come per approvare la propria logica. Dopodichè, si alzò e lasciò la stalla in silenzio, la mente intrinsa di dolci pensieri su Natasha.
Natasha fu destata dall'aprirsi del portone della stalla. Aveva un mal di testa ancora più forte e in bocca uno strano sapore dolciastro. Si alzò per vedere chi fosse il visitatore e in un attimo vide Tom che veniva verso di lei. -Tom?- -Buonasera, tesoro. Ti sei ripresa?- Natasha aggrottò la fronte. -Ripresa da cosa?- Tom si sedette accanto a lei: -Oggi pomeriggio hai esagerato con il brandy. Ricordi?- -Già...-disse Natasha lentamente -questo spiega il tremendo mal di testa che ho- Tom le posò una mano sulla fronte: -Spero che tu non abbia la febbre- Natasha scosse la testa: -No, non credo. Me la sentirei se l'avessi- Tom la lasciò mangiare in silenzio, quindi, appena lei ebbe finito, decise di affrontare il discorso. -Quando era ubriaca, mi hai detto una cosa- esordì. Lei lo guardò con aria interrogativa e Tom proseguì. -Mi ha detto che hai trascorso la notte con Tavington- Il cuore smise di battere nel petto di Natasha, che distolse immediatamente lo sguardo. Tom studiò la sua reazione, soffermandosi sulle guance e sulla fronte della ragazza che arossirono con rapidità. -Ero ubriaca, come hai detto tu- biascicò. -C'è dell'altro. Mi hai anche detto che la stanza del Colonnello Tavington è quella vicino alla mia. Come puoi saperlo?- -Ah, quello. Bè...- Natasha fece vagare gli occhi per la stalla -L'ho visto uscire quella volta che mi hai portata a fare una passeggiata, credo- Tom parve sollevato, ma non del tutto. -Allora perchè ti comporti così? Perché abbassi lo sguardo ogni volta che nomino Tavington? Cosa ti fa, Natasha? Dimmelo!- Natasha singhiozzò. -Lui ha... ha... ucciso i miei genitori, e mio fratello... io... io ho paura di lui...- disse con una vocina da far pietà. Tom la strinse forte. -Ma non hai niente da temere, Tasha. Ci sono qui io- Gli venne quasi da piangere nel vederla così ridotta. Decise di piantarla con queste stupide domande. -Mi fa così tanta paura, Tom- mormorò Natasha -Ogni... ogni volta che viene qui a prendere il suo cavallo... io... io non riesco a guardarlo. Mi fa rabbrividire, capisci? Penso a tutto quello che ha fatto...- -Shhh... d'accordo, non parliamone più-
Anche il giorno dopo trascorse tranquillo, senza grandi avvenimenti. Tom aveva deciso di non parlare più di Tavington con Natasha. Gli dispiaceva vederla triste o a disagio. Ma era ancora determinato a scoprire cosa gli nascondesse. Intanto, la mattina del terzo giorno dalla partenza di Tavington, a mezzogiorno Tom portò a Natasha il solito vassoio della colazione accompagnato stavolta da una bella notizia. -Il Colonnello Tavington è rimasto bloccato dalla tormenta!- Natasha spalancò gli occhi: -Quindi?- -Quindi lui e i suoi uomini non potranno essere di ritorno che tra una settimana!- Natasha lo abbracciò. -E' fantastico!- -Già. La sua pattuglia si è rifugiata a Camden. Non potranno partire finchè la strada non sarà liberata dalla neve e la tempesta si sarà placata. I cavalli hanno freddo- Tom si stese sopra a Natasha: -Questo significa un'altra settimana tutta per noi, tesoro- Natasha rise e lo baciò. Il peso di Tom era minore di quello di Tavington, e molto più piacevole. Natasha non riusciva a credere di essere così felice: della sua vecchia vita le mancava tutto: sua madre, suo padre, Alan, Rupert, la sua casa, Melyiss, Fiammargento... ma era riuscita comunque a ritrovare la felicità; Tom l'amava, e lei amava lui; Tavington non si sarebbe più fatto vedere per una settimana... tutto andava bene... chi se ne importava se fuori il vento ululava e la neve cadeva a fiocchi? Anzi, Natasha si trovò a benedire quella tempesta, perché teneva lontane da lei tutte le sue angosce... Lei e Tom continuarono a baciarsi.
Passavano i giorni, e Natasha riuscì a ritrovare se stessa a Fort Carolina. Era un luogo così tranquillo senza il Colonnello Tavington. Senza Dragoni, Natasha aveva praticamente tutto il giorno libero. Giorno che trascorreva interamente con Tom, a parlare, a baciarsi, a sognare. Natasha lavorava solo di mattina: si alzava all'alba per riempire le mangiatoie dei cavalli, spazzolarli, mettere ordine nella stalla. Poi a mezzogiorno iniziava la sua giornata con Tom. Una meravigliosa giornata. La sera prima del previsto ritorno della pattuglia di Tavington, Natasha sentì di avere bisogno di un altro bagno. Doveva rilassare le proprie membra e preparare la propria mente a rivedere l'uomo che le aveva rovinato la vita. Così, quando lo disse a Tom, lui acconsentì. -Non sperare in un'altra bottiglia di brandy- le rispose lui, sorridendo. -Oh, perché no?- disse Natasha scherzosamente. Percorsero l'ormai familiare atrio, quindi il corridoio, e giunsero nella stanza di Tom. Come la volta precedente, due cameriere portarono l'occorrente e nel giro di pochi minuti Natasha si ritrovò a contemplare la tinozza fumante. -La signora è servita- disse Tom, avvicinando Natasha a lui fino a sfiorarle la fronte con le labbra. -Grazie- rispose lei, prima di baciarlo. Lui le mise le mani dietro la testa e continuò il bacio, facendolo diventare più profondo e passionale. Natasha gli cinse la vita con entrambe le braccia. Natasha si staccò da lui, ma solo per dire: -Tom...- Lui sospirò: -Ok, ti lascio fare il bagno- -No, non è questo- gli disse lei -E' che...- -Che?- chiese Tom, prendendole le mani e tenendole ferme sul suo petto. -Io... vorrei che tu mi facessi tua- Gli occhi di lei esprimevano amore e fiducia. Tom si sentì perdere dentro quelle due perle ambrate... -Dici... dici davvero?- domandò. Lei sorrise: -Sì, Tom. Ora, ti prego- aggiunse. Tom la baciò. -E' quello che voglio anch'io. Ma credevo che tu non ti sentissi pronta- disse lui, sfiorandole il viso con una mano. -Invece lo sono- rispose lei, guardando intensamente nei suoi occhi -C'è solo una cosa...- -Mmm?- -Io... bè... non sono vergine- Tom aggrottò le sopracciglia: -Non mi interessa. Io ti voglio e basta- Detto questo la spinse amabilmente verso il letto. Natasha si lasciò condurre senza opporre resistenza e ricambiò i baci che lui le dava. Baci brevi, quasi furiosi, ma pieni di passione e di amore... Natasha chiuse gli occhi mentre le mani di lui le percorrevano il corpo, slacciandole il vestito. Lei gli sbottonò la camicia e la gettò a terra, senza riguardo. Ben presto Natasha si ritrovò a tastare la sua schiena nuda, mentre lui le ricopriva il collo di baci. Lentamente, le mani di Tom le slacciarono la tunica, fino a fargliela scivolare gentilmente giù dalle spalle. Natasha inarcò la schiena appena sentì le calda labbra di lui sfiorarle il seno. -Oh, Tom!- esclamò, senza neanche essersene resa conto. Le labbra di Tom le baciarono il seno, quindi salirono fino ad incontrare le labbra di lei. Si baciarono dolcemente. Mentre Tom scendeva nuovamente verso il collo di lei, Natasha gli baciò l'orecchio, quindi fece viaggiarre la propria bocca fino a rincontrare le calde labbra di Tom. Si abbandonarono in un bacio lungo, profondo. Tom tracciò una linea di baci dal suo collo all'ombelico di lei, che iniziò a leccare lentamente. Natasha gemette di piacere. -Shhh- le disse Tom sorridendo -O qualcuno ci scoprirà- -Non mi importa- rispose lei -Continua...- La lingua di Tom tornò a leccare la pelle attorno l'ombelico e Natasha dovette chiudere gli occhi e concentrarsi per non gemere e per non gridare il nome di Tom. Tom iniziò lentamente a sfilarle il vestito, rivelando i suoi fianchi, che lui baciò prima di proseguire. Natasha era davvero al limite dell'eccitazione ora. Tremava e tutto il suo corpo era bollente. Tom le sfilò il vestito completamente e si slacciò i pantaloni, guardandola. Gli tremavano le mani quando le prese il viso e la baciò, prima di penetrarla. Natasha provò all'improvviso un dolore acuto in mezzo alle gambe, ma fu solo momentaneo. Venne immediatamente sostituito da un'ondata di piacere travolgente. Tom fu costretto a posarle una mano sulla bocca: non le bloccò la respirazione come aveva fatto il colonnello, semplicemente soffocò le sue grida. Natasha si tolse la mano di Tom dalla bocca e lo baciò sulle labbra con tutte le sue forze. Di nuovo, le loro lingue di incontrarono mentre il seme di Tom si sprigionava dentro di lei. Tasha abbracciò Tom e lo tenne stretto, aderente al suo corpo nudo. -Ti amo- le sussurrò Tom all'orecchio. Natasha non ebbe la forza di replicare, ma lo guardò negli occhi intensamente, ansimando come, del resto, stava facendo anche lui, mentre continuava a spingere sempre più a fondo, ma sempre più delicatamente. Natasha ebbe l'impressione che lui si stesse sforzando di non farle male. Tasha si lasciò cullare dal dolce e ripetitivo ritmo delle spinte di lui e talvolta lo abbracciava e lo baciava, chiudendo gli occhi. Dopo una lunghissima e dolcissima mezz'ora, Tom uscì dal suo corpo, lasciandola con un senso di vuoto, e si girò su un fianco. Prese la testa di Tasha e se l'appoggiò sul petto, ancora ansimante. Tasha gli cinse il busto e lui la baciò sulla testa amorevolmente. -Voglio rimanere qui- mormorò Natasha dopo un po' -Non voglio uscire mai più da questa stanza- Tom sospirò: -Nemmeno io lo voglio. Ma non possiamo fare sempre ciò che ci piacerebbe fare- -Non è giusto- ribattè Natasha. La mattina dopo sarebbero arrivati i Dragoni e la sua vita sarebbe ritornata un inferno: perché tutte le cose belle che aveva dovevano durare così poco? -Coraggio, domani ci rivedremo- le disse Tom. -Lo so, ma...- Natasha non riusciva a trovare le parole giuste per esprimersi -Non potremo stare insieme come siamo stati oggi. Il lavoro aumenterà, e...- -Riusciremo a trovare del tempo libero per noi due, vedrai- rispose lui, accarezzandole la testa. Natasha non rispose. No, non sarebbe riuscita a trovare del tempo libero da passare con Tom. Si sarebbero potuti vedere di mattina e di pomeriggio, certo, ma la sera e... la notte Tasha non sarebbe stata libera di scegliere cosa fare. La cattiva sorte aveva già deciso per lei. Dio, non voleva più rivedere Tavington. E pensare che tra poche ore lo avrebbe incontrato di nuovo.
