Epilogo
North Carolina, ottobre 1781.
-Signor Felton! Signora Felton! Svegliatevi!- Qualcuno bussava insistentemente alla porta d'ingresso. Natasha Felton aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu Tom, a sedere sul letto, che la guardava. -Chi è che grida?- gli domandò Natasha con la voce impastata dal sonno -Sveglierà Willy...- -Credo che sia Hardwick- disse Tom, alzandosi e indossando la vestaglia -Vado a vedere cosa vuole- -Vengo con te- borbottò Natasha, allacciandosi la camicia da notte e seguendolo. Percorsero il corridoio in legno fino a raggiungere la porta d'ingresso, dove Mr Hardwick bussava ancora. -Sì, signor Hardwick?- domandò Tom, nonappena ebbe aperto la porta. -E' finita! La guerra è finita!!- gridò quello, tutto rosso per l'emozione. -Cosa? State delirando?- disse Tom, aggrottando la fronte. -Oh, no signor Felton!!! E' finita! Tutta l'America sta festeggiando! Abbiamo vinto! Quei dannati Inglesi -scusatemi, signora Felton- se ne vanno!!! Siamo liberi!- Natasha si voltò verso Tom: -Credo che stia dicendo il vero- gli disse. Tom sorrise: -Ma è fantastico!- I due si abbracciarono, mentre Hardwick saltellava felice verso casa sua, ignaro, ovviamente, che Tom era nipote di un generale inglese. Lui e Natasha erano sposati da un anno. Quanto tempo era passato da quel fatidico giorno di maggio in cui avevano lasciato Fort Carolina... quante cose erano cambiate. Ora i due vivevano felicemente in una piantagione della Carolina del Nord, dove erano autosufficienti e conducevano la vita che avevano sempre desiderato. Due mesi prima avevano ricevuto la meravigliosa notizia che Natasha era incinta e insieme aspettavano questo bambino con gioia. Il loro primo figlio. Willy era ancora con loro, e adesso aveva quasi due anni. Entrambi lo amavano alla pazzia; stava diventando sempre più bello. Natasha non riusciva a credere di aver raggiunto una tale serenità... pareva proprio che tutti i loro sogni si fossero realizzati. Ma mentre preparava la colazione insieme a Tom, qualcosa si mosse nella sua memoria... -Ti prego solo di tornare qui, un'ultima volta... Perché mi piacerebbe poter rivedere Willy ancora una volta prima di lasciare l'America...- -Non è grandioso?- stava dicendo Tom. Le si avvicinò e la prese tra le sue braccia. Guardandola negli occhi le disse: -Questo significa che il bambino vivrà lontano dalla guerra, ci pensi?- Lei sorrise: -E' meraviglioso- Non aveva mai raccontato a nessuno della promessa fatta a Tavington, nemmeno a Tom. Non sapeva se avrebbe mai trovato il coraggio di dirglielo, nè di mantenere quello che aveva promesso al colonnello... Bè, poteva ignorare l'intera faccenda... No, come posso ignorarla... Tavington mi ha lasciata libera... E Willy è suo figlio... La sua stessa voce, nitida come se fosse una cosa che aveva appena detto, le rimbombò nella mente... -Lo farò, William. Lo farò- -Tasha, stai bene?- le chiese Tom, scorgendo qualcosa nei suoi occhi. Natasha lo guardò dubbiosa. -Sediamoci- gli disse, conducendolo al tavolo del tinello. Una volta che si furono entrambi seduti, Natasha sospirò. -C'è una cosa che non ti ho mai detto, Tom- Tom la guardò, serio. -Quando Tavington mi lasciò andare...- cominciò. Vide Tom mettersi una mano tra i capelli all'udire il nome di Tavington. In fondo era raro che rievocassero il passato, si erano promessi di non ricordare mai più... -Lui mi fece promettere una cosa- disse Natasha velocemente, cercando di non dare troppo peso alle parole che stava dicendo -Mi fece promettere che, quando la guerra sarebbe finita, io sarei tornata da lui...- Tom distolse lo sguardo e disse, sottovoce: -...Cristo- -... e gli avrei fatto dare un ultimo saluto a Willy prima che partisse per l'Inghilterra- concluse Natasha, guardandolo ansiosa. Tom sembrava molto depresso. -Bè...- disse con fare sbrigativo, con l'aria di chi ha trovato un'ottima soluzione prima del previsto -Tu non... ovviamente... non manterrai questa promessa, vero?- Natasha abbassò lo sguardo senza dire nulla. -Cosa?!- esclamò Tom -Non puoi dirmi questo! Dopo tutto quello che ti ha fatto... tu... tu... hai intenzione di... tornare?- Natasha lo guardò: -Tom... so che mi ha fatto del male. Ma... insomma, mi ha fatto promettere di... di tornare... e lui mi ha lasciata libera, è tutto merito suo se ora siamo qui... E poi Willy è suo figlio...- Natasha si pentì immediatamente di aver parlato. Sapeva che Tom considerva Willy come figlio suo, e il ricordargli che invece era di Tavington doveva essere per lui poco piacevole. Tom la guardò abbattuto. -Scusa, Tom- si affrettò a dire lei -Non volevo dirlo- Lui sospirò: -No, hai ragione. Non sarebbe andata così se lui non ti avesse lasciata libera. Devi mantenere la tua promessa- Tasha gli sorrise e lo abbracciò: -Grazie, Tom- -No, dai... in fondo anch'io voglio rivedere mio zio prima che torni in Inghilterra. E' una vita che non lo vedo. Coraggio, allora, andiamo a fare i bagagli- Natasha gli sorrise felice. Intanto, dentro, si preparava a rivedere Tavington.
Il viaggio per Fort Carolina durò due settimane e non fu precisamente comodo. Dopo mille intemperie, come burrasche, vento e pioggia, Fort Carolina apparve finalmente davanti a loro. Natasha dovette fare più di un respiro profondo prima di aprire gli occhi e vederlo di nuovo. Dei terribili ricordi erano legati a quel luogo. Tom le strinse la mano notando il suo disagio. Scesero dal carro ed entrarono nel cortile. Se da fuori il forte appariva più o meno come Natasha se lo ricordava, con l'unica aggiunta di numerosi carri come il loro che attendevano appena fuori dal cortile, l'interno era completamente diverso. Le file di giubbe rosse che era così abituata a vedere erano sparite; qua è là starnazzavano galline venute da chissà dove puntualmente rincorse da uomini in borghese, evidentemente dei soldati ora disoccupati; altri uomini, alcuni con ancora addosso le divise ora sporche e impolverate, portavano casse dall'interno del palazzo e le caricavano sui carri in attesa all'esterno, per poi tornare dentro a prenderne della altre; l'unica cosa che non era cambiata erano le prostitute, ancora in giro per il cortile a corteggiare i soldati. Natasha alzò le sopracciglia mentre le guardava. Lei e Tom percorsero i gradini ed entrarono nel familiare atrio del palazzo. L'interno fremeva di attività quasi quanto il cortile, uomini e donne salivano e scendevano le scale, parlando ad alta voce. -Tom!!!- Una voce era giunta dalla cima delle scale. Tom e Tasha si voltarono giusto in tempo per vedere il Generale O'Hara salutarli allegramente, con Rowena sottobraccio. I due li raggiunsero sorridendo. Natasha notò che Rowena era più alta di O'Hara di almeno tutta la testa. -Zio!- disse Tom, felice -Che piacere rivederti- O'Hara arrossì: -Una bella sorpresa riaverti qui... Posso presentarti...- -Oh, NATASHA!- tuonò Rowena, prendendo Natasha e stritolandola. O'Hara arrossì ancora di più. -Rowena, cara, ti prego, abbassa la voce...- Ma Rowena non lo ascoltava. Stava ancora stringendo Natasha a sé. -Oh, cara! Quando ho saputo... non avrei mai immaginato tu stessi così tanto male con il colonnello... Ma credo che lui sia stato un gentiluomo a lasciarti andare a vivere con il nipote di Charles, non credi? Oh, cara, cara...- -Grazie, Rowena- disse Natasha in un soffio -Se ora volete scusarmi... Auguri, Generale... io... devo proprio andare- Natasha riuscì a districarsi dall'abbraccio di Rowena, prese Willy in braccio e, salutandoli ancora una volta, si diresse verso il corridoio nel quale abitava Tavington. Sentiva addosso lo sguardo di Tom. Si voltò e vide che lui la stava osservando. Lui le sorrise, incoraggiante, e lei ricambiò. Quindi entrò nel corridoio. Quasi tutte le porte delle camere erano spalancate. Qualche soldato passeggiava verso l'atrio abbracciato con la rispettiva donna. Natasha si sentiva nervosa quasi quanto la prima volta che aveva percorso quel corridoio. Proprio mentre stava per arrivare in fondo, si fermò udendo una voce sgradevolmente familiare. -Oh, James! Muoviti con quella borsa! Non dobbiamo partire stasera?- Natasha si voltò e vide Sarah Slaves in piedi davanti ad una porta spalancata a metà corridoio. La donna non sembrava averla vista, tanto era intenta a guardare con sufficienza qualcuno all'interno. Natasha era sul punto di voltarsi di scatto per non farsi vedere, quando vide l'uomo con cui Sarah stava parlando. -Un attimo, tesoro- disse Wilkins, uscendo dalla camera con una borsa dall'aria pesante in mano. Prese Sarah sottobraccio: -Eccomi qui, amore. Andiamo- I due si allontanarono nell'affollato corridoio, diretti all'atrio. Natasha non riusciva a crederci: Sarah Slaves e James Wilkins! Bella coppia di imbecilli, disse tra sé e sé. Riprese a camminare verso la porta alla fine del corridoio. Quandi vi fu davanti, alzò il pugno per bussare. Il suo cuore batteva come un tamburo... Bussò e nel giro di pochi secondi la maniglia si girò e la porta si aprì. Natasha Felton si ritrovò a guardare negli occhi azzurro ghiaccio di William Tavington. Lui non sembrava affatto sorpreso di vederla lì. Le sorrise: -Natasha...- Natasha ricambiò il sorriso: -Ciao, William- -Entra- le disse lui, spostandosi di lato per lasciarla passare. Natasha mosse qualche passo in quella che per così tanto tempo era stata la sua dimora. -Scusa il disordine- disse Tavington, mostrando con un gesto un borsone aperto sul letto, dal quale spuntava un vistoso abito da donna -Ma, come ti aveva detto, stiamo per partire- -Stiamo?- domandò Tasha con un certo disagio. Proprio in quel momento dall'altra parte della stanza giunse una voce. -Chi era, William?- Natasha spalancò la bocca nel vedere sua sorella avanzare verso di loro con un bambino in braccio. -Sh...Sharon?- balbettò, senza parole. Sharon sgranò gli occhi: -Natasha??- Era molto diversa dall'ultima volta che si erano viste. Non era più ossuta e scarna, ma ben nutrita e aveva un'aria felice, non più sciupata; i suoi capelli biondi erano molto più lunghi e le arrivavano alla vita, sciolti e ondulati: era incredibile... Natasha non riusciva a credere che quella creatura serena e sorridente fosse la stupida ragazza di dubbi costumi che un anno prima le aveva causato tanti problemi... Ma... era possibile che stesse con Tavington? Chi era il bambino che teneva tra le braccia? -Oh, Natasha- disse Sharon, baciandola sulle guance -E' bellissimo rivederti... quando te ne sei andata... avrei tanto voluto dirti che... che mi dispiace per tutte le cose che ti ho detto... Sono stata una stupida, ti ho trattata malissimo... Mi dispiace tanto, sorellina... A proposito, come và?- -Ah... io...- Natasha era senza parole -Ma... voi due... insomma, siete... sposati?- Sharon sorrise e arrossì guardando William, il quale le sorrise in risposta. -Sì- rispose Tavington -E... ti devo presentare William- disse indicando il bambino. Natasha, superato il primo smarrimento, scoppiò a ridere guardando il piccolo nelle braccia di Sharon. -Non hai mai avuto molta fantasia con i nomi- disse a Tavington, che le sorrise. -Io ti ho portato il piccolo Willy, come promesso- gli disse, porgendogli il bambino. Tavington lo prese in braccio e lo guardò negli occhi. -Ciao, Willy- disse al bambino. Poi, rivolgendosi a Natasha: -Come vanno le cose?- Sharon si schiarì la gola e disse, piuttosto di fretta: -Io credo che porterò William a fare una passeggiatina... Ciao, Tasha, ci vediamo- -Ciao- la salutò Natasha, prima che sua sorella si dileguasse nel corridoio, chiudendo la porta dietro di sé. Lei e Tavington rimasero soli. -Io e Tom viviamo in North Carolina, adesso- disse lei -E aspettiamo un bambino- William sorrise: -Immagino che Tom sia molto felice- Natasha annuì: -Sì. Siamo entrambi felicissimi- William continuava a guardare Willy con quello sguardo che Tasha ricordava così bene. -E' bellissimo- disse, posando un bacio sulla fronte del piccolo -Mi dispiace di non aver potuto passare più tempo con lui- -William- disse lei, posandogli una mano sul braccio -Io... mi sento in dovere di ringraziarti per avermi lasciato andare. Io non avrei la vita di adesso se non fosse stato per te- Tavington la guardò: -Era il minimo che potessi fare per... per ripagare tutto quello che ti ho fatto- Natasha abbassò lo sguardo. -Anche tu hai un bellissimo bambino, comunque- disse lei, guardando fuori dalla finestra. Tavington sospirò: -Già. E Sharon è una brava moglie- Natasha sorrise: -Ancora non ha cercato di spararti?- Tavington scosse la testa, un ghigno sulle labbra: -No, ma prima o poi farò impazzire anche lei- Risero entrambi, mentre i ricordi della loro vita insieme tornavano nelle loro menti. Per un attimo sembrò loro che tutto fosse tornato come prima, con Willy, nella loro stanza. Ma poi tornarono alla realtà e si guardarono intensamente. -Oh... hai lasciato quella lettera di tuo padre che avevi trovato nelle rovine di casa tua- le disse Tavington, distogliendo lo sguardo e restituendole Willy. Si diresse verso l'armadio e si mise a cercare. Poco dopo tirò fuori la lettera ingiallita sulla quale lei aveva versato tante lacrime, e gliela porse. Ma Natasha scosse la testa: -Dalla a Sharon. Lei ha lasciato la nostra famiglia molto prima di me. Voglio che la tenga lei- -Come vuoi- rispose lui, appoggiandola sulla scrivania. Per qualche minuto non fecero che guardarsi. -Quando partite?- chiese Tasha, rompendo quel silenzio assordante. -Oh, tra due giorni- rispose Tavington -Non vedo l'ora di lasciare questo posto- -Ti capisco- disse Natasha senza riflettere. Tavington sorrise. -Bè...- riprese Tasha -Credo che sia arrivato il momento di salutarci- -Già- rispose Tavington vagamente -Solo una cosa... hai presente la vecchia culla di Willy? Vorrei che continuassi a tenerlo lì... Perché non te la porti via?- Natasha scosse la testa: -Grazie, ma ne abbiamo già un'altra a casa- -Credo che per lui sia meglio tornare a dormire lì- insistè Tavington. Natasha alzò le sopracciglia notando qualcosa di strano nel suo sguardo e nel suo tono, come una nota supplichevole. -Ti prego, Tasha- continuò lui -Mi farebbe molto piacere- Natasha assentì, confusa: -Và bene- Tavington sembrò sollevato: -Bene. E' ancora nella vecchia stanza di Bordon, chiedi a un soldato di aiutarti a trasportarla... Dì che ti mando io- -D'accordo- rispose Natasha. Si avviò alla porta, seguita da Tavington. Arrivata sulla soglia, si voltò. I suoi occhi si volsero per l'ultima volta verso Colonnello Tavington. I capelli sciolti sulle spalle, la camicia larga e sbottonata, i pantaloni neri, gli immancabili stivali... così se lo sarebbe sempre ricordato. Con i suoi occhi azzurro ghiaccio in contrasto su tutto. -Addio, William. Prenditi cura di Sharon- Un sorriso gli piegò le labbra. -Sarà lei che si dovrà prendere cura di me. Tu, piuttosto, prenditi cura di Willy, d'accordo?- Natasha annuì. -Addio, Tasha- disse lui, prima di chiudere la porta. Natasha sospirò e cominciò a ripercorrere il corridoio.
-Finalmente tornati!- disse Tom, entrando in casa e aiutando Tasha a portare la culla di Willy. -Già... è bello starsene qui, ora che la guerra è finalmente finita- disse Natasha -Accendi il camino, Tom... fa freddo- -Come, non basto io a riscaldarti?- scherzò lui, chiudendo la porta. -Muoviti- disse lei ridendo. Lui la baciò profondamente. -Ai vostri ordini, milady- sussurrò, prima di andare a mettere la legna nel caminetto. Natasha appoggiò Willy sul tappeto, dove cominciò a gattonare felice. -Fai il bravo, Willy- gli disse, sorridendo. Si diresse in corridoio, dove aveva lasciato la vecchia culla del bimbo. Si mise a spingerla verso la stanza di Willy. Chissà perché Tavington insisteva tanto perché la prendessi, si chiese. Ma aveva poca importanza, ora. Entrò nella cameretta del bambino e sollevò la culla per portarla dentro. La mise contro il muro, vicino alla culla nuova. Accese una candela per vedere che effetto faceva lì attaccata al muro. Le sembrò che non stava tanto male. Stava per andarsene quando si ricordò di una cosa. Appoggiò la candela sul comodino e si avvicinò alla culla. Poco dopo trovò la cucitura in cui aveva nascosto la lettera indirizzata a Willy, quando meditava di lasciarlo al forte. Ci infilò una mano dentro e poco dopo le sue dita trovarono qualcosa. Tirò fuori la lettera. Natasha non ci credeva che fosse ancora lì. Curiosa di rileggerla, l'aprì. Il suo cuore si fermò quando vide che la calligrafia in cui era scritta non era la sua. Ma allora cosa...? Incredula e confusa, iniziò a leggerla:
Caro Willy,
Il mio nome è William Alexander Tavington. Sono il colonnello dell'unità di Dragoni Verdi inviata in America dal re d'Inghilterra. Ti scrivo perché ho una cosa importante da dirti: so che ti sembrerà impossibile crederlo, ma io sono tuo padre. Io e tua madre, Natasha Halliwell, ci sposammo il 10 marzo 1779 nella cappella di Fort Carolina, dove attualmente viviamo. Oggi è il 9 maggio 1780 e ho appena compiuto la scelta più difficile della mia vita: ho lasciato andare te e tua madre via da questo posto. La storia del nostro matrimonio è stata lunga e burrascosa, e se ti stai chiedendo il perché io abbia preso questa drastica decisione è che tua madre è una ragazza fantastica, mentre io sono un uomo sanguinario e disperato. So che tua madre non potrà mai perdonarmi per quello che le ho fatto, e fa bene a non farlo: sono stato un mostro e ho reso la sua vita un inferno. Quando mi sono accorto che l' amavo davvero come non amerò mai nessun'altra era ormai troppo tardi; lasciandola partire ho voluto punire me stesso per tutto il male che le ho fatto... ma so che anche questo non basterà. Ora tutto quello che voglio è che tu sappia che, nonostante tutto, io ti ho sempre voluto bene e in fondo il sangue che scorre nelle tue vene è il mio, non quello di Tom Felton. Ma sono sicuro che Tom riuscirà a crescerti e ad essere un padre e un marito migliori di quelli che io sarei mai potuto essere. Felton è tutto quello che io non sarò mai, e proprio perché è l'opposto di me io credo che sia il meglio che possa capitare a te e a Natasha. Sono convinto che con due genitori così meravigliosi riuscirai ad avere una vita perfetta... la vita che meriti. La vita che Natasha merita, e che io non sono stato in grado di darle. E' arrivato il momento di salutarti. Non dimenticherò mai te, nè tua madre, e vi vorrò sempre bene. Rimarrete per sempre la mia unica, vera famiglia.
William Tavington
p.s. Un giorno tua madre ha tentato di fuggira dal Forte nel quale io così crudelmente l'avevo rinchiusa. Ti lasciò una lettera molto simile a questa per dirti che era tua madre, e la nascose nella federa di questa culla. L'ho trovata per caso oggi pomeriggio, e ho deciso di fare lo stesso. Non perderò mai la speranza che tu, un giorno, la trovi.
Natasha si asciugò le lacrime e sospirò. -Ehi, tesoro! Il camino è acceso! Cosa stai facendo, non vieni?- la voce di Tom la raggiunse dal salotto. -Arrivo!- gridò lei in risposta. Natasha ripiegò la lettera con cura e la rimise nella federa della culla. No, non avrebbe tolto a Tavington la speranza che un giorno Willy l'avesse potuta trovare. Si alzò in piedi e spense la candela con un soffio. Non preoccuparti, William, disse tra sé e sé, con la sensazione che lui la stesse ascoltando, da qualche parte, Forse un giorno Willy la troverà... Dopotutto, pensò mentre chiudeva la porta dietro di sé, C'è sempre speranza.
-THE END-
North Carolina, ottobre 1781.
-Signor Felton! Signora Felton! Svegliatevi!- Qualcuno bussava insistentemente alla porta d'ingresso. Natasha Felton aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu Tom, a sedere sul letto, che la guardava. -Chi è che grida?- gli domandò Natasha con la voce impastata dal sonno -Sveglierà Willy...- -Credo che sia Hardwick- disse Tom, alzandosi e indossando la vestaglia -Vado a vedere cosa vuole- -Vengo con te- borbottò Natasha, allacciandosi la camicia da notte e seguendolo. Percorsero il corridoio in legno fino a raggiungere la porta d'ingresso, dove Mr Hardwick bussava ancora. -Sì, signor Hardwick?- domandò Tom, nonappena ebbe aperto la porta. -E' finita! La guerra è finita!!- gridò quello, tutto rosso per l'emozione. -Cosa? State delirando?- disse Tom, aggrottando la fronte. -Oh, no signor Felton!!! E' finita! Tutta l'America sta festeggiando! Abbiamo vinto! Quei dannati Inglesi -scusatemi, signora Felton- se ne vanno!!! Siamo liberi!- Natasha si voltò verso Tom: -Credo che stia dicendo il vero- gli disse. Tom sorrise: -Ma è fantastico!- I due si abbracciarono, mentre Hardwick saltellava felice verso casa sua, ignaro, ovviamente, che Tom era nipote di un generale inglese. Lui e Natasha erano sposati da un anno. Quanto tempo era passato da quel fatidico giorno di maggio in cui avevano lasciato Fort Carolina... quante cose erano cambiate. Ora i due vivevano felicemente in una piantagione della Carolina del Nord, dove erano autosufficienti e conducevano la vita che avevano sempre desiderato. Due mesi prima avevano ricevuto la meravigliosa notizia che Natasha era incinta e insieme aspettavano questo bambino con gioia. Il loro primo figlio. Willy era ancora con loro, e adesso aveva quasi due anni. Entrambi lo amavano alla pazzia; stava diventando sempre più bello. Natasha non riusciva a credere di aver raggiunto una tale serenità... pareva proprio che tutti i loro sogni si fossero realizzati. Ma mentre preparava la colazione insieme a Tom, qualcosa si mosse nella sua memoria... -Ti prego solo di tornare qui, un'ultima volta... Perché mi piacerebbe poter rivedere Willy ancora una volta prima di lasciare l'America...- -Non è grandioso?- stava dicendo Tom. Le si avvicinò e la prese tra le sue braccia. Guardandola negli occhi le disse: -Questo significa che il bambino vivrà lontano dalla guerra, ci pensi?- Lei sorrise: -E' meraviglioso- Non aveva mai raccontato a nessuno della promessa fatta a Tavington, nemmeno a Tom. Non sapeva se avrebbe mai trovato il coraggio di dirglielo, nè di mantenere quello che aveva promesso al colonnello... Bè, poteva ignorare l'intera faccenda... No, come posso ignorarla... Tavington mi ha lasciata libera... E Willy è suo figlio... La sua stessa voce, nitida come se fosse una cosa che aveva appena detto, le rimbombò nella mente... -Lo farò, William. Lo farò- -Tasha, stai bene?- le chiese Tom, scorgendo qualcosa nei suoi occhi. Natasha lo guardò dubbiosa. -Sediamoci- gli disse, conducendolo al tavolo del tinello. Una volta che si furono entrambi seduti, Natasha sospirò. -C'è una cosa che non ti ho mai detto, Tom- Tom la guardò, serio. -Quando Tavington mi lasciò andare...- cominciò. Vide Tom mettersi una mano tra i capelli all'udire il nome di Tavington. In fondo era raro che rievocassero il passato, si erano promessi di non ricordare mai più... -Lui mi fece promettere una cosa- disse Natasha velocemente, cercando di non dare troppo peso alle parole che stava dicendo -Mi fece promettere che, quando la guerra sarebbe finita, io sarei tornata da lui...- Tom distolse lo sguardo e disse, sottovoce: -...Cristo- -... e gli avrei fatto dare un ultimo saluto a Willy prima che partisse per l'Inghilterra- concluse Natasha, guardandolo ansiosa. Tom sembrava molto depresso. -Bè...- disse con fare sbrigativo, con l'aria di chi ha trovato un'ottima soluzione prima del previsto -Tu non... ovviamente... non manterrai questa promessa, vero?- Natasha abbassò lo sguardo senza dire nulla. -Cosa?!- esclamò Tom -Non puoi dirmi questo! Dopo tutto quello che ti ha fatto... tu... tu... hai intenzione di... tornare?- Natasha lo guardò: -Tom... so che mi ha fatto del male. Ma... insomma, mi ha fatto promettere di... di tornare... e lui mi ha lasciata libera, è tutto merito suo se ora siamo qui... E poi Willy è suo figlio...- Natasha si pentì immediatamente di aver parlato. Sapeva che Tom considerva Willy come figlio suo, e il ricordargli che invece era di Tavington doveva essere per lui poco piacevole. Tom la guardò abbattuto. -Scusa, Tom- si affrettò a dire lei -Non volevo dirlo- Lui sospirò: -No, hai ragione. Non sarebbe andata così se lui non ti avesse lasciata libera. Devi mantenere la tua promessa- Tasha gli sorrise e lo abbracciò: -Grazie, Tom- -No, dai... in fondo anch'io voglio rivedere mio zio prima che torni in Inghilterra. E' una vita che non lo vedo. Coraggio, allora, andiamo a fare i bagagli- Natasha gli sorrise felice. Intanto, dentro, si preparava a rivedere Tavington.
Il viaggio per Fort Carolina durò due settimane e non fu precisamente comodo. Dopo mille intemperie, come burrasche, vento e pioggia, Fort Carolina apparve finalmente davanti a loro. Natasha dovette fare più di un respiro profondo prima di aprire gli occhi e vederlo di nuovo. Dei terribili ricordi erano legati a quel luogo. Tom le strinse la mano notando il suo disagio. Scesero dal carro ed entrarono nel cortile. Se da fuori il forte appariva più o meno come Natasha se lo ricordava, con l'unica aggiunta di numerosi carri come il loro che attendevano appena fuori dal cortile, l'interno era completamente diverso. Le file di giubbe rosse che era così abituata a vedere erano sparite; qua è là starnazzavano galline venute da chissà dove puntualmente rincorse da uomini in borghese, evidentemente dei soldati ora disoccupati; altri uomini, alcuni con ancora addosso le divise ora sporche e impolverate, portavano casse dall'interno del palazzo e le caricavano sui carri in attesa all'esterno, per poi tornare dentro a prenderne della altre; l'unica cosa che non era cambiata erano le prostitute, ancora in giro per il cortile a corteggiare i soldati. Natasha alzò le sopracciglia mentre le guardava. Lei e Tom percorsero i gradini ed entrarono nel familiare atrio del palazzo. L'interno fremeva di attività quasi quanto il cortile, uomini e donne salivano e scendevano le scale, parlando ad alta voce. -Tom!!!- Una voce era giunta dalla cima delle scale. Tom e Tasha si voltarono giusto in tempo per vedere il Generale O'Hara salutarli allegramente, con Rowena sottobraccio. I due li raggiunsero sorridendo. Natasha notò che Rowena era più alta di O'Hara di almeno tutta la testa. -Zio!- disse Tom, felice -Che piacere rivederti- O'Hara arrossì: -Una bella sorpresa riaverti qui... Posso presentarti...- -Oh, NATASHA!- tuonò Rowena, prendendo Natasha e stritolandola. O'Hara arrossì ancora di più. -Rowena, cara, ti prego, abbassa la voce...- Ma Rowena non lo ascoltava. Stava ancora stringendo Natasha a sé. -Oh, cara! Quando ho saputo... non avrei mai immaginato tu stessi così tanto male con il colonnello... Ma credo che lui sia stato un gentiluomo a lasciarti andare a vivere con il nipote di Charles, non credi? Oh, cara, cara...- -Grazie, Rowena- disse Natasha in un soffio -Se ora volete scusarmi... Auguri, Generale... io... devo proprio andare- Natasha riuscì a districarsi dall'abbraccio di Rowena, prese Willy in braccio e, salutandoli ancora una volta, si diresse verso il corridoio nel quale abitava Tavington. Sentiva addosso lo sguardo di Tom. Si voltò e vide che lui la stava osservando. Lui le sorrise, incoraggiante, e lei ricambiò. Quindi entrò nel corridoio. Quasi tutte le porte delle camere erano spalancate. Qualche soldato passeggiava verso l'atrio abbracciato con la rispettiva donna. Natasha si sentiva nervosa quasi quanto la prima volta che aveva percorso quel corridoio. Proprio mentre stava per arrivare in fondo, si fermò udendo una voce sgradevolmente familiare. -Oh, James! Muoviti con quella borsa! Non dobbiamo partire stasera?- Natasha si voltò e vide Sarah Slaves in piedi davanti ad una porta spalancata a metà corridoio. La donna non sembrava averla vista, tanto era intenta a guardare con sufficienza qualcuno all'interno. Natasha era sul punto di voltarsi di scatto per non farsi vedere, quando vide l'uomo con cui Sarah stava parlando. -Un attimo, tesoro- disse Wilkins, uscendo dalla camera con una borsa dall'aria pesante in mano. Prese Sarah sottobraccio: -Eccomi qui, amore. Andiamo- I due si allontanarono nell'affollato corridoio, diretti all'atrio. Natasha non riusciva a crederci: Sarah Slaves e James Wilkins! Bella coppia di imbecilli, disse tra sé e sé. Riprese a camminare verso la porta alla fine del corridoio. Quandi vi fu davanti, alzò il pugno per bussare. Il suo cuore batteva come un tamburo... Bussò e nel giro di pochi secondi la maniglia si girò e la porta si aprì. Natasha Felton si ritrovò a guardare negli occhi azzurro ghiaccio di William Tavington. Lui non sembrava affatto sorpreso di vederla lì. Le sorrise: -Natasha...- Natasha ricambiò il sorriso: -Ciao, William- -Entra- le disse lui, spostandosi di lato per lasciarla passare. Natasha mosse qualche passo in quella che per così tanto tempo era stata la sua dimora. -Scusa il disordine- disse Tavington, mostrando con un gesto un borsone aperto sul letto, dal quale spuntava un vistoso abito da donna -Ma, come ti aveva detto, stiamo per partire- -Stiamo?- domandò Tasha con un certo disagio. Proprio in quel momento dall'altra parte della stanza giunse una voce. -Chi era, William?- Natasha spalancò la bocca nel vedere sua sorella avanzare verso di loro con un bambino in braccio. -Sh...Sharon?- balbettò, senza parole. Sharon sgranò gli occhi: -Natasha??- Era molto diversa dall'ultima volta che si erano viste. Non era più ossuta e scarna, ma ben nutrita e aveva un'aria felice, non più sciupata; i suoi capelli biondi erano molto più lunghi e le arrivavano alla vita, sciolti e ondulati: era incredibile... Natasha non riusciva a credere che quella creatura serena e sorridente fosse la stupida ragazza di dubbi costumi che un anno prima le aveva causato tanti problemi... Ma... era possibile che stesse con Tavington? Chi era il bambino che teneva tra le braccia? -Oh, Natasha- disse Sharon, baciandola sulle guance -E' bellissimo rivederti... quando te ne sei andata... avrei tanto voluto dirti che... che mi dispiace per tutte le cose che ti ho detto... Sono stata una stupida, ti ho trattata malissimo... Mi dispiace tanto, sorellina... A proposito, come và?- -Ah... io...- Natasha era senza parole -Ma... voi due... insomma, siete... sposati?- Sharon sorrise e arrossì guardando William, il quale le sorrise in risposta. -Sì- rispose Tavington -E... ti devo presentare William- disse indicando il bambino. Natasha, superato il primo smarrimento, scoppiò a ridere guardando il piccolo nelle braccia di Sharon. -Non hai mai avuto molta fantasia con i nomi- disse a Tavington, che le sorrise. -Io ti ho portato il piccolo Willy, come promesso- gli disse, porgendogli il bambino. Tavington lo prese in braccio e lo guardò negli occhi. -Ciao, Willy- disse al bambino. Poi, rivolgendosi a Natasha: -Come vanno le cose?- Sharon si schiarì la gola e disse, piuttosto di fretta: -Io credo che porterò William a fare una passeggiatina... Ciao, Tasha, ci vediamo- -Ciao- la salutò Natasha, prima che sua sorella si dileguasse nel corridoio, chiudendo la porta dietro di sé. Lei e Tavington rimasero soli. -Io e Tom viviamo in North Carolina, adesso- disse lei -E aspettiamo un bambino- William sorrise: -Immagino che Tom sia molto felice- Natasha annuì: -Sì. Siamo entrambi felicissimi- William continuava a guardare Willy con quello sguardo che Tasha ricordava così bene. -E' bellissimo- disse, posando un bacio sulla fronte del piccolo -Mi dispiace di non aver potuto passare più tempo con lui- -William- disse lei, posandogli una mano sul braccio -Io... mi sento in dovere di ringraziarti per avermi lasciato andare. Io non avrei la vita di adesso se non fosse stato per te- Tavington la guardò: -Era il minimo che potessi fare per... per ripagare tutto quello che ti ho fatto- Natasha abbassò lo sguardo. -Anche tu hai un bellissimo bambino, comunque- disse lei, guardando fuori dalla finestra. Tavington sospirò: -Già. E Sharon è una brava moglie- Natasha sorrise: -Ancora non ha cercato di spararti?- Tavington scosse la testa, un ghigno sulle labbra: -No, ma prima o poi farò impazzire anche lei- Risero entrambi, mentre i ricordi della loro vita insieme tornavano nelle loro menti. Per un attimo sembrò loro che tutto fosse tornato come prima, con Willy, nella loro stanza. Ma poi tornarono alla realtà e si guardarono intensamente. -Oh... hai lasciato quella lettera di tuo padre che avevi trovato nelle rovine di casa tua- le disse Tavington, distogliendo lo sguardo e restituendole Willy. Si diresse verso l'armadio e si mise a cercare. Poco dopo tirò fuori la lettera ingiallita sulla quale lei aveva versato tante lacrime, e gliela porse. Ma Natasha scosse la testa: -Dalla a Sharon. Lei ha lasciato la nostra famiglia molto prima di me. Voglio che la tenga lei- -Come vuoi- rispose lui, appoggiandola sulla scrivania. Per qualche minuto non fecero che guardarsi. -Quando partite?- chiese Tasha, rompendo quel silenzio assordante. -Oh, tra due giorni- rispose Tavington -Non vedo l'ora di lasciare questo posto- -Ti capisco- disse Natasha senza riflettere. Tavington sorrise. -Bè...- riprese Tasha -Credo che sia arrivato il momento di salutarci- -Già- rispose Tavington vagamente -Solo una cosa... hai presente la vecchia culla di Willy? Vorrei che continuassi a tenerlo lì... Perché non te la porti via?- Natasha scosse la testa: -Grazie, ma ne abbiamo già un'altra a casa- -Credo che per lui sia meglio tornare a dormire lì- insistè Tavington. Natasha alzò le sopracciglia notando qualcosa di strano nel suo sguardo e nel suo tono, come una nota supplichevole. -Ti prego, Tasha- continuò lui -Mi farebbe molto piacere- Natasha assentì, confusa: -Và bene- Tavington sembrò sollevato: -Bene. E' ancora nella vecchia stanza di Bordon, chiedi a un soldato di aiutarti a trasportarla... Dì che ti mando io- -D'accordo- rispose Natasha. Si avviò alla porta, seguita da Tavington. Arrivata sulla soglia, si voltò. I suoi occhi si volsero per l'ultima volta verso Colonnello Tavington. I capelli sciolti sulle spalle, la camicia larga e sbottonata, i pantaloni neri, gli immancabili stivali... così se lo sarebbe sempre ricordato. Con i suoi occhi azzurro ghiaccio in contrasto su tutto. -Addio, William. Prenditi cura di Sharon- Un sorriso gli piegò le labbra. -Sarà lei che si dovrà prendere cura di me. Tu, piuttosto, prenditi cura di Willy, d'accordo?- Natasha annuì. -Addio, Tasha- disse lui, prima di chiudere la porta. Natasha sospirò e cominciò a ripercorrere il corridoio.
-Finalmente tornati!- disse Tom, entrando in casa e aiutando Tasha a portare la culla di Willy. -Già... è bello starsene qui, ora che la guerra è finalmente finita- disse Natasha -Accendi il camino, Tom... fa freddo- -Come, non basto io a riscaldarti?- scherzò lui, chiudendo la porta. -Muoviti- disse lei ridendo. Lui la baciò profondamente. -Ai vostri ordini, milady- sussurrò, prima di andare a mettere la legna nel caminetto. Natasha appoggiò Willy sul tappeto, dove cominciò a gattonare felice. -Fai il bravo, Willy- gli disse, sorridendo. Si diresse in corridoio, dove aveva lasciato la vecchia culla del bimbo. Si mise a spingerla verso la stanza di Willy. Chissà perché Tavington insisteva tanto perché la prendessi, si chiese. Ma aveva poca importanza, ora. Entrò nella cameretta del bambino e sollevò la culla per portarla dentro. La mise contro il muro, vicino alla culla nuova. Accese una candela per vedere che effetto faceva lì attaccata al muro. Le sembrò che non stava tanto male. Stava per andarsene quando si ricordò di una cosa. Appoggiò la candela sul comodino e si avvicinò alla culla. Poco dopo trovò la cucitura in cui aveva nascosto la lettera indirizzata a Willy, quando meditava di lasciarlo al forte. Ci infilò una mano dentro e poco dopo le sue dita trovarono qualcosa. Tirò fuori la lettera. Natasha non ci credeva che fosse ancora lì. Curiosa di rileggerla, l'aprì. Il suo cuore si fermò quando vide che la calligrafia in cui era scritta non era la sua. Ma allora cosa...? Incredula e confusa, iniziò a leggerla:
Caro Willy,
Il mio nome è William Alexander Tavington. Sono il colonnello dell'unità di Dragoni Verdi inviata in America dal re d'Inghilterra. Ti scrivo perché ho una cosa importante da dirti: so che ti sembrerà impossibile crederlo, ma io sono tuo padre. Io e tua madre, Natasha Halliwell, ci sposammo il 10 marzo 1779 nella cappella di Fort Carolina, dove attualmente viviamo. Oggi è il 9 maggio 1780 e ho appena compiuto la scelta più difficile della mia vita: ho lasciato andare te e tua madre via da questo posto. La storia del nostro matrimonio è stata lunga e burrascosa, e se ti stai chiedendo il perché io abbia preso questa drastica decisione è che tua madre è una ragazza fantastica, mentre io sono un uomo sanguinario e disperato. So che tua madre non potrà mai perdonarmi per quello che le ho fatto, e fa bene a non farlo: sono stato un mostro e ho reso la sua vita un inferno. Quando mi sono accorto che l' amavo davvero come non amerò mai nessun'altra era ormai troppo tardi; lasciandola partire ho voluto punire me stesso per tutto il male che le ho fatto... ma so che anche questo non basterà. Ora tutto quello che voglio è che tu sappia che, nonostante tutto, io ti ho sempre voluto bene e in fondo il sangue che scorre nelle tue vene è il mio, non quello di Tom Felton. Ma sono sicuro che Tom riuscirà a crescerti e ad essere un padre e un marito migliori di quelli che io sarei mai potuto essere. Felton è tutto quello che io non sarò mai, e proprio perché è l'opposto di me io credo che sia il meglio che possa capitare a te e a Natasha. Sono convinto che con due genitori così meravigliosi riuscirai ad avere una vita perfetta... la vita che meriti. La vita che Natasha merita, e che io non sono stato in grado di darle. E' arrivato il momento di salutarti. Non dimenticherò mai te, nè tua madre, e vi vorrò sempre bene. Rimarrete per sempre la mia unica, vera famiglia.
William Tavington
p.s. Un giorno tua madre ha tentato di fuggira dal Forte nel quale io così crudelmente l'avevo rinchiusa. Ti lasciò una lettera molto simile a questa per dirti che era tua madre, e la nascose nella federa di questa culla. L'ho trovata per caso oggi pomeriggio, e ho deciso di fare lo stesso. Non perderò mai la speranza che tu, un giorno, la trovi.
Natasha si asciugò le lacrime e sospirò. -Ehi, tesoro! Il camino è acceso! Cosa stai facendo, non vieni?- la voce di Tom la raggiunse dal salotto. -Arrivo!- gridò lei in risposta. Natasha ripiegò la lettera con cura e la rimise nella federa della culla. No, non avrebbe tolto a Tavington la speranza che un giorno Willy l'avesse potuta trovare. Si alzò in piedi e spense la candela con un soffio. Non preoccuparti, William, disse tra sé e sé, con la sensazione che lui la stesse ascoltando, da qualche parte, Forse un giorno Willy la troverà... Dopotutto, pensò mentre chiudeva la porta dietro di sé, C'è sempre speranza.
-THE END-
