Dopo diverse settimane in cui il crimine della città di Chicago sembrava non fermarsi mai, finalmente per l'Intelligence arrivò il tanto sospirato giorno di riposo.

La squadra nell'ultimo periodo aveva indagato su numerosi omicidi, furti, rapine, spaccio di droga, senza fermarsi un attimo, senza avere un attimo di respiro.

Finalmente però arrivò la tanto attesa pausa e non essendoci casi su cui indagare Voight decise di dare ai suoi ragazzi due giorni liberi dopo che questi ebbero completato i rapporti rimasti in sospeso.

Ovviamente tutti felici si misero all'opera per finire il prima possibile, ma il tempo, tiranno, sembrava non passare mai.

Anche Jay, nonostante fosse sfinito, distrutto, come d'altronde tutti gli altri si mise all'opera per completare le varie scartoffie per poter rientrare presto a casa.

Il detective odiava quella parte del suo lavoro, ma purtroppo doveva essere fatta. Lui amava l'azione, l'adrenalina, tutte quelle belle sensazioni forti che si provavano dopo aver arrestato un sospettato o un criminale.

Quasi tutti i suoi colleghi sbuffavano mentre compilavano i loro rapporti. Effettivamente era una cosa noiosa da fare, per chi più per chi di meno.

In quel momento però Jay non si stava annoiando. Era concentrato sul suo lavoro, voleva finire il prima possibile per poter andare prima possibile nel suo appartamento a dormire il più possibile sperando di non essere tormentato dai soliti incubi.

Erano le 17:45 quando Halstead finalmente terminò e, prese le sue cose, dopo aver salutato tutti, uscì dal distretto dirigendosi verso la sua auto.

Solo in un secondo momento si ricordò che quella mattina era passata Hailey a prenderlo. Avrebbe dovuto attendere che anche lei terminasse per potergli dare un passaggio.

Essendo una bellissima giornata di primavera, il detective decise però di non aspettarla. Decise di fare una bella passeggiata a piedi.

Casa sua non era distante e camminare lo avrebbe aiutato a scaricare un po' della tensione accumulata nelle ultime settimane.

Così scrisse un messaggio ad Hailey per avvertirla e partí.

Era così bello e piacevole stare all'aria aperta. Il tepore del sole gli riscaldava la pelle, l'aria non eccessivamente calda gli accarezzava il viso.

In poco tempo giunse in un piccolo parco e si sedette su una panchina. Chiuse gli occhi ed iniziò a respirare profondamente. Il suo respiro era così calmo e lento, il canto degli uccellini gli raggiunse le orecchie ed il viso era riscaldato dai raggi del sole.

Era così piacevole stare lì.

Purtroppo, però, ciò che Jay non poteva sapere era che quella non sarebbe stata una passeggiata tranquilla. Non aveva idea di quello che stava per accadergli.

Un uomo corpulento se ne stava nascosto alla sua vista seduto su di una delle panchine presenti nel parco. Lo stava seguendo da un po' ed aspettava il momento propizio per attaccarlo.

Approfittando del momento in cui il detective era distratto e soprattutto in pezzo di strada che stava percorrendo senza che vi fosse nessun altro, l'uomo si avvicinò di soppiatto da dietro e lo colpì con un ramo di un albero che un giardiniere aveva tagliato qualche giorno prima lasciandolo assieme agli altri accatastati lì in un angolo.

Il colpo fu molto forte, preciso è deciso. Jay lanciò un urlo per il dolore inaspettato e cadde a terra perdendo i sensi.

Per non correre rischi ed evitare che il detective si svegliasse, prima di giungere al luogo in cui voleva portarlo, l'uomo gli coprì la bocca con un fazzoletto imbevuto nel cloroformio facendo in modo che lo respirasse.

Quell'omone aveva in servo per Jay una bellissima sorpresa, anche se molto probabilmente il detective non sarebbe stato dello stesso avviso. 600

Ci volle circa un'ora e mezza perché il detective iniziasse a riprendersi. Si sentiva strano, dolorante. La testa gli faceva male, come anche i muscoli delle braccia e dell'addome che sentiva tirare. Aveva le mani legate strettamente con qualcosa.639

Doveva assolutamente capire dove fosse finito. Pian piano si sforzò ad aprire gli occhi. Ciò che vide gli face intuire di essere stato rapito. Era appeso a quello che pareva essere un tubo. Ad esso erano saldamente legate le sue mani con quella che sembrava una grossa e resistente corda sopra la sua testa.

Il suo corpo penzolava ed i suoi piedi potevano solamente sfiorare il cemento sottostante.

Dalla nuca sentiva scendere qualcosa di caldo, immaginava fosse del sangue che usciva da una ferita. Era una sensazione fin troppo familiare. Si era trovato purtroppo numerose volte in situazioni simili.

I suoi pensieri furono interrotti da un sordo rumore di una porta di ferro che si apriva.

- Bene bene, vedo con piacere che ci siamo svegliati finalmente, mio caro detective! - disse un uomo con il volto coperto da un passamontagna e la voce contraffatta da un trasformatore vocale.

- Chi sei maledetto? Cosa vuoi da me? - chiese il giovane

- Sono il tuo peggior incubo - rispose l'uomo ridendo sguaiatamente - e se tieni davvero alla tua vita non ti conviene saperlo. -

- Cosa vuoi da me? Perché mi hai rapito? - domandò ancora il detective.

- Voglio solo farti soffrire come sto soffrendo io. Non riesco a capire come tu sia riuscito a superare ciò che hai vissuto in Afganistan - disse il rapitore

- Che ne sai tu di cosa ho vissuto laggiù? - chiese il detective che aveva intuito che si trattasse di un ex militare.

- Caro Jay Halstead so molto di più di quanto credi - disse l'uomo

- Tu non sai niente di me! Io... io convivo ogni giorno con il dolore di ciò che è accaduto laggiù - disse con sincerità il detective guardandolo negli occhi, unica parte visibile del viso non coperta dal passamontagna.

- A chi credi di prendere in giro? Ti sei rifatto una vita dopo quel periodo, hai un lavoro. Non sembri uno che soffre. Forse ti sei dimenticato tutto quello che abbiamo vissuto...- disse il suo rapitore avviando un computer ed un proiettore.

Da lì iniziò a mostrare sul muro di fronte di fronte al detective delle immagini di ciò che era avvenuto durante la guerra in Afghanistan. La maggior parte erano state recuperate da siti internet.

C'erano foto di soldati, ma soprattutto di bambini che erano stati uccisi o che stavano per esserlo a causa di colpi di fucile o di granate.

Il criminale sapeva che i bimbi erano il punto debole del detective.

Poco dopo aver iniziato a guardare gli occhi di Halstead, infatti, si riempirono di lacrime che il detective però si rifiutava di far scendere sul suo viso. Era così difficile resistere davanti a quelle immagini così crude, nel rivivere quella sofferenza e quel dolore di chi le ha vissute e che ogni giorno cerca di sotterrarle nella parte più profonda della sua mente indossando poi una maschera per non fare vedere cosa prova realmente.

- Basta, smettila ti prego. Non voglio più guardare. Io non voglio... non posso rivivere quei giorni. - diceva gridando Jay tenendo gli occhi chiusi.

- Devi guardare! - lo obbligo l'uomo iniziando a frustarlo con una frusta sul ventre e sulla schiena girando attorno a lui.

Il detective ormai in preda al dolore fisico ed emotivo gridava e tra le lacrime che scendevano copiose sul suo viso continuava ad intravedere scorci di quella vita militare che aveva cercato con tutte le sue forze di dimenticare.

Dopo circa un quarto d'ora di pura agonia, un tempo che sembrava essere interminabile per Jay, il video terminò ed il pannello per la proiezione che prima si trovava davanti a Jay fu raccolto lasciando intravedere il vetro di una finestra rettangolare oscurata per fare un modo che non entrasse luce per far vedere bene lo schermo.

Osservando meglio la stanza, senza il telo che era posizionato più o meno al centro della stanza, questa sembrava quella tipica dei distretti di polizia, quelle dove i detective potevano osservare da fuori chi stava svolgendo l'interrogatorio.

Jay, finita quella tortura, tirò un piccolo sospiro di sollievo. Nonostante il dolore fisico era contento che almeno quello psicologico fosse terminato.

O almeno ciò era quel che credeva e ciò che non sapeva era che quello, per lui, era solamente l'inizio di un incibo. Purtroppo non era così.

Una volta riavvolto il pannello la stanza di fronte venne illuminata ed in essa il detective poté scorgere, attraverso un vetro, la presenza di quattro persone. Un uomo e tre bambini.

Il primo era di spalle ed era il più vicino al vetro. Aveva in spalla un fucile, come quelli che si utilizzavano in guerra e lo teneva in posizione di riposo. Gli altri tre erano poggiati al muro, rivolti verso la finestra. Erano tre bambini di nazionalità diversa. C'era un cinese, un bimbo di colore ed uno che pareva essere europeo. Non avevano più di 4 o 5 anni.

Tutti e quattro indossavano la divisa militare e l'uomo in più aveva il cappello.

Cosa stava succedendo? Cosa stavano facendo lì dentro? Jay non riusciva a capire cosa stesse per accadere, ma ciò che sapeva era che qualsiasi cosa fosse non sarebbe stato nulla di buono.

Le risposte alle sue domande non tardarono ad arrivare. Pochi istanti dopo l'uomo caricò il fucile puntandolo contro i bambini. Jay pregava sperando che non stesse succedendo quello che realmente sembrava. Pareva stesse assistendo ad un'esecuzione in piena regola.

Il soldato iniziò a sparare prendendo la mira ed uno dopo l'altro quei piccoli bambini caddero a terra facendo un tonfo. Tre colpi precisi alla testa, pochi secondi di distanza l'uno dall'altro, con grandissima precisione. Tutti morti sul colpo.

Erano solamente bambini, tre anime candide senza colpe ed avevano una vita davanti a loro. Jay iniziò ad urlare come un matto:

- Maledetto bastardo, sei un pazzo, come hai potuto? Sono dei bambini!

- Soffri detective soffri... - Disse l'uomo ridendo di gusto continuando a colpirlo con la frusta solo per puro godimento.

Quello che Jay aveva di fronte era un ex militare, proprio come il detective. La differenza tra i due era che Jay grazie al supporto degli amici ed alla sua forza d'animo era riuscito a rimettersi in sesto dopo gli orrori vissuti in guerra. Aveva ancora strascichi derivati dal suo PTSD, ma era riuscito a gestirli ed a ricrearsi una vita. L'altro invece non ci era riuscito e cercava in tutti i modi di distruggere chi ce l'aveva fatta. E faceva ciò non solo agendo sul fisico di queste persone, ma soprattutto dal punto di vista psicologico.

Quel criminale, infatti, aveva torturato Halstead colpendolo con forza con la frusta, ma gli aveva creato ferite molto più gravi di quelle a livello psicologico mostrandogli scene di guerra, ma soprattutto facendolo assistere in prima persona all'esecuzione di quei tre incolpevoli bambini.

Jay aveva provato molto dolore in quel momento. Fortunatamente, però, dopo un po', tutto sembrò finalmente finire. Il detective dopo aver versato tantissimi lacrime e dopo aver ricevuto numerosi colpi che determinarono varie ferite, venne catturato dall'oscurità e svenne. Quando poi rinvenne tutto pareva essere diverso...

Alcune ore prima, intorno alle 22:00, i ragazzi dell'Intelligence stavano messaggiando tra loro.

" Ragazzi conosco un posto favoloso per fare una gita, e magari un bel picnic. Se vi va..." propose in un messaggio Vanessa ai colleghi.

Via via tutti accettarono sostenendo che fosse una bella idea trascorrere una giornata insieme senza dover lavorare.

Tutti erano quindi d'accordo, l'unico che ancora non aveva espresso la sua opinione era Jay. In realtà non aveva risposto a nessun messaggio inviatogli dalla squadra e in più sembrava non averli nemmeno letti.

"Ok, siano tutti d'accordo, manca solo Jay" scrisse Adam.

" Vedrai che sarà d'accordo anche lui" rispose Kevin.

Vedendo che il suo patner non rispondeva inserendosi alle conversazione, Hailey decise di chiamarlo. Il telefono di Jay, però, suonava all'infinito e non rispondeva nessuno.

Era tutto così strano, era assurdo che non avesse nemmeno sentito suonare il suo telefono tra messaggi e chiamate. È vero, il detective non era il tipo di usare troppo il telefono, ma lo portava sempre con sé e rispondeva in qualsiasi momento.

Dopo diverse telefonate e dopo aver lasciato numerosi messaggi in segreteria, Hailey decise di telefonare a Will.

- Will Halstead - rispose subito dopo il primo squillo

- Ciao Will, sono Hailey.- disse lei

- Ciao Hailey, è successo qualcosa a Jay? - chiese preoccupato. Non riceveva chiamate dalla giovane detective molto spesso, e quando ciò accadeva c'erano problemi con suo fratello.

- Beh, non lo so, non riusciamo a capire dove sia finito. Non risponde ai messaggi e nemmeno alle chiamate.- gli spiegò lei.

- Se non vi risponde sarà perché sicuramente starà dormendo. Anzi ne sono certo. Ci siamo sentiti nel pomeriggio e mi ha detto che avrebbe fatto una doccia e sarebbe andato a dormire. L'ho sentito dalla voce che era davvero sfinito - disse il dottore

- Ok, d'accordo. Sarà sicuramente così. Risponderà domattina non appena si sveglierà. - concluse Hailey.

E così chiusero la chiamata. La detective Upton era titubante, ma decise di scacciare via quegli strani presagi che la attanagliavano e di pensare che fosse come le aveva detto Will. Dopo aver avvertito gli altri, quindi, messaggiò con loro per un altro po', definendo alcuni dettagli per la loro gita e poi si addormentò.

Il dottore invece, che era già steso sul letto, crollò immediatamente dopo aver chiuso la telefonata. Era sfinito, dopo un turno massacrante, e si addormentò mentre rifletteva sull'andare a casa di suo fratello per verificare che fosse tutto ok oppure no.

Non era bello ogni volta vedersi piombare a casa propria qualcuno così di punto in bianco.

Aveva tranquillizzato Hailey, ma una pulce si era insinuata nel suo orecchio.

La mattina dopo sia la Upton che il dottor Halstead, svegliatisi di buon mattino, si ritrovano davanti casa del detective pronti ad entrare. Erano circa le sette, ed i due avevano deciso autonomamente di andare a verificare che il giovane detective stesse bene.

Giunti davanti alla porta di Jay i due iniziarono a bussare più volte senza però ricevere risposta Alla fine questi, sempre più preoccupati per il giovane che poteva essersi sentito male o peggio essere ferito, aprirono con la chiave di riserva che sapevano essere sotto lo zerbino sbirciando all'interno del monolocale.

L'appartamento era ancora per lo più buio. Solo qualche timido raggio di sole entrava dai buchi delle finestre.

I due compresero che qualcosa di strano stava accadendo, ma decisero di pensare positivo.

Forse Jay stava ancora dormendo e loro erano piombati a casa sua a disturbarlo.

Gli sembrava così assurdo pensare una cosa del genere. Di solito il detective si svegliava presto ed andava a correre ed in più doveva essere già sveglio se come era stato ipotizzato la sera prima fosse andato a dormire prestissimo.

I due si divisero ed iniziarono a controllare tutto l'appartamento.

- Jay, dove diavolo sei finito? - pensavano.

Hailey guardò in cucina e nel salone, Will nella stanza degli ospiti e nel bagno, ma senza trovate nulla.

Infine di ritrovarono entrambi davanti alla camera da letto di Jay, ma il giovane detective non era nemmeno lì.

Tutta la casa era in ordine, anche il letto, sembrava non essere stato toccato, ma un particolare attirò l'attenzione del dottore: la coperta era leggermente tirata dal lato opposto a quello della porta facendo notare da quel lato le lenzuola presenti sotto.

Jay avendo avuto un'educazione militare era molto meticoloso e faceva in modo che prima di uscire di casa tutto fose in perfetto ordine, quindi non era possibile che avesse lasciato il letto in quel modo.

Era un piccolo particolare, forse insignificante, poteva accadere che qualcosa non era precisa e perferra come qualcuno desidera.

Will riflettendo su questo piccolo particolare entrò nella stanza seguito da Hailey per controllarla più approfonditamente.

Jay era davvero lì. La prima cosa che i due videro era il suo piede, poi procedendo in avanti trovarono tutto il suo corpo. Era disteso sul pavimento al lato del letto, quello meno visibile dalla porta.

Indossava ancora la maglietta che aveva il giorno prima a lavoro che questa volta però era coperta di tagli e sangue.

Subito Will si chinò su di lui chiamandolo e fu sollevato quando si rese conto che suo fratello era solamente svenuto.

Ciò doveva essere accaduto probabilmente a causa del dolore inflittogli da qualcuno.

Immediatamente iniziò a visitarlo. Il suo battito cardiaco era forte e la respirazione era regolare. C'erano solo numerosissime ferite aperte e sanguinanti sulla schiena di Jay e poi anche sul suo addome e sul suo sterno. Will se ne accorse dopo averlo girato.

Il fratello continuava a chiamarlo, scuotendolo leggermente.7

Ci volle un po' perché lui aprisse gli occhi e averlo fatto il detective guardò prima Will e poi Hailey.

La sua espressione era vuota, sembrava spaesato e nei suoi occhi si poteva leggere puro terrore.

- Jay parlami, come ti senti? - continuava a chiamarlo ed a chiedere Will, ma lui non rispondeva.

Il detective chiuse nuovamente gli occhi e rimase immobile per qualche istante senza reagire

I due che l'avevano trovato avevano il cuore in gola che batteva in modo molto rapido. Avevano paura per il loro fratello/collega.

Poco dopo, giusto un paio di secondi, Jay gemette e subito dopo aprì gli occhi.

- Ehi fratellino - disse il dottore

- Will - rispose debolmente il detective e poi guardando attorno a sé chiamò anche la sua collega per nome. - che ... -

- Come ti senti? - chiese il medico.

- Bene - rispose come sempre il detective

- Jay sul serio, non scherzare. Come ti senti? - ripeté Will

- Stanco, stordito, dolorante. - rispose balbettando e sospirando alla fine dicendo la verità.

- Riesci a mettersi seduto? - gli chiese il dottore

- Credo di sì - rispose

E così i due lo aiutarono a cambiare posizione.

Purtroppo quel movimento però gli causò vertigini ed inoltre anche una forte nausea che lo portò ad avere conati ed a vomitare su di sé e per terra ciò che aveva nel suo stomaco.

- Scusate - disse quando ebbe finito provando una grande vergogna.

- Non ti preoccupare, me ne occuperò io dopo - rispose Will tranquillizzandolo

- Non preoccuparti ripulisco io. - disse poi la detective aiutando il fratello a spogliare Jay togliendogli gli indumenti tranciando la maglietta ormai inutilizzabile.

Ciò che poi i due videro li lasciò shockati, il corpo di Jay era ricoperto di squarci sanguinanti.

- Jay chi è stato a ridurti così? - chiese Will

- Cosa ti è successo? - proseguì Hailey con fare investigativo.

- Io non... non lo so... Non.. non mi ricordo niente ... mi dispiace. - rispose

Poco dopo aver finito di cambiarlo, i due aiutarono Jay a sedersi sul letto e poi senza fretta a stendersi sul letto di fianco evitando le ferite presenti sul torso e sulla schiena per fare in modo di non arrecare altro dolore al detective.

Will si allontanò un attimo per prendere la cassetta del pronto soccorso. Una fortissima rabbia gli riempì il cuore e fu felice di trovarsi solo ed in disparte in quel momento. Non poteva e non voleva farsi vedere così da suo fratello.

Si diresse in bagno e rimase a fissarsi allo specchio per un paio di secondi. Le sue mani stringevano il bordo del lavandino e le nocche stavano diventando ormai bianche. Cercava di respirare profondamente per potersi calmare almeno un po'.

Mille dubbi e domande avevano riempito la sua mente. Ad esempio si domandava

chi avesse potuto ridurre suo fratello in quel modo.

Guardandosi un'ultima volta allo specchio, poi prima di uscire, ricacciò indietro le lacrime che prepotentemente minacciavano di scendere dai suoi occhi ed una volta che sentì pronto, quando fibsknevte ebbe ripreso il controllo di sé, essendosi tranquillizzato un po', avendo messo la rabbia da parte non essendo utile in quel momento, tornò nella stanza e rivolse tutte le sue attenzioni

al fratello.

- Jay, ti porto al Med. Ho bisogno di farti controllare - disse alla fine il dottore dopo aver pulito e medicato le varie ferite presenti sul corpo del detective, coprendo le più profonde con delle garze.

- Sto bene, non è necessario - rispose l'altro ansimando un po' per il dolore provato. Avrebbe fatto di tutto per evitare l'ospedale.

- Jay non stai bene - disse con calma. - hai il corpo pieno di ferite che potrebbero infettarsi e potresti avere anche qualche danno interno. Non ricordi cosa ti è successo per cui è necessario che ti visitino. Potresti avere un trauma cranico e da ciò potrebbe essere determinata l'amnesia.-

Il detective sapeva che il fratello aveva ragione, aveva completa fiducia in lui, ma odiando gli ospedali si ritrovò, con quella poca forza che aveva ad opporsi.

Purtroppo per lui, ma anche per fortuna, non la ebbe vinta e quindi poco dopo Will stava cercando di togliergli il resto degli indumenti che aveva adossò per poi mettergli una tuta comoda e pulita.

Il dottore prese dall'armadio una maglia larga che non gli creasse problemi aderendo alle ferite e dopo avergliela fatta indossare gli mise anche una felpa in modo da dargli calore. Infine visto il tremore di Jay, Will gli mise, inoltre, una coperta pesante sopra le spalle perché fuori faceva freddo essendo inverno nonostante fosse pieno giorno.

Il detective tremava forse per questo o forse per lo shock.

Una volta pronto Will caricò su di sé quasi tutto il peso del fratello aiutato un po' anche da Hailey. Jay appariva molto debole ed ogni movimento, anche il più piccolo gli causava dolore. Il dottore cercava di sostenerlo senza toccare le sue ferite per evitare di fargli male e lo stesso fece per farlo salire in macchina adagiandolo delicatamente sul sedile del passeggero sistemandolo in modo che fosse comodo, anche se ciò non era facile.

Dopo aver sistemato il fratello Will partì alla volta del Med e non appena arrivato lì posteggiò vicino all'entrata, lasciando l'auto in mezzo ai piedi destando l'indignazione di coloro che stavano osservando la scena.

- Ma guarda tu questo. Chi si crede di essere per poter parcheggiare lì? - chiese qualcuno

- Vedi tu, solo perché è dottore in questo ospedale crede di avere il diritto di fare ciò che vuole. - disse un altro

Questi erano solo alcuni dei commenti fatti dai presenti.

Will nell'ascoltarli sentì crescere nuovamente dentro di sé una forte rabbia, proprio quella che con difficoltà era riuscito a controllare in precedenza quando aveva trovato suo fratello in quelle condizioni.

In quel momento però non poteva assecondarla e non poteva perdere tempo per parlare con quegli che considerava imbecilli perché parlavano senza sapere.

Il dottore doveva pensare a suo fratello e non c'era tempo da perdere, così entrò di al pronto soccorso e si rivolse a Meggie tutto trafelato:

- Ho bisogno di una barella Meggie presto! -

- Che sta succedendo?- rispose lei mentre preparava il tutto.

Così lui cominciò a spiegargli rapidamente la situazione e giunti alla macchina, sempre con molta delicatezza il detective fu adagiato sulla barella e portato dentro.

Fu affidato al dottor Choi poiché Will non poteva curarlo poiché era un suo familiare e così Ethan iniziò a chiedere informazioni in più per avere un quadro più completo della situazione.

- Che gli è successo?- domandò

- Non lo sappiamo, l'abbiamo trovato così. - disse Will cominciando a spogliarlo con delicatezza.- era a terra vicino al letto. Ha vomitato anche più volte e sembra davvero confuso.

E così iniziò ad aiutare Jay a svestirsi per indossare il camice dell'ospedale. Rispetto a quando erano a casa il giovane era abbastanza confuso ed aveva molto sonno, di fatti durante il viaggio si era appisolato più volte solo per essere svegliato da Will ed Hailey.

Una volta pronto, Jay fu adagiato nuovamente sul letto e sul suo viso comparve una smorfia di dolore che aumentava ogni qual volta cercava di muoversi anche se di pochi millimetri in cerca di una posizione più comoda.

- Jay, sai dove ti trovi? - chiese il dottor Choi

- In ospedale. - rispose

- Sai chi sono io? - Domandò ancora

- Il dottor Choi - Jay disse con sicurezza

Rispose correttamente a queste ed altre domande anche se via via farfugliando sempre più. Era sempre più complesso decifrare e comprendere ciò che diceva mentre il sonno lo reclamava.

Esclusa l'eccessiva sonnolenza, Jay sembrava essere ben orientato sia nello spazio che nel tempo. Rispose correttamente anche quando il dottore gli chiese la data completa con giorno, mese ed anno.

Choi iniziò, quindi, a fargli fare degli esami, come radiografia per verificare lo stato delle costole, un'ecografia per escludere eventualmente emorragie ed una tac al cranio per verificare l'eventuale presenza di un trauma cranico vista la ferita sulla nuca.

Le infermiere iniziarono immediatamente a preparare Jay per fare i vari controlli ed Ethan nel frattempo allontanò Will ed Hailey dicendo loro di andare in sala d'attesa aggiungendo che li avrebbe informati non appena avesse avuto notizie.

Mentre loro uscivano sentirono Jay agitarsi e lamentarsi per l'acuto dolore provocato dallo spostamento del suo corpo.

- Will! Will! Non andare via! Will dove sei? Non lasciarmi solo! - gridò terrorizzato Jay quando suo fratello fu fuori dal suo campo visivo.

I monitor a cui il giovane era collegato cominciarono a suonare all'impazzata. Così il dottor Halstead tornò indietro posizionandosi nuovamente a fianco di suo fratello.

- Jay sono qui. Sta tranquillo, non vado da nessuna parte. Adesso però calmati un po' - gli disse il dottor Halstead guardando negli occhi Choi che gli diede il suo benestare per rimanere.

Una volta che Jay si rese conto che il fratello non si sarebbe mosso dal suo fianco, iniziò finalmente a rilassarsi.

Will rimase per lo più in disparte, il paziente era suo fratello e non poteva fare nulla. Alle fine però gli venne chiesto di aiutare a disinfettare e fasciare le numerose ferite presenti sul corpo di Jay e lui accettò mettendosi all'opera.

Non fu necessario mettergli punti, ma servirono degli antidolorifici perché tutto il corpo del detective era un ammasso di dolore.

Passarono i giorni, circa quattro, ed il detective iniziò a riprendersi, soprattutto dal punto di vista fisico. Dal lato psicologico le cose erano un po' più complicate.

Era tornato a lavoro con il benestare di Will e Chioi. Non riuscendo a stare a casa senza fare nulla Jay aveva accettato di fare lavoro d'ufficio pur di fare qualcosa.

Davanti ai colleghi il giovane detective si comportava così come se nulla fosse, cercava di farsi vedere sorridente e felice, come se tutto fosse ok.

Al contrario, quando era solo invece, si lasciava andare e si torturava perché non riusciva a ricordare cosa gli fosse accaduto quella sera e ciò era assurdo per lui.

Jay provava a ripercorrere con la mente ciò che aveva vissuto, da quando era uscito dal distretto a quando Will lo aveva svegliato e si era ritrovato per terra di fianco al suo letto.

Purtroppo, però, tutti i suoi sforzi risultavano essere inutili. I ricordi si interrompevano quasi subito, fin quando stava facendo una passeggiata, poi buio totale e ciò lo faceva innervosire e stare davvero male.

Anche con Hailey e Will fingeva di stare bene ed ogni qual volta anche loro gli chiedevano come stava lui rispondeva: "sto bene".

Ma ciò non era vero e la sua collega e suo fratello ne erano consapevoli. Capivano quando lui indossava una maschera, lo conoscevano fin troppo bene e riuscivano a leggere quei piccoli segnali che sfuggivano al suo controllo.

Più passava il tempo però e più veniva difficile a Jay nascondere ciò che provava dentro di sé. La facciata che si era costruito si stava sgretolando.

Un giorno, infatti, il detective se ne stava solo in camera e disteso sul letto stava cercando di ricordare ancora una volta ciò che era accaduto quel giorno. Il nervosismo che aveva dentro di sé, il fastidio di non ricordare erano così grandi che lo fecero scoppiare a piangere.

E così se ne stava seduto sul letto con le mani sul viso piangendo con grandi singhiozzi.

In quel momento arrivò Will. Era appena tornato da un turno estenuante di lavoro ed immediatamente si era diretto da suo fratello per chiedergli se aveva voglia di un po' di compagnia visto che era erano entrambi liberi. Will stava facendo di tutto per fare stare meglio Jay anche psicologicamente.

Prima di entrare nella stanza Will decise di bussare delicatamente alla porta. Non voleva spaventare suo fratello.

Non appena quest'ultimo si rese conto del suo arrivo e del fatto che presto sarebbe entrato si voltò dal lato contrario rispetto alla porta facendo in modo che suo fratello non potesse vederlo in quelle condizioni.

Il detective non amava chi si lasciava andare mostrando le proprie emozioni, odiava piangere ed allo stesso tempo odiava essere visto farlo anche dal suo stesso sangue.

Non era suo modo di essere. Mostrava di star bene anche quando era a pezzi.

Ciò di cui non era a conoscenza però era che Will aveva visto già tutto attraverso la porta e lo aveva anche sentito singhiozzare essendo questa leggermente aperta.

- Ciao fratellino - disse entrando facendo come se nulla fosse.

Jay non rispose, non si fidava della sua voce.

- Dai Jay, sono io Will - disse il dottore.

In quel preciso istante il detective si voltò verso il fratello e lo guardò per un attimo in viso. Aveva gli occhi rossi e gonfi.

"Chissà da quanto tempo sta piangendo." pensò il dottore con il cuore colmo di tristezza.

Quello però che quest'ultimo non si aspettava era che Jay si girasse e lo abbracciasse. Nascondendo la testa sotto la spalla destra di Will, il giovane continuò a piangere singhiozzando per diversi minuti prima finalmente di calmarsi.

- Jay avanti, parlami che succede? - chiede il dottore

- Will io non.. non ricordo nulla di quello che è successo l'altro giorno e questo fatto mi sta facendo impazzire... - rispose il giovane detective disperato.

- Tranquillo fratellino, troveremo una soluzione. Ora però prova a calmarti e prova a dormire un po'. - disse il più grande dei due.

E così, dopo aver aiutato il fratello a sistemarsi sotto le coperte si voltò per uscire dalla stanza, sospirando tristemente. Voleva andare a parlare con il dottor Charles per chiedergli aiuto.

- Will! - lo chiamò Jay che poi gli chiese con gli occhi da cucciolo smarrito che non voleva rimanere solo: - Rimani con me? -

- Si, certo. Non mi muoverò da qui. Sarò qui quando ti sveglierai. - disse Will sistemandosi a fianco del fratello nel letto.

E così pian piano Jay si rilassò lasciandosi andare tra le braccia del dottore addormentandosi sfinito quasi subito.

Will, invece, rimase come aveva detto al suo fianco continuando a stringerlo a sé per tutta la notte. Ovviamente non riuscì a chiudere occhio, oltre che a causa della posizione scomoda da cui non si era spostato per non svegliare Jay, anche perché continuava ad arrovellarsi il cervello per cercare di capire cosa si potesse fare per far star meglio suo fratello.

Alla fine però, senza che avesse trovato una soluzione, si fece anche lui vincere dalla stanchezza e si addormentò al suo fianco nonostante la posizione non fosse l'ideale.

Dopo circa due ore il dottor Choi entrò nella stanza per fare alcune verifiche, come aveva fatto in quei giorni da quando Jay era tornato a casa. Andava lì di tanto in tanto per controllarlo come gli aveva chiesto Will.

Appena arrivato aveva iniziato a sistemare alcune cose che gli sarebbero potute servire e tastando il polso del detective delicatamente per non svegliarlo notò che aveva un ritmo irregolare nel battito cardiaco. Il sonno del giovane era agitato, spesso tempestato da incubi.

Il rumore proveniente dagli strumenti e medicinali presi dal dottore fecero si che Will si svegliasse di soprassalto con il cuore che batteva all'impazzata nel suo petto.

Il giovane medico credeva potesse trattarsi di criminale che si era intrufolato in casa di Jay per attentare alla sua vita o per completare ciò che non aveva concluso in precedenza. Subito Ethan, notando che aveva spaventato il collega, lo tranquillizzò immediatamente dicendogli:

- Shhh.. tranquillo, sono soltanto io. Ho preso slcuni parametri a tuo fratello ed ho sistemato meglio il dosaggio dei farmaci che sta prendendo. -

Il dottor Halstead, capendo quindi che non si trattava di una minaccia, ma solo del suo amico e collega, cercò di ricomporsi facendo dei respiri profondi per potersi calmare, massaggiandosi poi un po' il collo dolorante a causa della posizione in cui aveva dormito ed alzandosi dal letto per sgranchirsi un po' le gambe così come il resto del corpo.

- Scusa non mi ero reso conto di essermi addormentato.- si scuso il dottor Halstead

- Tranquillo, devi essere sfinito. Scusa me, non volevo spaventarti. - rispose Ethan

- Non preoccuparti, sto bene - disse Will ?

- Perché non vai di là a riposare? - gli chiese il collega, gli si poteva leggere in viso che ne aveva bisogno.

Di fatti Will dopo un turno estenuante era stato costretto a fare delle altre ore fine straordinario e poi appena arrivato a casa era andato direttamente da suo fratello. Era ancora vestito, non si era nemmeno cambiato.

- Non posso riposare, Jay ha bisogno di me - rispose Halstead voltandosi a guardare il fratello steso sul letto ancora profondamente addormento.

- Si, hai pienamente ragione, ha bisogno di te, ma gli servi in piena forma, non ha necessità di un fratello a mezzo servizio. - gli spiegò Choi

- Gli ho promesso che non mi sarei mosso di qui e che mi avrebbe visto non appena si fosse svegliato. - disse Will con il vero motivo per cui era rimasto lì.

In realtà lo avrebbe fatto anche se Jay non glielo avesse domandato.

- Si, ma così ti distruggi.- il medico cercava di fare ragionare il dottor Halstead

- Ethan, Jay non sta bene... - sottolineò Will

- Mi sembra si stia riprendendo bene invece- Choi affermò ciò vedeva dal punto di vista fisico - è tornato alla sua quotidianità. Oggi è il mio ultimo controllo, le ferite stanno guardando, può sospendere questi farmaci, dovrà solo proseguire con l'antibiotico ancora per altri due giorni.-

- Si, ma c'è qualcosa che non va ancora... - aggiunse il dottor Halstead sospirando tristemente

- Perché lo dici? - chiese Ethan

- Beh innanzitutto Jay odia non solo gli ospedali, ma anche l'essere visitato e controllato in continuazione. È stato però in struttura per diversi giorni e tu stai venendo qui da un po' e non si è ancora lamentato come fa di solito. Inoltre quando sono arrivato qui stava piangendo copiosamente perché il non riuscire a ricordare cosa gli sia accaduto lo sta facendo impazzire. Ovviamente chiedergli continuamente cosa è accaduto quella sera non lo aiuta. Capisco anche però che Voight abbia bisogno di sapere per poter arrestare quel maledetto che gli ha fatto del male.- concluse Will98

- Capisco... Ascolta, forse ho io una possibile soluzione. Hai pensato all'ipnosi? - suggerì Ethan

Will guardò il collega in modo dubbioso, non aveva mai preso in considerazione questa metodologia, anche perché non gli capitò mai di averne necessità di utilizzarla.

- A volte, quando si subisce un trauma, la nostra mente ci permette di dimenticare, di mettere da parte dei ricordi che potrebbero essere per l'appunto traumatici per noi. È un meccanismo di difesa piuttosto potente.

Con l'ipnosi potresti fare rivivere a Jay l'evento ed ottenere qualche informazione in più. - spiegò Choi

- Si potrebbe tentare... - ipotizzò Will che volendo aiutare suo fratello cercava di non escludere nessuna possibilità ed essendo un po' perplesso aggiunse: - Ma non sarà pericoloso? Non so come reagirebbe dopo...-

-Will sta tranquillo. Le procedure non sono rischiose, purché vengano fatte da persone competenti, ed io per fortuna ne conosco una. Ciò che accadrà dopo si affronterà pian piano. Da ciò che mi hai detto mi è parso di capire che non ricordare lo sta facendo comunque impazzire per cui perché non tentare? - cercò di convincerlo il collega

- Sì, è vero. Si potrebbe tentare. Gliene parlerò non appena si sveglierà. - rispose l'Halstead più anziano sapendo di dover parlare prima con Jay per capire se era d'accordo nel fare questo tentativo sottoporsi all'ipnosi.

Dopo aver chiacchierato con Will il dottor Choi andò via non prima, però, di avergli lasciato il numero per contattare quel suo collega che pratica l'ipnosi. Si fermò però in una stanza adiacente per parlare al telefono prima di uscire da casa.

Poco dopo Will tornò da suo fratello, poiché mentre chiacchieravano si erano allontanati per non svegliare Jay.

Si stese quindi di nuovo a fianco del fratello ed in poco tempo si addormentò nuovamente.

Circa mezz'ora dopo, forse anche meno, Jay si svegliò ed iniziò a guardarsi in giro chiamando il fratello

- Will, Will dove sei? -

I suoi occhi ruotavano da destra a sinistra cercandolo, ma non riusciva a vederlo.

Ethan, che aveva preso le sue cose per andare via, sentendo dei rumori tornò a controllare cosa stava succedendo nella stanza dov'erano i due fratelli. Passando davanti alla porta notò che il detective si era svegliato ed era agitato, sembrava non riuscire a trovare il fratello e perciò era terrorizzato.

Will, invece, era rannicchiato in un angolo del letto sotto le coperte e stava dormendo profondamente, era talmente a pezzi che non sentiva suo fratello che lo stava chiamando.

Il suo collega aveva bisogno di un po' di riposo e così decise di rientrare nella stanza per tranquillizzare il giovane Halstead.

- Ehi Jay, so io Ethan, sta tranquillo, va tutto bene. - cercò di calmarlo

- Dov'è mio fratello? - Chiese Jay quasi con lacrime agli occhi

Il dottore senza dire nulla gli indico la sagoma del fratello addormentato e così lui si calmò rilassandosi quasi immediatamente.

Poco dopo Will si sveglio e così Ethan ne approfittò per consigliare a Jay l'ipnosi, sempre che lui avesse voglia di provare.

Jay inizialmente era molto titubante, ma non sopportando il fatto che non riuscisse a ricordare alla fine scelse di provare.

- Sei sicuro di volerlo fare? - chiese preoccupato il dottore dei capelli rossi.

- Si, è sempre meglio di come starei senza fare nulla. - rispose il detective.

Jay aveva paura. Ipnosi significava perdere il controllo sulle cose cosa che lui tendeva sempre ad avere, ma sarebbe impazzito a non ricordare.

Il giorno dopo, il giovane passò in ospedale. Lo aveva chiamato Ethan per dirgli che gli aveva preso un appuntamento con il dottor Brown per il giorno seguente.

Inutile dire che il detective trascorse la notte insonne, da una parte per la preoccupazione di non sapere ciò che l'indomani sarebbe potuto accadere, dall'altra perché iniziava a rendersi conto che se non ricordava forse c'era un motivo, poiché forse aveva vissuto qualcosa di terribile.

Anche quella notte Will rimase con lui. Non se la sentiva di lasciarlo solo. Si sistemò sul divano perché il salotto era più vicino alla camera da letto di Jay rispetto alla stanza degli ospiti.

Fece quella scelta perché così avrebbe potuto sentire più facilmente se il fratello avesse bisogno di qualcosa.

Quella notte anche Will non riuscí a chiudere occhio e spesso cercava di ascoltare i rumori provenienti dalla camera di Jay. Lo sentiva muoversi continuamente, girarsi e rigirarsi nel letto senza prendere sonno.

Più volte di tentato di andare da lui, ma evitò di entrate. Se avesse avuto bisogno lo avrebbe chiamato, ma sapeva anche che il fratello aveva bisogno dei suoi spazi.

Quello che Jay avrebbe affrontato l'indomani non sarebbe stato affatto facile.

Dopo una lunga notte, quindi, i due fratelli, più stanchi di quando erano andati a dormire, si prepararono per l'appuntamento con il dottor Brown. Dovevano essere nel suo studio alle 10:30.

Jay quella mattina era molto più silenzioso del solito. La tensione in quella casa poteva essere tagliata con il coltello.

Jay aveva lo stomaco chiuso e si sentiva sottosopra, nauseato, quindi non volle fare colazione. Ovviamente Will capí la situazione ed evitò di pregarlo.

Arrivati dallo specialista, dopo un viaggio molto silenzioso, i due fratelli si sedettero e poco dopo vennero farti accomodare.

Quando la segretaria del dottor Brown disse loro che potevano entrare dal dottore Will esitò, rimase seduto qualche istante mentre Jay si dirigeva nella stanza indicatagli dalla donna. L'Halstead più anziano voleva dare un po' di privacy al fratello pensando che lui volesse entrare da solo. Era convinto che quest'ultimo non volesse condividere quell'evento così personale con lui.

Will alla fine si dovette ricredere e di fatti si stupí quando il detective si fermò sulla porta dello studio del dottore e si voltò dicendogli:

- Will per favore vieni anche tu?-

Subito il dottore dai capelli rossi si alzò e lo raggiunse e così entrambi entrarono nel grande studiò.

Jay era sulle spine, temeva come già detto di perdere il controllo ed era terrorizzato dell'ipnosi stessa anche se aveva letto qualcosa in proposito su internet durante la notte. Temeva la possibile reazione di suo fratello quando si sarebbe scoperto cosa era accaduto quella notte.

Will, dal canto suo desiderava capire cosa era stato fatto a suo fratello. Sperava che questo metodo potesse funzionare. Se così non fosse stato Jay avrebbe continuato a soffrire per ciò che non ricordava. Era preoccupato, inoltre, per ciò che avrebbero poi dovuto affrontare dopo.

Ormai però erano lì e dovevano tentare.

Dopo i vari convenevoli e le domande di rito sulla salute generale di Jay, quest'ultimo fu fatto sedere sul lettino e lì gli fu spiegato cosa sarebbe successo e fu inoltre tranquillizzato.

Quando poi Jay fu abbastanza calmo si diede inizio alla procedura.

- Allora Jay adesso dovrai seguire attentamente i miei movimenti. Pian piano ti sentirai sempre più rilassato e tranquillo. Nessuno ti farà del male... Non appena sei pronto cominciamo. - disse il dottor Brown

- Possiamo iniziare, sono pronto.- rispose il detective non prima di essersi voltato verso Will per ottenere ancora altre rassicurazioni sa parte sua ed un cenno d'intesa. Era molto più tranquillo adesso dopo essere stato informato di ciò che sarebbe accaduto, ma era ancora un po' agitato per ciò che avrebbe potuto ricordare.

Will intanto era pronto a scrivere qualsiasi cosa venisse fuori dalla seduta e potesse essere necessaria per arrestare il colpevole che aveva fatto del male a suo fratello. Avrebbe passato le informazioni a Voight in modo che lui e la sua squadra potessero arrestarlo.

Il sergente aveva chiesto ad Hailey di convincere Jay a fare assistere almeno lei e se possibile anche qualche altro membro della squadra alla seduta in modo tale da ascoltare ciò che veniva detto e carpire le informazioni necessarie per arrestare il criminale, ma il detective era stato irremovibile, nessuno oltre Will poteva essere presente. Perciò alla fine Hank aveva optato per chiedere a Will di raccogliere le informazioni soprattutto per creare un identikit dell'uomo o il nome se il giovane lo aveva riconosciuto e riusciva a ricordarlo.

Poco dopo aver iniziato la procedura, Jay disteso comodamente su un lettino osservava i movimenti del medico e pian piano accadde ciò che quest'ultimo aveva detto in precedenza.

Il giovane si rilassò tanto da sembrare quasi addormentato con gli occhi che dopo pochi minuti sembravano essersi chiusi da soli.

Will intanto osservava tutto a distanza, si era posizionato in un angolo della stanza ed osservava tutto ciò che accadeva con un piccolo quadernino sulle gambe.

- Jay ascolta la mia voce - proseguì Brown - in questo momento sei rilassato a tranquillo, nessuno sta meglio di te. Piano piano ti ritroverai su un treno, sei seduto vicino al finestrino. E tu stai lì, e stai guardando fuori da esso. Tanti eventi, situazioni della tua vita passata si susseguono e tu li osservi semplicemente lasciandoli passare.

- Si, vedo mia mamma con Will, quando eravamo piccoli. - Jay iniziò a descrivere cosa vedeva

- Bene ora, se ti va, puoi fermare il treno e scendere, potresti salutare tua madre e tuo fratello. - disse il dottore

Jay accettò di farlo e così sotto ipnosi si fermò a parlare con sua madre abbracciandola a se, felice di averla rincontrata.

Will, intanto ascoltava rimanendo isolato in un angolo della stanza. Non voleva interferire nella procedura. Gli si stringeva il cuore e si commosse sentendo Jay raccontare dell'incontro e parlare con la loro mamma.

Il giovane detective stava così bene lì, sarebbe rimasto per sempre in quel posto. Aveva tutto ciò di cui aveva bisogno: sua madre, il suo affetto incondizionato e suo fratello a cui era molto legato.

Purtroppo però arrivò il momento di ripartire, e così il dottor Brown disse:

- Bene Jay, credo sia ora di risalire sul treno. So che non ne hai molta voglia, ma vorrei che salutassi tua madre.

Ok, adesso il treno riparte e tu continui ancora una volta a guardare fuori dal finestrino. I vari eventi si susseguono, wuelli belli e quelli brutti, fino ad arrivare oggi.Cosa vedi ad esempio in questo momento?-

- Vedo il mio primo giorno nell'Intelligence, il mio collega Antonio, il mio migliore amico, che parla di me a Voight...- raccontò il detective.

- Wow l'inizio di qualcosa di nuovo. Ma non tutti gli eventi che vedi sono positivi purtoppo...-

- Si, ho visto... quando ero in guerra... In Afghanistan.. - disse poi Jay

Il giovane rimase sul vago in merito a quegli eventi e il dottor Brown non fece domande. Non era quello ciò che gli interessava in quel momento. La richiesta era stata fatta su un episodio specifico ed il medico ci stava arrivando piano piano. Così alla fine si arrivò al momento importante. Il detective stava lavorando tranquillamente, stava concludendo la sua giornata lavorativa per poi andare via. Fu lì che il treno si fermò, e le porte si aprirono nuovamente permettergli così sei sceso.

- Puoi raccontarmi cosa vedi? - chiese a quel punto Brown con cautela perché non sapeva come avrebbe reagito il giovane rivivendo quei momenti.

- Sono al distretto, ho appena finito di lavorare e non vedo l'ora di tornare a casa. Mi sento stanco.- iniziò a rivivere Jay - Desidero arrivare a casa il primo possibile per mettermi a letto.-

pA quel punto aggiunse di essersi andato, essendo a piedi, nel parco sotto casa e avendo deciso di fare una piccola passeggiata per scacciare la tensione. . Tutto ciò che raccontava descriveva una stupendo pomeriggio di relax. Ma ad un certo punto si bloccò ed urlò.

- Cosa succede Jay? - chiese il dottore.6

- Qualcuno mi ha colpito... è diventato tutto nero. Devo essere svenuto.- rispose il ragazzo.

-- Ok, ora ti stai svegliando... dove ti trovi? Me lo sai dire? - disse Brown

- No, non so dove mi trovo ... è tutto buio qui... mi fa male la testa, i muscoli anche, mi tirano. Ho le mani legate a qualcosa, sopra la testa... - spiegò il detective.

- Legate a cosa? - disse il dottore che cercava di scoprire più dettagli possibile che potessero essere utili per la polizia e nel frattempo Will scriveva ogni cosa.

- Sembra un tubo per l'acqua... non posso dirlo con precisione perché non riesco a vederlo, ma sembra proprio quello... uno di quelli che si usavano una volta, grosso e spesso... attorno ai polsi ho una catena stretta. Un attimo... arriva qualcuno... - disse il detective irrigidendosi

- Chi? Chi sta arrivando Jay?- domandò Brown sapendo che questa informazione sarebbe stata utile, se non fondamentale per l'Intelligence.

- Un uomo, non so chi sia. Indossa un passamontagna e poi... è buio qui! C'è una luce accesa, ma è lontana...- spiegò il giovane che di punto in bianco gridò: - Aiuto... Basta ti prego. Basta! -

- Che sta succedendo Jay? - chiese il dottore - ricorda che quello che stai vivendo è solo un ricordo. Non può farti del male.

- Mi sta facendo male... fa male... mi sta colpendo con una frusta...- il detective continuava a raccontare ciò che stava rivivendo, e mentre lo faceva le lacrime scendevano dai suoi occhi. Il dolore che provava era del tutto reale.

Anche Will senza rendersene conto, mentre trascriveva l'interazione tra il medico ed fratello, cominciò a piangere. Non poteva accettare che qualcuno avesse recato tanta sofferenza al fratello.

Dopo diversi interminabili minuti i colpi di frusta terminarono ed il detective era ormai rannicchiato in sé stesso per cercare di gestire il dolore.

Prendendo un respiro profondo quindi il giovane riprese a descrivere ciò che stava rivivendo e che non ricordava, rilassandosi leggermente.

- Mi ha chiesto come ho fatto a farmi nuovamente una vita dopo l'esercito, lui non c'è riuscito. - disse il detective.

Udito ciò Will alzò il capo dal suo blocco di appunti fissando il vuoto.

Ancora una volta Jay aveva a che fare con il suo passato e la sua unica colpa era quella di essere riuscito ad emergere dal baratro in cui era finito dopo essere tornato a casa.

- C'è un proiettore qui - proseguì Jay colpito da ciò che stava notando. La stanza dove si trovava era così buia da non permettergli di vedere molto, ma ero l'uomo a fargli vedere ciò che era necessario.

- È attaccato sul tetto, - proseguì il detective - E quell'uomo lo sta accendendo... -

Pochi istanti dopo poi Jay riprese a tremare, i suoi occhi si riempirono di lacrime che cominciarono a scendere copiose sul suo viso e urlando disse:

- No! Ti prego! Non voglio vedere... per favore...-

- Cosa sta succedendo Jay? - chiese il dottor Brown

Il detective aprì gli occhi che aveva chiuso tenendoli stretti, non potendoli coprire con le mani e con uno sguardo terrorizzato perso nel vuoto continuò a descrivere ciò che stava vedendo.

- Sta proiettando delle immagini, sono tutti bambini... È come in Afganistan ti prego fatelo smettere... Sono tutti feriti, morti. Non voglio vedere ti prego... Ahhh... Non frustarmi.. non obbligarmi ti prego... - ormai il detective piangeva, singhiozzava ed urlava per il dolore.

Anche Will ormai, si era accasciato contro il muro vicino a dove era seduto e si era lasciato scivolare contro di esso.

Seduto quindi a terra con le ginocchia piegate e con le mani sul viso piangeva. Grossi lacrimoni scendevano sul suo viso.

- Perché? Perché ti hanno fatto questo Jay? - si chiedeva nella mente il dottore.

- Non odiarmi perché mi sono rifatto una volta dopo l'Afganistan. - gridava nel frattempo il detective.

Quindi era questo il problema. Finalmente era venuto a galla il vero motivo del perché il criminale aveva fatto tutto ciò.

Quello che purtroppo il dottor Halstead non sapeva era che non era finita. Credeva che tutto ciò che aveva scoperto essere stato vissuto da Jay fosse già troppo, ma non sapeva che c'era ancora di peggio.

Alla fine il detective sospirò riprendendosi leggermente. Finalmente era finita, il proiettore era stato raccolto. Respirando profondamente asciugandosi le ultime lacrime quindi iniziò a rilassarsi leggermente.

Osservando il suo comportamento Will ipotizzò che quello fosse il momento in cui suo fratello era fuggito o quando fu lasciato andare. Ma ciò che lui non sapeva era che quello, invece, era stato solo l'inizio per lui.

Jay a quel punto continuò a raccontare ciò che stava accadendo:

- C'è una finestra qui, era dietro il telo del proiettore ed è coperta da una tenda pesante. Ora è stata aperta, da sull'esterno. Posso vedere un pateo ed un altro uomo, un altro soldato si è posizionato nella mia visuale di fronte a me, ma dalla parte opposta a dove si trova la finestra. È in divisa, ha il fucile in spalla. Non riesco a riconoscerlo, porta il cappello ed una maschera sul viso. Solo gli occhi non sono coperti, ma è buio e la luce che fanno i due lampioni presenti agli angoli del perimetro non è abbastanza per permettermi di vederli.

Altre persone stanno entrando... sono dei bambini, tre per l'esattezza. Si sono posizionati di fronte a me vicino alla finestra, danno le spalle al militare. Sono di nazionalità diversa e sono davvero piccoli. Ora mi hanno voltato le spalle. Oddio, no! No, per favore no...-

- Che succede? - domandò il dottore notando che il giovane si era interrotto ed aveva gli occhi che si erano riempiti nuovamente di lacrime. Il cuore gli batteva a mille e stava ansimando.

Will, da buon dottore qual era, si rese immediatamente conto che qualcosa non andava e di scatto si alzò e corse verso suo fratello. Quando gli fu quasi a fianco però, venne però bloccato dal dottore che con sguardo deciso, ma sicuro di ciò che stava facendo lo fece desistere dall'intento di andare oltre e di toccarlo.

- Jay cosa sta succedendo? - ripeté il dottor Brown non avendo ricevuto risposta la prima volta - Respira, nessuno può farti del male, sei sul treno dei ricordi ..-

Ci volle un po' di tempo affinché il detective si tranquillizzasse un po', ma alla fine ciò avvenne. Con voce tremante e carica di terrore ed orrore quindi quest'ultimo continuò raccontare l'uccisione di quei tre piccoli.

Will sapeva quanto difficile era vivere quelle situazioni per Jay. Chiunque lo aveva attaccato lo conosceva bene poiché lo aveva attaccato nei suoi punti deboli.

Alla fine il detective disse le finestra era stata di nuovo chiusa e che quell'uomo che era con lui non faceva altro che ridere sguaiatamente della sua sofferenza. Si era avvicinato a lui con una mano e gli aveva toccato il viso.

Il giovane Halstead cercò di ritirarsi dal tocco, ma non vi riuscì essendo legato e bloccato poiché con il muro alle sue spalle.

Il fare quel gesto però permise a Jay di notare il piccolo tatuaggio presente sul dorso della mano che coinvolgeva la parte inferiore del pollice, poco sopra il polso.

Sembrava raffigurasse il volto di una bambina e Jay era certo fosse quello, anche se lo aveva visto solo di sfuggita.

Ovviamente il giovane lo aveva già visto prima e si ricordò che ciò era avvenuto quando era in Afghanistan anni prima.

Uno dei ranger dell'esercito quando era in Afganistan per il suo secondo tour ne aveva uno molto simile: ranger Macwir si chiamava.

Alla fine tutto davanti agli occhi di Jay era diventato buio. Doveva essere svenuto o per il dolore e la sofferenza che provava o perché era stato colpito da qualcosa.

Avvenuto ciò, il dottore iniziò a svegliare Jay delicatamente. Avevano finalmente ottenuto ciò che serviva loro. Avevano un nome e non era il caso di andare oltre.

Quando il detective aprì gli occhi, fortunatamente, sembrava non ricordare nulla di ciò che aveva rivissuto.

Pareva star bene, un po' triste e stanco forse, ma niente di che.

Jay fu stupito nel vedere il fratello con gli occhi gonfi e rossi tipici di uno che aveva pianto a lungo.

Era ignaro di ciò che era accaduto nella stanza mentre lui era sotto ipnosi.

Will comunicò tutto che era emerso dalla seduta al sergente Voight ed attraverso quelle informazioni, l'Intelligence fu in grado di arrestare il colpevole.

Alla fine era stata solo un'altra, l'ennesima brutta avventura per Jay Halstead, anche se lui in quel momento non ricordava ancora nulla.

- Will mi dici che cos'hai? - chiese il detective al fratello quando uscirono dal dottore.

- Nulla, tranquillo. Te la senti di guidare? - chiese il dottore rimanendo vago.

Jay poco dopo, salì in auto e mise in moto, Will si sedette nel lato del passeggero con il cuore colmo di tristezza.