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Sakura guardó impotente il ragazzo inerme disteso sul letto. Gli asciugó la fronte con un panno bianco. Una lacrima le sfuggí e cadde sulla mano di Shaoran. Questi aprí gil occhi e si sforzó di sorriderle.
"Su, Sakura... Non é nulla... vedrai che tutto si sistemerá..." la rassicuró nonostante fosse preda del forte dolore provocato dal veleno.
Sakura si asciugó gli occhi e gli sorrise tra le lacrime.
Tomoyo osservó la scena dall'uscio della camera. Avrebbe tanto voluto aiutarli.
Si giró per lasciarli soli e si ritrovó davanti a Khan col volto preoccupato.
L'accompagnó in salotto dove il resto del gruppo era riunito.
"Allora? Hai scoperto qualcosa?" gli chiese Tomoyo.
Khan alzó il capo "Si... purtroppo si tratta di un veleno molto raro... chi ne
viene in contatto... muore in poco tempo... mi dispiace..."
Tomoyo si portó la mano alle labbra tremanti cercando di trattenere la sua reazione.
Le lacrime le rigavano il volto. Khan la prese tra le braccia.
"Mi dispiace..."
"Come faremo a dirlo a Sakura..?" si disperó Tomoyo tra i singhiozzi.
Per tutta risposta le braccia di Khan la strinsero piú forte.
D'un tratto sentí un'esclamazione e Khan la lasció andare.
Si giró di scatto e vide Sakura sulla soglia col volte mortalmente pallido.
"Sakura!"
Lei scosse il capo incredula. Come una diga distrutta, le lacrime le scendevano
prepotenti ed ignorate.
"No... non puó essere... Shaoran non puó..."
Fuggí.
"Sakura!"
Kero-chan la seguí ma Tomoyo lo trovó davanti alla porta spalancata di casa.
Il tempo era perennemente scuro. Ormai il sole e l'estate erano soltanto un ricordo
nella mente della gente.
Sakura camminava senza meta per le strade deserte sotto la pioggia insistente.
Non provava unlla, era come insensibile a tutto. Le lacrime si mescolavano alla
pioggia.
Era chiusa in se stessa, nei ricordi di giorni trascorsi felici. Il volto di Shaoran
era incessantemente nella sua mente. Rivedeva l'ultima scena della battaglia come
un orribile play-back di un video rotto.
Se solo fosse stata piú attenta, se solo fosse stata piú forte, se se se... si
tormentava.
Si strinse le braccia al petto scosso da violenti singhiozzi.
Khan la trovó sul dondolo, lo sguardo perso nel vuoto. Le sedette accanto. Rimasero
in silenzio.
"Sai, all'inizio Shaoran era burbero, non voleva che le ClowCards ed il compito
di recuperarle fossero affidate ad un'incapace come me.... eravamo rivali persino
in amore" sorrise al ricordo
"Ma poi pian piano qualcosa é cambiato... anche se mi ci é voluto un pó per capire
i miei sentimenti reali... e ad accorgermi dei suoi... ed ora..." un violento
singhiozzo la scosse.
Khan la guardó con compassione.
"So cosa vuol dire perdere una persona cara. Shere non é sempre stato cosí...
era un bravo ragazzo, dolce ed inoffensivo, eravamo sempre uniti... poi qualcosa
é cambiato... progressivamente... all'inizio non ci ho fatto caso e quando me
ne sono reso conto era giá troppo tardi" strinse i pugni impotente "Sono convinto
che gli sia accaduto qualcosa di nefasto... una persona non puó cambiare cosí
radicalmente... io ho un sospetto ma é troppo tremendo perché lo possa contemplare
come realtá... pero Sakura ti prego se puoi trovarlo nel tuo cuore perdona mio
fratello..."
"Sakura! Khan!"
Alzarono i volti sentendo i loro nomi.
Tomoyo correva loro incontro. Si fermó, ansimando.
"Kero-chan... crede di aver trovato qualcosa..."
Il guardiano delle ClowCards stava consultando un libro con il volto corruciato.
Gli altri gli si avvicinarono. Alzó lo sguardo dalla pagina.
"Forse cé una speranza... su questo testo di antiche legende" lanció un'occhiata
fugace a Khan "c'é scritto che il veleno mortale del cobra dorato puó essere
placato dalla lacrima di un cuore infranto".
"Cosa vuol dire" domandó Tomoyo.
Kero-chan scosse la testa "Non lo so. In realtá speravo lo sapesse Khan"
Tutti fissarono il ragazzo ma questi aveva un'espressione perplessa.
"Come facciamo a trovare l'antidoto?" si chiese Sakura sconsolata.
D'un tratto un brivido la scosse da capo a piedi. Alzó il volto.
"Stá per accadere qualcosa di terribile!"
Anche se non aveva eliminato la seccatrice, Sheere poteva ritenersi soddisfatto
poiché aveva comunque ottenuto l'effetto desiderato. Ora che aveva colpito mortalmente
il suo punto debole, lei non avrebbe certo abbandonato il capezzale dell'amato,
lasciando cosí piede libero Sheere permettendogli di raggiungere il suo scopo.
Gli altri non lo preoccupavano minimamente, sarebbero bastate le sue ombre per
tenerli a bada.
Il ragazzo planó a terra con agilitá.
Aveva seguito le sue percezioni che negli ultimi tempi si erano fatte piú acute
fino oltre oceano e guidato da una volontá superiore era giunto in questo luogo.
Ora la promessa fatagli tempo fa sarebbe stata esaudita e finalmente avrebbe ottenuto
il potere che gli spettava di diritto.
Gli occhi gli lucicavano mentre guardava l'edificio che gli stava davanti.
Poco ancora e poi...
A Sakura lacerava il cuore dal rimorso per aver lasciato Shaoran ma in cuor suo
sapeva che doveva farlo e che lui avrebbe approvato. E poi Shaoran era nelle cure
di Tomoyo. Non poteva fare altro per lui al momento se non combattere e fare in
modo che fosse impedita la catastrofe.
Sakura guidava con sicurezza i compagni seguendo le sue percezioni.
Era stata avvertita dell'imminente minaccia dalla sua chiarovegenza. Eriol le
aveva assicurato che la capacitá di predire il futuro si innescasse solo se era
Sakura a volerlo. Ma in questo caso era affiorata prepotentemente per metterla
in guardia.
Si fermó di colpo. Erano arrivati.
"Ma... non é possibile!" esclamó meravigliata.
"Fermati Sheere!"
L'interessato si voltó.
"Ancora voi!" ringhió quando li vide. Non adesso, non ora che era cosí vicino
alla meta!
Khan fece un passo verso il fratello. Turnel sibiló minaccioso. Le ombre li accerchiarono.
Sheere sorrise.
"Ve li affido!"
Entró nell'edificio mentre le ombre iniziarono ad attaccarli.
"Oh no! C'é mio padre in casa!" disse Sakura preoccupata.
"Dobbiamo fermarlo assolutamente!" rugí Cerberus.
"Sakura, tu va avanti! Noi ti copriamo!" le disse Khan che maneggiava la sua sciabola
con maestria e le ombre che incassavano i suoi colpi svanivano.
Lei annuí e corse in casa.
Sheere aveva solo uno scopo nella vita: ottenere il potere negatogli per lungo
tempo. Per ottenerlo doveva trovare l'oggetto necessario. Era per questo motivo
che aveva lasciato il suo paese e abbandonato la sua famiglia per giungere fin
qui.
"Trovalo e potrai tutto" gli era stato promesso tanto tempo fa da qualcuno di
cui non ricordava piú nulla. Per far ció gli era stato affiancato Turnel il fedele
serpente dalle squame smeralde con cui riusciva a comunicare e la facoltá di manovrare
le ombre malefiche sue servitrici.
"Chi sei? Cosa fai qui?" gli chiese l'uomo che s'era alzato dalla scrivania al
suo arrivo.
Sheere non lo notó nemmeno poiché il suo sguardo era stato catturato dall'oggetto
rinchiuso in una gabbia di vetro.
Si avvicinó lentamente ad esso come attratto da una calamita. Fujitaka cercó di
trattenerlo ma questi con noncuranza lo scaraventó lontano da se. L'uomo sbatté
contro la parete e rimase a terra immobile dove lo trovó Sakura.
"Papá!" Si precipitó da lui ma con sollievo notó che aveva soltanto perso i sensi.
La ragazza si alzó di scatto, il volto una maschera di determinazione.
Influenzato dall'oggetto totalmente socube della volontá aliena, Sheere sollevó
il coperchio e lo lasció cadere. Questo cadde in frantumi. Con reverenza prese
tra le mani quello per cui aveva tanto faticato. Il gioiello brilló tra le sue
mani quasi quanto gli occhi di Sheere.
"Finalmente..." mormoró questi.
"Fermati!" lo intimó Sakura brandendo saldamente lo scettro.
Gli occhi febrili del ragazzo si posarono su di lei ma erano vuoti.
Il rubino pulsó seducente, spronandolo.
"Hai ragione..."
Questi sorrise e guardó la ragazza che gli stava di fronte.
Le ombre sembravano un esercito oscuro infinito. Ormai non contavano piú quante
ne abbattevano poiché sembravano non finire mai. I movimenti degli amici erano
divenuti quasi meccanici: respingi, attacca e diffendi ma soprattutto soppravvivi.
Un boato sembró fermare la scena, attirandone l'attenzione.
"Sakura!" rugí Cerberus lanciandosi verso la sua padrona.
La ragazza venne scaraventata con violenza notevole contro la finestra e oltre
precipitando. Yue l'afferró tra le braccia fermando la sua caduta.
Gli altri le corsero in contro preoccupati. Sakura sorrise debolmente per rassicurarli.
Una risata folle suonó nel silenzio improvviso.
"Finalmente! Ora é mio!" gridó Sheere alzando il gioiello al cielo oscuro. Il
rubino brilló con luce maligna.
"No Sheere! Fermati, non farlo!" gli gridó il fratello in vano.
Sheere era preso da una forza invincibile, un desiderio febrile che lo aveva guidato
fino ad ora nella sua sete di potere. Una volontá non sua gli sussurrava suadente
nella mente.
Il rubino pulsó di vita propria mentre il ragazzo indossó il gioiello. Lo calzava
a pennello. La sua risata riecheggió nella notte.
"Ora dovrete inchinarvi a me! Il potere... é mio!" gridó mentre l'oscuritá lo
avvolse.
Un'accecante luce rossa proruppe prepotente frantumando il suo bozzolo scuro.
La sua voce si smorzó di colpo.
Quando i compagni poterono finalmente vedere si ritrovarono una persona totalmente
diversa da affrontare.
