Prologo

La soglia della coscienza si avvicinò lenta, eppure inesorabile.

Era come una marea che si ritraeva senza fretta, ma senza mai arrestarsi: al di sotto rimase un fondale man mano consapevole di sensazioni tattili e uditive sempre più nitide.

La morbidezza del materasso contro la schiena, ad esempio. La luce del sole che s'insinuava dietro le palpebre ancora serrate per non farla filtrare. Oppure il canto leggero degli uccelli. O, ancora, la sensazione delle lenzuola che accarezzavano la pelle nuda.

Pelle nuda?

Albert lottò per lunghi istanti contro la nebbia che minacciava di risucchiarlo indietro, nell'incoscienza, come

un'autodifesa

una sorta di calamita dalla forza intollerabile. Di sicuro, il dolore martellante alla testa non aiutava. Il suo capo era un enorme, marcescente dente cariato che pulsava al ritmo sempre più rapido del proprio cuore: aveva dovuto sopportare quel tipo di dolore una volta sola nella vita, alcuni anni prima, e si ritrovava con qualcosa di molto simile ora.

Però non era esploso nessun treno. Non era di certo più un amnesico disperso in Italia.

Né un ragazzino ribelle che era fuggito nei boschi di Lakewood e si concedeva di fare il bagno nel lago senza vestiti.

Inoltre era ben consapevole di essere dentro un letto, quindi perché aveva la netta sensazione di non avere indossato il pigiama? Certo, gli era capitato di dormire solo con i pantaloni nei caldi mesi estivi. E di sicuro non lo aveva fatto quando viveva con Candy, qualche anno addietro, alla Casa della Magnolia, per rispetto a lei.

Per cui era senz'altro...

La consapevolezza della realtà gli arrivò addosso come un pugno. Anzi, come tanti pugni.

Un pugno era la certezza di trovarsi ad almeno due anni di distanza dall'ultima notte alla Casa della Magnolia: allora, aveva già recuperato la memoria e preso la decisione di andarsene di lì, prima di compromettere Candy con le voci inquietanti che avevano cominciato a girare sul proprio conto.

Il secondo pugno era la sicurezza di non avere assolutamente nulla addosso. Nemmeno la biancheria intima. Il che era assurdo, perché quella non l'aveva mai tolta nemmeno nelle notti estive più calde.

Il terzo pugno, il più forte, gli arrivò quando infine aprì gli occhi e si rese conto che non era solo.

Una sagoma femminile giaceva accanto a lui e il corpo leggermente girato verso di sé sembrava a sua volta coperto solo dal lenzuolo candido.

In poche occasioni, nella sua vita, aveva provato il panico vero. Di nuovo, pensò che gli era capitato solo quando aveva riaperto gli occhi per la prima volta dopo l'incidente in Italia e aveva scoperto di non avere traccia del suo passato.

Di solito razionalizzava ogni evento, pericoloso o sgradevole che fosse, e riusciva a mantenersi equilibrato anche nelle situazioni peggiori.

Ma in quel momento, svegliandosi nudo e coperto solo da un lenzuolo accanto a una donna sconosciuta, William Albert Ardlay pensò davvero che avrebbe perso tutta la sua sanità mentale.