ATTENZIONE!!! Leggendo questa fanfic troverete pesanti spoiler se non siete ancora arrivati al 16° volume del manga (più precisamente al capitolo 140), o se non avete visto fino alla puntata 81 dell'anime!
P.S. Questa è la versione ampliata, riveduta e corretta della storia che prima si intitolava "Ritorno a Casa".
Un nuovo vento al tuo fianco
Capitolo 2
«Mi dispiace...».
Quelle due parole riecheggiavano ancora nella mente del genin i cui lineamenti erano adesso completamente visibili, dato che il trucco si era sciolto da tempo mischiandosi al sudore.
Più di una volta Kankurou aveva odiato il suo aspetto. Anche se non somigliava molto al fratello minore il loro legame di sangue era comunque evidente, e questo gli aveva procurato vari problemi. Lui e Temari non erano temuti quanto Gaara ma erano pur sempre "i fratelli del mostro", come li avevano etichettati gli altri ninja del loro villaggio.
In realtà, la tecnica del marionettista richiedeva una divisa nera che permettesse di nascondersi tra le ombre, e anche dipingersi il viso faceva parte del mimetismo. Ma il trucco di Kankurou era anche una maschera per nascondere a se stesso e agli altri quello che era.
«Mi dispiace...».
Di nuovo quelle parole…i pensieri del ragazzo tornarono a un paio di giorni prima.
Lui e Temari avevano trovato il fratello minore accasciato al suolo, sfinito dopo quella che doveva essere stata una terribile battaglia contro quel sorprendente ninja della Foglia: Uzumaki Naruto. Kankurou non aveva assistito allo scontro, ma Temari gli aveva raccontato quanto bastava per fargli intuire cosa fosse accaduto; i segni di distruzione sul luogo della battaglia, cos� come lo stato in cui avevano ritrovato Gaara gli avevano detto il resto.
Ma ciò che aveva veramente sorpreso Kankurou non era tanto il fatto di averlo trovato esausto (anche se questo non era mai successo prima), ma lo sguardo dei suoi occhi.
Occhi stanchi di non potersi mai chiudere…stanchi di essere schiavi di Shukaku, la Reliquia della Sabbia di cui Gaara era il medium.
Kankurou si era ritrovato a riflettere su tutto questo senza neppure accorgersene. Prima di allora, l'unica cosa che lo aveva preoccupato in vicinanza del fratello era il terrore che Gaara potesse uccidere anche lui o Temari, come aveva spesso minacciato di fare.
Guardandolo invece per una volta senza paura, nei suoi occhi impenetrabili Kankurou aveva scoperto qualcosa di nuovo e sorprendente: si era trattato, forse, di speranza? In quel momento, per la prima volta nella sua vita non vide in Gaara un mostro da temere, ma un fratello.
Gaara si era persino scusato con loro...ma perché? Per averli spaventati e costretti ad assecondare ogni suo capriccio? O perché avevano perso la battaglia contro i tre genin del Villaggio della Foglia? No, in realtà non erano stati sconfitti, almeno non come squadra. Due dei ninja avversari avevano perso conoscenza, e il terzo sarebbe stato facilmente battuto una volta rimasto senza l'appoggio dei suoi compagni.
Ma Gaara aveva deciso di lasciarli vivere.
Kankurou pensò che quel Naruto doveva essere un tipo davvero straordinaria, se era stato in grado di oltrepassare il muro che il fratello aveva eretto intorno a sé da quando Yashamaru l'aveva tradito… Un muro infinitamente più arduo da abbattere che non la sua celebre "difesa assoluta".
Le riflessioni di Kankurou furono però improvvisamente interrotte da un movimento in lontananza: qualcuno si stava dirigendo verso il loro accampamento!
Proprio in quel momento, nella penombra del suo nascondiglio Gaara spalancò gli occhi. Nel sonno aveva avvertito la morsa sempre più stretta di Shukaku sulla sua mente e, istintivamente, si era svegliato prima che la situazione diventasse troppo pericolosa.
Per qualche motivo la tecnica in cui Gaara si esercitava da tempo aveva finalmente iniziato a funzionare…che questo fosse legato allo scontro di due giorni prima? In ogni caso, il genin si sentiva decisamente meglio; sapeva che dormire sarebbe rimasto sempre rischioso, ma almeno d'ora in poi avrebbe potuto riposare (se non altro per brevi periodi).
Uscendo dal suo nascondiglio, Gaara notò il sole già alto…perché Temari non l'aveva svegliato?
Fatti pochi passi vide la sorella sdraiata nel piccolo accampamento che, a quanto pare, lei e Kankurou dovevano aver allestito la notte precedente; ma di quest'ultimo non c'era traccia.
Gaara rimase qualche istante a fissarla, mentre dormiva con la testa appoggiata su un braccio; sul suo corpo erano stati disposti frettolosamente dei ramoscelli per mimetizzarla.
«Vorrei sapere dov'è quell'incapace di Kankurou…».
Muoversi senza la pesante giara che portava solitamente con sé era molto più comodo, si rese immediatamente conto il genin della Sabbia, però la maggiore velocità comportava una maggiore esposizione ad eventuali attacchi nemici. Ma Gaara non aveva avuto scelta: dopo la battaglia contro Naruto gli erano mancati sia il tempo sia la forza per raccogliere la sabbia dispersa intorno a loro. Almeno, adesso poteva spostarsi con incredibile rapidità lanciandosi da un albero all'altro, mentre i suoi occhi studiavano attentamente i dintorni…
Il ragazzo non si era allontanato di molto dal luogo in cui aveva trovato Temari quando si fermò bruscamente: aveva avvistato un jounin a lui familiare.
«Baki…».
Il velo del suo copricapo, portato in modo da lasciare scoperto solo uno dei suoi occhi, era inconfondibile. In più, Gaara notò che il maestro non era solo: altri ninja della Sabbia stavano trasportando il baldacchino del Kazekage.
«Padre», disse Gaara a denti stretti, sentendo già crescere dentro di sé l'odio che lo assaliva ogni volta che si trovava in sua presenza. Il giovane ninja non aveva alcuna voglia di parlare con nessuno di loro, quindi restò nascosto tra i rami e osservò passare la breve processione.
I volti dei superstiti erano scuri e provati: «L'attacco è fallito», cap� all'istante, ma la cosa non lo interessava. Fino ad allora aveva servito il proprio villaggio come uno strumento letale da utilizzare al momento più opportuno, né più né meno di un arma qualsiasi; ma adesso sentiva che la sua vita forse valeva qualcosa di più. Per questo, aveva deciso che non avrebbe mai più offerto a Shukaku l'opportunità di prendere il sopravvento: «La tua ultima battaglia è stata quella contro quel Na…».
Gaara non aveva neanche finito di formulare tale pensiero che un dolore insopportabile lo assal�, facendogli stringere la testa fra le mani. Il mostro sigillato al suo interno intendeva punirlo per aver osato imporgli la propria volontà, cap� all'istante. Dalla tempie, le fitte si diffusero lungo tutto il corpo del medium, come se migliaia di granelli di sabbia cercassero di penetrare a forza nella sua carne.
«È inutile…non ti lascerò uscire…», disse il genin stringendo i denti per evitare di gridare, mentre cercava di respingere l'impulso di uccidere che si stava risvegliando dentro di lui.
Ma il dolore svan� improvvisamente cos� come era arrivato. Shukaku, almeno per questa volta, aveva deciso di lasciarlo in pace…
Pian piano il ragazzo ritrovò la lucidità e, osservando il piccolo corteo che stava ormai passando sotto di lui, si accorse che Kankurou seguiva il gruppo a parecchi metri di distanza.
Gaara lesse sul suo viso un'espressione turbata: perché alzava spesso lo sguardo verso il baldacchino del Kazekage? Che cosa era successo?
Come a rispondere alle sue domande, il fratello aggrottò le sopracciglia e corse da Baki quasi urlando: «Chi è stato?».
Il loro maestro esitò prima di rispondere, come se stesse cercando le parole più adatte per quello che stava per rivelare. Poi spiegò lentamente: «E' tutta opera di Orochimaru…abbiamo trovato il Kazekage e la sua scorta privi di vita da almeno un mese, cioè ancor prima dell'inizio dell'esame per la selezione dei chuunin».
Gaara era di nuovo solo; aveva lasciato passare il gruppo di ninja senza farsi notare, rimanendo nascosto tra i rami di un albero. Il sole del tramonto colorava di rosso lo spoglio ambiente circostante…
Come aveva potuto farsi ingannare in quel modo? Il ragazzo non riusciva a crederci: il Kazekage…suo padre, la persona che più odiava al mondo, ucciso da uno stupido complotto ordito da quel disgustoso ninja del Suono.
«Da sei anni, ogni giorno ho desiderato che tu scomparissi…ma dovevo essere io ad ucciderti!».
Gaara chiuse gli occhi, cercando di controllare la sua frustrazione; sapeva che Shukaku era sempre in agguato, pronto ad approfittare di ogni sua emozione negativa per uscire allo scoperto…
La notizia della morte del padre l'aveva colto alla sprovvista… I pensieri si susseguivano cos� rapidi nella sua mente che Gaara non riusciva a soffermarsi su nessuno di essi, ed ancora più confuse erano le emozioni che si stavano risvegliando in lui: odio, rabbia, delusione…e forse anche tristezza.
Gaara allora si chiese perché non avesse mai cercato di distruggere Suna, il villaggio che l'aveva sempre rifiutato. Con esso, avrebbe eliminato anche tutte le persone che lo guardavano con risentimento…suo padre per primo.
Gaara riapr� gli occhi, stanco di essere assillato da cos� tanti dubbi, e la prima cosa che vide fu una foglia fluttuare leggera verso il suolo con un movimento a spirale…
«Uzumaki Naruto».
All'inizio non lo aveva neppure calcolato come suo possibile avversario, gli era sembrato solo un ragazzino rumoroso e insignificante; soprattutto, gli era sembrato debole.
Invece si era sbagliato. Non solo si era dimostrato alla sua altezza, ma era anche stata la prima persona ad avergli parlato in quel modo. Ad averlo compreso…ad avergli mostrato che si sbagliava a credere di poter diventare veramente forte amando solo se stesso.
«Io ero come te, odiavo quegli sguardi gelidi, odiavo la solitudine che mi circondava», gli aveva detto, «Però ora ho trovato delle persone che hanno riconosciuto la mia esistenza...delle persone da amare e proteggere!».
Le parole del ninja della Foglia avevano rivelato a Gaara come Naruto avesse sofferto un destino simile al suo, come avesse provato la sua stessa disperazione… Ma in qualche modo, Naruto era riuscito ad uscire dal vuoto della solitudine.
Finalmente Gaara non aveva più dubbi: «Quel ragazzo ha combattuto oltre i suoi limiti perché provava amore», pensò Gaara, «Un giorno, forse, ci riuscirò anche io…ma non posso farlo da solo».
CONTINUA…
