ATTENZIONE!!! Leggendo questa fanfic troverete pesanti spoiler se non siete ancora arrivati al 16° volume del manga (più precisamente al capitolo 140), o se non avete visto fino alla puntata 81 dell'anime!
P.S. Questa è la versione ampliata, riveduta e corretta della storia che prima si intitolava "Ritorno a Casa".


Un nuovo vento al tuo fianco
Capitolo 3

Indifferenti all'oscurità che stava pian piano calando intorno a loro, Temari e Kankurou sedevano vicini in silenzio, gli occhi bassi e fissi su un punto qualsiasi del terreno.
Il ragazzo rigirava tra le dita l'estremità di una delle strisce di stoffa che ricoprivano Karasu, mentre sua sorella si teneva le ginocchia al petto con entrambe le braccia. Nessuno dei due aveva pianto…dopotutto, non avevano mai voluto realmente bene a loro padre. Sapevano che il Kazekage li aveva sempre considerati solo strumenti di cui disporre per raggiungere il suo scopo: la rinascita del Villaggio della Sabbia Nascosta, ormai in decadenza da parecchi anni.
Per realizzare il suo sogno aveva sacrificato persino sua moglie e aveva reso Gaara quello che era.
No, non potevano amarlo… Allora, perché quella sensazione di vuoto?
Forse i due si rendevano conto di essere rimasti veramente soli, senza più neppure loro padre a guidarli, per quanto la sua guida fosse stata discutibile. Temari cominciò ad intuire che, probabilmente, lei e Kankurou avevano in comune col fratello minore più di quanto pensassero: tutti e tre senza nessuno su cui poter contare veramente, tutti e tre fondamentalmente soli… Perché non se ne erano accorti prima?
Ma le cose sarebbero cambiate, promise la ragazza a se stessa. Dopotutto, i suoi fratelli erano ormai l'unica famiglia che le restava, e avrebbe fatto di tutto per non perdere anche loro.
Temari intu� che Kankurou stava provando le sue stesse emozioni: paura, smarrimento, ma soprattutto solitudine…una solitudine con cui Gaara conviveva da sempre.
Sentendosi per la prima volta in qualche modo vicini al fratello minore, i due ragazzi chiesero a Baki di precederli: non avevano nessuna idea di dove fosse andato Gaara ma sapevano che prima o poi sarebbe tornato, quindi lo avrebbero aspettato.
Una volta rimasti soli, Temari ruppe il silenzio: «Non avremmo dovuto tradire l'alleanza col Paese del Fuoco…il nostro villaggio aveva già sacrificato tante vite per ottenere la pace, a quale scopo se doveva finire cos�?».
La sua voce tremava, si accorse Kankurou con meraviglia.
«Non preoccuparti, Baki mi ha detto di aver convinto gli anziani di Konoha a rinnovare l'alleanza con noi», provò a consolarla. «Inoltre, noi tre siamo ancora vivi…non è la cosa più importante?».
«Kankurou ha ragione, Temari».
«Gaara!», esclamarono i due ragazzi alzando improvvisamente la testa… Come sempre non l'avevano sentito arrivare.
«G-Gaara...dobbiamo parlarti...».
«So già tutto», li interruppe il fratello minore, «Raggiungiamo gli altri».
Detto questo iniziò a camminare mentre Temari si alzò prontamente per seguirlo, imitata da Kankurou. I due non potevano immaginare come mai egli fosse già al corrente della situazione, ma evitare di parlarne ancora era un sollievo per entrambi, quindi non chiesero spiegazioni.

Dopo quasi una settimana di viaggio lo sparuto gruppo di ninja avvistò il gigantesco cancello di Suna; questa si innalzava maestoso dalle sabbie spazzate senza sosta dai venti selvaggi di quella terra, che non per niente era chiamata "Paese del Vento".
Il deserto si stendeva per chilometri e chilometri in ogni direzione, infuocato durante il giorno e gelido di notte, come al momento del loro arrivo alle porte del villaggio.
Temari si concesse un momento di pausa prima di entrare e, le mani sui fianchi, alzò il volto per guardare il cielo affollato di punti luminosi: sempre limpido e privo di nuvole (eccetto quelle delle frequenti tempeste di sabbia), il cielo del Paese del Vento era stupendo con i suoi miliardi di stelle e galassie lattiginose.
«Da bambina, quando mi sentivo triste guardavo il cielo e mi sembrava che ogni problema sparisse…», mormorò Temari qualche momento dopo.
«Che stupidaggine», replicò Kankurou. Però si fermò anche lui per ammirare lo spettacolo sopra le loro teste.
Gaara rimase in silenzio accanto a loro, le braccia incrociate, mentre la luce di alcune stelle si rifletteva anche nei sui occhi rivolti impercettibilmente verso l'alto.
«Allora, volete sbrigarvi ad entrare oppure dobbiamo lasciarvi l� fuori?», li richiamò Baki.
Riprendendo a camminare, i tre fratelli varcarono finalmente le porte del Villaggio della Sabbia: erano di nuovo a casa.

La vita di Gaara, Temari e Kankurou aveva ripreso il solito corso, tra gli allenamenti e le missioni che di tanto in tanto erano loro assegnate. Nonostante l'apparente normalità, però, il villaggio era in un costante stato di allerta per paura di un attacco di Orochimaru, il quale poteva non aver gradito il loro improvviso voltafaccia a favore di una rinnovata alleanza con la Foglia.
In apparenza non sembrava essere cambiato nulla neppure nel rapporto tra i tre genin, ma in realtà più di qualcosa era mutato; soprattutto, Gaara non aveva più ucciso solo per affermare la propria esistenza.
Non che per questo fosse meno odiato dagli abitanti del suo villaggio…no, loro seguitavano a guardarlo con paura. Ma a Gaara questo non importava più, perché quello stesso sguardo era sparito dagli occhi delle uniche due persone che gli erano sempre rimaste in qualche modo vicine.
Eppure, qualche notte Temari si svegliava ancora di soprassalto… Una volta tornata a Suna la ragazza aveva sperato che i suoi risvegli notturni fossero acqua passata, ma evidentemente non era cos�. La kunoichi sapeva di non avere più nulla da temere, almeno non da Gaara, ma a quanto pare il suo subconscio era rimasto condizionato dai tanti anni passati con la paura che potesse succedere un disastro da un momento all'altro.
In uno di questi risvegli improvvisi, Temari pensò alla se stessa di appena qualche mese prima… Allora non poteva di certo dormire tranquillamente, con Shukaku pronto a sopraffare il fratello più piccolo in qualsiasi momento. Kankurou era solito sbarrare la porta della sua stanza, per quel che avrebbe potuto servire, ma Temari non era cos� ingenua da sperare che quel tipo di precauzioni potessero contrastare la forma demoniaca di Gaara.
E cos� il suo sonno era sempre stato leggero.
La ragazza si chiese come fosse riuscita a vivere costantemente sotto tensione per tutti quegli anni… Sentendosi come soffocare al ricordo di quella vita, si affacciò alla finestra della sua camera per respirare il fresco vento notturno.
Appoggiata sul davanzale, si soffermò ad osservare le case del Villaggio della Sabbia, notando per la prima volta quanto queste fossero diverse da quelle di luoghi dal clima meno impervio come Konoha. Gli edifici di Suna erano costruiti in argilla o pietra, arrotondate per non opporre attrito ai venti feroci del deserto, con tetti piatti e più simili a delle terrazze che non a tetti veri e propri (i quali sarebbero stati inutili in un luogo dove non pioveva mai). Quindi non era raro che gli abitanti della Sabbia salissero sulla sommità delle proprie abitazioni, ma quello che vide Temari la lasciò comunque perplessa: la figura sdraiata su un tetto poco distante non era forse…suo padre?
«Com'è possibile?», mormorò la kunoichi confusa, ma cap� di essersi sbagliata: quello era Gaara! Però aveva qualcosa di diverso dal solito.
Abituati gli occhi all'oscurità, Temari vide chiaramente che era vestito come loro padre…come mai? Il fratello, infatti, indossava la stessa divisa ninja che il defunto Kazekage portava sotto la tunica e il copricapo bianchi e azzurri, simboli del suo rango.
La sorella continuò ad osservare Gaara per qualche minuto, poi sbadigliò e tornò a letto, decidendo che la mattina seguente gli avrebbe chiesto una spiegazione.

CONTINUA…