Le mie labbra restarono una delicata carezza sul suo petto e sull'inizio degli addominali, anche le mie mani alleggerirono la presa sfiorandogli piano la linea della vita stretta. La mia bocca riprese energia entrando in contatto con i suoi capezzoli di colore rosa pallido, erano turgidi, iniziai a succhiarli con vigore chiudendo gli occhi e lasciandomi guidare dal profumo della sua pelle.

Mandò un gemito, il suo corpo ebbe un lieve tremito, stimolando quella parte così sensibile sapevo di avergli provocato quel genere di piacere talmente intenso da rasentare il dolore. Tuttavia non si mosse, rimase addossato al grosso tronco con il petto nudo e le mani lungo i fianchi.

Ma la sua bocca di velluto era socchiusa, le ciglia serrate e la pelle di alabastro del viso appena arrossata.

"Kakashi…"

"Sì?"

La sue parole si fermarono lì, lasciò che fosse il suo corpo a gridarle al posto suo.

Ti amo.

Mi rimisi dritto in piedi, guardandolo intensamente nei profondi occhi che adesso erano tornati neri, premetti il mio corpo contro il suo godendo di quel contatto tanto desiderato tra le nostre pelli ardenti. Le mie mani, che gli erano rimaste ferme sulla vita, ricominciarono a scendere lungo la linea dei suoi fianchi stretti tirandosi dietro pantaloni e boxer, non mi sorpresi vedendolo alzare un piede dopo l'altro per permettermi di liberarlo di gambaletti e scarpe, non dopo aver udito il mio nome sussurrato in quel modo. Non dopo aver sentito qualche gocciolina del suo piacere bagnarmi la pelle e il suo sesso teso premermi sul bassoventre. Continuava a guardarmi con gli occhi lucidi ancora senza muoversi.

Tranquillo, non lo dirò.

Mi abbassai i pantaloni liberando la mia intimità che aveva iniziato a provocarmi dolore imprigionata nella stoffa, credetti di svenire quando le nostre erezioni si sfiorarono per caso. Un'esplosione incontenibile, impossibile non seguire il cuore adesso, gridava disperatamente di essere ascoltato per una volta.

Risalii l'esterno delle sue cosce di marmo sfiorandole appena fino ad arrivare ad artigliargli con le mani le natiche piccole ma sode caricandomelo in braccio. I suoi primi veri movimenti mi ripagarono della lunga attesa di tutta una vita. Mi avvolse con forza le gambe slanciate intorno alla vita e le braccia sulle spalle agguantandosi con le dita lisce ai miei muscoli messi in tensione dalla posa, le mie dita sprofondavano nella carne bollente dei suoi glutei mentre si protendeva in avanti per baciarmi con una passione che non credevo potesse esistere.

Non lo dirai.

Mi stringeva così tanto che temevo sul serio mi potesse spezzare le costole, non aveva importanza, qualunque cosa fosse accaduta era quello il giorno che attendevo da tutta la vita. Il più bello di sempre.

Adesso entrambi i nostri corpi rimasero immobili, mentre quel bacio…

La fusione dei nostri respiri avrebbe potuto continuare in eterno, sarebbe bastato questo per farmi sentire appagato e per guarire ogni ferita del mio cuore.

Non avevo bisogno di altro, bastava questo per gridare ti amo.