"Tesoro, allora esci?" la voce di Yahiko arrivò dalla cucina trapassando le porte aperte a causa del caldo con un lieve effetto lontananza. A Shisui dispiaceva farlo cenare da solo per quello gli aveva detto di attendere il suo ritorno per mangiare insieme.

"Sì, ma lo sai che rientro subito. Poi domani ci divertiremo a preparare la torta."

Risate dalla cucina: "Accidenti, Shisui, hai deciso proprio di metterci all'ingrasso come due porcellini, ancora dobbiamo smaltire quella di Sasuke."

Shisui non riuscì a sorridere nonostante la battuta, si guardò nello specchio del bagno chiedendosi per quale motivo avesse bisogno di inventare tutte quelle scuse dal momento che riteneva la proposta di Danzo perfettamente fattibile.

"Amore, ho visto on line una delizia al triplo cioccolato e mi è venuta voglia di sperimentarla."

Shisui aveva detto a Yahiko che si sarebbe recato nel locale in cui lavorava Konan al fine di procurarsi un bicchiere di Rum da usare per insaporire la torta. In caso di ritardo avrebbe usato come giustificazione il fatto di essersi fermato a conversare con la loro amica. Si chiese anche quale motivo inconscio ci fosse alla base del suo vestirsi così molto diverso dal suo stile abituale. Con i jeans grigi strappati e la maglietta nera con i bordi sfilacciati, sembrava più una copia mora e leggermente più magra di suo marito senza piercing.

Forse voglio confondermi tra la folla? Spero di non essere riconosciuto?

Sbuffò detestando la sua immagine prima di decidersi una volta per tutte ad avviarsi per il corridoio e uscire dalla porta, una sensazione mai provata in precedenza. In fin dei conti prima sarebbe andato più presto si sarebbe tolto tutti i dubbi. Il fatto era che quel Danzo, sentendolo al telefono, aveva qualcosa che a Shisui era suonato storto, un po' come se si sentisse la ghigna nel tono della voce.

È possibile parlare sogghignando? Non credo, devo essermi fatto suggestionare da qualcosa.

"Allora a dopo e salutami Konan."

Yahiko lo salutò con un sorriso allettante e un bacio. Shisui gli aveva accarezzato la lingua con la sua, mordicchiò il metallo tiepido dei piercing appuntito del labbro inferiore, aveva sempre adorato il loro aroma ferroso. Ora che Shisui ci pensava era un po' di tempo che lui e Yahiko non si lasciavano trascinare da un po' di sana passione, le sue recenti preoccupazioni l'avevano un po' spenta. Il moro si ripromise di recuperare il tempo perduto l'indomani facendo quella torta a cui si era costretto da solo per necessità. Finalmente il sorriso da dedicare al marito non fu tirato e pensieroso, prese le chiavi della macchina uscendo nella calma serata estiva finalmente sollevato.

Il locale vintage era già gremito di gente che si stava radunando per l'aperitivo, Shisui si compiacque con sé stesso per aver proposto a Danzo un orario come quello e per avergli detto di attenderlo ad uno dei tavoli esterni, possibilmente il più lontano possibile.

Purtroppo sono uno di quei tipi che sopportano male il caldo, preferisco sentirmi la brezza di mare sulla pelle.

Konan era al bancone ma Shisui non la salutò, fece il diavolo a quattro per non farsi vedere accaparrandosi una collega prima che l'amica si accorgesse di lui.

Perché lo faccio?

Trascinandosi dietro la cameriera, Shisui sgattaiolò nel cortile usufruendo della prima porta a vetri che si trovò davanti.

"Il signor Danzo la sta aspettando laggiù da dieci minuti" disse la ragazza anche lei chiedendosi sconcertata il motivo per cui uno potesse avere tanta fretta persino all'aperitivo.

Shisui si arrestò di colpo disorientandola ulteriormente. Rispetto alla loro posizione Danzo rimaneva di schiena, nonostante l'immagine fosse disturbata dal forte controluce del tramonto, il moro intuì a grandi linee come era vestito. Riusciva ad essere sia casual che elegante insieme con la maglia viola a maniche corte infilata dentro la cintura con una precisione maniacale, e i pantaloni di cotone di un grigio così chiaro da sembrare praticamente bianco. Mocassini di pelle marrone indossati senza calze. Shisui riuscì a scorgere uno scintillio sulle dita della mano destra, visto il disturbo del sole, gli anelli che li avevano emessi dovevano essere più di uno e molto grandi. Stava con le gambe accavallate in una posa molto tranquilla. Shisui lo immaginò immediatamente come uno di quei tipi che emanano una forte fragranza di profumi forti e decisi.

Shisui ordinò uno Spritz più per restare solo che per altro, non voleva che si notasse la sua inquietudine mentre si avvicinava al tavolo.

Chi è che non lo deve sapere? Konan?

Shisui ebbe l'impressione di udire i propri passi rimbombare sulla ghiaia. Quando mancavano pochi metri, Danzo si voltò verso di lui come se avesse percepito la presenza, Shisui dovette sottoporre sé stesso a uno sforzo immane per non arrestarsi di nuovo, la prima cosa che registrò era che l'uomo doveva essere all'incirca sulla cinquantina. L'unico occhio visibile di Danzo, al momento il sinistro, aveva uno sguardo tagliente che il sorriso di circostanza non riuscì a smussare, anzi, ebbe il potere di farlo sembrare ancora più mordace. Shisui si sedette cercando di essere il più silenzioso possibile ma non sapeva nemmeno lui il perché lo stava facendo, gli veniva d'istinto e basta. Adesso finalmente riusciva a vedere Danzo in faccia. Capelli neri tagliati molto corti di cui tanti iniziavano a diventare grigi, due sfregi sotto l'occhio destro e uno sul mento lo rendevano ancora più inquietante, nonostante Shisui cercasse disperatamente di autoconvincersi che fosse stato vittima di qualche incidente, non riusciva a togliersi dalla testa il tarlo che in realtà fossero tagli lasciati da qualche lama molto affilata. Una spessa catena d'oro faceva capolino dalla scollatura della maglietta viola.

Questi segni risultano troppo netti e lineari per essere accidentali.

"Buonasera, Shisui, finalmente ti conosco" Danzo sorrise intrecciando le mani sotto al mento, aveva davanti un bicchiere di Wisky che non aveva ancora toccato nell'educata attesa del suo ospite; era uno di quelli molto spessi e decorati con piccoli rombi direttamente ricavati dal vetro.

Tuttavia a Shisui quella gentilezza era sembrata falsa e affettata. Danzo gli tese la mano destra per stringere la sua, al polso sinistro un grosso orologio a carica argentato con il cinturino a maglie.

È la soluzione migliore per non avere la seccatura di sostituire le batterie. La mente di Shisui cercava disperatamente di attaccarsi alla prima distrazione disponibile.

Aveva avuto ragione sul profumo, Danzo ne emanava una spropositata quantità di uno molto aspro e deciso.

"Ottima scelta sia del locale che della posizione del tavolo, Shisui. Lo avevo capito che eri un ragazzo con la testa sulle spalle. Tra l'altro ho letto anche la tua raccolta di poesie, davvero suggestiva." L'effetto ghigna che Shisui aveva avvertito al telefono continuava anche se in maniera minore, d'altronde Danzo non aveva mai perso quell'impercettibile sorrisetto asimmetrico.

Ne ha raccolte di informazioni sul mio conto, da quello che vedo.

La conversazione continuò sul tono del più e del meno fino a che Shisui non ricevette il suo Spritz. Danzo analizzò il tramonto, il parapetto di pietra che avevano davanti e la passeggiata di tamerici. Considerò che negli ultimi anni le estati avevano avuto la tendenza a diventare sempre più roventi di giorno ma sempre più gradevoli di notte. Fece i complimenti a Naruto sulla gestione della città; dal momento che aveva macinato la bellezza di cento chilometri solo per parlare con Shisui, lui lì non c'era mai stato. Eppure sembrava sapere un sacco di cose. Troppe per uno che veniva da così lontano. Ascoltandolo, Shisui si era reso conto che non riusciva a farsi proprio piacere quell'uomo.

Mi sta accadendo la stessa cosa che succede a Kisame con Kabuto. Tuttavia mi rendo conto che si tratta solo di sensazioni che esistono solo nelle nostre teste. Non c'è assolutamente niente di fondato.

Shisui aveva talmente la bocca arida a causa del nervosismo che svuotò il suo bicchiere di Spritz quasi d'un fiato.

"Hai fatto davvero la scelta migliore accentando la mia proposta, Shisui." affermò Danzo iniziando finalmente a sorseggiare il suo Wisky ma senza senza perdere quell'espressione che aveva dall'inizio, pareva proprio fare parte della conformazione della sua faccia.

"Io non ho molto ben capito in cosa consiste" Shisui strinse lievemente gli occhi piegando la testa di lato.

"Lo so che suona strano ma è tutto perfettamente nella norma" Danzo di raddrizzò sulla sedia "Il problema della revisione della macchina posso risolvertelo ad occhi chiusi. Saprai anche tu che, quando le vetture sono nuove, hai quattro anni tempo per fare la prima. Se durante quel lasso di tempo rivendi la macchina ecco che hai automaticamente bypassato il problema. Con il ricavato ci paghi le rate di quella nuova e così via, in teoria potresti andare avanti all'infinito. Così facendo non ti schivi solo la revisione ma anche tutta la manutenzione dovuta all'usura. Allora, cosa ne pensi?"

Shisui afferrò per la seconda volta la sua bevuta prosciugandola completamente. Rimase pensieroso per qualche istante lasciando che la luce ormai rossa del sole calante gli riempisse gli occhi neri e magnetici, quegli angoli esterni deliziosamente all'insù li aveva solo lui in tutta la famiglia. L'ancora presente sensazione di abbaglio lo costringeva a socchiudere le palpebre.

Danzo, visto il suo silenzio, si sentì autorizzato a concludere il discorso: "Tu non dovrai fare niente, solo darmi un piccolo anticipo e poi una specie di abbonamento mensile, mi occuperò di tutto io e naturalmente potrò darti una mano anche in altri campi se ne sentirai il bisogno in futuro. Lavorerò on line così non sarai costretto nemmeno più ad avere davanti la mia brutta faccia."

Shisui avvertiva una sgradevole sensazione di spalle al muro senza averne presente il reale motivo. Una di quelle scelte forzate in cui non si può fare altrimenti, secondo Danzo quei movimenti potevano andare benissimo avanti all'infinito, tuttavia nessuno gli avrebbe impedito di tirarsi indietro una volta risolti i problemi economici in cui si trovava adesso. D'altra parte l'esperienza gli aveva insegnato che nessuna situazione negativa dura per sempre : "D'accordo. Affare fatto."

"Lo sapevo che eri un tipo intelligente, Shisui." il sinistro sorriso di Danzo si intensificò mentre gli stringeva ancora la mano "Domani ti mando tutti i dati del bonifico, l'unica cosa di cui ti dovrai occupare tu."

Shisui lo ringraziò velocemente alzandosi dalla sedia, la situazione non aveva fatto altro che metterlo sempre più a disagio ogni minuto che passava e a questo aveva contribuito anche il rapido occhiolino che gli aveva rivolto Danzo.

"Non ti preoccupare, stasera offro io."

La voce di Danzo raggiunse uno Shisui che già si stava incamminando verso l'uscita. Effettivamente il primo problema glielo aveva già risolto: il rischio di trovarsi Konan davanti.

Sussurra la strada,
a volte grida.
Con uno squillo di trombe trionfale
il sole sorge veloce.
Cinguettii mentre il mondo tace ancora.
Sibila il vento e accartoccia le foglie;
il mare chiacchiera svogliato e sornione
legge la risposta nella mia anima.
Un coro di macchine perfettamente all'unisono
urla disperato e in eterno,
fortissimo!
Come se riuscisse a vedere e a capire il mio cuore.
Frigge il dolore la sera
una voce sembra un tuono,
una carezza uno schiaffo.
La luna mi guarda schiva:
"Inutile che tendi la mano, non mi toccherai"
sorrido con tenerezza a quella sorella:
"Non l'ho fatto io, ma ti senti violata,
forse non ispiri più poesie come allora,
non l'ho fatto io!"
Sussulto se picchietta la pioggia
mi scava buchi nell'anima.

"Cantano per me" di Shisui Uchiha.

Se a Itachi non sfuggiva niente prima a maggior ragione non poteva succedere adesso che tutti i suoi sensi si erano affinati in seguito alla perdita della vista. Era come uno strumento accordato al massimo e finalmente poteva affermare di comprendere in pieno la meravigliosa poesia onomatopeica di Shisui che descriveva una giornata qualunque basandosi sui suoni. Rumori qualsiasi, una strada, melodie immaginate, il vento, il mare e persino il boato infernale della fabbrica di conserve dove aveva lavorato Kiba per tanti anni. Solo Shisui era stato capace di vedere il fracasso dei macchinari come un coro perfettamente sincronizzato anche se inorridito dal dolore che spesso si cela dell'anima della gente. Il mal di testa che rende insopportabile persino una carezza e il picchiettare della pioggia, eppure il cugino aveva trovato la forza di fare quel dialogo silenzioso con la luna immaginando di vederla piangere a causa di tutti i suoi segreti violati. Fantastico. Tutto questo esisteva davvero ed era un mondo meraviglioso, Itachi se ne era accorto solo da due anni mentre Shisui lo aveva sempre saputo. Ma ad essersi acutizzati in modo incredibile erano anche i suoi recettori delle emozioni altrui. Itachi finalmente era felice, perfettamente in salute, pienamente soddisfatto dei successi sia suoi che degli amici e di Sasuke. Tutti avevano trovato amore, realizzazione personale, erano entrati a far parte di quella indissolubile cerchia di amicizie persino Temari, con la quale i rapporti erano partiti decisamente in maniera errata due anni prima, e Choji, che dopo il Susanoo era stato perso completamente di vista da tutti. Akira aveva permesso l'allargamento di quella già fantastica famiglia portando ancora più amore e in modo positivo persino ad un uomo particolare come Madara. Nessuno era più solo, sopraffatto dal dolore o con la voglia di scomparire, i rapporti che si erano strappati si erano ricuciti per diventare più forti e belli di prima, quasi il filo utilizzato per ripararli fosse fatto di splendido oro. Gli errori avevano insegnato, Itachi non aveva mai apprezzato la vita così tanto adesso che sapeva cosa significava rischiare di perderla.

Eppure non capisco. Proprio non ci riesco.

Itachi intorno si sentiva regnare insoddisfazione e frustrazione, la cosa più dolorosa era che le avvertiva provenire proprio dalle persone che più amava: Kisame e Sasuke. Purtroppo si trattava di quelle sensazioni così sottili da sembrare praticamente impercettibili e, a causa di questo, oggetto di terribili dubbi sulla loro effettiva esistenza.

Si trattava più che altro di una somma di piccolissime cose che sarebbero sfuggite alla maggior parte delle persone, messaggi contrastanti così impalpabili da essere meno concreti di fantasmi. Eppure c'erano. Prendevano la loro labile vita nell'evitare la galleria di Sai, le passeggiate in riva al mare e i mercatini da parte di Kisame; nel modo in cui il marito lo toccava quasi fosse stato un cristallo su punto di andare in frantumi da un momento all'altro nonostante il vigore e la piena salute. Sembrava che a Kisame addirittura mancassero quegli infiniti dialoghi fatti di sguardi dettati dal dolore e che si erano conclusi a volte in disastrosi equivoci. L'effimera esistenza di questi piccoli mulinelli di disturbo Itachi la ritrovava nei glissati silenziosi ma catastrofici che aveva l'entusiasmo di Sasuke ogni volta che veniva acclamato dagli amici per qualche successo o traguardo raggiunto.

Io sono talmente orgoglioso di te, Otouto, la vedo la persona che sei diventato anche se tu pensi che non sia così.

Anche se aveva fatto finta di niente per non tubare gli altri, Itachi non aveva potuto fare a meno di notare il contemporaneo allontanarsi di Kisame e Sasuke durante la festa di compleanno di quest'ultimo. Non era una coincidenza, Sasuke aveva colto al volo la similitudine di opinioni con Kisame e sicuramente ne avevano fatto qualche parola.

Non era mai stato tutto così ideale e perfettamente incastrato, Itachi non si era mai sentito così felice eppure tutta quella solidità incrollabile aveva iniziato a sgretolarsi in finissima polvere evanescente. A Itachi arrivavano le potenti preghiere mute che Kisame aveva ricominciato a rivolgere al suo quarzo opalino.

Perché qualcosa dovrebbe cambiare?

Perché non riuscite ad accogliere il nuovo me libero da ogni forma di dolore?

Per la prima volta, dopo due anni, Itachi dovette tirarsi via una lacrima dalla guancia.

Naruto non era Naruto. A Nagato non era certo sfuggito il suo silenzio adesso che si trovavano seduti nel miglior ristorante di ramen della città. Il proprietario era il suo amico di vecchia data Teuchi, nonostante il biondo, durante i suoi tre mandati di sindaco fosse stato molto felice di dargli una mano, il simpatico cuoco aveva preferito investire per inventare e migliorare nuovi gusti di ramen piuttosto che per ingrandire il locale che era rimasto di modeste dimensioni.

"Va benissimo così, io sono felice che il mio ristorante preferito mantenga quest'aria intima e familiare" disse un giorno Naruto mentre Teuchi gli faceva assaggiare la sua ultima invenzione culinaria "Nonostante la mia infanzia non sia stata facile, io non la rinnego e mi piace ricordarla serenamente."

Teuchi aveva sorriso compiaciuto a quella frase del biondo e alla vista delle sue guance rosa che si muovevano piene e soddisfatte, d'altronde Naruto era sempre il primo a cui l'uomo faceva assaggiare le sue nuove creazioni, le metteva in commercio solo dopo avere avuto l'approvazione del biondo. Era comunque impossibile non ricevere un pollice in alto da Naruto.

"Naruto, tutto bene?"

Il dolce richiamo di Nagato riportò il biondo al presente. Solo allora Naruto si rese conto di stare a rimescolare il suo piatto da circa un quarto d'ora senza averne ancora assaggiato neanche un boccone. Sollevò gli occhi di oceano trovandosi di fronte il bel viso del marito e la sua cascata di capelli rosso vinaccia. Nagato teneva il mento elegantemente appoggiato sul dorso della mano sinistra, un sottile orologio verde acqua al polso. Il piatto che aveva davanti era a metà, molto probabilmente si era arrestato vedendo che Naruto non riusciva a finire il suo. Stavano seduti al piccolo e intimo tavolo da due addossato al muro davanti al bancone.

Il biondo sospirò rumorosamente: "La cosa assurda è che sì, va tutto bene, ma proprio non riesco a capire perché è a causa di questo che tutto sembra essere diventato difficile."

Nagato tolse il gomito dal tavolo addrizzandosi sulla sedia, aggrottò le sopracciglia rosse abbassando per un attimo lo sguardo dai riflessi viola: "Sai, quando mi sentivo male negli ultimi tempi in cui stavo con Itachi, ero convinto che ogni volta che la vita raggiungesse la vetta della positività dopo si dovesse per forza scendere. Ne ero sicuro al punto da andare nel panico ogni volta che la mia felicità arrivava al massimo perché dopo sarebbe iniziata inesorabile la parabola discendente. Non riuscivo però a vedere che la causa di tutto questo non ero nient'altro che io. Se c'è una cosa che quel periodo mi ha insegnato è che, quando si raggiunge la vetta, bisogna stare fermi lì e accontentarsi, Naruto. Dobbiamo saperlo riconoscere il massimo che ci è stato concesso dal momento che non si può andare oltre."

Naruto sorrise allungando una mano attraverso il tavolo per affermare quella di Nagato: "Hai perfettamente ragione. Ma io mi sento in dovere di dare una mano a chi quella vetta ancora non riesce a distinguerla. Lo sai che non riesco a starmene con le mani in mano quando un amico ha bisogno di me."

"Da quel giorno che hai parlato con Kisame mi sembra di vedere delle nuvole nel cielo dei tuoi occhi che non vanno via."

Il biondo addolcì il viso a quella bellissima frase: "Non è giusto che ora Itachi debba avere il dolore di non essere accolto come merita dopo essersi finalmente liberato di tutte le altre sofferenze. L'unica soluzione che vorrei vedere accettare da Kisame dovrebbe essere quella di amare Itachi così com'è godendo di tutto ciò che la vita offre loro."

"Ho fiducia in Kisame, se davvero dovesse prendere la decisione di incontrare Kabuto non lo farà certo senza dare le doverose spiegazioni a Itachi" Nagato sorrise a sua volta "Anzi, io sono convinto che porterà Itachi con sé, in fondo Kabuto dovrà pur visitarlo."

Un sottile velo di malinconia si stese sugli occhi di Naruto: "Fino a che punto, Nagato? Fin dove abbiamo effettivamente il diritto di spingerci pur di aiutare qualcuno senza arrivare a fargli del male o andare contro noi stessi?"