Erano diversi i motivi che rendevano Shisui orgoglioso del forno ventilato installato nella sua moderna cucina. Oltre a cuocere in maniera uniforme e senza sforzo qualunque delizia lui e Yahiko decidessero di preparare, il moro aveva sempre molto apprezzato anche lo squisito profumo che usciva ogni volta dalla feritoia dello sportello di spesso vetro trasparente, avvolgeva tutto l'ambiente facendo venire l'acquolina in bocca molto in anticipo a chiunque si trovasse in attesa della cena o del pranzo. Capitava sovente che Shisui e Yahiko invitassero amici o familiari, il moro rammentava le risate che aveva trattenuto durante una sera in particolare. C'erano a cena Itachi e Kisame insieme a Sasuke e Sakura, Shisui aveva preparato quattro teglie delle deliziose pizze che solo lui riusciva a fare. Quattro gusti diversi per soddisfare tutti i palati. Kisame andava matto per le acciughe. Itachi, dal momento che era ghiotto di qualunque forma di latticino possibilmente cremoso, avrebbe ricevuto doppia mozzarella senza pomodoro. Sasuke, il contrario, bastava una quantità spropositata di pomodori ciliegino freschi e basilico per farlo più che felice. Mentre la classica margherita andava bene sia per Sakura che per i padroni di casa.

Mentre le due coppie stavano per gustare i capolavori creati con la punta dei suoi polpastrelli, Shisui fu estremamente grato al suo naso per non essersi fatto sfuggire il solito sghignazzare soffocato. Quel suono traditore fu lì lì per scappare pericolosamente vedendo Sasuke assestare una gomitata alle costole di Itachi. Il maggiore dei fratelli, trascinato dal gradevole profumo delle pizze, aveva iniziato a dilatare ritmicamente le narici molto probabilmente in modo inconsapevole. Sembrava proprio un adorabile cucciolo.

"Lo sai perché ti viene così deliziosa la pizza, Shisui?" Yahiko gradiva particolarmente guardarlo mentre la preparava con il grembiule sporco di farina.

"Perché sono tremendamente bravo?" il moro si era voltato a guardare il marito con il suo sorriso irresistibile, qualche sfumatura di bianco gli era finita persino sui morbidi boccoli della frangia.

"No" Yahiko si alzò dalla tavola da cui aveva osservato il marito in religioso silenzio e immobile fino a quel momento. Avanzò con il bel viso tranquillo e impassibile, abbracciò Shisui da dietro posandogli un bacio sulla nuca, il moro adorava sentirsi leggermente bucato dai piercing, era sempre stato terribilmente eccitante: "Ti viene così buona perché sai fare divinamente tutti questi buchetti nella pasta con la punta delle dita. L'olio si ferma dentro e rende elastico il tutto."

Spiegazione soggettiva e fantasiosa ma molto irresistibile, Shisui non poteva certo avere il coraggio di replicare a un così bel complimento.

Stavolta il profumo diffuso dalla ventola del forno era ben diverso, pandispagna al cacao che iniziava a fare la sua croccante crosticina. La torta al triplo cioccolato che Shisui aveva usato come copertura la sera in incontrò Danzo adesso doveva essere realizzata. Il bicchiere di Rum usato come scusa per uscire di casa ovviamente non se lo era potuto far dare da Konan, Shisui aveva dovuto fermarsi in un altro posto lungo la strada del ritorno sperando che esaudissero la sua bizzarra richiesta pur senza conoscerlo. Il mixer che il moro aveva tra le mani stava montando una deliziosa mousse di cioccolata al latte e panna per il ripieno, dove fare degli sforzi immani per non infilarci il dito dentro e spazzolarsela tutta.

Come se gli avesse appena letto nel pensiero, Yahiko gli venne in soccorso immergendo lui il medio e l'indice dentro la mousse non appena Shisui ebbe spento lo strumento. Il moro si vide spuntare quella mano, assolutamente silenziosa, da dietro le spalle. Non fece in tempo a voltarsi completamente che già il suo bellissimo naso era pieno di crema, il grazioso viso del marito lo fissava da vicino. Yahiko era a petto nudo e scalzo, indossava solo dei jeans scoloriti e strappati all'ennesima potenza. La danza workout ormai lo aveva reso robusto e senza un filo di grasso addosso.

Così seducente.

La punta del naso di Shisui si ritrovò in pochi attimi avvolta dalle labbra di Yahiko, poi la lingua iniziò a leccare via la crema così delicatamente che stavolta il moro non avvertì il contatto di nessun piercing, solo il sangue che iniziava a scendergli tra le gambe. Il moro, prima che il rosso lo spingesse di schiena sul tavolo, fece appena in tempo a spegnere il forno scongiurando un disastro. L'estrema di delicatezza di Yahiko continuò mentre baciava il marito mordicchiandogli alternativamente anche i lobi delle orecchie. La polo e il grembiule da cucina di Shisui finirono sul pavimento, subito furono sepolti dai pantaloni della tuta che usava per stare comodo in casa, i boxer stavano in cima quasi fossero una sorta di trofeo o ciliegina decorativa. Il moro trovò terribilmente eccitante il modo in cui Yahiko gli sciolse il fiocco del grembiule dietro alla schiena, era fatto di cotone grezzo ma, unito al tocco del rosso, gli trasmise la sensazione della seta. Yahiko scese piano con la bocca sui pettorali e il ventre del moro, adesso i piercing si sentivano, sia quelli del viso che gli altri che aveva sulle braccia mentre accarezzata Shisui. Il moro aveva già capito da anni come il marito usasse i gioielli come armi sia di seduzione che stimolanti, decideva lui come e quando farli sentire. Il rosso si stava occupando del suo inguine adesso, Shisui gli infilò la mano tra i capelli meravigliandosi ancora di quanto fossero sottili e soffici. Yahiko lo fece scivolare dentro la sua bocca.

"Oh, sì… sei fantastico" Mugolò il moro stringendo forte i bordi del tavolo con le mani e facendo risuonare i piatti e le ciotole che ci stavano sopra.

Un altro tintinnio: la cintura di Yahiko che si slacciava e cadeva a terra insieme al fruscio del jeans. Il rosso si tirò in piedi, fissò intensamente il marito negli occhi con desiderio e adorazione prima di voltarlo e farlo appoggiare di nuovo al tavolo dalla parte opposta. Shisui impazziva ammirando la losanga dei peli pubici del marito colore fiamma uguale ai capelli. Yahiko lo fece chinare leggermente mentre gli massaggiava le natiche muscolose, poi le mani del rosso si fecero strada sul sesso del moro iniziando a stimolarlo con un ritmo perfetto. L'eccitazione raggiunta da Shisui permise a Yahiko di entragli dentro senza incontrare la minima resistenza.

L'incastro dei corpi fu perfetto, le labbra di Yahiko sulla nuca di Shisui donavano delle intense scariche di piacere al moro, le mani del rosso erano bramose sia sul suo sesso teso che sui fianchi. Il rosso tremava avvolto dal calore del corpo del marito, si stupiva di quanto fosse tonico fuori ma morbido e caldo all'interno, usava i muscoli forti delle gambe per spingersi più a fondo possibile.

"Mi fai uscire di testa, Shisui."

La frase usci tra un singhiozzo strozzato e un respiro ansimante, Yahiko raggiunse l'orgasmo mentre anche Shisui gli veniva nella mano.

Il moro si addrizzò voltandosi e guardando il marito, sudato, con le guance arrossate e molto soddisfatto.

Yahiko era sfatto dal piacere, ondeggiava mentre sembrava cadere da un momento all'altro: "Sai che ti dico, Shisui? Le torte dovremmo farle più spesso!"

Shisui rise abbracciandolo e baciandolo, stavolta era sinceramente divertito, tutti gli affanni dei giorni precedenti sembravano essere scomparsi per due motivi. Tuttavia decise di parlare con Yahiko di uno solo di questi.

Akira si sporse dal finestrino dell'elicottero per controllare la reazione di mamma e papà, ormai aveva memorizzato il punto esatto in cui si trovavano, d'altronde non si erano mai spostai da lì. Eccoli, lo salutarono di nuovo con la mano entrambi sorridenti, ma come facevano ad essere così tranquilli visto il disastro che lui avrebbe combinato tra pochi secondi? Rivolse il viso di nuovo in alto, ormai mancava davvero poco per sfondare la tettoia della giostra. Si guardò intorno disperato, l'uomo che stava al bancone a dare i gettoni si sarebbe arrabbiato da matti e non lo avrebbe più voluto vedere. Un vero peccato. Una tragedia. Quella era la sua giostra preferita, adorava quell'elicottero, non era noioso come i cavalli a molla duri a tal punto da non riuscire a farli oscillare, o le macchinine dove l'unico pezzo con cui si poteva interagire era lo sterzo che girava a vuoto all'infinito. L'elicottero, invece, volava davvero, aveva anche due mitragliatrici con le quali si poteva mirare alle femmine che stavano sotto a divertirsi con quella stupida zucca di Cenerentola. Il suono era realistico e le bambine lo guardavano sempre sconcertate mentre lui se la rideva da matti. Per decollare e atterrare c'era una leva da tirare, purtroppo era talmente tenace che Akira scendeva di lì sempre con le manine doloranti, ma comunque contento di essersi divertito con il suo gioco preferito, non lo avrebbe cambiato con niente al mondo.

Quel giorno, però, quella perfida leva si era incastrata rimanendo impostata sul decollo. L'elicottero continuava a salire, lo avrebbe fatto all'infinito fino a sfasciare la tettoia. Mamma e papà lo salutarono ancora, Akira era tentato di chiedere loro aiuto ma le parole gli morirono in gola, se lo avesse fatto quel gruppetto di femmine di sotto lo avrebbe additato come un fifone per il resto dei suoi giorni. Chiuse gli occhi, ormai dovevano mancare pochi attimi a distruggere tutto. Provò a tirare ancora quella leva durissima. Il suono della campanella di fine giro ebbe il potere di gettarlo ancora di più nell'angoscia, non solo avrebbe rotto tutto ma non sarebbe più nemmeno riuscito a scendere. Ora o mai più, doveva assolutamente smuovere quella leva, ci si attaccò con entrambe le mani puntando i piedi. Niente da fare, gli occhi di Akira avevano iniziato a riempirsi di lacrime, lo capì dalla forma a punta assunta dalle lampadine colorate presenti praticamente su tutta la struttura. La piattaforma rossa e circolare su cui era montato tutto si arrestò e lui era ancora lassù con la leva inesorabilmente incastrata. Akira chiuse di nuovo gli occhi, ma una fresca corrente d'aria sul viso sudato lo costrinse a riaprirli, l'elicottero stava scendendo lentamente da solo senza che lui avesse fatto niente. La tettoia non era andata in frantumi e papà stava salendo per venirlo a prendere, come sempre con il sorriso.

Anche Akira sorrise facendosi prendere in braccio, dopo che Obito lo ebbe baciato e posato a terra si voltò un attimo indietro per concedere un ultimo sguardo al suo adorato elicottero e così capì, con grande meraviglia, cosa era accaduto. Il pistone che permetteva all'elicottero di decollare aveva una lunghezza limitata che, naturalmente, si arrestava molto prima di toccare la tettoia, mentre un sistema di sicurezza lo faceva tornare a terra nonostante la leva incastrata. Akira sogghignò osservando un biondino salire dopo di lui, ora ci avrebbe combattuto lui con quel pezzo di metallo.

Tirò una manica del papà per farsi allungare una monetina, aveva intenzione di andarsi a prendere una delle deliziose gomme fruttate che uscivano dai distributori. Le gomme e le caramelle che la mamma comprava nei negozi avevano tutte più o meno lo stesso sapore di fragola, vaniglia o menta, mentre lì si poteva trovare praticamente qualunque gusto. La sua preferita era quella blu ai frutti di bosco, ma non si poteva scegliere, girando la manopola ne cadeva una a caso e quel giorno la gomma preferita di Akira ancora non era capitata.

"Va bene, amore, ma questa è l'ultima" gli disse la mamma con gli occhi pieni di sole.

"Io non sono un divoratore di schifezze come Zio Sas'ke. A me piace quello che è buono."

"Ehi!" protestò Obito cercando di afferrare il figlio dalla maglietta senza riuscirci "È questo il risultato degli inviti di Naruto nel suo ufficio?"

Ma Akira era già fuggito via ridendosela da matti.

"Su questo ho capito da chi ha preso" disse Rin divertita assestando una gomitata al marito.

"Da Itachi" sbuffò Obito "Sarà il caso che impari a darsi una regolata."

Akira si era voltato diverse volte per assicurarsi che papà e mamma non lo seguissero, voleva riuscire da solo a prendere la gomma dal distributore inserendo la moneta e girando la manopola. Non era più così piccolo, dopo l'avventura appena trascorsa si sentiva come un uomo navigato, non poteva certo gettare la spugna di fronte a uno stupido distributore di gomme. Se ci fosse riuscito papà non lo avrebbe più rimproverato perché mangiava troppi dolci.

Scoprì quasi subito che si trattava di un'impresa persino più ardua di quella di far atterrare l'elicottero. Le sue piccole dita cicciottelle non riuscivano a infilare la moneta bella precisa nella feritoia. Gli cadde una volta, Akira la raccolse immediatamente accorgendosi di essere osservato da una bambina, aveva persino smesso di mangiarsi l'enorme zucchero filato che aveva in mano pur di fissarlo. L'ennesima femmina che non aspettava altro che prendersi gioco di lui. La fretta e il nervosismo di essere osservato gli fecero uscire ancora più difficile l'infilare la moneta nella feritoia. Non sapeva più come afferrarla, provò con la punta delle dita mordicchiandosi il labbro inferiore concentratissimo, ma gli sfuggì ancora iniziando a rotolare sulle lisce mattonelle di cui era costituita la passeggiata di tamerici.

La moneta fece diversi metri, Akira iniziò a trotterellare inseguendola fino a che non la vide urtare i piedi di qualcuno e cadere a terra. Mocassini marroni di pelle. Akira allungò la manina per afferrare la sua moneta ma quell'uomo, chinandosi, fece prima di lui. Il bambino alzò lo sguardo, il controluce creato dal tramonto lo fece dubitare di quanto aveva appena visto. Sperò che fosse l'effetto della luce.

Un mostro.

"Ciao, piccolo, se vuoi posso prenderti io la gomma."

Akira quasi sobbalzò a quella voce profonda e graffiante. Tuttavia sapeva di essere un tipo coraggioso dopo aver capito il funzionamento dell'elicottero evitando di farsi intimidire dalle femmine.

"La mamma mi dice sempre di non parlare con gli sconosciuti."

"Devo ammettere che la tua mamma ha ragione e fai bene a darle retta. Ma se mi presento non sono più uno sconosciuto, giusto? Mi chiamo Danzo."

Akira, prima di accettare l'aiuto offertogli per prendere la gomma, si guardò intorno per verificare se la bambina dello zucchero filato fosse ancora lì. In quel caso avrebbe rifiutato, non poteva certo mostrarsi imbranato davanti a una femmina. Non la vide per cui tornò a guardare l'uomo.

"Tu come ti chiami? Aspetta non dirmelo, posso indovinare, Il tuo nome inizia con la A"

"Sei un mago?" Akira sorrise.

"Può darsi" Danzo sorrise ma aveva qualcosa di diverso da tutti gli altri sorrisi del mondo. "Scommetto che ti chiami Akira."

Il bambino sorrise saltellando. Era talmente stupito che non fece caso alle cicatrici che Danzo aveva sul viso quando fece un passo avanti per avvicinarsi.

"Allora, la vuoi ancora la gomma?"

"Certo!" Akira trotterellò contento verso il distributore.

Danzo gliela prese in un attimo. Quella ai frutti di bosco, la sua preferita.

"Akira, l'hai presa la gomma? Dai andiamo che si è fatto tardi." la voce del papà a pochi passi da lui.

Akira sorrise mostrando trionfante la gomma blu ai genitori.

"Ma che bravo!" la mamma lo prese in braccio orgogliosa di lui.

Akira si ritenne fortunato che Danzo si fosse già dileguato, così poteva prendersi tutto il merito dell'impresa e i relativi complimenti.

"Naruto, allora va bene, sono finalmente determinato e certo di quello che vorrei."

"Cosa?"

Il biondo, mentre si stava godendo una bibita rinfrescante nel giardino della palestra, fu preso alla sprovvista dalla gioiosa voce di Kisame. Naruto sorrise vedendo arrivare anche l'amico a godersi una pausa. Kisame si sedette al tavolo di legno di fronte a lui, un asciugamano verde intorno al collo, la pelle levigata e abbronzata lucida di sudore, la canottiera rossa e aderente. Naruto ogni volta si stupiva di come i suoi muscoli crescessero anno dopo anno, d'altronde ormai, oltre a occuparsi della palestra, Kisame partecipava a gare di culturismo a livello regionale sbaragliando sempre tutti. Il biondo doveva ammettere che era da diverso tempo che non vedeva l'amico così sereno.

"Sai, Naruto, ho pensato molto a quello che mi hai detto giungendo alla conclusione che hai avuto ragione come sempre. Ho deciso di seguire il tuo punto di vista. Non so come ringraziarti per avermi fatto prendere la direzione giusta ancora una volta." Kisame sorrideva, gli occhi di ghiaccio brillavano.

Anche Naruto si sentì estremamente rincuorato: "Mi fa piacere, Kisame. Hai imboccato la strada migliore e la decisione più saggia. Quando si raggiunge la vetta bisogna fermarsi e godere del panorama. Chi continua a sgomitare per avere di più rischia sempre di cadere di sotto."

Kisame si fece serio, tuttavia anche se il sorriso perse potenza la serenità non fu scalfita: "Naruto, io mi riferivo alla seconda tua proposta di quel giorno al pub."

Naruto percepì il suo cuore farsi improvvisamente di pietra, dovette fare uno sforzo immane per non cambiare espressione: "Spiegati meglio, Kisame, le cose di cui abbiamo parlato sono state diverse."

Il biondo sperava con tutto sé stesso che Kisame non si fosse fatto infervorare troppo dalla sua frase su Kabuto. Sì, in qualità di sindaco avrebbe potuto contattarlo facilmente, ma non era questa la soluzione migliore per Itachi.

Non avrei dovuto dirtelo? Ma non sarebbe da me nascondere la verità a un amico, non lo farei con nessuno.

"Vorrei parlare con Kabuto, spero che tu abbia la possibilità di organizzarmi un incontro" Kisame pronunciò quelle parole d'un fiato ma senza perdere l'entusiasmo.

Naruto si sentì morire. Era preso tra due terribili fuochi: prolungare quella situazione di frustrazione serpeggiante accontentando Kisame, o distruggere la gioia del suo amico dicendogli di no.

Fino a che punto? Fin dove abbiamo effettivamente il diritto di spingerci pur di aiutare qualcuno?

Appoggiando Kisame, avrebbe potuto disintegrare la fiducia che Itachi riponeva sia in lui che in suo marito. Rifiutando, avrebbe letteralmente colpito in pieno Kisame con una palla da demolizione. Un Kisame così felice e sorridente come non vedeva da mesi. E adesso era tutto nelle sue mani.

Naruto annuì conciliante: "Va bene, vedrò cosa posso fare. Purtroppo non avrò materialmente il tempo di occuparmene fino a dopo il termine dei miei spettacoli di addio…"

"Grazie, Naruto! Posso tranquillamente aspettare" Kisame era balzato in piedi stritolandolo in un abbraccio ancora prima che il biondo potesse finire la frase.

"Kisame, c'è un aspetto fondamentale che non può essere ignorato" Naruto cercò gentilmente di fargli allentare un po' la presa "Dobbiamo avere il pieno consenso di Itachi."

Kisame si mise in piedi lasciandolo andare: "Ma è ovvio che Itachi lo sa, ne è entusiasta."

"Va bene, allora." Naruto strinse una mano di Kisame tra le sue.

Mentre osservava Kisame rientrare nella palestra, il biondo si accorse di quanta malinconia aveva adesso negli occhi e di quanta ce n'era stata nell'ultimo sussurro rivolto all'amico.