DANCING IN DREAMS
Restituirsi: Quistis Trepe

Di nuovo.

Un'altra festa a cui partecipava solo perché era un'insegnante, e doveva pur festeggiare gli alunni che lei stessa aveva seguito fino all'esame.

Un'altra festa a cui partecipava indossando la sua divisa, osservando gli abiti luccicanti, semplici o sfarzosi, delle altre donne, chiedendosi come sarebbero stati indosso a lei.

Un'altra festa in cui si confondeva tra le altre Seed, riceveva sporadiche strette di mano dai suoi alunni, i complimenti del preside...e guardava dal di fuori le persone che si divertivano, ballavano, ridevano...

...o stavano appoggiate al muro, come Squall Leonheart.

Lo aveva ammesso senza timori, quel pomeriggio, perché oramai credeva che lo sapessero tutti; lui era il suo pupillo, l'alunno che cercava di capire e che rifuggiva sempre più spesso le sue attenzioni, l'alunno modello che entrava in classe senza uno sguardo per nessuno, si sedeva, usciva a fine lezione e superava brillantemente gli esami.

L'unico esperto di gunblade del Garden.

L'unico che rimaneva fermo, contro una colonna, ad osservare i giri di valzer al centro del salone per i ricevimenti, sorseggiando piano il suo champagne e ignorando chiunque si avvicinasse a lui.

Perché si intestardiva a voler penetrare la sua coltre di freddezza?

Era la protezione di lui, come lei aveva fatto del suo desiderio di stare accanto ai suoi alunni la propria protezione.

Che cosa avrebbe pensato, se qualcuno avesse tentato di violarla?

Che cosa avrebbe fatto?

Eppure, doveva tentare, almeno un'altra volta.

Non sapeva spiegarselo, ma qualcosa doveva fare per convincersi definitivamente di non essere lei la persona che l'avrebbe sciolto.

Lo vide alzare gli occhi verso il cielo, istintivamente li alzò anche lei; vide la stella strisciare con la sua coda di fuoco attraverso i vetri del soffitto, si ricordò della leggenda a cui non aveva mai creduto...esprimere un desiderio di fronte ad una stella cadente.

Non sono le stelle ad esaudirci, è il nostro impegno; se l'era ripetuto cos� tante volte, mentre cercava di costruire la sua immagine professionale e seria, che aveva davvero smesso di crederci.

Eppure, una bugia ogni tanto può fare cos� male?

Sorrise del suo inganno a se stessa; ridammi un sogno, pensò a occhi chiusi, riaprendoli subito dopo per spostare di nuovo lo sguardo su Squall; ma lo vide alla prese con una ragazza mora, insistente, che sembrava volerlo trascinare a ballare.

Lo vide ignorarla una, due, tre volte; lo vide infine alzare le spalle, mormorare qualcosa, e poi lo vide trascinato in mezzo alla pista.

Ballava, Squall?

Non stava a tempo, più di una volta pestava i piedi alla sua compagna, ebbe paura che lei lo lasciasse in mezzo alla sala, umiliato; ma invece la ragazza sembrava insistere, non gli permetteva di andarsene come aveva cercato di fare, non lasciava perdere come tutti...

...non lasciava perdere come aveva appena deciso di fare lei.

Lo vide diventare più sicuro; lo vide andare a sbattere contro un'altra coppia e vide lei che sorrideva.

Sorridere.

Lei non era mai riuscita a sorridere di fronte ai suoi fallimenti; le era sembrato di capire Squall, ma non faceva altro che prevedere cosa avrebbe detto. Voleva davvero dire capirlo? Dentro di lui vorticavano pensieri che lei non poteva afferrare, che lui liquidava con il suo solito 'non sono affari che ti riguardano'; sapere che l'avrebbe detto la rendeva in grado di capire cosa si agitava dietro alla sua maschera fredda e composta?

Poteva sorridere di fronte a tutto quello, poteva sorridere nel rendersi conto che l'unico studente che aveva cercato di capire e aiutare, che l'unico studente per cui provava affetto, forse amore, rimaneva un estraneo, per lei?

Poteva rassicurarlo come stava facendo quella ragazza, quando lei stessa era un vetro incrinato pronto a rompersi al primo tocco?

Ciò che quella ragazza aveva dato a Squall, ciò che lei non era mai riuscita a fargli capire né ancor meno sentire, era fiducia.

Lei non si era mai fidata abbastanza, non di se stessa e ancor meno di lui.

La ragazza mora si fidava, sorrideva...

...e lui ballava, adesso, come se ne fosse stato sempre capace; si mescolavano alle altre coppie, nella loro perfetta sincronia, persi come le altre coppie nel mondo della loro danza.

E lei era quella che rimaneva fuori, nel cordone di persone che circondava i ballerini e li osservava, tra le persone escluse dall'armonia della musica, del movimento, della grazia di un valzer da ballare con una sconosciuta. Era questo che Squall stava facendo; ballava con una sconosciuta, ma non parlava con lei, lei, la persona che aveva sempre cercato di smuoverlo dalla sua granitica convinzione di non aver bisogno di altro che di se stesso.

E la ragazza mora che ora gli stava stretta era riuscita a fare tutto questo con un semplice ballo; smuoverlo dalla colonna, smuoverlo al punto da fidarsi per ballare.

E lei aveva perso settimane, mesi, anni a cercare di scalfire una corazza che una sconosciuta aveva sciolto con un ballo; li fissava continuamente e vedeva lui tranquillo, con una sorta di sorriso sul volto, illuminato dalle esplosioni di colori dei fuochi d'artificio. E lei?

Quella tranquillità, quella serenità, seppure momentanea...era mai stata in grado di donargliela? Le sembrò, in quel momento, di non aver fatto altro che aggiungere tormento al tormento. A lui non serviva una Quistis Trepe, insegnante fallita a cui era stato tolto l'incarico, incapace di gestire studenti come Seifer Almasy, idolatrata da alcuni e ignorata da altri; a lui non serviva perchè Quistis Trepe era troppo insicura di se stessa e non trovava certezze se non in quelle altrui.

Non trovava certezze se non nelle frasi crude e gelide di uno studente disinteressato a tutto ciò che non fosse la Seed.

La sua presenza non lo infastidiva, semplicemente la ignorava.

Che avesse capito, lui, qualcosa che a lei ancora sfuggiva?

Vide la ragazza mora lasciare Squall in un gesto di saluto e avvicinarsi a Seifer e al preside, vide Seifer allontanarsi, sent� Cid pronunciare il nome di Squall; una missione?

Lui avrebbe partecipato a una missione e sarebbe stato pagato dalla ragazza mora che lo aveva sciolto. L'avrebbe rivista; chissà che, ancora una volta, lei non riuscisse a fargli sentire fiducia? Chissà che, ancora una volta, lei non riuscisse a sorridere dei propri fallimenti, e li superasse, uno alla volta, per raggiungerlo?

Chissà che Squall, finalmente, non capisse che non poteva vivere solo?

Non era di Quistis Trepe che aveva bisogno, oramai era chiaro come il sole.

Ma lei, aveva bisogno di lui?

Condannata alla solitudine del piedistallo su cui era stata posta, imprigionata nella maschera seria, composta e professionale della Seed prodigio, aveva cercato in lui qualcosa che avrebbe dovuto trovare solo in se stessa. Si era aggrappata ai mozzichi di frasi che scivolavano in borbottii tra le labbra di Squall; si era illusa di essere un'insegnante che capiva i suoi alunni, ma l'unica cosa che si vedeva tra le mani, ora, tra i veli squarciati che ancora le annebbiavano la vista, era la sua instabilità e insicurezza.

Non poteva essere un'insegnante, a quelle condizioni.

Non poteva sciogliere lui, a quelle condizioni.

Osservò Squall attraverso la porta finestra del balcone, con lo sguardo perso tra il blu in cui ancora luccicava la luce languida delle stelle cadenti; lei aveva chiesto un sogno, poteva ottenerlo se rimaneva legata al passato?

Doveva lasciarlo andare e guardare in se stessa. Se mai, nel futuro, fosse arrivato il momento in cui Squall non l'avrebbe respinta, sarebbe stato solo quando anche lei fosse cresciuta abbastanza da capire.

Maturità, dicevano tutti.

Lei non si sentiva matura, in quel momento; voleva tornare ad aggrapparsi a Squall, alla sua freddezza prevedibile e alla sua espressione imperscrutabile.

Era più difficile guardare avanti che indugiare su ciò che era già stato, o che avrebbe potuto essere.

Ma lei ce l'avrebbe fatta. Le stelle non tradiscono.

I sogni non tradiscono.

Avrebbe chiuso tutto, con la sua ultima missione da insegnante.

Sapeva già cosa lui avrebbe detto; che avrebbe risposto di non interessarsi dei problemi altrui, che l'avrebbe liquidata con occhi freddi. Ma lei doveva provarsi, per l'ultima volta, di non poter fare altro che scontrarsi contro il suo muro difensivo.

E l'avrebbe fatto alla zona segreta.

Fiducia.

Sogni.

Stelle cadenti.

E' ora che ricominci a crederci...

Nota dell'autrice: lo so che sapete già cosa vi dirò, ma...non mi piace .. Non lo so, non mi sembra adatto a Quistis e non mi sembra di aver spiegato bene cosa volessi dire. Ossia, che Quistis non capisce Squall all'inizio, ma solo dopo. All'inizio prevede solo ciò che dice, e grazie tante, son 3 frasi XDD Ad ogni modo, spero di aver reso bene il personaggio...e so già che mi attirerò le ire dei fan di Quistis, ma alla mia beta reader Sciapy, che è una fan di Quistis, la storia piace e quindi non so che dirvi XD
Ah, no, lo so che dirvi.
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