Karin non ne poteva più degli spintoni, del chiasso infernale e della puzza di fumo che le faceva lacrimare gli occhi. Pensava che uscendo nel parcheggio a prendersi il fresco della sera si sarebbe sentita meglio, peccato non aver fatto i conti con il continuo viavai di moto di grossa cilindrata, aveva l'impressione che il loro basso e potente rombo le facesse tremare il diaframma.
Gli unici babbei ad essere venuti in macchina siamo noi.
Infatti erano presenti solo sei automobili nel rettangolo di ghiaia delimitato da una bassa siepe ben curata.
Karin lucidò gli occhiali appannati dal sudore e dalle lacrime per inforcarli di nuovo subito dopo.
"Ehi bellezza, sei davvero uno schianto."
Occhiolini e facce sogghignanti. Karin si era rimessa gli occhiali in tempo per vedere da chi era partita la frase, si trattava di un tizio grosso con la giacca smanicata di pelle marrone e la barba lunga e nera, erano almeno dieci minuti che parlava con gli amici senza decidersi a scendere dalla moto. Il sorriso della rossa, partito come un ringraziamento, era finito in un ghigno storto e tremolante. Lei vestita in quel modo non ci si vedeva per niente, ma purtroppo in quel locale rock per entrare si doveva rispettare un rigoroso dress code. In confronto a tutte le altre donne e ragazze presenti lei era quella più semplice con i jeans a vita alta, la spessa cintura di pelle nera e gli stivaletti in stile cowboy. Siccome per la parte di sopra la sua scelta era ricaduta su una semplice canottiera nera, per quanto riguardava trucco e accessori l'aveva consigliata Konan. Dopo due ore trascorse in casa dell'amica ne era uscita con rossetto e smalto neri, bracciale di pelle dorata con tanto di teschi e punte di metallo che potevano fungere da armi di distruzione di massa, coda di cavallo acconciata a onde alte e collana con un grosso cuore nero dotato di ali da pipistrello.
Beh, Konan ha avuto abbastanza pietà di me, sarebbe potuta andare peggio.
Effettivamente l'amica dai capelli blu per sé stessa non si era risparmiata su nessun dettaglio. Appena terminata di sistemare Karin, si era presentata lì con una tuta a rete a maglie larghissime, le avvolgeva tutto il corpo addirittura trasformandosi in una sorta di guanti che facevano effetto infradito sulle mani. Maglia cortissima con maniche molto larghe e con su disegnate diverse croci di diverse dimensioni, gonna di pelle a vita alta, stivali con i tacchi a spillo alti fino al ginocchio. Tutto rigorosamente nero. Come accessori spiccavano una spessa collana di cuoio completamente aderente al collo con diverse catenine argentate che pendevano, un piercing rosso a punta in sostituzione di quello a pallina. Karin non aveva potuto fare a meno di notare il dolore che cercava di nascondersi in fondo a gli occhi ambrati di Konan mentre la truccava e le dava consigli con infinita gentilezza.
Spero che almeno per stasera tu possa riuscire a lasciarlo a casa.
Neji non era stato così fiscale con la sua elegantissima camicia bianca e i jeans, tuttavia nessuno si era sognato di impedirgli l'ingresso vista l'impeccabilità della moglie. Il buttafuori all'ingresso, calvo, con le orecchie tempestate di piercing e dilatatori e punte dorate che sbucavano fuori da ogni lato della maglia, vedendo Konan le aveva quasi fatto la ola.
Deidara aveva scelto quel locale per un'uscita tutti insieme, in realtà l'idea era nata per festeggiare il momento di celebrità di Shisui e il tutto era stato prenotato prima che al moro scappassero quelle disastrose parole di bocca.
"Tesoro, pensi che sia meglio annullare tutto?" aveva chiesto Karin al marito una volta smaltiti gli almeno cinque muniti di pietrificazione sul divano di casa che avevano fatto seguito alle parole di Shisui.
"Perché, Karin?" anche se cercava di riprendersi dallo shock, gli occhi celesti di Deidara restavano vuoti "Già la situazione potrebbe farsi abbastanza pesante di suo, se ci aggiungiamo altro carico rischiamo di finire nei circoli viziosi infiniti dei silenzi e dei musi lunghi. Cerchiamo di comportarci normalmente e vedrai che qualcosa si smuoverà sulla via della risoluzione."
E così eccoli là, quasi tutti tranne qualcuno. Ringraziando la saggezza del marito, Karin decise di rientrare chiedendosi se davvero si fosse presa una pausa dal fumo e dalla musica a volume infernale o da qualcos'altro.
Shisui sospirò passandosi una mano tra i riccioli bruni, ora che Yahiko e Kisame si erano gentilmente allontanati dal tavolo sentiva giunto nientemeno che il momento di andare al patibolo.
Negli ultimi giorni l'atmosfera respirata della palestra si era fatta decisamente pesante. Kisame comunicava con lui a suon di grugniti e bruschi monosillabi. Karin sobbalzava dall'imbarazzo facendosi scivolare gli occhiali sulla punta del naso ogni volta che lui le capitava davanti. La voce suadente di Itachi aveva assunto un' algidità sottile come un filo di seta. Obito aveva dovuto trattenere Sasuke in un abbraccio stile camicia di forza dal momento che avrebbe voluto cambiargli i connotati a suon di schiaffi dopo avere aspettato l'intera mattina che si decidesse ad uscire in giardino a prendersi una bibita, se non fosse intervenuta anche Sakura a calmare le acque Obito da solo non avrebbe retto ancora a lungo. Gli sguardi taglienti di Tsunade lo seguivano tutto il giorno, insomma, una situazione davvero insostenibile. Nei confronti di Itachi, invece, si ponevano tutti come se fosse stato un cristallo sul punto di frantumarsi da prendere con le pinze. Oppure un groviglio di spine.
Lo so, sono un idiota senza rimedio.
Con Yahiko non ne avevano parlato, il marito si sforzava di essere come sempre ma si sentiva l'inteso dispiacere che aveva nella voce e nello sguardo. Ogni volta Shisui si sentiva sciogliere di amore sentendosi contemporaneamente un miserabile. Decisamente i giorni più brutti della sua vita, stavano superando persino il record di quelli del Susanoo.
Shisui si concentrò ancora un po' sul chitarrista dai capelli viola e cotonati, non ci sarebbe stato modo di portare avanti una conversazione finché impegnato nel suo stridente assolo; anche se una vocina interiore gli ricordava continuamente quanto l'udito di Itachi si fosse affinato negli ultimi due anni. Si dimenò sulla sedia facendo scricchiolare il chiodo di pelle borchiato con cui si esibiva al Susanoo molti anni prima, rivolgere lo sguardo verso il cugino che gli sedeva di fronte lo faceva sentire automaticamente in imbarazzo. Itachi appariva di gran classe persino con la canottiera a rete bianca, i jeans skinny blu scuro e gli stivaletti di pelle beige chiarissimo con la suola molto spessa; gli unici accessori a cui non rinunciava proprio mai erano la collana regalata da Sasuke, lo smalto viola e l'elastico rosso con cui teneva insieme i capelli. Le gambe accavallate, le mani appoggiate molli e rilassate sul ginocchio, un cocktail analcolico davanti. Itachi era in attesa di lui.
Il chitarrista, terminato il suo pezzo, rimase lì a prendersi applauso, esclamazioni sguaiate e tutti gli oggetti che volavano lanciati dal pubblico, addirittura un reggiseno di pizzo nero gli atterrò su una spalla. Il musicista lo raccolse sorridente e facendo il pollice in su in direzione del pubblico. Altre grida e esclamazioni deliranti. Shisui si agitò ancora sulla sedia sperando che il cugino non riconoscesse lo scricchiolio dell'outfit che aveva utilizzato praticamente ogni sera al Susanoo.
"Perché, Shisui?" la voce suadente di Itachi, anche se aveva perso quella vena di freddezza che l'aveva caratterizzata negli ultimi giorni, ebbe il potere di far sobbalzare il cugino "Se tu avessi detto di avere bisogno d'aiuto te lo avremmo concesso tutti volentieri."
Itachi restava fermo e rilassato mentre le mani di Shisui sembravano avere vita propria. Passarono ancora tra i capelli, dietro alla nuca , sulle guance in fiamme per finire intrecciate sul tavolo di metallo bersagliate dallo sguardo del padrone.
"Perdonami" finalmente Shisui riuscì a sollevare lo sguardo sforzandosi di sorridere "È vero, sono stato spinto dalla necessità, in quel momento ho dovuto decidere in fretta pensando che non ci sarebbe stato niente di male a vendere qualche copia in più di Milky Way. Non era un'idea così malvagia, no? Solo che lo sai come sono fatto, mi lascio trascinare facilmente della emozioni. Ma ora è tutto risolto, ho stretto degli accordi molto vantaggiosi che in breve tempo risolveranno ogni cosa."
Itachi lasciò andare un sospiro spazientito senza premurarsi di nasconderlo: "D'accordo, Shisui, chi è questo tizio? Cosa ti ha chiesto?"
Era vero, Shisui tendeva a farsi trascinare dalle emozioni. Se da un lato questa sua caratteristica aveva il vantaggio di fargli scrivere i versi più commoventi del mondo, dall'altro lo aveva trascinato molto spesso nei guai.
"Non ha importanza, Itachi. Non lo conosci."
Al minore, ascoltando quelle poche parole pronunciate velocemente, non erano sfuggiti quei problemi e la sensazione di vuoto che il cugino cercava disperatamente di nascondere. Oltre a questo, Shisui era divorato da un grande senso di colpa e da un'infinita vergogna.
Le lunghe ciglia di Itachi si rilassarono nella comprensione mentre una mano affusolata si allungava per afferrare quella del cugino: "Mi dispiace, Shisui, ora dovrai armarti di pazienza per capire anche gli altri che adesso ti stanno trattando con freddezza. Non lo meriti e io lo so. Se sei in difficoltà a chiedere aiuto fallo solo con me, abbiamo avuto entrambi una vita difficile e se ci sosteniamo a vicenda non c'è assolutamente niente di male."
"Ti ringrazio, Itachi, ma davvero è tutto sistemato. Hai sete? Vado a prendere un'altra bevuta."
Itachi si sforzò di sfoderare il sorriso più rassicurante del mondo, ma da come il cugino sfilò la mano da sotto la sua e si alzò di scatto dal tavolo, capì che c'era poco di cui stare tranquilli. Itachi sospirò di nuovo sentendosi aprire una voragine di ansia nello stomaco, la strada di Shisui aveva l'aria di essere sul serio in salita tra problemi personali e quelli creati dal rancore degli altri. Tenere a bada Sasuke adesso sarebbe stata un'impresa. A Itachi veniva da piangere, il suo Otouto non desiderava altro che difenderlo ma come spiegargli che adesso Shisui non avrebbe meritato altro che comprensione? Sasuke e Sakura non erano lì, la conversazione che Itachi aveva avuto al telefono con il fratello per convincerlo a partecipare alla serata aveva sfiorato l'orlo del disastro.
"Nii – san, se io venissi lì so già che rischierei di spaccargli la faccia. È meglio che io resti a casa; contrariamente a quanto tu creda sono cresciuto e molto più responsabile."
Decisamente vero, tuttavia Sasuke non avrebbe mai perso il carattere ardente che lo aveva sempre caratterizzato, era una grande qualità non certo da tutti, ma il tono stizzito che aveva assunto quella sera non lasciava presagire niente di buono.
"Otouto, ti prego. Ho intenzione di chiarirci e di rimettere le cose a posto. Ti fidi di me?"
Il sospiro che aveva attraversato la cornetta non aveva concesso possibilità di replica: "Nii – san, non ti preoccupare. Io e Sakura abbiamo deciso che faremo i babysitter di Akira così Obito e Rin si divertiranno facendo una cosa diversa. I posti scelti da Deidara non sono quasi mai adatti a noi. Cerca di svagarti poi mi racconterai come è andata."
Il suo Otouto era stato talmente dolce su quell'ultima frase che Itachi non aveva potuto fare a meno di tenerlo nel cuore per tutta la serata.
Itachi cercò di rimettersi di buon umore ripensando alla descrizione di Rin che Kisame gli aveva fatto, il trucco viola con cui si era pitturata le guance non poteva fare effetto su nessun'altra a parte lei. Sempre se non si considerava quella specie di nastro adesivo fucsia che Kankuro si era disegnato davanti alla bocca e sul mento come se si fosse voluto imbavagliare da solo.
"Kisame!" la voce gioiosa di Naruto distolse l'amico dal suo fissare pensieroso il bicchiere.
Kisame si staccò dal bancone del bar per abbracciare il biondo sperando che non avesse notato il brusco cambio d'espressione che dovette subire la sua faccia. Sebbene Naruto non avesse rispettato il dress code della serata forte del fatto che nessuno si sarebbe sognato di negare l'ingresso al sindaco, si era truccato un modo decisamente singolare. Si era applicato un ombretto arancione intenso sfumato verso l'esterno in modo che conferisse agli occhi un taglio da gatto. La perenne camicia con le maniche arrotolare era della stessa tonalità; decisamente Naruto non passava inosservato in mezzo a tutto quello stile dark o gotico. Nagato, sempre semplice ma elegantissimo con una delle magliette attillate che aveva iniziato ad indossare da quando aveva acquistato la piena autostima e fiducia in sé stesso.
"Kisame, cerchiamo di vedere qualcosa di positivo in mezzo a tutta la baraonda degli ultimi tempi" Naruto e Nagato erano rimasti lì a bere appoggiati al bancone in compagnia dell'amico "Sono riuscito ad avere un contatto con il centro di ricerca in cui lavora Kabuto."
Il biondo pronunciò la frase con la tacita speranza che Kisame avesse fatto marcia indietro su quella decisione. Da quando Kisame si era allontanato dal tavolo di Itachi per permettergli di parlare con Shisui, il biondo aveva aspettato almeno quaranta minuti prima di entrare sull'argomento. Naruto aveva atteso invano, per tutto quel tempo, di ritrovare la luce di serenità scorta negli occhi di ghiaccio dell'amico nel corso dell'ultima conversazione che avevano avuto nella palestra. Ma purtroppo ormai l'incontro con Kabuto sembrava essere diventato l'unica ragione di vita di Kisame. No, non era stato l'errore di Shisui a renderlo così mogio e pensieroso, purtroppo si trattava di altro e a Naruto questo non poteva certo sfuggire. Da quando Shisui aveva abbandonato il tavolo di Itachi, quest'ultimo era rimasto seduto lì in solitudine con le spalle leggermente curve mentre Kisame, a poco meno di tre metri da lui, sorseggiava la sua bevuta con la testa china senza mai coinvolgerlo in niente adesso che era rimasto solo. Non gli aveva neanche chiesto se con Shisui avesse chiarito o no. Naruto non desiderava altro che vederli di nuovo entrambi spensierati e felici. Kisame gli aveva assicurato che Itachi era entusiasta di farsi visitare da Kabuto e che non soffriva accorgendosi della faticosa accettazione della sua condizione da parte del marito, ecco perché adesso si sentiva in dovere di dare una mano per farli tornare a sorridere come meritavano.
Fino a che punto? Fin dove abbiamo effettivamente il diritto di spingerci pur di aiutare qualcuno?
Kisame dovette mimetizzare lo strappo che si sentì nel cuore mentre rispondeva entusiasta al biondo: "È fantastico, sapevo che potevo contare su di te, Naruto."
Davanti Naruto e Nagato sorridenti appoggiati al bancone con le loro bevute, a pochi metri di distanza Itachi seduto al tavolo da solo dopo l'allontanamento di Shisui. Kisame si voltò a guardare un attimo il marito, Itachi era di spalle rispetto alla sua prospettiva. Deglutì con difficoltà prima di rivolgere ancora gli occhi di ghiaccio verso Naruto e Nagato. La sera in cui Shisui era stato intervistato in televisione, Kisame stava per parlare a Itachi del suo progetto di incontrare Kabuto, ma, visto come era finita e il malumore che si era generato in seguito alla frase detta da Shisui, non aveva più trovato un momento opportuno per farlo.
Perdonami, Itachi. Lo faccio per te, so che mi comprenderai, ne discuteremo insieme una volta calmate le acque.
"Kisame, l'unico favore che ti chiedo è quello di attendere la fine dei miei spettacoli di addio." Naruto si rigirava sorridente il bicchiere tra la punta delle dita in un perfetto equilibrio "Capirai che ci sarà un gran da fare da adesso fino alla fine di agosto. Tutti i partecipanti, compreso Itachi, dovranno allenarsi intensamente."
Kisame tirò un sospiro di vero sollievo, la sua risata fu sincera e liberatoria: "Soprattutto Sasuke dovrà impegnarsi!"
Sì, ci sarebbero state decisamente altre occasioni per parlare con Itachi.
Nonostante Yahiko avesse già immaginato che quella sarebbe stata una serata impegnativa, non poteva fare a meno di domandarsi come avesse fatto uno come lui a trasformarsi così tanto. Fino a pochi mesi fa si era crogiolato in quell'esistenza assolutamente senza pensieri che lo aveva caratterizzato da quando aveva abbandonato il lavoro infernale al Susanoo e aveva iniziato a condividere la vita con Shisui. I problemi c'erano stati in passato, tantissimi, ma erano finiti con il saturarlo talmente tanto che adesso Yahiko non era sicuro di riuscire a sopportarne altri. Tuttavia aveva il dovere di stringere i denti per Shisui. Nelle ultime sue settimane il marito aveva iniziato ad assicurargli di avere imboccato la via della risoluzione, gli aveva parlato solo vagamente di questo broker finanziario con cui aveva preso accordi. Shisui gli ripeteva di stare tranquillo e che presto tutto sarebbe tornato come prima. Yahiko gli aveva creduto. Doveva crederci, la fiducia è fondamentale in un rapporto d'amore. Ma poi c'era stato quel disastroso scivolone in televisione pur di attirare altri potenziali lettori. La strategia effettivamente stava dando i suoi frutti, le vendite di Milky Way si erano impennate rapidamente, Yahiko si domandava se questa non fosse una delle strategie messe a punto dal broker finanziario. Aveva scelto di non fare domande continuando a fidarsi del marito, ogni volta che la puzza di bruciato gli colpiva le narici cercava di mandarla via rimproverandosi di troppo pessimismo. Aveva raccomandato a Shisui di fare attenzione con un sorriso e poi era finita lì, anche mettere in guarda la persona amata con gentilezza lo considerava fortemente un suo dovere.
Si sentiva comunque tranquillizzato dopo aver visto Itachi e Shisui parlare, la gentilezza e le doti conciliative del più giovane non avrebbero certamente fallito. Lui e Kisame li avevano lasciati soli più che volentieri sicuri di un indubbio chiarimento tra i due.
Purtroppo quella serata stava racchiudendo altro dolore che fino ad ora era rimasto nell'ombra offuscato dallo sbaglio di Shisui. Yahiko si avvicinò lentamente al tavolo a cui sedevano Konan e Neji.
Marito e moglie sorrisero vedendolo arrivare, lei con gli occhi arrossati, il trucco sbaffato e l'ennesimo bicchiere in mano, lui con un sorriso tirato e che non coinvolgeva lo sguardo. Non aveva mai smesso di tenere la mano di Konan nella sua.
Yahiko li salutò allegramente nonostante l'evidente situazione: "Avevo bisogno di una bella rimpatriata, ne abbiamo fatta di strada se penso che tutti e tre ci siamo incontrati al Susanoo."
Konan si unì all'allegria del rosso molto probabilmente anche trascinata dall'alcol, gli dedicò un occhiolino: "I difficili vecchi tempi si ricordano sempre con un sorriso quando sono ormai superati."
Tutti e tre si concessero qualche secondo di silenzio per rammentare la loro ultima notte di lavoro, quella in cui avevano fatto l'amore tutti e quattro nel camerino.
Quella è stata la nostra prima volta, Shisui.
"Shisui è proprio tremendo, qualche guaio prima o poi lo doveva combinare" buttò lì Yahiko allegramente nel tentativo di risollevare il morale "Konan, scommetto che è stato il primo che hai visto chiederti un bicchiere di Rum da portare via per fare una torta."
La tristezza di Konan apparve momentaneamente messa da parte : "Un sorprendente mattacchione senza dubbio, tuttavia il giorno in cui lo vedrò fare qualcosa di simile lo tempesterò di foto. Per adesso non è capitato, però. In realtà è diverso tempo che non lo vedo, venite pure quando volete io sono sempre felice di accogliervi."
Yahiko si sentì sparire il sorriso così improvvisamente dalla faccia che la immaginò deforme e terribilmente allungata. Konan e Neji erano troppo presi dai loro problemi per chiedergli cosa gli fosse preso, ma certamente doveva apparire come appena colpito da un proiettile. Circa due settimane prima Shisui era uscito con l'intenzione di andare da Konan per farsi dare un bicchiere di Rum da portare via, effettivamente lo aveva portato ma, evidentemente, non l'aveva preso da Konan, non ci era mai neanche andato. Forse la torta più buona dell'universo, unita a tutto il resto, era servita per nascondere qualcosa? Yahiko si biasimò duramente per l'ennesima volta percependosi eccessivamente catastrofico.
Forse da Konan c'era troppa fila e tu hai semplicemente scelto di andare da un'altra parte, chi sono io per giudicare? Ma vorrei che tu capissi che se senti un vuoto io sono qui per riempirlo.
"Ehi, amico, ti sei fatto questo taglio per l'occasione? Sei perfetto, i miei più sentiti complimenti."
Madara, appena fatto il suo ingresso nel bizzarro locale in compagnia di Kakuzu, sul momento aveva pensato che ad apostrofarlo in quel modo fosse stato Deidara. Rimase stupefatto comprendendo che, invece, le parole erano arrivate dal pittoresco buttafuori pieno di piercing e punte metalliche che stava all'ingresso, gli aveva fatto persino un occhiolino. Madara si era sempre fatto il mullet scalato dolcemente semplicemente per riuscire a gestire la spropositata quantità di capelli di cui era dotato, mai avrebbe detto che sarebbe stato così apprezzato proprio in un posto come quello.
Madara sorrise educatamente : "Grazie. Effettivamente sì, non ho resistito."
Kakuzu gli cinse la vita con un gesto protettivo scoccando un'occhiataccia al tizio e accelerando il passo verso l'interno. Il buttafuori sembrò ritirarsi su sé stesso come una tartaruga dentro il guscio rendendosi conto di quanto Kakuzu lo sovrastasse fisicamente.
"Tranquillo, tesoro, è tutto sotto controllo" Madara si voltò verso il marito facendolo sciogliere con il suo viso angelico "Credo che sia proprio grazie al mio taglio che ha fatto finta di non vedere i nostri vestiti eleganti."
Kakuzu ebbe l'impressione di perdere le parole per sempre annullandosi nel bacio di Madara.
"Per favore, fateci passare!"
Questa volta, sì, era la voce di Deidara, ma talmente allarmata da far letteralmente sobbalzare Madara e Kakuzu. La gente all'ingresso si scostò rendendo l'immagine di una Konan pallida come un foglio di carta trasportata di peso da Deidara che la teneva per le spalle e Neji dalle gambe. Non fecero in tempo a fare due metri nel parcheggio di ghiaia che lei buttò fuori tutto quello che aveva bevuto. La fragorosa musica rock si era addirittura interrotta, tutti gli amici le andarono intorno mentre lei piangeva accasciata sulla ghiaia chiedendo scusa ai presenti.
Itachi era rimasto pietrificato e appoggiato allo stipite dell'ingresso con le spalle circondate da un braccio di Kisame, avvertiva chiaramente i passi traballanti di Konan mentre Neji la accompagnava verso la macchina.
Shisui, perdonaci tutti, il vero dolore non è quello che tu hai dato a me, quello si può sempre rimediare.
Dopo due anni, sembravano non esistere soluzioni per impedire a quel perfetto ingranaggio di incepparsi.
